Unreconciled Stars

Specializzazione Lab Tecnologia ; [Arabella Zimmermann]

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    Se Arabella stava cominciando a diventare un membro fidato (o meglio, sfruttato) da parte di PHANTOM ciò era dovuto più che altro a Switchblade. La ragazzina che dimostrava alle volte comportamenti bizzarri sembrava averla presa in simpatia, sempre quegli atteggiamenti potessero sembrare amichevoli o il semplice modo con cui si esprimeva con chiunque. Non si frequentavano più di tanto e le azioni della ragazza d'acciaio erano più che altro compiute sotto il suo nome, anche se non mancava l'occhio vigile di quel piccolo network di Vigilantes ad osservarla. Erano particolarmente diffidenti e la venticinquenne forse non si sarebbe stupita nel sapere che Switchblade non solo non le stava raccomandando i loro stessi equipaggiamenti, ma che per quella sua ricerca avrebbe dovuto comunque dare loro una mano. Non che fosse obbligata, ma a parole sue si sarebbe offesa molto nel non aver ascoltato i consigli della sua vecchia amica Rin.
    Certe cose andrebbero fatte di notte, dove la luce del giorno non può toccare i criminali e non può esporre i loro crimini a chi cerca le loro tracce. Ma questa volta si trattava di una visita di cortesia a quanto pareva e le era stato indicato di andare a contrattare verso le due del pomeriggio in un negozio che vendeva pezzi di ricambio per macchine fotografiche. Si trattava più che altro di modelli vecchi e quello era ancora uno dei pochi centri aperti che forniva quel servizio ormai sfiancato e battuto su diversi fronti dagli store online. Infilato in un'apparente stradina di periferia di Tsukiji, le era stato rivelato che quel luogo non era rimasto aperto solo grazie ad attività legali. Se la produzione di equipaggiamenti per Pro-Hero poteva contare di un vasto mercato che forniva loro i pezzi necessari, quello illegali non poteva che ricevere le proprie materie prime da mezzi a loro volta irregolari. Proprio grazie alla posizione vicino al porto quel negozio sembrava nascondere tra cavi, schede memoria ed lenti le merci che poi finivano tra le mani di chi costruiva e produceva i prodotti che andavano poi sul mercato nero. PHANTOM ne era stato cliente e non aveva avuto nulla da ridire sul modo con cui trattavano con loro, ma ultimamente avevano notato che spesso cose da nulla come viti, chip ed altro mancavano in modeste quantità nei loro ordini.
    Per questo motivo, Arabella era stata incaricata di andare a chiarire la faccenda e soprattutto di strappare ai loro fornitori un grosso sconto per non far trapelare l'informazione. Switchblade aveva però anche detto chiaramente che la faccenda le puzzava un po' considerata la poca importanza di ciò che veniva trattenuto o rubato, chiedendole di andare più a fondo alla faccenda se avesse notato qualcosa di sospetto. E soprattutto di fare attenzione considerato che si trattava del territorio dove Deep Void aveva il suo castello, tenendo un profilo basso se avesse notato qualche uomo in nero girare per la zona. Il negozio era in effetti piuttosto normale dall'esterno, senza alcun artificio o vicolo umido a nasconderne la presenza. Sembrava un'onesta attività che non era riuscita particolarmente a modernizzarsi e sull'orlo della chiusura, circondato da case e da un paio di officine lungo la stessa via. Spinta la porta dal vetro ingiallito e passando di fronte ad una vetrina con numerose vecchie macchine fotografiche, Arabella sarebbe entrata all'interno di quella che sembrava un luogo molto mediocre per un negozio di fotografia. Le pareti, il pavimento e persino gli scaffali che contenevano i pezzi di ricambio erano grigio metallo, una grossa stanza buia illuminata da luci bianche molto deprimenti. Questa era l'unica stanza visibile del negozio, attraversata in maniera regolare da contenitori di metallo che ospitavano i più vari accessori per macchine fotografiche che andavano da batterie di ricambio a lenti confezionate con cura. Al bancone sul fondo c'era un uomo di mezza età la cui calvizie sembrava evidente a tutti tranne che al diretto interessato, il quale sembrava scorrere un qualche tipo di social network distratto. Le era stato detto di chiedere di un certo "Souta" che avrebbe fatto capire ai proprietari cosa stesse cercando.
    SPECIALIZZAZIONE TECNOLOGIA


    CITAZIONE
    Benvenuto nella specializzazione Miracle of Neverland . Anche questa volta dovrai stare alle direttive della cara Switchblade: come scritto nel post devi recarti al negozio di pezzi di ricambio e da lì partirà l'azione. A livello di tempistica questa attività si svolge dopo la AM, ma sarebbe meglio evitare riferimenti diretti all'attività in corso.
    Se hai domande mandami pure un MP!
     
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    Arabella Zimmermann
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    Era la prima volta che si metteva a lavorare per Phantom di giorno.
    Non era troppo inusuale per lei fare una ronda anche nelle ore diurne, più che altro quando staccava dal turno o durante uno dei suoi giri di allenamento le era capitato di dover tirare fuori una mascherina e picchiare il criminale di turno. Tuttavia le faccende del Network erano tutt'altro paio di maniche.
    Switchblade le aveva affidato un incarico, ovvero quello di recarsi in un posto a fare da ambasciatrice all'incirca. Forse era il sole, forse era l'orario, forse il nervosismo per non avere troppa dimestichezza nel parlare, forse per il fatto di star girando in un quartiere sotto il giogo di Deep Void ma la Vigilante stava sudando. Fortunatamente il vestiario non mostrava macchie ma il sudore era ben visibile sulla sua fronte e su quelle piccole ciocche scure appiccicate ad essa. Mentre camminava per la strada, dirigendosi al luogo indicatole da Switchblade, valutò il da farsi.
    Non le era stato detto di agire in maniera aggressiva, quello che doveva fare era una trattativa commerciale per metterla in termini banali. Era il caso di mostrarsi minacciosi? O era il caso di sembrare tranquilli e pacati? Per sembrare tranquilla la Vigilante avrebbe trovato grosse difficoltà. Anche lì, mentre camminava, non poteva fare a meno di starsene ingobbita, la testa incassata tra le spalle, l'espressione seria seria e l'occhio sempre attento al minimo segno di una possibile aggressione. Per il resto, non risaltava nella folla. Vestiva leggera, con pantaloni di ginnastica simili a quelli che qualcuno potrebbe usare per far jogging, ed una maglietta dalle maniche lunghe. Aveva valutato se tirarsi su le maniche ma le cicatrici erano ancora ben visibli e non le andava di metterle in mostra per strada. D'altro canto nel locale le avrebbero dato un'aria da dura o minacciosa, e magari avrebbe aiutato a far snocciolare più velocemente informazioni dal suo interlocutore. Ci stava ancora pensando quando si rese conto di aver passato il locale di sei/sette passi.
    Tornò indietro, dandosi una rapida controllata nel riflesso: non aveva un bell'aspetto. Poteva anche apparire carina, se solo non avesse avuto quei capelli tagliati e delle occhiaie che non aveva avuto l'accortezza di nascondere con un pizzico di trucco. Si asciugò con il dorso della mano la fronte sudata. Prese un respiro. Raddrizzò la schiena. Alzò il mento. Si diede un'occhiata veloce attorno per essere sicura di non avere brutte sorprese.
    Infine entrò.
    Il locale non era granchè. Non che avesse visitato chissà quali locali. Le pareva un posto semplice, non un posto malfamato con traffici illegali. Nei film un locale del genere sarebbe stato messo in un vicolo, in penombra e la porta avrebbe emesso un sinistro cigolio. Non era ben messo ma tutto sommato non aveva niente di che.
    "Buongiorno" Si rivolse all'uomo dietro al bancone, cercando di apparire neutra ma non ostile. Accennò anche un sorriso cordiale. Per quel che ne sapeva lui era un semplice tizio che stava alla cassa. "Sto cercando Souta"

     
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    "Souta"
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    I primi passi di Arabella all'interno della stantia stanza non furono accolti da eclatanti reazioni da parte di quello che sembrava il proprietario del negozio, se si poteva ricollegare l'età di chi stava seduto su una sedia a quella delle pareti. Avvicinandosi Arabella notò le rughe sul viso dell'uomo incresparsi non appena se la trovò di fronte al naso, scrutandola come se si chiedesse che ci facesse una ragazzina della sua età di fronte a lui. O forse era più una questione di non essere clienti abituali, ma in ogni caso rispose al saluto con un sussurrato buongiorno pronunciato dalla sua voce roca. L'uomo schiuse le labbra incollate tra di loro per continuare a parlare, ma dall'ingresso ad un eventuale retro del negozio coperto da una tendina a perline sarebbe subito spuntata un'altra figura come chiamata da quella conversazione.
    Cercavi Souta? Eccomi qui. - Di fronte a lei c'era una donna immersa nelle perline, più o meno della sua età. I capelli chiarissimi erano sistemati in maniera disordinata ed arrivavano poco sotto il viso dai tratti affilati ma anonimi. Se non fosse stato per quel colore particolare probabilmente sarebbe risultata una comunissima studentessa, forse apparendo persino più giovane. Questo se si escludevano le ingombranti corna blu scuro che uscivano dalla massa bianca in avanti appena sopra la fronte. Sembravano composte da un materiale roccioso, con alcune venature dorate che ne percorrevano la superficie. La felpa piuttosto sgualcita e priva di decorazioni unita ai jeans e ai capelli spettinati facevano intuire che non aspettasse qualcuno quel giorno. Un po' anche dalla sua voce decisa e dall'espressione che faceva trasparire cautela. Avrebbe tirato un'occhiata con gli occhi scuri prima ad Arabella e successivamente all'uomo seduto che la guardava indeciso sul da farsi.
    Pa, qui me ne occupo io. Vai dentro, è per lavoro. - Il genitore avrebbe semplicemente abbandonato con lentezza la postazione tirando un'occhiataccia ad entrambe, voltandosi all'ultimo per scomparire dietro la tendina ed allontanandosi lungo quello che sembrava uno scuro corridoio. La ragazza avrebbe fatto il giro del mobile per andare fino alla porta con calma, girando il cartellino che indicava che il negozio era aperto di traverso. Finite le preparazioni, si sarebbe voltata con le palpebre abbassate per metà, rivolgendosi alla ragazza.
    Se ti hanno dato Souta come nome, vuol dire che sei qui per ordinare merce particolare, giusto? - Avrebbe quindi domandato la ragazza, appoggiandosi col fondoschiena ad uno dei tanti contenitori di ferro al centro della stanza. La tizia la stava squadrando dall'alto verso il basso, come per osservare la corvina in tutti i suoi dettagli. Non c'erano particolari dettagli su cosa intendesse per "merce", una precauzione data dalla cautela. Per ora l'atmosfera era tranquilla, anche se non mancava la diffidenza.
    A hope from sad street


    CITAZIONE
    Perdonami molto per il ritardo ma come avvisato ero fuori e la coincidenza tra i giorni non ha aiutato. Riprendiamo subito :neko:
     
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    "Devo avere un qualche quirk nascosto che attira le ragazze con le corna" Si mise a pensare tra sè e sè nel vedere uscire Souta da dietro il muro di perline. Quando era entrata, nell'adocchiare il tizio dietro al bancone, aveva pensato che l'anziano fosse il capo della baracca (o comunque il contatto in questione) non una ragazzina. Pareva giovane, incredibilmente giovane, proprio come un'altra persona di sua conoscenza.
    Si lasciò squadrare, scrutando a sua volta l'altra da cima a piedi. Non si era aspettata una ragazza del genere come contatto ma poteva farselo andare bene. Cercò di non far trapelare troppo la sorpresa dal suo volto, cercando di mantenerlo impassibile, limitandosi solo ad un lieve alzata di sopracciglia. Dallo sguardo era cauta, Souta non si aspettava una visita di lavoro, non l'aveva mai vista e magari quella cautela era dovuto a quello. O magari c'era sotto di più. Dopotutto Switchblade non le aveva forse detto di indagare sulla faccenda? E non erano loro in un territorio di Deep Void? Che nell'ultimo tempo era interessato anche troppo alla tecnologia immessa sul mercato?
    Osservò l'uomo andarsene in silenzio, a quanto pare il padre, e lo seguì con lo sguardo per assicurarsi non facesse brutti scherzi. Paranoia da vigilanti, si sa.
    Una volta che l'altro scomparì nel corridoio tornò a rivolgere la propria attenzione a Souta che intanto stava chiudendo baracca per non avere intrusioni. La Vigilante stava con le braccia lungo i fianchi, mani aperte, se Souta le avesse guardate avrebbe visto che erano vuote e non tenevano niente. Non c'erano fili sotto la maglietta, era sottile abbastanza da aderirle sulla pelle (anche per via del sudore) e non pareva avesse microfoni, questo Souta avrebbe potuto vederlo. Della polizia non era, insomma.
    Annuì alla domanda di lei.
    "Si, è corretto." Si passò la lingua sulle labbra. "Ho bisogno di fare rifornimento, mi servono dei pezzi, e mi è stato fatto il tuo nome." Inclinò il capo da un lato per guardarla. Una piccola pausa.
    "Ti immaginavo più alta"
     
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    "Souta"
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    Gli sguardi che le due si scambiarono potevano parere tranquilli e semplicemente dati dal fatto che non si conoscessero, ma almeno da parte della ragazza con le corna preziose c'era molta più tensione. Non stava facendo gesti involontari o guardando da altre parti come se stesse nascondendo qualcosa, a meno che il genitore non fosse sordo come una campana aveva sicuramente captato qualche informazione, ma sembrava più che altro timorosa dell'alta sconosciuta appena entrata senza alcun appuntamento. Quel nome prettamente maschile non le calzava bene, era un nome con un significato più aggressivo e che si dava ad un bambino augurandosi crescesse grande e forte.
    Uh... Mi spiace? - La risposta a quel commento fu una scusa, più che altro perché non aveva capito cosa intendesse Arabella con quella frase. Neanche Souta sembrava particolarmente loquace e si era più che altro limitata ad ascoltare cosa volesse la corvina, osservando per bene i movimenti delle braccia. Non si mosse dalla posizione in cui si era appollaiata ma le spalle si mossero impercettibilmente verso il basso, meno rigide. Le dita tamburellarono la felpa sgualcita e si poteva notare che lo smalto era stato abbinato al colore delle protuberanze blu scuro che sporgevano dal cranio. Dopo una decina di secondi di silenzio, riprese a parlare a braccia conserte.
    Ho capito... Abbiamo tutto quello che passa per Tsukiji. Da cellulari usa e getta a piccoli tagli di munizioni, anche se quelle costano un extra e vanno ordinate. Ovviamente anche tutti gli aggeggi e chip per le cose più complicate. - Souta elencò una serie di servizi, numerandoli con le dita. La voce priva di particolare interesse era ora più viva, ma tutto ciò venne pronunciato a bassa voce. L'espressione spenta divenne più attenta dopo una breve pausa, rivolgendosi ad Arabella con la fronte corrugata ed interrogativa. Scusa la domanda, ma sei sola o ti manda qualcuno? Non faccio io le regole, mi serve saperlo per capire se ci sono ordini precedenti che posso riutilizzare. Poi se dovete modificare va bene comunque. - Avrebbe aspettato una risposta, sistemandosi i capelli con piccoli gesti che susseguivano in una manciata di secondi. In ogni caso, che Arabella avesse deciso di presentarsi come un nuovo cliente o come portavoce di PHANTOM, Souta si sarebbe finalmente staccata dal bancone in metallo spingendosi con la scarpa attaccata alla superficie grigia.
    Seguimi, ti faccio vedere cosa abbiamo. - I capelli a caschetto si sarebbero mossi nella direzione dell'area dove c'era l'inutilizzata cassa e successivamente la tendina, lasciandola aperta per far passare Arabella e non farle cadere quelle perline addosso. Avrebbe però fatto strada in quel corridoio quasi totalmente buio, per poi fermarsi sul fondo di una parete che un tempo era bianca ma in quel momento grigia. Souta avrebbe letteralmente bussato sul muro e le iridi della giovane vigilante avrebbero riflesso le corna della negoziante lampeggiare velocemente al buio. Successivamente avrebbe avvertito il rumore di qualcosa di metallico che scattava e la sensazione dell'aria che si sposta sulla sua pelle. Si era aperta una porta di grandi dimensioni di fronte a loro e, eccezion fatta per uno sguardo alle sue spalle, Souta andò semplicemente avanti per quel corridoio vuoto. Non appena Arabella si trovò all'interno di quello spazio la porta si richiuse immediatamente alle sue spalle in maniera inquietante. La giovane ripeté quel processo un'ulteriore volta arrivata a metà del corridoio totalmente immerso nell'oscurità, aprendo questa volta l'entrata per quello che era il vero magazzino di quel negozio di fotografie.
    Scusa il disordine... Vuoi un caffè? - Quella stanza sembrava un reame di scatole ammassate ovunque, alcune aperte altre chiuse, ma soprattutto impilate per costruire una specie di sistema di mura secondario. Tutto lo spazio era dedicato a loro se non per un angolo che occupava una scrivania con sopraquella che sembrava una radio mezza smontata e circondata da cacciaviti e fili, un paio di sedie accanto e una macchinetta del caffè con numerose cialde nel cestino.
    Come hai detto di chiamarti? - Ultima domanda mentre la porta si chiudeva di nuovo dietro di lei con un suono sordo, rinchiudendola con Souta. Almeno non ci si poteva lamentare del caldo lì dentro, sembrava che la ragazza apprezzasse l'aria condizionata sparata al massimo.
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    "Ogni genere di munizioni?" Domandò con interesse. Non era tipo da armi da fuoco, di solito lei menava e basta, ma provare cose nuove non era mai un male. Limitarsi ad usare sempre le stesse armi senza mai tentar qualcosa di nuovo poteva nuocerle, dopotutto non si poteva mai sapere in che situazione e con quali strumenti poteva capitare. "Gradirei dare un'occhiata agli 'aggeggi e ai chip per le cose più complicate', come dici tu. Vorrei farmi un'idea della merce che hai da offrire prima di sborsare"
    C'era un sincero interesse nella voce della Vigilante. Frequentava pochissimo il mercato nero, nell'ultimo periodo si era messa a girovagarci di più e aveva anche fatto alcuni acquisti niente male. Ma magari il negozio dove Phantom si riforniva poteva offrire di meglio.
    Sempre con le mani lungo i fianchi, restò in silenzio per qualche secondo alla domanda di Souta sull'essere sola o meno. Valutò l'idea di mentire, di optare per una facciata semplice così da indagare meglio e solo una volta davanti alla merce tirar fuori la verità. Ci pensò su un paio di secondi, poi decise di dire la verità, abbassando il tono di voce. "Non sono sola, no. Il nome Switchblade ti dice niente?" Cercò di buttarla con molta nonchalance, osservando la reazione della ragazza a quel nome. Palesarsi come membro di Phantom a volto scoperto la metteva a disagio.
    La ragazza cornuta le fece segno di seguirla, il corridoio dove era sparito il padre della ragazza, un posto dalla visibilità ridotta che le fece salire la paranoia di un paio di livelli. Cercò di dare un'occhiata, di vedere se nel corridoio c'erano stanze dove poteva intravedersi la merce ma anche possibili presenze estranee. Arrivarono davanti ad una parete dove Souta bussò. Arabella attese in silenzio senza dire una parola, tesa come una molla. Le corna della ragazza brillarono nell'oscurità e la parete si mosse rivelando un passaggio segreto. "Un ottimo nascondiglio" Pensò mentre si avventurava nelle tenebre.
    "Ho visto di peggio" Dichiarò una volta dentro al magazzino segreto, guardandosi attorno con attenzione. "No, comunque, niente caffè. Sono apposto così."
    Numerose scatole erano sparpagliate in giro, non si permise di aprirne una ma cercò di adocchiare il contenuto di quelle aperte con fare apertamente curioso. Cercava tutto quello che poteva essere un indizio di...beh, qualunque cosa potesse essere sospetta. Souta attirò la sua attenzione quando le domandò quale fosse il suo nome. "Asami" Accennò ad un breve sorriso e ad un cenno del capo a quella presentazione.
    Prese un piccolo respiro. L'aria era gelida, merito del condizionatore sparato a palla, e alla Vigilante ci vollero diversi istanti prima che si abituasse a quel cambio di temperatura. Per fortuna non era troppo sudata altrimenti sai che bella broncopolmonite si sarebbe portata a casa.
    "Dovrei ritirare il solito ordine, a quanto mi è stato detto. Ma mi piacerebbe vedere che hai da offrire" Stava praticamente rivelando parte delle sue carte e in parte bluffando. Non doveva ritirare nulla, e sembrava voler accennare che non fosse chissà quanto informata sulle azioni del negozio e sui traffici. In pratica stava facendo la parte della novellina. Che in effetti era, a conti fatti.

     
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    Ora che parlava la sua lingua, Souta sembrava cambiare atteggiamento. Sicuramente aveva molti dubbi sulla presenza di quella ragazza in un negozio di armi, senza appuntamento o altro. Ma più che un animale messo in un angolo, sembrava più un volatile che studia un gatto da lontano conscio che può sempre volare via ma che non si deve avvicinare troppo. Le unghie coperte dallo smalto passarono per la chioma chiara, scomparendo tra i capelli spettinati.
    Le pistole non vendono molto qua, difficilmente potrei offrirti qualcosa di ampio calibro. Mi pare che i pochi modelli venduti in certi posti siano estremamente facili da smontare e nascondere, quindi non sono molto voluminosi. - Spiegò brevemente, le palpebre che sbattevano velocemente per un secondo. Il viso pallido fu poi piegato da una certa smorfia di sorpresa, mentre le mani si stringevano su se stesse fino a far toccare le unghie con i palmi. Nonostante ciò, c'era appunto solo sorpresa sul suo viso e non altri segni di nervosismo. Per ora.
    Ah, certo. E' una cliente abituale ormai, potevi dirlo subito. Anche se è un po' che non viene in negozio, mi chiedo perché. - Domandò a sé stessa la ragazza, prima di far passare un cinque secondi di silenzio prima di proporre ad Arabella di entrare nel retro dell'attività. Era facile nascondere qualcosa quando nessuno a parte te poteva aprire una particolare porta, a meno che non venissero con una bomba. E Souta era piuttosto sicura che la polizia giapponese non avrebbe deciso di fare un blitz in un barboso negozio di fotografie che a primo impatto collezionava solo polvere, anche se la cautela non era mai troppa. Fino a quando non si fosse spinta troppo in là per dare fastidio a chi gestiva mercati simili al suo poteva stare piuttosto tranquilla: forse il sapere che quella cliente provenisse da un gruppo di violenti vigilantes era più rassicurante di non sapere chi la mandasse.
    Ok Asami... Il solito ordine per Switchblade-san. Quello è facile da preparare, ma per la tua richiesta... - Si grattò il capo con l'indice, prima di girarsi verso una delle tante scatole uguali come se avesse qualcosa di particolare. Con un movimento veloce l'avrebbe tolta dalle gemelle che stavano sopra producendo un suono metallico di mille attrezzi che saltavano ed atterravano l'uno contro l'altro. Ne avrebbe poi presa una che stava vicino alla sua scrivania, già aperta per metà. Aprendo il primo contenitore effettivamente anche quelli sembravano più che altro armi scomposte: si potevano vedere lame di ogni forma e tipo, manici di diversi materiali, buste di plastica contenenti delle suit ed anche quelle che sembravano dei guanti di metallo per le mani. Il secondo invece conteneva microchip e piastre metalliche dall'utilità varia. Qui ci sono dei pezzi che diamo a chi crea oggetti del genere, te ne intendi di modifica? Ci sono un sacco di cose solo in questa scatola, come shuriken o le tute praticamente uguali a quelle della Yuuei. Resistono a qualsiasi colpo di Quirk se montate bene! Guarda un attimo, ho anche un'altra cosa molto particolare. - Souta avrebbe fatto qualche passo per superare Arabella, prima di farsi strada tra due colonne di cartone per afferrare qualcosa che sembrava nascosto lì dietro. Sembrava un cofanetto nero ma la parte superiore era composta da vetro in modo da far notare l'oggetto al suo interno, ovvero quello che sembrava un piccolo chip quadrato dall'aria complicata.
    Questo è uno degli ultimi arrivi. Può essere impostato per far apparire una suit come questa a comando e lo puoi nascondere sotto i vestiti. Costa un po' di soldi, ma è uno dei prodotti più desiderati al momento. - Avrebbe spiegato con decisione, come una specie di agente di vendita, sperando di aver soddisfatto la curiosità di Arabella. D'altra parte non sembrava veramente esserci qualcosa di sospetto in sé nella stanza, forse non lo era in maniera apparente. Switchblade aveva assicurato che qualcosa in più in quella storia ci fosse, ma non sarebbe bastata la semplice vista per scovarlo.
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    Lasciò cadere nel vuoto il discorso sulle pistole, così come lasciò cadere il silenzio quando la giovane si domandò come mai Switchblade non mettesse piede nel loro locale da qualche tempo. Di nuovo, si mise a riflettere se era il caso di buttare una frase, di fare un tentativo per mettere sotto pressione la ragazza. Ma optò per il silenzio totale.
    Tirare la corda prima di vedere la merce non sarebbe stata una buona idea. Meglio, dare un'occhiata al magazzino, cosa avevano da offrire e poi lì avrebbe cambiato atteggiamento. Per ora si manteneva sulla cliente nuova che vuole di fare meno domande scomode possibili.

    Il magazzino era un macello. In un locale dove era solita rifornirsi Phantom sperava in un minimo di ordine ma dopo certe notti passate con Switchblade sapeva di non potersi mai aspettare quello che sperava. Si guardò attorno, cercando l'uomo che aveva visto all'entrata al bancone. Immaginò dovessero esserci altri punti dove ci si potesse nascondere in quel locale. E iniziò a chiedersi come funzionasse l'unicità della ragazza con le corna. Certo, aveva visto che la parete si era aperta quando le corna le si erano illuminate ma per quanto ne sapeva aveva dato il segnale a qualcuno per farsi aprire.
    Non c'erano problemi, diceva Souta riguardo la richiesta dell'ordine di Rin. D'altra parte la richiesta della Vigilante parve far riflettere la ragazza. Come un venditore dinanzi a un nuovo cliente stava valutando che tipo di merce sottoporre al suo sguardo per attirare l'attenzione e il suo portafogli. Sempre silenziosa, seguì con lo sguardo i movimenti fatti dalla giovane mentre estraeva oggetti di tutti i tipi e apriva scatole con roba al suo interno. C'era di tutto in quel posto: armi, suit, microchip, guanti di metallo per le mani. Quest'ultimi attirano subito la sua attenzione tanto che provò ad allungare una mano per osservarlo meglio.
    "Mh? Non particolarmente." Non voleva ammettere di non sapere un accidente di quella roba ma non voleva neanche vantare conoscenze che non possedeva. "Oh" Parve molto interessata quando al prodotto del chip. "Si può inserire una suit da questo minuscolo congegno? E come funziona?" Ne aveva sentito parlare alla lontana di congegni simili ma non ne aveva mai capito appieno il funzionamento. Ora si trovava davanti letteralmente uno di quei congegni e possedeva anche la facoltà di capirne di più. "Ho sentito parlare di congegni del genere. Non mi dispiacerebbe farci un pensiero in verità." Buttò un'occhiata ai guanti di ferro. "E anche a quelli, anche se avrei bisogno di alcune modifiche per quanto riguarda loro. Sono degli Iron Gauntlet, se non sbaglio."
    Mantenendo un'espressione tranquilla domandò. "Assieme all'ordine di Switchblade quando mi verrebbe in tutto, in teoria?"


     
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    Nonostante la risposta negativa della cliente, Souta non parve darci molto peso, come se avesse appena fatto una domanda retorica. La ragazza forse cercava qualcuno che potesse capirla o che comunque avesse un minimo di competenza rispetto ad un campo che almeno da come parlava sembrava interessarle parecchio. Lasciando però perdere i desideri di quella che sembrava un'aspirante ingegnere o meccanico, la domanda di Arabella sarebbe stata accolta da una risposta preparata e coincisa.
    Da quel che so si prende il materiale della suit originale e lo si programma all'interno. - Avrebbe iniziato, in realtà un po' in dubbio sulla procedura precisa. Dopotutto, anche a lei sembrava fantascienza la possibilità di manifestare vestiti dal nulla senza Unicità. Chissà, se l'inventore del chip non l'avesse sfruttata per vendere sul mercato nero avrebbe sbarcato nel campo della moda. Poi grazie a qualche tecnologia particolare dovrebbe creare sul momento il tessuto. So che molti indossano materiali derivanti dal proprio corpo... Non che mi interessi, ma è decisamente meglio che portarsi dietro degli abiti fatti di capelli tutti spiegazzati. - Il suo sguardo si sarebbe posato sul membro di PHANTOM, forse una domanda indiretta rivolta alla ragazza ancora in piedi. Più che essersi aperta Souta sembrava non parlare da un bel po' di quelle cose con qualcuno, o forse aspettava solo l'occasione di incontrare un cliente per dare il meglio di sé. O più semplicemente era una pettegola dietro quella maschera disinteressata, le teorie potevano essere innumerevoli.
    Delle modifiche? Avevi in mente qualcosa di particolare? Me la cavo abbastanza con lo smontare cose. - Chiese, posando il cofanetto nero contente il chip sopra il tavolo con la radio sventrata. Ci si poteva chiedere come non facesse a perdere tutto in mezzo a quel disordine, ma se il suo superiore utilizzava quel luogo come punto di riferimento un minimo di abilità la dovevano pur avere.
    Mmmh. Fammi prendere il catalogo. - Il "catalogo" consisteva in una vera e propria lista su cui erano scritti tutti i prezzi e i nomi degli equipaggiamenti e delle armi che il negozio di fotografie trattava. Le iridi della ragazza fecero numerosi giri in orizzontale leggendo tutto e avrebbe aggiunto a quella specie di volantino anche un altro foglio che aveva tirato fuori nel mentre. Si fece un paio di conti in testa e dopo una breve attesa, avrebbe dato il totale richiesto ad Arabella.
    Il chip te lo posso vendere per cinquemila yen, mentre i gauntlet li diamo a cinquecento. Questo senza contare eventuali modifiche che richiedono un extra. Per Switchblade-san l'ordine è sempre quattromilatrecento yen, quindi se vuoi prendere tutto siamo sui diecimila. Ti posso far trovare tutto domani mattina in una confezione anonima. - Mentre parlava si era segnata tutto con una penna su un foglietto, come per illustrare la sua onestà ad Arabella. I calcoli tornavano se si considerava un minimo di sovrapprezzo per i gauntlet, anche se non si trattava di un prezzo preciso. E vendiamo anche qualche macchina fotografica, se ti interessa. In ogni caso, possiamo anche mettere il pagamento sul conto di Switch-san e puoi portarle la roba. - Non sembrava un'offerta totalmente disinteressata, come se fosse speranzosa che a qualcuno stesse a cuore quel mondo. Ma in ogni caso, torno subito all'affare principale.
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    Avrebbe dovuto fare delle ricerche su quel dispositivo. Una tuta da tirar fuori quando e come voleva poteva tornare utile, specie in situazioni dove non c'erano cabine telefoniche disponibili.
    Il manifestare oggetti dal nulla rasentava la fantascienza, la tecnologia era arrivata ad un punto avanzato rispetto al passato, l'apparizione delle unicità aveva portato anche a quello. "Interessante" Si limitò a rispondere al dire dell'altra, forse non notando (o più probabilmente ignorando) la domanda implicita. Sembrò invece voler spostare il discorso. "Da come ne parli sembra che tu abbia incontrato un cliente del genere" Con i capelli a far da tuta. Tra parentesi: che schifo.
    "Pensavo ad una modifica che permettesse di aprirsi. Indossarlo come un guanto ma un meccanismo che all'occorrenza si ritirasse e permetta una parziale uscita del braccio" Imitò il gesto di infilarsi un guanto, usando la mano opposta come "guanto", tirandola indietro fino al gomito e "scoprendo" la mano sotto il guanto. C'era da dirlo, Arabella come mimo faceva pena.
    Ma sperava di aver reso l'idea. "Credi sia possibile?"
    Cercando di assumere un atteggiamento tranquillo, girò la testa nella direzione in cui erano spuntate. "Senti un po'" E indicò con il pollice l'entrata. "E' tutto apposto con il tipo all'ingresso?" Non aveva fatto troppo domande, non aveva indagato moltissimo e di indizi su roba che scotta non ce ne erano. Magari era il caso di sciogliersi un pizzico e iniziare a indagare, iniziando dal tipo all'ingresso. Pareva il padre, dato che Souta lo aveva chiamato Pa, ma non sapeva quanto fosse coinvolto nel traffico della figlia. Senza contare che la sparizione dell'uomo la metteva a disagio. Il fatto che non lo avesse più intravisto da nessuna parte, anche solo in un angolo a leggere e farsi gli affari propri, la innervosiva.
    E a proposito di affari. Souta pareva piuttosto cara.
    Probabilmente al mercato nero era il prezzo base ma non per questo motivo era una cifra da mandar giù come fosse un bicchiere d'acqua. Diecimila yen. Mantenne un espressione calmissima ma dentro stava sudando un pochino. Non aveva mai fatto affari così costosi. Inoltre era il momento di iniziare a buttar la bomba.
    Souta stava segnando tutto su un foglio, armata di carta e penna con l'aggiunta di quel modo di fare tipico dei venditori. Arabella le si avvicinò.
    Stava guardando quanto scritto. Stava valutando. Si morse il labbro, pensierosa mentre gli occhi scorrevano sul foglio. Le dita premuta contro la carta. "Mh, si direi si può mettere tutto sul conto di Switch" Fece per spostare il foglio ma poi lo ritirò verso di se. Pausa. Gli occhi si alzarono e puntarono Souta. "Ma ti devo chiedere di controllare bene l'ordine, stavolta."
    Assunse una posa da poliziotto da film, schiena dritto, sguardo serio. "Sai, ci sono stati alcuni problemi con gli ultimi ordini. Materiali mancanti per essere precisi. Penso Switchblade si sia un po' risentita per queste sviste poco professionali. Penso sia per questo che non l'hai vista ultimamente." Una seconda pausa mentre guardava attentamente Souta, giudicando la reazione della venditrice. "Ma sono sicura tu abbia una spiegazione." Una terza pausa, molto più breve delle precedenti ma gelida nella sua breve apparizione. "Vero?"



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    Chiedo ancora scusa per il mostruoso ritardo ç_ç
     
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    No beh, in questo ambiente è più facile trovare prodotti non proprio di alta qualità. Rispetto a ciò che può permettersi un Pro-Hero a volte ho visto tute organiche uscite da un film dell'orrore... - Cominciò a rispondere l'altra dagli occhi scuri, muovendo la testa argentata. Un suono lieve ma decisamente fuori luogo al silenzio tombale del magazzino segreto spostò la sua attenzione alla scrivania, qualcosa che probabilmente non si aspettava. La radio aveva gracchiato improvvisamente dando dei segni di vita come un paziente su un lettino che si lamenta, cessando però di risuonare subito dopo.
    Mh, che strano. - Mormoro alzando un sopracciglio, ammirando poi le doti teatrali di Arabella con una certa attenzione. Non sembrava convintissima di ciò che gli avevano mostrato ma parlando sembrava essersi fatta un'idea migliore. Penso sia facile poterlo fare, se ti interessa che non si veda. Forse bisognerebbe fare attenzione per evitare di usare metalli troppo fragili per le nuove giunture... Non ti interessa che sia bello esteticamente, vero? - Si mise apposto una ciocca di capelli, contando che Arabella da come si era presentata non fosse una tipa particolarmente legata ai costumi come molti mitomani in quel campo. Quando la vigilante citò l'uomo incontrato poco prima all'ingresso la ragazza con le corna mantenne la calma, anche se sembrò voler chiarire ogni dubbio piuttosto velocemente.
    Certo, è mio padre. Se ti è sembrato un po' scorbutico è perché non approva molto queste "attività extra". Ma i tempi cambiano e si fa questo o si chiude, non c'è molto da dire. - Fece spallucce, come se fosse una cosa che non le importasse molto, puntando i piedi sul pavimento per ruotare leggermente sulla sedia girevole. Il tono sembrava quello di una cosa detta innumerevoli volte o più precisamente con la superbia giovanile rispetto alle opinioni e le azioni dei più anziani. Sul foglio che stava agilmente trascrivendo sembravano esserci dei conti puliti e precisi oltre che a diversi appunti su altri ordini e la mano decorata dallo smalto non sembrava fermarsi neanche dopo che si era avvicinata. Solo quando Arabella andò dritta al punto si fermò, lasciando un segno più intenso con l'inchiostro blu sul bianco. L'espressione di Souta sembrò non cambiare, almeno apparentemente. Non fece strane facce e smise di muovere le gambe per far girare la sedia. La radio gracchiò ancora, ma questa volta non si voltò stranita. Sospirò, prima di spostarsi leggermente indietro facendo un po' di forza con la punta della scarpa.
    Non so quali siano le intenzioni di Switchblade-san, ma ti avverto che solo io posso farti uscire da questa stanza. Non credo tu voglia rimanere intrappolata qui per sempre, quindi non fare scherzi strani. - Souta la scrutò corrugando leggermente la fronte, mostrando un minimo di preoccupazione. Che fosse un bluff o meno non era possibile saperlo, ma si era subito giocata una carta per garantire la propria sicurezza, sempre fosse vera.
    Da quel che so Switchblade fa parte di un'organizzazione che combatte il crimine... Ed immagino anche te in qualche modo, Asami-san. - La penna che prima serviva a scrivere fece il giro delle dita di Souta, come un antistress acquisito sul momento. Avrei preferito parlarne con lei direttamente ma... Asami-san, hai mai sentito parlare di un'organizzazione simile chiamata Crux? Io lavoro per loro per fornirgli pezzi del genere. Non è una cosa buona rubare agli altri, ma ti assicuro che i loro obiettivi si allineano ai vostri più di quanto pensi. Sei disposta ad ascoltarmi? - Finì per chiedere la ragazza dai capelli chiari, in una strana rivelazione che poteva cambiare le sorti della giornata.
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    Aprì bocca e, come un pesce rosso, la richiuse. Quel suono improvviso ed inaspettato uscito dalla radio aveva cancellato ogni pensiero e l'aveva portata subito sul chi va là. Non era stato un gesto teatrale, si era semplicemente voltata in direzione del suono di scatto. Anche Souta trovò quel segnale di vita bizzarro. Ritrovò la compostezza e cercò di spiegarsi meglio. Sapeva di non essere chissà quale mimo, e se non voleva ritrovarsi con un congegno inutile era meglio se esponeva il pensiero in maniera più dettagliata. " Non è importante che si veda, beh se non si vedesse sarebbe meglio ma non è questo il punto fondamentale. Ciò che vorrei è che si possa aprire, lasciare scoperta questa parte qui del braccio." E indicò dal gomito fino a toccare la vena del polso. "Preferisco l'efficienza alla bellezza" Gli equipaggiamenti non dovevano apparire belli, dovevano funzionare e assolvere il compito per la quale erano stati creati. Un coltello di plastica decorato, per quanto molto carino da vedere, non sarebbe mai stato all'altezza di una "banale" coltello d'acciaio grigio.
    Souta su quello ci aveva visto giusto. Ad Arabella non interessava nulla dell'estetica. E non era quel tipo di Vigilante che vuole risaltare troppo.
    Il senso dell'essere Vigilanti non era, alla fin fine, quello di non apparire troppo? Se un Vigilante voleva starsene sotto i riflettori poteva andare a fare l'Hero.
    Scrollò le spalle, assecondando quel discorso sul genitore non felice delle scelta della figlia. In un certo senso provò un piccolissimo senso di empatia nei confronti di Souta. Come avrebbe reagito suo padre nel sapere la verità? Che era una Vigilante al servizio di Phantom? Quella domanda se la poneva e sempre la metteva da parte. Non era sicura di voler sapere la risposta.

    Sentì di aver toccato un tasto quando la penna lasciò quel segno sulla carta. Sentì di aver colpito, anche se l'altra mantenne un'espressione da poker niente male. E come una giocatrice provetta lanciò quell'avvertimento, un bluff come non. Arabella fu tentata di rispondere che per lei non sarebbe stato chissà quale problema sfondare pareti a pugni. Ma decise di non dirlo. Le pareti di quel posto erano strane, potevano essere rinforzate e si sarebbe ritrovata intrappolata sul serio senza Souta. Almeno a quando diceva.
    Non mostrò segni di nervosismo, nè di aggressività. Il suo scopo era indagare e sistemare la questione. Senza spargimenti di sangue.
    "Non intendo farti del male. Sono qui solo in cerca di risposte" Cercò di tranquillizzare l'altra, volendo portare la questione su un piano più pacifico. L'esperienza con Deep Void le era bastata e avanzata per un bel pezzo. Spostò l'attenzione sulla penna, che girava e girava tra le dita dell'altra mentre quest'ultima parlava. Rimase silente sulle prime, come una statua di marmo. Una statua a cui si alzò un sopracciglio nel sentir parlare di un'organizzazione Vigilante. Crux. Crux.
    Quel nome le era noto...o forse no. Lo aveva sentito al telegiornale? O era un nome diverso? Il nome che aveva sentito poteva essere Lacroix, De la Crux o mille altri termini diversi. Scosse il capo lievemente. No, non lo conosceva. "Un'organizzazione chiamata Crux. Non mi pare di averne mai sentito parlare" E se l'altra se ne usciva con "allora si vede che fanno bene il loro lavoro" rischiava di mettersi a ridere. Incrociò le braccia al petto e continuò a guardare la giovane. "Parla, sono disposta ad ascoltarti. Chi sono Crux? Parli di obiettivi che coincidono ai nostri. Quali sarebbero?" La piega presa dalla conversazione era inaspettata ma interessante.

     
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    Souta si appuntò tutto quello che Arabella aveva da dire su quel lavoro. Era piuttosto comune avere problemi nel modificare gli equipaggiamenti poiché molte persone voleva si riconoscesse a chi appartenessero. Ciò aveva sempre stupito la ragazza per varie ragioni. Volevano essere più riconoscibili? Non li avrebbe intralciati e basta? E voler far ricordare che questo spararazzi appartenesse a questo o quell'altro criminale le sembrava quasi come prepararsi in anticipo la cella per quando si sarebbe stati arrestati. Perché perdere un pezzo unico poteva portare molti problemi se si poteva risalire a chi lo aveva montato. In quell'epoca era difficile coprire totalmente i propri movimenti: anche se metà della merce non risultava esistere a Tokyo, a volte aveva bisogno di comprare cose semplici che non era possibile trovare sul mercato nero paradossalmente. Per quel motivo non faceva spesso ordini del genere, non si fidava molto della stupidità della persona media.
    La stessa ragazza dei capelli bianchi si fidava poco di quell'Asami seppur avesse intavolato quasi un discorso diplomatico. Quello che le interessava era di certo vendere la merce e forse parlare di quell'argomento con lei, ma ci teneva soprattutto a rimanere viva. Era un lavoro che le portava molta ansia se doveva essere onesta, ma veniva pagata bene e soprattutto anche lei era convinta che qualcosa di buono si potesse fare per quella città. Era però a conoscenza che non tutti quelli che dicevano di far parte di un gruppo di vigilantes erano proprio tipi apposto. Anzi, era molto più comune che il giustiziere medio fosse una persona con molti problemi di gestione della rabbia e con un arrogante senso di giustizia. Si rilassò lievemente di più, ma solo perché la ragazza le era sembrata una persona tranquilla fin dall'inizio. Forse era lo sguardo a convincerla che il suo lavoro fosse solo quello di parlare e non distruggerle il negozio.
    Cercherò di dirti quel che so, anche se naturalmente non sono la persona più importante la dentro. Me la passerei in modo diverso. - Appoggiò i palmi sulle cosce, conscia che doveva fare attenzione a ciò che diceva. Erano stati proprio loro a dire che questa "verità" che loro cercavano andava trasmessa solo alle persone giuste, per evitare di parlare con stolti e perdere tempo. Non era convintissima che quelle persone lì fossero veramente a conoscenza di qualcosa di più rispetto alle persone normali, ma le loro azioni erano comunque mirate a qualcosa di buono.
    Crux è divisa per compiti. Quelli come me li aiutano in certe attività come accumulare informazioni o materiali, anche se non so nello specifico a cosa servano. Anche se hanno metodi un po' strani e sicuramente nascondono qualcosa li ho visti aiutare molte persone, i piani alti donano spesso soldi in beneficenza. - Prese fiato, mentre ogni tanto gettava gli occhi sulla radio. Sembrò ricordarle qualcosa, ma non sembrò volerne parlare.
    Da quel che mi ha detto uno di importante di loro, stanno cercando di combattere il crimine e tenere d'occhio le autorità. Che siano dei pazzi o delle persone ricche molto annoiate non lo so ma mi hanno detto di, come dire, "diffondere i loro ideali". Per questo mi chiedevo se a voi che siete interessati a queste cose potrebbe interessare condividere conoscenze. - Per ora avrebbe rivelato ciò, cercando di convincere con cautela la ragazza. Souta sapeva bene che le parole culto e sicurezza non si sposavano per niente bene assieme in quel periodo, ma anche volendo guardare nelle sue espressioni c'era convinzione in quel che stava dicendo. Se mentiva, lo faceva senza saperlo.
    Non c'è bisogno di rispondermi ora, mi basta che venga ricevuto il messaggio. - Avrebbe aggiunto l'albina, alzandosi dalla sedia e riprendendo il taccuino in mano. Dove aveva interrotto rimise la punta della penna a sfera, ritornando per un attimo ad essere una semplice donna d'affari. Per Switchblade posso togliere mille yen per il disturbo. Se rimane ad acquistare qua tanto meglio e posso occuparmi anche di te. - Un ultimo sguardo sulla donna che gestiva la trattativa. Non aveva fretta, ma allo stesso tempo la premeva portarsi dalla loro parte la ragazzina con la cosa più semplice che conosceva, il denaro.

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    Ci stiamo avvicinando alla fine della specializzazione. Puoi decidere di fare altre domande e Souta ti risponderà come meglio può. Allo stesso modo, può provare a trattare un prezzo diverso :zizi:.
     
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    Arabella rimase in silenzio, lasciando che Souta parlasse e rivelasse quante più informazioni possibili.
    Una fazione di Vigilanti, o comunque un'organizzazione di persone contro il crimine, divisa per compiti. Fin lì era un'organizzazione come un altra, niente di particolarmente nuovo o che non potesse intuire da sola. L'espressione sul volto della Vigilante si fece interrogativa quando parlò dei metodi di Crux. "Che intendi per metodi strani?" Donavano soldi in beneficenza. Da dove li prendevano quei soldi? Lo sguardo di tanto in tanto seguiva quello di Souta sulla radio, quella radio che prima si era messa a fare suoni strani. Assottigliò lo sguardo, fissando quel congegno e tenendo le orecchie aperte per altri segnali strani.
    Phantom era interessata a condividere le conoscenze? Doveva prima chiederlo. Non stava parlando direttamente con il capo dell'organizzazione, come aveva fatto in precedenza con Desmond, parlava con quello che pareva a suo dire un pesce piccolo. Ci doveva riflettere su prima di rispondere.
    C'erano punti vuoti che andavano chiariti, la giovane cornuta aveva accennato che l'obiettivo è quello di combattere il crimine e tenere d'occhio le autorità. Non era ben conscia di cosa intendesse con tenere d'occhio le autorità. La polizia era corrotta? Era questo che Crux voleva far intendere? Era scettica, piuttosto dubbiosa sull'affidabilità o meno di quanto le veniva riferito. Braccia incrociate al petto, dopo un momento di silenzio riprese parola. "Diciamo che potremmo essere interessati ad una possibile collaborazione. Sempre in ipotetico, potresti organizzare un'eventuale incontro con qualcuno di Crux? Qualcuno più in alto nella gerarchia intendo." Era il secondo network in meno di due mesi che contattava per una collaborazione/alleanza. Se avesse avuto uno yen per ogni volta che contattava un network vigilante ora avrebbe due yen. Il che non è molto ma fa strano che sia successo due volte così presto.
    "Facciamo duemila? Penso che aiuterebbe a sbollentare Switchblade, oltre a farle tenere la bocca chiusa sulla faccenda" Provò a contrattare sul prezzo, sperando di abbassarlo senza tirar troppo la corda. Voleva chiedere uno sconto maggiore ma viste le informazioni, l'eventuale possibilità di contatto con un network vigilantes alleato e le richieste personali non le sembrava il caso di esagerare.

     
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    Alla domanda su che tipo di metodi strani venissero adottati in quell'organizzazione, Souta alzò gli occhi al cielo e si mise a riflettere. Le conveniva dire tutta la verità e sembrare uscita da un manicomio? La fiducia di Arabella non era stata ancora conquistata, ma il privilegio di poterci conversare seriamente poteva essere messo in pericolo da una parola sbagliata qui e là.
    Dicono di seguire una specie di... codice, manoscritto o qualcosa del genere. Vanno a diffondere in giro quella che chiamano verità universale, ma in realtà si occupano anche di gestire attività e ricevono molte donazioni. - Neanche lei sapeva effettivamente il grado della ragazza che aveva di fronte ma se conosceva Switchblade forse poteva darle una speranza che il messaggio sarebbe stato recepito. Se non voleva allarmare il membro di PHANTOM, con le stranezze di Crux avrebbe prima o poi avuto a che fare se intendevano veramente collaborare e non aveva molto senso nasconderle. Non che avesse parlato dei bizzarri discorsi sulle stelle che avevano fatto a lei. Allo stesso tempo doveva dosare bene le informazioni che poteva fornire, considerato che aveva già detto troppo. Andava un po' contro la loro filosofia non diffondere il loro credo, ma non si sentiva nelle condizioni di contrattare per quelli che erano semplici suoi datori di lavoro.
    Posso provarci. Sicuramente saranno felici di sentire che qualcuno vuole ragionare sulle loro idee. Che incontrerete un semplice tizio vestito da sacerdote o uno dei piani alti purtroppo non dipende da me, ma sicuramente un messaggio arriverà. - Sospirò, tralasciando la sua poca importanza tra le fila degli amanti del cielo stellato. Si stava mettendo in una faccenda che era decisamente più grande di lei, anche se quelle persone avevano affidato a tutti un compito decisamente arduo. Diffondere una verità assoluta ma senza esplicitamente dire di cosa si trattava? Mandarle tutti quegli aggeggi come quella radio sperando di poterla usare come spionaggio? C'era qualcosa di strano negli oggetti ricevuti all'interno del negozio di macchine fotografiche. Talvolta le pareva che il lavoro che le mandavano fosse più un qualcosa per impiegare il suo tempo, per farla lavorare. Era un modo per renderla fedele o c'era veramente un uso a quella vecchia radio?
    Mh. Facciamo millecinquecento. Non credo mi rivedresti viva se sparissero tutti quei soldi. - Souta ci scherzò sopra, forse abituata a quel lato del mestiere. Si fece leva sulle gambe e si alzò da quella comoda sedia, per riaccompagnare l'ospite all'esterno, a meno che non volesse contrattare ancora contro la venditrice. I vari foglietti furono sistemati ordinatamente all'interno di un raccoglitore, l'unica cosa che sembrava ordinata all'interno di quella stanza. Anche se le sarebbe piaciuto rimanere lì dentro, Souta fece di nuovo uso della sua Unicità per aprire le porte celate nei muri, passando per prima. Tornate al bancone, il padre della ragazza le squadrò nuovamente con un'occhiataccia, come se avessero appena ucciso un uomo nel retro. Non che quegli affari fossero tanto meglio per lui, in realtà. Il membro di Crux avrebbe alzato la mano smaltata, salutando con molta tranquillità Arabella.
    Ricorda a Switchblade che domani mattina sarà tutto pronto, questa volta senza merce mancante. Ah e ovviamente chiama pure qui quando hai bisogno di qualcosa. Mi divertirò a smontare e rimontare ciò che mi porti. - Un sorrisino apparve sul suo volto, prima di congedarla e lasciandola andare coi suoi pensieri. La missione poteva considerarsi un successo, considerato il prezioso sconto ottenuto e l'origine della mancanza di pezzi. Probabilmente Rin avrebbe curiosato anche per conto suo su quegli strani individui. Per ora, anche Arabella aveva guadagnato qualcosa.

    A hope from sad street


    CITAZIONE
    Abbiamo finito! Puoi fare un ultimo post e poi considerare la specializzazione conclusa. Alla prossima!

    Arabella: Lab. Tecnologia [Livello D]
     
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