Lust for Moonlight

Caccia al PNG per the saxofonist/Shoya Ishida

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    Era passati poco più di sei mesi dal fatidico incontro con chi si proclamava agente e messaggero delle stelle, avvenuto in quel bosco che era quasi una bolla che aveva deciso di nascondersi e non fare capire se fosse scoppiata o meno. Le persone che agivano tutte sotto il nome di Crux non erano facili da catturare e soprattutto avevano un'ottima capacità di non sfarsi sfuggire informazioni a chi era ben poco importante tra di loro. Nonostante il tempo più che sufficiente la polizia non era ancora riuscita a trovare il loro vero obiettivo, considerate le loro bizzarre e discordanti apparizioni. Shoya era diventato un Pro-Hero a tutti gli effetti col coincidere di un interesse per le autorità a queste persone, ma la ricerca sotto la guida di Lifeline aveva dato ben pochi frutti. Forse per i danni causati alle proprietà di Tokyo o perché erano stati loro a dare un nome ed una faccia all'autoproclamata "organizzazione di vigilantes" Kaori aveva deciso che avrebbero fatto il possibile per aiutare a trovare una pista.
    Shoya ne aveva una in teoria, una promessa da parte di Crescent che un giorno si sarebbero rivisti per qualche gioco del destino. Ma se il fato aveva veramente piacere a giocare coi mortali sicuramente aveva preso in simpatia prendere in giro il nuovo Pro-Hero con un silenzio assoluto. Ciò che non aiutava le indagini era la difficoltà ad attribuire loro certe azioni e crimini e l'estrema variabilità di ciò che era sicuramente attribuibile a loro. Anche se il biondino si era presentato con grande entusiasmo a Kaori Shizune, quasi nessun avvistamento del gruppo conteneva una dichiarazione diretta che fossero loro i diretti responsabili. Questo andava contro la teoria che volessero semplicemente dare spettacolo, come era successo in passato con altri gruppi terroristici. A dare poche piste agli investigatori erano le azioni in sé di quei fanatici: alle volte si mettevano a bruciare boschi e a distribuire prodotti illegali sul mercato, mentre altre offrivano pasti ai senzatetto, finanziavano studenti promettenti e accumulavano armamenti senza averli mai visibilmente usati. L'uomo che era comparso brevemente sul Monte Fuji sembrava non essere mai apparso in pubblico, nessun nome registrato, nessuna notizia del suo Quirk. Per ora sembrava essere un fantasma e c'era solo un modo per provare a trovare un qualsiasi segno del suo passaggio: infiltrarsi direttamente tra le fila di Crux tentando di capire la loro filosofia dall'interno.
    Nella sua prima operazione ufficiale, a Shoya Ishida era stato chiesto di essere lui quello che si sarebbe presentato ad un'importante serata evento a cui avrebbe partecipato un altrettanto importante ospite della setta. Da tempo si era capito che venissero spesso organizzati questi incontri dove venivano spiegate gli astrusi ideali di Crux ma che avevano portato a ben pochi frutti per chi li cercava. A seguito di un blitz si era capito che i segreti dell'organizzazione erano celati dietro le labbra di ben pochi eletti e chi era stato incaricato di dettare gli insegnamenti delle loro sacre profezie difficilmente ne sapeva di più della polizia. Quegli arresti avevano solo reso più difficile trovarli e quindi non avrebbero avuto altrettanta fortuna di trovare un'occasione come quella un'altra volta. Per fortuna l'operazione aveva portato non solo risultati negativi e questa volta sarebbero stati preparati a dovere. Si era venuto a sapere che un certo "alto sacerdote" avrebbe parlato ad ospiti paganti per offrire loro consigli e indicare la strada giusta per il loro destino.
    Qui entrava in gioco l'eroe elettrico, che si sarebbe dovuto mascherare come un cercatore di quei servizi per ottenere quante più informazioni possibili. Cercando di non farsi scoprire avrebbe avuto il compito di capire chi fossero i principali membri della setta e se avessero un nome, quale fosse il loro obiettivo principale e se avessero basi particolari a Tokyo. L'obiettivo secondario era cercare di catturare il grande ospite annunciato. Gli erano stati forniti cinquemila yen da utilizzare per confondersi tra i ricchi clienti di Crux ma avrebbe dovuto cercarsi da solo un abito consono, ovviamente valutato da Quiet Perfume per l'occasione, visto che il tema della serata era l'eleganza. E si sarebbe dovuto cercare una maschera per coprirsi il volto naturalmente, come facevano tutti lì. L'appuntamento era alle 22 in una villetta isolata dalla confusione della metropoli, ben lontano dalle luci che non permettevano di vedere con chiarezza il cielo. Shoya era stato accompagnato in taxi fino a lì e forse per la prima volta dopo tanto tempo avrebbe sentito della strada sterrata che faceva rimbalzare la macchina qui e là. L'odore di piante e l'aria meno pesante facevano pensare di essere in qualche zona di montagna, ma ci si era semplicemente allontanati nella direzione giusta, prendendo un sentiero che avrebbe portato a quella strada privata.. Uno spettacolo inusuale per chi abitava in centro gli si sarebbe mostrato, ovvero la presenza delle stelle in maniera più o meno nitida. Non aveva niente a che fare con il guardare gli astri nel deserto, ma era qualcosa di curioso e particolare per chi aveva sempre vissuto in città. Il luogo dove il loro ospite si sarebbe mostrato era una costruzione in stile tradizionale, circondato da un muro bianchissimo che nascondeva dietro un grosso arco un bel giardino. Proprio all'entrata c'era un uomo che controllava quella specie di "biglietto" consegnato a Shoya ed il suo non avrebbe destato problemi. C'era qualche lanterna accesa qui e la lì fuori ma all'interno della casa a due piani le luci sembravano accese. Oltre che dalle fiammelle il cortile era occupato da un laghetto artificiale e da numerosi ospiti, vestiti in maniera più o meno elegante. C'era molta gente che sembrava avvicinarsi alla sua età e, anche se non poteva vedere le loro facce a causa delle maschere, dai piercing e dai tatuaggi si capiva che non mettevano così spesso quei completi. Per ora le porte scorrevoli che nascondevano l'interno della casa erano chiuse, ma c'era un grande movimento lì fuori. Chissà cosa cercavano in mezzo al buio.
    CACCIA - MOONLANDER


    CITAZIONE
    Benvenuto the saxofonist alla caccia di Moonlander. Come descritto Shoya dovrà cercare di infiltrarsi tra gli ospiti della serata e capire chi è il sacerdote invitato, strappargli quante più informazioni possibili e possibilmente catturarlo. Naturalmente l'obiettivo è cercare di acciuffare Moonlander, ma agisci come meglio credi per assicurarti la vittoria :zizi:.
    Come scritto nella risposta nella discussione apposita devi scalare le Adeline per la richiesta della caccia. Ricordati di farlo prima di postare!
     
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    SHOYA ISHIDA
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    « O muori da Eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo »
    La routine era completamente cambiata: niente più divisa della Yuuei, niente più colazione al bar della scuola e fine delle lezioni in aula. Shoya ogni mattina si vestiva con abiti da ufficio: camicie tutte molto simili tendenzialmente bianche, pantoloni abbinati alla giacca e scarpe scure e lucide; percorreva qualche centinaio di metri a piedi e raggiungeva la prima stazione della metropolitana per poi andare in direzione Ginza, si era trasferito da poco per cui non era ancora così abituato a prendere la metropolitana tutti i giorni, però il tragitto non durava nemmeno troppo tempo, così una volta uscito in superfice avrebbe raggiunto l’edificio più alto e imponente del quartiere: l’Evergreen Terrace, la sede di Lifeline, la sua quasi seconda casa ormai.
    Salutato con un cenno della mano l’uomo della sicurezza appoggiava poi il badge all’ingresso degli ascensori per poter così attivare l’arrivo degli stessi e poter dirigersi verso i piani alti dove aveva il suo spazio per lavorare, chiamarlo ufficio era un eufemismo visto che si trattava di un open space con parecchie scrivanie e postazioni.
    Questa era davvero la vita che immaginava come Pro-Hero? No, decisamente no, però era solo agli inizi e non poteva di certo andare in bornout dopo neanche sei mesi dall’esame della licenza permanente, si era dato delle tempistiche e degli obbiettivi ben chiari: aprire la propria agenzia per Eroi e agire come meglio credeva. Purtroppo ancora non poteva ottenere la sua agenzia perchè occupava una posizione relativamente bassa in classifica, al momento poteva solo vivere di luce riflessa dall’immensa Kaori Shizune; la sua faccia stampata sulla copertina dell’ultimo Rising Sun Magazine era su tutte le scrivanie e ne avevano fatto anche alcuni quadretti, in quell’edificio Quiet Perfume era quasi una divinità, per Shoya invece era solo la sua datrice di lavoro, estremamente talentuosa ad usare il suo Quirk, ma nulla di più, era convinto che ancora qualche anno e l’avrebbe potuta sconfiggere uno contro uno.
    Presa la sua consueta tazza di caffè il giovane dai capelli neri si posizionava sulla sedia, accendeva il PC ed iniziava ad affrontare le mail della giornata per vedere quale micro criminale ci sarebbe stato da arrestare o quale anziano aveva chiamato per ricevere assistenza; insomma al momento non c’era niente di entusiasmante sotto mano.
    Quella mattina però la segretaria dell’ufficio missioni aveva appena scritto una mail parecchio interessante: si trattava di Crux e del suo carismatico leader Crescent.
    Shoya spalancò gli occhi e lesse più volte il messaggio scritto nero su bianco in quella comunicaizone, gli era stato assegnato il compito di indagare ad una festa e infiltrarsi tra le fila della setta, quasi non ci credeva. Erano ormai passati sei mesi dall’ultimo strano incontro tra l’Eroe e il presunto Mistico, ma di quest’ultimo non si ebbe più notizie. Crescent era sparito e con lui la promessa di ri incontrarsi un giorno. Ormai Shoya si era anche quasi dimenticato di quella storia, aveva rischiato la vita nel bosco è vero, però non era mai rimasto del tutto convinto dalle parole del biondo. Adesso sembrava essersi aperta una nuova pista e avevano bisogno di lui, Quiet Perfume finalmente aveva deciso di allentare un pò il guinzaglio e dare un pò di libertà al neo Eroe.
    Il briefing con i capi durò poco: la location della missione sarebbe stata una villetta molto fuori dalla metropoli, lì si sarebbe tenuta una sorta di reunion/party in maschera di potenziali appartenenti a Crux, durante quella serata ci sarebbe stato un “alto sacerdote” che avrebbe parlato ed elargito consigli. Qui il compito di Shoya, infiltrarsi abilmente tra le fila degli spettatori paganti e raccogliere informazioni circa questo sacerdote, il sospetto che potesse trattarsi di Crescent era parecchio alto, non poteva farsi scappare un’occasione simile.
    L’eroe neo assunto avrebbe quindi ringraziato per la fiducia e sarebbe corso subito ad acquistare il materiale necessario per rendersi credibile alla festa della setta. Doveva noleggiare uno smoking, o comunque un abito da cerimonia rigorosamente scuro e anche una maschera, aveva già in mente il genere: cioè le maschere Kitsune, quelle che rappresentavano il volto di una volpe antropomorfa. Per fare shopping gli erano stati dati cinquemila Yen, troppi, andando nei posti giusti non gliene sarebbero serviti così tanti. Tutto il materiale sarebbe poi passato ovviamente sotto l’approvazione di Quiet Perfume in persona prima di poter essere acqusitato.
    Shoya era elettrizzato, la calma piatta di quegli ultimi mesi gli avevano un pò smorzato l’entusiasmo, tutti i suoi grandi sogni e grandi progetti si erano scontrati contro la rigida gerarchia del mondo degli eroi professionisti, se non occupavi un posto alto in classifica non eri nessuno e non potevi accedere a nulla, dovevi stare testa bassa sulla scrivania e lavorare. Adesso si era ripresentata l’occasione di poter incontrare Crescent e i Crux, una setta con cui sembrava condividere qualche ideale comune, ma che fino ad ora aveva deciso di rimanere in silenzio e sparire, quasi a volersi far dimenticare.

    L’agenzia aveva deciso che Shoya avrebbe utilizzato un comunissimo taxi di Tokyo, in questo modo si sarebbe mischiato ancora meglio al mare di invitati a quell’evento. Il ragazzo seduto nei sedili posteriori finiva di sistemarsi i capelli perfettamente pettinati tutti da un lato e iniziava ad indossare la maschera Kitsune che aveva scelto: completamente bianca tranne per il contorno occhi che era nero e le orecchie rosse. Lo smoking che aveva noleggiato era rigorosamente nero in tinta con i pantoloni e le scarpe, che erano state lucidate per l’occasione, la giacca si chiudeva con un solo bottone e sotto nascondeva una camicia candida con il colletto avvolto da un fine papillon anch’esso nero. Era abituato a vestirsi bene, ma questa sera si era davvero superato. Il taxi ci mise davvero poco ad uscire fuori dalla città e percorrere un breve pezzo di strada sterrata, l’aria fuori dal finestrino era già cambiata: più fresca e più leggera, evidentemente erano fuori Tokyo di qualche kilometro. Appena l’auto si fermò Shoya attese qualche secondo, pagò il l’autista e scese dal veicolo con fare elegante e pacato, tutto doveva sembrare tranne un eroe sotto copertura.
    Le stelle erano molto luminose, molto di più di quanto fosse abituato e riflettevano la luce sul bianco muro che circondava la villa, un edificio molto tradizionale, poco sfarzono almeno esteriormente. Shoya si avvicinò all’arco di ingresso e fece controllare il suo invito che ovviamente non diede alcun problema, Lifeline era un’agenzia troppo grande per fare un errore di questo tipo, era convinto che la prima parte dell missione sarebbe andata perfettamente liscia, il resto dipendeva tutto da lui.
    La ringrazio
    Salutò l’uomo all’ingresso e mosse i suoi primi passi nel giardino interno delle mura. La villa era ancora inaccessibile e gli ospiti tutti mascherati sembravano in cerca di qualcosa nel buio.
    Shoya decise di resterare ad osservare qualche secondo senza muoversi troppo a caso, la maschera non gli faceva vedere perfettamente attorno a sè e anche la respirazione non era ottimale per cui meglio limitarsi al minimo sforzo fisico.
    Senza muoversi troppo dopo qualche minuto avrebbe provato ad attaccare bottone con la prima persona che gli sarebbe capitata affianco.
    Che luogo incantevole, non crede?
    Tentare con una frase di circostanza non è sempre un’ottima strategia, ma anche iniziare a parlare con persone mascherate non era poi così facile. L’importante è sempre porsi in maniera sicura e aperta al dialogo cercando di parlare in maniera calma e pacifica in modo da instaurare le basi di un dialogo. Avrebbe atteso l’eveolversi degli eventi.

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    Oh, dovrebbe vedere l'interno. - Una voce femminile risuonò dal punto cieco nella vista di Shoya, decisamente ingigantito dalla sua maschera kitsune che gli copriva il volto. Uno dei tanti ospiti a cui si era avvicinato era un semplice ragazzo che avrà avuto un paio di anni in più dal fisico e dalla voce, ma quest'ultimo non aveva nemmeno fatto in tempo a rispondere che qualcuno si era intromesso. Una donna alta e slanciata gli si mise di lato, arrivando con la testa alla stessa altezza di Shoya. Dei lunghi capelli biondi che le arrivavano sotto le scapole incorniciavano una maschera bianca la quale copriva l'intero viso con un'espressione vagamente sorridente. Ricordava quasi delle maschere veneziane dalle decorazioni e a spezzare il bianco perlaceo dell'accessorio c'era solo una zona sferica nera sulla fronte, avvolta da delle spirali rosso sangue. Era vestita come molti in abiti piuttosto semplici, con una giacchettina in pelle nera, una maglietta bianca piuttosto scollata e dei jeans. Delle scarpe basse confermavano che l'altezza era naturale e decisamente oltre la media della festa, anche rispetto agli uomini.
    Perdonami l'intrusione, mi puoi chiamare Amanda. Io e lei ci conosciamo già, Yawara-san. - La donna unì le pallide mani tra di loro come per scusarsi nuovamente, prima di fare un cenno con la testa al precedente interlocutore. Questo la salutò e dopo un breve momento di silenzio si mise ad andare dietro ad una delle tante donne con vestiti rivelatori presenti alla serata, senza neanche dire arrivederci ai due rimasti lì. Si poteva notare dalla sua semplice maschera un taglio molto moderno e giovanile unito a della pelle scura e raggrinzita, coperta da vestiti eleganti appartenenti alle marche più costose di Tokyo. Una storia ambulante, si potrebbe dire.
    Ecco che va senza ritegno. Lo perdoni, non tutti qui conoscono l'educazione. Però è un ottimo ospite. Lei invece è la prima volta che la vedo, come posso chiamarla? - Era una domanda portata con interesse e il modo di parlare formale cozzava con i modi della mascherata, che sembrava molto a suo agio con il Pro-Hero e con quella richiesta un po' scomoda. Qualunque fosse stata la risposta, anche una dove si rifiutava di rispondere, questa avrebbe annuito come per dimostrare il suo interesse dietro quella maschera.
    Beh, mi permetta di farle una domanda che faccio a tutti quelli nuovi. - Le intenzioni di una persona di cui non si può vedere il viso erano difficilmente scibili dal semplice tono di voce, deformato dal materiale e che la facevano sembrare più imponente di quanto già non fosse con quell'oggetto inquietante sulla faccia. Ha mai sentito parlare del concetto di verità universale? Un qualcosa riconducibile al destino, al fato, alla volontà divina o come lo si vuole chiamare. Perché quando si apriranno le porte della villa potrebbe trovare qualcosa di molto interessante tra le mura... Forse la risposta a tutte le sue domande o ancora più quesiti sulla vita! - La donna avrebbe ridacchiato e avrebbe poi ascoltato la risposta del giovane, in uno scenario forse familiare considerato l'ambiente, ma comunque offrendo un'anteprima dei sospettosi servizi che quelli di Crux potevano offrire. La conversazione sarebbe durata poco ed ancora le porte della villa non accingevano ad aprirsi e per ora Amanda sembrava più interessata a fare qualche passo per il giardino, facendo cenno al ragazzo di seguirla mentre parlavano. Si sarebbe fermata di fronte al laghetto che nascondeva nelle sue ombre pesci sconosciuti che si muovevano agilmente sul pelo dell'acqua, comunque in mezzo alle persone che chiacchieravano del più o del meno, discutendo delle rivelazioni che avrebbero ricevuto quella sera.
    Ed effettivamente, cosa vorrebbe chiedere questa sera? - Un'altra richiesta di informazioni, mentre il volto marmoreo era puntato verso una delle lanterne che illuminavano appena la superficie dell'acqua.
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    SHOYA ISHIDA
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    Come aveva fatto a non accorgersi che un’altra persona lo stava ascoltando? Fu questo il primo pensiero di Shoya quando sentì una voce femminile irrompere nella conversazione: si trattava infatti di una donna sconosciuta anch’essa mascherata dalla presenza particolarmente imponente, alta senza indossare nemmeno un centimetro di tacco, bionda con i capelli abbastanza lunghi, vestita semplice con Jeans, maglietta bianca un pò scollata e giacchetta nera a coprire.
    Il giovane la squadrò rapidamente dalla testa ai piedi il più discretamente possibile, innegabile che indugiò qualche secondo sulla scollatura, ma questo era un difetto di un pò tutti gli uomini, difficile trattenersi davanti a una simile tentazione. Fortunatamente le maschere coprivano interamente le loro espressioni facciali tranne ovviamente per i due buchi per gli occhi, quindi era facile dissimulare qualsiasi tipo di stupore o emozione varia. Così Shoya optò per fare finta di nulla, come se fosse avvenuto qualcosa di assolutamente normale e lasciò che i due sconosciuti interagissero tra di loro: infatti sembrava proprio che si conoscessero, un pò come degli amici che si ritrovano ad un concerto e sono in fila in attesa che inizi lo spettacolo.
    L’uomo però non fu per nulla di buone maniere e senza dire nulla si dileguò lasciando così da soli il neo laureato eroe e la misteriosa bionda, la quale non perse tempo per approfondire la sua conoscenza e chiedergli il suo nome.
    Shoya esitò qualche secondo, fu molto colpito dalla frase “è la prima volta che la vedo”: infatti come poteva essere che si riconoscessero tra di loro se tutti indossavano delle maschere? Forse ognuno degli ospiti indossava sempre lo stesso coprifaccia? Doveva essere l’unica risposta. Quindi tutte le persone lì all’interno di quel giardino o almeno la gran parte si riconosceva tra di loro? E sapevano addirittura i nomi? Allora perchè indossare delle maschere?
    Ok non poteva indugiare oltre altrimenti sarebbe risultato oltremodo sospetto e strano, doveva tenere un basso profilo e risultare a suo agio il più possibile, per cui regolando bene il respiro affinchè non risultasse troppo affannato e con un tono di voce particolarmente caldo e basso si voltò per incrociare per la prima volta gli occhi della bionda.
    Amanda, piacere di conoscerla, ha un bellissimo nome, lo hanno mai detto?
    Ammiccò leggermente con gli occhi per far sfogo il più possibile del suo carisma e del suo fascino.
    Fortunatamente noi uomini non siamo tutti uguali, il mio nome è Sabito. Forse lei è la prima volta che mi vede, ma io penso che da qualche parte o in qualche tempo ci siamo già incontrati.
    Ecco Shoya Ishida in azione, d’ora in poi sarebbe stato Sabito-San per gli ospiti di questo evento, non riusciva proprio a trattenersi dallo sfoggiare tutto il suo ego e autoreferenzialismo, per quanto si sforzava di rimanere nell’ombra amava comunque mettersi un pò in mostra e cercare di ammagliare i suoi interlocutori, soprattutto se del gentil sesso.
    A seguito della sua risposta Shoya fece un leggero inchino con la testa e inclinando il busto in avanti di pochissimi gradi in un saluto informale. Poi i due si sarebbero messi a passeggiare a passo lento nel giardino dirigendosi verso il laghetto centrale, Amanda conduceva le danze, sembrava proprio a suo agio e oltretutto una grande chiacchierona perchè decise subito di porre un’altra domanda al giovane eroe, il quale rimase in silenzio ad ascoltare e ad assimilare il più possibile indizi relativi alla serata.
    Cosa si celava dentro le mura della villa? Doveva iniziare a sondare il terreno.
    Per nostra natura noi tendiamo alla verità universale o alla volontà divina, come la si voglia chiamare, questo è ciò che ci guida o che ci dovrebbe guidare per vivere una vita degna di essere vissuta. Ciò che ci ostacola al raggiungimento di questo fine è il male che va eliminato. Non è d’accordo con me?
    Questa volta parlò con molta più decisione e determinazione, quasi con un pizzico di rabbia, perchè nonostante tutto questi concetti erano sempre stati nella sua mente prima ancora di conoscere Crux e il suo carismatico leader. Pian piano Shoya si stava decisamente ambientando in maniera del tutto naturale, quasi come se fosse arrivato ad un club del libro dopo aver finito di leggere il suo libro preferito. Qui poteva parlare di argomenti che con i suoi colleghi non poteva minimamente toccare.
    L’ultima domanda arrivò a brucia pelo, ecco questa non se l’era proprio preparata per cui doveva rispondere d’istinto, come se fosse davvero un ospite di Crux. Quindi Shoya si fermò davanti al leghetto e alzò gli occhi al cielo come ad osservare questa fantomatica volontà divina
    Ho parecchie domande, ma una mi perseguita da molto tempo: Qual’è il confine tra un’azione sbagliata eseguita per contemplare la verità universale e un’azione corretta che la ostacola?
    Dal tono di voce si poteva chiaramente intuire quanto fosse sincero.
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    La donna mosse solo leggermente la testa a quel complimento e quei pochi momenti di silenzio sembravano nascondere un sorriso dietro la maschera. Gli occhi della donna facevano intravedere del trucco che avvolgeva le iridi chiare, di un colore più vicino al grigio che all'azzurro, e i primi strizzarono leggermente. Era un po' come parlare con una statua che poteva vagamente manifestare espressioni.
    Sabito-san, è proprio una persona diretta. Ma non è la prima volta che mi fanno un complimento su questo nome, sa? - La donna portò la mano sinistra sul fianco, mostrando le unghie lucide e perfettamente sistemate e dimostrandosi effettivamente divertita da quelle parole seppur non facendoci troppo peso. La donna fece qualche passo attorno a lui come per squadrarlo a sua volta, osservandone gli abiti e la maschera con attenzione, tenendo sempre gli occhi pieni di vitalità su di lui. Ma apprezzo molto le persone oneste. Se è così convinto magari ci siamo incontrati da qualche parte lungo la storia. - E a quel punto si mise a ridacchiare con gusto, prima di invitarlo a seguirla lungo quelle vie scure. I loro passi erano silenziosi e anche volendo solo gli sguardi della gente osservavano cosa ci facesse un uomo sconosciuto con la donna mascherata. Se Shoya era abituato agli sguardi, questa volta si trattava di un tipo di attenzione diverso. Forse era gelosia o ansia, considerato il modo in cui quei volti immobili li guardavano? Difficile capirlo in quella situazione.
    E' un punto di vista interessante, anche se un po' estremo. Se si ha un potere o una conoscenza superiore andrebbe condivisa con la massa incolta, no? Almeno è ciò in cui credo io, anche se sono felice che le nostre idee si incontrino in qualche modo. - Controbatté Amanda con tono tranquillo, offrendo la sua filosofia al Pro-Hero. Aveva catturato la sua attenzione in qualche modo, in modo positivo o negativo. Questa volta la domanda non sembrò essere rivolta direttamente a lei ma a qualcosa di superiore, che si trovava nel cielo o nel riflesso del laghetto.
    Heh. E' una domanda che si fanno in tanti. Non esiste un modo di agire veramente giusto o sbagliato, dipende tutto dal punto di vista delle persone. Anche per questo che siamo sempre alla ricerca di qualcuno o qualcosa che ci indichi la via corretta. - La donna sembrava in procinto di dire altro, ma un movimento a poca distanza da loro indicò che il momento era arrivato. Piegò la testa notando che le porte della villa si erano aperte e i primi fortunati stavano già cominciando ad entrare. E' stata una bella chiacchierata. Le consiglio di entrare velocemente, Sabito-san. - Amanda gli passò accanto con leggiadria ed alzò la mano per salutarlo, lasciandosi dietro una scia di leggero profumo femminile. Lasciato dietro o seguendo la donna, avrebbero ripercorso la strada da poco attraversata per arrivare di fronte all'ingresso ora aperto. Un'intensa luce arancione colorava il legno rialzato, mentre due uomini con la stessa maschera da cervo erano appostati ai lati come delle sfingi, immobili e che fissavano di fronte a loro che quasi sembravano manichini.
    Fatto qualche passo dentro la villa tradizionale si poteva notare come l'arredamento fosse decisamente in contrasto con l'esterno. L'ingresso era un ampio salone in cui l'elemento preponderante era una coppia di scalinate di legno scuro che si ricongiungevano alla fine per portare ad un corridoio attraversato da numerosi archi. Uno splendido orologio sovrastava il punto di incontro tra le due scalinate e poco sotto un ulteriore arco portava ad un'area della villa bloccata per ora da un uomo con una maschera da teschio e decorata con corna. Una porta chiusa rispettivamente alla sinistra e alla destra della stanza erano le uniche altre vie per muoversi, ma sembrava che gli ospiti per ora tendessero a salire. C'era un clima silenzioso e quasi di rispetto ora che si era entrati, come entrare in un luogo di culto o un qualche tempio sacro. Shoya guardandosi attorno avrebbe inoltre notato che Amanda sembrava essere sparita dalla circolazione in un istante e senza lasciare traccia. Percorrendo le scale si accedeva perpendicolarmente a questo corridoio che ospitava alla sua sinistra un ulteriore salone, mentre alla destra quella che sembrava una specie di biblioteca od un archivio. Le persone erano guidate verso la prima stanza, anche se la sicurezza sembrava scarsa in quell'area.
    Il grande salone cerimoniale dove il corvino era stato appena guidato sembrava essere stato addobbato a festa, con numerosi tavoli coperti da velluto rosso scuro che donava una certa atmosfera calda assieme all'onnipresente luce arancione. All'interno della stanza erano presenti una ventina di persone le quali erano mascherate in maniera bizzarra e addirittura adattandosi alle loro caratteristiche mutate, rendendo difficile capire se qualcuno avesse deciso di aggiungere squame di pesce al proprio accessorio o fossero semplicemente parti del loro corpo. I muri della stanza erano decorati con numerosi quadri che rappresentavano più che altro nature morte, anche se in un angolino come se fosse un'operetta qualsiasi era presente una delle famose "colazioni" di Hebenon raffiguranti una zuppa scura. Quattro grandi tavoli contenevano le più svariate vivande, compresi alcolici e dolci, e dall'altra parte della stanza sembrava esserci una piccola piattaforma rialzata e delimitata da una ringhiera di legno e ci si accedeva da una piccola porta lì presente. Per un paio di minuti rimasero tutti piuttosto tesi sul da farsi e non si osava avvicinarsi ai tavoli, al massimo chiacchierare un po'. A cambiare la situazione fu una persona che indossava un'uniforme che Shoya conosceva molto bene: la figura infatti portava una veste cerimoniale bianca che le copriva il volto, una decorazione dorata le riposava sul capo ed il lungo e spazioso vestito non faceva intravedere bene le forme.
    Cari ospiti, buonasera. Il movimento delle stelle ci ha permesso di ritrovarci qui questa sera e ne siamo tutti grati. So che siete impazienti di ricevere le vostre risposte e presto il nostro oracolo sarà qui per aiutarvi. Vi chiedo di avere pazienza e potrete mangiare e bere quanto volete per ringraziarvi della vostra presenza. - Un inchino lento e mesto avrebbe fatto finire le parole dette con voce maschile, prima di ritirarsi in silenzio nel buio.
    A quel punto l'atmosfera si sarebbe alleggerita piano piano, partendo prima dal vocio degli ospiti rispetto all'apparizione proseguendo poi con l'avvicinarsi degli ospiti al cibo. Assaggiandolo si poteva notare che fosse delizioso e, anche se molta gente faceva fatica a causa delle ingombranti maschere, quelli che sembravano più esperti si erano premuniti di lasciare la bocca scoperta. Da quel momento in poi la gente poteva anche uscire dalla stanza per parlare non solo tra di loro, ma con alcuni membri di Crux che sembravano essere lì per l'occasione a dispensare saggezza. Non avevano tutti il capo ornato dall'oro, forse indicando qualche differenza di grado, ma sembravano tutti decisamente appassionati di ciò che stavano dicendo quasi rasentando l'ossessione. Per ora l'attesa poteva essere colmata da cercando informazioni parlando con loro o curiosando qui e là.
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    « O muori da Eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo »
    La conversazione con Amanda fu come un fulmine a ciel sereno: raro, bello da vedere, ma che dura un istante. Shoya rimase quindi a bocca asciutta mentre lei rispondeva alle sue provocazioni in maniera parecchio diplomatica, un pò come se questa conversazione l’avessa già sentita altre volte, forse il giovane non era poi così diverso da tanti altri “nuovi” prima di lui? Questo pensiero iniziò a far vacillare un pò quel sentimento di onnipotenza che fino ad ora lo stava aiutando a portare avanti questa missione. Era davvero la persona giusta per portare a termine il compito assegnatogli dall’agenzia? C’era qualcosa sotto di cui ancora non si era accorto?
    Shoya iniziò a guardarsi attorno molto più furtivamente e incrociò lo sguardo di alcuni altri ospiti che sembravano parecchio interessati a lui e ad Amanda, ma purtroppo senza poterne vedere i volti era difficile capire che tipo di sentimenti stessero covando. Fatto sta che ben presto l’attenzione fu catalizzata dall’apertura delle porte della villa e da una luce arancione molto intensa provenire dall’interno di essa. La cerimonia stava iniziando? L’avrebbe scoperto solo entrando.
    In men che non si dica Amanda era sparita tra la folla e il giardino si era praticamente svuotato, il Pro-Hero fu uno degli ultimi a varcare la soglia dell’edificio mettendosi in coda al gregge di adepti. Gli occhi di Shoya rimbalzavano rapidamente da destra a sinistra cercando di fotografare il più possibile ogni dettaglio: due uomini facevano la guardia all’ingresso, un uomo invece sembrava sbarrare la via al piano terra, l’atrio era composto principalmente dalle due grosse scalinate in legno, non sembravano esserci altre vie di fuga se non la porta d’ingresso. Insomma il giovane stava eseguendo una vera e propria analisi dei rischi nel continuare ad addentrarsi in quel luogo, se mai fosse stato scoperto come un infiltrato doveva avere un piano di riserva altrimenti avrebbe fatto davvero una brutta fine e nessuno dell’agenzia sarebbe potuto venire a dargli una mano, erano troppo isolati rispetto a Tokyo. Il cuore di Shoya batteva molto più velocemente di prima, il suo respiro si fece più frequente, l’adrenalina in corpo era generata da un mix tra la sensazione di essere finito in una trappola e la curiosità di capire fin dove si poteva spingere. Ogni passo echeggiava in maniera fin troppo esagerata, tutti camminavano in silenzio e a capo chino, sembrava davvero di essere all’interno di una chiesa o di un tempio nel momento di un rito sacro. L’unica cosa che il giovane potè fare fu imitare gli altri e continuare a seguire la coda di persone verso il piano di sopra al quale si potè intravedere una zona a destra che sembrava proprio essere una biblioteca e a sinistra invece un salone addobbato a festa manco fosse natale; all’interno di quella stanza faceva molto più caldo o forse era solo una sensazione legata al colore delle tovaglie dei quattro tavoli, inoltre le pareti erano costallate di quadri bizzarri e parecchio cupi, chi non se ne intendeva d’arte non ne avrebbe saputo apprezzare il valore e Shoya era uno di quelli. Rimase fermo immobile e ammutolito per molto tempo, non sapeva davvero cosa fare e per quanto si sforzasse ad essere il più naturale possibile iniziava davvero ad essere difficile.
    Allungò la mano destra verso il collo per allentare un pò il colletto della camicia, il suo corpo si stava scaldando parecchio complice anche la tensione del momento, però non poteva di certo finire in un bagno di sudore. Decise quindi di concentrarsi ad osservare le altre persone e tentare di cogliere con l’orecchio qualche parola interessante per intrufolarsi in qualche conversazione. Amanda dove era finita? Possibile che fosse sparita così dal nulla?
    Ecco che il silenzio fu rotto da quelli che Shoya aveva visto nel bosco, uomini vestiti di bianco ornati dalla corona d’oro, gli scagnozzi di Crescent, parecchio scarsi nel combattimento, ma comunque molto fastidiosi. Chissà quale era il loro ruolo all’interno dell’organizzazione e soprattutto quando si paleserà questo oracolo?
    Era una serata piena di domande e di poche risposte, Shoya doveva smuovere un pò le acque, rischiare un pò di più e cercare di ottenere informazioni per conto suo; così a passo lento e senza dare troppo nell’occhio decise che non si sarebbe abbufato di cibo, ma bensì avrebbe tentato di intrufolarsi nella stanza opposta a quella dove si trovava: la biblioteca.
    Shoya sapeva bene come muoversi senza far rumore e da attento osservatore aveva notato che le guardie erano schierate solo al piano terra, quella zona invece sembrava poco presidiata, come se non ci fosse nulla da nascondere oppure il culto pensava di avere tutto sotto controllo. Se fosse stato beccato avrebbe potuto usare la classica scusa del bagno, era uno “nuovo” questa sera e probabilmente gli sarebbe stato concesso il beneficio del dubbio. Per cui con movimenti felpati e naturali avrebbe tentato di allontanarsi dalla folla per poi entrare nell’archivio e curiosare qua e là senza toccare nulla, meglio non lasciare alcuna traccia.
    I suoi sensi erano all’erta, ad ogni minimo rumore era pronto a scattare per difendersi o per nascondersi. Doveva però necessariamente trovare qualcosa, altrimenti sarebbe stato tutto più complicato.
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    Entrare in una casa ben arredata come quella dopo essere stato circondato solo dal vuoto della campagna e dalle stelle era come avventurarsi in un mondo separato dall'esterno tramite attenti rituali. L'odore di incenso che entrava nel naso degli ospiti e che non abbandonava totalmente neanche la sala dove stava avvenendo il rinfresco aiutava a separare l'aria impura di Tokyo da quella di quel luogo sacro. La luce calda si distingueva dalle luci al neon a cui erano così abituati tutti in quella villa ed il calmo susseguirsi di eventi programmati voleva dare un ordine al caos che solitamente finiva per immergere tutti nelle feste. Era per rispetto che nessuno parlava o perché qualcosa nell'atmosfera li influenzava nell'agire così? Ognuno degli ospiti preferiva non rimanere solo a mangiare quando possibile e la mancanza di musica rendeva il conversare l'unico suono che attraversava la stanza tra un passo e l'altro. E agli organizzatori sembrava andare bene così, apprezzando quell'aria di austerità rispetto ai discorsi poco seri e alle risatine che caratterizzavano il giardino.
    Era probabilmente una delle feste più noiose a cui avesse mai partecipato chiunque di esterno, compreso Shoya. Anche se non si era soffermato granché sul banchetto, i temi della serata erano tutti su cosa avrebbero chiesto, quanti soldi avevano con sé e altre cose che ad una persona normale non potevano importare granché. C'era da chiedersi se il Pro-Hero si potesse definire così e che cosa avrebbe risposto chiunque lo conoscesse rispetto a quella domanda. Ogni tanto qualche grottesca maschera lo osservava per un qualche istante come per giudicare silenziosamente il suo aspetto ma senza una voce, un viso o qualcosa che potesse indicare il suo status anche per i pettegoli veterani era difficile capire qualcosa. Probabilmente era per quello che sfoggiavano tutti quegli abiti pregiati e continuavano ad alludere alle loro ricchezze dietro un velo di finta modestia, impossibilitati ad essere sfacciati come al solito. Allontanarsi da quell'area non fu particolarmente difficile per il corvino, che passò praticamente inosservato dopo che i gruppetti si erano già formati e cominciavano ad entrare nel vivo dei discorsi. Il corridoio offriva la vista sull'entrata della villa, ora chiusa al freddo esterno e senza nemmeno il chiacchiericcio sembrava veramente desolata. O da un altro punto di vista, probabilmente la stanza dove si nascondeva il tesoro bramato da tutti era celata all'occhio di chi non aveva il privilegio di conoscere il destino. Gli bastò qualche passo per addentrarsi all'interno della biblioteca, dove non sembrava esserci anima viva in quel momento se non lui.
    Il ragazzo sapeva bene che Crescent sembrava possedere una certa ossessione per quelle che aveva chiamato "mappe stellari" e ciò aveva portato le autorità a svolgere alcune indagini tra chi collezionava libri ed anticaglie del genere. In Giappone era difficile trovare manufatti occidentali se non presso appassionati dell'argomento, cosa che poteva aiutare a trovare delle piste. Ed effettivamente stavano accumulando un certo numero di documenti che riguardavano spesso anche profezie che avrebbero fatto ridere uno studioso di astronomia, facendoli sempre di più classificare come uno strano culto di persone ossessionate da questi argomenti che poteva essere molto pericoloso. La stanza non era all'apparenza molto grande, più che altro perché librerie di legno scuro che sembravano grattacieli occupavano la maggior parte dello spazio. Erano presenti al centro un paio di scrivanie dove dei libri erano stati ordinatamente sistemati per essere utilizzati successivamente o dopo averne fatto utilizzo ma agli angoli della stanza sembravano essere posizionate un paio di poltrone in velluto rosso dove era possibile anche distendere le gambe. Sembrava una sala lettura ben utilizzata e dove ci si poteva perdere se non si faceva attenzione. Il primo libro aperto su uno dei mobili centrali sembrava essere un trattato sull'alchimia europeo ed anche se la materia era decisamente complicata per un giovane giapponese si poteva intuire che dovevano essere passati diversi secoli da quando era stato scritto l'originale. Sfogliandolo un po' si parlava di vari principi naturali e roba decisamente poco interessante in quel momento, ma forse poteva risultare più interessante notare che la maggior parte dei manuali su quel tavolo erano trattati contemporanei di Scienze dei Quirk. Era un argomento che forse poteva risultare più conosciuto e quasi nostalgico a Shoya, considerato che molte nozioni base spiegate alla Yuuei si basavano su quei testi. Forse non era veramente solo in quella stanza però. Avrebbe sentito dei passi provenire non dalle sue spalle, ma da uno dei passaggi creati dalla presenza di due librerie. La maschera gli copriva parzialmente la vista e forse fu quello a permettere ad un'altra persona di avvicinarsi.
    Oh? Perché c'è un gattino smarrito qui? - Una voce dolce, quasi fanciullesca venne da una donna dal volto che sembrava quasi finto. Se doveva fare un confronto con qualcosa, forse i robot sponsorizzati di LIVE INC potevano avvicinarsi. La prima cosa che notò fu che al contrario di tutti, persino di Amanda che sembrava piuttosto conosciuta, non indossava una maschera sul volto. I capelli a caschetto blu intenso sembravano brillare della luce arancione della stanza e gli occhi grandi sembravano quelli di una bambola. La pelle diafana era piegata in ciò che sembrava un impercettibile sorriso e una curiosa attenzione verso il nuovo ospite. I suoi abiti erano bianco puro e seppur andassero contro i larghi panni del membro medio di Crux, i suoi non erano decisamente quelli che incontreresti ogni giorno. Sembrava una specie di completo composto da un dolcevita chiaro stretto sui fianchi, il quale era quasi indistinguibile dai pantaloni attillati color neve. Le maniche del capo superiore si risolvevano però in un velo il quale si confondeva con uno che le copriva le spalle fino al seno. Quest'ultimo accessorio sembrava richiamare di più lo stile del culto.
    Sono letture interessanti. Però hai un odore che non ho mai sentito prima, lo sai? E una maschera nuova in effetti. Non ci sono molti nuovi ormai. - La donna si avvicinò di qualche passo, passandogli accanto e fermandosi proprio alle sue spalle. Cercavi qualcosa di particolare? Nessuno viene qui per qualche motivo. Sei il mio primo ospite in mesi. O sei finito qui per sbaglio? - La donna scandiva le parole come se leggesse ad alta voce i propri pensieri tenendo gli occhi spalancati e muovendo poco il viso. Era quasi un interrogatorio misto agli strani commenti che sputava senza pensarci. Ed era fin troppo vicina per gli standard di decenza.
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    Sgattaiolare fuori dalla stanza fu facile, nessuno si insospettì o cercò di fermarlo, perciò Shoya colse l’occasione e si intrufolò rapidamente in quella stanza che aveva intravisto precedentemente: la biblioteca. Nonostante fosse andato tutto liscio si teneva ben all’erta perchè comunque non era normale che una setta come Crux lasciasse andare in giro le persone senza tenerle sotto controllo, con ogni probabilità quei mitomani lo stavano osservando attraverso delle telecamere o sarebbero sbucati fuori dal nulla millantando che “avevano previsto che qualcuno si sarebbe allontanato dal banchetto”, insomma in qualsiasi modo si fosse comportato la setta avrebbe trovato una scusa per giustificare le sue azioni, per cui tanto valeva assecondarli e cercare di recuperare più informazioni possibili.
    La biblioteca sembrava molto piccola ma questo era dovuto all’effetto delle gigantesche librerie in legno scuro che componevano il perimetro di tutta l’area, occupavano molto più spazio di quanto se ne potesse immaginare, ogni passo riecheggiava per qualche istante poi il suono veniva smorzato dal legno e dalla carta, per cui la stanza risultava parecchio insonorizzata rispetto al resto della villa. Gli occhi di Shoya caddero inevitabilmente al centro della stanza, la quale presentava alcune scrivanie con molti libri aperti come se fossero attualmente in consultazione o in attesa di essere consultati, inoltre in fondo alla biblioteca vi erano due poltrone che avevano tutta l’aria di essere parecchio comode, ma ora non era certo il momento di sedersi e rilassarsi.
    Il Pro-Hero diede un rapido sguardo dietro di sè e attorno a sè stesso: nessuno all’orizzonte, per cui si fiondò direttamente sulle scrivanie per controllare i libri aperti e trovare qualche indizio che gli potesse tornare utile.
    Il silenzio era così presente che Shoya poteva udire il suo respiro, persino il suono delle pagine che venivano sfogliate sembrava amplificato; non si sentiva del tutto tranquillo, non riusciva a comprendere come mai tutti quei libri fossero saggi e trattati in merito alla Scienza dei Quirk, per di più opere contemporanee, quindi materia che lui aveva già affrontato a scuola più e più volte. C’era qualcosa che gli stava sfuggendo, non riusciva a connettere Crux a questo tema, piuttosto ogni pensiero relativo alla setta veniva collegato all’astronomia, alle studio delle stelle, alla cartomanzia e un pò tutto quel settore lì.
    Mentre si scervellava per trovare una soluzione all’enigma il giovane fu colto di sorpresa da un rumore di passi improvviso proveniente da destra: uno dei corridoio formato da quelle enorme librerie celava la presenza di un individuo sconosciuto di cui non si era minimamente accorto. Ancora una volta era stato colto di sorpresa e per di più con le mani in pasta, o meglio con le mani nei libri. La voce sconosciuta era femminile e all’udito sembrava essere anche molto giovane.
    Shoya non fece altro che ruotare il suo viso e un pò anche il busto per osservare in maniera più calma possibile la nuova arrivata. Non indossava la maschera, non era di certo una cosa positiva, aveva addosso vestiti bianchi, pelle bianca e dei capelli a caschetto di colore blu scuro; fu come ricevere un pugno in un occhio come abbinamento cromatico, inoltre gli occhi della sconosciuta erano davvero inquietanti quasi a dire: non sono umani.
    Comunque il Pro-Hero non poteva di certo cadere in un tranello proprio adesso, doveva uscire anche questa volta dalla situazione nel miglior modo possibile, o meglio fare almeno in modo che la sua copertura non cadesse così rapidamente, non aveva ancora raccolto abbastanza informazioni utili e tornare sconfitto in agenzia non era di certo un opzione, ma poi sarebbe mai uscito vivo da lì? Troppe domande nella testa, si stava agitando inutilmente, doveva ascoltare cosa l’estraneo aveva da dire e rispondere sfruttando il suo istinto e quanto aveva appreso fino ad ora relativamente a Crux.
    Credo che nessuno finisca “per sbaglio” in un posto. Beh io ho seguito i segni, e mi hanno condotto qui.
    Nel parlare Shoya aveva la voce un pò tremante, era stato colto di sorpresa dopotutto e il suo cuore stava battendo all’impazzata, sentiva puzza di bruciato. Per uscirne vivo dovette calarsi nei panni di Crescent cercare di parlare come aveva fatto lui nel bosco e muoversi magari come lui. Per cui l’eroe staccò le mani dai libri e le alzò leggermente verso l’alto come ad indicare dei segni invisibili che lo avevano condotto in quel posto. Ovviamente si stava inventando tutto, non aveva la minima idea di chi fosse questa tizia e di come risponderle, ma d’altronde qualcosa doveva pur dire.
    Sono nuovo? Oppure sono sempre stato uno di voi senza mai essere venuto ad un incontro? Chi può dirlo. Posso di certo affermare che le stelle mi conducono qui, e ci hanno fatto incontrare.
    Che diavolo stava dicendo? Non lo sapeva nemmeno lui, però sperava tanto che potesse funzionare

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    Era vero, gli occhi della persona appena mostratasi non sembravano nemmeno umani. Tralasciando che sembravano quasi innaturalmente grandi, il fatto che la donna fosse affetta da eterocromia non aiutava per niente. Uno era blu scuro, simile ai capelli, mentre l'altro possedeva l'iride completamente bianca. Nella società dei Quirk ci si scandalizzava meno per persone con la testa di un coccodrillo che per quelle cose semplici e naturali o così la maggior parte delle persone credeva. Era difficile capire veramente come i comportamenti sociali differivano se non chiedendo a persone veramente anziane, se si voleva almeno un commento veritiero e con più esperienza possibile. Tralasciando però i pensieri sulla sociologia, la ragazza dai capelli a caschetto era parecchio bizzarra anche nel modo di comportarsi. Da quando era lì non aveva ancora sbattuto le palpebre ed aveva mostrato fin da subito curiosità nel corvino, scaturita dalla sua presenza lì o forse dalla noia. In ogni caso, in seguito a quella risposta non fece altro che girare attorno a lui camminando come un pianeta attorno ad una stella.
    I segni dici? - Sorrise, finendo di ascoltarlo. La donna sembrò prendersi gioco di lui in seguito a quelle parole, senza provare a nasconderlo. Il Pro-Hero, finito di parlare, ascoltò solo la sua solitaria compagna di libreria fare una risatina. Beh, non sei mai venuto agli incontri e ti trovo qui a sbirciare nell'archivio. Mai sentito che la curiosità uccise il gatto? - Guardò verso l'alto soffitto, fermando finalmente la sua camminata attorno a Shoya. Smise di sorridere e sembrò quasi pensierosa ora che aveva smesso di interpellarlo, ma quel silenzio sembrava riempito da altro. Anche se proveniva evidentemente da Crux, la donna sembrava molto più diretta e decisamente meno adepta ai modi cerimoniali dei suoi colleghi.
    Con i suoi occhi di colore diverso, la donna scrutava e si chiedeva chi fosse quel giovane che non aveva mai visto all'interno della villa o della biblioteca. Non aveva mai apprezzato i modi lascivi e fin troppo aperti dell'organizzazione per cui lavorava. Poco efficienti, troppo attaccati alla forma e non alla sostanza. In realtà non aveva idea di come quel mucchio di distratti "sacerdoti" potesse reggersi ancora in piedi, non erano di certo innocenti di svariati crimini. Ed eppure eccoli lì a far entrare tutti senza alcun ritegno, attratti solo dalle loro tasche piene. Moodswinger, o così si faceva chiamare quella donna tra le loro fila, non aveva nulla di particolare contro Shoya il kitsune. Ma quel modo di parlare non l'aveva insospettita sul fatto che potesse essere una talpa, più che altro che si trattasse di un qualche tipo di ladro in cerca di libri costosi. La prospettiva di avere problemi con quella fastidiosissima donna però la fermava dall'utilizzare metodi più bruschi.
    Scherzavo, non voglio mica mangiarti. Se sei veramente del gruppo, un giorno ti riferirai a me come Moodswinger.-san. Se non lo sei, non mi importa particolarmente. - Si avvicinò alla scrivania, dove i libri sulle Unicità si accumulavano di più. Poteva fargli abbassare la guardia per fargli fare un errore? Forse. Non era sua intenzione impegnarsi troppo per un affare che non la riguardava, già la mandavano a destra e manca. Se cercavi qualcosa di particolare, spara. Non troverai qualcuno di più informato sui libri presenti qui dentro. Se sei ancora convinto sia il destino, non ci credo molto in queste cose. Preferisco i fatti. - C'era del sospetto nella sua voce ma anche sul suo viso che fissava la sua maschera, Shoya lo avrebbe notato senza problemi. Le parole scandite dalla bocca sottile di Moodswinger erano più subdole di quelle di Amanda o Crescent, preferendo un approccio dritto al punto. E forse ciò l'avrebbe fatto scivolare nella sua trappola, almeno secondo i pensieri del membro di Crux.
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    Non solo gli indumenti, ma anche il modo di fare e di parlare era completamente diverso da un classico membro Crux. Questo complicava parecchio le cose, Shoya era appena stato preso in contropiede e il suo volto si corrucciò in una leggera smorfia andando a mordersi il labbro inferiore; fortunatamente la maschera Kitsune gli copriva completamente il viso per cui la donna dai capelli a caschetto non si sarebbe mai potuta accorgere di questa reazione.
    Il cervello del Pro-Hero era già in moto per elaborare la prossima strategia, adesso cosa si sarebbe potuto inventare per risultare credibile e non far cadere la sua copertura? Di solito i membri di questo culto adorano le parole “destino”, “segni”, “stelle” invece ora sembrava non sortire alcun effetto, che lei non fosse effettivamente un membro di Crux? Magari era solo la custode di quell’edificio, oppure la proprietaria dello stesso e lo stava affittando ai mitomani vestiti di bianco?
    No, troppo complicato, inutile impelagarsi in questi ragionamenti avendo così poche informazioni; Shoya doveva escogitare un piano e alla svelta, non aveva grandi alternative.
    La donna dagli occhi di colore di verso continuava a camminare intorno al giovane con un sorriso stampato sul viso, le ultime parole del ragazzo l’avevano divertita e non lo nascondeva per nulla; sottolineò come quella stanza fosse un archivio e non una classica biblioteca, inoltre fece anche una battuta abbastanza macabra sulla curiosità.
    Shoya deglutì forse un po' troppo rumorosamente, iniziava a pensare di essere stato scoperto e perciò le sue mani e il suo corpo iniziarono ad essere prese da un leggero formicolio, l’istinto di colpire e fuggire prendeva piede nella sua testa, ma dovette sforzarsi per reprimerlo in un angolo; c’era ancora margine di successo per quella missione: infatti osservando bene i movimenti e le stranezza dell’interlocutrice si potè notare come non stesse prendendo poi tanto sul serio quella situazione, era come se fosse divertita da tutto ciò e inoltre rispondeva in maniera diretta senza troppi giri di parole o metafore sull’astronomia.
    La donna decise quindi di fermarsi e iniziare a muoversi verso il centro della stanza dove vi erano tutti quei libri sulle unicità aperti e pronti ad essere consultati; disse di chiamarsi “Moodswinger”, non le importava se fosse un vero membro del culto e che non credeva nel destino.
    Quel susseguirsi di parole fece gelare il sangue nelle vene di Shoya, il quale era rimasto di sasso fin dal primo scambio di parole, tutta quella sicurezza che aveva mostrato poco prima stava vacillando pericolosamente, si sentiva improvvisamente nudo, tutto ciò su cui si era preparato non sarebbe servito con questa donna, non aveva armi per poter contrastarla in un dibattito dialettico e per di più avrebbe potuto far saltare la sua copertura. In questi casi la cosa migliore solitamente è parlare il meno possibile, in modo da limitare al minimo l’errore.
    Così Shoya deglutì un’altra volta un boccone amaro, cercò di regolarizzare il respiro affinché la sua voce non risultasse tremante o debole.
    Piacere di fare la sua conoscenza Moodswinger-san. Il mio nome è Sabito.
    Allungò le braccia lungo i fianchi e fece un brevissimo inchino verso la donna. Ricambiare la presentazione era il minimo per non risultare villani.
    Avrei una domanda, lei conosce davvero tutti i libri presenti in questa biblioteca? Sarebbe davvero impressionante.
    Il Pro-Hero optò per una minore esposizione, doveva fare in modo che fosse lei a parlare e giocare le sue carte, una domanda aperta che potesse raccontare di sé con un complimento finale erano gli ingredienti giusti per far abboccare il pesce alla sua esca. Adesso doveva solo rimanere il più possibile tranquillo e non rivelare i suoi timori interni.
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    Sa-bi-to. Me lo ricorderò. - La donna rispose all'inchino muovendo il braccio sinistro di fronte a sé in un fluido movimento, un gesto atipico per gli standard giapponesi, assomigliando più all'inchino di un attore teatrale che di una persona educata. Socchiusi gli occhi per un secondo tornò poi sul kitsune, finalmente ricevendo una risposta su quello che le interessava. Non sapeva ancora se stesse giocando a fare il ruffiano o fosse veramente impressionato dalla sua capacità di memorizzare i libri lì dentro. Si era dimenticata una cosa importante una volta e da allora aveva deciso che non le sarebbe sfuggito più niente, anche quelle inezie come ciò che si trovava tra quegli scaffali. In ogni caso, non le capitava spesso di ricevere complimenti e ciò le fece sinceramente piacere, alzando leggermente le sopracciglia sembrando più stupita che altro.
    E' il mio lavoro, Sabito-kun. Trascrivere le cose importanti ed eliminare dettagli superflui. Cose fuori posto... - Si poteva notare ad un occhio esterno quanto le piacesse dire cose che potevano avere più interpretazioni, senza nasconderlo particolarmente. In quella biblioteca lui era qualcosa che sicuramente era paragonabile ad un tarlo per Moodswinger. Un piccolo insetto che si nascondeva fino a quando non era troppo tardi e si notavano i danni. Non era ancora sicura che quel Sabito, il cui nome sicuramente non era quello, fosse l' per caso o per danneggiare il lavoro di Crux. Per quanto non sopportasse i metodi dei sacerdoti, lavorava sempre per loro.
    Ma difficilmente ne troverai qui. Ci sono molti trattati sull'astronomia e libri esoterici che meriterebbero di stare in una qualche cantina. D'altra parte qui arriva un sacco di roba che poi viene buttata, ma me la affibbiano a me da leggere... - Sembrò questa volta quasi scherzare, cercando di farlo rilassare un attimo. Tirare fuori cose da uno che sembrava nervoso poteva essere un lavoro estenuante, considerato che nonostante i suoi talenti non poteva di certo vedergli il viso attraverso la maschera. Anche Moodswinger avrebbe continuato con le domande possibilmente, ma questa volta ad entrare all'interno della stanza non furono ospiti che girovagavano casualmente all'interno della villa ma un membro dell'organizzazione criminale. Vestito con il suo velo bianco ed un singolo minuto ciondolo dorato, sembrava in cerca di qualcosa e la trovò già all'ingresso del salotto.
    Cosa ci fate qua? Stiamo chiamando a raccolta gli ospiti per l'udienza. - Il tono dell'uomo fu un po' brusco, forse dato più che altro dall'ansia di tenere tutto in ordine che dalla maleducazione. Notò solo dopo che colei che aveva incluso con Shoya non era una persona comune, ma qualcuno di ben più importante di un semplice sacerdote appena entrato in Crux. Sembrò spalancare la bocca come un ebete, l'unica parte del viso che poteva essere vista da sotto il velo e la sua semplice maschera, cominciando a farneticare delle veloci scuse verso la donna dai capelli a caschetto che sembrava estremamente irritata da quell'incompetente. Si avvicinò a passo svelto e il nuovo arrivato si paralizzò, ma Moodswinger non fece altro che sorridere e poggiare una mano sulla veste bianca del primo. Non era un sorriso naturale come quello che aveva rivolto a Shoya, ma così forzato che anche il meno sveglio degli energumeni si sarebbe accorto che non era molto contenta di ciò che era appena successo.
    Non ti preoccupare caro. E' il tuo primo giorno qui, vero? Speriamo non sia l'ultimo. - Socchiuse gli occhi e le lunghe ciglia quasi toccavano gli zigomi bianchi come il latte, piegati dal ghigno che aveva in volto. Fai passare il mio amico per primo. Non dobbiamo mostrarci scortesi con gli ospiti, ricordi? Se ti dicono qualcosa fai il mio nome, veloce. - Lo stesso falso sorriso lo avrebbe rivolto al Pro-Hero, senza dirgli nient'altro se non avesse aggiunto altro. La sua irritazione era sincera, l'ultima cosa che voleva era essere scambiata per qualcun altro. D'altra parte aveva raccolto la palla al balzo per allontanare quel tizio dalla biblioteca e cercare di capire chi diamine fosse. Se qualcuno lo aveva già visto, se c'era qualcosa di strano in lui. Nessuno doveva toccare i testi lì presenti, anche se li aveva sminuiti poco prima. Più che un favore quello fu un allontanamento forzato dalla stanza, salutandolo con la mano mentre il sacerdote si affrettava nel farsi seguire. Fu effettivamente un'uscita piuttosto veloce e poteva intravedere altri ospiti guardarlo incuriositi e forse un po' infastiditi dal fatto che quella persona mai vista fosse passata per prima, facendo nascere strani gossip su quell'uomo con la maschera da kitsune. I due scesero al piano terra, dove il varco bloccato dalle guardie era ora di libero passaggio, anche se queste non avevano lasciato totalmente quell'ingresso scoperto. Il membro di Crux sembrò scambiare due parole ai due, prima di invitare Shoya a proseguire.
    Vada dritto fino in fondo e superi la porta. Lì troverà le sue risposte. - Dichiarò mestamente, prima di fare un profondo ed educato inchino rivolto verso di lui. Sembrava ancora abbastanza spaventato dall'esperienza precedente e si dileguò veloce come una stella cadente dal cielo. Shoya doveva attraversare un dritto e lungo corridoio, illuminato da candelabri disposti in maniera perfettamente speculare lungo i due lati. Questi erano appoggiati su mobili in legno dall'aria pregiata ma non quanto il tappeto che si dilungava per tutta l'area illuminata. Lungo le pareti rosso scuro vi erano appesi numerosi quadri ma uno in particolare avrebbe attirato la sua attenzione: inizialmente sembrò un ritratto dell'uomo che conosceva bene, Crescent. Guardando meglio però sembrava essere quello di una ragazza dai capelli a caschetto che gli assomigliava molto. Stessa capigliatura bionda e corporatura, ma più giovane e con gli occhi più spenti e seri. Tralasciando ciò, Shoya arrivò alla fine notando la porta di legno scuro bloccargli il passaggio. Mettendo mano sulla maniglia in ferro, intagliata con decorazioni floreali, avrebbe guadagnato l'accesso ad un'altra misteriosa stanza.
    Buonasera gradito ospite. Si accomodi su uno dei cuscini. - Una voce familiare lo accolse in quel luogo lussuoso. Numerosi morbidi cuscini coprivano il pavimento, tutti di colori intensi e scuri che variavano dal blu intenso al bordeaux. C'era un profumo d'incenso addirittura maggiore a quello della sala rinfreschi il quale dava quasi alla testa. La camera non era molto grande e si potevano intravedere nella luce fioca delle candele le pareti tappezzate, ma il buio dava l'impressione che quel luogo fosse infinito. Al centro della stanza c'era seduta una figura che aveva già intravisto mesi prima, con la sua corona di gioielli ed il suo pregiatissimo abito bianco. Moonlander era lì a scrutare quello che sembrava essere un prezioso catino il quale conteneva un liquido nero come la pece. Ai suoi lati, due figure nascoste nel buio indossavano la veste bianco puro, tenendo qualcosa nascosto tra le mani.
    E' grazie al destino che lei è riuscito a trovarsi qui in questo preciso istante. Pensi bene a ciò che deve chiedere, perché il tempo è limitato e non si ferma per nessuno. - La voce del membro di Crux era roca ma anche gentile e delicata e al contrario di Moodswinger non sembrava prendersi gioco di chi era appena entrato. Anzi, quel consiglio sembrava estremamente sincero.
    Quando è pronto, ripeta con me... "Tramite il fuoco troviamo i nostri fratelli che giacciono nell'oscurità di un altro mondo e loro ci donano le risposte che cerchiamo". - Quel mantra fu scandito ritmicamente, come leggendo una poesia. Ed l'indovino li presente tenne le mani giunte come in preghiera, osservando l'ospite porre la sua domanda impaziente.
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    La conversazione non stava poi prendendo una bella piega, Moodswinger era parecchio sveglia e dava proprio l’idea di non essersi bevuta nemmeno una delle bugie che Shoya le stava riversando contro. Il fascino e il carisma del pro-hero non avevano alcun effetto su di lei e sinceramente non sapeva più che pesci prendere, forse la soluzione migliore sarebbe stata quella di chiedere scusa per l’intrusione e di allontanarsi il più velocemente possibile, avrebbe evitato di attirare troppo l’attenzione su di sé e così sarebbe potuto tornare a mischiarsi agli altri ospiti dell’evento; oppure continuare ad addentrarsi in questa pericolosa conversazione e cogliere altre informazioni.
    Mentre il ragazzo stava iniziando a sudare freddo per sua fortuna un’altra persona irruppe nella stanza facendo convogliare su di sé tutte le attenzioni, Shoya si voltò molto rapidamente, non vedeva l’ora che capitasse un evento del genere per svignarsela a gambe levate. Un membro del culto vestito di bianco e con la coroncina d’oro aveva appena varcato la soglia e con tono brusco disse che stava chiamando tutti gli ospiti per l’udienza con l’oracolo, nessuno doveva trovarsi lì in biblioteca.
    Shoya chinò leggermente il capo come a volersi scusare, ma si bloccò perché la reazione dell’uomo vestito di bianco fu totalmente inaspettata: infatti quest’ultimo era entrato in biblioteca con fare brusco e irruento, ma adesso al cospetto di Moodswinger continuava a piagnucolare chiedendo scusa per i suoi toni e i suoi modi. La donna con i capelli a caschetto sembrò parecchio irritata, ma decise di non rispondere al fuoco con il fuoco, anzi si avvicinò e appoggiando una mano sulla spalla del novizio cercò di rassicurarlo sottolineando che l’ospite “Sabito-kun” sarebbe dovuto passare avanti a tutti gli altri.
    Come reagire ad una situazione simile? Ancora una volta facendo finta di niente e la maschera Kitsune fu davvero un salva vita anche questa volta. Shoya era rimasto spiazzato, aveva capito che la donna fosse sveglia, intelligente e anche di un certo grado nella scala gerarchica, ma mai avrebbe immaginato che potesse addirittura dare degli ordini e incutere tutto quel timore. Lui aveva sbagliato il suo approccio con lei fin dall’inizio, si sarebbe dovuto mostrare molto più reverente e timoroso invece che spavaldo e sicuro di sé.
    Comunque non era quello il momento di piangere sul latte versato, il pro-hero fece un profondo inchino rispettoso verso Moodswinger e si affrettò a seguire il sacerdote verso l’uscita della biblioteca, la donna dentro la stanza salutò entrambi con un sorriso palesemente forzato e con un gesto della mano ad indicare “finalmente siete andati via”. C’era qualcosa di molto sospetto in lei, ma adesso Shoya doveva tornare concentrato perchè aveva tutti gli occhi su di lui, gli altri ospiti lo stavano fissando e bisbigliavano complotti, critiche e gossip: chi era quello sconosciuto con la maschera Kitsune che veniva addirittura accompagnato per primo dall’oracolo?
    Sinceramente spaesato e confuso il giovane raccolse tutte le forze che aveva per simulare una camminata fiera e sicura di sé mentre scendeva le scale e tornava al piano terra. Adesso era il momento di giocare le migliori carte e portare a casa la partita.
    Il novizio spiegò che avrebbe dovuto attraversare per intero il corridoio difronte e poi entrare nell’ultima stanza, finito di parlare si congedò in maniera repentina ancora visibilmente scosso dall’esperienza di prima. il Pro-Hero fece un cenno con il capo e senza aggiungere altro mosse i primi passi attraverso quell’uscio che inizialmente era celato dalle guardie, mentre adesso era percorribile. Ogni passo fu misurato con estrema calma e pazienza mentre i suoi occhi continuava a rimbalzare da destra a sinistra per cogliere qualsiasi indizio potesse aiutarlo nella missione. Il corridoio era estremamente lussuoso a partire dal tappeto così morbido da attutire ogni rumore di scarpa, ben curato e illuminato dai numerosi candelabri appoggiati su preziosi mobili in legno. Sulle pareti erano affissi così tanti quadri da non poterli contare, ma l’occhio di Shoya cadde su uno in particolare che ritraeva una figura bionda, dalla carnagione chiara e che già aveva incontrato precedentemente: Crescent. Ma era davvero lui? Gli venne il dubbio di controllare meglio, ma forse sarebbe risultato sospetto agli occhi delle guardie, non poteva sapere se in quel momento era sotto osservazione o meno. Meglio fare finta di niente.
    Con il cuore che batteva ad un ritmo molto veloce Shoya arrivò davanti alla porta dell’oracolo, già da fuori si poteva sentire un forte odore d’incenso, l’inalare quell’aroma lo avrebbe aiutato a tranquillizzarsi e reagire in maniera più tranquilla e meno impulsiva. Poggiando la mano destra sulla maniglia di ferro riarmata minuziosamente in tema floreale, il giovane spinse la porta e varcò la soglia entrando in questa nuova stanza buia e debolmente illuminata dalle candele. Il pavimento era cosparso di cuscini parecchio eccentrici, colori contrastanti e forti tra loro. Ma gli occhi di Shoya caddero sulla figura che sedeva al centro, la quale non esitò ad accogliere il suo ospite parlando con un tono di voce parecchio familiare alle orecchie dell’eroe. Erano passati mesi, ma non avrebbe mai potuto dimenticare quella sagoma e quella voce: Moonlander.
    L’eroe dovette raccogliere tutte le forze interne che aveva, si sarebbe aspetto di vedere Crescent al centro della stanza e non Moonlander, durante lo scontro nei boschi del monte fuji non aveva dato l’impressione di essere una figura così importante, sì aveva un quirk decisamente forte: creare dei portali per il teletrasporto, eppure non aveva avuto modo di spiccare come autorità, sembrava un membro del culto come tutti gli altri.
    Oltre a lui c’erano altre due sagome celate al buio nella stanza, e questo non era decisamente positivo. Doveva trovare una strategia e alla svelta.
    Moonlander poggiò il suo prezioso catino e giungendo le mani tra loro recitò una poesia che anche l’ospite avrebbe dovuto recitare una volta pronto a porre la sua domanda all’oracolo.
    Shoya fece ancora qualche passo avanti, si distanziò dalla porta che aveva appena varcato e si lasciò inebriare da quel profumo d’incenso, ogni respiro sentiva il beneficio di quelle erbe e il suo corpo si tranquillizzava. Arrivato a questo punto era meglio giocare a carte scoperte, Moonlander avrebbe potuto attivare il suo Quirk in qualsiasi momento, bisognava giocare d’anticipo.
    Tramite il fuoco… del parco di Ueno e del monte Fuji… troviamo i nostri fratelli che giacciono nell'oscurità di un altro mondo e loro ci donano le risposte che cerchiamo
    Disse con tono solenne, pacato e con molta lentezza enfatizzando ovviamente le parole “Ueno” e “Fuji”, questo per far sì che l’interlocutore iniziasse a capire qualcosa e intavolare così un discorso.
    Se possibile, preferirei che facessi uscire i tuoi uomini dalla stanza… gradirei un'udienza privata...
    Gli occhi di Shoya attraverso la maschera cercavano di incrociare quelli di Moonlander. Il suo corpo ricevette una fortissima scarica di adrenalina, tutta l’agitazione di prima era stata dimenticata. L’eroe era appena entrato in azione e lo stava facendo quasi a viso scoperto. La prossima mossa? Beh dipendeva dall’oracolo, se avesse tentato di fuggire o di attaccare, Shoya sarebbe stato pronto a reagire.

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    C'era chi credeva veramente nel destino e a quel grande conglomerato di argomenti che andavano dalla magia all'astrologia. In alcune culture era ancora possibile trovare riti e superstizioni che per altre società erano fandonie e sciocchezze da creduloni. Neanche il Giappone era immune ad un influsso di "sciamani" che pretendevano di vedere spiriti e di esorcizzarli alle volte - ma ciò che spaventava le persone e le autorità era che di solito queste persone erano guidate da truffatori senza scrupoli in cerca di denaro. Si poteva dire che Crux fosse strutturata così, in un certo senso. Per quanto poco potessero analizzare, gran parte dei membri di basso ed alto livello sembravano veramente convinti di ciò che stavano facendo. Persino Crescent, l'apparente mente dietro ogni loro movimento, aveva esposto a Shoya il suo sogno senza riserbo. Ma Moodswinger aveva chiarito che non tutti gli affiliati erano così creduloni e ciò che conteneva la sua biblioteca voleva studiare tutt'altro che la rotazione dei pianeti.
    La bocca di Moonlander così si schiuse, lasciando trasparire per un secondo un'aria stupita decisamente non adatta a colui che doveva prevedere il futuro di chi entrava lì. Si sentiva in giro di Quirk in grado di rivelare il futuro ma spesso si trattava solo di capacità di calcolo superiori che davano un riscontro variabile. E anche contando questo, Shoya sapeva bene che l'unicità di chi aveva davanti era ben diversa. Sugli occhi dell'uomo che Shoya cercò nel buio giaceva però una maschera decoratissima che ne copriva il viso, in maniera decisamente più prudente degli altri membri che aveva avuto il piacere di conoscere di Crux. Guardandola bene notò che quelle quattro "braccia" dorate che partivano dal centro erano in realtà ali di qualche volatile sconosciuto, ma si poteva osservare una gemma azzurra dall'aria preziosa. In quel mare di oscurità il ragazzo chiese di parlare da solo con Moonlander, il quale ricompose la propria aria solenne e priva di emozioni.
    Quindi ti sei mostrato alla fine. - Rispose così il sacerdote, guardando direttamente la maschera che nascondeva il suo volto. In quel silenzio c'erano solo i loro respiri e quelli degli uomini ai margini della stanza, apparentemente delle statue di sale anche dopo quella richiesta. Moonlander abbassò lo sguardo sulla pozza nera, prendendosi qualche secondo per ricominciare a parlare.
    Acconsento, ma solo per il grande rispetto che Crescent-sama ha per te. Voi, uscite. - La sua voce era sempre delicata, ma ferma e di chi era abituato ad avere sottoposti obbedienti. Un gesto della mano come per spazzare via una mosca dalla propria vista bastò per far arretrare le persone disposte ai lati. Shoya avvertì il rumore dei passi ed un fruscio lontano, segno che erano usciti da quel che poteva capire tramite i propri sensi. Poteva solo fidarsi dell'indovino in quel momento.
    Non pensavo che saresti tornato veramente. Dopo quella giornata non ho visto un futuro qui... In questo fuoco... - Con calma, tirò fuori qualcosa di scuro dalla sua veste. L'uomo sembrò sfregare tra le mani l'oggetto ed un paio di scintille avrebbero danzato di fronte a loro per qualche istante, prima di morire e rinascere all'interno di quel liquido scuro. La sostanza prese fuoco istantaneamente, creando un continuo e basso strato di fiamme che danzavano a poca distanza da loro.
    Non ci penserò due volte a mandarti fuori da questa villa se proverai a fare qualcosa di strano. Ma tu hai il diritto di parlare e io il dovere di ascoltare seppur questo si contraddica alla mia natura di custode di segreti. - Ormai la maschera del membro di Crux era puntata sul fuoco, al quale veniva restituito il riflesso della luce che produceva. Posò sul pavimento quelle che sembravano delle pietre scure, prima di unire le mani tra loro in un gesto di preghiera.
    Mi chiedo cosa possa volere un eroe da un posto del genere, così oscuro e pericoloso. A meno che tu non sia venuto qui solo con le tue forze, o sbaglio? - Concluse così piegando leggermente la testa di lato, mostrando il suo pallido collo adornato da una collana.
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    CITAZIONE
    Puoi chiedere a Moonlander le informazioni che desideri o provare ad attaccarlo. In ogni caso, risponderà come meglio potrà in tutti i sensi :zizi:. Ora che sono più libero possiamo andare più spediti, perdona per i lunghi tempi di risposta precedenti!
     
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    L’aria all’interno della stanza era pregna di incenso e forse anche di qualche sostanza allucinogena, chi poteva dirlo; erano successe troppe cose e troppo velocemente per poter lasciare spazio alla fredda razionalità, Shoya aveva agito di puro istinto, anche se non era solito muoversi in questa maniera. La prima carta di quella partita era stata girata, niente più segreti di identità.
    Che fosse stata una mossa stupida o intelligente era ancora troppo presto, certo era che vedere l’espressione di Moonlander fu proprio una goduria; lui, quello che oggi si faceva chiamare l’oracolo e che avrebbe letto il futuro non aveva per nulla previsto l’arrivo dell’eroe al suo cospetto. Il biondo fece una smorfia e rimase come paralizzato, senza parole, statuario nella sua posizione, era evidente che non sapesse come reagire a quella situazione.
    Calò un silenzio imbarazzante colmato solo dal suono secco del respiro dei presenti, fuori nessuno sembrava essersi accorto di nulla e nemmeno le guardie all’interno avevano compreso la gravità dell’accaduto. Tra Shoya e Moonlander l’aria si stava elettrizzando, si era appena creata una forte tensione immaginaria tenuta ferma da un filo molto sottile, il primo dei due che avesse tirato troppo avrebbe fatto scoppiare letteralmente una bomba.
    Moonlander a quel punto girò la sua di carta e decise di assecondare il suo ospite, con un gesto della mano fece uscire tutte le guardie all’interno della stanza e dopo pochi secondi i due rimasero da soli isolati da tutto il resto, proprio quello che Shoya stava cercando e sotto la maschera sorrise in un ghigno decisamente soddisfatto, per il momento stava vincendo lui, aveva tutto sotto controllo.
    L’oracolo a quel punto iniziò a trafficare con degli oggetti e creò un piccolo fuoco all’interno della sua coppa contenente liquido scuro, probabilmente pece o altro che aiutasse ad alimentare il fuoco; infine iniziò a disporre delle pietre sul pavimento mettendosi a pregare mentre ribadiva che ci avrebbe messo poco a spedire il suo ospite fuori da quella villa se avesse commesso qualcosa di poco gradito.
    Shoya rimase in religioso silenzio ad osservare i movimenti del membro di crux, ma portò entrambe le mani dietro la nuca e andò a slacciare il gancio che gli teneva addosso la maschera Kitsune, adesso che erano da soli non aveva più alcun senso tenere quell’indumento, avrebbe solo impedito una corretta conversazione. Le parole di Moonlander comunque furono molto chiare e l’eroe che conosceva il Quirk del suo interlocutore sapeva bene che diceva il vero, avrebbe potuto creare un portale dal nulla e scaraventarlo a chissà quanti metri di distanza, purtroppo ancora non conosceva la vera portata di quel potere, ma era comunque da non sottovalutare.
    Togliendosi la maschera Shoya aveva compiuto un gesto azzardato, ma che forse avrebbe reso tutto più semplice, cioè far capire che dopotutto non aveva intenzioni ostili almeno per ora.
    Visto che hai acconsentito a cacciar fuori i tuoi sottoposti, io mi tolgo la maschera così che tra di noi non ci sia alcun filtro e tu possa guardarmi in pieno volto mentre parliamo.
    Disse il ragazzo elegante con tono deciso e sicuro, una sicurezza che fino a pochi minuti prima pensava non avere, adesso invece era consapevole di quello che stava facendo; il fatto che ancora non fosse stato cacciato era un buon segno, dopotutto anche quelli Crux vedeva del potenziale in lui, ed era proprio questo che doveva approfondire.
    Che tu ci creda o no, sono qui da solo e sono stato io trovare voi, non voi a trovare me e questa è la cosa che più mi innervosisce.
    Il volto di Shoya si incupì e il suo tono di voce iniziò ad essere più cupo, arrabbiato e rancoroso. Ripensava al suo incontro con Crescent nella foresta del monte Fuji. Prima gli diceva che aveva qualcosa da proporgli, che erano simili, che lo apprezzavano e poi invece quasi si sarebbero uccisi a suon di colpi. Poi mesi di silenzio e nessuna comunicazione. Cosa significava tutto questo?
    Voglio sapere che tipo di legame pensate di avere con me e soprattutto perché proprio io? Il tuo capo si è riempito di belle parole, poi ha cercato di uccidermi e non si è mai più fatto sentire, perché?
    Strinse la maschera che ancora reggeva con entrambe le mani mentre i suoi occhi infuocati sprofondavano nell’oscurità di dove si trovava Moonlander.


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    L'aria nella stanza stava sicuramente assumendo un'aria pesante e non era solo per l'incenso. L'estrema sicurezza del corvino era qualcosa di misterioso per l'uomo coperto in volto. Questo perché Moonlander non conosceva i motivi per cui dovesse sentirsi sicuro. Si crogiolava nel fatto che Crescent avesse indicato lui come una delle tante pedine del destino? Era l'unica cosa che dal suo punto di vista valeva la pena considerare. Non credeva che il ragazzo fosse così stupido da pensare che essere un eroe lo potesse salvare dalle conseguenze dell'essere arrivato lì senza invito e con fare irruento. Gli dava molto da pensare dietro quella maschera, ma perlomeno si sentiva al sicuro all'interno del suo tempio. No, c'era da dire che in quelle situazioni non riusciva mai a riporre totalmente la sua fiducia in sé stesso. Per quanto le stelle fossero qualcosa di immutabile e perfetto, lui era pur sempre un essere umano. Uno con il dono di interpretarle e studiarle, ma comunque soggetto ad errori. Dopo quelle parole dure rivolte verso Crux, l'uomo incappucciato rimase silenzioso per qualche istante, come per ragionare nuovamente sulle parole di Shoya per poi rispondere.
    Penso che questa sia una semplice prova di fede da parte di Crescent-sama, Ishida. - Questa volta pronunciò il suo cognome senza esitazione ma con la calma di chi pretende di saperne di più, forse per restituirgli un po' di confidenza che aveva prepotentemente preso dopo essersi levato la maschera.
    Nemmeno io posso scrutare nella sua mente, ma penso voglia aspettare il momento propizio per creare qualcosa di superiore. Mi ha parlato spesso di te e del tuo possibile ruolo in qualcosa di più grande, che continua da prima che io e te potessimo nascere. Ma non posso dirti l'intera verità senza avere garanzie su di te, così come tu non puoi aprirti completamente a me. - Questa volta guardò un punto non precisato nel fuoco, come se volesse vedere al suo interno il futuro che sognava. Lo vedeva quel posto radioso il quale gli era stato promesso quando aveva giurato fedeltà a quella causa, riusciva a scrutarlo per un millesimo di secondo guardando dietro i suoi occhi. Moonlander non era obbligato in alcun modo a rivelare segreti a Shoya Ishida, anche perché ne era custode. Ma proprio come ogni guardiano aveva anche le chiavi per aprire quelle porte sigillate e poteva farne uso quando ne preferiva. E soprattutto in questo caso aveva bisogno di tirare fuori almeno qualche scheletro per ottenere le informazioni che a lui interessavano.
    Permettimi quindi di porti io una domanda e di rivelarti qualcosa di concreto. A questi incendi e rituali compiuti sul suolo giapponese è stato dato un significato? O pensi che siano solo atti casuali? - Non c'era aggressività in quel quesito ma allo stesso tempo Moonlander non cessava di sembrare uno che poneva domande ovvie. Per lui sicuramente lo erano, ma in realtà voleva capire quanto ne sapessero le autorità di ciò che stavano facendo. Aspettò quindi una risposta, prima di proseguire.
    Crux non agisce mai per caso. Se si conoscono i luoghi, il pianeta è come un organismo vivente con il proprio sistema linfatico. Non credo che si possa trovare una risposta a queste azioni analizzandoci come farebbe un detective. Stiamo studiando un metodo per creare un mondo migliore, tramite questo procedimento. - Moonlander sorrise appena, prima di elencare il numero due sulle sue dita ossute e flessuose. Anche per questo cerchiamo individui che possano darci un segno, una prova del nostro lavoro. Crescent è uno di loro, se vogliamo definirlo così. Avete mai avuto successo nel trovare qualcosa che si ricollegasse a lui? Qualche traccia o altro? Se vuoi sapere altro, gradirei una risposta. - Il fuoco si alzò quasi improvvisamente, facendo sentire il suo calore sul viso ora scoperto di Shoya. Era l'elemento comune a tutte le loro conversazioni. Non c'erano accuse di colpevolezza ma ci si rivolgeva a quell'elemento così familiare e allo stesso tempo così violento come se si trattasse di un oggetto sacro, di culto.
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