Carrying our song, that its chorus might ring for all

Role || Joshua e Shinjiro

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    Era una serata come tante altre, silenziosa e con la canzone notturna di Tokyo in sottofondo ad accompagnare i movimenti del nostro supereroe. Si trovava in un posto nuovo, non era il solito perimetro intorno a casa sua, bensì più fuori e che aveva un panorama ben più piacevole. Molti direbbero che dopo la batosta che aveva ricevuto non è molto saggio andare così in giro, rischiando di attirare ancora più attenzione di lord criminali e delle loro ragnatele di spaccio. Molti, però, non sono Joshua e non hanno la sua rinomata e collaudata testardaggine, che lo spingeva a crescere, migliorare e capire perché era finito all'ospedale. Cosa avrebbe potuto fare di diverso? Cosa gli mancava e cosa aveva già? Erano tutte domande che si faceva per cercare di trasformare le sconfitte in vittorie, una strategia mirata per allontanare il dubbio, la disperazione ed il senso di debolezza da se stesso.
    Camminando per il parco di Ueno, una delle parti non danneggiate dall'evento di quasi, se non proprio, un'anno fa, aveva con sé come sempre la sua tuta da supereroe che l'aveva attivata poco prima. Per venire lì aveva fatto a piedi e con i suoi classici vestiti da civile, però non appena si è accertato di essere solo e non osservato premette il bottone sugli occhiali e la giacca e diede via alla trasformazione.
    Questa volta, però, senza urlare henshin.
    Perché proprio quel parco? Beh, prima di tutto era una zona nuova se si tratta di ronde notturne e tenativi di porgere una mano a dei criminali di bassa categoria. Come secondo era per disperdere la propria attività, rendere i suoi movimenti meno ovvi e confondere eventuali inseguitori. Non si aspettava che ne avesse tanti, o a prescindere, però prevenire era meglio che curare, e l'unica cosa che voleva era che qualcuno scoprisse la propria identità. Uno che non era Saki o Damien, però loro due erano dei casi a parte.
    [ Scemo pure io ad andare qui, però, ] cos'è che ci farebbero lì, una passeggiata notturna dopo aver derubato la famiglia di turno o aver venduto droga all'ennesimo senzatetto? Magari a guardare la luna per alleviare il senso di colpa! [ Vediamo, và, ] se fosse possibile avrebbe messo le mani nelle tasche, ma visto che aveva la tuta addosso le aveva messo dietro l'elmo. Era davvero tardi, ma non era proprio così tanto tardi, giusto un po' prima di mezzanotte e chiunque coglieva l'occasione per uscire a quell'ora non sembrava aver preso come destinazione il parco. Era vero che nel bel mezzo della settimana la gente lavorava, e con i chip togliersi la suit era molto facile, però la paranoia ci stava sempre. Insomma, era il supereroe di Tokyo, non poteva mica spaventare i suoi futuri ammiratori in quel modo.
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    Dopo l'incendio che aveva devastato il parco di Ueno ormai più di un anno fa Shinjiro si era ritrovato quasi inconsciamente ad evitare quel luogo, i primi tempi. Era cresciuto in quel quartiere, e fin da piccolo era stato abituato a vedere sempre quella macchia verde come sempre presente attorno alle strade di Ueno, qualcosa di irremovibile che avrebbe sempre fatto parte del paesaggio del quartiere. Erano stati ripiantati alberi, ma avrebbero impiegato anni a ricrescere fino a diventare rigogliosi come le piante che li avevano preceduti. E anche ripiantando gli alberi, non si potevano sostituire altrettanto facilmente gli edifici danneggiati e tutta la fauna morta o fuggita durante l'incendio. Inoltre il pensiero che il parco era stato uno dei punti di raccolta delle farfalle, e l'essersi trovato proprio lì all'inizio dell'attacco quando avevano iniziato a fuoriuscire ed era corso rapidamente a casa con Ikiru... Non evocava esattamente ricordi piacevoli. Con il passare dei mesi, aveva pian piano ricominciato a visitare di nuovo il parco... Di notte, però. Brevi passeggiate con e senza Ikiru a notte fonda, forse proprio per rivederlo pian piano in un modo diverso... E, in modo inconscio, dare una controllata alla situazione. L'operazione per ripulire Shinjuku aveva dimostrato che anche i luoghi considerati pericolosi e inaccessibili erano comunque diventati rifugio di criminali e oggetti di razzie e scorribande, figuriamoci un luogo nemmeno contaminato dal gas ma vasto come il parco di Ueno.
    I senzatetto avevano comunque ricominciato a ristabilirvisi, incendio o meno.
    Quella sera aveva chiuso il locale un po' prima per la scarsa presenza di clienti - con l'avvicinarsi dell'anno nuovo, la gente tendeva a tornare dai parenti fuori città -, e sull'impulso del momento aveva optato per fare un giro al parco. Spinto a camminare quasi in autopilota mentre era sovrappensiero, si ritrovò a percorrere sentieri che aveva battuto innumerevoli volte. Erano uno strano contrasto, i segni ancora presenti della distribuzione che vi era avvenuta e quelli della ricrescita. Si ritrovò a camminare lungo un laghetto, oltrepassando una panchina su cui si era seduto in compagnia di Ushiyama... Quasi esattamente un anno fa, in effetti. Era annerita dalle fiamme, le viti che la fissavano sul terreno fuse per il calore. La superò a schiena curva, evitando di guardarla. Più in là, notò una figura che camminava e rallentò il passo. Avrebbe pensato fosse il semplice passante uscito come lui a fare una passeggiata a notte fonda, non fosse stato per i vestiti dall'aria... Strana. Dalle spalle vedeva effettivamente solo il lungo giaccone, non troppo dissimile dal suo, ma sulla testa indossava inconfondibilmente un casco. O era un motociclista rimasto a piedi che non si era tolto il casco per il freddo, o voleva nascondersi in viso. Si fermò restando indietro e premette il bottone sul ciondolo che portava al collo sotto la maglia, materializzando a sua volta i suoi abiti da vigilantes. Sfilò la maschera dalla giacca e la indossò, tirando il cappuccio sul viso e riprendendo a seguire la figura, deciso a tenerla d'occhio e ad appurarsi delle sue intenzioni. Se voleva nascondersi in viso, o era un vigilantes come lui o aveva motivazioni più sinistre, ma in entrambi i casi non lo aveva mai visto da quelle parti. Se ne sarebbe ricordato.
     
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    Mettendosi a fischiettare con le mani incrociate dietro la testa, Joshua camminava con passo tranquillo ed attento fra le stradine del parco alla ricerca del proprio unicorno, ossia un qualche modo per fare pratica e rendere più famoso il proprio alias. Chiamatela voglia di fama, lui la definisce come un'avventura che lo porterà inesorabilmente al successo, che è a sua volta una sfida. Come avrebbe retto il peso di essere noto ad un'intera metropoli? Soprattutto se la sua esistenza sarebbe lottata contro non facendo parte del gruppo di poliziotti in calzamaglia, non ci pensava spesso ma era qualcosa che lo faceva riflettere.
    Ritornando al presente, l'americano era ignaro di essere seguito, rendendo un po' patetica la sua avventura da supereroe se non poteva nemmeno rendersi conto di essere seguito. Lui avrebbe fatto i complimenti allo stalker, invece che dare la colpa a se stesso, ma andiamo avanti. Con due occhi puntati sulla sua schiena, Joshua stava man mano facendo progresso nel pattugliare il parco e continuava a fare buchi nell'acqua. Doveva arrendersi? Girare i tacchi e provare altrove? Erano questi i pensieri che si stava facendo il nostro impavido eroe(?), finché non sentì un suono in lontananza. Non sembrava essere troppo distante, però sapeva che cosa fosse. Era flebile, probabilmente una voce ma magari poteva anche essere qualsiasi cosa, magari un ratto enorme mutato. Non volendo correre il rischio di vedere cronaca nera nel giornale nel parco di Ueno, si sbrigò ad avvicinarsi, sperando che non fosse di nuovo un biglietto di sola andata per l'ospedale.
    Ci volle si e no un minuto, anche meno, prima che Joshua riuscisse ad inquadrare con la coda nell'occhio cosa stesse succedendo. Quattro figure, di cui tre di altezza pari alla sua ed una molto più minuta, quasi se stesse usando un bastone e vicino a loro un guinzaglio... dei teppisti? Serio? Non poteva sentire tantissimo, essendosi messo dietro un'albero ed assumendo l'ennesima posa molto eroica e corraggiosa, però date le circostanze dubitava che le stessero dando una mano. Che fare? Ovviamente intervenire, ma come? Non aveva molto tempo, la situazione sembrava prendere una brutta piega e non aveva alcuna intenzione di non intervenire - non avrebbe potuto convivere col senso di colpa.
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    Continuò a pedinare per qualche tempo la figura, facendo attenzione a non farsi notare o allarmare la figura. Poco più in là però, la sua attenzione venne attirata da un altro gruppo di persone insieme ad un vociare soffocato. Aggrottò le sopracciglia, indeciso tra l'affrettare il passo per avvicinarsi allertando però la figura pedinata e l'osservare prima l'evolversi della situazione... Che metteva però a rischio la persona che sembrava circondata.
    Esitò ancora per qualche secondo: e se la persona che stava pedinando era un complice? Quello lo sprono' ad accelerare il passo, a costo di farsi sentire dall'altro individuo. Si ritrovò a sperare non fosse davvero un complice: in quel caso, si sarebbe ritrovato in netta minoranza numerica se le cose si fossero complicate.
    La figura minuta si rivelò essere una signora anziana, sulla settantina.... Anche se, a giudicare da come invecchiava in media una persona giapponese, poteva benissimo avere pure 90 anni e non si sarebbe stupito se avesse ancora solo un po' di capelli grigi. Era, sostanzialmente, il ritratto della vicina di casa anziana che aiuti a portare la spesa se la incroci sul pianerottolo: guanti di lana colorati alle mani, borsetta al braccio, un bastone in una mano e un guinzaglio con un chihuahua che aveva iniziato ad abbaiare contro tutti nell'altra. Forse uscita a portare il cane a fare una passeggiata serale.
    Il gruppo che la circondava era invece... Il modo più semplice per descriverli era "classici teppisti delle superiori". Uno aveva perfino i capelli ossigenati e impomatati. Maddai? Nel 2020 e passa c'era ancora chi lo faceva?
    Con un sospiro si avvicinò, quasi affiancando l'altra figura a cui pure lanciò un occhio di riguardo, prima di rivolgersi ai teppisti.
    « Che sta succedendo qui...? Volete seriamente rendere scippare una vecchietta l'apice della vostra serata?» chiese.
    Non era nemmeno arrabbiato, era più... Deluso. Una parte di lui sperava di aver frainteso e che ci fosse un'altra spiegazione a un gruppetto di ragazzi che circondava una persona anziana di sera.
    Chissà.
    Magari erano tutti suoi nipoti ed erano usciti a mangiare qualcosa tutti insieme.
    Magari.
    CITAZIONE
    Avevo avvisato in assenze che non ci sarei praticamente stata fino a questa settimana ma scusa comunque per il ritardo!
     
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    Ma da dove spuntava quello?!?!
    No, questo non andava bene, non solo non lo aveva minimamente notato ma anche si era fatto sentire per primo davanti a quella situazione che doveva essere la sua chance di sembrare quello figo. Invece non solo gli ha rubato l'occasione, ma gli ha anche lanciato un'occhiata che l'americano ancora non se la spiegava. Si aspettava che fosse lui quello a fare il primo passo? Potevano essere dei veri e propri criminali, non poteva fare un passo azzardato però date le circostanze nascondersi era pressoché inutile.
    [ Ben detto, mio allievo! ] disse Joshua facendosi finalmente vedere, con dei passi lenti e calcolati mentre le braccia erano incrocciate all'altezza del petto. Ovviamente per non sfigurare avrebbe indossato le vesti del maestro che insegnava un giovane con gli occhi brillanti e tanti desideri nel cuore. Dandogli una pacca amichevole sulla spalla, cercò di superarlo ed avvicinarsi ancora di più al gruppo di teppisti. [ Se vi prudono le mani iscrivetevi ad un corso di arti marziali, o se vi servono soldi ci sono tanti locali che cercano staff. Lasciatela in pace e smettete di imbarazzarvi, ] continuò prima di concludere in gran stile, sentendosi non solo un gran figo ma sperando veramente di mettere quelli lì sulla retta via.
    Però siccome il mondo funziona in un certo modo, la reazione di quelli lì fu tutt'altro che quella desiderata. Si sussurrarono qualcosa prima di dare la spalla alla vecchietta, addocchiando i due spilungoni. « Oi, ma chi credete di essere? Halloween è passato da un pezzo, levatevi dal cazzo se non volete finire nel lago! » fece uno particolarmente vestito stereotipicamente, alzando la voce ed apparentemente motivando gli altri, però stranamente la vecchietta non sembrava essere mossa da tutto ciò. Fece dei passi indietro, ma il suo cane continuava ad annusare i dintorni e lei stava semplicemente fissando quello spettacolo.
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    La situazione stava prendendo una piega decisamente inaspettata... E onestamente non sapeva se esserne sollevato o turbato. Da una parte doveva esserne sollevato: perlomeno non era ancora finita a botte. Enfasi su "ancora". E questo era.... Per quanto dovesse solo esserne felice, era anche strano. Ed era proprio il fatto che ormai per lui era strano che lo turbava.
    ... Da quando aveva iniziato a trovare "strano" il fatto che le cose non finissero subito a colpi di quirk...?
    La seconda cosa decisamente inaspettata furono le parole del tizio. Come "mio allievo"? L'unico svantaggio dell'indossare una maschera era che nessuno poteva vederlo quando lanciava occhiataccie truci a qualcuno. Normalmente, la cosa gli andava benissimo: aiutava a dargli un'aria imperscrutabile, e nascondeva le sue emozioni dell'interlocutore. Lo rendeva difficile da leggere, imprevedibile. Cose importanti, per un vigilantes che doveva restare anonimo.
    Però in casi come quello voleva solo far sapere all'altro tizio quanto lo stava guardando male.
    Ma se Shinjiro voleva farlo, Joule doveva restare impassibile e, suo malgrado, stare al gioco.
    E trattenersi dal fargli sfrigolare la mano con cui gli aveva dato una pacca sulla spalla come se l'avesse posata su un fornello.
    ... Perlomeno aveva appurato che il tipo sembrava essere un vigilantes come lui.
    E anche se doveva fingersi suo "allievo", non poteva non vendicarsi in un altro modo. Lanciò un'occhiata ai vestiti dell'altro
    « Grazie, "Edgelord Black Tempest" Senpai » ribatté inventando l'alias più ridicolo e... Beh, da edgelord che gli veniva in mente.
    Eh sì, sapeva benissimo che con quella stupida maschera a teschio la cosa si appliccava anche a lui se non di più, ma onestamente ci si era rassegnato. Lui aveva chiesto solo una maschera che coprisse il volto, non ... Quello. Ma ormai, sotto sotto, un po' ci si era affezionato. E faceva parte dell'immagine.
    Si voltò di nuovo verso i teppistelli, che... Oh, ora<i> stavano iniziando a passare alle minacce.
    Infilò entrambe le mani in tasca, scuotendo la testa. Prima di tutto, doveva allontanare quei teppistelli dalla signora, che.... Si fermò a fissarla, confuso.
    Sembrava... Tranquilla? Non solo, ma uno dei teppistelli si era avvicinato e l'aveva presa sotto braccio.
    « Vieni nonna, allontaniamoci da questi tipi strani.»
    Il cervello di Shinjiro si inceppò definitivamente.
    C-come nonna...?
    Erano seriamente i suoi nipoti??
    Si ritrovò ad arrossire furiosamente al pensiero di aver <i>completamente
    frainteso la situazione.
    « Come ... Vostra nonna...?»
    La signora prese parola, nel classico tono alto di chi non sente molto bene.
    « Keiji-chan, cosa vogliono i signori? Siete un gruppo nuovo di eroi?» chiese, strizzando gli occhi per poi bofonchiare.
    « Ormai vanno di moda tutti questi vestiti scuri...»
    Il cuoco rimase impalato, onestamente senza sapere che fare. Come spiegarsi. Cosa dire senza morire di imbarazzo.
    ... Quasi quasi preferiva quando si passava direttamente alle botte. Più semplice.
    Si voltò verso Joshua.
    « Senpai, spieghi lei.»
    Aveva voluto la bicicletta, no...? Ora pedalava.
     
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    Normalmente uno avrebbe sentito quel nome e si sarebbe offeso, scaldandosi e rendendo poco la figura da senpai, ma alla fine dei conti si trattava di Joshua, ed in quanto a idiota con tanto di diploma in idiozie a sentire quel nome gli venne da pensare. Non era così male, salvo la parola edgelord il resto era anche figo? Massì, però lui di nome ne aveva solo uno, quello che sarebbe salito a rango di leggenda nel futuro prossimo. [ Quello è mio gemello, giovane! Ricorda bene il nome "Silver Face", il supereroe di Tokyo, ] con tanto di colpetto di pugno al proprio petto, fece un passo avanti verso il gruppetto di teppisti.
    Si salvi la nonna perché insomma, la vecchiaia era una brutta bestia, però loro davvero l'avevano chiamata nonna? Chiuse velocemente numerose volte gli occhi dallo stupore, pensando in un primo momento che fosse uno scherzo ma ecco che la signora gli rispose e santo cielo era davvero sua nonna. Ma che cazzo?! Joshua, che raramente provava l'imbarazzo, in quel momento provò qualcosa di molto simile però non c'era nulla di cui avere timore: aveva un piano. Guardò il suo allievo e si rizzò la schiena, pulendosi la gola che da dietro il modulatore vocale ne uscì fuori un rumore poco piacevole. [ Faccio io, si, ] rispose con sicurezza, muovendo l'attenzione al gruppetto ed in particolare alla confusa vecchietta. [ Non siamo eroi, no, siamo quello di cui questa città ha bisogno. Ieri avevamo ricevuto notizia di un signore che è venuto attaccato da una banda di teppisti, e dunque volevamo accertarsi che quei, uhh... mascalzoni vengano puniti, ] una bugia enorme, che non solo non era vera ma scaldò ancora di più i tipi intorno alla vecchia.
    « Ah, e quello saremmo noi, eh?! Ma fott- s-scusa, nonna, » prima di finire l'insulto, il giovane venne colpito dal nulla dalla nonna che gli diede un colpetto alle spalle, facendolo sussultare. Joshua che a malapena trattenne le risate, riprese quel briciolo di serietà che gli rimaneva in corpo e proseguì la sua spiegazione. [ Certo che no, però mettiti nei nostri panni. Pensi davvero che gli eroi di turno si sarebbero mossi per risolvere questo problema? Loro sono troppo occupati a fare pubblicità ed inseguire l'ennesimo terrorista, ] finì, ma la nonnina non sembrò aver sentito più di tanto. I giovani invece iniziarono a farfugliare fra di loro, sempre un po' arrabbiati ma sentendo le parole dell'americano sembrarono esser rimasti sorpresi.
    Non era certo se sarebbe bastato, non sapeva nemmeno se la signora aveva capito, però lui la sua l'aveva detta. [ Dunque, avete qualche idea di dove si trovi questa banda di teppisti? ] chiese, pregando ogni stella del cielo che loro non si rendessero conto che fosse tutto una cagata. Similmente al suo allievo, anche lui a quel punto avrebbe preferito un combattimento, però a differenza sua non aveva nessun problema a fare la figura dell'idiota e fare il bardo di DnD nella vita vera.
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    Rimase un attimo curioso di vedere la reazione dell'altro tipo nel sentirsi appioppare un alias del genere, e quello se ne uscí tirando fuori la scusa del gemello. Serio? E l'alias che aveva usato ora quindi cosa era? Un altro nome inventato sul momento o il suo vero alias?
    Silver Face... lo aveva giá sentito? Non gli pareva, tendeva a tenere le orecchie tese al locale se si parlava sia di criminali o di altri "tizi sospetti" che giravano per Tokyo; un pó come per Cypher, alla gente piaceva spettegolare sull'ultima strana figura misteriosa avvistata in giro, e non gli sembrava di aver mai sentito quel nome.
    La voce era distorta dal sintetizzatore vocale, perció non poteva farci affidamento nemmeno per tentare di ricordarla in futuro. Voce che, per la cronaca, quando quello si schiarí la tosse aveva fatto un rumore simile a quello che immaginava facesse un Roomba che cadeva per le scale. Shinjiro lo fissó con una punta di preoccupazione. Stava bene, sí?
    In ogni caso non ebbe tempo di preoccuparsi, perché il tipo aveva attaccato tutto un discorso sull'essere diverso dagli eroi e "quello di cui la cittá ha bisogno". Oh no. Oh no.
    Era uno di quelli. Non solo si era praticamente presentato (o meglio, aveva declamato il suo nome), aveva letteralmente annunciato di essere uno che stava agendo da vigilantes e voleva che tutti lo sapessero. Era praticamente il modus operandi diametralmente opposto al suo; lui preferiva agire in silenzio, rivelando meno cose possibili e solo se strettamente necessario. Se nessuno nemmeno sapeva di essere stato aiutato per lui era pure meglio (anche se, doveva ammetterlo, le sporadiche volte che qualcuno lo aveva ringraziato, come nella sua prima azione con Desmond, ovviamente non gli era dispiaciuta come sensazione).
    Di colpo volle solo allontanarsi da lí per farsi associare il meno possibile con quell'individuo, e colse l'occasione nel sentire la storia dei teppisti avvistati in quella zona.
    Non era sicuro fosse vera, lui viveva a due passi da lí e non aveva sentito nulla.
    I ragazzotti nel frattempo ci stavano pensando su.
    " Io non ho sentito nulla...", "No, nemmeno io"
    « Forza "Senpai", andiamo a cercare da qualche altra parte... » azzardó, prima di rivolgersi ai nipoti della signora.
    « ... e voi accompagnate la nonna a casa.» aggiunse, ancora con una punta di imbarazzo.
    A quel punto, avrebbe provato a girare sui tacchi e allontanarsi un pó da lí, il viso in fiamme. Che figura.
    Non voleva peró allontanarsi troppo dall'altro: voleva parlarci da solo con calma e capire... chi era, da dove era spuntato, e cosa aveva intenzione di fare.
    Soprattutto l'ultima.
    « Allora... ripartiamo daccapo.» avrebbe chiesto una volta che si fu allontanato se l'altro l'avesse seguito.
    « ... é stato un disastro, non pensavo fossero davvero i suoi nipoti... anche se suppongo sia meglio cosí.» non riuscí a trattenersi dal commentare.
    « Allora, "Silver Face"... sei nuovo della zona? Perché non ti ho mai sentito nominare fin'ora.»
     
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    Contrariamente a quanto potrebbe pensare qualcuno come Shinjiro date le circostanze in cui si trovava, Joshua non era così tanto imbarazzato dall'esito né lo considerava una perdita di tempo. Certo, sarebbe potuto andare meglio, però non hanno dovuto prendere a botte dei teppisti e la signora era sana e salva, senza contare che ha potuto spargere in giro il nome del proprio alias. Insomma, aveva praticamente sparso i semi ed ora doveva solo avere pazienza ed aspettare che cadesse la pioggia (cosa). Detto questo, quando il suo allievo salutò il gruppetto, Joshua lo seguì non avendo alcuna intenzione di andarsene senza prima dirgli grazie, chiedergli chi fosse ed insomma, vedere di che pasta era fatto. [ Disastro? La signora è apposto, i ragazzi le vogliono bene ed erano pronti a difenderla da dei sconosciuti - il futuro è in buone mani, ] un po' teatrale per i suoi standard, però doveva giocare un po' la parte quand'era vestito così. Inoltre era genuinamente felice di sapere che non erano dei criminali, forse un po' incazzati contro il mondo però non era nulla di strano e nuovo. Magari era solo un periodo, insomma era soddisfatto di aver visto un po' di cuore in quella gioventù.
    [ Uhh, ho iniziato ad essere attivo... durante l'attacco di quei terroristi del cazzo, ] una nota triste, che però ora gli faceva meno male rispetto a prima. Chissà come stava Yves? [ Non ho mai agito qui, però, se è quello che vuoi sapere. Stasera volevo variare un po', come futuro supereroe di Tokyo ci tenevo a spargere il mio nome un po' ovunque, ] continuò, senza notare più di tanto l'aria o il tono dell'altro, rispondendogli con genuino ottimismo, notabile anche dietro il modulatore vocale.
    Guardandolo meglio, poi, era un bestione bello alto anche lui. Sicuro più della media, anzi, era alto come lui e la cosa metteva Joshua un po' sul momento. Era raro incontrare qualcuno di così alto per lui, dunque quando lo faceva otteneva la sensazione di... inferiorità? Insomma, quello alto era lui, ci teneva ad essere unico in almeno qualcosa! Scherzi a parte, vista l'altezza dell'altro era tanto meno voglioso di farlo arrabbiare. [ Te invece? Non penso di aver colto il tuo nickname, salvo che non ti piaccia essere chiamato allievo, ] disse con una leggera risata, togliendosi di dosso l'ansia che era appena apparsa. [ Ah, comunque, grazie. Cioè, non mi serviva una mano per mettere al loro posto quei mocciosi, però sembri un tipo apposto, ] oppure era solo un bravo attore, però Joshua non era il genere di persona che si tratteneva molto sui se o ma. Ad ogni modo, finita quella frase avrebbe provato a dargli una pacca amichevole sulla spalla. Voleva avere fiducia in chi gli sembrava gentile e/o genuino.
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    La risposta di "Silver Face" gli arrivó quando giá aveva voltato le spalle alla scena e l'altro gli stava evidentemente camminando dietro, e Shinjiro si ritrovó a bloccarsi di colpo, quasi a scoppio ritardato. Dopo qualche secondo si ritrovó a girarsi verso l'altro Vigilantes e osservarlo con occhi nuovi, perché tutto sommato... aveva ragione. Era una buona cosa che non fosse successo nulla, che quei ragazzi erano davvero i nipoti della nonnina e che, come fatto notare dall'altro, sembravano essere stati pronti a difenderla.
    « Sai una cosa... hai ragione. Buon per loro.» concordó dopo un attimo, apprezzando ció che aveva detto l'altro. Per una santa volta non si era trovato davanti spacciatori, scippatori, razzisti anti-mutant, terroristi o qualsiasi altro genere di persone che tendeva ad incrociare di solito nelle sue attivitá meno legali... e doveva esserne felice.
    « Magari tutte le sere fossero cosí.» aggiunse dopo un attimo.
    Da quando era diventato cosí... pessimista? Paranoico e pronto ad aspettarsi sempre che la situazione degenerasse verso lo scenario peggiore? Si stava facendo influenzare troppo da tutto ció che gli era successo? Lo stava logorando pian piano, avrebbe eroso il suo spirito fino a lasciarlo amareggiato e disilluso?
    Il tipo che aveva di fronte sembrava l'esatto opposto. Sgranó appena gli occhi dietro la maschera nel sentire che l'altro era entrato in azione per la prima volta durante l'attacco del fuoco.
    « Un inizio con il botto... in che quartiere eri?» chiese. C'erano state dozzine di persone in situazioni simili, probabilmente. Dozzine e dozzine di diffusori, dozzine di membri del culto... e dozzine di persone che non erano riuscite a stare semplicemente senza far nulla, che per un motivo o per l'altro erano uscite ad aiutare. Chi per salvare amici o parenti, chi semplicemente per senso del dovere... chissá quanti vigilantes erano "nati" in quei giorni.
    Attese qualche secondo prima di rispondere.
    «... Joule. Probabilmente non mi hai mai sentito nominare, ed é meglio cosí.» rispose infine, facendo sottindendere che la pensava piuttosto diversamente sulla visione dell'altro di diventare il "nuovo supereroe di Tokyo".
    Quando l'altro gli rifiló una pacca sulla spalla sussultó appena, cercando di trattenersi dall'aumentare istintivamente la temperatura corporea. Non scottare il tipo con cui stai parlando, non era educato.
    ... ok, con Masao aveva funzionato come metodo per conoscerlo, e anche con quell'avvocato quell'estate, ma erano eccezioni.
    « Non restiamo cosí in piena vista.» commentó, riprendendo a camminare e avviandosi verso la zona piú interna del parco. Quella sia meno trafficata di solito, soprattutto ora che dopo l'incendio c'era ben poco da vedere, sia al contrario piú "popolata", se cosí si poteva dire, da senzatetto e altra gente.
    «... cos'é questa storia di diventare il nuovo supereroe di Tokyo? ... lo sai che per noi la "top 10" é finire sul telegiornale come ricercati, no?» aggiunse con una punta di sarcasmo.
     
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    Aveva ragione, idealmente le stease dovrebbero avere più gente come quei ragazzini però la verità era triste e cupa. Voleva sperare che questa era la normalità ma non lo era, però era per questo motivo che era determinato a combattere, migliorarsi e raggiungere il suo obbiettivo. Aprire una terza strada, dare a tutti l'opportunità di dire di no e rompere il ciclo perpetuato a tutti, eroi o criminali, era diventato in poco tempo lo scopo della sua vita. [ Hell yeah, oggi giorno sono le piccole cose che ti fanno sorridere, ] rispose al collega, rendendosi conto che forse era un po' fuori tono però voleva essere il pilastro e la spinta che avrebbe portato del cambiamento.
    La cosa però divenne difficile da mantenere quando l'altro gli chiese in che quartiere era durante l'attacco a Tokyo. Schioccò la lingua ed evitò il suo sguardo, sospirando profondamente prima di rispondere. [ Roppongi. Eravamo riusciti a rompere l'aggeggio... però boh, non sembra aver fatto molto, ] magari erano arrivati troppo tardi, forse ce n'erano stati altri in giro, chissà. Le immagini di quel giorno lo inseguivano tutt'ora, ma non come dei incubi bensì come un promemoria, un ricordo che funzionava come il carbone per una macchina, il cibo per un affamato.
    [ Yo yo yo yo, wait a second, ma dici il Joule che hanno menzionato sui giornali?? Good shit, dude, non pensavo che sarei mai riuscito a vederti di persona, ] commentò per poi offrirgli una mano, segno del suo rispetto verso di lui. Nella mente di Joshua lui non poteva essere una cattiva persona, forse perché lui era troppo ingenuo, ed in parte lo era, però gli piaceva credere che fosse uno dei buoni, uno di cui lui si poteva fodare.
    Seguendolo un po' fuori dalla portata di occhi indiscreti, lo guardò nuovamente in faccia quando Joule lo ammonì e gli disse la sua riguardante la faccenda del supereroe. Joshua guardò in alto, era leggermente seccato ed innervosito però poteva anche capirlo, per quanto gli giravano un po' le scatole a sentirsi dire quelle cose. Forse era il momento giusto di fargli capire le cose, che lo status quo che li faceva nascondere era anche il motivo per cui il mondo era in quello stato. [ Non si tratta di top 10, si tratta di fare ciò che quei tizi in calzamaglia non possono fare, ] questa volta il suo tono era più fermo, serio e senza l'aria da sciocco e cazzone di prima. [ Voglio diventare il vero supereroe di Tokyo per... aprire una terza via, in un certo senso. Rompere questo ciclo, dove per ogni tentativo di "combattere il crimine" quei eroi ne creano altro, ed ogni crimine dei villain ne crea altrettanti eroi. Quei ragazzini lì, chi ti dice che per colpa delle azioni erronee di un eroe che loro non diventino dei criminali? Oppure che ne sai se un criminale a caso, se data la chance, non vorrebbe diventare un membro onesto della società? Questo status quo... è sbagliato, mi fa schifo vedere i villain essere solo dei mezzi per innalzare la popolarità dei eroi, e mi fa vomitare vedere cittadini ed eroi attaccati solo per mandare un messaggio, perché la società ha reso così difficile combattere per togliersi lo stigma della criminalità di dosso! ] ansimante e con gli occhi aperti, l'americano stava guardando l'altro con un'ardore raro. I suoi occhi erano piani di fuoco e fiamme, però non appena l'adrenalina allentò la sua presa, partì un profondo sospiro. [ Scusa, non c'è l'ho con te. Mandami pure a fanculo per averti detto tutta quella roba, tranquillo, ] anche perché alla fine chi gli diceva che a Joule interessava? La logica dell'altro se vista in una maniera oggettiva, si reggeva su due piedi, a differenza della sua.
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    Restò sovrappensiero al commento dell'altro vigilantes quando gli disse in che quartiere di Tokyo si era trovato ad agire.
    « "Eravamo"?» chiese, notando un dettaglio di ciò che aveva detto che lo fece voltare appena verso di lui, interessato.
    « Quindi non hai agito da solo? Hai un... gruppo?» chiese.
    Che detta così suonava che stesse chiedendo informazioni su una band musicale, ma era più che altro interessato a sapere se c'era un intero gruppo di.... Esagitati? No, troppo duro... Chiamiamoli "entusiasti" come lui.
    Interessato e vagamente preoccupato.
    Oppure poteva essere successo ciò che era successo agli altri membri di Bloodpact in effetti, l'essersi ritrovati a collaborare con studenti della Yuuei. In quei giorni, dopotutto, erano stati inviati tutti in azione... Delle persone che conosceva, qualcuna era stata inviata lì?
    Non gli pareva... Hamuko gli aveva detto di essere stata stazionata a Shibuya, mentre Amachi all'aeroporto di Haneda... Cosa che le era pesata parecchio, visto ciò che era successo in quel quartiere. E neppure Dadi doveva essere stata lì, o almeno non credeva... Anche se era un po' che non la sentiva.
    Comunque non sembravano essere riusciti a salvare il quartiere.
    « Non fartene una colpa ... In quei giorni un paio di ore in più o in meno potevano fare la differenza. Probabilmente la densità del farmaco nell'aria era già troppo alta.» si ritrovò a pensare alle persone intrappolate allo zoo senza cibo, o a quello che era successo a Desmond e Masao.
    E sembrava che l'altro doveva aver tenuto traccia di cosa era successo in altre zone di Tokyo(o forse la storia dello zoo gli era rimasta particolarmente impressa tra le tante), perché parve riconoscere il suo alias.
    Ok, allora forse.... Non lo aveva mai sentito nominare tranne per quello.
    « Ah, sì.... Ero lì perché conoscevo una delle persone intrappolate.» rispose, ricambiando la stretta di mano dopo un attimo. Se doveva essere riconosciuto per una cosa... Almeno era grato fosse quella.
    « È stato .... Particolare. La donna membro del culto si era presa la responsabilità di tenere in vita tutti i visitatori rimasti intrappolati.» raccontò con un leggero sospiro.
    Restò in silenzio a lungo durante il discorso dell'altro vigilantes, e dietro la maschera, più lo ascoltava più si ritrovava ad aggrottare le sopracciglia. Alcune parti del discorso, come il fatto che quella società rischiasse di creare un ciclo infinito di azioni dove l'agire di un villain spingeva gente a diventare eroi ma anche gli eroi potevano innavvertitamente creare nuovi villain era molto interessante, ma.... Più che le parole in sé, era il... Tono, l'emozione che c'era dietro, a non piacergli.
    « Io credo che tu stia generalizzando un po'. Un bel po'.» rispose infine.
    « "Quei tipi in calzamaglia" non sono tutti così. Hai mai effettivamente... Parlato con un Pro-Hero? O conosci qualche studente della Yuuei o altre scuole? Mi sembra un po' irrispettoso fare di tutta l'erba un fascio a questo modo. Gli eroi usano i villain per farsi popolarità? Chi? Hai qualche esempio? » chiese, scuotendo la testa.
    « Sono d'accordo sul dare una possibilità a chi sta prendendo una cattiva strada, aiutarli sul possibile...enfasi su prendendo. Ma non scuso certo tutti i villain. Mi sembri un po' troppo convinto a volerli dipingere come povere vittime usate dagli eroi. Alcuni villain sono villain per un motivo, perché hanno fatto cose orribili... Hai mai sentito degli omicidi al tempio o al teatro di Ginza? O di Hebenon che trasformava le sue vittime in statue di carne? » incalzò, in un tono un po' più brusco di quanto volesse inizialmente. Strano, di solito era lui quello che spingeva per capire di più i villain.... Ma anche spingersi troppo in là era dannoso.
     
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    Merda, ed ora gli diceva o no la verità di quella notte a Roppongi? In teoria si, nessuno glie lo impediva né aveva qualcosa da perdere salvo dover dire l'identità di Yves che poteva essere benissimo celata. Il perché non voleva dire all'altro il nome del terrorista era però un mistero, sentiva che fosse in qualche modo compito suo sistemare la faccenda ma oramai aveva perso i contatti con lui già da un bel pezzo. Sbandierare ad un vigilante che il proprietario del Arcadia aveva preso parte in quello scempio di sicuro non avrebbe aiutato la faccenda, nel migliore dei casi sarebbe successo un casino ed il posto sarebbe diventato ancora più inospitabile. Non meritava il suo perdono, ma non meritava nemmeno ulteriore rabbia e punizione da parte sua. [ Io ed un'altra, che si è presentata solo come "Steel" se non sbaglio, ci siamo uniti ad un gruppo di volontari per pattugliare l'area. Alla fine si è scoperto che i pezzi grossi erano... parte dei terroristi. Il nostro era un gruppo di 3, noi due ed uno dei due capi. L'altro ci ha attaccato. Era tutto una trappola per... non lo so, ammazzare delle povere persone? ] non ha mai scoperto che fine avevano fatto gli altri, neanche quanti erano e se la sua storia era corretta. I dettagli forse erano sbagliati, ma il concetto era quello: bastava per chiarire le idee all'altro. [ Alla fine però ce la siamo cavata. Uno dei due ha perso la maschera, l'altro glie l'ha rimessa e sono fuggiti, ] il suo sguardo non sembrava voler guardare quello del collega, lo stomaco gli faceva leggermente male e se possibile non voleva ripensare così tanto a quei giorni. Non era rimasto così tanto ferito quanto altre persone, ma come aveva già detto mille volte era uno di quei eventi che se lo sarebbe ricordato vividamente fino alla fine dei giorni.
    [ Veramente? Roba da matti, pensa te avere così tante risorse e gente capace ed usare tutto per... fare quello, ] commentò con amarezza il resoconto del compare. L'atteggiamento di quella donna rendeva ancora più probabile il fatto che per loro quei atti erano giusti, che loro ci credevano veramente ad un mondo migliore e che sicuramente non l'hanno fatto giusto per. C'era un motivo dietro alla loro pazzia, un qualcosa nella società o cultura nella quali sono cresciuti che li hanno plasmati in quel modo.
    Normalmente il modo in cui l'altro gli aveva risposto lo avrebbe mandato su di giri. Anni fa il Joshua di allora lo avrebbe insultato e via, ed in tutta onestà anche quello odierno lo voleva fare, una parte del suo subconscio gli stava sussurrando quelle parole che lo facevano salire in tentazione. Però era cresciuto, aveva incontrato persone ed aveva vissuto attraverso certe esperienze che gli aveva fatto capire che l'altro aveva ragione. Non completamente, era fiducioso in ciò in cui credeva, ma gli poteva concedere che su certi argomenti aveva ragione. [ Non... non ne avevo idea, capisco ciò che intendi però. ] disse con dispiacere, non voleva analizzare troppo il motivo per cui quello lì sapeva di quel caso, se magari aveva affrontato quel pazzo però poco importava. Non era lì per farsi nemici, voleva fare l'opposto di ciò che il Joshua del passato avrebbe fatto e concedere all'altro la vittoria. [ Quello che volevo dire, insomma, è che tutto il sistema delle top 10 mi fa girare le palle. Perché la popolarità dovrebbe influire sulla capacità e status di qualcuno che in effetti è parte della polizia? ] forse era la gente che ne aveva bisogno, per dormire meglio la notte, ma quello gli sembrava mettere un cerotto quando qualcuno ha perso un braccio. [ But, my man, non pensare che non sia d'accordo con te. Pensi che io voglia perdonare i terroristi? Oppure i capi dei spacciatori che trovi nelle strade? C'mon, ho una reputazione da mantenere. Sono delle merde, sono marci, però c'è un... motivo per cui questa società gli ha permesso di diventare così pericolosi. Il crimine va punito e la responsabilità è del criminale, sempre e comunque, però se ci limitiamo a curare i sintomi non arriveremmo mai alla malattia vera e propria! Fuck, per questo odio il sistema attuale dei eroi, non sembrano mai volere curare il problema vero e proprio e chi lo vuole fare deve affrontare una strada in salita. Fare di tutta l'erba un fascio, come hai detto tu, non è una soluzione, però pensi davvero che saranno loro a raggiungere una soluzione definitiva? Non voglio permettere a questo status quo di continuare, voglio trovare una soluzione senza compromessi ed evitare che nasca un problema senza risposta, ] continuò, facendo un respiro profondo prima di continuare. Doveva mantenere la calma, ricordarsi di Yves ed usare il loro secondo incontro per trovare una risposta.
    [ I terroristi hanno compiuto quell'attacco perché non riuscivano a vedere una soluzione migliore. Per quanto bastardo e perfido, il loro obbiettivo era qualcosa a cui ci tenevano, volevano inseguirlo come dei cazzo di cultisti ma erano troppo deboli per arrivarci senza compromessi - hanno optato per l'opzione più semplice, ossia il crimine. Non voglio vederli come delle vittime, non voglio nemmeno perdonarli, ma mentre la maggior parte degli eroi non vogliono capirli io ci voglio provare anche solo per capire cosa cambiare di questo cazzo di mondo. Non voglio essere come loro, non voglio usare la strada più semplice che usa solo violenza e dolore, sono certo che esiste una soluzione definitiva... ma mi rendo conto che non sarà facile da ottenere. ]. Ora poteva guardarloi negli occhi come un uomo, era più sdddisfatto di quella risposta.
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    Restó un attimo sovrappensiero, battendo un attimo le palpebre dietro la maschera. Aspetta, Steel...?
    Aveva la vaghissima sensazione di averlo sentito, ma cosí su due piedi non sapeva di chi si parlasse o dove poteva averla sentita. Non credeva di averlo incontrato peró. Anche perché in effetti chiunque poteva utilizzare un alias una sola volta, probabilmente c'erano dozzine di persone che si facevano chiamare Steel a Tokyo. Interessante (relativamente, oggettivamente era piú preoccupante) era che i terroristi si erano "finti" membri dei volontari che pattugliavano l'area.
    « ... non so. Erano... ovunque in quei giorni. Si sono sentite tantissime storie... pare che alcuni stessero recuperando persone dalla strada per evitare ci fossero vittime...? O meglio... per far "solo" perdere loro il quirk.» commentó, prima di annuire alle successive parole dell'altro.
    « Giá. E solo ora pian piano stiamo riuscendo a eliminare il farmaco da tutta Tokyo.» commentó, scuotendo la testa.
    « Sul sistema della top 10 ti dó ragione, preferirei anche io non esistesse. Come non esiste una "top 10" dei migliori medici, non vedo perché dovrebbe esserci degli eroi.»
    Sul resto di ció che aveva da dire l'altro... aiutó a chiarire un pó meglio cosa intendeva.
    « Quindi tu dici che... in un certo senso gli eroi non sono interessati a sconfiggere davvero ad esempio un gruppo di villain, ad andare alla "radice" del problema per... continuare ad avere lavoro, ad esempio? É una visione molto... cinica.» commentó. Da una parte, se in un mondo perfetto non esistesse il crimine, non ci sarebbe stato nemmeno bisogno degli eroi come figura professionale.
    « Credo di aver capito comunque... ma spero farai comunque attenzione. Dal voler capire un villain al ritrovarsi pericolosamente vicini al diventare villain il passo é breve... anche perché tecnicamente siamo giá dei criminali.» commentó, con una mezza risata abbastanza sconsolata.
    « Io comunque credo che andró verso Akihabara per questa notte. C'é un... locale lí che tengo d'occhio, é spesso preso di mira dagli anti-mutant.» commentó. Forse l'altro avrebbe saputo a cosa si riferiva.
    « Se vogliamo tenerci in contatto, ho un... punto di incontro che possiamo usare. Ordina del "sashimi di cinghiale" al proprietario di questo locale.» aggiunse, sfilando un biglietto da visita del Kagejikan e passandolo all'altro, ovviamente senza avere la minima idea di cosa avesse appena rivelato all'altro.
     
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    Corrugò la fronte al sentire la versione dei fatti di Joule, però più per sorpresa (era così da loro fare qualcosa del genere) l'emozione che provava in quel istante era rassegnazione, anzi, forse era più esatto dire che aveva sottovalutato fino a dove si volevano spingere. Un gas che poteva benissimo mandare qualcuno in coma e loro lo usavano per cercare di togliere il quirk alle persone? Consci dei rischi? Che schifo, però che c'era da aspettarsi da un gruppo molto vicino ad essere considerato un gruppo religioso? Magari estremista nel loro caso, ma ci siamo capiti. [ "Solo" il quirk, molto gentile da parte loro, si, ] detto con tanto sarcasmo da poter riempire una piscina olimpionica, l'espressione corrucciata continuò a decorare il volto del ragazzo. [ Non li invidio, è un lavoro mastodontico, ] come si diceva in america, "credit where credit is due", gli eroi che stavano ripulendo quelle aree di Tokyo erano da lodare.
    Sollevato che l'altro la vedesse come lui sulla top 10, Joshua continuò ad ascoltarlo, comprendendo che usare un tono di voce, e modo di parlare, più chiaro e conciso aveva aiutato a farsi capire dall'altro. Infatti il fastidio di prima era svanito, invece rimpiazzato da qualcosa di simile ad un rimprovero. Anzi, era più simile ad un'avviso che onestamente Joshua colse di buon grado, visto che voleva dire che si era fatto capire. Non si aspettava che sarebbe stato compreso da tutti, ma con chi ci riusciva voleva fare dei passi avanti nel conoscerli. Parte di sé voleva collegarsi con loro, magari anche collaborare siccome come aveva detto già prima, da solo non sarebbe mai riuscito a portare a compimento il suo sogno. [ Non penso che tutti lo facciano apposta, eh, però... insomma, basta guardare la situazione. Non vorrei augurare che un eroe con la testa apposto perda il lavoro, so bene cosa uno prova a non averne uno, ] sperare che qualcuno finisca per strada e venga traumatizzato dai bassifondi del mondo in cui vivevano non era mai stata la sua intenzione. Se uno è un vero bastardo allora ci sarebbe da parlarne, però insomma, aveva ragione l'altro che non era proprio il caso di fare di tutta l'erba un fascio.
    [ Onestamente se mi ritrovassi a dover collaborare con Aogiri o altro mi sentirei propria una merda, ] commentò seccamente, evidentemente con tono autodispreggiativo e sperando a tutte le stelle del cielo che quello rimanga sempre un caso ipotetico. [ Pezzi di merda, se c'è qualcosa che odio sono i razzisti come loro. Vuoi una m- ] venne bloccato dall'altro che gli propose di mantenersi in contatto, usando un punto d'incontro particolare. Non si fermò a quello, però, siccome dopo gli porse un biglietto che gli fece scattare un flash di fronte ai propri occhi. Molto simile a quando nei film il protagonista vive un flashback, rividendo un momento del proprio passato che prima stava completamente ignorando.
    Quel Kagejikan? Il posto dove aveva incontrato quel pezzente biondo? Con dentro Aragaki-s--
    Ma la voce del tipo era la sua!
    Ci volel una forza di volontà mastodontica per strapparsi dello shock che aveva appena provato, se non fosse per la maschera l'altro lo avrebbe potuto vedere con la bocca spalancata. Era veramente lui, cazzo! Era anche alto come un gigante ed il modo di parlare era quello! Non poteva farsi sfuggire quella chance, il famoso Joule di cui aveva sentito parlare era quel mito di Aragaki: era ovvio che due persone così in gamba fossero la stessa persona. [ Propietario a cui devo un grosso favore, poi, ] oh ora se la doveva godere, mamma mia se voleva godersela. [ Che nonostante mi abbia detto di no a quel collocuio, mi ha dato una lezione di vita fondamentale. Come sta quel viscido biondo pezzo di merda, hm? ] fatta la domanda, la mano di Joshua si alzò fino a raggiungere l'elmo, in particolare le sue dita toccarono l'area dove era presente il chip. Fatta pressione su quest'ultimo l'elmo svanì in pocchissimo tempo, lasciando spazio a dei occhiali da aviatore che rivelarono all'interlocutore l'identità di quel misterioso vigilante. « Kept you waiting, huh? » gli disse, offrendogli una stretta di mano che, se accettata, avrebbe cercato di trasformare in un abbraccio decisamente poco standard giapponesi. Chissene frega, però, uno come Joshua non poteva fare a meno di comportarsi così, anche se rischiava di farsi scoprire da dei possibili individui nascosti.
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18 replies since 13/12/2021, 20:55   348 views
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