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    REN MATSUDA
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    Balzò come un canguro su ogni colonna creata dalla sua alleata, riuscendo a firmare la condanna per quei freddi gusci robotici, privi d’anima ma che comunque sanno fartela dannare e questo Ren lo sapeva. Lo sapeva perché nella sua testa vi era sempre quella voce martellante e forse vi era anche un leggero pizzico di vendetta in quella “uccisione”. Finalmente si sentì a suo agio, per la prima volta da quando l’esame era iniziato ma non aveva terminato ciò per cui era lì presente. Si ritrovò accovacciato sul balcone del primo piano, dopo aver compiuto un balzo da quelle colonne artificiali. Evocò un sospiro di sollievo, misto a stanchezza ed appagamento, ruotando poi il capo da sinistra verso destra, alternando entrambi i lati una volta ciascuno. Non parve esserci altro nemico, ragion per cui poté iniziare a rialzarsi ma con un ritmo diverso dalle sue reali intenzioni, giacché sentì i muscoli del corpo contraddire il suo volere. Riconobbe il suo essere attuale in una figura sovrana che tuttavia era vittima di una ribellione, proprio da parte del suo popolo che similmente erano i suoi muscoli. Duri e violenti come la vita, rigidi e freddi come gli inverni. Dovette perfino appoggiarsi con la man manca ad un suo ginocchio, provando a drizzarsi e godersi un meritato momento di riposo, sfumato come quando una fiamma viene privata dell’Ossigeno. Ci vollero una quindicina di secondi affinché l’operazione prese il largo, donando infine al ragazzo una visione adesso più completa. Fortuna volle che il suo animo non fu piegato né la sua volontà e prima di ogni cosa, esaminò tutto ciò che era ai suoi piedi, precisamente i resti delle carcasse dei non-umani.

    « Spero ci sia qualcosa di utile... »

    E cercò come un pazzo per riuscire a trovare qualcosa che potesse effettivamente essere utile in quella situazione. Nonostante tutto, Ren era un ragazzo sveglio e sapeva che se non poteva contare sulla sua Unicità doveva affidarsi alle sue doti fisiche. Un tal pensiero pareva più una barzelletta che altro ma purtroppo non aveva né la voglia né il tempo di ridere e gioire. Quindi sarebbe ritornato sui suoi passi una volta compiuta l’analisi del materiale reperibile, portandolo poi con se nel prossimo futuro. Fu solamente quando udì la voce di Aki che smise di ficcanasare fra i resti dei robot, trascinando l’attenzione completamente sulla di lei figura e mostrandole un sorriso degno del miglior quadro pittoresco realizzato al mondo. Aizzò persino il braccio dritto verso il cielo, sventolandolo come fosse una bandiera al cospetto del suo salvatore.

    « SI! Siamo stati grandi! »

    Gli sembrò quasi essere tornato bambino, quando all’epoca aiutava la sua amata sorella a distruggere uno dei tanti e feroci mostri presenti in un classico videogames. Adesso però poteva far veramente la differenza, poiché non si trattava più di un gioco ma di essere proprio il protagonista di quella fantastica avventura e solamente lui sa quanto realmente ha desiderato essere lì presente, toccare la fiamma con le proprie mani, pronto a bruciarsi qualsiasi cosa accada. Infine cala il vento e giunse il momento di ammainare il braccio dritto, annodandolo al suo posto più naturale e ruotando l’intero corpo verso l’angolo posto alla sua sinistra, notando una lunga file di finestre aperte sopra la propria testa, pronte ad essere profanate dal giovane gentiluomo. Tentò di avvicinarsi ad una di esse, trascinando quel suo corpo ormai pesante più di un macigno. Perfino il suo respiro parve iniziare a risentire della stanchezza, mostrandosi goffo e tonfo. Ciò però non gli impedì di procedere ma allungò solamente il tempo con il quale il tutto fu realizzato. Aizzò lo sguardo oltre la finestra, costringendo il suo unico occhio buono ad assicurarsi che nessun pericolo vi fosse all'interno di quella stanza. Nessun pericolo però lo attendeva o almeno non in quella stanza. Quindi provò ad entrarvici, pregando il suo intero corpo d'interrompere il boicottaggio interno che stava per nascere e chiedendogli un ulteriore, e forse, ultimo sforzo. L'intento riuscì e furono le gambe quelle che per prima cercarono un accordo comune, piegandosi quindi al volere del cervello e seguendo alla lettera ogni ordine che quest'ultimo emanava. Esse permisero al giovane Ren di giungere a dalle scale in legno, cui furono salite con un passo tremendamente lento ed accorto, come se non volesse disturbare quella strana quietudine con un drastico scricchiolio. Arrivò in cima appena cucciato sulle ginocchia, tendendo a sporgere l'occhio dritto verso l'ignoto, non prima di aver deglutito le proprie paure.

    - Ostaggio trovato - Pensò quando il suo sguardo si posò su una fanciulla dal crine pallido e con le mani completamente bloccate da una corda ancor più stretta rispetto alla sua voglia di "vivere". L'esaminando, tuttavia, non continuò la sua avanzata ma cercò d'indagare quanto più poteva in quella stanza, giacché - Aki aveva accennato ad un Robot particolarmente forte... - quest'ultimo pensiero surclassò gli altri, piazzandosi al primo posto.

    - Dove sei? -



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    La studentessa dai capelli colorati sentì la voce entusiasta di Ren e se ne rallegrò. Si chiese come avrebbe continuato il giovane ragazzo che vedeva quasi arrancare dopo quell'azione tanto splendida quanto faticosa. Sparì poco dopo sotto la tettoia dalla vista di Ren ricambiando il sorriso, lasciandolo a cercare qualcosa che potesse sopperire alle sue capacità fisiche mancanti. Ed in effetti il ragazzino vide che il meccanismo che lanciava quei proiettili di gomma di uno dei due si era fortunatamente staccato dal braccio della macchina in maniera piuttosto comoda e precisa per lui.
    Non c'erano ovviamente bottoni, probabilmente era tutto gestito dal lato software, ma avrebbe notato una vistosa leva nella parte inferiore di quel cilindro grande poco più di tronco di legno. Avrebbe potuto provare a tirarla e un fulmineo proiettile di gomma sarebbe uscito facendo un certo rumore e rimbalzando su una delle colonne di Aki. Forse era un meccanismo di emergenza per evitare che rimanessero indifesi in caso di errori di programmazione. Le munizioni erano molto limitate anche perché sembrava che il resto dei proiettili fosse in realtà contenuto nel corpo stesso dei robot ma forse avrebbe potuto sparare per qualche secondo verso un qualsiasi bersaglio. Preso quell'oggetto tra le mani, il quale era abbastanza leggero da non farlo faticare eccessivamente, salì a fatica arrampicandosi fino alla finestra e giungendo nella stanza vuota. I passi di Ren erano silenziosi e avrebbe notato che a rompere quella quiete era un rumore metallico leggero, che quasi gli sembrava sparire non appena gli arrivava alle orecchie, come un fantasma meccanico pronto ad impossessarsi di lui. La giovani dai capelli bianchi inizialmente non sembrò notarlo ed anzi continuò a fissare di fronte a sé, seguendo il movimento impercettibile di qualcosa che aveva davanti. Poi per un istante i loro occhi si incrociarono, le iridi gialle della ragazza lo squadrarono per un secondo e senza neanche una minima reazione corporea tornò a guardare di fronte a sé con espressione calma, forse dando un segnale al ragazzo.
    Pensi che i soccorsi arriveranno, ragazzina? Come se l'avesse chiamato col pensiero, una gracchiante e fastidiosa vocina ruppe il silenzio della stanza ed una nuova figura avanzò a passi lenti verso colei che doveva essere soccorsa. Il corpo sottile e longilineo tanto da assomigliare a quello di un serpente, oltre che due paia di braccia senza giunture ma libere di muoversi in ogni direzione davano l'impressione di trovarsi di fronte ad una corda animata. Il robot in questione sembrava essere ispirato a qualche Mutant dal corpo modificato in modo da essere estremamente sfuggevole. Le parole della macchina al contrario di quelle di Aki sembravano dette con sincerità spiazzante, tanto da far dubitare che si trattasse di una recita. Avvicinò una delle mani con tre dita affilate al viso della giovane, prima di puntare un artiglio sulla maschera in metallo.
    Eppure dovresti capirci, data la tua condizione. — La creatura ridacchiò con la grazia di una lamiera di metallo che cade sul cemento, prima di allontanarsi. Se accetti di farci da merce di scambio per farci scappare, potrei pure farti rivedere i tuoi superiori. La ragazza fissò per diversi secondi l'automa, come se stesse pensando ad una risposta furba. Ma rimase semplicemente in silenzio, facendo solo irritare la macchina che di tutta risposta conficcò una mano violentemente nel muro poco sopra la testa dell'impassibile ragazza legata.
    Insomma! Non sono qui per farmi prendere in giro! Sbraitò, minacciandola con le altre due braccia dalla parte sinistra.




    CITAZIONE
    Un paio di note veloci :**: ricordati innanzitutto di segnare il cambio di statistiche nel codice, aiuta durante i combattimenti :zizi:.
    Secondo perdonami se non è stato chiaro ma le finestre sopra la tua testa servivano ad andare direttamente nella stanza con la ragazza, quindi per questa volta ho deciso di farti seguire comunque il percorso che volevi usare.
    Prosegui pure seguendo il post e agendo come meglio credi. Come al solito per ogni dubbio un MP!
     
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    Raggomitolato sulle proprie ginocchia, con il petto che era tutto un fremito, punta lo sguardo verso l'ostaggio, ultimo baluardo di quella stancante prova. Nella man dritta tiene stretto l'attrezzo ritrovato scavando ed analizzando il corpo martoriato e trucidato di un robot, riconoscendone l'effettivo utilizzo. In sostanza quel congegno non era altro che il braccio di un ammasso di ferraglia, con il quale, grazie alle sue capacità, riusciva a sparare diversi proiettili di gomma. Ciò poteva essergli di grande aiuto, vista anche la sua condizione fisica non propriamente idilliaca, poiché il suo corpo ancora risentiva della fatica spesa in quella avventura piuttosto discutibile. Ma finalmente era giunto al traguardo, mancavano davvero pochi metri e tutto sarebbe finito, anche se non sapeva rispondere alla fatidica domanda: - Riuscirò a farcela? - Una domanda che lo spinse a chiudersi in se stesso, comprimendo perfino il respiro e facendolo appassire come i petali di un fiore. Rimase ancora rintanato nel suo angolo, fermo ed immobile. Continuò ad osservare la scena che si palesò dinanzi ai suoi occhi, tenendoli ben fissi sulla di lei figura. Improvvisamente qualcosa iniziò a muoversi, dando il via al test finale. Una voce metallica squarciò la quietudine di quella stanza, con una prepotenza tale da fargli accapponare la pelle. Sentì, quindi, un brivido lungo la schiena quando riuscì ad intravedere la figura che effettivamente osava disturbare l'ambiente. Tal era l'irrequietudine che quella figura donava al corpo del giovane Matsuda, che il suo occhio marchiato quasi parve sbiancare, dipingendo quel tratto distintivo di una linea ancor più marcata. Non seppe descrivere a parole cosa diavolo fosse quella cosa ma gli fu' facile capire che quello era il nemico. Ciò che vide fu' un corpo, ancor più sottile del suo, incamminarsi verso la ragazza che doveva salvare. Era certo che fosse un qualche tipo di robot ma egli era assai diverso dai suoi "fratelli". Pensò che fosse un qualche tipo di modello ancor più superiore rispetto a quelli affrontati ma, se cosi fosse stato, la situazione per lui sarebbe stata ancora più ardua.

    - Sembra che non voglia farle del male o almeno non in questo momento... -

    Da quello che poté capire, l'automa voleva una via di fuga, scappare quindi da quella situazione, magari continuando a creare caos da qualche altra parte nel mondo. Ma per compiere il suo piano, doveva assicurarsi che l'ostaggio fosse viva e vegeta, in modo da sfruttarla come merce da scambio. Il giovane Matsuda, consapevole delle sue scarse probabilità di vittoria in uno scontro diretto uno contro uno, decise di ricorrere alla sua forza mentale, provando a creare un qualche piano che gli desse qualche possibilità di successo. Infondo, il termine ultimo della prova, era salvare l'ostaggio. Certo non voleva accettare le condizioni di quel robot ma semplicemente decise di guadagnare tempo, sperando nell'arrivo di Aki.

    - Forse con il suo aiuto tutto sarà più facile... -

    Il che poteva anche significare fallire il test ma gli sembrava l'unica soluzione logica. Lentamente cercò di passare il braccio meccanico nella man manca, avvicinandosi a rilento verso l'automa. Voleva coglierlo di sorpresa, proprio mentre il nemico era intento a sbraitare contro l'ostaggio, sperando proprio che non s'accorgesse della di lui figura. Si tenne, inoltre, quanto più basso possibile, in modo da tentare di rendere nuovamente i suoi passi silenziosi come la notte. Se tutto fosse andato per il verso giusto, si sarebbe dovuto ritrovare a pochi passi dal mostro, ove avrebbe provato a caricare il suo intero corpo all'indietro, lanciandosi proprio contro la di lui figura come a volerlo portare sul pavimento, costringendolo quindi a restare a terra, "schiacciandolo" con il suo corpo. Successivamente, avrebbe provato a caricare il pugno dritto, convogliando in esso tutta la forza che aveva in corpo ed indirizzandolo proprio verso il petto dell'automa. Iniziarono le danze...


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    Scheda: Ren Matsuda

    Status: Sonnolenza
    Azioni:
    - Cerco di lanciarmi contro l'automa per schiacciarlo con il corpo;
    - Pugno diretto nel suo petto


    Non so minimamente cosa fare :zizi: dimenticavo, ho dimezzato la Forza di Ren arrotondando per difetto, spero d'aver fatto bene (?)
     
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    Il robot-serpente continuava a sibilare contro la ragazza, dandole sempre meno spazio che non inquadrasse il suo "viso" nella visuale. Se qualcuno avesse dovuto descrivere il design dell'automa era chiaramente associabile a quei nemici molto difficili da colpire nei videogiochi, con pochi punti deboli ben visibili. Era decisamente un balzo di difficoltà per un giovane ragazzo che probabilmente non aveva mai combattuto in vita sua, come la maggior parte di chi faceva quell'esame dopotutto, soprattutto per uno che era così in difficoltà fisicamente. La grinta però non mancava nel suo cuore e nonostante i dubbi, aveva provato ad agire senza esitare. Che fosse la scelta migliore o quella giusta non lo poteva sapere, ma proprio quando il robot stava per infierire ancora di più sulla prigioniera, Ren gli si lanciò contro. Fu un'idea molto coraggiosa quella di prendere di sorpresa il Villain robotico che non appena fu toccato dal ragazzo si irrigidì come se si fosse spaventato veramente. Essendo attaccato al muro la macchina inizialmente si aggrappò in avanti facendo stridere i suoi artigli per evitare di cadere totalmente, avvicinandosi sempre di più al volto della ragazza albina.
    Maledizione! Ci mancavano gli eroi! Questo effetto sorpresa però durò molto poco e l'automa iniziò a divincolarsi e soprattutto ad utilizzare il resto delle braccia per ferire la schiena del ragazzo, facendogli sentire la pelle bruciare dal dolore mentre lui rimaneva quasi appeso sulla parte posteriore dell'automa. Il pugno rivolto al torace della macchina non andò a segno, per fortuna di Ren che si era appena evitato una mano rotta o peggio. Nonostante sembrasse leggero, la superficie a piastre verticali probabilmente gli avrebbe fatto parecchio male e il criminale schivò solo d'istinto (o grazie alla sua programmazione) piegando lateralmente la colonna vertebrale che lo componeva. In tutto questo, l'ostaggio non era rimasto con le mani in mano o perlomeno non per tutto il tempo. Aveva inizialmente assistito al breve assalto dell'aspirante studente con occhi egualmente spenti, prima di alzarsi all'improvviso in un aggraziato movimento. Piegò la schiena al limite portando i polsi proprio dove il robot usava le braccia superiori come appiglio al muro, prima di tagliare le corde che legavano le sue mani con un gesto netto. E da quell'angolazione Ren non riuscì ad osservarlo totalmente, ma da sotto quell'enorme cappotto bianco la ragazza tirò fuori quella che sembrava una spada dall'aria tecnologica. In pochi istanti un aggressivo rumore di elettricità riempì la stanza ed un lampo di luce accecò sia il robot che il ragazzo. La spada si era caricata di elettricità e con un gesto quella misteriosa figura sembrò tirare dritto per colpire con un affondo sia il robot che il ragazzo sulla sua schiena con velocità fulminea.
    Grazie. Una parola soffocata dalla maschera arrivò all'orecchio di Ren, che si ritrovò a mezz'aria in un battito di ciglia nel braccio sinistro della ragazza. La spada che sembrava praticamente fatta di luce in quel momento affettò il corpo del robot disegnando un arco sul suo corpo, smettendo immediatamente di funzionare. Quell'affondo sembrava essere stato una finta per poter recuperare il ragazzo con più facilità, forse sorpassando la velocità di calcolo dei robot avversario che finì a terra a pezzettini.
    Mi avevano catturata prendendomi di sorpresa, spero non sia stato troppo difficile arrivare fin qui. - Gli occhi arancioni ora puntavano su quelli di colore diverso di Ren, prima di guardare verso la finestra. Lo stava sollevando con grande facilità e non lo aveva ancora lasciato andare. Vedo che sei ferito. Ti porterò al punto di estrazione. Con un solo balzo l'albina andò verso la finestra aperta e atterrò sulla tettoia, prima di attivare un ulteriore gadget a sua disposizione. Ren notò una coppia di quelle che sembravano ali dorate dai meccanismi estremamente intricati, prima che queste si accendessero con un grande rumore. Erano effettivamente delle specie di jetpack e con un passo deciso la mascherata si buttò nel vuoto mentre volavano attraverso tutto il campo di simulazione che ora sembrava molto piccolo. Ci avrebbero messo un paio di minuti ad arrivare verso quello che sembrava uno spazio vuoto che veniva usato per terminare la prova, quasi una pista d'atterraggio, visto che il volo della ragazza era costante ma particolarmente lento.
    Eccoti qui Matsuda. Sono contenta di vederti arrivare in tempo. Mancava pochissimo in realtà. Ad aspettarli c'era la professoressa d'inglese incontrata appena una mezz'ora prima da Ren. Nonostante le parole un po' preoccupanti sembrava piuttosto soddisfatta della performance del ragazzo, anche se stranamente non rivolgeva gli stessi sguardi tranquilli alla ragazza che l'aveva accompagnato. Il cappotto era leggermente sporco del sangue di Ren ma lei sembrava semplicemente aspettare degli ordini, più che altro.
    Ti accompagno in infermeria, Miss Plague ti tratterrà per qualche minuto. Spero di vederti alle mie lezioni presto, visto che sono tutti rimasti abbastanza contenti dei tuoi risultati. Non ti rilassare troppo però! L'insegnante corvina avrebbe poi portato il ragazzo all'interno di una piccola stanzetta, dove vi era seduta una donna vestita in maniera estremamente fuori luogo e il cui unico segno di riconoscimento tra gli abiti gotici era una maschera da dottore della peste.
    E' andato tutto bene con Tenshi? La ragazza che ti ha portato qui intendo. Ha fatto qualcosa di particolare? Kathrine pose queste domande al ragazzo con un velo di curiosità, molto meno professionale di tutto il resto dei suoi discorsi.




    CITAZIONE
    Abbiamo quasi finito. Puoi ruolare ciò che è successo ed interagire con vuoi con Tenshi e/o Kathrine. Il tuo ingresso alla Yuuei è quasi ufficializzato :**:.
    Tecnicamente sì, le stat si dimezzano per difetto comunque :zizi:.
     
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    Laddove la speranza l'aveva condotto, costringendo il suo corpo ad uno sforzo mai provato in vita sua, lì s'abbatté il suo fuoco interiore divampando da ogni poro del suo corpo. Lo slancio appena compiuto nei confronti di un automa ben troppo aggressivo, sia nei modi che nelle forme, poteva coronare un piano elaborato alla bella maniera, umile in tutte le sue sfumature ma poco importava. Tentò di aggrapparsi alla schiena di quel robot, stringendo i denti e sforzando persino l'occhio sinistro che per un attimo parve donargli una vista quanto più stabile possibile. Il tutto durò una frazione di secondo ma fu esattamente il tempo necessario affinché tutto filasse liscio come l'olio, più o meno. Ren Matsuda, che con il suo fisico non avrebbe saputo nemmeno schiacciare una formica, si ritrovò appeso alla schiena dell'automa che, forse a causa dell'effetto sorpresa o perché fosse maggiormente concentrato sull'ostaggio, non poté far altro che essere osservatore della scena provando, nei limiti che il suddetto caso offriva, in tutti i modi possibili a liberarsi del nuovo peso. Ma il giovane ragazzo continuò a stringere con tutto ciò che aveva in corpo, provando a trascinare per terra quel corpo robotico, forse sperando anche nell'aiuto della forza gravitazionale. Cosi fu. Tutto succedette in fretta, tant'é che nemmeno l'esaminando riuscì a capire cosa fosse realmente successo. Ciò che però gli fu chiaro come il sorgere del Sole, fu quella sensazione lasciata dagli artigli di quel mostro. Il battesimo dell'Eroe, un nome davvero carino che potrebbe racchiudere in se l'essenza di quel ruolo, la sua genesi ed il suo futuro. Infondo, per alcuni, il Battesimo è un gran punto di partenza e ciò potrebbe davvero essere paragonabile ad una ferita subita sul campo da un Eroe. Senza essa non puoi definirti tale, perché da esse impari più del dovuto; cerchi di correggere i tuoi errori ripensando a ciò che è successo esattamente, anche se in quel momento la tua mente non ti permette di vedere tutto con lucidità. Qualsiasi umano avrebbe urlato dal dolore ma di forza nel corpo, Ren, non ne aveva nemmeno un goccio. Ma la sua bocca era spalancata, eppure nessun rumore usciva fuori. Urlò, certo, ma nessuno parve riuscire a sentire ciò che aveva da dire. Chiuse gli occhi, visibilmente sofferente, e tutto fu avvolto dalle tenebre.

    - Hoshi... -

    Pensò per un attimo alla sua amata sorella, ricordando il motivo che lo spinse ad intraprendere tal sentiero. Si dice che quando la morte è ormai prossima, la mente tende a vagare nei ricordi passato ma lui, fortunatamente, non era diventato freddo come un cadavere né la sua anima aveva lasciato il suo corpo. Era ancora nel mondo dei vivi, a lottare contro tutto ciò che gli si parava dinanzi. E quando finalmente riuscì ad aprire gli occhi, un mare di gioia e di stupore s'infranse sul suo viso. Incredulo ma felice al tempo stesso, osservava l'albina che un attimo prima era legata, adesso libera di muoversi come più le pareva. Lei che prima sembrava un agnello alla mercé del lupo, diventò una tigre assetata di sangue. I suoi "artigli" aveva fatto si che il corpo dell'automa fosse ridotto a brandelli, ormai incapaci d'incutere terrore.

    « Pr.. prego » Balbettò con voce fin troppo soffice, quasi impercettibile per coloro che erano distanti da lui più di qualche metro. Il suo viso vacillava da una parte all'altra, prima osservando il corpo dell'automa poi quello dell'albina. « ... » Una pausa d'esitazione lo teneva stretto in gola. Non sapeva esattamente in che modo rispondere, giacché aveva faticato davvero tanto per arrivare a quel punto e di certo non voleva fare brutte impressioni. « Più di quello che pensavo.. » Ma alla fine ammise le sue più reali convinzioni, proprio a lei che doveva salvare ma, in qualche modo, sentiva che ad ella poteva parlare « Non credo che sarei riuscito ad arrivare a questo punto se non fosse stato per la tua amica.. forse.. forse non sono ancora pronto ma voglio provarci davvero.. » Respirò profondamente, come a voler accettare la reale questione dei fatti. « Aki » Le rivelò infine il suo nome, mentre iniziò a volare con l'albina tramite un suo oggetto fin troppo tecnologico.

    Arrivò al punto d'estrazione dove ad attenderlo vi era Kathrine, che con uno sguardo degno di una madre apprensiva, si piombò sulla figura del Matsuda, completamente ghiacciando quella dell'albina, come se fra di loro vi fosse qualcosa in sospeso. Ren, stanco e amareggiato per l'evolversi dei fatti, si lasciò cullare dal momento, annuendo alle prima parole dell'Insegnante e lanciando all'albina uno sguardo sorridente, come a volerla ringraziare. Successivamente si ritrovò in una piccola stanzetta, ove avrebbe dovuto sottostare al comando di una certa Miss Plague, medico che, a dire dell'Insegnante, avrebbe potuto curare le sue ferite. Assecondò dunque tutto quello che gli veniva ordinato, silente, provando a calmare il battito del suo cuore che dallo scontro con l'automa non sembrava volersi placare ed ascoltando infine le ultime parole di Kathrine.

    « Tenshi.. » Sorrise nuovamente « Mmh, no perché? Con me è stata.. gentile ma il corpo dell'Automa non può dire lo stesso.. E' riuscita a distruggerlo in pochi secondi.. »

    Avrebbe potuto aggiungere qualche altra descrizione al racconto, elencando ad esempio la freddezza con la quale è riuscita a terminare la vita del robot, ma preferì tenersi tutto per sé, almeno fin quando avrebbe capito qualcosa in più.

    « Perché me lo chiede? »

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    La ragazza dai capelli bianchi sembrò per la prima volta leggermente mostrare delle espressioni sul suo viso, anche se l'unica parte dove qualcosa era leggibile erano gli occhi. Sembrò posarli di lato quasi dispiaciuta nel sentire che Ren si era tanto sforzato ad arrivare la, anche se effettivamente non è che avesse altra scelta. Si trattava di un esame e perciò lei era più un obiettivo da raggiungere che una persona vera e proprio ed Aki, quella che invece si alternava come aiutante o antagonista in quelle recite di fronte ad un enorme palcoscenico, possedeva un ruolo ben maggiore di una semplice pedina come lei. Nonostante tutto l'aria mentre volteggiavano nel cielo era una sensazione nuova e piacevole, avrebbe voluto farlo più spesso.
    L'importante è terminare la propria missione ad ogni costo, no? Se non si è perfetti in tutto è impossibile compiere ogni impresa da soli. Fu l'unica e seria frase che la ragazza avrebbe aggiunto a quella conversazione. I suoi occhi parvero illuminarsi (nel vero senso della parola) per qualche secondo dopo aver pronunciato il nome di Aki ma la ragazza sembrava apprezzare il silenzio ed il rumore del vento generato dal loro sfrecciare nel cielo.
    Guardando il ragazzo scendere Tenshi sembrò curiosa nei riguardi di quel giovane dall'aria "difettosa", proprio ora che non poteva notare che stesse fissando l'occhio rimasto cieco anni prima. Che strano concetto non liberarsi di tutto ciò che poteva dargli un peso o perlomeno non nasconderlo agli altri in qualche modo. Alla fine chi ci teneva a mostrare i punti deboli della propria armatura? L'albina si incamminò all'interno di un'altra porta per analizzare i dati di quella macchina per volare, poiché il suo incarico dopotutto era quello di testarlo più che far parte dei giochi della Yuuei. Si chiedeva se la Sasaki avrebbe approvato finalmente l'idea di utilizzarla in situazioni reali, pensiero che sarebbe stato meglio non avere. Ma di certo non era sua responsabilità elencare anche i pensieri che aveva dentro di sé.

    Oh niente...è stata portata qui dai rappresentati di LIVE INC in persona e mi chiedevo che tipo fosse. - Un sorriso innocente apparve sul volto dell'insegnante, facendo morire quel discorso sul nascere. Capisco comunque, alla fine il suo compito era quello di supervisionare con noi la prova e proteggere gli studenti. Non è il primo che distrugge ma fintanto che i soldi sono i loro... Kathrine scrollò le spalle di fronte a quel comportamento decisamente spericolato della ragazza che finiva per generare un sacco di danni nei robot, tanto che avevano dovuto chiedere un paio di modelli nuovi alla società a causa dello zelo di Tenshi. Analizzando le registrazioni notava sempre con quanta precisione riusciva a trovare il punto debole degli automi, come se nel suo sguardo vedesse proprio dove tagliare con quella spada che portava con sé. Da un lato era propensa a manovre estremamente spericolate le quali si basavano tutte sulla sua assurda velocità, proprio come prima aveva ridiretto la sua lama e nel frattempo salvato Ren dalle grinfie del robot. Dall'altro Kathrine era molto curiosa da dove provenisse una ragazza così giovane e allo stesso tempo estremamente precisa in ogni suo movimento. Non sembrava nemmeno giapponese ma non riusciva ad inquadrarla nemmeno come europea. Forse era cinese? Lasciò la questione per un'altra volta, considerato che era rimasta tutto il tempo a rimuginare invece che ad incoraggiare Ren come faceva di solito con chi aveva appena terminato l'esame.
    A breve riceverai via e-mail il risultato dell'esame. Verrà analizzato oggi stesso quindi resta ancora sulle spine! Kathrine avrebbe lasciato l'adolescente alle cure di MIss Plague che dopo un'abile cura che non lasciò nemmeno la cicatrice fu rispedito a casa. Dopo circa una settimana di attesa il risultato sarebbe arrivato nella casella di posta elettronica del ragazzo, portando con sé buone notizie. Era stato ammesso alla sezione B della Yuuei e il primo passo verso il suo sogno si era realizzato. Gli era stato comunicato anche il resto del materiale scolastico, l'orario delle lezioni e tutte le informazioni utili per il suo primo anno nella scuola per eroi. Forse tutti avrebbero presto sentito parlare di Ren Matsuda o forse no, ma questa è una storia che solo il giovane potrà scrivere in futuro.



    CITAZIONE
    Abbiamo finito! Tralasciando qualche ritardo (giustificato ovviamente) si è svolto tutto in maniera piuttosto liscia. Ricorda di gestire al meglio l'energia per evitare di rimanere a secco nelle parti salienti delle attività ma ho comunque apprezzato come hai ruolato Ren e i suoi sforzi per arrivare alla fine. Svolgi un ultimo post conclusivo dove descrivi ciò che sente il tuo personaggio e la reazione ad aver passato l'esame. Dopo aver postato ricorda di aprire un topic in gestione schede e soprattutto quello in cronologie. Per le tecniche nuove e tutto il resto invece usa la sezione laboratorio.
    Nel frattempo ti farò entrare nel gruppo Yuuei Student e dopo il tuo post puoi subito ritirare le ricompense qui sotto. Buona fortuna sul GDR!

    Ren: +500 yen, +100exp
     
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20 replies since 28/10/2021, 19:35   610 views
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