Le gouffre a toujours soif ; la clepsydre se vide

Role | Robin, Shion

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    I colori caldi di una impressionante Parthenocissus quinquefolia che ricopriva l'intera facciata del Paradise Lost si tingevano di un rosso sanguigno nel tramonto autunnale su Tokyo, mentre all'interno del negozio di fiori, sugli scaffali e in vetrina, gli Higanbana si facevano dalle tinte ancora più cupe.
    Con i capelli candidi dalle sfumature lilla e rosa lasciati sciolti sulla schiena e la cravatta allentata dal nodo perfetto, Shion si stava godendo quel momento di tranquillità in negozio appoggiato sullo stipite della porta d'ingresso aperta, occhi chiusi e aria serafica sul volto carezzato dal sole.
    Quanto gli piacevano quei momenti, gli unici istanti in cui uno come lui riusciva ad apprezzare la semplicità.
    Il Paradise Lost aveva visto chiuse le sue serrande per lungo tempo, quello che il fioraio aveva deciso di prendersi per sé lasciando nuovamente Tokyo per sfuggire all'opprimente calura estiva che avvolgeva la città, ma ora che era arrivata la stagione delle foglie secche, dei colori caldi e intensi e dei fiori che più apprezzava, i gigli scarlatti sottili come le zampe di un ragno, era pronto per tornare a lavorare e a circondarsi degli splendidi fiori dell'Eden.
    L'autoproclamazione di Junko, quel nominarsi la nuova Madame del gruppo, l'aveva piacevolmente sorpreso e proprio quella ferma risoluzione l'aveva convinto a mettersi al suo servizio, a diventare parte integrante del Giardino quando prima si limitava a partecipare alle loro attività – spettacoli col Quirk in primis – fermandosi ad osservarli da lontano; ovviamente era seguito un periodo di fermento in cui alcuni le avevano dato il loro appoggio incondizionato e altri avevano accolto con maggior cautela quell'annuncio, ma a lui non interessavano le faide interne e si era allontanato da simili vicende senza troppe preoccupazioni.
    Junko sapeva che poteva contare su di lui, bastava quello.
    «Vieni qui, non ti allontanare.»
    Una bonaria ammonizione a Cath Palug, il gatto dal lungo pelo candido che gli era passato tra le gambe per guadagnare la libertà fuori dal negozio, per quanto poco convinto ad allontanarsi troppo dalla ciotola sempre piena, le coccole di Shion e dalle mille comodità del suo piccolo regno.
    Un respiro a pieni polmoni di quell'aria tiepida, mentre la pelle esposta al sole procedeva con la fotosintesi e rendeva ancora più belli e profumati i piccoli fiori dalle stesse sfumature dei capelli sui quali crescevano.
    Shion Fujihara
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    Mancano i post finali dell'AM, ma questa role è stata aperta con la benedizione dello staff.
     
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    Nella lista dei miei innumerevoli talenti, a spiccare è l'assoluta mancanza d'ogni propensione per il linguaggio parlato.
    Iniziai a vocalizzare molto tardi rispetto alla media umana — in parte, non dubito, perché già da infante iniziai a capire quanto fosse inutile sprecare fiato. Accolta da Eden, mi ci vollero anni per conquistare una padronanza basica del giapponese, e una volta tornata in Francia subii lo stesso problema, stranita da una pronuncia che mi era ormai aliena. Ora padroneggio ambo le lingue, nonostante il pesante accento, ma non mi ritengo un conversatore particolarmente carismatico.
    E in momenti come questo, mi mancano le parole.

    Vorrei avere dei dati da analizzare, per poter valutare il cambiamento con la giusta scientifica rigidità. Percentuali su chi nell'associazione crede in Billie, chi asseconda Junko, e chi ancora non sa da che parte guardare. Valori precisi, a livello cellulare, sul come la nostra nuova Madame si compara alla creatura che un tempo chiamavamo "mamma".
    In assenza di oggettività a cui aggrapparmi, non mi resta che rivolgermi a chi di parole ne ha in abbondanza, la bocca sempre colma di segreti e pettegolezzi quando non è impegnato a riempirsela succhiando altro. E così mi trovo alla porta del luogo che ormai chiamiamo "sede", con riluttanza carica di rassegnazione.

    "Buongiorno, Fioraio."

    Giacca scura, sciarpa al collo e occhiali da sole inforcati nel vago tentativo di mascherare un poco la mia figura, dato c'he risaputo oramai che quelli di Deep Void mi stanno a cercare. Tra le mani guantate, un raffinato sacchettino di carta recante il logo di un negozio di té. Un'offerta di pace non inusuale, da quando mi sono trovata a ad ammettere, dopo le prime visite piene di scherno, che il fioraio è uno dei fratellastri più competenti della nostra sgangherata organizzazione.

    "Offro té verde al gelsomino in cambio di pettegolezzi."

    Comment des héros sont-ils tombés? Comment leurs armes se sont-elles perdues?

    Robin Allard • Villain • Eden's Thorn • Livello 3 •



    Edited by Whatnot - 5/12/2021, 18:20
     
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    "Buongiorno, Fioraio."
    Il rumore dei passi e una voce nota gli fecero aprire gli occhi, schermandosi il volto dalla luce del sole con una mano in modo da poter vedere chi aveva davanti.
    «Buongiorno, Robin.»
    Un individuo peculiare, quello che aveva davanti, biologicamente donna ma con una preferenza per i pronomi maschili – non che per lui fosse un problema, era pronto a rispettare l'identità altrui – inizialmente scettico di fronte alla sua attività e al fatto che il Paradise Lost fosse diventato la nuova base dell'Eden e invece eccolo lì alla sua porta con un sacchettino di tè pregiato in mano e la richiesta di dedicargli del tempo per una delle attività in cui più eccelleva: fare gossip.
    Era ben conscio di come gli altri membri dell'Eden tendessero a sottovalutarlo e a sottovalutare la sua attività in apparenza modesta, ma Robin era una persona intelligente e aveva ben presto compreso il suo potenziale.
    Anche se non sembrava cedere al suo fascino, dannazione.
    Per amor di cronaca, Robin era colui che all'inizio aveva scambiato per Hisoka facendogli notare che stava decisamente meglio con i capelli rossi e non con quell'azzurrino smorto che lo rendevano ancor più cadaverico.
    No, non l'aveva presa tanto bene.
    «Mi sembra uno scambio equo, vieni pure.»
    Un bel sorriso e un ampio gesto con la mano che lo invitava ad entrare, tralasciando il dettaglio che era disposto a scambiare pettegolezzi anche gratis perché beh, adorava farlo.
    «Muoviti, Cath Palug, oppure ti chiudo fuori.»
    Un avvertimento al gatto che si era soffermato ad annusare con curiosità i pantaloni del nuovo arrivato – sembrava trovarlo interessante – per poi vederlo correre dentro al negozio in una fuga tragica tipica dei gatti tragici.

    Due tazze lilla a fiorellini bianchi accompagnate da una teiera dalla stessa fantasia, dei biscotti al cioccolato fatti in casa e la comodità delle sedie del Paradise Lost: seduti al tavolino sotto alla scala a chiocciola, tutto era pronto per una delle attività predilette del fioraio.
    «Ottimo acquisto, il tè è ottimo e siamo stati molto fortunati perché si sposa alla perfezione con i biscottini al cioccolato di oggi.»
    Qualche attimo di silenzio per assaporare ciò che aveva nella tazza, genuinamente felice di quel regalo.
    «Immagino voglia parlarmi degli ultimi cambiamenti avvenuti in famiglia.»
    Dritto al punto, ma visto il periodo, non c'erano molti dubbi riguardo la natura dei loro discorsi.
    «Come ti fa sentire quest'avvenimento? Io sono... acquisito, ho una percezione diversa della faccenda, ma immagino che per te e gli altri fratelli sia stato ben diverso.»
    Poteva quasi sembrare una seduta psicologica, ma aveva davvero bisogno di sapere cosa ne pensasse chi aveva davanti per evitare discorsi scomodi.
    E poi non vedeva l'ora di farsi gli affari suoi.
    Shion Fujihara
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    Il motivo per cui io e Shion ci sopportiamo, suppongo, è che non ritengo il fioraio una persona - e l'intendo come un complimento.

    Allungo una mano nell'entrare nel negozio, chinandomi in un vano tentativo di carezzare il gatto mentre entrambi varchiamo l'uscio. Sembra molto interessato all'odore dei miei pantaloni, l'animale, ma poco propenso a farsi carezzare. Seduti su scranni opposti, ci lanciamo occhiate mentre il fioraio prepara il té, l'attenzione annoiata di chi non è davvero interessato al soggetto dei suoi sguardi ma non ha poi molto di meglio da osservare. Non che non sia un posto dall'estetica meritevole, il Paradiso Perduto, ma ci sono stata così tante volte che ormai sono tristemente di casa. L'unica cosa che cambia da una visita all'altra è il profumo di fiori, le fragranze che si rinnovano col passare delle stagioni.

    A distrarmi dal giallo degli occhi del gatto è il tintinnare del servizio da té ora poggiato sul tavolino. Un design occidentale, fiori dipinti su ceramica bianca. Non so se la scelta sia per amor mio o per questione d'estetica, ma provo qualcosa di molto simile alla gratitudine nello stringere le dita intorno al manico smaltato della mia tazza.
    La Robin di qualche mese fa sarebbe stata infastidita da simili sentimenti positivi, ma la me attuale si è ormai raddolcita. Rassegnata. Mi porto la tazzia alle labbra, soffiandoci sopra, per poi spostare l'attenzione sull'individuo che ha preso posto sulla sedia prima occupata da Cath Palug.
    Occhi violacei, ma non troppo diversi da quelli del suo felino.

    "Come ti fa sentire quest'avvenimento? Io sono... acquisito, ho una percezione diversa della faccenda, ma immagino che per te e gli altri fratelli sia stato ben diverso."

    Non ritengo Shion una persona. Lo ritengo più simile a una pianta, non per suo Quirk ed occupazione, ma per questo suo modo che ha di rimanere immobile nella sua estetica, lasciandosi turbare appena dalla brezza del cambiamento. Come un bel fiore in vaso, riesce sempre a farsi trovare al centro di scene importanti e al tempo stesso rimanere di sfondo, un piacevole quanto vapido ornamento che i più tendono ad ignorare, sbagliando.
    Tra i nostri fuori dubito vi sia pianta più velenosa.

    "...Non so cosa pensare," ammetto, riportando la tazza sul suo piattino. In attesa che il té si freddi, prendo un biscotto e lo inzuppo pensosamente nella tazza. "La famiglia è mia, ma ho l'impressione che tu la conosca meglio di me ormai. Sono stata lontana troppo a lungo." Una pausa per addentare il biscotto. Nota mentale: chiedere a Shion di vedere la confezione dopo, così da segnarmi ingredienti e calorie. "Nella mia testa Junko è ancora la ragazzina che conoscevo un tempo. È da troppo che non la vedo in azione in un contesto... Più professionale. Si è occupata del tuo reclutamento, no? Come ti è sembrata in quelle circostanze?"

    So che continua ad occuparsi degli spettacoli, la neo-Madame, ma è un ambiente che in questi mesi ho sempre schivato, preferendo aiutare nell'amministrazione della palestra che co-gestiamo con la Yazuka.
    Posso essere un prestigiatore all'occorrenza, ma al contrario delle altre ragazze mi sono sempre rifiutata di ballare. All'Elysium mi sono sempre sentita una pianta fuori dal vaso.

    "Ma al di là delle considerazioni sul carattere, mi chiedo se sia il caso di provocare un simile cambiamento quando ancora dobbiamo riprenderci da quelli che furono. Internamente, rischiamo divisioni. Esternamente, rischiamo che altri la vedano come una sfida: Eden che risboccia, che torna a riprendersi ciò che è suo. Che torna a volersi immischiare in traffici che più non ci tangono, tipo il mercato di esseri umani." Un sospiro. "Abbiamo bisogno di un leader, non di un bersaglio."

    Roteo gli occhi. Azzanno un altro biscotto.

    Robin Allard • Villain • Eden's Thorn • Livello 3 •

     
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    Robin era un individuo bizzarro, tutt'altro che semplice tra gestire, ed ora averlo di fronte a sé disposto a parlare di ciò che provava era... un gran bella soddisfazione.
    Gli sembrava di aver addomesticato un animale selvatico alquanto diffidente, uno di quelli pronti a mordere e a graffiare non appena provi a tendere la mano porgendo una ciotola piena, solo che Shion era testardo e pasto dopo pasto erano riusciti a stabilire una sorta di connessione sino a potersi definire amici.
    Era strano anche per lui avere un amico, ma Robin non era né un cliente né un fratello dell'Eden come invece considerava tanti altri individui meno interessanti che orbitavano attorno a Billie e al suo negozio.
    "...Non so cosa pensare"
    Smarrimento.
    Non era l'unico, se poteva essere di consolazione, da quando Junko aveva fatto quell'annuncio a dir poco pazzesco non erano pochi i fiori del giardino della fu Madame ad aver espresso una simile condizione.
    «Offrire il Paradise Lost come base momentanea per gli affari mi ha consentito di conoscere meglio molte persone, di comprendere meccaniche della famiglia sino a quel momento a me ignote» Quindi sì, in qualche modo conosceva i membri dell'Eden meglio di lui ed aveva avuto occasione di interagirci per un periodo piuttosto lungo «Ma sono comunque un estraneo, diversi fratelli ancora non si fidano di me.»
    Robin poteva pur essere stato lontano dal Giappone per tanto tempo, solo che per la loro mentalità era in ogni caso uno di loro.
    «Altri invece... credo sia il problema di essere stato figlio unico per venticinque anni, non credo di essere compatibile con determinate di persone quando invece dovrei sopportarle per il solo motivo che condividiamo una madre figurata.»
    Sì, sta proprio parlando di voi, duo di Momo.
    «Sono entrato a far parte del giardino grazie a Billie, è stato lui il mio primo contatto e riferimento... ma a Shinjuku Junko ha dimostrato carattere e se volesse prendere il posto del fratello le darei il mio supporto.»
    Un sorrisetto, incurante del fatto di aver appena ammesso di star parteggiando per la fazione della nuova Madame anziché del capo di riferimento del gruppo, come se non potesse essere considerato un tradimento vero e proprio per qualcuno di loro.
    «Ho avuto a che fare con lei, all'inizio, e mi è onestamente sembrata una ragazzina un po' sciocca» Ancora ricordava le urla e le occhiatacce per il solo fatto che si fosse avvicinato a meno di tre metri da Billie «Mi piace cambiare idea, odio tutto ciò che è eterno ed immutabile.»
    Si fermò per mangiare un biscotto, lasciando che l'altro interiorizzasse le sue parole.
    «Questa era la scossa che ci voleva, eravate diventati una palude anziché un giardino.»
    Da osservatore esterno tutti quegli avvenimenti erano terribilmente divertenti per lui, una telenovela con attori al di qua di uno schermo che prendeva vita sotto ai suoi occhi entusiasti, un autentico passatempo che lo coinvolgeva solo in parte donandogli un intrattenimento sempre diverso e che tralasciava tutta la parte tediosa di sentimenti fraterni e legami recisi.
    «Certo, le divisioni interne iniziali sono inevitabili, ma la prospettiva delle sfida farà da concime per tutti.»
    Quanto gli piacevano i paragoni botanici quando c'era di mezzo l'Eden.
    «Il mondo deve tornare a temere l'Eden, è giusto che lo consideri una minaccia, ciò tornerà ad unire tutti i fratelli.»
    Se solo fosse stato più preso dalla faccenda, il suo tono sarebbe potuto essere intenso ed appassionato, ed invece era tranquillo come la sua postura sulla sedia, rilassato con la tazza calda in mano.
    «Sarà solo il tempo a definire chi è il leader migliore, tra Junko e Billie.»
    E lui sarebbe stato lì, seduto in prima fila, a godersi lo spettacolo.
    Shion Fujihara
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    Ancora scusa per il ritardo ;;
     
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    Non sono una grande amante del té: ritengo esistano metodi più efficenti per assimilare ingenti quantità di teina, come flebo o pillole. E gli infusi alla frutta, poi? Acqua aromatizzata. Non ne parliamo. Devo riconoscere tuttavia l'utilità della tazzina di té come strumento sociale, utile prop dietro cui nascondere smorfie fingendo di sorseggiarne il contenuto.
    Smorfie come quella che faccio appena il fioraio dichiara il proprio supporto a favore della Madame. Quando se ne esce con un "eravate diventati una palude anziché un giardino," tuttavia, nemmeno la tazzina riesce a mascherare totalmente il mio disappunto. Attendo il termine del suo discorso, rigirandomi la ceramica tra le dita, per poi appoggiarla nuovamente sul tavolino.

    "'Eravate diventati'?" inarco un sopracciglio, il mio volto probabilmente non dissimile da quello d'una insegnante pronta a bacchettare un allievo. "Sei anche tu parte di questo giardino, Fujihara. Non credere di poterlo coltivare dai margini senza sporcarti le mani di fango."

    Un sospiro. Non mi piace essere così dura con lui, poi non avrei più nessuno con cui parlar male del resto del mondo.
    È che...

    "Vedila così." Roteo gli occhi. "I fiori di Eden non sono stati scelti per la loro compatibilità reciproca, ma per la loro eccezionalità. L'unica cosa che ci accomuna è l'essere estranei al resto della gente." Prelevo un biscotto dallla sua scatola smaltata e mi rilasso contro lo schienale. "Il non sopportarsi ne è una conseguenza naturale. Nessuno ci obbliga a fingere simpatie solo perché condividiamo la stessa madre. Quel che conta è la fiducia." Un gesto orizzontale con una mano che stringe il biscotto, pollice e indice uniti, per sottolineare il concetto. "Il sapere di poter contare l'uno sull'altro, anche se non ci si sopporta, perché facciamo parte di uno stesso gruppo. Supporto reciproco e solidarietà. Nostra madre ci ha unito, ma noi poi abbiamo scelto di rimanere." Un sospiro. "O almeno, questo per me era Eden," concludo a voce più bassa, lo sguardo al soffitto.

    Non sono ancora certa che sia ancora così. Molti hanno scelto di disertare, in fondo — segno che il legame che ci univa non era più solido di un traliccio d'edera. Sigh.
    Non sono grande amante nemmeno dei biscotti, ma spero che il cacao contenuto in quello che sta masticando incrementi il mio livello di serotonina.

    "Dici che il mondo deve tornare a temerci, ma chi dovrebbe temere esattamente? Quell'handicappata di Moumoku, o l'altra Momo? Ce l'ha una personalità l'altra Momo?" Agito una mano al cielo. "Questo giardino ha bisogno di concime, non di un'invasione di parassiti. Altrimenti la sfida a cui speri di assistere sarà un massacro unilaterale e ben poco interessante da guardare," concludo, lanciandogli un'altra mala occhiata.

    Se non vuole sentirsi parte di questo gruppo, che almeno capisca che supportare il caos per amor del caos stesso NON è l'opzione per lui più interessante.

    Robin Allard • Villain • Eden's Thorn • Livello 3 •

     
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    Un sorrisetto colpevole di fronte al rimprovero di Robin, quello di uno studente colto in flagrante a copiare durante un compito in classe anche se non si sente veramente dispiaciuto per quanto fatto.
    «Hai ragione, non volevo essere irrispettoso, ora faccio anch'io parte della famiglia.»
    Un'occhiata da cucciolo bastonato, una di quelle che solitamente facevano attorcigliare lo stomaco alle ragazze e prendere vita ad un'altra parte del corpo dei ragazzi, anche se conoscendo Robin aveva il dubbio non avrebbe avuto il successo sperato.
    Doveva solo sperare nella sua clemenza.
    «Che cos'ha di eccezionale una come Moumoku? Stupidità a parte, intendo.»
    Domanda posta con una semplicità disarmante, come se stesse esponendo un dubbio più che legittimo e totalmente non offensivo.
    «L'altra Momo almeno ha la sua utilità, deve restituire giusto un po' di soldi a Junko.»
    Un sogghigno che aveva del diabolico e poi un sorsetto di tè come se non avesse appena sparato a zero sulle sue sorellone acquisite.
    Questa cosa mi mette a disagio solo a pensarla, figurarsi a scriverla.
    «Essere uniti, pronti a darsi fiducia ed aiutarsi nonostante le difficoltà e le antipatie...» Lo guardò con aria indecifrabile, questa volta mosso da interesse genuino «Immagino sia questo il vero significato di famiglia, vero?»
    Un qualcosa che lui non aveva mai provato, un qualcosa che lo attirava in modo quasi morboso.
    Se si era avvicinato alla numerosa ed eterogenea progenie della Madame lo doveva non solo alla fascinazione nei confronti degli spettacoli illegali con il Quirk, ma anche a quel concetto di legame fraterno che vedeva i maschi proteggere le sorelle a costo della propria stessa vita e le fanciulle fare di tutto per gli altri familiari che... era meraviglioso e terribile allo stesso tempo, voleva provare anche lui ad essere parte di una famiglia vera.
    O quantomeno meno disfunzionale della propria con un padre biologico ignoto, un patrigno troppo legato ai (suoi) soldi e una madre oramai persa nella fantasia data dalla malattia mentale.
    «Era
    Ripresosi dai propri pensieri, non gli era sfuggito quel – forse – lapsus dell'altro.
    «L'hai detto tu, no? Siamo una famiglia e il mondo deve imparare a temerci come tale!» Questa volta era stato bravissimo e si era incluso nel conteggio «I fiorellini più insignificanti vengono coperti dalla meraviglia di rose pregiate, narcisi e grandi bouquet.»
    Le due Momo sarebbero svanite di fronte alla forza e alla bellezza dei loro fratelli ben più capaci, lui compreso.
    Perché era chiaramente una delle migliori aggiunte degli ultimi periodi, lui.
    "Ce l'ha una personalità l'altra Momo?"
    Una risata sinceramente divertita, quando voleva Robin sapeva essere davvero simpatico.
    «No, non ne ha una.»
    Era forse quello uno dei motivi per cui non apprezzava troppo la vera Momo, non sembrava avere una personalità degna di nota e soprattutto si offendeva se lui si faceva gli affari suoi.
    A proposito.
    «Lo sai che Momo è uscita con un mio amico? Lui l'ha accompagnata qua per comprarle dei fiori e chiedermi di dargli un lavoro» Azzannò il biscotto con una certa soddisfazione «Credo sia stato l'appuntamento più carico di disagio in cui abbia mai fatto il terzo incomodo.»
    Non che fosse un problema, aveva abbondantemente dimostrato di divertirsi in casi del genere.
    «Lui tra l'altro ti assomiglia parecchio, ti avevo scambiato per lui, la prima volta che ci siamo visti.»
    Per fortuna Hisoka aveva cambiato il colore di capelli, oppure sarebbe stato davvero tragico per Robin.
    Shion Fujihara
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    "Che cos'ha di eccezionale una come Moumoku? Stupidità a parte, intendo."

    Mi porto una mano al mento, riflettendoci un attimo. Il termine "eccezionalità" denota per l'appunto un'eccezione, ma questa non dev'essere necessariamente positiva. E la nostra piccola cieca è un tale amalgama di difetti, che la cosa per me più impressionante forse è...

    "Beh, il fatto che sia sopravvissuta fin'ora ha un che di notevole."

    Specialmente visto quel che mi è stato raccontato riguardo la sua ultima missione, quando si è trovata in mezzo al fuoco incrociato tra una pro-Hero e il mio fratellino. Le mie ricerche non hanno mai menzionato Quirk che influenzano la fortuna, ma il modo in cui l'universo pare sempre piegarsi pur di concedere a Momouku una scappatoia è qualcosa che non può essere spiegato con la pura legge del caso.
    Soggetto interessante, a modo suo. Da osservare in lontananza. A piccole dosi.
    Sull'altra Momo, invece, ho opinioni ben più contrastanti.

    "Se a Junko davvero interessassero solo i soldi, sarebbe bastato fare l'altra Momo a pezzi e venderne gli organi." L'ultima volta che avevo controllato, almeno, i reni si prezzavano bene al mercato nero. "E se avesse voluto davvero espandere la famiglia... Non l'avrebbe invitata col ricatto." Una smorfia. "Non so. Più che una sorella, mi sembra che sia il suo animaletto."

    Scrollo le spalle alla domanda di Shion. È questo, il vero significato di famiglia? Non so. Ma è l'unica famiglia che posso dire di aver avuto, e alle cui particolarità sono ormai abituata.
    Mastico un altro biscotto. Forse è per questo che non riesco ad abituarmi alla presenza di Momo 2. Come dovrei io rapportarmi con una parente che vede questa famiglia come una prigione? Non che abbiamo avuto scelta io e gli altri bambini di Eden, s'intende — ma almeno il nostro unirci alla famiglia portò a dei benefici, e non solo all'obbligo di fare da galoppino. Shion perlomeno sembra andare più daccordo con la nuova arrivata, al punto di conoscerne i pettegolezzi sentimentali.

    "Lo sai che Momo è uscita con un mio amico? Lui l'ha accompagnata qua per comprarle dei fiori e chiedermi di dargli un lavoro."

    "Quello biondo con l'aria scema che ho visto qui un paio di volte?" Inarco un sopracciglio. Ma no, ha appena detto che somiglia a me, quindi l'appuntamento/colloquio di lavoro non deve essere andato poi troppo bene.
    Un attimo. Ho capito chi è il soggetto in questione.

    "Aspetta, quindi Momo era uscita con quell'Hisoka? Anche un altro tizio mi ha scambiato per lui di recente." Agito una mano in un moto infastidito. "È fortunato ad essere morto o l'avrei fatto fuori io."

    Sbuffo e mi riempio una nuova tazza di tè.

    Robin Allard • Villain • Eden's Thorn • Livello 3 •



    Assenza segnalata nelle assenze, finalmente ho recuperato tutto.
     
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    L'interpretazione del perché Momo fosse diventata parte di Eden era alquanto interessante: non per soldi né perché la volessero davvero, quanto per divertimento, per il gusto di includere un animale domestico nella famiglia.
    Quale persona sana di mente però si prende in casa uno scoiattolo con la rabbia? Contenta Junko.
    "Quello biondo con l'aria scema che ho visto qui un paio di volte?"
    Una risata divertita, descrizione poco cortese – come se la cortesia fosse stata di casa, quel giorno – ma efficace.
    «No, con lui mi diverto di tanto in tanto e alle volte mi aiuta con la gestione del negozio, sembra stupido ma sa essere un valido commesso.»
    E un buon compagno di giochi, anche se... no, meglio non pensarci in quel momento, non aveva voglia di rovinarsi l'ottimo umore ripensando a gente stupida che non sa comprendere quanto sia fortunata ad avere lui come amante.
    «Ding! Ding! Ding!»
    Ad accompagnare quei suoni, una mano mossa nell'aria come a mimare una campanella.
    «Onestamente non ricordo come si siano conosciuti né secondo quale criterio si siano trovati interessanti, ma ti assicuro che dire imbarazzanti è poco» Si arrotolò una ciocca dei lunghissimi capelli candidi al dito indice, un sorrisetto dalla sfumatura crudele sul volto «Al di là dell'infelice scelta di comprarle i fiori al momento, proprio durante l'appuntamento, fare storie sul prezzo e chiedermi un lavoro, lui era decisamente preso, lei era lì solo per gioco, quasi per soddisfare il proprio ego.»
    Una pausa e poi un sospiro drammatico.
    «E poi dicono che sono io il bastardo.»
    Decisamente molto drammatico.
    «Tra l'altro ho sentito che hai avuto problemi con Hisoka-chan, è vero?» Un repentino cambio di tono, decisamente più allegro e pronto a farsi gli affari dell'altro, ben lontano dalla falsa tristezza di un attimo prima «Si parla di denuncia, cosa avete combinato?»
    Uno scintillio negli occhi e il busto proteso verso l'interlocutore, pronto a carpire ogni suo singolo, imbarazzante segreto riguardante quella vicenda che si preannunciava interessante e bizzarra proprio come le storie che piacevano a lui.
    Shion Fujihara
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    La comunicazione verbale non è il mio forte, lo so. Nella comprensione del testo, però, usualmente non riscontro problemi — motivo per cui me ne rimango basita, tazza di té in mano, mente che riavvolge e ripete il nastro di questa conversazione.
    Perché quello che penso di aver assorbito non può essere assolutamente plausibile.

    Lo sai che Momo è uscita con un mio amico?

    Lui tra l'altro ti assomiglia parecchio...

    Quindi Momo era uscita con quell'Hisoka?

    Ding! Ding! Ding!

    Tra l'altro ho sentito che hai avuto problemi con Hisoka-chan, è vero?


    "Quindi la zecca che ho incontrato in albergo... Sarebbe quell'Hisoka?"

    Non posso aver capito giusto.

    "Come CAZZO fate a dire tutti che mi somiglia?!"

    Non volevo certo alzarmi urlando e versare il contenuto della mia tazza di tè sul pavimento, spaventando pure Cath Palug, ma temo di averlo appena fatto — reazione che, spero, in molti troveranno comprensibile, fioraio in primis. Annaffiarlo col té non era mia intenzione, davvero. Ma essendo lui un vegetale dovrebbe apprezzare, no?
    Mano al petto. Profondo respiro. Sono calma, davvero.

    Rettifico, non sono calma.

    "Non vedo alcuna somiglianza tra me e quella zecca. Quali similarità vedono gli altri tra me ed un simile buffone?" Agito la mano libera ad indicarmi. "I tratti occidentali, per caso? Perché per voi asiatici noi pellepallida con un naso siamo tutti uguali?"

    Razzisti.
    Profondi respiri, dicevamo.

    "Quel.... Quel tuo amico," e la mia voce è fragile e tagliente come vetro. "Mi è entrato in camera, ha fatto commenti poco appropriati sulla mia persona, mi ha proposto di fare dei figli insieme e dopo il mio ovvio rifiuto mi ha inseguito, ingannato, preso in giro e pugnalato — metaforicamente — alle spalle." Poggio la tazzina sul suo piattino, con mano tremante. "Atteggiamento che ho ripagato, letteralmente, con una sediata sulla schiena. Aimé, il proprietario dell'albergo non ha apprezzato la mia opera di disinfestazione, indi ho evitato di sporcargli il tappeto di sangue onde non aggravare la mia situazione legale," sibilo a denti stretti.

    Un lungo sospiro. Asciugare. È giusto ch'io asciughi il disastro causato dai miei nervi. Siamo forniti di tovagliolini, signor fioraio? Sempre che io non abbia inzuppato anche quelli. Fazzolettini. Dovrei avere dei fazzolettini nella tasca della giacca.
    Una volta ottenuto un tessuto sufficientemente assorbente, mi metto all'opera.

    "Questa mina vagante lo sa che tu e la Momo rosa fate parte della stessa organizzazione?" Un'occhiata incendiaria alla pianticella umana. "Mi auguro che la risposta sia no."

    Il fatto che io intenda appendere una foto di quella faccia da schiaffi sulla bacheca delle taglie, invece, non intendo certo dirglielo: è ormai appurato che il fioraio sia incapace di tenere chiusi i suoi orifizi. Ah, già mi immagino come sparlerà di me dinnanzi ad altri fiori del nostro giardino. Robin Allard che perde la calma come una ragazzina! Bah. La furia è una reazione idonea ad un simile affronto.
    Io.
    Simile a quel tizio.
    Che si fottano tutti.

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    Era successo l'inaspettato.
    Robin... aveva perso la pazienza.
    Proprio l'individuo solitamente calmo, composto e razionale aveva sbottato con malgrazia d fronte alle sue parole, finendo per rovesciare il tè a terra e spaventare il gatto dal lungo pelo candido che era fuggito via andandosi a nascondere dietro a qualche vaso.
    «... Oh.»
    Era raro che Shion perdesse le parole, ma di fronte ad un avvenimento del genere, più unico che raro, la contemplazione della furia era l'unica vera risposta.
    «Ohhh»
    Anche il razzismo e gli insulti, doveva aver proprio toccato un tasto dolente! Oppure... oppure c'era molto di più! Ascoltò rapito le sue parole, ritrovandosi di fronte a una storia... beh, totalmente inaspettata.
    «Lascia stare, tranquillo, ho uno straccio.»
    Un movimento della mano come a indicargli di lasciar perdere fazzoletti di carta e tovagliolini – fanno ancora più disordine lasciando goccioline bagnate ovunque, quando cerchi di rimuoverne i cadaveri fradici – e poi si allontanò brevemente per recuperare il secchio e dare una rapida passata al pavimento prima che il tè sparso ovunque si asciugasse lasciando orribili aloni.
    L'occasione per nascondere un sogghigno che minacciava di trasformarsi in una risata di cuore, ma sarebbe stato eccessivamente scortese da parte sua ridere in modo tanto plateale delle disgrazie altrui.
    «Deve essere stato un incontro... bizzarro.»
    Conosceva bene Hisoka e forse il termine giusto era da scegliere tra esasperante, faticoso, insopportabile e "giuro che lo ammazzo", anche se qualcosa gli suggeriva che per Robin era stato un assieme di cose che l'avevano portato alle sediate sulla schiena.
    «Hisoka non saprebbe fare figli nemmeno mettendosi d'impegno, dubito che anzi abbia mai utilizzato l'attrezzatura.»
    Un commento en passant giusto per sparare l'ennesima cattiveria mentre riportava via il secchio e gli riempiva nuovamente la tazza come se niente fosse successo.
    "Questa mina vagante lo sa che tu e la Momo rosa fate parte della stessa organizzazione?"
    Alzò un sopracciglio come per chiedergli se facesse sul serio, davvero lo credeva così stupido da rivelare dettagli tanto importanti alla prima mina vagante trovata per strada? Poi certo, erano amici d'infanzia, ma ciò non rendeva il clown una persona fidata.
    «Una volta ha cercato di fare il furbo sperando di scucirmi qualche informazione, ma chiaramente non è riuscito nel suo intento» Si ravvivò i lunghissimi capelli dalle sfumature rosate, con nonchalance «Mi chiedo come gli sia venuto un simile sospetto, soprattutto perché è così stupido da credere che io e Momo abbiamo avuto un flirt, in passato.»
    Lui con una persona insignificante come Momo, ma scherziamo? Erano molto bassi, ma aveva pur sempre degli standard!
    «Probabilmente spara a zero con tutti, sperando che qualche recluta abbastanza stupida caschi nel suo tranello e sveli ciò che non deve essere rivelato.»
    Un'alzatina di spalle, onestamente i puerili sospetti del loro comune amico non lo preoccupavano più di tanto.
    Shion Fujihara
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    Ritengo io d'essere una creatura estremamente semplice, dai pochi obiettivi facilmente comprensibili quali l'annichilimento di tutti i miei nemici e l'ascendere a un superiore stato dell'esistenza. Il fioraio mi è similare, nella sua semplicità: è di matematica certezza, infatti, che ogni discorso iniziato con lui finisca in qualche maniera a virare sui cazzi.

    "Hisoka non saprebbe fare figli nemmeno mettendosi d'impegno, dubito che anzi abbia mai utilizzato l'attrezzatura."

    "Grazie per l'immagine mentale di cui facevo assolutamente a meno," rispondo piccata — gambe allungate sotto il tavolo, braccia incrociate, naso arricciato come un cucciolo umano messo di fronte a un broccolo crudo. Il broccoletto, in questo caso, è quel che mi immagino la zecca abbia tra le gambe. Lo dipingo lì in quella stanza stregata, un sorriso da schiaffi sulle labbra, che dopo avermi proposto di fare figli si abbassa i pantaloni snudando quel coso flaccido che gli dondola tra le gambe.
    Ewwwwwww.

    "Mi chiedo come gli sia venuto un simile sospetto, soprattutto perché è così stupido da credere che io e Momo abbiamo avuto un flirt, in passato."

    "...Facevo a meno anche di questo," sibilo, agitando una mano. "Possiamo parlare di qualcosa di diverso dalle abitudini copulatorie del tuo amico, per favore?!"

    Sa fin troppo bene come farmi innervosire, il fioraio — e anche se al momento non lo sto guardando, volto concentrato sul tavolino, lo immagino sorridere sotto i suoi inesistenti baffi. La persona più pericolosa che abbiamo in Eden, l'ho definito, e la mia opinione di lui continua a crescere (in positivo, suppongo) ad ogni nostra interazione. Ha troppo potere, questa pianta in forma umana, e devo solo ringraziare che non sia interessato ai giochi di poteri fuori dalla portata del suo letto.

    Raccolgo un biscotto umido dal campo di guerra ch'è il tavolino e me lo caccio in bocca.
    Che nervi.

    "Ho una domanda sul tuo Quirk," dichiaro, in un disperato tentativo di deviare la conversazione. "Puoi imitare ogni tipo di pianta, anche se non l'hai mai vista prima? O devi prima... Mangiarla? O entrarci in contatto fisico?" Ricerco il suo sguardo, ora, onestamente interessata. "Non potresti crearti da solo il té che continui a comprare, creandone le piante e poi essicandole?"

    Sto pensando che se fossi così nervosa, e fossi ancora in università, a questo punto mi starei fumando qualcosa? Lo ammetto: la risposta è sì. Ma lo ammetto con vaga irritazione, e solo poiché ho promesso a voi assoluta sincerità. Non credo m'azzarderei mai, però, ad avvicinare alle labbra uno spinello prodotto da Shion.
    Mi riuscirebbe troppo difficile non pensare ad altro.

    Robin Allard • Villain • Eden's Thorn • Livello 3 •



    Me la sono presa comoda che tanto Sapph si doveva laureare in questi giorni <3
     
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    Un sogghigno da parte del fioraio.
    «Come sei sensibile.»
    Non era però il caso di mettere troppo a disagio l'altro, né di farlo innervosire ulteriormente, dunque accettò di buon grado il cambio di discorso dal momento che... riguardava se stesso.
    Adorava quando si parlava di sé, soprattutto perché con i colleghi di Eden non era costretto a mentire circa la natura del proprio quirk.
    «Per poterla riprodurre, devo necessariamente essere entrato in contatto con il patrimonio genetico di una pianta: non mi basta vederla su un libro o dal vivo, devo mangiarla o, se velenosa, inspirare il suo polline.»
    Robin era autorizzato ad immaginarlo mentre brucava nell'orto botanico, sì.
    «Quando utilizzo il quirk, posso creare una pianta decidendo in maniera conscia che voglio proprio quella, oppure lascio fare al mio organismo e a seconda della disponibilità di boh, cose vegetali o della situazione, il processo è più rapido e istintivo.»
    Da come si poteva intuire, Shion non aveva una chiara conoscenza scientifica delle proprie capacità, ma finché tutto funzionava ed andava bene perché prendersi il disturbo di riempirsi la testa con una serie di nozioni noiose.
    "Non potresti crearti da solo il té che continui a comprare, creandone le piante e poi essicandole?"
    Domanda prevedibile, un po' un classico ad essere sinceri.
    «Potenzialmente sì, ma la resa in termini di qualità organolettica non sarebbe la stessa» Ci aveva provato, ovviamente, e i risultati erano sempre piuttosto insoddisfacenti: il tè era poco più di acqua sporca e la frutta insipida e triste, come se fosse stata coltivata al buio «Senza contare che impiego molte più energie di quante ne ricavo dal consumo dello stesso, è un processo fortemente svantaggioso per il mio organismo.»
    Chissà se però poteva contribuire al sostentamento di altri esseri umani... nah, nemmeno doveva porsi il problema, non avrebbe mai sprecato le proprie preziose energie per altri.
    «Una volta ho provato a raccogliere delle mie foglie di tè in negozio, poi dopo essere rimasto esposto al sole mezz'ora e ancora dopo un'ora» Aveva molto tempo libero e delle idee un po' bizzarre, alle volte, era innegabile «Il gusto non cambia molto, anche se tende a diventare meno... insipido con una esposizione prolungata.»
    Era sicuro che Robin avrebbe apprezzato un simile approccio alla faccenda, aveva una mente piuttosto analitica e, a differenza di altri, avrebbe trovato interessante la spiegazione di quell'esperimento.
    «In ogni caso non è paragonabile al vero tè, mi conviene comprarlo.»
    Era anche meno faticoso, senza contare che la proprietaria del negozio di tè in cui andava di solito era un'adorabile vecchietta che ogni volta lo riempiva di complimenti per come teneva i capelli, lucidi e soffici nonostante la lunghezza, e la cosa ovviamente non faceva che gonfiare ulteriormente il suo già più che abbondante ego.
    Shion Fujihara
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    La parola inglese Quirk indica un guizzo, una particolarità; qualcosa di piccolo che ci distingue dalla norma. Ma l'Unicità di Shion di piccolo non ha niente: il suo è un cambiamento a livello molecolare e biologico dalla portata titanica, che in mondo meno pieno di pazzie riempirebbe interi libri di testo. Non vi sono mammiferi al mondo in grado di eseguire fotosintesi, per dire — ed è una caratteristica quasi trascurabile di fronte alle altre che Shion elenca, come rapida generazione cellulare e capacità di clonare il corredo genetico di vegetali assimilati in precedenza. Una sorta di memoria cromosomica a livello cellulare? Una qualche sacca interna che custodisce campioni di tessuto da replicare?

    "Ti ringrazio per la spiegazione. Peccato sia un processo così stressante, se tu fossi in grado di perfezionare la riproduzione ed eseguirla su larga scala ci sarebbero... Interessanti applicazioni commerciali."

    Ah, in quel caso sì che Eden sarebbe stato in grado di tornare ad essere uno splendido giardin- no, rettifico.
    Inarco un sopracciglio.

    "A ben pensarci è meglio così, saresti assolutamente terrificante come signore della droga."

    Di certo non sarebbe rimasto in Eden, ma si sarebbe creato un giardino tutto suo, di cui sarebbe stato signore nonché fiore più altezzoso.
    E la mia vita, lo ammetto, sarebbe stata un filo più noiosa.

    "Sei fisicamente molto interessante, Shion, lo sai?" Domando, un sorriso innocentissimo sulle labbra. "Mi piacerebbe studiarti."

    Ai raggi X.
    Giusto per vedere che razza di organi ha dentro quel corpo che spoglio fin troppo spesso, ma non sembra conoscere veramente. Non trova frustrante, il non conoscere esattamente cosa accade quando "lascia fare al suo organismo"?

    "La tua abilità si estende ai miceti, per caso? So che i funghi tecnicamente non sono vegetali..." Tiro fuori il telefono dalla tasca. "Ad ogni modo, volevo chiederti... Se avessi una lista di piante che m'interesserebbe riprodurre, come cercheresti di sfruttarmi orribilmente in futuro per ripagare il favore?"

    Faccio un paio di ricerche col cellulare, aprendo una mezza dozzina di pagine, per poi porgere il telefono al fioraio.

    "Sono sostanze che mi servirebbero per esperimenti sugli stati di coscienza alterata. Posso procurarti dei campioni, ma essendo roba costosa e illegale, la capacità di replicarla mi tornerebbe comoda."

    Le tasche di mamma non sono infinite, e il giardino dell'eden non è più rigoglioso come prima. L'idea di consumare sostanze prodotte dal corpo di Shion non posso dire mi aggradi, ma l'osservazione del processo in sé, Ah...

    Quello sì che m'interessa.

    Robin Allard • Villain • Eden's Thorn • Livello 3 •



    Ti prego ddraig non denunciarmi alla polizia postale.
     
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    "A ben pensarci è meglio così, saresti assolutamente terrificante come signore della droga."
    Un lungo, lunghissimo momento di silenzio.
    Poi Shion scoppiò a ridere.
    «Mi sarei visto maggiormente nei panni di... non so, un erborista, ma direi che tua opzione è più remunerativa.»
    Poi non che i soldi gli mancassero, non era davvero una questione economica, quanto di... avanti, la prospettiva di fare lo splendido e temuto signore della droga, in un'esistenza parallela, era molto più eccitante della semplice vita di un erborista che impegna la propria esistenza ad aiutare gli altri.
    "Sei fisicamente molto interessante, Shion, lo sai? Mi piacerebbe studiarti."
    Oh, finalmente le parole che voleva sentirsi dire!
    Solo che conosceva Robin fin troppo bene ed era pronto a mettere la mano sul fuoco sul fatto che non ci fossero secondi fini: se diceva che era fisicamente interessante e che voleva studiarlo, non era un elegante giro di parole per fargli intendere che lo avrebbe voluto nel proprio letto, quanto che lo avrebbe preferito sì nudo, ma su un tavolo operatorio dopo averlo sfiancato a furia di utilizzare l'Unicità secondo una qualche contorta serie di esperimenti.
    «Hai finalmente compreso che non puoi resistere mio fascino floreale?»
    Un occhiolino e un gran sorriso, non riusciva proprio a fare a meno di provocare, in situazioni del genere.

    «Comunque no, niente funghi, solo Plantae per il sottoscritto» Come se fosse poco «Ho provato, eh, alla fine sono tutti parenti e i funghi sono decisamente più semplici di determinate piante, ma c'è un qualche tipo di blocco a livello genetico o non so che mi impedisce di riprodurli.»
    Ve lo dico io, è il regolamento.
    E... perché gli stava chiedendo se poteva riprodurre certe piante? Gli sembrava improbabile che volesse dedicarsi al giardinaggio e ancor meno che sentisse la necessità di provare con l'Ikebana.
    Esperimenti sugli stati di coscienza alterata.
    Lo guardò intensamente.
    «Oh.»
    Un'occhiata al cellulare, alle numerose pagine che gli scorrevano sotto agli occhi, a nomi, fiori e foglie che non poteva dire di non aver mai visto né provato.
    «Sono un uomo magnanimo, non chiederò i tuoi servigi in futuro per questo piccolo favore tra fratelli, anche se ho una piccola, piccolissima condizione» Una pausa ad effetto, pronto a leggere le reazioni sul volto dell'altro «Mi permetterai di farti da aiutante in questo esperimento.»
    Un sorriso.
    Mica poteva divertirsi senza di lui.
    Shion Fujihara
    VILLAIN ● EDEN'S THORN ✖ ┈ SCHEDAPortfolioCODE ©ART ©
     
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