The last gift!

Christmas Role (sloth extra) ABEL & KATAJ OGAWA

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  1. Lady Seiros™
     
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    Era la mattina del 23 Dicembre Oh my God! L’Antivigilia! Cioè era tardissimo!
    Già era tardissimo perché con tutto il casino che aveva avuto in quei giorni tra scuola e volontariato, Abel non era ancora riuscito a comprare il regalo da dare a Yoko e nel giro di circa due giorni doveva presentarsi anche ad un evento per il 24 sera però diavolo oggi doveva cercare dunque di andare subito a cercare un regalo per Yoko che se non era per Natale glie lo avrebbe consegnato per capodanno, ma non avrebbe fatto in tempo se perdeva altro tempo.
    Sicché Abel si organizzò per andare nel distretto di Ginza per vedere se riusciva a trovare qualcosa di speciale per la sua Yoko che purtroppo avrebbe dovuto passare il Natale in ospedale perché era in osservazione dato il suo stato di salute e meritava un regalo che la facesse sentire speciale.
    Abel si vestì con camicia bianca giacca cravatta, pantaloni con la riga precisa, capelli lisci (oggi) e i suoi immancabili occhiali e si era spruzzato addosso uno di quei profumi doc di marchi famosi, rolex al polso. All’ aspetto sembrava un “businessman” o uno di quei modelli sciccosi che si vedeva nelle pubblicità, che lavorava magari in uno degli uffici di lusso che circondavano la zona di Ginza, ma del resto Abel odiava essere “ordinario” e doveva mantenere la classe sempre su tutto anche quando usciva di casa.
    Arrivò al distretto di Ginza e iniziò a perlustrare la strada e i negozi che c’erano.
    Se doveva essere sincero Abel quest’anno in Giappone vedeva nei negozi molte cose carine, certo non era come camminare per il centro di Londra o percorrere le Champs, Elysees, ma comunque anche nel paese del Sol Levante il Natale era veramente magico, tuttavia non voleva regalare a Yoko una cosa fittizia. Certo poteva regalarle qualcosa di valore, ma magari che non fosse troppo grosso, anche se però a lui non sarebbe importato del costo.

    °Uffa non c’è nulla di adatto per Yoko°

    Pensò tra se mentre guardava le vetrine, poi il suo occhio si posò su una cosa semplice che senz’altro poteva far piacere a Yoko anche più di un “solitario” conoscendo poi i suoi gusti che erano simili ai suoi.

    °Oh questo si che è fortuna!°

    Dunque era lì, in piedi su quello scaffale in legno in mezzo ad altre cose di insignificante valore: Una statuetta in PVC alta 60 cm sapientemente scolpita nei minimi dettagli di Edevar, l’eroe più famoso della città, il “Number One” dopo All Might ! Yoko era una sua fan assieme ad Abel! Regalo perfetto!
    Stupenda! A Yoko sarebbe piaciuta tantissimo! Abel doveva averla! Peccato che probabilmente fosse l’ultima e lì vicino c’erano pure a sbavare altri tre bambini.
    Eh no marmocchi! Non ci provate!Non OSATE convincere i vostri genitori proprio ADESSO perché arriva Abel!

    ° E’ MIA !MIA!MIIIIAAA!°

    Abel in quel momento era travolto da una “febbre” convulsiva da shopping, non avrebbe AVUTO PIETA’ DI NESSUNO!



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    Edited by Lady Seiros™ - 3/1/2022, 03:22
     
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    Kataj Ogawa
    Regalo di Natale

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    Narrato «Parlato» ~Pensato~

    «Ali di DueHawks, due Endeavour, due sode e patatine ... ABBONDATE CON IL PICCANTE SUGLI ENDEAVOUR!»

    Il tono urlato sul finale si disperse nel casino generale, colpendo però il diretto interessato. Il clangore delle padelle e dei mestoli, il continuo vociare di tutti i “cuochi” impegnati nelle loro mansioni e il perenne sfrigolare d'olio nelle friggitrici e carne sulla piastra era la colonna sonora di quel posto. Un fast food funzionava come una catena di montaggio: i dipendenti chini sul loro pezzo di bancone, chi a tagliar pomodori, chi a friggere patatine, erano le macchine specializzate in un'unica mansione. Il tutto messo in moto dall'input della comanda, il che rendeva necessario urlare per sovrastare l'incessante rumore di fondo nella cucina.

    In tutto questo meccanismo Kataj era l'addetto alle salse. Una mansione tra le più bieche, visto che si riduceva a rimpinguare i contenitori con dosi già prestabilite di spezie e imbrattare ogni pietanza con il sapore richiesto. Fondamentalmente quell'ingrediente era ciò che dava gusto a quello che veniva servito, poco importava se le carni erano saporite, un buono strato di salsa rendeva tutto gustoso e uniformemente mangiabile. Sotto i suoi occhi passavano patatine, panini e qualsiasi prodotto fornito dal fast food che, con “precisione chirurgica”, inondava non troppo ma abbastanza . Il ritmo frenetico di quella giornata faceva si che spesso residui di varie salse si mescolassero, senza conseguenze catastrofiche perché quegli intrugli sapevano tutti di ketchup slavato, ma questo -in alcuni- generava delle rimostranze soprattutto sulle salse piccanti che risultavano poco aggressive. Per Ogawa erano inutili proteste, sapeva tutto della stessa cosa, ma chi stava alle comande era scocciato riversando tutto quel fastidio sull'ultimo anello della catena. Normalità in quei lavori frustranti.
    Passo sotto i suoi occhi l'ennesimo sandwich Endeavour, tra i più richiesti nel locale. Un insieme di pane, carne e peperoncini, conditi da una salsa extrapiccante, piatto che non aveva un sapore se non quello delle spezie brucia ugola di cui era cosparso. Davanti all'ennesimo richiamo per la salsa non abbastanza piccante, in uno sfogo culinario, fece letteralmente piovere salsa piccante sulla pietanza, tanto che parte del contenitore si sporcò di vivo rosso.

    Che gli vada in fiamme la gola ~ Pensò ghignando Kataj mentre guardava la sua opera d'arte soddisfatto. Senza pensarci oltre, passò al prossimo piatto continuando con il suo ingrato lavoro. Non passò molto tempo e si sentì bussare sulla spalla, girandosi vide il suo capo turno con faccia stressata e molto contrariata che lo fissava dall'alto al basso con disprezzo. Maledetto colletto bianco.

    «Mi spieghi questo schifo?! Se sporchi la confezione poi rimandano tutto indietro e detraggo tutto dal tuo stipendio! STUPIDO AKA!»

    Qualche goccia di saliva finì sul volto di Kataj, pronto ad esplodere in fiamme come l'Eroe dell'Inferno. Avrebbe voluto prendere la testa di quell'omuncolo sovrappeso e alto quanto un tappo e affogarla nelle salse che spruzzava sulle varie pietanze. Era una persona irritante e perfettamente calata in quel ruolo di controllo e vessazione su tutti i giovani lì per racimolare qualche yen a costo della dignità. Il porro sopra il sopracciglio poi, lo avrebbe strappato con forza per poi farglielo ingoiare. Ma aveva bisogno di quei soldi, soprattutto in quel periodo dell'anno e proprio quel giorno, sarebbe stato pagato prima delle festività quindi era meglio non far avverare i suoi sogni violenti.
    Chinò la testa e continuò con il suo lavoro, ribollendo di rabbia e pensando che l'unico buon motivo per continuare era il regalo da fare ad Akura. Si avvicinava il Natale e ben sapeva quanto Imouto-chan tenesse allo scambio di regali. Lui era indifferente al Natale, ma in segreto covava un grande piacere nel fare e ricevere regali e per questo teneva molto a perpetrare questa tradizione tra lui e la sua sorellina. Era il primo Natale in cui era lontano da casa e grazie ai vari lavoretti in cui si destreggiava, aveva accumulato abbastanza per poter comprare il dono che già da settimane aveva adocchiato nelle vetrine di Ginza.

    Una statuetta rappresentate Endeavour avvolto nelle sue portentose fiamme, un dono che avrebbe fatto impazzire di gioia Akura da sempre fan dell'eroe. Lei stessa aveva sviluppato un quirk legato al fuoco -Kataj non aveva mai capito bene come funzionasse- e sin da piccola giocando agli Heros, immancabilmente impersonava Endeavour, tanto che si era costruita un paio di baffi rossi e arancio di stoffa e faceva la voce grossa cercando di imitarlo. Era stato facile capire che quello era il regalo giusto e con lo stipendio di quella giornata, avrebbe potuto permetterselo. Era un po' in ritardo con l'acquisto natalizio, ma visto che ciò che cercava era piuttosto commerciale, contava di poterne trovare senza difficoltà. Doveva soltanto finire le ultime due ore e poi si sarebbe diretto a nel negozio in cui lo aveva visto. Per un solo secondo, uno strano silenzio invase la sua mente, isolandolo da tutto il contesto, si sentiva arrabbiato non tanto per la situazione creatasi con il suo superiore, ma da tutto quel peso che si concentrava su di lui nel perenne equilibrio tra le spese quotidiane e lo stipendio da fame. Quel regalo era si ben desiderato da Kataj, ma allo stesso tempo era una spesa che gli costava ore di lavoro extra e rinunce nella sua già esigua vita. Schiumava di rabbia e per un lungo momento restò immobile fissando le portate accumularsi con le mani ben salde sul bancone, pronte a lanciare ogni cosa gli fosse capitata in mano. Il tempo in quell'istante sembrò dilatarsi e un secondo parve diventare svariati minuti, ma presto ritornò alla realtà e la stessa voce che aveva fermato il tempo lo fece ripartire.

    «MUOVITI!»

    Gli occhi persi del Rosso ripresero vita tornando lucidi, per un attimo fu meravigliato di ritornare alla vita ma il suo sguardo si posò sugli ordini che si accumulavano e ricominciò subito la sua mansione. Non importava se tutto quel lavoro sarebbe servito a pagare un pezzo di plastica troppo costoso, questo valeva ogni istante di sorriso sulle labbra della sua sorellina, che sognava di essere come il suo hero preferito. Anche se ormai era cresciuta da quando pensava che incendiandosi i capelli avrebbe potuto controllarne le fiamme, Akura era ancora fermamente convinta di voler entrare in Accademia. E se quel pupazzo la poteva rendere felice, Kataj avrebbe fatto ogni cosa per farglielo avere.
    Nīsan <3 ti aspetto domani per i regali non fare tardi!!!

    23 Dicembre
    Tokyo (JPN) _ Ginza

    Luci intermittenti accecarono come sempre gli occhi del Rosso.
    Nel periodo natalizio, Ginza diventava un'enorme e colorata decorazione di Natale. Le vie, già illuminate dalle luci ogni giorno dell'anno, in quel periodo mischiavano il chiarore dei neon allo sfavillante oro e rosso che cingeva ogni cornice. Le luminarie sembravano fili di ragnatela che andavano da un grattacielo all'altro e la calca di gente, vestita per di più con i medesimi colori, disegnava un presepe vivente fatto di lustrini e fiocchetti con disegnati abeti ornati, pacchi regalo e pupazzi di neve. Come tutte le grandi metropoli, anche Tokyo dava il meglio di se in quel periodo, vestita con i più scintillanti abiti adeguati all'occasione. Camminando per la via Kataj dovette schivare più di una persona intenta a fare incetta di ciò che era rimasto per accaparrarsi gli ultimi regali. I marciapiedi affollati di gente che si muoveva forsennata si divideva in due nette espressioni: pacifica di chi sapeva che tutto questo se lo poteva permettere e contrita, solitamente di genitori che dopo aver acquistato la nuova console al figlio, segnava le ore di straordinario che avrebbe dovuto fare per rimettersi al pari con le spese. Ogawa era più da quest'ultima parte, ma per quel giorno decise di lasciare che le nenie natalizie e i colori sgargianti lo contagiassero, facendolo entrare nello spirito natalizio.

    Con passo veloce si diresse al negozio in cui aveva visto la statuetta del Heros, già in lontananza cominciava a vedere la vetrina che sembrava strabordare di luci e chincaglierie natalizie. Ricordava la postura dominante di Endeavour con un piede ben saldo su di una roccia lavica, avvolto nelle sue fiamme che gli donava quell'aspetto di un barbuto Re dell'Inferno. Vedeva già gli occhi di Akura dapprima luccicare per poi esplodere in lacrime di gioia per quel nuovo pezzo della sua collezione. Sicuramente, se avesse avuto quello da piccola, avrebbe scartato ogni sua bambola in favore di quel muscoloso Hero. Più si avvicinava, più notava una certa ressa davanti al negozio, un manipolo di ragazzini si stava fiondando all'interno del negozio, presi da una ferocia quasi bestiale. Probabilmente le merci più richieste del negozio cominciavano a scarseggiare, lasciando soltanto i soliti regali di ripiego che risultavano oggettivamente brutti.

    Non vorranno mica quella statuetta?! ~ Il pensiero intensificò il suo passo fino a portarlo in ad una mezza corsetta. Ora la sua visuale era più nitida e vide cosa stava scatenando quella frenesia.
    La statuetta di Endeavour che lui cercava si stava velocemente esaurendo, presa d'assalto da più persone, marmocchi e non. Vedeva le scatole scomparire dagli scaffali mentre proseguiva la sua avanzata, cercando di allungare il collo ogni tanto per vedere se qualche angolo non era assaltato da quella marmaglia. Era ormai ad un passo dall'entrata del negozio, i suoi occhi sembravano quelli di un camaleonte mentre cercavano di trovare una di quelle dannate statuine e individuandone soltanto una. Davanti a lui c'erano tre ragazzini che ancora non l'avevano vista, gli occhi predatori del Rosso puntavano l'obbiettivo senza distogliere lo sguardo. Non perse tempo e cercò di scartarli verso destra, muovendosi sinuosamente ed infilandosi davanti a loro, mentre ancora erano in pieno delirio da ricerca. Sembravano cani sciolti al buio, mossi soltanto dallo spasmodico desiderio di avere raggiungere qualcosa che la foga gli celava. Con due passi gli fu davanti e mancava soltanto un'ultima falcata per essere al cospetto del pupazzo. Le braccia di Kataj cominciarono a protendersi verso il suo obbiettivo, con il preciso intento di afferrare al volo la scatola per poi dirigersi spedito verso la cassa. Sarebbe stato suo, senza nemmeno troppa difficoltà, o almeno così immaginava Ogawa. Sembrò andare tutto liscio, sul volto del giovane si dipinse un sorriso compiaciuto e maligno, con uno sguardo oltremodo sicuro della sua riuscita.

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    Chiedo perdono per l'attesa!
    Da oggi sono nuovamente presente in modo costante :cleffa:
     
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  3. Lady Seiros™
     
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    Il momento era propizio, sarebbe bastato un solo secondo e presto l’oggetto del desiderio sarebbe stato di Abel.
    L’inglese si preparò dunque a scattare, anche se avanti a lui c’era degli “avversari temibili” ovvero un papà alla sue destra, pronto a tutto per far felice il figlio viziato che stava frignando talmente tanto da rompere le palle, che in effetti, se per caso non aveva il suo “giochino” sicuramente chi lo curava avrebbe passato un quarto d’ora da incubo, sulla sinistra invece c’era un nonno pronto e scattante , dietro c’erano due marmocchi con lo sguardo poco rassicurante.
    Abel diede un occhiata ai soggetti e lo guardarono lui. In quel momento, c’era un gelo tra i contendenti che si poteva tagliare con il coltello nemmeno se ci fosse stato un Villiane ci sarebbe stato un gioco di sguardi da “duello western” come quelli che c’erano lì.

    °DEVO FARCELA!°

    Tutti iniziarono a muoversi in contemporanea verso lo scaffale con la statuetta. Era una corsa contro il tempo. Un solo secondo. Abel si diede slancio in avanti, sembrava essere in vantaggio, ma ecco con il “nonnetto” gli era al fianco,allora l’inglese iniziò a correre pi forte e proprio alla fine, decise di fare un piccolo salto verso lo scaffale .
    Eccolo. C’era quasi.
    La stava raggiungendo.
    Momento idilliaco e…
    SIIIII MA VIENI!, L’AVEVA PRESA!
    La statuetta dell’ eroe numero sue era nelle sue mani, NELLE MANI DI ABEL, che quasi fosse un cattivo terrificante, si reggeva trionfante con la scatola della statuetta in mano a modo (di coppa del mondo), gongolando mentre i suoi “avversari” si disperarono, ma c’era un ultima cosa da fare , raggiungere la cassa, gli “avversari” di Abel erano stati “sconfitti” , ma non sarebbero dati per vinti, perciò meglio approfittarne SUBITO e fu all’ ora che successe “l’irreparabile”!
    Abel era così concentrato nella sua gioia che la sua testa sbatté contro qualcosa di duro, un'altra testa…di qualcuno ovviamente…

    “Oh my …”

    UN MALE TREMENDO!
    Lacrime, occhi a “crocetta”( ?).

    “GOODDNESSSS! …CHE MALE…AHI…AHI…AHI!”

    Si infetti si era trovato oltre al regalo anche con bel bernoccolo per Natale e pensare che mancavano due giorni , quindi si andava proprio “bene”, inoltre come se non bastasse, la scatola con la statuetta finì a terra perché l’ inglese si era toccato la fronte con entrambi le mani e già “gli avvoltoi” stavano per piombare verso quel punto.




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    ok ... l'ultima parte avviso che non è autococlusiva , seppure la mia intenzione era di far prendere una craniata ad Abel con il tuo pg : asd:, ma può essere anche qualcun altro se non vuoi vediamo ora che succede XD
     
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    Kataj Ogawa
    Regalo di Natale

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    La scena fu a dir poco bizzarra.
    I contendenti erano tutti agguerriti tanto da ricordagli un vecchio cartone animato occidentale su di una stramba corsa automobilistica molto agguerrita. La situazione era simile: tra gli anziani nonni con ampi sorrisi benevoli, che covavano in seno il demonio, un padre evidentemente esaurito dai capricci del suo moccioso che voleva assolutamente il bambolotto di quel Natale e dei bambini -unici scusati in tutta quella baraonda- colpevoli soltanto di esser marmocchi e di vivere il periodo di Natale come tempo di regali e di sogni, la situazione acquisì velocemente dei tratti grotteschi.
    Vi era inoltre un ultimo pretendente all'ambito regalo, il più strano forse. Vestito di tutto punto, con un'eleganza che superava la solita normalità del uomo d'affari, spiccava per un certo portamento quasi regale. I lunghi e lisci capelli color celeste ben acconciati gli davano un'immagine ultraterrena, ma il grosso paio di occhiali inforcati sul naso non riuscirono a nascondere l'espressione molto interessata alla statuetta protagonista di quella pazza antivigilia. Quando poi lo vide scattare per accaparrarsi il premio, comprese subito che non era un individuo qualunque, vista la velocità con cui riuscì a scartare tutti i pretendenti e appropriarsi della scatola per primo.
    Kataj si morse un labbro, la situazione si complicava.

    Si maledisse di non aver acquistato il regalo in un qualsiasi store online, ma in cuor suo era sempre stato affascinato dalle commissioni natalizie fatte di persona. Viveva il momento con entusiasmo e un poco di nostalgia, ricordando quando da piccolo girava per i vari centri commerciali guardando le vetrine e venendo richiamato dai suoi genitori che lo invitavano a Togliersi qualsiasi idea di acquisto dalla testa, cosa che ora invece non sentiva più e rendeva quella pratica ancor più divertente.
    Ma evidentemente quel giorno non sarebbe stato una passeggiata tra le vetrine.
    Concorrere in certe tipologie di competizione non era proprio nelle corde del Rosso, avrebbe solitamente trovato inutile accalcarsi per un “giocattolo”, preferendo di gran lunga rassegnarsi e cercare altro. Ma quello era il primo Natale in cui poteva davvero permettersi di fare un vero regalo ad Akura, tanto che -contrariamente al suo solito- aveva pensato già da tempo al da farsi organizzando le sue ultime settimane di guadagni, incrementati dalle feste, per poterselo permettere. Vedendo il belloccio soffiargli il regalo davanti agli occhi, provò un piccolo sentimento di astio verso l'uomo, una smorfia di stizza comparve sul volto di Ogawa che agganciò il suo avversario con lo sguardo.
    Doveva appropriarsi di quel pacco ad ogni costo.

    Cambiò direzione muovendosi tra scaffalature parallele al percorso dell'occhialuto avversario, voleva precederlo scegliendo un percorso sgombro da ostacoli per poi tagliargli la strada e palesarsi davanti a lui. Non aveva ancora pensato avrebbe recuperato il pacco, prenderlo con la forza sarebbe stato difficile e fuori luogo. Forse avrebbe cercato di convincerlo a cederglielo, infondo dal suo aspetto avrebbe potuto permettersi regali molto più costosi, sicuramente preferibili per “gente come lui” secondo la convinzione di Kataj.
    Il suo incedere si fece ancora più deciso temendo di arrivare in ritardo alla successiva svolta, con un balzo bruciò la distanza che mancava per ritrovarsi proprio di fronte al suo avversario. Era pronto a tutto per fermare quell'uomo, a convincerlo che lui aveva più bisogno di quel regalo e soprattutto a stringere tra le sue meni l'ambito premio. Ma tutto ciò venne superato dal caso.

    Lo sbaglio delle tempistiche unito alla disattenzione altrui, produsse uno scontro inaspettato tra le loro teste, un suono secco e pieno che rimbombò nel cranio di Kataj tanto che l'osso frontale sembrò vibrare per un attimo. Lo scontro fece perdere l'equilibrio al Rosso facendolo indietreggiare senza però cadere, si aspettava che davanti a lui ci sarebbe stato l'uomo e per questo era ben saldo in posizione stabile. Nonostante il forte colpo e il bernoccolo che già si stava formando sulla fronte riuscì a restare in piedi, alzò subito lo sguardo cercando di comprendere cosa lo aveva urtato. Davanti a lui l'occhialuto si teneva entrambe le mani sulla testa nel punto in cui si erano colpiti, il prezioso pacco gli scivolò dalle mani cadendo poco lontano da lui. Sentì mormorare alcune parole incomprensibili da parte del ben vestito, solo sul finale comprese che si trattasse della lingua inglese, non troppo conosciuta dal Rosso. Si sentì piuttosto stordito dalla botta subita, ma si sforzò per non perdere d'occhio l'obbiettivo. Attorno a lui la marmaglia bestiale pronta a gettarsi sulla preda abbandonata stava avanzando, il tutto in un'atmosfera quasi bellica generata dalla smania di appropriarsi dell'ultima copia di quell'articolo. Le diverse motivazioni, più o meno importanti, si stavano condensando in quella folle corsa, ma ciò che nella mente di Ogawa fu ben saldo, era la maggior importanza del suo motivo. Senza perdere tempo caracollò in modo disordinato verso il pacco. Il giovane dai capelli azzurri, ancora abbastanza vicino, forse troppo, portò Kataj a volersi prima “sbarazzare” di quel pretendente ritenendolo il più pericoloso. Cercando di avvicinarsi il più possibile a lui e sfruttando l'effetto sorpresa dopo il possente scontro, avrebbe cercato di assestare una gomitata sul costato sinistro altrui, cercando di mascherare il più possibile questo attacco con un incedere barcollante e piuttosto scomposto. L'idea fu quella di tentare un ulteriore spintone, colpendo ora coscientemente, così da allontanare l'uomo e gettarsi a capo fitto sul regalo, cercando di eliminare un contendente alla statuetta.

    «È MIA!»

    Un urlo a denti stretti, abbastanza furente da essere sentito, uscì dalla bocca di Kataj mentre tentava quella manovra poco gentile. Cercato di scansare quello che ormai un rivale, avrebbe cercato poi di lanciarsi sul regalo e prenderlo tra le sue mani, gettandosi a pesce stavolta pur di assicurarselo.
    Il Rosso sembrò pervaso da uno strano fervore per quella quisquilia di poco conto. Nonostante fosse in antitesi con il suo modo di essere, Ogawa poteva risultare molto competitivo soprattutto quando percepiva -seppur inconsciamente- di confrontarsi con qualcuno che poteva dargli filo da torcere. Ciò che destò ancor più meraviglia fu proprio la situazione in cui il giovane stava competendo, assurda per la sua parte razionale ma necessaria per il suo istinto. Nel profondo trovò quasi divertente quell'accapigliarsi per un qualcosa che di per se valeva molto meno della foga che tutti loro ci stavano mettendo. Probabilmente, non era l'oggetto in se, ma quel misto di persone mosse da intenti che si concentravano tutti in quel periodo di festività e generare quell'astio al pari di una gara tra tutti i partecipanti.
    Kataj era ebbro di spirito natalizio.

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    Abel si stava tenendo la fronte, ma sapeva che non aveva tempo per piagnucolare o rendersi conto di dove la sua testa fosse stata sbattuta, in quel momento poteva essere stato un muro, anche se fortunatamente si trattava solo di un altro ragazzo che voleva appropriarsi della statuetta e lo fece anche con le maniere forti, iniziando a sgomitare. Abel si era beccato anche una gomitata, ma anche lui non scherzava.
    Il ragazzo nuovo comunque pareva avesse avuto la meglio e NON ERA TOLLERABILE, nel senso che se andava alla cassa di diritto la statuetta sarebbe stata sua allora non gli rimaneva altro che una sola carta da giocare.

    ° No diavolo , non può finire cos’ì, non poso arrendermi adesso…°

    Già dopo tutto c’era quasi diavolo, come aveva potuto cadere così in basso e tirare una capocciata proprio adesso che aveva l’ambito trofeo, perché era così sfigato?
    Senza perdere tempo a piagnucolare, Abel si fiondò subito verso la direzione dove era andato il ragazzo con il pacco e la statuetta e si fermò proprio avanti a lui, questa volta non si era buttato per tirargli una testa, già una è bastata per rincoglionirlo il più del dovuto , meglio dunque non insistere,però gli era a qualche metro distanza e cercava in tutti i modi di no farlo passare.

    “Ehi ehi! Lei Aspetti un attimo…la prego…mi guardi…sono qui EHI?...”

    Abel iniziò a sbracciarsi per attirare su di se l’attenzione , mentre molte persone seppure alcune facessero finta di nulla , a parte quelli delusi del fallimento precedente iniziarono a sorridere a vedere come si stava sbracciando l’ inglese che sembrava uscito da un fumetto manga comico. D’altronde che altro poteva sembrare? Abel ERA UN FUMETTO COMICO! Ed era quello che voleva sempre far vedere.
    Dopo aver sbracciato per qualche secondo, Abel fece un sospiro poi congiunse le mani ed iniziò a recitare una supplica da rompiballe che proprio “levati”, anche se c’erano pure delle scuse, quelle erano vere almeno , dopotutto era stato lui a scontrarsi con l’altro, anche se la gomitata era da denuncia. Era forte quel ragazzo, non gli piacerebbe fare a botte con lui, ma l’inglese non era stato molto carino. L’intento era chiaro, forse sperava di prendere il ragazzo in questione per “sfinimento” o per pietà e farsi consegnare la scatola.

    “Senta mi dispiace molto averla urtata, non volevo davvero e non le farò causa per la gomitata, sto bene e comunque ammetto di essermele cercate, ma la prego! Mi dia quella scatola E’MOLTO IMPORTANTE per me!NON LA COMPRI…”

    Si in effetti era l’unica occasione di fare un regalo a Yoko con il cuore che non fosse il solito gioiello o il vestitino di marca, insomma era vero che quel dono doveva essere una cosa importante per quel Natale e forse lo era anche per l’altro, ma un accordo ci doveva pur essere.
    Abel guardò il ragazzo con aria da cane bastonato ( beh si insomma … ma doveva pur essere convincente), e ,in effetti, adesso doveva trovare un qualche accordo.
    Abel sciolse le mani in preghiera poi assunse una posa di uno che voleva concludere un affare, e si grattò la testa un po’ in imbarazzo, che tra l’altro sarebbe anche stata l’unica cosa logica da fare in quel caso, piuttosto che supplicare di continuo.

    “Ehm…forse potremmo fare un accordo che ci soddisfi entrambi…”

    Chissà se il ragazzo avanti ad Abel avesse buon cuore sia da ascoltarlo , seppure era un po’ in “delirio”, sia magari a concedere il prezioso oggetto del desiderio.


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    Si sarebbe aspettato ogni tipo di reazione.
    La gomitata avrebbe potuto far desistere l'avversario e quindi dare la vittoria al Rosso senza ulteriori sforzi, conseguenza che si auspicava, oppure rendere ancora più aggressivo l'uomo e quindi sfociare in un confronto fisico, al quale Kataj era pronto nonostante avesse visto poco prima le doti fisiche dell'uomo. Entrambe le alternative erano state ponderate, i sacrifici che aveva fatto per permettersi quel regalo lo motivavano più di ogni altra cosa, rendendolo pronto anche al confronto se necessario.
    Non era disposto a cedere ciò per cui aveva preso pure una poderosa testata.
    Tutto si sarebbe aspettato ma non quello che successe, riconfermando che soltanto il destino decide la sorte degli uomini.

    L'occhialuto uomo si parò davanti a lui con fare fin troppo gentile per aver ricevuto una gomitata -nonostante avrebbe sottolineato che non intendeva sporgere denuncia-, ma non fu tanto il suo essere estremamente educato a colpire il Rosso. Una sensazione inspiegabile che a stento riuscì a trattenere, una sana dose d' inaspettata ilarità pervase l'umore di Kataj. Gli occhi persero l'incurvatura arcigna e vorace che fino a pochi momenti prima erano la maschera del giovane, distendendosi e acquisendo un'aria incredula. L'iride ambra sembrò brillare sotto la luce del negozio, guardandolo dritto negli occhi ci si sarebbe potuti specchiare nel riflesso vitreo che si formava. Trattenne l'impulso di mettersi a ridere ma sul suo volto si aprì un ampio sorriso tenuto stretto sulle labbra per non mostrare i denti. Prese da terra la scatola abbassando il capo per sfogare quello strano impulso e fingere di non averlo visto, si mise di traverso rispetto alla figura che lo bloccava, come a voler proteggere il pacco regalo e tendendo le braccia prese il pacco ancorandolo con le mani. Lo afferrò saldamente per essere sicuro che non non potesse sfuggire, mosse le dita sulla superficie a cui arrivava come a volerne imparare a memoria la consistenza e la forma, con un atteggiamento vagamente avido.

    «Mmh...?»

    Mugugnò quando cominciò a sentir parlare, segnalando che ora aveva la sua attenzione. Davanti a lui vedeva il celeste muoversi in modo scomposto volendo attirare la sua attenzione, sbracciandosi e soffocando piccoli urli nel mezzo del negozio. A renderne la scena ancora più divertente era il modo in cui era vestito l'uomo. Nel suo completo elegante e ricercato non restava minimamente composto anzi, dopo aver attirato la sua attenzione ed essersi piazzato davanti a lui, cominciò un discorso molto accorato e buffo nel suo insieme, scusandosi addirittura per aver istigato la gomitata ma facendo ben capire il suo scopo. Anch'egli aveva bisogno di quel regalo, tanto da essere pronto a supplicare in modo quasi drammatico ma tanto pomposo da risultare ridicolo e per questo estremamente divertente. Dalle mani congiunte in segno di preghiera al tono che in certi punti saliva fino a diventare quasi un urlo, tutto creava una situazione grottesca con la quale il Rosso riuscì ad estraniarsi per qualche momento dalle preoccupazioni che in quel giorno lo appesantivano particolarmente.

    «Megane-san, mi dispiace averla colpita, ho perso l'equilibrio» Kataj chinò il capo fino a guardare a terra in segno di scusa, cercando ancora di trattenere la sua risata e mentendo spudoratamente «Non posso proprio lasciarle questo dono ... ho risparmiato davvero per molto tempo per acquistarlo, la mia sorellina lo aspetta per questo ultimo Natale»

    Calcò il tono sulle ultime parole volutamente. Il suo umore si era risollevato dopo tutta quella scenetta dell'occhialuto, ma restava ben salda l'idea in Kataj: quella statuetta di Endeavor sarebbe stata sua. L'inaspettato incontro stuzzicava la sua curiosità e soprattutto alleggeriva la sua mente, cercò di usare il patetismo per colpire l'altro. Usando l'espressione “ultimo Natale”, sperava di generare nella fantasia altrui svariate situazioni toccanti e drammatiche che lo avrebbero spinto a cedere il pacco. Tecnica sottilmente infame ma che in quel contento il Rosso trovò divertente utilizzare, segno inequivocabile che i pesanti pensieri di prima erano sfumati. La realtà era che il massimo che sarebbe successo, se il regalo fosse stato sotto le aspettative, sarebbe stata una presa in giro sul cattivo gusto e la poca fantasia nell'acquistare regali da parte di Akura.

    Maledetti ricconi!~ La mente di Ogawa sbuffò un pensiero insofferente, osservando l'occhialuto avrebbe voluto replicare dicendo che solo vendendo quello che indossava avrebbe potuto comprarsi il negozio. Si vergognò di quel pensiero tanto superficiale, ma nonostante la situazione avesse assunto tratti comici restava per lui una perdita di tempo concorre per una cosa così futile, soprattutto con uno che dall'aspetto non aveva bisogno di ciò che lui stava cercando.
    Spesso cadeva in queste valutazioni colme di arrogante superficialità.

    «Le chiedo quindi di desistere. Se lei è d'accordo le offro una bevanda calda per sdebitarmi»

    Mentre diceva quella frase contava mentalmente gli spicci rimasti dopo l'acquisto, poteva permettersi quello scambio. La frase, non espressa a caso, voleva colpire l'orgoglio dell'uomo che avrebbe, a suo parere, accolto un'offerta da parte di un “poveraccio” come un affronto, spingendolo a desistere. O almeno così Kataj pensava reagissero i ricchi. La differenza era effettivamente visibile tra i due: il Rosso sfoggiava un vestiario piuttosto trasandato fatto da un paio di jeans lisi di un nero via via più sbiadito avvicinandosi al cavallo, abbinati ad una maglia bianca ingiallita che veniva saggiamente coperta da un bomber nero adornato da una collottola di pelo sintetico attorno al contorno del cappuccio. Quest'ultimo era l'unico capo di fattura decente, le stesse scarpe erano delle semplici sneakers un tempo bianche ora più verso il grigio sporco, con alcune linee di colore rosa shocking sbiadito. L'obbiettivo di Ogawa era proprio puntare su quelle differenze per far leva sull'umanità -o pietà- altrui.

    Il suo intento però venne mozzato perché l'occhialuto fece una proposta alquanto misteriosa. Con voce quasi tremante e balbettante, contraria a quella decisa seppur cortese di Kataj, il celeste aveva un'idea per “soddisfare entrambi”.

    Faticò ad essere entusiasta per una proposta del genere -pur non avendola ancora sentita- la sua innata diffidenza davanti a certe occasioni troppo ghiotte lo spingeva ad essere guardingo. Però chi glielo stava proponendo appariva con le più buone intenzioni -come lui- e si poneva con garbo -come lui- deciso a non cedere all'altro la preda -esattamente come lui!- ma con una strana aria simpatica e fatalmente comica che stuzzicava la sua curiosità ancora più forte.
    Strinse il pacco tra le sue mani e si voltò completamente verso l'occhialuto, uno sguardo disteso con una leggera nota di patetismo si rivolse completamente al celeste, mostrando apertura alla proposta che gli stava per essere fatta. Si sentì davanti ad un bivio: chiudere completamente quella conversazione e provare ad allungare il passo verso la cassa, ignorando quel ben vestito e tirando dritto verso l'obbiettivo, oppure trattenersi ad ascoltare la descrizione di quella mela proibita.

    «Megane-san possiede capacità per duplicare le cose? Sarebbe perfetto! Renderebbe tanto felice la mia sorellina»

    Ebbene si, decise che avrebbe ascoltato quello che aveva da dire l'altro, con un piede sempre pronto a schivare o correre a seconda dell'occasione che si sarebbe presentata. Non era propriamente avvezzo a certe tipologie di gentilezza e nemmeno credeva potessero esistere, nonostante l'immotivata ilarità che sentiva montare solo nel vedere l'uomo e i suoi atteggiamenti. Non tanto per poca fiducia nel prossimo, ma per un semplicistico desiderio di raggiungere il proprio obbiettivo non considerando il parere o la presenza di altri. D'altro canto, forse sottovalutando chi aveva davanti, vedeva in un accordo la speranza di poter raggirare l'avversario, legandolo magari a qualche accordo bizzarro che alla fine lo avrebbe visto ancora stringere tra le mani quella scatola troppo costosa, magari gratuitamente. Aveva superato, grazie a tutta la situazione, il pensiero di quello che stava per “perdere” economicamente con quell'acquisto ma senza scordarlo. Quindi l'idea di poter ricevere gratuitamente o quasi ciò che stava cercando lo interessava. In condizioni normali avrebbe pure accettato una somma in denaro per poter lasciar andare quella statuetta, ma in quel caso non era prevista questa scappatoia. Uno strano puntiglio pizzicava il suo orgoglio di fratello maggiore -cosa che avrebbe fatto sbellicare Akura-, sentendosi tremendamente sciocco ma divertendolo parecchio.
    Puntiglio che non sarebbe stato soddisfatto da una somma in Yen.

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    Abel sperò che la sua”strategia” della “preghiera scassa balle” avesse avuto effetto, non sarebbe stato un bel Natale senza il suo regalo,ma sicuramente avrebbe dovuto valutare un po’ di cose e la rima fra tutti era la possibilità che l’altro ragazzo non accettasse e infatti,fu esattamente così.
    A quanto pare sembra che il tutto avesse preso una direzione non proprio ottima, nel senso che il ragazzo di fronte all’ inglese gli disse che non poteva rinunciare al suo regalo perché anche lui lo voleva fare ad una persona speciale che al suo dire era la sorella e pareva che avesse anche problemi.
    Abel allora a tale affermazione iniziò dunque a pensare, nel senso che era in un bel dilemma morale, perché se prendeva lui la statuetta la sorella di quel ragazzo ci sarebbe rimasta male esattamente come poteva rimanerci altrettanto Yoko.

    °Dannazione sono davanti ad un bivio a quanto pare. Costui è molto astuto sa dove fare pressione.°

    Già in effetti sarebbe stato egoistico e Abel conosceva bene se stesso e probabilmente avrebbe potuto anche lasciare quel regalo, ma c’era senz’altro un altro dilemma su cui valutare la questione.
    Abel mise le mani sui i fianchi e diede un occhiata di sbieco al ragazzo.

    “Mmmm…”

    L’inglese lo squadrò dalla testa ai piedi, cercando di “percepire”, anche se non era un sensitivo, però se qualcuno fosse un tipo sospetto che voleva fregarlo se ne sarebbe accorto, difatti voleva cercare di capire se il ragazzo non gli stesse raccontando una balla.

    “Sicuro? Non che mi stai raccontando balle?”

    Finì di squadrarlo, poi alzò le mani.

    “Tuttavia, questo non significa che io voglia accusarti, quindi mi terrò il dubbio e non indagherò oltre, anche perché non avrei comunque prove del contrario.”

    Esatto, per fare accuse ci volevano almeno le prove, però bisognava comunque affrontare il problema e come aveva detto prima, i due potevano “fare un accordo”, si sembrava strano ,ma si poteva, anche se ovviamente nessuno dei due aveva un quirk che replicava le cose. Cavolo sarebbe stato un sogno in quella situazione, Abel lo avrebbe usato anche per accontentare le altre persone, ma non si poteva.
    Tuttavia lì dove non c’era un quirk, c’era la tecnologia, esatto proprio quella, dopotutto Abel conosceva un negozio di modellismo dove lavorava un suo amico e facevano modelli anche in stampe tridimensionali con la stampante 3D , si ricordava che ci aveva comprato molti modelli in miniatura per poter giocare a DED quindi replicare la statua sarebbe stato facile se pagava. Certo uno dei due non avrebbe avuto l’originale, ma almeno non ci sarebbe stato problemi.

    “Tornando al discorso di prima. Ho una soluzione, certo il quirk di replica sarebbe piaciuti a tutti e due, ma non c’è e non conosco nessuno che lo abbia, però conosco un negozio di modellismo che usa la stampante 3D al giusto prezzo e fa repliche di oggetti che guarda non riconosceresti l’originale. Naturalmente uno di noi due sarebbe costretto a rinunciare all’ originale e quindi comporterebbe la rinuncia alla scatola originale e ai vari riconoscimenti ufficiali, però almeno avremmo lo stesso oggetto da regalare.”

    Ok adesso la proposta era fatta, naturalmente sarebbe stato da decidere chi avrebbe comprato l’originale e sinceramente Abel avrebbe preferito, perché un oggetto da collezione nella scatola originale era da collezione perché rimaneva lì, però a parte questi dettagli da nerd, forse per fare un regalo a Yoko avrebbe accettato anche di poter far fare la copia.



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    Il buffo occhialuto diventò via via più ancora più divertente nelle sue movenze.
    La sola vicinanza scatenò una strana sensazione nel Rosso che non riuscì a capire cosa fosse che tanto lo divertiva in quell'uomo. Ad uno sguardo più attento comprese che efurono proprio le movenze e il suo modo di atteggiarsi che attirarono la sua ilarità più del dovuto.
    Forse, di questo era meno sicuro, le troppe ore di lavoro lo avevano fatto impazzire del tutto e in quell'angolo bizzarro e scanzonato della sua giornata, trovò uno sfogo per tutto quel peso che lo accompagnava con l'arrivo delle feste.
    Nonostante questo il celeste non fu un semplice espediente comico.
    Dopo che le parole sul probabile ultimo Natale della sorella sembrarono aver scalfito l'algida seppur strana superficie dell'occhialuto, il suo atteggiamento mutò drasticamente e cominciò ad indagare sulla veridicità della cosa. Prima con uno sguardo che lo squadrò dalla testa ai piedi, quasi stesse analizzando se fosse sincero e poi con un mugugno prolungato abbastanza inquisitorio cambiò completamente espressione mentre lo scrutò.

    Fu in quel momento che per un pensiero cominciò a sbocciare nella mente del Rosso:
    che potesse comprendere se mentiva? Non conosceva colui che aveva davanti e quindi poteva essere chiunque, con le competenze e le capacità necessarie per capire se stava mentendo. Forse il suo stesso modo di comportarsi fu stato programmato per attirare Kataj, per farlo cadere in trappola.
    Ma in che trappola? Aveva girovagato spesso per quei negozi, in molte occasioni piene di persone. Più di una volta successe che alcune cose “scivolassero” all'interno del suo giubbotto e lui se ne accorgesse solo arrivato a casa.
    Che il celeste facesse parte della sicurezza? Non era mai stato in quel negozio prima di allora e non negava che in principio avesse pensato di far “scivolare” quella scatola. Ma alla fine aveva deciso di comprarla, per dare vero valore a quel dono verso sua sorella e perché la scatola era troppo grande, quindi era innocente, stavolta.
    Che fosse tra le persone “sgradite”?
    Mentre il pensiero iniziale divenne velocemente paranoia, Ogawa strinse le mani sul pacco come se stesse stringendo il suo cuore, sentì la sua temperatura corporea cambiare almeno tre volte da quando quel folle climax emotivo lo travolse. Anche se poco visibile per via della situazioni, dalle dita di Kataj cominciò lentamente a fuoriuscire una sostanza rosa. Era una quantità irrisoria, provocata da quel turbine di emozioni, quando aveva paura era normale che Gummy uscisse per consolarlo.

    Tutto questo venne nuovamente stravolto dal celeste tanto che il Rosso si sentì terribilmente stupido ad aver pensato subito al peggio. L'interrogatorio non continuò ulteriormente anzi, l'occhialuto parve arrivare alla conclusione che non avrebbe mai trovato delle reali prove che lui fosse un impostore e alzando le mani in segno di resa, troncò ogni paranoia di Ogawa, lasciandolo di stucco per il repentino cambio d'idea.
    Doveva ancora imparare a mantenere il sangue freddo, se ogni domanda sospetta lo metteva in quella condizione, come avrebbe reagito davanti a qualcuno che realmente “indagava” su di lui? Un pensiero forse un poco arrogante, visto che si trattava poco più di un furfantello squattrinato, ma il suo pensiero non poteva che tornare a quella notte di Halloween di qualche mese prima. Anche li vacillò davanti ad alcune domande da parte dei paramedici sulle sue ferite e anche li si ripromise di essere più accorto. Stavolta era stato il modo di fare del celeste a confonderlo ma non poteva essere una scusa. Rilassò i muscoli e tornò a sorridere guardando il suo interlocutore intento a spiegargli il suo piano per accontentare entrambi.

    «Ottima idea Megane-san! Così potrò portare l'originale alla mia sorellina e rendere questo Natale ancora più speciale»

    Inconsapevolmente, ma non troppo, sottolineo nuovamente tutta la farsa della sorella. L'idea dell'occhialuto era davvero ottima, soprattutto perché offriva diverse possibilità a Kataj per farla franca ed aggiudicarsi il vero regalo.
    Già macchinava un piano per poter far pagare la statuetta vera all'uomo per poi rifilargli la copia. Sentì però un piccolo vuoto allo stomaco mentre elaborava tutto questo, una sottile tristezza si faceva largo in tutto quell'agglomerato di bugie e tensioni dovute al suo momento instabile. Più guardava l'uomo davanti a lui, più si sentiva in colpa per volerlo raggirare, anche se per il momento non ci era ancora riuscito. Si era dimostrato gentile nei suoi confronti, nonostante la quasi aggressione di poco prima, si era rivolto a lui con educazione arrivando a pregarlo di cedergli il regalo perché per lui molto importante. Forse quell'uomo, nonostante la sua apparenza spocchiosa, doveva davvero fare un regalo importate e unico, come invece Kataj aveva solo millantato.
    Questo non avrebbe sicuramente fatto cedere Ogawa dal voler quel pacchetto, ma la possibilità di poter non scontentare nessuno venne accolta con grande entusiasmo.

    «Prendi pure il pacco e portami dal tuo amico, speriamo che venga uguale!»

    Ebbene si, decise anche di consegnare direttamente il pacco all'occhialuto, forse un po' troppo per il carattere diffidente di Kataj, ma si sentì tanto ingrato per tutte le macchinazioni fatte e quella gli sembrò la cosa migliore da fare per salvarsi la coscienza.

    Sorrise ampiamente al celeste che mantenne quell'aria veramente spassosa che fino a quel momento lo aveva allontanato da pensieri cupi.
    Sarebbe stata la scelta migliore da fare, fidarsi di quell'uomo che, nonostante tutto, lo trattò gentilmente e quindi meritava gentilezza.
    Sarebbe stata...se un inconveniente più grande non avesse preso il sopravvento.
    L'ampio sorriso di del Rosso via via mutava, passando da una faccia sorpresa e stranita fino ad uno sguardo fisso ed insistente sul pacchetto, arrivando infine alla realizzazione di quello che stava davvero succedendo tra le sue mani, lasciandolo con la bocca spalancata, sconcertato dalla terribile rivelazione. Bloccò per un istante il suo movimento con gli occhi tanto sgranati che sembravano voler toccare la statuetta. Improvvisamente provò ad allargare le braccia, cosa che normalmente avrebbe fatto cadere il pacco a terra ma non in quel caso, in quel momento non riuscì ad allontanare le mani nemmeno di un centimetro. Osservando più attentamente, si sarebbe notato che i palmi e i polpastrelli di Kataj erano appiccicati al regalo da una strana sostanza rosa confetto che gli impediva di allontanare le mani più di quella distanza.

    Non adesso Gummy! ~ Pensò in preda alla disperazione. Si poté vedere il Rosso mentre invano cercava di tirare le proprie braccia lontano con una foga incredibile, provocandosi soltanto dolore ai polsi che non volevano saperne di staccarsi e un espressione di fatica.
    Fu bizzarro che proprio nel momento in cui Kataj decise di abbassare la guardia, Gummy facesse opposizione quasi a volergli ricordare il suo reale carattere. In realtà la paura di esser scoperto che poco prima lo aveva pervaso, stimolò la produzione fisiologica di quella sostanza che componeva la sua unicità. Capitava spesso che in quei momenti, Gummy si presentasse. Anche se poco a poco aveva imparato a controllarlo in quel momento, forse per stanchezza, sorse in tutto il suo appiccicume diventando avaro di qualcosa su cui aveva già messo il suo dolce Love.

    «Megane-san credo ci sia un problema ...» Lo guardò fisso negli occhi, ora con sguardo tra il serio e il preoccupato, ad anticipare che sarebbe stata una cosa molto dura. «... dovrai provare a strapparmelo dalle mani perché non riesco più a lasciarlo»

    L'occhialuto si sarebbe presto reso conto che la sua non era una sfida a riprenderselo, ma un vero e proprio ostacolo da superare.

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    Ok a quanto pare anche se c’era un problema si trovava sempre una soluzione cercando di valutare con cura le proprie opzione, e Abel come lo faceva quando masterava le campagne D&D , lo faceva anche nella vita. Lui dopotutto era una persona che non voleva aver problemi con nessuno, seppure i “problemi” cercassero lui puntualmente però sapeva almeno cercare di gestirseli senza andare nel panico.
    La proposta fortunatamente fu accolta dall’ altro ragazzo, dopotutto almeno tutti e due avrebbero avuto l’agognato compenso.

    “Si ti la ci porto io al negozio si trova vicino tanto”

    Dopo il ragazzo consegnò la scatola ad Abel, forse voleva che la pagasse, e quindi si perché no, solo che poi sperava di potersi tenere comunque l’originale se era lui a pagare.

    “Pago io, però vorrei tenermi a questo punto l’originale se è possibile.”

    Concordato questo, Abel prese la scatola, ma accadde qualcosa di strano. Sentì che le sue mani si erano improvvisamente incollate al pacco, ma com’era possibile se prima la scatola era talmente “sfuggente” che poteva “scappare” nelle mani di chiunque.

    “Ma cosa diavolo?...ehi?...”

    Abel provò a tirare la scatola verso di se, ma le sue mani non si staccavano e anche l’altro ragazzo non sembrò mollare la presa.
    Abel allora ironico rispose alla domanda dell’ altro che diceva di avere un “problema”.

    C’è un problema? O guarda non me ne ero accorto…dai su mollalo sennò come faccio a…”

    Abel tirò, ancora, più volte con più foga, insomma si doveva pur staccare in qualche modo, poi finalmente a furia di tirare la scatola iniziò a staccarsi, ma fu un distacco “violento” perché l’oggetto si staccò , ma volò letteralmente via dalle mani di entrambi verso l’alto.
    In quel momento Abel e l’intera area , sembrò fermarsi con il fermo immagine. La scatola volteggiava,più volte, mentre la bocca di Abel si apriva e il suo corpo si distese in avanti con le braccia protese, verso quella direzione. La voce di Abel pareva “disturbata” dal rallentatore, e i suoni ovattati manco fosse un film di Matrix.

    “NOOOOO!!!”

    La scatola se ne era volta! Inutile dirlo, gli era scappata ancora e guarda “caso” (si certo come no) vicino ai due a pochi passi c’era il vecchietto diabolico di prima che si era finalmente preso il suo pacco. Egli sorrise diabolicamente verso i due prendendoli anche in giro e corse alla cassa.
    Purtroppo questa volta Abel non riuscì a correre in tempo e la statuetta fu pagata, con tanto di gestaccio del dito medio ai due ragazzi da parte del vecchio.
    Aveva perso!

    “No dai non può finire così…”

    Abel non voleva che finisse tutto così, dopo il casino che aveva combinato.

    “No non posso arrendermi adesso! Vado a riprenderla!”

    Abel sapeva bene che non era una cosa saggia quella di raggiungere il vecchietto per chiedergli almeno di prestagli la statuetta, il vecchietto avrebbe potuto pensare a male, ma diavolo con tutto quello che aveva passato non poteva non provarci.
    Si fermò dunque avanti all’anziano, fuori dal negozio che all’inizio teneva stretta la scatola e non ne voleva sapere dei problemi di Abel, lui ovviamente aveva i suoi motivi per volere una statuetta di Endevar, ma pian piano capendo che comunque Abel gli avrebbe “rubato” la statuetta solo per qualche ora, il tempo di far fare almeno le due copie. L’anziano accettò il compromesso, ma solo perché vedeva e sentiva a pelle che Abel era una persona onesta, poi dato che gli aveva anche spiegato che era uno studente dello Yuuei , allora non poteva essere “cattivo”. Sicuramente gli avrebbe riportato la statuetta, ma lo mise però in guardia dall’ altro ragazzo, che onestamente al vecchietto pareva un villiane.
    Abel guardò verso il ragazzo di prima, sperando fosse uscito pure lui nel frattempo, e in effetti prima non ci aveva pensato perché era intento a trattare per la statua, ma il vecchietto poteva aver ragione, non era una cosa data per certa, però meglio tenerlo sotto controllo.
    Abel fece un sorriso.

    “Dai andiamo!”



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    «VIENI QUI»

    L'urlo lacerò completamente il surreale silenzio della casa. La voce fu tanto potente che al piccolo Kataj parve che le parole sfondassero ogni parete lasciandolo completamente scoperto dal suo nascondiglio. Non importava se la schiena era ben aderente al muro, Lei era li vicino, troppo vicino.

    «Quante volte ti ho detto di non toccare niente con quel maledetto chewing-gum?! MI HAI SENTITO?!»

    Avrebbe voluto piangere, lasciare che tutta la paura uscisse dai suoi polmoni, crollare a terra e chiedere perdono. Ma ogni volta che sentiva l'istinto di singhiozzare metteva una mano davanti alla bocca per trattenersi e fare il meno rumore possibile.

    «Adesso mi toccherà usare questa per togliere tutto quello schifo»

    Il tono della donna ebbe un'inflessione divertita in modo deviato, tanto famigliare a Kataj che il solo pensiero lo fece trasalire.

    Quando Gummy si appiccicava a qualcosa, sua madre prendeva una grande spazzola dalle setole dure e la strofinava fino a staccare tutta la gomma rosa appiccicosa, passando ogni centimetro del corpo di Kataj e spazzolando tanto forte da lasciargli i segni delle setole sulla sua pelle. Quando poi Gummy si ostinava a non staccarsi, la madre usava alcuni prodotti chimici piuttosto aggressivi, utilizzati solitamente per le pulizie domestiche ritenendo il sapone poco efficace contro quella poltiglia rosa e aumentando il rossore sulla pelle del bambino, lasciandogli chiazze rossastre dovute alle bruciature chimiche dei detergenti.
    Ciò che più di tutto lo terrorizzava erano gli occhi stralunati della madre. A palla, completamente spalancati e talmente fuori dalle orbite che sembravano sfondare le spesse lenti degli occhiali. Uno sguardo folle, esasperato e abbastanza deviato che terrorizzava Kataj ancor più del dolore che di li a poco avrebbe sentito. Non comprendeva come la madre potesse essere così arrabbiata con lui e questo lo faceva sentire terribilmente in colpa per averla fatta infuriare. Avrebbe voluto chiedere scusa di quell'ennesimo incidente, dire che avrebbe risolto tutto lui, che stava giocando in camera e faceva caldo. Proprio per questo Gummy era uscito a prendere un pochino d'aria e si era appiccicato alle tende e per staccarlo lui aveva tirato il tessuto tanto forte da strapparle.
    Avrebbe voluto, ma sapeva che sarebbe stato tutto inutile.
    Nulla avrebbe cambiato la situazione, l'unica cosa era aspettare e sperare invano che la madre smettesse di cercarlo o desistesse dall'idea di “sanificarlo”, cosa che puntualmente non si avverava.

    «DA...»

    Passarono lunghi istanti in cui Kataj si sentì morire ad ogni scricchiolio, tanto spaventato che si aspettava di vedere la madre spuntare da dietro di lui in ogni momento. In quell'angolo nascosto, tra un mobile e l'angolo della parete, il piccolo Rosso fissava il buio del suo nascondiglio senza voler sapere che stesse succedendo, sperando soltanto di morire lì.

    «...RU...»

    Improvvisamente il suo angolo d'oscura pace venne investito dalla luce artificiale della plafoniera. Per un secondo venne accecato ma presto tutto quello che fino a quel momento lo aveva terrorizzato prese forma davanti a lui in tutta la sua luciferina veste.

    «...MA!»



    Non sentiva più il suo corpo, lontano da lui ma abbastanza vicino da venir scosso.
    La sua mente incastrata in un ricordo dal quale non riusciva a staccarsi ma che per forza di cose stava scivolando ricadendo pesantemente nella realtà davanti a lui.
    L'occhialuto afferrò il pacco ancora tra le sue mani e cominciò a strattonarlo, in quel momento ricordò appena che proprio lui allungò le braccia per consegnare il pacco all'uomo.
    Ricordò appena che proprio con lui, preso da un senso di colpa, volle condividere quel dono per poter soddisfare entrambi i contendenti, sopraffatto dall'aria genuina e ilare del celeste che adesso non riconosceva più, perso in quel ricordo troppo pesante da sostenere.

    Ormai da tempo non gli capitava più che Gummy si manifestasse quando era fuori da casa, il Rosso si era impegnato nel cercare di arginare la produzione di quel chewing-gum quando non era opportuno, imparando a non restare appiccicato a qualsiasi cosa senza l'utilizzo di guanti.
    Quel piccolo incidente sconvolse la mente del giovane che parve cascare in un incubo dimenticato.

    «Basta...»

    Un sussurro uscì dalle labbra serrate di Kataj. Stava via via riacquistando la sensibilità su tutto il corpo tanto che con le braccia cominciò ad opporre resistenza, ancora troppo tenue per contrastare la forza dell'occhialuto.

    «Basta...»

    Stavolta il tono fu normale ma comunque espresso con un timbro pacato, lo sguardo si abbassò perdendosi nel nero che stava coprendo la sua vista. Le sue braccia cominciarono a fare più forza, la pelle prudeva per i ricordi che si facevano più vividi. In un momento cominciò quasi a vibrare, completamente avvolto da una rabbia sempre più forte nel suo corpo.
    Fu un breve istante ma bastò per scorgere il mostro che dentro di lui si risvegliò.

    «BASTA!»

    Urlò infine alzando gli occhi ora fiammeggianti, una maschera di furia dipingeva il suo sguardo alterato in modo bestiale. Sia lui che l'occhialuto tirarono in direzioni opposte il pacco, il Rosso sentì la differenza di forza tra di loro tanto che, nonostante s'impegnasse a ritrarre le braccia e allontanare il pacco dall'uomo, non riuscì nemmeno a muoversi di un centimetro. Il volto di Ogawa diventò paonazzo dallo sforzo, usò tutta la sua forza e il suo peso per potersi sottrarre a quella presa. Le braccia parvero staccarsi, le spalle dolevano ma stringendo i denti continuò.
    Quella volta non avrebbe sofferto. Proprio ora che stringeva nelle sue mani quel trofeo, avvolgendolo con il suo Gummy, nessuno sarebbe mai riuscito a sottrargli una cosa che era sua di diritto.

    Fu proprio in quel momento che la forza dell'occhialuto prevalse riuscendo a staccare il pacco regalo dalle mani di Kataj. Dopo quella forzuta contesa il pacco cominciò a volteggiare in aria, osservato da entrambi, esterrefatti dalla traiettoria improvvisa che prese l'oggetto della loro contesa. Il Rosso, sbilanciato dal distacco improvviso, finì con lo schiantarsi al suolo impattando con il fondoschiena, ma i suoi occhi mutarono dalla rabbia che prima trasbordava in un genuino e semplice stupore per l'accadimento.

    Oh cazz..! ~ Pensò mentre il suo corpo precipitava a terra. Ciò che lo stupì davvero fu che quel bizzarro personaggio fosse riuscito a staccare Gummy senza provocargli nessun dolore o bruciatura e senza provare ripudio, lasciandolo da un lato felice della cosa ma dall'altro sentendo che gli aveva strappato qualcosa di suo.
    Proprio nessun dolore non fu corretto: quando infatti impattò sul pavimento, partì dal coccige una potente vibrazione che percosse tutto il corpo. Strinse i denti e strizzò gli occhi dal dolore, improvvisamente tutti i pensieri bestiali furono scacciati da quella tremenda sensazione che gli tolse il fiato. Le sue mani, ora libere, furono pronte a premere sul coccige e tenerlo alzato da terra per ridurre il dolore, avrebbe voluto contorcersi, ma ad ogni suo movimento sentiva il fondoschiena stridere dal male.

    La voce dell'occhialuto richiamò la sua attenzione facendogli riaprire un occhio a fatica. Questo lo esortava a continuare la rincorsa del regalo e si voltò seguendo la traiettoria del pacco dirigendosi verso uno degli anziani che in principio avevano fatto a gara con loro per avere quel dono. Nonostante mantenesse una preponderante smorfia di dolore sul volto, una vena di stupore si poté vedere attraversare lo sguardo del Rosso. Davanti a lui si era appena compiuto qualcosa d'inaspettato ma che sembrò tanto naturale al celeste. Non importò la fatica fatta per staccare dalle mani il pacco, una volta risolto il problema, nonostante ci fosse stato quello spiacevole imprevisto, l'occhialuto tanto strano quanto gentile aveva continuato il suo accordo con Ogawa senza aver alcuna remora. Anzi, dimostrò di voler tener fede agli accordi presi prima di quell'incidente.

    Quindi non tutti odiano Gummy ... ~ Un pensiero minuscolo, tanto che Ogawa preferì pensarlo “piano” per paura di romperlo. Subito venne richiamato alla realtà dal dolore che persisteva e dal suo “compagno” che rumorosamente si muoveva verso la statuetta contesa. Si alzò a fatica e camminando con le gambe un po' divaricate e la mano destra che tamponava la zona dolorante, cominciò a dirigersi verso il vecchietto che già sogghignava nel vederli muoversi verso di lui.
    Il male puro racchiuso in vecchie membra apparentemente docili.
    Seppur dolorante, le sottili labbra di Kataj presero un'inclinazione diversa da tutte quelle che si erano alternate in quella bizzarra giornata. Un sorriso, morbido e silenzioso, dipinse una parte della grande smorfia di dolore che s'incarnava nei suoi lineamenti ad ogni passo. Un sorriso pieno, forse il più bello dopo tanto tempo.

    «S-signore!? Ouch... s-scusi possiamo p-parlare?»

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    CITAZIONE
    Tutta la situazione riguardante la contesa del pacco regalo è stata concordata con Lady Seiros™
     
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    Abel vide che il ragazzone lo stava raggiungendo e già era pronto ad andare, ma nel momento in cui stava per andarci il ragazzo sembrava voler scambiare due parole con il vecchietto, o cavolo, non che aveva sentito parti sconvenienti del discorso che aveva fatto con il signore e magari si era beccato pure la parte in cui il vecchietto stava dicendo ad Abel di stare attento proprio a lui.

    °Oh no cavolo, non che ha ascoltato tutto?Devo fare qualcosa nel giro di subito.°

    Abel andò incontro al ragazzo , seppure il signore anziano si fosse fermato senza capirci un acca, nel senso perché anche quel ragazzo che sembrava un villiane voleva parlargli? Forse voleva rassicurargli le sue intenzioni?
    Abel agitò un po’ le mani ed emise un sorriso un po’ ebete.

    “Ehm…no…no…aspetti…gli ho parlato già io . è tutto a posto. Ha detto che ci presta la statua per la copia. Ci penso a tutto io ok? “

    Abel cercò di essere il più convincente possibile, poi da circa qualche metro il vecchietto annuì con la testa, ma visto che i due sembravano ancora poco convinti, cercò di essere un po’ più specifico, anche perché non che stava prestando una cosa solo per beneficenza. Abel gli sembrava raccomandabile, lo aveva già detto, il problema era l’altro.

    “Esatto confermo però ho detto che mi fido di lui perché ha affermato di essere uno studente delle Yuuei.”

    Indicò Abel, poi il vecchio si rivolse verso l’altro con aria sorniona.

    “ Però se per caso lo rompete o non dovesse arrivare da me per tempo potrei prendere provvedimenti, quindi cercate di stare attenti. Il mio nipotino ci tiene molto a quella statua, spero nessuno di voi voglia che ci rimanga male giusto?”

    Abel fece una serie di buffi inchini.

    “Certo! Certo!Certo! Non si preoccupi. “

    Il vecchietto fece un inchino e diede un occhiata un po’ storta al ragazzone vicino.

    “Bene del resto voi aspirati eroi immagino sappiate cosa fare.Adesso se permettete ho altre cose da fare, non posso stare molto a conversare con voi due.”

    Il vecchietto sperò di potersene finalmente andare, salvo altre domande, per un attimo aveva altre faccende da fare, tanto quando Abel aveva finito con la copia poteva avvisarlo gli aveva dato il contatto prima.
    Abel in quel momento avvertì una strana sensazione di gelo, si era vero che i ragazzi dello Yuuei erano abituati a gestire situazioni, però sinceramente se le persone si giudicavano a vicenda come era prassi sempre, anche un aspirante eroe non poteva farci molto.
    Tuttavia era anche vero che prima di andare avanti con qualcosa, Abel non doveva dare per scontato nulla, dopotutto non sapeva chi aveva davanti, quel ragazzo poteva trattarsi di chiunque com’era in effetti sicuro che non fosse un villian? A pelle? Ok la sensazione di Abel non sbagliava mai , ma non poteva darlo per scontato.
    Abel guardò il ragazzo.

    “E’ meglio che andiamo credo non voglia più parlarci. Comunque se siete preoccupato o ci siete rimasto male per quello che hai sentito semplicemente, ha voluto rassicurarsi perché non gli avete fatto una buona impressione, ma non si preoccupi le impressioni sono cose relative , la gente è abituata a giudicare sempre troppo in fretta ogni cosa che vede Al mondo manca un po’ di razionalità e anche il sapersi prendere ogni tanto in giro nel valutare le cose e si incappa sempre nei più banali degli errori.”

    Già era sempre stato così, uno sembra strano e subito bisognava fare i commenti, ma del resto era così la grande parabola della vita. A proposito di errori, Abel ne stava facendo un altro ovvero quello di presentarsi.

    “A proposito di errori, a parte il disastroso incontro di prima, vorrei presentarmi almeno come si deve. Come hai potuto constatare alcune informazioni le ha dette il vecchio, quindi non dirò altro.”

    Abel con la scatola sotto il braccio sinistro , alzò il destro e fece un inchino.

    “Sir Abel Xavier Phantomhive. Al suo servizio.”




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    il vecchietto ha voluto chiudere lì xd . scusa il ritardo ç_ç avevo avvisato però lo faccio anche qui
     
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    I comportamenti del Rosso fino a quel momento furono la somma di varie situazioni che trovarono sfogo in quella folle competizione natalizia.
    Travolto da una serie di sfortunati eventi culminati con l'imprevisto appiccicoso, il poco spirito rimasto nel giovane cadde.
    Manifestazione della stanchezza e dell'insoddisfazione per tutta quella vita che continuava a rincorrere senza sosta, dalla quale riusciva a raccogliere soltanto briciole e nella quale occupava soltanto un ruolo di comparsa. Trascese quest'ultimo imprevisto come il segno definitivo della sua sfortuna e dell'impossibilità di variare l'equazione già scritta dal destino. Il tutto sublimò nel disastroso approccio con l'occhialuto, che lo fece scivolare nella pura emotività, risvegliando il suo istinto bestiale.
    Aveva agito in modo meschino, con intenti disonesti e cercando di raggirare il prossimo, ma cosa ancora più grave era stato scoperto in poco tempo, fallendo ogni tentativo.
    Tutto ciò ebbe un risultato piuttosto distorto nella mente stanca di Kataj.
    Se da un lato si colpevolizzava per aver affrontato tutta la situazione guidato soltanto dalla sua emotività più grezza, dall'altro godeva ancora di quello sfogo che aveva abbassato i giri del suo cervello, appagandolo in modo libidinoso. La fatica fisica di poco prima gli aveva permesso di esaurire tutto lo stress accumulato, dandogli giovamento che si riflesse sul suo atteggiamento ora decisamente più disteso. Si diede dello sprovveduto per essere caduto in quella psicosi senza considerare le conseguenze, imparando quanto poteva essere sconveniente se espressa in contesti non adatti e capendo contempo quanto fosse necessaria per lui.
    Le conseguenze stavano negli occhi del vecchietto che lo trafissero più volte processandolo e giudicandolo poco affidabile. Come se non bastasse, le parole dell'anziano rivelarono più informazioni di quello che si sarebbe mai aspettato, aumentando lo stato di allerta del Rosso.

    L'occhialuto era uno studente della Yuuei Accademy, una delle più prestigiose scuole di Heros a Tokyo. La cosa sorprese il Rosso ma soltanto in un primo momento. Rielaborando a mente più serena tutti gli accadimenti, capì che il comportamento integerrimo, seppur dannatamente bizzarro, del celeste poteva provenire soltanto da un ambiente formativo di quel tipo. Vero era che i soggetti che seguivano quel percorso di studi potevano essere molto diversi gli uni dagli altri, ma ciò che li distingueva dalla società civile era il porsi sempre dalla parte della correttezza, o presunta tale, in modo pubblico e conclamato.
    La fortuna di Ogawa fu di trovarsi difronte ad un Hero dal benevolo spirito che sembrò perdonare l'agire scorretto e ostile, cercando pure di accontentare i suoi “capricci” riuscendo a trovare una soluzione che avrebbe salvato capra e cavoli.
    Poteva finire decisamente peggio.

    Phew! ~ Sospirò rincuorato. Dopo qualche passo riuscì camminare con una parvenza di normalità nonostante barcollasse ancora e il dolore pulsasse. Con lo sguardo ticchettava dall'occhialuto al vecchietto, assumendo via via un'espressione molto accorata, aiutata dal dolore nei pressi del fondoschiena. L'Hero gli venne incontro cercando di fermalo dal parlare mentre il vecchio sembrò fin troppo scocciato da un'ulteriore interruzione del Rosso.
    Ogawa si scansò dall'occhialuto mettendosi tra l'uno e l'altro, cercando di avere entrambi davanti a lui.

    «Moshiwake-gozaimasen
    »

    Flesse il busto verso il basso profondendosi in un inchino composto, braccia e gambe completamente distese in un movimento legnoso ma dal significato molto solenne.
    Tenne il capo chinato verso terra, questo lo avrebbe salvato da eventuali smorfie non appropriate.

    «Non ho scusanti per il mio comportamento, le mie azioni sono state prive di ogni decoro. Quel dono è molto importante per me, ma ciò non è una motivazione valida per la mia maleducazione»

    Proferì con voce rotta dal rammarico, restando ancora qualche istante in quella posa di riverenza.
    Quando l'occhialuto si avvicinò riprese la posizione eretta, stavolta più rilassata e accomodante.
    Il discorso dove il celeste commentò la malafede del vecchietto rassicurò Kataj sulla situazione. Il suo comportamento era passato come una ragazzata e a suo parere se la sarebbe cavata con un buffetto sul capo in virtù della sua età.
    Voleva evitare di attirare troppo l'attenzione sulla sua persona e in quell'occasione non c'era riuscito.
    La conferma di questo venne dalla successiva presentazione dell'uomo elegante.

    Sir Abel Xavier Phantomhive, un nome che non sarebbe mai riuscito a replicare ad una prima pronuncia e che nemmeno comprese troppo la prima volta che lo sentì. Ciò che fu subito chiaro era la provenienza straniera dell'occhialuto. Ogawa non possedeva una conoscenza linguistica tale da comprendere esattamente quale fosse la sua nazionalità, ma la prima parola che componeva il suo nome, Sir, gli ricordò un prefisso onorifico di qualche racconto europeo.
    Trovava che presentarsi con tali titoli fosse piuttosto cencioso e nascondesse una sottile patina di superbia, ma quello davanti ai suoi occhi era un uomo molto particolare. Un'innata appariscenza e la contrapposta cortesia marziale generavano una mescolanza unica e all'apparenza genuina.

    Restava comunque un tutore della legge e se qualcosa aveva imparato dalla notte delle zucche era che la propria identità è sempre affare da tener ben nascosto, anche nei momenti più insospettabili.

    «S-sir A-abe-ru … Sir A-abe-l...»

    Mentre cercò di pronunciare il nome altrui, strizzò gli occhi sforzandosi di ricordare i suoni sentiti poco prima.
    Ricordava nitidamente soltanto Sir. La seconda parola suonava inizialmente “Abe” ma faticò a comprendere la parte finale, mentre la parte restante risultò completamente incomprensibile, portando Kataj a pensare si trattasse di una frase di presentazione in qualche lingua europea. La prova linguistica fu decisamente scarsa e questo portò nuovamente il Rosso a chinarsi -stavolta soltanto con la testa- mostrando nuovamente reverenza verso il celeste.

    «Chiedo scusa ma non ho compreso il suo nome, non sono molto ferrato nelle lingue straniere.»

    Avrebbe potuto finir li per quanto lo riguardava. Non era veramente interessato a comprendere la fonetica per pronunciare il nome altrui, tuttavia la situazione li vedeva complici per la buona riuscita dell'accordo ed esser vago sulla presentazione sarebbe stato ancor più sospetto dell'essere un po' scorbutici.
    Alzandosi nuovamente fissò il celeste con sguardo sicuro.

    «SatŌ Arata, piacere di di conoscerla»

    Tante paranoie nacquero in Ogawa dopo la notte di Hallowen.
    Da quell'evento diventò sempre più guardingo quando incontrava nuove persone. Cominciò ad evitare di presentarsi con il suo vero nome temendo che potessero risalire a lui in qualche modo. Questo lo portò ad utilizzare nomi fittizi, ma risultò più complicato del previsto limitandolo in molte cose. La ricerca di un lavoro stabile e duraturo era quasi impossibile senza avere un documento d'identità che ne validasse il nome, costringendolo ad accettare mansioni di infimo ordine, sottopagato e senza alcun futuro.
    L'unico modo per celare il suo vero nome era utilizzare uno di questi nomi finti nelle rapporti con altre persone che quotidianamente viveva.
    Fu proprio in una di queste occasioni che -per confusione altrui- qualcuno cominciò a chiamarlo SatŌ, forse in ricordo di qualche altro garzone precedente a lui. Il Rosso nel tempo ebbe l'accortezza di non contraddire chi lo chiamasse così, imparando a voltarsi quando veniva chiamato con questo nome e dando colpa ad eventuali distrazioni nel caso non fosse sempre pronto a rispondere.
    Divenne indispensabile trovare un nome proprio da accompagnare a quel cognome che si era ritrovato. Fu li che la sua dote da burlone -o la fantasia limitata- partorì il nome Arata, che significata nuovo, come a voler segnare la nascita di un nuovo individuo.
    Da quel momento cominciò ad utilizzare sempre più il nome SatŌ Arata in ogni occasione che gli era possibile.

    Quella era la prima volta che si presentò con quel nome, la prima volta che dichiarò di essere SatŌ Arata. Nonostante avesse già provato parecchie volte davanti allo specchio, esercitando specialmente la naturalezza con cui lo diceva, il brivido della prima volta lo percorse compiacendolo.
    Sentì che più volte lo avrebbe ripetuto più sarebbe stato reale.
    Il suo volto non tradì nessuna smorfia innaturale, un ampio sorriso si distese rivolto a Sir Abel, allargò leggermente le braccia cercando di mostrare il suo voler collaborare, stavolta senza alcun intoppo o ripensamento.

    «La seguo! La sua idea di fare una copia ha veramente risolto il nostro problema, grazie.»

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    Bene Abel aveva risolto un'altra questione, oggi si poteva ritenere soddisfatto della diplomazia, quando voleva sapeva fare bene il mediatore del resto in alcuni casi era meglio che tutto si concludesse così. Adesso che tutto era un pochino più tranquillo poteva finalmente andare al negozio di modellismo, mentre il ragazzone si presentò pure lui all’ inglese.
    Il ragazzo si chiamava Sato Arata e come tutti del resto sembrava aver delle difficoltà nella pronuncia del nome completo di Abel. Oh beh allora se incontrava un madrileno con quattro nomi , mi sa che ne avrebbe detto uno e mezzo, ma su questo aspetto era comunque comprensibile.
    Che situazione imbarazzante Abel si grattò ancora la testa e però volle cercare di allentare il disagio con qualche battuta (se era di pessimo gusto si sarebbe superato).

    “Beh non è necessario pronunciare tutti e tre i nomi non si preoccupi e menomale che non sono ispanico sennò sarebbe stato peggio, soprattutto per firmare un assegno in banca…”

    In quel momento Abel si stava , infatti, immaginando se stesso con un accento ispanico che stava firmando un assegno in banca con la firma che copriva la cifra da incassare. Si ci sarebbe venuta una bella scena comica, forse avrebbe potuto pure scriverla nel suo romanzo.
    Abel emise un sorrisetto, e in quel momento aveva una faccia da ebete, ma si vedeva che rideva solo lui.

    “Ih ih questa me l’appunto da qualche parte…”

    Dopo ritornò serio, era il momento di andare.

    “Bene direi di andare.”

    Abel iniziò a fare strada, il negozio era in una via incastrata ci avrebbero messo dieci minuti di cammino e in tanto che camminavano, Abel non si lasciò di certo sfuggire nulla e stava proprio pensando all’ incidente di prima, non quando si erano presi a testate e gomitate nei denti, va bene quello era meglio non ricordarlo, anche perché forse era stata fatta una figura barbina stratosferica, ma sicuramente ne era valsa la pena. Tuttavia, quello che incuriosiva Abel era la presenza di quella sostanza appiccicosa che gli aveva impiastrato le mani, ancora se lo sentiva sulle dita. Chissà se il signor Arata ne sapesse nulla? Nel senso prima la scatola era pulita, poi dopo l’aveva sentita così dura.

    “Ehm…”

    Abel sospirò, non sapeva come dirlo senza sembrare un maleducato che si faceva i cazzi degli altri, così a cavolo.

    “Dunque Signor Arata, non vorrei sembrarle troppo scortese, ma mi piacerebbe sapere perché prima non mi volevate dare la scatola, anzi no, non era così… prima volevate darmi la scatola, poi improvvisamente ci siamo ritrovati incollati tutti e due lì.”

    Abel si guardò le mani e controllò un attimo che il suo vestito non si fosse sporcato di roba appiccicosa, con quello che costava a farlo lavare senza che glie lo rovinassero.

    “Mi sono sentito come se nelle mie mani ci fosse stata una cosa appiccicosa che mi ha impedito di staccarmi da lì. Forse era già sporca, anche se prima non mi era sembrato, oppure ci potrebbe essere una spiegazione plausibile da parte sua.”

    Già forse il, signor Arata aveva qualcosa da dire a riguardo.
    Abel dopo la camminata vide il negozio di modellismo, finalmente lo avevano trovato.

    “Ecco siamo arrivati, vado a fare la copia. La raggiungo subito.”

    Abel andò a lasciare la statua e a contrattare per la copia, certo il negoziane se l’era fatta pagare però non c’erano problemi, bisognava aspettare.
    Abel uscì e ritornò da Sato.

    “Ci vorrà un po’. Lavoro un po’ lungo, ma ne varrà la pena. Ha visto come sono state realizzate i modellini della battaglia di Mordor?Ci sono pure Frodo e Golum sulla rupe del lago di lava . Tolkien sarebbe quasi invidioso…”

    Abel era incantato ad osservare la vetrina dove per l’appunto c’era riprodotta la battaglia di Mordor, il celebre regno della Terra di mezzo creato dallo scrittore inglese Tolkien. Un vero spettacolo per gli occhi di un appassionato, c’era pure la rupe dove Frodo aveva gettato l’anello, un piccolo capolavoro fatto in miniatura un po’ come i presepi, il tutto poi era stato adornato con un tocco di natale dato che ci avevano messo per ora sopra la stella cadente e le stelle filanti.




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    Cra Cra

    Il Rosso s'accigliò leggermente mostrando perplessità sulle prime. Non capì minimamente la battuta, se quella era la frase apparentemente senza senso del celeste.
    Che centravano gli ispanici? Ma soprattutto, perché faceva ridere l'idea che firmassero un assegno?
    Dalla frase ipotizzò che non fosse ispanico. Probabilmente era uno sfottò, un qualche tipo di campanilismo che lui non comprendeva. Forse gli ispanici erano detti ignoranti perché non sapevano scrivere o scrivevano male, oppure erano tanto poveri da non potersi permettere degli assegni. Kataj concluse che era qualcosa legato al mondo bancario ispanico, non riuscendo comunque a comprendere che attinenza avesse con il nome impronunciabile dell'occhialuto.
    Spalancò gli occhi guardando l'uomo che si beava della comicità. Fu proprio quell'aria da beota che gli strappò una risata davvero divertita, cancellando quello sguardo cervellotico nel voler capire la comicità altrui. All'apparenza sembrò che avesse capito la battuta leggermente in ritardo, spingendo -forse- l'Hero ad “appuntarsela” mentre sogghignava soddisfatto. Tutto questo teatrino di mimica bizzarra ed esagitata, provocò ancor più divertimento nel giovane, che partecipò al tutto con una fragorosa risata alimentando la situazione involontariamente comica.
    Mentre si consumava questa ilarità, cominciarono a dirigersi verso il negozio provvisto di stampante 3D per la copia. Si trovava poco lontano da li, ma visto il periodo di festa ci volle un po' per arrivarci. Osservare la gente che affollava le vie in quelle giornate di festa dava un senso di congestione, una fiumana chiassosa e ciondolante di corpi mossi da un istinto consumistico ma allo stesso primordiale di scambiarsi regali natalizi. Un'interminabile marcia a passo lento che tutti vivevano come necessaria, scontrandosi con chi si soffermava a dare uno sguardo in più alle vetrine addobbate per Natale e maledicendosi per aver aspettato l'ultimo giorno per le commissioni.
    Kataj trovava uno strano senso di piacere a sgusciare tra tutti quei corpi.
    Adorava muoversi tra le persone, soprattutto quando era solo. Sentiva come se una sottile patina di frenesia e indifferenza propria della folla, lo facesse scivolare tra i vari individui senza mai entrare in contatto con loro. Più persone c'erano, più nessuno avrebbe mai notato un ragazzo che -seppur più alto della media- era tra i più ordinari della metropoli di Tokyo. Forse il suo crine cremisi poteva destare attenzione, ma tantissimi suoi coetanei si tingevano i capelli dei colori più strani, facendo scivolare nell'ordinarietà i suoi capelli scarlatti.

    Quella era una delle prime volte che si muoveva in quella bolgia camminando al fianco di qualcun'altro, strappandogli il godimento dell'immersione nella folla in solitaria.
    Fu strano e lo divenne ancor più quando l'occhialuto si rivolse a lui garbatamente chiedendogli informazioni su Gummy.

    «L'ha notata anche lei? Sembrava avessero attaccato una gomma da masticare alla scatola!»

    Simulò un leggero conato di vomito tenendosi lo stomaco con il braccio, l'idea era far capire come la sensazione di toccarla lo avesse schifato particolarmente.

    «Appena ho preso in mano il pacco mi sono ritrovato subito appiccicato! Mentre glielo porgevo, non riuscivo più a staccare le mani e la cosa mi ha fatto reagire male...non sopporto ciò che appiccica!»

    Assunse un'espressione ancor più raccapricciata, mentendo su tutta la linea.
    O meglio, imitando la maggior parte delle persone che veniva a contatto con Gummy. Si strofinò le mani come se volesse togliersi anche gli ultimi rimasugli.
    Tutti quei comportamenti li aveva vissuti più volte, soprattutto in tenera età quando ancora non riusciva ben a controllare il suo amico rosa. Con il tempo cominciò a prendere sempre più le distanze affermando di non sapere cosa fosse e anzi, sostenendo che il solo sfiorarla gli dava fastidio. Ovviamente tutto ciò serviva a coprire eventuali incidenti -proprio come quello- e allontanare ogni tipo di sospetto da lui. Cominciò ad attuare questa “tattica” già con sua madre, prima detrattrice di Gummy. Proprio da lei infatti prendeva maggiore spunto sia per le espressioni che per le argomentazioni, volendo passare come un fissato della pulizia. Tramite l'osservazione di tali comportamenti era riuscito a raggiungere una buona veridicità, tanto che a volte nemmeno lui comprendeva se davvero stesse mentendo.

    «Qualche buontempone deve aver pensato che fosse divertente insozzare tutta la scatola per far dispetto»

    Cercò di concludere l'argomento, volendo fugare ogni dubbio sul suo coinvolgimento nella questione. L'occhialuto avrebbe potuto proseguire con le domande, ma Kataj sarebbe restato fermamente saldo sulla sua posizione.
    Non poteva infatti dimenticare di essere davanti ad uno studente delle Yuuei, o presunto tale. Non credeva che il celeste sarebbe stato ostile anche sapendo che si trattava della sua Unicità, ma era comunque parte di un'istituzione che non vedeva di buon occhio certe effusioni -seppur involontarie- e che sicuramente lo avrebbe messo all'interno di qualche lista di controllo o roba simile. Senza contare che per l'uomo lui era SatŌ, cosa che se verificata gli avrebbe fatto passare più di un guaio.

    Nel mentre di quel colloquio giunsero al negozio indicato dall'occhialuto. Incastrato tra le tante vetrine scintillanti di Ginza era in una via che intersecava il viale principale. Il celeste accelerò il passo proponendosi di entrare lui e commissionare la copia, ma il Rosso, senza fiatare, lo seguì fino all'ingresso del negozio per controllare che non lo volesse fregare. Entrato, l'uomo cominciò a contrattare sul prezzo delle copie con il commesso, sfoggiando il suo modo bizzarro d'interagire e strappando nuovamente una risata a Kataj.

    Con chi sono capitato!~ Pensò Ogawa, con tutto l'affetto che poteva provare verso quello sconosciuto. Vederlo tornare dal bancone con quell'espressione gioviale gli fece capire che aveva trovato una persona onesta e per questo avrebbe potuto dare sfogo alla sua curiosità. Non avrebbe mai parlato di se, non era sua abitudine, ma ora quell'individuo attirava il suo interesse.

    L'argomento del celeste fu arduo per la conoscenza del Rosso. Quei nomi articolati che facevano riferimento alle statuette in vetrina, furono uno sfumato ricordo di molti anni prima. Provò nella mente a ripeterseli, capendo di cosa stesse parlando ma non riuscendo ad identificare bene di cosa si trattasse.
    Improvvisamente un bolla di memoria affiorò.

    «Lord o-of … Wings!»

    La pronuncia fu davvero pessima, ma stavolta ogawa on se ne vergognò. Con un dito puntò il suo mento e rivolse lo sguardo al cielo in una posa pensosa. Il nome che aveva appena pronunciato gli ricordò terribilmente quello di una catena di fast food.

    «Ricordo di aver visto il film ma non conosco l'opera letteraria. Era molto interessante, anche se non ci ho capito molto...»

    Fu sincero. Quello fu l'argomento perfetto per esprimere la sua prima curiosità verso quel Sir Abel.

    «Sir Aberu...»

    S'interruppe per un istante. Sapeva di aver sbagliato nuovamente il nome, ma stavolta volgendo uno sguardo vivace e curioso fissò con le sue iridi ambra gli occhiali dell'uomo.

    «... da dove viene lei? Scusi la curiosità e si senta libero di non rispondermi, ma dal suo nome immagino che lei non sia giapponese...»

    Cercò di scrutarlo ancor più intensamente quasi volesse leggere i suoi lineamenti e capirne la provenienza.

    «...provo ad indovinare ...mmh... lei è Europeo!»

    Fu vago, anche perché non sarebbe mai riuscito a capirne la nazionalità esatta. Si basò principalmente sul nome e sulla sua citazione ad un'opera che ricordava provenire da quella parte del mondo. Ciò che però lo spinse ad informarsi fu una curiosità morbosa che sperava di sanare con quel colloquio.
    Che ci faceva uno straniero in una delle accademia di Heros più blasonate di Tokyo?
    Nella mente di Ogawa era assai strana come cosa, anche se non aveva una conoscenza profonda dell'ambiente eroistico. Poteva anche essere che l'occhialuto stesse mentendo a sua volta -nonostante le apparenze- e questo lo rendeva ancora più curioso agli occhi del Rosso.

    | VIGILANTES | #Livello 1 | Età 17 |
    | Energia: 50/50 | Frz: 010 | Qui: 010 | Agi: 005 |
    | Pes Tras: 0/4 | Scheda | Cronologia |


    TECNICHE & EQUIPAGGIAMENTO [Click!]
    • Status: Danno lieve al cranio - dolore lieve al coccige
    • Tecniche usate: //
    • Equipaggiamento usato: //


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  15. Lady Seiros™
     
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    Abel alla domanda che aveva fatto sul pacco era rimasto un po deluso nel suo animo anche se non si vedeva apertamente perché la risposta del signor Arata era plausibile, ma sarebbe stato decisamente molto più fico sapere che magari in realtà fosse un proprio quirk, anche perché qualcosa del genere non era da tutti, ma magari ognuno era libero di non rivelare il proprio potere se non ne aveva voglia.
    Abel emise uno sbuffo.

    “Già deve essere andata così.”

    La mollò lì per non andare oltre, ma l’inglese aveva una faccia poco convinta.

    °Uffa pensavo che fosse un effetto di quirk legato alle sostanze appiccicose, ma meglio non indagare oltre o potrei risultare invadente. Però diavolo…che barba…°

    Già forse Abel sarebbe stato ore a parlare di quirk e poi almeno avrebbe anche potuto intendere meglio le intenzioni altrui, si ok mai giudicare nessuno dal proprio potere, ma a volte aiutava.
    Arrivati al negozio mentre si aspettava Abel aveva nominato i protagonisti della sua serie fantasy preferita illustrati nei modellini della vetrina, il signor Arata conosceva il romanzo e aveva visto la versione cinematografica.
    Beh di certo un film non era uguale al libro Abel lo sapeva bene visto che a lui il film era paro alcune volte un po poco fedele .

    “Si il film è godibile seppure lunghetto e abbi tralasciato parecchie cose descritte nel libro. Comunque a vedere tutto questo mi ricorda una campagna ruolistica a tema che organizzai tempo fa ambientata con gli elementi del libro”

    Già almeno quella volta la sezione di gioco non aveva avuto troppi problemi e ci si era divertiti.
    Dopo il piccolo scambio culturale, il Signor arata rimase ancora un po’ perplesso sulla pronuncia del suo nome. Certo che in Giappone era veramente un casino poter solo presentarsi che subito il proprio nome veniva “storpiato”, non era la prima volta. Era evidente come le carenze e le pronunce soprattutto in inglese non fossero tanto “gradite” ai giapponesi, ma ormai Abel ci era abituato.

    °Dovrò mettermi sul serio a dare ripetizioni d’inglese prima o poi, non sarebbe male come secondo lavoro.°

    Abel comunque si armò di pazienza e rispose alla domanda del signor Arata, comunque era divertente che finalmente forse stava imparando bene il giapponese se nessuno aveva ancora notato il suo accento inglese.Si stava facendo progressi pure lui!

    “Si ci siamo, anche se non pensavo di essere migliorato con la lingua giapponese tanto da mascherare il mio accento, cosa decisamente buona sto imparando bene! Sono inglese,abitavo a Londra con la mia famiglia, e diciamo che “mi hanno spedito loro” qui per frequentare la Yuuei dato che in patria, in un certo senso non ci sono scuole eroistiche migliori e io ho bisogno di esperienza se voglio arrivare dove voglio e essere un professionista”

    Abel ripensò al suo tempo nella Yuuei non poteva credere che era già passato così tanto, forse la carrera da professionista non era così lontana




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