Stille nacht, laute tag

Role || Hanako e Hisoka/Gabriel

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    Odiava stare lì, detestava andarci, gli sguardi erano perforanti e pieni di giudizio ed opinioni. Erano come un'infinità di aghi che la punzecchiavano, provocandola ad agire ed alimentare i loro pareri. Era diversa da tutti loro, nel bene o nel male, e la cosa l'aveva sempre fatta sentire male, però c'era una magra consolazione in tutto ciò. Si era abituata, le sensazioni che provava non erano nuove, aveva imparato a conviverci e molto raramente ne provava di più intense, dunque doveva solo limitarsi a fare cosa faceva sempre. "Cammina, fai un passo alla volta, non guardare nessuno, prendi ciò che serve e puoi ritornare in camera tua," pensò la giovane che in quel istante si trovava sul marciapiede di una delle tante strade di Shibuya che come sempre era stracolma di gente. Per fortuna era già autunno e poteva permettersi di indossare una felpa che la copriva quasi tutta, lasciando poche tracce della sua figura o della propria pelle. Si era anche preso la briga di tirare su il cappuccio, intenzionata a tirarlo giù solo una volta entrata nella libreria.
    Raramente andava lì, non la faceva stare bene però allora perché ci è andata? Semplice, era da una settimana che era alla ricerca di quella serie di libri e non li aveva trovati da nessuna parte, nemmeno nei posti più forniti che visitava spesso. Sapeva benissimo che a Shibuya ci sarebbero stati, lo aveva visto, però voleva proprio essere certa che fosse la sua ultima opzione. Voleva tanto avere quei libri sull'Odiessa, di recente era un argomento che l'aveva interessata così tanto che era disposta ad andare anche lì, nel cuore di Tokyo.
    « Con calma, » si disse a bassa voce, prendendo un respiro profondo prima di alzare lo sguardo sulla libreria di fronte a lei. Era uguale a come l'aveva mostrata google, non c'era alcun dubbio che quello fosse il posto giusto. Decisa ad entrare, lasciò uscire l'aria cercando di calmare i nervi che erano già a fior di pelle. Presto e sarebbe potuta ritornare a casa, c'era quasi.
    In un gesto veloce fece cadere giù il cappuccio e facendo danzare i suoi capelli nel leggero venticello autunnale. Provò un fulmine salirle su per la schiena vedendo un passante guardarla dritto negli occhi, evitando subito lo sguardo notando le bruciature. La solita storia, dentro sarebbe stata la solita storia però era forte, c'è la poteva fare, loro non contavano. Erano dei alieni, non abitavano nel suo stesso mondo, la loro opinione era uguale a zero.

    L'interno della libreria sarebbe stato piacevole se non fosse per la quantità di gente in giro. Abbassò la testa per evitare di essere notata e l'alzò giusto per vedere dove stava andando, accompagnata da delle lunghe falcate che lasciavano trasparire una ragazza che non aveva tempo da perdere. La sezione storica non era molto distante né era difficile da notare, era abbastanza grande ed essendo un argomento 'noioso' non c'era molta gente salvo uno studente che per fortuna aveva di meglio da fare.
    Bene, ora doveva solo trovare quella collezione di libri. « Com'è che si chiamava... » tirò fuori il telefono per controllare il titolo e gli autori prima di mettersi a cercare, analizzando con minuziosa attenzione ogni scaffale per evitare di dover ripassare di lì. Era un posto grande, chissà quante tonellate di conoscenza c'era e volendo le sarebbe piaciuto ripassare e diventare una cliente più frequente (una rarità, siccome normalmente evitava di farsi vedere spesso nello stesso luogo), però c'era troppa gente per i suoi gusti.
    Un vero peccato.
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    Gabriel era un ficcanaso curiosone incorreggibile. I fatti altrui lo interessavano sempre più dei propri, anche perché ci voleva più impegno a metterli in luce, si sentiva un archeologo.

    Da ragazzo – ancora a malapena il guscio vuoto di una persona – osservare chi lo circondava era tra le poche cose con cui si teneva occupato. Negli anni imparò ad interpretare certi comportamenti, far caso a ciò che gli altri tralasciavano, e infilare ogni individuo in certi pattern.

    Cominciò da mera curiosità, diventando poi il carburante delle sue sfide. Per intrattenersi gli serviva trovare la gente giusta, no? Adesso invece... Era come fosse a dieta, ma volesse sfiziarsi comunque leggendo il menu o guardando in vetrina. Teneva a bada i suoi impulsi, eppure ancora si divertiva. Per un breve momento s'immischiava nella vita di uno sconosciuto, sbirciava attraverso una finestra che non realizzavano fosse aperta.

    E quella ragazza s'impossessò immediatamente di ogni sua attenzione.

    Era in libreria alla ricerca di un certo tomo, senza titolo né codice, solo un'idea nella sua testa del genere di volume che gli servisse. Scelse un negozio abbastanza grande convinto sarebbe stato più probabile lo avessero... Senza realizzare questo lo rendesse molto più dispendioso da trovare.

    Sopportò giusto qualche minuto di ricerca prima d'esalare un sospiro seccato, e poggiarsi alla ringhiera che dava sul piano di sotto. Proprio in quel momento la vide entrare.

    A quella distanza era solo una tra tanti. Gabriel non spendeva certamente tempo ad analizzare ogni singola persona gli si parasse davanti, specialmente se già aveva un obiettivo per la giornata... Eppure lei, solo varcando la soglia, sembrò reclamare le luci di qualche invisibile riflettore.

    Gli occhi dell'azzurro seguivano soltanto la donna, sfumando ogni altra sagoma lì attorno.

    Non gli era ben chiaro il perché. Ovvio, aveva notato gli sfregi, ma non era l'unica persona a Tokyo deturpata da una ferita. Gabriel stesso era cosparso di cicatrici. Per la maggior parte nascoste, ma i segni alla mano e i kanji impressi a lama sull'avambraccio s'incontravano spesso con gli occhi del pubblico.

    Tuttavia non si faceva problemi a girare in maniche corte, come quel giorno, o rivelare i propri altri "trofei" nella giusta situazione. Era abituato alle attenzioni, così tanto che una volta era lui stesso a cercarsele, mettendosi nei panni di un Giullare.

    Chissà se anche lei si trovava spesso quanto lui al centro di sguardi inquisitori. Avrebbe spiegato perché – nonostante si muovesse con fermezza e convinzione – fosse anche impestata di un'aura terribilmente incerta. Lo sguardo e il corpo tradivano non fosse a suo agio. Sembrava volesse sparire... O far sparire tutti gli altri, forse.

    Entrando nel cuore della libreria al primo piano, svanì oltre dove poteva inquadrarla, passando sotto la ringhiera. Gabriel non esitò un attimo a dirigersi con passo svelto alle scale. Doveva ritrovare il contatto visivo perso.

    L'apparente vulnerabilità della donna aveva un che di intrigante, quando si mischiava alla sua pelle e la convinzione nascosta poco sotto la superficie. Pareva covasse una storia non scontata dentro di se... Sembrava una persona interessante.

    Si aggirava per gli scaffali ignorando ogni altra persona che non fosse la ragazza. Si sporse per ogni corridoio di libri, scannerizzò a colpo d'occhio ogni gruppetto. Finché la sua ricerca non lo portò all'angolino meno frequentato dell'edificio. Vi era un ragazzo alle prese con un volume sul collasso di Roma, e dietro di lui, lei, impegnata ad ispezionare ogni dorso che le capitava sott'occhio.

    L'approcciò senza una vera idea di cosa volesse ottenere. Si lasciava spingere dalla curiosità anche fino a far cose che si sarebbe potuto risparmiare. Però era sicuro che se non le avesse rivolto la parola quando poteva, giunta la notte se ne sarebbe pentito.

    « Hello, madam~ ♥ ​»

    Era ciò che avrebbe detto, se non si fosse fermato a metà respiro. L'avrebbe distratta dai titoli con la solita cadenza melodica, il sorriso imperturbabile, il tono sottile quanto affilato... Ma ripensò agli incontri col finto Hisoka, con Kala, e alle lezioni che gli avevano impartito gli ultimi mesi. Era vero quel che aveva promesso a Shinjiro, era capace di crescere dai propri sbagli.

    « Hey. ​»

    Le disse, sforzandosi più del dovuto nel modulare la voce per sembrare una persona normale. Abbassò di qualche grado il suo sorriso, sperando di sostituire l'aria inquietante con qualche tocco più rassicurante.

    « Ho visto che anche tu stai cercando qualcosa. ​»

    ...Ancora non aveva la minima idea di come rompere il ghiaccio, però. Se non nei suoi metodi soliti. Come s'iniziava una conversazione con qualcuno senza metterli subito in un angolo?

    « Posso darti una mano? Poi magari puoi aiutarmi un po' tu a trovare il mio, sembri intendertene meglio di questo posto~ ​»

    « And when they say they're satisfied: They're lying, they're lying. »

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    Non era mai stata una che reggeva bene quando qualcuno le rivolgeva la parola dal nulla dietro di lei, oppure se qualcuno la toccava per ottenere la propria ottenzione. Nove volte su dieci questo risultava in lei che veniva spaventata, mentre il resto delle volte era perché se lo aspettava o era a lavoro ed era a suo agio, nel suo ambiente naturale. Quella volta, però, nella biblioteca, non fu diversa dalle altre e prontamente, quando sentì quell'altra voce, sobbalzò mentre il suo dito sfiorava il dorso di un libro. Il cuore iniziò a battere più velocemente, la sua mano venne poggiata su di esso nel mentre lei si girò per inquadrare la persona che si era messa fra lei e la quiete che lei tanto ambiva.
    Si trattava di un ragazzo ben più alto di lei, dalla tinta azzurra e dall'apparenza beffarda che a quanto pare voleva qualcosa da lei. Prenderla in giro nel bel mezzo della biblioteca? Chiedere aiuto? Qualsiasi cosa sia, Hanako sperava che non fosse niente di importante, non aveva voglia da spendere con lui. Non rispose al saluto, rimase sulla difensiva, osservandolo, aspettando nel frattempo che il suo battito cardiaco calasse. « ... che ti serve? » non le interessava, a dirla tutta, di essere aiutata, preferiva dargli una mano e ritornare a cosa stava facendo prima. In quelle situazioni vorrebbe tanto tirare fuori Midgar giusto per avere qualcuno vicino a sé, però tristemente quello non era possibile. « Non... a me non serve aiuto, grazie, » giusto per metterlo in chiaro, lo aggiunse subito dopo rendendosi conto che l'altro avrebbe fatto domande o ancor peggio, avrebbe insistito. Non le interessava fare la gentile, però se collaborare voleva dire toglierselo di dosso il prima possibile, così sia, non avrebbe detto di no.
    Il suo sguardo poi si soffermò sulle braccia del tipo, analizzando in quei pochi secondi disponibili ogni angolo sul quale riusciva a far passare i suoi occhi. Vedeva quelle ferite e quei segni, ricordi di eventi che lei non avrebbe mai saputo eppure non sentiva alcuna vicinanza a lui. Non riusciva a provare qualche legame, guardando quei dettagli il suo cuore rimaneva impassibile - non le interessava. Non cercava qualcuno che la capisse, cosa se ne avrebbe fatto dalla comprensione di qualcuno simile a lei? Non poteva mai esserlo, non era l'esterno né il passato di una persona che la interessava. Chissà se quello lì si era avvicinato proprio per le sue bruciature, magari lui la vedeva altrimenti? Pazienza, in tal caso non sarebbe stato difficile dirgli di no.
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    Avevo segnalato l'assenza rivolgendomi a Miracle... Perché non mi aspettavo si protraesse abbastanza da sforare anche con te ^^" Adesso sono tornato operativo!

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    I loro occhi avevano praticamente lo stesso colore, notò Gabriel. Seppur sul volto della donna sembrassero più brillanti, nel contrasto con i segni alla pelle. Il suo sguardo – però – era macchiato da un filo di tensione.

    L'aveva fatta sobbalzare soltanto al suono della sua voce, trascinandola a forza fuori dalla sua bolla di concentrazione, forse portandola in una situazione in cui non sarebbe mai entrata di sua volontà.

    Questo la mise immediatamente sulle difensive. Le risposte al suo approccio comunicavano volesse solo tagliarla corta, stava tentando disperatamente di scavarsi un buco da cui evadere...

    Gabriel desiderava saperne di più su quella donna talmente singolare. E per farlo avrebbe dovuto ingaggiare qualche tipo di conversazione, senza che lei si sentisse sotto pressione. Cercare di sfondare le sue barriere di forza bruta le avrebbe solo rese più spesse.

    Doveva essere l'opposto del suo stato naturale. Mettere la gente all'angolo e costringerle a partecipare nei suoi giochetti funzionava quasi sempre... Ma per oggi avrebbe lasciato certe tattiche nel fodero.

    « Hmm, che mi serve... Bella domanda, hah. ​»

    Il 93% della comunicazione umana è non-verbale. C'era un motivo se anche dicendo cose innocue il Jester era in grado d'intimidire, così come la ragazza sfregiata aveva comunicato il suo disagio senza parole.

    Gabriel sapeva impiegare il proprio linguaggio del corpo come una spada. Forse, facendo l'esatto opposto, avrebbe ottenuto un risultato inverso dal solito. Aveva già reso il sorriso meno intenso e abbandonato la melodia strafottente della sua voce solita, ma non era abbastanza.

    Ammorbidì le proprie spalle, prese una postura meno rigida, così da de-enfatizzare la propria altezza. Essere squadrati dall'altro stimolava gli istinti da preda nel cervello umano, per guadagnarsi la fiducia della ragazza avrebbe dovuto rendersi il più innocuo possibile.

    Parte di ciò era anche mettere ben in luce le proprie mani. Nasconderle era interpretato dal subconscio dell'interlocutore come una possibile minaccia, richiamava l'innata diffidenza verso l'ignoto. Gesticolando e tenendo in vistai palmi ci si mostrava disarmati e degni di fiducia.

    « Ho in piano un piccolo progetto in un campo di cui non so nulla. Se non so qualcosa cerco di scoprirlo, ma in questo caso non so nemmeno cosa dovrei sapere... Ha senso? ​»

    Distolse lo sguardo con fare pensieroso, riflettendo sull'immenso ammontare di opzioni in quella libreria. Ovviamente anche spezzare il contatto visivo regolarmente era studiato per rassicurarla. Essere fissati in maniera contigua, specialmente da così vicino, alimentava un'atmosfera opprimente.

    Stava facendo di tutto pur di bypassare le sue difese "consce" e agire direttamente sul suo stato d'animo. Voleva sedare le sue ansie il più possibile, privarla di ogni minaccia, e renderla consapevole non fosse intrappolata. Sapere che c'è sempre un'uscita aperta fa miracoli per i nervi.

    ...Ovviamente sperava non la varcasse troppo presto, quell'uscita.

    Tirare in ballo quel suo "progetto" evitava la risposta secca e conclusiva che lei andava a cercare, aprendo la porta ad una conversazione. Forse avrebbe chiesto qualche chiarimento, come minimo per sapere cosa consigliargli al fine scansarselo di dosso.

    Oppure se ne sarebbe infischiata e basta, non l'avrebbe sorpreso.

    « Tu però sembri una lettrice ben più impegnata~ Cerchi qualcosa in particolare, o segui l'ispirazione del momento come me? ​»

    Curiosò, gettando un occhio allo scaffale su cui prima lei scorreva lo sguardo. Non le serviva aiuto a trovare il suo libro e Gabriel non si sarebbe imposto, però capirne un po' di più dei suoi gusti avrebbe dato la prima pennellata al ritratto di quella donna.

    E sperava anche gli fornisse qualche altro appiglio.

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    Alzò leggermente il sopracciglio quando sentì la risposta del tipo, perplessa se per caso l'avesse scambiata per un membro dello staff che di sicuro sarebbe stato più qualificato per dargli una mano. Invece no, il fato volle che fosse lei la vittima dei suoi dubbi e per amore del proprio tempo libero e della sua bolla di spazio vitale che le piace mantenere era obbligata ad aiutarlo. Che fare, dunque? Come detto prima, ignorarlo non sarebbe servito a niente, dunque aiutarlo era la scelta migliore ma poi sorgeva ad un'altra domanda, ossia quanto le andava di aiutarlo? Chissà, bisognava vedere quanto si sarebbe rivelato essere insistente quel tipo, che per sua sfortuna avrebbe presto scoperto la risposta: molto. Però rimaniamo al presente, con Hana confusa e perplessa su cosa dirgli. « Non... aspettarti molto aiuto, allora, » c'era da dire che il leggero scazzo che stava provando la stava aiutando a non bloccarsi dopo ogni parola, però era comunque bloccata dalle sue abitudini dunque più di tanto non poteva dire. Lo voleva, assolutamente, toglierselo dai piedi in quel momento sarebbe stato un sogno, però il suo corpo e la sua mente avevano dei limiti.
    Per fortuna però il ragazzo si spiegò meglio, ma rimanendo comunque vago ma per lo meno ora aveva un'idea un po' più chiara. Le seccava comunque aiutarlo, però se l'altro non aveva altro da dirle, così sia. « Si, » rispose seccamente, poggiando il dorso della mano destra sotto il mento, evitando lo sguardo dell'altro per rifletterci su. « Hai... internet, o corsi d-di studio. Qui mi... sembra poco utile, » non poteva sapere lo stato del tipo, però se iniziava dal basso andare subito a leggersi libri le sembrava leggermente controproducente. Se lui era uno che se la cavava bene nel insegnarsi le cose da solo allora tanto meglio, però non sapeva se avrebbe fatto tantissima strada prendendo un paio di libri e via, servivano sempre le fondamenta. Per fortuna per la mitologia, storia e così via per lei era bastato prendere dei libri scolastici e via.
    « ... cosa te lo fa pensare? » era strano che lei rispondesse in questa maniera in situazioni come quelle, però non era dell'umore migliore e Gabriel non sembrava voler recepire il segnale, dunque pazienza. Non lo aveva chiesto perché l'altro aveva torto, anzi, aveva anche ragione però nella mente della ragazza non sembra che l'altro avesse molto per trarre quella conclusione. Oh certo, è timida ed è in biblioteca dunque deve essere la ragazza occhialuta che si sfionda di libri, vero? Non era infastidita, però diciamo che preferiva non indossare le vesti di uno stereotipo. « C-Comunque, mitologia greca. L'Odissea. » e sperava che l'altro trovasse l'argomento noioso così non avrebbe approfondito con altre domande, permettendole di andare a casa.
    Da sola.
    Con musica rilassante, senza venir disturbata.
    Che cavolo.
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    Difficile dire se la situazione fosse migliorata alcunché, il feedback della donna rimaneva distante e repulsivo... Ma sembrava meno preda di prima. Forse era davvero riuscito a rendersi innocuo, e la ragazza in risposta aveva sopito un po' dell'ansia lasciando spazio al fastidio.

    Suonava strano, però sarebbe stata una situazione preferibile. Se cercava di toglierselo attivamente dai piedi significava non la stesse intimidendo o preoccupando (troppo).

    « Nah, ho sempre imparato meglio per conto mio, scorrendo pagine vere piuttosto che digitali. ​»

    Diceva così, quando i suoi grandi tempi da lettore erano ormai relegati all'adolescenza. In età adulta preferiva imparare... Facendo. Eppure certi metodi e discipline non poteva coltivarli senza un seme iniziale, ed era andato in libreria proprio per trovare il suo.

    Era nostalgico. Ricordava quando spendeva notti intere a divorare tomi su Teoria dei Giochi, Linguaggio Non-Verbale, Psicologia, Inganno, e altro. Tutte materie a cui non si sarebbe mai avvicinato senza gli utilizzi che ritrovava nelle sue sfide.

    Col tempo tutti quei trucchetti divennero seconda natura, prima per Hisoka e poi per Gabriel.

    « Ad esempio le pubblicazioni di Jo-Ellan Dimitrius e Joe Navarro. È anche grazie ad esse se oggi so "leggere" al volo il carattere delle nuove conoscenze. ​»

    In particolare "Reading People, Anytime, Anyplace" e "What EveryBODY is Saying", di cui aveva consigliato la lettura anche ad Akahito sperando di renderlo un cinghiale meno abbindolabile... Con scarsi risultati.

    « ...E tu mi sei immediatamente saltata all'occhio. Hai l'aria di chi sa il fatto suo, e non solo in materia di libri~ ​»

    Già, non era troppo prezioso per ricorrere alle lusinghe. Non che fosse del tutto falso! Si muoveva a passo sicuro tra gli scaffali e consultava i dorsi con la rapidità di chi era a suo agio in quell'ambiente, se fosse sembrata fuori luogo quanto lui avrebbe trovato un altro pretesto nell'approccio.

    Però... Quello era, un pretesto. I motivi che la rendevano intrigante agli occhi di Gabriel non erano qualcosa che poteva spiegare senza mille equivoci e offese non-volute. "Gran belle cicatrici, devono avere una storia interessante dietro! Ti va di raccontarmene?"

    Allo stesso tempo, quanto poteva valere interagirci in un mare di mezze-verità? Le aveva rivolto la parola perché voleva scoprire che persona fosse, cosa nascondesse aldilà del broncio. Non ci sarebbe riuscito se entrambi si nascondevano dietro una parete, lei d'introversione, e lui di falsi alibi.

    « Se devo essere onesto... ​»

    Lasciò che le parole si fermarono a mezz'aria, una breve pausa per riflettere, e valutare se dire quel che davvero pensava.

    « Sembri una persona che vale la pena conoscere. Sto davvero cercando dei libri, ma probabilmente avrei trovato qualsiasi motivo per attaccare bottone. ​»

    Stavolta si assicurò la stesse guardando, non voleva perdersi il primo impatto della frase. Continuare sulla linea dello sconosciuto in cerca d'aiuto non avrebbe portato molti frutti, constatò. Ma forse lo sconosciuto che voleva conoscerla sarebbe stato quantomeno più originale.

    « Sorry, non era mia intenzione importunarti! Però se non ti avessi rivolto la parola dopo averti visto, so che l'avrei rimpianto~ ​»

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    A... ha. Giovane eppure boomer dentro, dunque un hypster, uno che voleva fare il diverso giusto per andare controcorrente oppure le pensava veramente quelle parole? Personalmente a Hana non importava la veridicità di ciò che l'altro aveva detto, trovava semplicemente idiota il significato di quella frase e se non fosse così asociale avrebbe risposto molto pesantemente. Però la verità è diversa e, non volendo perdere la compostezza né tempo, decise di forzarsi a dire il minimo sindacale. « Quella è... r-rispetto la tua opinione, » era inutile continuare, specie se avrebbe visto quel tizio solo quella volta e poi le loro strade si sarebbero divise per sempre. Non aveva tempo da perdere con fantasmi di storie altrui.
    Non apprezzava chissà che l'idea di poter leggere le persone solo dal loro corpo, non perché la considerasse una menzogna però non ci metteva abbastanza importanza. Hana era una che riponeva molta importanza nello spirito delle persone, in ciò che nascondevano anche perché il linguaggio corporeo, così come quello verbale, poteva essere finto. Per questo apprezzava l'onestà, la rivelazione di segreti e cose che la gente teneva nascoste perché erano quelle che dicevano al mondo chi sei davvero. Il motivo per cui Hana ha sempre un'opinione così bassa di se stessa. « C-Chi è che s-sei, scusa? Non mi conosci, » quello si, però, che la infastidiva ad un lato personale, la gente che pensava di conoscere qualcuno dopo solo un paio di minuti. Le persone che credono di leggere l'anima dell'altro ma che in verità riflettevano le loro aspettative sugli altri, mentendo più che altro a se stessi. « Non li conosco, gli autori, c-comunque, non fanno per me, » e così sperava che l'altro capisse che non era lì per conoscerlo, era lì per aiutarlo e basta.
    « A-Aprezzo l'onestà, ma n-non ricambio l'interesse, » con tono freddo e secondo alcuni sicuramente rude, la giovane non era chissà che interessata nel conoscere meglio l'individuo. Nel caso remoto che quello ci stesse provando con lei, non solo aveva sbagliato approccio però proprio gli dispiaceva per lui. Incrociò le braccia all'altezza del petto, sguardo ancora sfuggente ma che dava l'aria di una persona che preferiva stare altrove. Sapeva che avrebbe dovuto andare in una libreria più piccola, dove poteva stare da sola per i fatti suoi. « S-Scuse accettate, ma s-stavamo parlando di te. Vai al s-sodo, per favore, » odiava balbettare ed avere difficoltà nel esprimersi, però quando era nervosa, infastidita e così via non ne poteva fare a meno. Era già tanto che aveva mantenuto quel discorso, giusto per uscirne come la persona più matura fra i due ed anche per fare pratica, sapendo che fare la lepre di fronte ad ogni incontro la sua vita sarebbe rimasta miserabile per sempre. Era difficile, però, quando tutto il suo essere voleva scappare, quando voleva zittirsi e doveva strapparsi le parole di bocca. Però la vita era fatta da tanti piccoli passi avanti, se desiderava darsi la migliore vita che poteva, quelli erano ostacoli che doveva imparare ad affrontare, dunque per il suo bene doveva farlo. Così facendo la prossima volta avrebbe avuto le forze per distruggerlo verbalmente.
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    Hmm, dove aveva fatto il passo falso? Perché lei sembrava leggermente offesa, o quantomeno si tratteneva dal dire quel che stava pensando. Più le parlava e meno sembrava ci fosse una via per vincere. Forse Gabriel non ci sapeva proprio fare nei suoi tentativi di normalità, o forse approcciare lei in particolare era un passo più lungo della gamba.

    Che ci poteva fare, gli piacevano le sfide. Era normale si cercasse sempre ciò che era troppo difficile.

    « Hai ragione, non ti conosco, e non ho insinuato altrimenti. Se già ci conoscessimo non avrei motivo di esser qui~

    Però saper distinguere a colpo d'occhio chi ne valga la pena e chi no è utile. Tu mi sei sembrata una persona interessante, tutto qui. ​»


    Interesse non ricambiato, aveva messo in chiaro la donna. Il che era normale visto che erano completi sconosciuti... Tuttavia la ragazza si era immediatamente chiusa davanti a quel tentativo di contatto umano. Senza sapere se riserbasse piacere o dolore, aveva deciso non valesse il rischio e bruciato preventivamente i ponti.

    Qualsiasi legame nasce da uno stato di apatia reciproca, solo dalla neutralità ci si può alzare o sprofondare.

    « Il mio nome è Gabriel Daystar, piacere d'incontrarti ♥ ​»

    Odiava inchinarsi, specialmente nella maniera asettica e formale di quella nazione. Quindi lo faceva con un che di teatrale, un braccio aperto ad ala e l'altra mano che si poggiava al petto. Molti giapponesi nemmeno si aspettavano uno "straniero" s'inchinasse, quello era il suo compromesso.

    Chissà se lei avrebbe risposto alla presentazione o se l'avrebbe nuovamente snobbato.

    « Venendo a conoscerci potremmo odiarci, così come potremmo apprezzare la compagnia reciproca... L'unico modo per scoprirlo sarebbe sperimentare, non trovi? ​»

    Il concetto era vero per ogni interazione umana, qualcosa che a quel punto sospettava la donna non conoscesse bene quanto i libri.

    Gli aveva chiesto di andare al sodo, ma quello era il sodo, quello vero ed onesto. La ricerca del libro era passata in secondo piano sin da quando aveva posato lo sguardo su di lei, e trovarlo sarebbe valso poco senza l'opportunità di avvicinarsi alla ragazza.

    « Apprezzerei l'opportunità di spendere un po' di tempo assieme, se me la volessi concedere. Qual è il peggio che potrebbe accadere? ​»

    Sentiva una dolcezza diabetica sulla lingua nel pronunciare quelle parole. Non era mai stato così gentile e accomodante con nessuno, per quanto fosse più di calcolo che di cuore. Non era un modo di fare che gli stava comodo, ma era la maniera migliore per approcciarla adesso che la sua pazienza vacillava. Si chiedeva quanto più rapidamente sarebbe corsa via se avesse incontrato il solito Gabriel.

    « Se proprio la mia presenza ti da ribrezzo, dimmelo e vedo di dileguarmi~ ​»

    Ancora una volta si assicurava di non metterla all'angolo. Aveva messo in esplicito i suoi intenti, e lei era liberà in qualsiasi istante di portarsi al riparo. Sperava quel senso di sicurezza la portasse – ironicamente – a rischiare di più. Si poteva essere più azzardati quando si vedeva la rete di sicurezza.

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    Che cavolo di gioco stava giocando quello lì? Qualcosa le diceva che forse non era solo un civile, per come era convinto e spinto sul volerla conoscere, come se fosse stato ordinato a farlo. Possibile che fosse a conoscenza che lei facesse parte di Deep Void? Non era da escludere, specialmente ora che quello lì davvero non se ne voleva andare, nonostante i segnali eleganti e cortesi che gli aveva fatto notare. L'altra opzione era che fosse davvero idiota, scemo o ignorava il buonsenso e ciò che voleva dire essere civili, cosa che la faceva sentire meglio siccome era qualcosa che anche una come lei comprendeva. Se uno non voleva parlare con te, era inutile continuare. « G-Grazie? » il complimento però lo accettò giusto per porre fine a quella pagliacciata, resistento alla tentazione di dirgli che il problema era che lei non trovava interessante lui. Anzi, l'aggettivo che usava per descriverlo era ben diverso e complimentatorio. « Smettila però, è... m-metti ansia, » ennesima risposta fredda, però che altro gli poteva dire? Era spuntato dal nulla e si era messo a parlare in quel modo, sfidava chiunque a dire altrimenti.
    Annuì col capo quando l'altro si presentò, incerta se quello era davvero il suo nome e l'atteggiamento teatrale la rendeva ancora più incerta. « Chidori Yuri, » un nome ovviamente falso e se necessario gli avrebbe anche dato un'indirizzo falso, con tanto di documento. Non esisteva che lui dovesse venire a conoscenza della sua identità; aveva un brutto, brutto presentimento. Cercò di dirlo con sicurezza, per cercare di rendere più convincente la sua bugia, anche se onestamente data la sua timidezza e comportamento asociale che aveva mostrato fin'ora non esisteva che lui lo venisse a sapere.
    Lo ascoltò per ancora un po', pensando a ciò che potesse succedere a spendere tempo con lui. Essere rapita? Consegnata ad un'altra fazione come ostaggio? Di peggio? Chissà. Trovò interessante però la menzione sull'odiarsi a vicenda, era una possibilità concreta e lei sicuramente non lo trovava simpatico, però odiare era una parola grossa. « Non... N-Non ti odio né mi dai ribrezzo. Senz'offesa m-ma quello... vorrebbe dire che mi importi di te, » rispose, dunque, dopo aver raccolto le energie per aprir bocca. « Parlo... p-poco con gli sconosciuti, specie se i-insistono così tanto, » e se l'hanno speventata le chance che lei li tratti bene cadono a picco, non che lei provava tutti questi sensi di colpa con chi non conosceva. « N-Niente di personale, » altra bugia, però l'aveva detto per non essere quella meno matura fra i due e per avere un qualche modo di difendersi nel caso le cose precipitassero. Un pregio di quella situazione, però, era che erano in una biblioteca, ossia un posto pubblico, e finché lei rimaneva lì lui non poteva fare niente. Un urlo e lei era apposto, aveva anche un'accusa pronta all'uso. Non le piaceva parlare con lui, però in effetti lei lì era intoccabile, anzi, forse aveva anche il coltello dalla parte del manico.
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    Chidori Yuri. Probabilmente il primo nome a caso che le era venuto in mente, considerando che in ogni risposta era stata balbuziente e titubante, ma "rivelare" la sua identità apparentemente non la turbava. Poco male, l'importante era associarla a dei suoni e dei caratteri.

    « Non ti odio né mi dai ribrezzo. ​»

    Parole che lo portarono all'attenti. Che fosse il momento di una svolta significativa? Cos'altro poteva seguire una frase così promettente–

    « Quello vorrebbe dire che mi importi di te. ​»

    Per mezzo secondo provò a trattenersi, ma le risate ebbero la meglio. Si lasciò andare in maniera brusca quanto genuina, e nonostante non avesse alzato particolarmente la voce erano suoni che non si potevano ignorare in un reparto così sparsamente popolato.

    « Allora lo hai un po' di pepe dentro~ ​»

    La complimentò tra qualche ridacchiata residua. Si chiedeva se l'avesse detto conscia di come suonasse, o fosse un caso di brutale ma ingenua onestà. Entrambi i casi la rendevano una frase troppo peculiare per non apprezzarla.

    Era un peccato non facesse passare più liberamente ciò che nascondeva dietro la facciata timida. Forse era proprio per via delle ferite, e il modo in cui sembrava sentirsi vittima del pubblico, che sopprimeva le proprie frustrazioni invece che lasciarle libere. Poteva essere un modo per proteggersi evitando il confronto diretto.

    « Well, miss Yuri, ancora non mi hai invitato a smammare quindi suppongo sia veramente dedita all'aiutarmi nella mia ricerca. ​»

    Disse, gioviale. Intanto la superava, proseguendo per un paio di passi nel corridoio di scaffali dandole le spalle. Le aveva offerto ogni possibilità per porre fine alla loro conversazione e continuava a rifiutarsene, seppur in ogni altra risposta si facesse sempre più secca e diretta. Che avesse i suoi motivi o fosse troppo codarda per farsi voce, il problema era suo finché non lo contraddiva.

    « Cerco qualcosa in materia di... Economia? Finanze? O magari management in generale, anche se credo in realtà mi servirebbero tutti e tre. ​»

    Scorreva lo sguardo per i dorsi che lo affiancavano a destra e sinistra, assottigliando lo sguardo su ogni titolo che incominciava con la lettera giusta. Esauriti i livelli superiori, si abbassò in uno squat per controllare i più bassi.

    « È da qualche tempo che ho una mezza idea per un negozietto. Peccato che non sappia cosa sia l'altra metà. Ancora nemmeno ho deciso il tema, l'importante è che sia un'attività di qualche tipo. ​»

    S'illumino con la luce della scoperta, e partì come un gatto in una zampata che separò il volume dai suoi compagni.

    « Perché il vero valore non verrebbe da cosa fa il business, ma chi lo compone. ​»

    Salì in piedi – libro alla mano – e con due passi tornò al cospetto di Chidori. "Omero - Odissea" leggeva a grandi lettere la copertina, sul cui sfondo vi era la stilizzazione nero-su-rosso di una classica nave greca.

    Lei aveva espresso non le servisse aiuto... Infatti Gabriel aveva fatto tutto da solo, non c'era stata collaborazione.

    Una mano le porse il bottino, l'altra andò ad affiancare la bocca nel classico gesto della signora pettegola, che stava rivelando qualcosa che dovesse rimanere tra i due.

    « Il twist è che sarebbero tutti criminali o villain, me compreso. ​»

    E lasciò tali parole in sospeso tra i due, così com'era il libro. La frase sembrava minacciosa senza il contesto più ampio che solo all'azzurro era concesso... Ed era curioso della reazione di quella donna che sembrava nascondere talmente tanto.

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    La reazione fu meno violenta o brusca di quanto aspettato, il tizio rimase lì e si limitò a darle un complimento con un certo tono allegro. Non aveva completamente inquadrato quel Gabriel, aveva capito a grandi linee, circa, come si voleva atteggiare però erano quel genere di reazioni che le davano dettagli che rendevano l'immagine più completa. Difficile da leggere e complessa, certo, però le dava anche delle idee e teorie sulle sue reazioni. Chissà cosa nascondeva dietro quella facciata, se quella era una maschera o se era davvero così - domande intriganti, ma di poca importanza. « Non... non miravo ad offendere. V-Volevo giusto... d-dire c-come stavano le cose, » che fastidio quel balbettio, però il messaggio era chiaro, non lo trovava simpatico però aveva meglio da fare che stare lì ed insultarlo. Come, per esempio, dargli quel benedetto aiuto, aiutarlo nel trovare quel libro e toglierselo di dosso. « T-Tengo fede alle mie promesse, » non era una bugia, era vero ma non era nemmeno così dedicata al proprio onore. Non voleva essere vista come una bugiarda, dunque evitava di avere abitudini di mentire nel tempo libero per timore che queste percolassero nell'ambito lavorativo.
    Quando finalmente disse i dettagli su cosa stesse cercando, la ragazza poggiò il mento sulla sua mano cercando di riflettere. Erano delle richieste abbastanza normali per qualcuno del genere, si sarebbe aspettata poesia o letteratura però non era così. Beh, almeno per la prima parte la soluzione era semplice, dunque Gabriel non avrebbe dovuto attendere molto prima di sentirla nuovamente aprire bocca. « S-Stranamente concordo su quell'ultima cosa. Comunque... u-una libreria s-scolastica o universitaria. Lì forse avrai più successo a t-trovare qualcosa, » in un posto pubblico come quello era difficile trovare qualcosa di specifico, siccome non solo era enorme ma era anche pubblico. In un posto come in una libreria mirata per studenti era più facile trovare libri dedicati a quelle materie, senza contare che quelli sarebbero stati anche più facili da seguire per un novizio. « P-Penso che lì le basi sarebbero facili da... i-imparare, ecco, » non si aspettava mica che lo aiutasse anche a capire cosa avrebbe venduto, vero?
    Comunque, in quel lasso di tempo non lo aveva seguito molto, infatti quando riportò i suoi occhi dorati sulla figura maschile la ritrovò con un libro in mano, proprio quello che stava cercando. « ... grazie, » ricordava che gli aveva detto che non le serviva aiuto, infatti il tono rispecchiava quel sentimento, però che altro poteva fare? Rimetterlo lì e cercare un'altra edizione? Meglio ingoiare quel rospo, ignorare il senso d'orgoglio ed andare avanti. « Carino. F-Faccia attenzione, » si limitò a dire quando prese il libro fra le braccia, ascoltando la confessione di Gabriel che onestamente poteva anche essere una bugia. La cosa meno credibile non era che lui fosse un criminale, aveva tutte le carte in regola per esserlo data la personalità, ma il fatto che voleva reclutarne altri. Magari il negozietto era una metafora e voleva creare un gruppo più grosso? Sarebbe stata una cosa da menzionare ai suoi superiori, anzi era decisamente qualcosa da tenere a mente dunque perché farsi sfuggire quell'opportunità? Lui stesso aveva detto che non lo aveva cacciato via fin'ora, poteva benissimo continuare a giocare la carta della ragazza fin troppo timida e debole (però evidentemente stronza) per mandarlo via e chiedergli delle domande in merito. « Anche se... c-come mai criminali? » non si aspettava complimenti o altro se avrebbe tirato fuori uno scoop, però magari un altro nome a cui prestare attenzione e, nel caso, da silenziare era utile. Meglio prevenire che curare, e visto che l'altro non se ne voleva andare per conto suo, mentre lei a quel punto aveva un motivo per non mandarlo via direttamente, poteva benissimo punirlo per la sua voglia di parlare.
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    Edited by Decadent Albatross - 17/11/2021, 22:16
     
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    Lo sguardo dell'azzurro si assottigliò, fisso su "Chidori". Dal loro incontro quella ragazza non gli aveva mostrato altro che ansie, frustrazioni, e preoccupazioni... Nonostante ciò non sembrava importarle molto delle rivelazioni criminali di Gabriel. Le aveva confessato fosse un villain alla ricerca di colleghi e la reazione di lei fu più che moderata.

    Interessante.

    « Una libreria studentesca? Hmm... ​»

    Aveva senso. In un negozio del tipo – o ancor meglio una biblioteca universitaria – non vi era bisogno di riempire scaffali con horror o fantascienza, si saltava al nocciolo e c'era l'opzione di approfondire fino in fondo.

    Era un po' meno entusiasta all'idea di doversi recare da qualche altra parte e continuare quella ricerca, piuttosto che uscire da lì con un volume in mano. Avrebbe dovuto chiedere una mano ad Ailen. Era uno studente, dopotutto. Forse poteva rovistare dove non lasciavano entrare ventiseienni senza manco un diploma.

    « Visto? Sapevo fossi una persona affidabile. Thank you for the advice~ ​»

    Le sorrise, soddisfatto, accennando un inchino da cavaliere.

    Pensando ad Ailen, poi: Senza l'incontro con lui – e poi con Aragaki – non si sarebbe mai accesa la scintilla d'intenti che lo portava al cospetto di Yuri quel giorno. E adesso assomigliava a un cerchio chiuso, con lei che lo spediva da lui, e lui che faceva da base alla risposta di Gabriel. "Come mai criminali?"

    « Lo stesso motivo per cui i pompieri buttano acqua sulle case in fiamme, piuttosto che quelle sane. Sono coloro che più ne hanno bisogno. ​»

    Aogiri riuscì a scagionare Hisoka dopo l'assalto a Lion Heroar, ma come facciata pubblica, l'Èclipse non poteva permettere che un ex-carcerato macchiasse il loro buon nome lavorando ai tavoli.

    Quella fu la sua esperienza in ogni altra facciata della "società onesta", se qualcosa non gli era conferito per i canali dell'Albero, ogni altra opportunità veniva chiusa a priori in luce del suo passato.

    « Vuoi un lavoro? Un appartamento? Un contratto qualsiasi? Sarà meglio la piccola checkbox dei precedenti sia vuota, o la tua richiesta finirà nel tritacarte. ​»

    Paradossalmente, scontare la sua pena in un sistema giudiziario che si diceva riabilitativo l'aveva reso più dipendente dal crimine, non meno. Innumerevoli altri cittadini dalla fedina penale sporca si trovavano nella stessa trappola.

    Tutta la buona volontà del mondo non abbatteva il pregiudizio di una città pretenziosa come Tokyo. Chi si bagnava nelle acque peccato era costretto ad affogarci, da lì alla fine dei propri giorni.

    « Ma di recente ho realizzato: Se nessuno è disposto ad aprire certe porte... Perché non farlo io stesso? Basterebbe invertire il processo~ Piuttosto che scartare certe persone, considerare solo esse. ​»

    Shinjiro aveva ragione, le grandi dimostrazioni di potere erano reliquie dei suoi tempi da Villain. "Fare la differenza" era ahimè meno scenico, ma non c'era altro modo per uscire dall'illusione del vigilantismo di strada.

    E non sarebbe stato facile colmare un vuoto che la città intera preferiva ignorare. Però Gabriel aveva sempre fatto le cose più difficili di testa sua, ciò che gli altri erano troppo pigri o stolti o noiosi per fare. Anche stavolta non era troppo diverso.

    « ...Tu cosa ne pensi? Sii onesta, sono curioso. ​»

    Le rivolse la domanda con un sorriso e le mani ai fianchi. Quella reazione così tranquilla ancora lo lasciava perplesso, forse scavando un po' più nell'argomento avrebbe inquadrato meglio ciò che nascondeva.

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    Che fosse affidabile lo sapeva, dopotutto non ha mai fallito un incarico per Deep Void e si vantava di essere una persona capace di tener fede ad una promessa. Nel suo caso si parlava di lavori di poco conto e non aveva ancora ottenuto la reputazione di una ragazza affidabile, sulla quale si può dipendere e la sua autostima era ancora molto, molto bassa, però il fatto che in quei anni non aveva casini per conto della fazione era una piccola medaglia d'onore. Che poi come mai ci tenesse a mantenerla con uno sconosciuto che lei non trovava nemmeno così simpatico, o neanche abbastanza motivante da sopprimere i suoi istinti da coniglio selvatico, era tutta un'altra storia. Magari era un aspetto che era rimasto puro ed intatto da anni ed anni di traumi, brutte esperienze e non corrotto dalla negatività che la inseguiva a causa del suo passato. In quel momento importava ben poco. « Nessun problema. C'è a-altro? » gli chiese, incrociando le braccia sotto il seno ed aspettando la sua risposta, appoggiando un po' del peso sulla gamba destra. Decisamente la sua pazienza era agli sgoccioli, però era dedita al lavoro o, in quel caso, a lasciare un lavoro pulito.
    Ed onestamente dopo aver sentito la risposta dell'altro alla sua domanda avrebbe preferito non porgliela, invidiando la realtà alternativa dove aveva girato i tacchi. Eccolo, l'argomento che più odiava e che le faceva davvero perdere la pazienza, salire il fastidio e perdere ogni voglia di conoscere meglio una persona. La gente che coglieva ogni opportunità per sputare tante belle parole senza peso, coloro che facevano dei loro ideali la loro intera personalità e che sognava di cambiare il mondo. Che fastidio. Perché non la potevano lasciare in pace, farla vivere nel suo mondo e concederle un paio di decenni di calma prima di ammazzarsi fra di loro, in una guerra ripetutà un'infinità di volte? Sospirò. Ora gli aveva passato la palla, dunque doveva dargli una risposta... vero? Si, o non se lo sarebbe levato di dosso, quello lì aveva la sensazione che era come una sansuiguga che non capiva con le belle maniere che non era voluto. « Sono... dei sogni... carini. A-Ammirevoli, ma... non fanno per me, » poteva almeno concedergli che la storia che aveva in mente era interessante, se fosse un libro sarebbe stato un incipit che avrebbe colto la propria attenzione. Non lo avrebbe letto, ma gli avrebbe concesso un'occhiata. « Non... N-Non li condivido, v-vivo con i piedi per t-terra. Scusa, » alzò le spalle ed inclinò la testa come a dire che non ci poteva fare molto, era così e basta. « Niente di personale, » se si sarebbe messo a lamentarsi allora davvero avrebbe girato i tacchi e tanti cari saluti, non aveva la pazienza per fare filosofia. Gli ideali delle persone non aiutavano a salvare chi è in bisogno, se quei sogni ne sarebbero capaci allora come mai la sua vita era andata in quel modo? Perché la sua era così miserabile ed ogni giorno doveva svegliarsi con l'angoscia nel cuore, l'ansia nelle vene e doveva lottare e combattere anche solo per mettere piedi fuori? Non se lo meritava, se gli ideali erano così utili come mai doveva faticare così tanto per anche solo arrivare al piano terra, al punto di partenza, come essere umano? Era quella società di eroismo ed ideali che creava quell'ombra così vasta, una controparte perfetta per quel falso sole che brillava. Se era una stronza indifferente parzialmente apatica era anche colpa loro.
    Si, doveva davvero andarsene da lì se quello non aveva intenzione di smettere.
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    Stavolta fu Gabriel a risponderle con una reazione contrariata. Storse il naso, incrociò le braccia, lasciò cadere un'occhiata perplessa sulla ragazza.

    « Non ho mai avuto sogni... Ma ho sempre un piano. ​»

    Quand'era un teppistello senza madre dall'unicità atrofizzata, non era il "sogno" di Tokyo che lo spingeva ad allenarsi ogni singolo giorno per arrivare ad un livello accettabile... Era il progetto di farlo. Desiderava buttarsi nella mischia di quella città, e si era mobilizzato per ottenere ciò che gli mancava.

    Ed era sempre stato così nella sua vita, qualsiasi fosse l'obiettivo.

    « Le visioni idealistiche le lascio ai Pro-Hero, persone a cui non voglio essere paragonato. Se devo entrare in scena io stesso è perché la gente che vuole un mondo migliore non ha la spina dorsale per crearlo. ​»

    Se non fosse stato un uomo con i piedi per tera, non sarebbe mai arrivato a quel punto, nel bene o nel male. Detestava chi spingesse le proprie ambizioni all'infuori del reale, erano le ipocrisie su cui il vecchio Hisoka balzava per dilaniarle.

    Gabriel non era un sognatore. Non si sarebbe prefisso certe destinazioni senza le risorse per concretizzarle, assieme alla determinazione per raggiungerle. Chi nei suoi programmi ci vedeva fantasia tradiva la propria indole debole.

    « So che non sei convinta. In questo caso, che ne diresti di una piccola sfida? ​»

    Le porse un sorriso distintamente volpino.

    « Quando riuscirò nel mio intento... Dovrai concedermi un'uscita, in un posto più tranquillo di questo. Se pensi mi stia costruendo castelli in aria non dovresti aver problemi, right? ​»

    Si rendeva conto che trattenerla lì ancora per molto era impossibile. E non c'era modo che lei gli concedesse un contatto o accettasse il suo. Perché non provare a legarsi assieme con quel tipo di filo?

    La ragazza dava la parvenza di possedere un certo codice interiore, riguardo le promesse e i doveri. Oltre che a un orgoglio malcelato. Forse un accordo tanto frivolo sarebbe in realtà stato il suo biglietto ad un secondo incontro, piuttosto che perderla tra i 14 milioni abitanti della città.

    « Sei molto più acculturata di me. Come ultimo aiuto, posso chiederti una mano a scegliere un nome? ​»

    Fece un cenno al libro che stringeva sotto braccio. Magari da proprio quel volume, o qualche sua altra lettura, avrebbe estratto un riferimento da affibbiare al suo negozio.

    « Quando sentirai di nuovo il nome sarà perché sono riuscito nei miei intenti... A quel punto basterà entrare e chiedere del proprietario~ ​»

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    Che sono i piani se non sogni presi troppo sul serio, o che uno pensa di poter realizzare? Hanako osservava l'altro parlare con uno sguardo totalmente freddo, indifferente salvo per dei momenti di confusione e disapprovo. Ci furono diversi momenti nel quale lei avrebbe voluto interromperlo ma non lo fece, la parte scientifica di lei era curiosa nell'osservare e documentare quel tipo di comportamento. C'era qualcosa di morbosamente interessante nell'atteggiamento di qualcuno così spinto e guidato da un sogno, che ignorava il buonsenso alla ricerca di creare vere delle fantasie. Non lo trovava simpatico, però sentirlo parlare era come guardare un video di un animale, ossia quel senso di incredulità che qualcosa possa davvero comportarsi in quel modo. Oppure era semplicemente il fatto che non aveva provato quanto oppressiva era la realtà? Magari non si rendeva conto che nessuno poteva cambiare la realtà, che semmai lo scopo di ogni essere umano era di costruire una bolla tutta per se stesso e viverci, creare nel suo piccolo la propria pace e plasmarla a proprio piacere. Oppure stava cercando di creare del senso dove non c'era, tutte teorie che su carta si reggevano ma che all'atto pratico potevano essere errate. Mancanza di informazioni? Probabile.
    Pure lui, non voler essere paragonato ai pro-hero eppure aveva un sogno quasi idealistico, voler creare un mondo migliore per delle persone che, in effetti, già ne avevano uno. Il mondo di sotto si era creato proprio perché quello di sopra, di luce e giustizia, li aveva rinnegati e non li volevano, inoltre era anche vero che se esisteva un pezzo di realtà giusto doveva sempre esserci la sua controparte. Crearne uno solo era come inseguire e cercare di trovare un monopolo magnetico, una vera e propria caccia all'unicorno.
    Alla fine non poté che essere sorpresa quando l'altro le propose quella sfida. Era serio? Non aveva capito che non era per niente interessata? Le fantasie che le persone si creavano erano infinite, però era vero che anche lei, in parte, era colpevole. Dargli corda era stato un grosso errore, però alla fine ne aveva tratto dei interessanti discorsi interni e l'ennesimo esempio di persona che non meritava di vivere nella sua bolla personale. « No. » gli disse, chiaro e tondo, volendo tranciare le sue sciocche fantasie che si era fabbricato nella sua mente contorta. « S-Sei un maniaco, » e con quello si mise il libro sotto il braccio, controllandolo ancora una volta prima di prepararsi a girare i tacchi.
    « N-Non sono la cl-cl... clientela che v-vuoi attirare, non t-ti posso aiutare, » non voleva avere niente a che fare con lui, aveva raccolto ed ottenuto quel poco di divertimento ed interesse da lui ed ora era il momento di smammare. Magari quella discussione sarebbe stata utile a farle capire ancora di più perché quel genere di persone non avrebbero mai ottenuto il mondo idealistico che volevano, siccome tutti erano i protagonisti delle loro rispettive storie. Collaborare era difficile se tutti volevano creare un mondo diverso, e farlo da soli era impossibile o qualcuno lo avrebbe già fatto, no? La malatia del mondo era proprio quello, incurabile, dunque perché non crearsi un angolino comodo dove spendere il resto dei propri giorni in lusso, calma e facendo ciò che uno trova soddisfacente e bello? Un proprio paradiso personale dove erano ammesse solo le figure che uno trovava degne, qualcosa di più fattibile ed in piccola scala, lasciando i sogni di grandezza ai pazzi ed illusi.
    Girandosi, e dando così le spalle al ragazzo, Hanako se ne sarebbe finalmente andata, cercando di uscire dalla libreria a passo svelto e deciso, proprio come era entrata. Non sapeva perché lo avrebbe dovuto salutare, non lo voleva incontrare di nuovo trovando quei discorsi frivoli ed onestamente la sua insistenza era raccappriciante. Doveva diventare più brava a dire di no a quella morbosa curiosità ed invece essere chiara e tonda, le avrebbe fatto bene alla sua salute mentale evitare persone come quelle. Parte di lei si chiese che avrebbe fatto, ma fu subito sedata dal buonsenso della ragazza, o almeno lei lo definiva così. Uno scambio di parole breve ma intenso, freddo ma a tratti intimo e che a modo suo rimaneva significativo.
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