Are you able to Burupawā?

combat - Kataj Ogawa vs Daisuke Okada

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    ~ aurorasogna

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    Kataj Ogawa
    training day

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    Narrato «Parlato» Pensato~

    01 Febbraio
    Tokyo (JPN)_Minato-City

    «Umpf … un'altra giornata inutile!»

    Sbuffò rumorosamente. Il tono scocciato e rassegnato musicavano la vista del sua figura: trafelata, scomposta, china come se portasse un invisibile sacco pieno di pietre. La moltitudine di gente che camminava per le strade del quartiere non l'avrebbe mai notato, ma chi si fosse soffermato a guardare il Rosso avrebbe subito capito che quella era una giornata storta.
    Si era pure comprato un bel vestito, o almeno così appariva quel completo blu di Persia fatto del poliestere più scadente in commercio. A completare, una camicia completamente bianca che teneva lavata con un potente candeggio per evitare che si macchiasse definitivamente, adornato da una cravatta rossa della medesima plastica del vestito -comprata già con il nodo e mai più disfatto- e per finire ai piedi delle scarpe in similpelle nere, ancora abbastanza nuove da rumoreggiare ad ogni suo passo. Il tutto corredato con una ventiquattrore bordeaux recuperata in uno degli uffici in cui prestava servizio, scartata perché irrimediabilmente macchiata sul fondo. L'insieme dava un'immagine di lui comune ai tanti uomini che camminavano sui marciapiedi della capitale nipponica. Sempre alla ricerca dell'occasione per svoltare, ma con l'umore che raschiava la terra.
    Non era successo nulla di grave o che alterasse sensibilmente la vita di Kataj, il problema stava proprio in quello. Nulla succedeva in quei giorni insipidi, poche occasioni lavorative e quasi tutte piuttosto aleatorie. Tornava proprio da alcuni palazzoni di Minato-city, spinto dalla ricerca di appartamenti in vendita che avessero bisogno d'inintermediari per trovare clienti interessati all'acquisto. Un lavoro spesso fin troppo stressante, che gli permetteva di conoscere meglio la città e i suoi movimenti, ma che spesso risultava poco remunerativo. Questo portava soltanto ad una conseguenza: il suo portafoglio si assottigliava rapidamente, creando un terribile contrasto dove il suo stomaco brontolava pensando a prelibati piatti che avrebbe voluto mangiare mentre la sua mente contava le scatole di ramen precotto che rimanevano nella dispensa.
    Ciò che però più di ogni altra cosa lo demoralizzava erano le interminabili ore passate in ufficio attaccato al telefono per cercare clienti e notizie. In una metropoli come Tokyo era impossibile pensare di parlare con tutti gli abitanti dei vari grattacieli di persona e quindi era obbligato ad una serie interminabile di chiamate, spesso inutili, supportate da qualche ricerca sul web. Giornate immobili, dove il tempo era scandito soltanto dal cambiare posizione alla scrivania per non rimanere accecato dal sole che lo colpiva attraverso la finestra.
    Ecco. Questo era l'unico movimento di tutta la giornata, soltanto nel tragitto verso casa riusciva a sgranchirsi un poco le gambe.

    Ho le ginocchia a pezzi~ Pensava ad ogni passo quando sentiva “suonare” un croccante concerto dalle sue rotule. Immaginava le ossa sgretolarsi all'improvviso sotto il peso della sua camminata, mentre con la mente affogava nei pensieri più arrendevoli e disillusi.
    Si era immaginato la vita da solo molto diversa.
    Idea edulcorata dai soliti moti adolescenziali d'indipendenza al grido “faccio quello che voglio!”, ben presto mutati in un nuovo mantra molto più venale e meno romantico “faccio quello che posso...”. In tutto ciò vi era un lato positivo, o almeno così amava vederlo il Rosso: il fatto di non essere più legato alla casa di famiglia, con tutte le regole sia di atteggiamento, d'orario e di spazio, gli dava la possibilità di seguire ogni opportunità senza dover render conto a nessuno. Ma quali opportunità?
    Kataj sbuffò sonoramente, gli occhi schiacciati dal fastidio della situazione guardavano la città infinita davanti a lui. Non si capacitava di come a Tokyo le opportunità fossero già finite. Cercava d'inserirsi il più possibile in quel frenetico mondo che non permetteva troppe distrazioni, tanto difficile per lui che faticava con la puntualità e il rigore, ma allo stesso tempo adatto al suo modo di essere camaleontico, vivendo la quotidianità con estremo fatalismo, una conseguenza inevitabile e per questo da prendere con spirito.

    Una musica improvvisa attirò la sua attenzione. Il suo sguardo contrito nei pensieri più nebulosi di una giornata stanca, incontrò all'improvviso uno dei tanti cartelloni pubblicitari digitali che divenivano via via più luminosi con il calar della sera. Un rumore simile ad un verso bestiale unito ad un clangore metallico, un sottofondo musicale piuttosto accattivante e rockeggiante, furono da colonna sonora ad uno spot pubblicitario molto d'impatto. Non riuscì a vedere un granché, lo schermo si tinse prima di verde scuro, comparve un solido muro in pietra che pochi secondi dopo venne sfondato da un simbolo rappresentate un toro. Il tutto finì con un verso gutturale che generava un suono simile a pawā.
    Finito lo spot, lo sguardo del Rosso corse lungo tutto il palazzone rendendosi presto conto che stava transitando davanti ad una grande palestra in quella zona della città.

    Erano molto riconoscibili come luoghi: gente in vetrina che correva, sollevava pesi e seguiva un qualche corso a ritmo di musica.
    Non aveva mai apprezzato troppo quei luoghi, non solo per il costo proibitivo per le sue tasche ma anche per il contesto che gli ricordava stranamente il lavoro in catena di montaggio. Tutti eseguivano specifici esercizi per avere specifici risultati in uno specifico ambiente.
    Lui era sempre stato uno sportivo. Fino a prima di trasferirsi aveva frequentato una piccola palestra di Taido, unica cosa che poteva permettesti. Oltre a quello, da sempre, in ogni campetto dove vedeva si giocasse a baseball cercava di aggregarsi e poter giocare, preferendo sempre ragazzi che non conosceva. Ma erano ormai ricordi lontani, non sarebbe mai riuscito a farlo ora. Per questo balenò nella sua mente di fare un qualche abbonamento rateizzato in palestra, pensiero nato dalla malumore generale e per questo posticipato all'infinito.
    Ma qualcosa fu più interessante di quell'autocommiserarsi, qualcosa che attirò il Rosso tanto da togliere quel patinato male di vivere.
    Un grande manifesto era affisso su di una parete esterna della palestra, la stessa immagine vista nel finale del video che solo ora riusciva a leggere:

    Burupawā
    Cerca la forza del Toro.

    Iscriviti è gratis!


    Forse la frase finale fu il motivo che spinse Kataj ad inquadrare il QR code sul manifesto con il suo smartphone. Si poté vedere Ogawa intento a scrutare la pagina web comparsa sul piccolo schermo con un crescente interesse. Osservandone il volto, si notò un'escalation di emozioni che partirono dall'incuriosito, passarono al sorpreso e si conclusero con un sorriso entusiasta e a tratti ebete. I suoi occhi scorsero veloci sul testo, le varie immagini si specchiarono nelle iridi ambra mostrando l'estrema velocità con la quale il pollice muoveva sullo schermo per continuare la lettura. Sicuramente non lesse tutto preso dall'estasi cieca delle prime parole, improvvisamente comparve un pulsante finale, grande quasi come metà schermo con scritto “ISCRIVITI”. Non esitò nemmeno un secondo, il suo volto emanò una felicità e un'adrenalina che a quell'ora non erano comuni per Kataj, quasi avesse avuto una notizia più che positiva. Mosse velocemente le sue dita per scrivere il proprio indirizzo e-mail, pigiò quasi volesse sfondare lo schermo per confermare l'iscrizione. Passarono pochi istanti, interminabili paragonandoli alla foga di poco prima, poi il cellulare emise un piccolo suono, segnale che un'e-mail venne ricevuta. Subito aprì il messaggio e la gioia esplose sul volto del giovane, mentre sullo schermo il contenuto del messaggio occupava tutto lo schermo.

    Iscizione completata!
    Benvenuto :3


    Il tuo numero è:

    25


    04 febbraio
    Tokyo (JPN) _ Distretto di Nishitama

    Burupawā offre un'esperienza innovativa e dai risultati reali.
    Non proponiamo nuove tecniche di allenamento, ma un nuovo concetto di allenamento, basato sull'affrontare l'impervia natura usando solo le proprie forze.
    Il primo evento si svolgerà nei pressi della cittadina di Okutama nel Distretto di Nishitama, il giorno 4 Febbraio, panorama di boschi e montagne per una completa esperienza selvaggia.
    Vi verranno date le indicazioni precise tramite una nostra newsletter.
    Trova con Noi la Potenza del Toro!

    Il fiato era un po' corto, le gambe bruciavano manco fossero su di una piastra incandescente e i polmoni sembrano respirare fuoco. Complice di questo le ore passate davanti al pc e il cibo spazzatura che quotidianamente assumeva (senza contare qualche sigaretta che riusciva a scroccare). L'inizio della corsa fu per Kataj un piccolo incubo, tanto che gli sembrò di non aver mai corso prima di quel momento. Presto però il suo corpo sembrò rinvigorire dalla fatica e dal dolore alle sue articolazioni. Ad ogni passo allungò la falcata, riuscì a respirare con un ritmo migliore e soprattutto venne caricato psicologicamente dall'ambiente che lo circondava.
    Il suo sguardo puntava verso quello che ipotizzava fosse il traguardo, fiero e grintoso come da tempo non si sentiva.

    Aveva seguito le indicazioni arrivategli per e-mail che lo portarono ai piedi di una piccola valle poco distante da Okutama. Non conosceva il nome della zona con precisione, ma seguendo le indicazioni tramite la mappatura del suo smartphone giunse dove un gruppo di persone vestite da corsa si preparavano a partire. Il suo outfit era molto meno tecnico, composto da una felpa -troppo leggera- azzurra, sotto una canottiera leggera color smeraldo piuttosto lisa che aveva da sempre, un paio di pantaloncini sportivi neri comprati proprio per l'occasione e un paio di scarponcini acquistati con dei super saldi il giorno prima e per questo di uno smaccato rosso cremisi, ultimo colore rimasto in saldo.
    Quello era il luogo di ritrovo per il Burupawā, manifestazione organizzata dalla palestra e da alcuni personal trainer che collaboravano con essa. Lo svolgimento dell'evento era chiaro: affrontare un percorso lungo la vallata, composto da una corsa ad ostacoli, formati da alberi, rocce e altre barriere costruite dagli organizzatori, su di un terreno sconnesso e poco confortevole, per allenare l'adattabilità dei vari concorrenti e spingerli a ragionare su come affrontare il percorso. Tutto ciò attirò molto l'attenzione di Ogawa che, spinto dalla gratuità dell'evento dallo spirito avventuriero dell'evento, trovò in quella proposta un'attività fisica divertente e allo stesso tempo lontano da tutto quell'agglomerato di persone che era la metropoli.

    Ben inteso, lui amava il costante movimento della città, il caos che la investiva sia di giorno che di notte, quella frenesia che dettava il ritmo di ogni giornata correndo lungo tutte le strade della capitale in ogni momento. Ma sentiva il suo corpo atrofizzarsi per via di tutta questa malsana velocità, non riuscendo a trovare lo slancio necessario a sfogare la sua fisicità restando in quell'ambiente. Quell'iniziativa invece lo proiettava lontano, in una dimensione che proprio perché immobile e difficilmente mutevole, offriva la giusta sfida per essere affrontata con la pura forza, senza dover continuamente mantenere un educato controllo, ma lasciando che gli istinti potessero sfogarsi in quello sforzo.

    Partì dai piedi della vallata e risalì lungo un ruscello con gli argini fatti in pietre maldisposte, costringendolo a saltellare a destra e sinistra del corso d'acqua per poter proseguire più agevolmente. A fare da ostacoli vi erano degli alberi posti di traverso rispetto al percorso, che potevano essere scavalcati oppure aggirati da sotto. Per il Rosso fu facile scegliere di scavalcarli sfruttando la sua alta statura ma, ogni volta che superava uno di questi ostacoli sovveniva alla sua mente una vecchissima pubblicità di un olio da cucina, tanto che al terzo ostacolo il suo piede s'inciampò nella spessa corteggia per la distrazione e finì a terra sbattendo l'avambraccio sinistro su di una roccia piuttosto tagliente, provocandosi una lieve ferita sanguinante. Venne presto riportato ad una concentrazione necessaria per affrontare quel percorso.

    Successivamente il bosco si aprì dando spazio ad un ampio prato montano, dove però la pendenza aumentava leggermente, rendendo la marcia più lenta e faticosa. I muscoli cominciavano ad essere caldi tanto che stranamente sentì l'energia aumentare nonostante il respiro si facesse sempre più affannato. Giunto a quel punto si rese conto del numero di concorrenti presenti. Sul prato riusciva a contare quasi cinquanta teste che procedevano in svariati modi: alcuni affrontavano la salita prendendola sulla massima pendenza e cercando di mantenere un buon passo, altri invece procedevano a zig-zag aumentando si la strada percorsa, ma muovendosi su una pendenza minore rispetto a quella del terreno. Infine vi erano quelli che giunti al limitare del bosco, avevano drasticamente rallentato il passo, arrivando a fermarsi perché stravolti dalla prima parte. Ciò delineava una buona eterogeneità del gruppo partecipante, dove si poteva vedere chi effettivamente era preparato fisicamente per affrontare quell'esperienza e chi invece era stato colto da un'euforia momentanea e ora si stava pentendo della sua decisione.

    Kataj si trovava proprio nel mezzo. Supportato dalla giovane età e dalla forma fisica sufficiente, allo stesso tempo si sentì abbastanza lontano da quelli che vide soltanto come puntini in fondo al prato. Quella visione d'insieme fece vacillare Ogawa, leggermente sovrastato da un divario che sembrava incolmabile. Cominciò a velocizzare il passo e affrontare la salita direttamente, ma ben presto si rese conto che sarebbe stato molto più redditizio seguire un percorso a zig zag che gli permise di mantenere un passo comunque buono, senza che perdesse un polmone mentre respirava. Accodatosi ad altri concorrenti, scoprì con piacere di riuscire a mantenere una velocità maggiore della loro e superarli in un tragitto relativamente breve. Tutto ciò lo galvanizzava e lo spronava a superare alcuni dolori e fiaccature che cominciavano a colpire il suo corpo.

    E ora che si fa?~ Fu il pensiero quando raggiunta la fine dello spiazzo si trovò davanti una grande foresta di rovi. Si guardò dapprima indietro con uno sguardo altezzoso, vide i vari concorrenti che annaspavano ancora nella salita e quelli che invece stavano seduti aspettando di recuperare le forze. In quel momento si sentì superiore a tutte quelle mammolette, ma la dura realtà fu che davanti a lui l'ansimare e il muoversi degli altri concorrenti che lo precedevano lo indisponeva, e altri sarebbero sicuramente stati più avanti di loro. Tornò a fissare i rovi, cercando di capire come superarli. In aiuto arrivò un altro concorrente che, senza assumere pose epiche e vittoriose, s'infilò sotto tutto quel groviglio avanzando con il passo del leopardo, pratica militare dove ci si muoveva in posizione distesa a terra, usando soltanto l'ausilio dei gomiti e delle ginocchia per “strisciare” sotto gli ostacoli. Subito imitò quello che vide, notando che proprio sotto la foresta di rovi vi era un passaggio ben delineato dove poter attraversare l'ostacolo. Le articolazioni dolevano ma non eccessivamente tanto, riuscì a coprire un buona distanza in poco tempo. Capitava però che non riuscisse a stare abbastanza aderente al terreno fangoso e la sua schiena venne graffiata dalla possenti spine dei rovi che stavano a pochi centimetri sopra di lui. Sentì graffiare giusto un paio di volte, ma tanto bastò a renderlo doloroso e pruriginoso, oltre che tremendamente claustrofobico.

    Superata la foresta, un piccola parete verticale si presentò difronte a lui. Roccia grigia e nera, inamovibile nella sua stoicità, provvista di alcuni appigli sapientemente scavati e con anelli di metallo ove correvano delle corde per garantire la sicurezza durante la breve scalata. Saranno stati al massimo dieci metri di parete, Kataj comprese velocemente cosa doveva fare grazie anche ad un'esperienza in una palestra di roccia, si mise l'imbragatura e attaccandosi con un moschettone alla corda di sicurezza cominciò l'arrampicata.
    Affrontò la scalata dapprima in modo troppo dinamico, cercando quasi di saltare da un appiglio all'altro, ma ben presto comprese che il miglior modo sarebbe stato con movimenti più lenti e continui, in modo da comprendere più facilmente dove il piede e la mano avrebbero potuto attaccarsi per procedere più velocemente.

    «Pant pant … chissà in quanti arriveremo ...»

    Espresse un pensiero ad alta voce, la fatica cominciava a farsi sentire nelle sue braccia e nelle sue gambe. Nonostante questo la sua mente venne offuscata dalla competizione, tanto che il pensiero fu capire in che posizione si sarebbe trovato all'arrivo. Non sapeva quanta strada mancava ancora per raggiungere il traguardo, sbirciò verso l'alto e vide che pochi metri lo separavano dal raggiungere la cima di quella parete ma cominciò a desistere. La sua lieve arroganza nel pensare di essere in forma e di non avere bisogno di costante esercizio fisico, si scontrò con la realtà dove lui era soltanto nella media. Cosa che forse ancora di più lo infastidiva. Strinse i denti al pensiero, non poteva fermarsi su quelle riflessioni mediocri, qualsiasi fosse stata la sua posizione avrebbe continuato ad impegnarsi senza soccombere a comode scorciatoie per arrendersi.
    Allungò la mano sulla parte più in alto della parete, tastò il terreno per capire cosa si presentava davanti a lui e lo trovò piatto, senza alcuna asperità. Incuriosito levò tutto il corpo per poter raggiungere la cima e vedere cosa effettivamente si trovava oltre quell'ostacolo.
    La visione fu sorprendente, forse quella più grande dall'inizio di quella giornata.
    Davanti ai suoi occhi una radura su di un ampio fianco della montagna si apriva a perdita d'occhio, mostrando completamente il cielo terso e la verdeggiante erba che ammantava tutto il terreno. In lontananza scorse un palco piuttosto ampio con alle spalle un enorme schermo, ai piedi del quale un capannello di persone sembrava attendere qualcosa. Non li sentiva parlare da così lontano ma vedeva la folla ondeggiare e il brusio giungeva sino a lui.
    Si morse il labbro per la troppa gente già presente, ma lo stupore di vedere un palco così grande in un luogo che avrebbe dovuto essere ”un'esperienza nella VERA natura” lo distolse dal pensiero competitivo.
    Quando ebbe superato l'ultima parte della scalata, si avvicinò a lui una procace ragazza castana. Dal corpo scultoreo tanto che erano ben visibili i rilievi formati dai muscoli addominali e dai quadricipiti -mantenendo comunque una forma morbida e sensuale- e dal vestiario attillato con una scritta apposta sulla maglia che indossava a lettere cubitali che indicava il nome dell'evento, si poteva comprendere che facesse parte degli organizzatori. Giunta vicino al Rosso lo salutò con un breve inchino e sfoggiando un sorriso smagliate, valorizzato dalla carnagione abbronzata, proferì con un tono profondo e accogliente.

    «Siamo felici che lei abbia superato la prima prova! Il suo numero è stato registrato per la prova successiva, le chiediamo quindi di attendere che arrivi sul palco l'Organizzatore così potrà illustrarvi il proseguimento dell'evento. Nel frattempo troverà bevande e snack di nostra produzione per rifocillarsi, ovviamente gratuitamente. Spero siano di suo gradimento.»


    | VIGILANTES | #Livello 2 | Età 17 |
    | Frz: 020 | Qui: 035 | Agi: 020 | Pes Tras: 0/4 |
    | Quirk | Scheda | Crono |


    TECNICHE & EQUIPAGGIAMENTO [Click!]
    • Status: Ferita avambraccio sx (Lieve) - Ferita schiena zona lombare (Lieve)
    • Energia: 80/100 (-20)
    • Tecniche usate: //
    • Equipaggiamento usato: //
    TECNICHE PERSONALI:
    GUMMY wire [Livello 1] [Costo 10]
    La caratteristica più fastidiosa di Gummy è quella di essere appiccicoso. Ciò ha influenzato molto la vita di Kataj soprattutto i rapporti sociali non sono mai stati facilitati da Gummy. Pochi (nessuno) avevano piacere anche solo sfiorare il giovane in certe situazioni, era inevitabile ritrovarsi appiccicato a Gummy. Come un chewing gum sotto la scarpa, anche se ci si allontanava, un filamento di quella poltiglia rosa riconduceva a Kataj. Proprio per questo il ragazzo riesce a “legarsi” appiccicando Gummy, toccando direttamente qualcuno o qualcosa oppure lanciando un fiotto di poltiglia rosa che fuoriesce dalla pelle. Il filamento potrà essere teso sino ad una distanza massima concessa, dopo di che si romperà automaticamente. Oltre a questo, facendo fede alla seconda particolarità di Gummy, può scuotere il filo che lo lega al suo avversario o ad un oggetto attirandolo a se o semplicemente strattonandolo nella direzione che preferisce.
    Danno/Effetto/Distanza: Lieve/Offensiva/2 metri
    GUMMY shield [Livello 1] [Costo 15]
    La natura della sostanza emessa da Kataj, la rende perfetta da modellare nei modi più fantasiosi. Il primo passo per poter comprendere come plasmare Gummy è proprio quello di immergere le mani nella sostanza, chiudere i pugni per sentirne la consistenza, qllungarla sino al limite delle braccia, per poi comprimerla facendola trasbordare tra le dita. Proprio in questo modo, Kataj accumula Gummy in grandi quantità su di una parte del corpo e modellandola riesce a creare una membrana elastica. Questa è particolarmente efficace contro attacchi contundenti, mentre risulta più debole contro i danni taglienti e perforanti. tali caratteristiche si applicano su danni normali o con l'utilizzo del Quirk. Scontrandosi infatti contro Gummy la loro potenza viene attutita fino ad annullarsi, a seconda della della forza impressa nell'attacco incassato.
    Danno/Effetto/Resistenza: Lieve/Difensiva/Contusioni
    GUMMY bullet [Livello 1] [Costo 15]
    Scollarsi Gummy è difficile ma non impossibile. In particolar modo per Kataj, che nonostante lo personifichi per poter maledire qualcuno, sa perfettamente che è tutto frutto della sua volontà. Per questo si sforzò di capire come poter staccare del suo corpo la gomma, in principio con movimenti violenti dettati dalla rabbia, vide che poteva scagliare Gummy come fosse un proiettile. Imparò a creare una piccola sfera allungata, simile ad una supposta. Facendola passare tra le dita e utilizzando Gummy come fionda, riesce a scagliare il proiettile rosa con la stessa velocità di un colpo di pistola. Il suo danno sarà prevalentemente contundente, ma potrebbe diventare perforante se dovesse colpire un materiale poco resistente.
    Danno/Effetto/Distanza: Lieve/Tecnica a distanza/2 metri
    GUMMY suit [Livello 1] [Costo 15]
    Gummy prova molto affetto per Kataj -ricordando sempre che Gummy non è altro che un'emanazione del Rosso- e per questo, quando teme per la sua incolumità, lo abbraccia completamente per difenderlo. Fuoriuscendo dai pori della sua pelle, la sostanza rosa avvolgerà completamente il corpo di Kataj “vestendolo” come se fosse una suit, ovviamente di un colore rosa acceso. Nonostante l'amore soffocante di Gummy, sarà possibile vedere, sentire, parlare e respirare normalmente, ma in caso di necessità anche occhi, naso, bocca e orecchie verranno coperte per proteggerle. L'attillata e appiccicosa tuta che il giovane si ritroverà addossò lo proteggerà da tutti quegli attacchi o eventi che potrebbero “investire” completamente il suo corpo Creando uno strato abbastanza consistente e grazie all'innata elasticità della sostanza, la copertura completa potrà attutire o addirittura annullare i danni diretti al ragazzo. Tale protezione è efficace principalmente per due tipologie di danni: quelli da caduta o simili e tutte quelle tecniche/eventi che investirebbero il corpo di Kataj. Questo va dalla più comune automobile o oggetto, ad onde, raggi, flussi di Quirk che ha come obbiettivo il colpire su larga scala o comunque con una capacità di bersaglio considerevole. Tale protezione risulta invece non particolarmente efficace su tutti quegli attacchi che invece mirano alla precisione o dalla potenza compressa in singoli elementi non mirando a distruzioni su larga scala.
    Danno/Effetto: Lieve/Difensivo
    GUMMY stickybomb [Livello 1] [Costo 10]
    Gummy vuole sempre giocare e restare appiccicato il più possibile agli altri, arrivando anche a non farli più muovere, così da non avere scuse per non giocare. Esso infatti riesce a staccarsi anche in quantità più elevate da Kataj, cosa che lo rende contento visto il fare appiccicoso del suo compare. Da certi punti di vista potrebbe essere visto come un'evoluzione del bullet, ma con una finalità decisamente diversa. Kataj modellerà una parte di di Gummy, riuscendo ad utilizzare anche solo una mano, creando una sfera grande all'incirca come una boccia. Questa potrà essere lanciata in direzione del bersaglio, successivamente perderà la sua forma sferica espandendosi e diventando una “macchia” di colore rosa caramella. Cercherà di bloccare il nemico appiccicandolo ad una parete o al terreno, ma nel caso non vi sia una superficie solida dove appiccicarsi, potrebbe avvolgere la parte colpita rallentando i movimenti del bersaglio e rendendoli più difficoltosi. Ritrovarsi con Gummy addosso non è mai piacevole, ma ancora più spiacevole è venir incastrato da tutto il suo amore. Sarà necessario avere un Quirk superiore alla Forza avversaria per poter attuare il blocco che durerà per un turno.
    Danno/Effetto/Distanza/Durata: Lieve/Blocco/2 metri/1 turno
    EQUIPAGGIAMENTO:
    Nessun equipaggiamento indossato [0]


    |Code © only for MHA GDR|

    CITAZIONE
    Tutto il combat è in accordo con DualSlayerBlade

    I particolari verranno spiegati durante i post.
    Segnalo per il momento che i danni ricevuti e l'energia persa sono un malus concordato.
    Buon incontro al mio avversario :cleffa:
     
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    DAISUKE OKADA
    ● VILLAIN ● ETERNIUM ● LIVELLO#8 ●SCHEDAPortfolioART
    Incominciare una nuova vita non è facile. E nonostante in qualsiasi tipo di media - che si parli di libri, serie tv o film - viene fatta vedere come un'qualcosa di incredibilmente rapido ed indolore, così non è.
    Daisuke ne era l'esempio perfetto. Mollando il mondo del crimine infatti, aveva lasciato anche parte delle sue abilità fisiche. Lavorare come corriere richiedeva molti meno muscoli che picchiare gente fuori dai locali, una quantità esageratamente minore. E farsi tornare la voglia di allenarsi in modo importante, soprattutto se non necessario, è più difficile di quanto si possa pensare.
    Una parte di sé si rendeva conto che - nonostante lo avesse ufficiosamente lasciato - faceva ancora parte del mondo criminale. Era nato in quel mondo, non poteva uscirne neanche a pagare, e poi aveva conosciuto le sue amicizie più strette proprio grazie a quel suo passato.
    La cosa che più gli diede da pensare poi, fu la notte del Culto, dove aveva "affrontato" quella donna ed il suo collega.
    Aveva fallito miseramente, si era sentito quasi impotente. Sia chiaro, il suo quirk non si basava poi così tanto sul suo talento fisico, ma erano proprio le sue abilità ad essere calate. Aveva meno fiato, meno robustezza, meno preparazione mentale.
    Non fare praticamente nulla per anni lo aveva cambiato, in modo profondo oltretutto. E l'unica opzione che venne in mente al corvino, così da poter cercare di ritornare alla sua vecchia forma - nonostante l'età iniziasse a farsi sentire - era iniziare una qualche attività fisica importante.
    Inizialmente aveva considerato l'iniziare qualche sport specifico, tipo baseball o pallavolo, ma si era reso conto in fretta che non ne valeva la pena. Non tanto perché fosse incapace, aveva sempre avuto un'ottima attitudine nel movimento fisico, quanto per la quantità di tempo che avrebbe dovuto spenderci, anche solo per giocare in modo amatoriale.
    Tempo libero ne aveva, ma non se la sentiva di spenderlo tutto in un'attività unilaterale, che non avrebbe portato a nulla di utile.
    La seconda opzione che gli venne in mente fu la semplice palestra. Allenarsi di più per semplice forza di volontà, una cosa che con il corvino funzionava poco. Aveva bisogno di una motivazione valida per tirare avanti, ed essere più scolpito o muscoloso non bastava. Sì, ovviamente gli avrebbe fatto piacere, ma non era quello che cercava.
    La terza, e - dal punto di vista del Carro - migliore opzione, gli venne sorprendentemente consigliata da un collega.
    Era una ragazza poco più giovane di lui che aveva iniziato qualche mese dopo il suo arrivo. Una persona solare, gentile, ed amichevole, che non esitava nemmeno un secondo ad approcciare un collega per parlare, anche di cose stupide o poco interessanti.
    Durante un cambio di turno, gli aveva proposto di unirsi alla sua palestra di Arti Marziali Miste. Era comoda, ben attrezzata, e lei poteva garantire per tutti i suoi compagni, affermando che fossero tranquilli. E poi aveva anche confermato che non fosse esattamente per professionisti, perciò nonostante fornissero allenamento e supporto, la maggior parte dei clienti era solo gente che lo faceva per passione, oppure per allenarsi in qualcosa di abbastanza produttivo. Erano quasi tutti studenti, o lavoratori, quindi gli orari erano anche molto larghi e flessibili.
    La cosa che la sua amica non gli aveva detto però, era che quello era semplicemente uno dei tanti corsi interni alla palestra. La Beyond Gym infatti, era una grossa palestra di Minato-City, e proprio per quel motivo aveva attrezzature così buone. Il prezzo dell'abbonamento non era nemmeno poi così alto, quella era l'unica cosa che lascio Daisuke onestamente stupito, d'altronde più la qualità si alza, più lo fanno anche i costi di solito. Ma così non era, ed il corvino ne era onestamente felice. Non se la sentiva di spendere 40¥ per provare una singola giornata, e poi pentirsene per sempre, ovviamente.
    E così, dopo qualche giorno di pensieri, aveva scelto di unirsi definitivamente alla palestra, facendo un abbonamento trimestrale. Era il suo modo per impedirsi di abbandonare la cosa, come se la motivazione di ritornare fisicamente capace - imparando di nuovo a lottare, cosa che tornava sempre utile nel suo campo - non bastasse. Odiava sprecare soldi, uno dei vari pregi del vivere con un singolo stipendio da lavoratore.
    Ormai erano passati già un paio di mesi, e - nonostante la pausa di anni - Daisuke non aveva fatto troppa fatica ad ingranare, aumentando di molto la dose di allenamento personale, e prendendo gusto dall'avere uno scarico emotivo così forte. Allenandosi praticamente sei giorni a settimana, per quasi due ore al giorno, il corvino aveva trovato uno dei suoi nuovi passatempo preferiti. Dopo il lavoro lo aiutava a sgranchirsi le gambe, e lo faceva sentire meno stressato. Mentre farlo di Sabato, nel suo giorno libero, gli dava tantissima motivazione per proseguire la giornata, molta più di quanto una corsa potesse dargliene.
    E poi erano effettivamente tutti molto carini e simpatici, un paio di brutte esperienze a parte, la maggior parte dello staff infatti- così come i clienti - si comportava con tranquillità, molta più di quanto si sarebbe mai immaginato in una struttura come quella.
    La cosa migliore poi, era che si sentiva meno anziano. Fare attività fisica aveva riattivato il suo corpo, ed i suoi ventinove anni gli sembravano molto meno pesanti adesso. Quasi come se fossero tornati venti o venticinque. E quella era forse una delle sensazioni più piacevoli. I bei vecchi tempi in cui poteva non preoccuparsi troppo della vita, pensando al da farsi di giorno in giorno, vivendo senza alcun tipo di rimpianto. Se doveva rischiare di prendersi un proiettile nel petto, non aveva senso preoccuparsi troppo di quello che succedeva, meglio vivere la vita godendosela.
    Questa poi, era la versione bacata e totalmente sbagliata che Daisuke aveva del suo passato. Forse era la nostalgia, o forse il suo cervello preferiva dimenticare quanto la sua vita facesse schifo al tempo. Il corvino non ne era troppo sicuro, ma non si rendeva nemmeno conto di stare sbagliando, quindi non aveva nessun senso porsi il dubbio.
    ***
    Negli ultimi giorni comunque, la Beyond Gym aveva organizzato un evento particolare, e Daisuke, che nonostante l'ansia aveva sempre voglia di sperimentare cose nuove, aveva preso la palla al balzo per iscriversi.
    "Burupawā", era quello il nome che avevano dato all'attività, particolare ed un po' infantile, ma il corvino doveva dire che non gli dispiaceva poi così tanto. Ma bisognava anche dire che non era mai stato troppo bravo con i nomi, preferendo quasi sempre cose semplici ma dirette.
    Molto semplicemente, era una forma di allenamento che univa la competizione alla natura, creando voglia di competere contro tutto. Che si trattasse di persone, o che si trattasse della terra stessa. Era interessante, forse un po' rudimentale sì, ma alla fine era gratuito come evento, Daisuke non aveva motivo per non provarlo.
    E poi cadeva anche di Domenica, quindi non era nemmeno scomodo a livello lavorativo.
    La cosa che Daisuke non si aspettava però, fu una vera e propria corsa campestre non appena arrivati nella zona che gli organizzatori avevano scelto. Sapeva che sarebbe stata una sessione d'allenamento particolarmente pesante, ma non gli aveva detto niente in più di quello. Fortunatamente però, allenarsi tutti i giorni ripagava.
    Certo, non era il migliore dal punto di vista della resistenza, d'altronde fumava anche da anni, però - perlomeno all'inizio - non aveva così tanti problemi. Gli bastava mantenere un ritmo costante. Non troppo alto, perché non voleva spomparsi prima ancora di iniziare la prova, ma nemmeno così basso da rimanere indietro a tutti.
    Il giusto equilibrio, cosa che ormai - dopo anni di corse - conosceva abbastanza bene.
    In ogni caso, era felice di non essersi vestito troppo pesante. Sia chiaro, non c'era caldo, ma era sicuro che avrebbe sudato come un cane. Infatti, si era solo messo una maglietta a maniche corte celeste - con sotto una maglia e dei pantaloni termici, entrambi neri - e dei pantaloni sportivi, che arrivavano poco sopra il ginocchio, anch'essi neri. Ai suoi piedi, brillavano della scarpe da trekking grigie. Erano un po' pesanti, ma erano la scelta migliore per affrontare la natura. Le aveva comprate anni prima, in uno dei suoi tanti viaggi, ed erano ormai mesi che non le indossava, quindi un po' gli faceva piacere riutilizzarle così.
    Per il momento comunque, la corsa non era troppo complessa, il corvino aveva superato un bosco naturale, con arbusti, pietre e piante varie, riuscendo miracolosamente a non farsi male. Era da davvero tanto tempo che non esplorava ambienti naturali di quel tipo, ed un po' gli mancavano quelle scampagnate nel nulla, che aveva fatto tante volte nel suo ritiro in Europa. In quel caso però, non aveva tempo per ammirare il paesaggio, voleva essere tra i primi ad arrivare in cima, o perlomeno al "traguardo" che aveva intravisto dalla distanza. Una parte di sé avrebbe voluto usare il suo quirk, era barare certo, però era così tanto comodo per aumentare la mobilità, probabilmente uno dei migliori possibili in un contesto come quello. Però, voleva anche sfidare sé stesso, quindi aveva preferito trattenere quel suo impulso criminale.
    Dopo il bosco, un prato in pendenza lo mise già più in difficoltà. Aveva iniziato a prenderlo di corsa, cercando di spingersi più velocemente del normale, ma aveva messo male un piede ed era ruzzolato giù di qualche metro, dando una bella botta al terreno con la schiena. Dopo essersi rialzato, aveva rivalutato la situazione, cercando di alternare il passo, così da rendere la pendenza meno pericolosa e pesante da affrontare. Ci avrebbe messo più tempo sì, ma guardandosi attorno, si rese conto che quasi tutte le persone aveva adottato quella stessa tattica. Non aveva senso spomparsi prima ancora della sfida reale, e poi non era nemmeno troppo sicuro se quella fosse già una gara.
    Dopo quel prato c'era una fitta foresta di rovi, che Daisuke avrebbe evitato più che volentieri. Non era un fan del mettersi per terra e lavorare da lì, specialmente quando con il suo quirk poteva superare quelle cose in pochi secondi. Ma quello era uno dei rari casi in cui la sua forza di volontà non cedeva, quindi si mise sul terreno ed inizio a strisciare come un serpente, muovendosi con gomiti e ginocchia.
    Non era esattamente bravissimo, visto che raramente aveva dovuto assumere quella posizione, ma era abbastanza flessibile mentalmente da riuscire a cavarsela un minimo. E poi non era niente di così complesso, gli bastava solo non essere l'ultimo della fila.
    Una volta terminata anche quella parte, con Daisuke che iniziava ad essere un po' stanco, rimaneva ancora una bella parete verticale, in roccia grigia e nera.
    Era abbastanza artificiale, visti i vari appigli scavati e le corde piazzate appositamente per rendere la scalata sicura, però non rovinava così tanto l'idea di natura, anzi, complimentava abbastanza le prove già effettuate.
    Anche lì, come con i rovi, il Corvino avrebbe risolto volentieri con un portale o due, ma non poteva né voleva. A questo giro però, la sua scelta fu pericolosa, visto che - non troppo abituato a scalare manualmente, specialmente senza corde, visto che non sapeva bene come mettersele - perse la presa da un appiglio e fece una bella caduta di qualche metro, facendosi male ad una caviglia. Per fortuna niente di grave, però era stato un po' stupido. Doveva porre molta più attenzione se voleva evitare di farsi davvero male.
    Probabilmente, quella scalata era stata la parte più difficile, vista la sua mancanza di esperienza e la stanchezza che aveva iniziato ad accumulare. Tutto sommato però, era riuscito a completarla senza farsi troppo male. Aveva solo colpito parecchio le sue riserve energetiche, ma era abbastanza convinto di poter continuare fino alla fine dell'evento… sempre che non si rivelasse ancora più complesso e difficile.
    Una volta in cima, poté vedere un gigantesco palco, che un po' stonava con l'ambiente naturale che aveva cercato, ma che dava un'idea di quanto la palestra avevo investito nell'evento. Non si sarebbe stupito di vederlo anche online, su qualche streaming non troppo seguita. Dopo qualche minuto, avvicinandosi al resto della gente, un ragazzo che conosceva - un membro dello staff, con cui ormai aveva parlato numerose volte - lo aveva invitato a rilassarsi nell'attesa che arrivasse l'organizzatore sul palco, potendo usufruire di snack o drink preparati appositamente dalla palestra. La cosa era molto più ben gestita di quanto pensasse a dirla tutta.
    Il suo numero, il 6, venne anche registrato dal membro dello staff, anche se il Carro non aveva ancora capito a cosa servisse.
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    Aveva sempre guardato con diffidenza i prodotti a “base proteica” che spesso vedeva pubblicizzati per strada o tra un video e l'altro dei social media. Oltre al costo “proibitivo” per essere delle semplici barrette, la stessa apparenza non entusiasmava le fantasie di gusto del Rosso.
    Quella fu la prima volta che scartò uno di quegli snack che lui amava chiamare “perfetti” dove lo stesso confezionamento era curato nei minimi dettagli per farlo sembrare la rivoluzione dell'alimentazione. Numeri evidenziati con colori fluo indicavano il valore nutrizionale che si voleva pubblicizzare -una percentuale della quale non era chiaro il valore assoluto di riferimento- e gli ingredienti e i restanti valori nutrizionali scritti in argento su bianco per non rovinare la composizione di colori.
    Bellissima da vedere, perfetta nella sua estetica, sia dentro che fuori.
    Scartato l'involucro, una barretta coperta di cioccolato scuro aveva una forma irregolare ma armoniosa, perfetta nel suo pratico formato.

    Ogawa avvicinò alla bocca quel ninnolo di bellezza e diede il primo morso senza esitare, pronto a venir inondato dalla fragranza del cocco promessa dalla confezione. I denti affondarono nella morbida crosta scura e la lingua si preparò ad impastare il tutto per godere di quel sapore, voleva sentire il suo corpo pronto ad assorbire tutti i benefici di quel mistico alimento.
    Non serve dire che fu piuttosto mediocre, risultato peggiore rispetto allo schifo. Una smorfia d'insoddisfazione fu seguita da una masticazione lenta e annoiata, la consistenza farinosa e pastosa ricordava quella di un marshmallow stantio, resa mangiabile soltanto dagli spiccati sapori di cioccolato e cocco che ricordarono alla mente uno degli snack ipercalorici più conosciuti, ma dal sapore terribilmente slavato.
    Allungò il braccio verso il tavolo e prese la prima bottiglia che trovò, un liquido dolciastro di color giallo -anch'esso etichettato allo stesso modo della barretta- al sapore di ananas che il Rosso ingollò per mandare giù quella chewing-gum che gli riempiva la gola, facendo esplodere le sue papille, confuse dalla mescolanza di sapori tanto contrastanti.

    Di certo non doveva aspettarsi una fiera gastronomica.
    Il nome della Beyond Gym - sostenitrice dell'evento – era affisso sia sugli snack che su alcuni pannelli pubblicitari posti sul palco e nell'area ristoro, decretando le grandi risorse investite dalla palestra in quell'evento.
    I partecipanti che poteva vedere al momento erano tutti per la maggiore frequentatori della palestra e personaggi atleticamente preparati, gli era sembrato di riconoscere anche qualche sportivo sponsorizzato, nessuno di particolarmente conosciuto. Si rese velocemente conto che nonostante l'iscrizione fosse stata aperta a tutti, una scrematura consistente si era attuata con il percorso affrontato prima, poco abbordabile ad un qualsiasi improvvisato o avventore.

    Passò un'ora circa dall'arrivo di Kataj. I partecipanti che raggiunsero quel luogo diminuirono sempre di più, tanto che da venti minuti nessuno si aggiunse al gruppo. Una trentina di persone avevano raggiunto lo spiazzo, la maggior parte restava in solitudine guardandosi attorno mentre alcuni erano aggregati in gruppi da due massimo tre elementi componendo delle piccole squadre, indossando delle divise uguali a segnalare l'apparenza alla stessa palestra oppure allo stesso club sportivo.
    Ciò che accomunava tutti era la direzione in cui puntavano gli occhi, con sguardo concentrato e teso, fissavano il grande palco che si trovava proprio al centro di tutta quella situazione. Si poté percepire come nessuno sapesse realmente cosa sarebbe successo, il che dava largo alle più bizzarre ipotesi. Chi diceva ci sarebbe stato un confronto diretto tra i partecipanti, chi invece si auspicava un ulteriore percorso più impegnativo rispetto al precedente e in generale, tutti speravano non fosse un semplice incontro di vendita fatto in una location suggestiva.

    Dal canto suo Ogawa non sapeva che aspettarsi. Quell'attesa risultò piuttosto snervante -complice l'insoddisfazione al palato- e il solo pensiero che l'esercizio fisico e la sfida fossero conclusi lo deludeva molto. Non era solito prendere certe iniziative senza temere la noia, ma in quel periodo d'immobilità dovuta al cambio di vita, l'idea di poter affrontare una qualsiasi sfida fisica lo aveva motivato veramente tanto, ed ora quell'attesa lo indisponeva. Trovava difficile che tutto quello a cui stava partecipando fosse solo una grande iniziativa pubblicitaria. Era stato coinvolto un buon numero di persone e considerando i soggetti presenti, era da scartare l'ipotesi che il tutto si risolvesse con una presentazione di prodotti per palestre.
    Ci sarebbe stata una rivolta.
    Si guardò attorno cercando qualcosa che gli desse indicazioni su ciò che stavano aspettando. La radura era incastonata in un fitto bosco che contornava la zona, stringendosi via via che si avvicinava al palco e delimitando di fatto qualsiasi tipo di vista al di fuori della foresta. Gli unici indizi che poté cogliere furono quelli davanti agli occhi di tutti: il grande palco addobbato e una grande porta in pietra grigia liscia che si trovava dietro di esso. Quelli infatti erano i due particolari sui quali lo sguardo dei presenti oscillava, soprattutto perché sul palco cominciò ad esserci un fermento di tecnici che velocemente attraversarono la pedana da una parte all'altra per gli ultimi controlli.
    Di li a poco tutti avrebbero avuto risposte ad ogni domanda.

    «Preghiamo tutti i partecipanti cortesemente di avvicinarsi al palco, tra poco comincerà la presentazione»

    Improvvisamente il vociare del gruppo fu interrotto dal fischio degli altoparlanti, la voce femminile fu il preludio di un rumore frusciante ancora più intenso di prima fatto dai presenti che cominciarono ad agglomerandosi davanti al palco accompagnati da qualche imprecazione per il tempo trascorso. Si sentirono gli ultimi scambi d'opinione sull'evento ma la maggior parte aveva cominciato a concentrarsi come se il tutto potesse partire all'improvviso.

    Ogawa fu tra quelli stanchi dell'attesa, si mosse dalla postazione di ristoro con aria seccata ma ribollendo d'entusiasmo per le incognite che avrebbe affrontato. Sentiva ancora le gambe lievemente provate dalla prova precedente e, sia il braccio che la schiena ferite seppure lievemente, si facevano sentire. Ma la possibilità di affrontare nuovamente quel tipo di prova lo caricò tanto che sul suo volto si stampò un sorriso teso ma entusiasta.
    Attorno a lui sentì la tensione aumentare ad ogni passo. Il respiro, gli sguardi e persino ogni passo che ogni individuo compì in quel momento, sembrò calibrato per essere perfettamente pronto ad ogni imprevisto. Il Rosso amava quando questo tipo di tensione agonistica permeava in un evento, lo sentiva più vivo e per questo molto più emozionante.

    «Ci scusiamo per l'attesa! L'organizzatore non potrà partecipare all'evento e per questo un nostro delegato vi darà spiegazioni sul proseguimento della vostra esperienza con noi»

    Il rumore dell'altoparlante decretò la fine della comunicazione. La maggior parte dei partecipanti era ormai ammassata davanti al palco, poco distanti l'uno dall'altro e completamente rivolti allo spettacolo. Di li a poco partì una musica piuttosto accattivante -la stessa della pubblicità- e sul palco comparve il delegato annunciato poco prima. Un ometto calvo che non superava il metro e sessanta, dalla corporatura media e completamente coperto da una tuta da ginnastica color acquamarina piuttosto anonima. Attempato ma non troppo, sulla sessantina e poteva essere confuso con un uomo di quasi terza età che cammina in un parco, non certo la rappresentazione della prestanza fisica.
    Sembrò terribilmente fuori luogo ma nessuno parve farci caso.
    Con un incedere goffo e un sorriso quasi imbarazzato, come se soffrisse lo stare sul palco, teneva in una mano un microfono e nell'altra un foglio di carta. Nonostante la prima impressione il suo passo fu sicuro, si diresse verso il centro del palco arrivando a pochi metri dal pubblico e con uno sguardo circolare si rivolse a tutti i presenti.

    «Benvenuti alla prima edizione del Burupawā»

    Fece una breve pausa aspettando che gli ultimi chiacchiericci si spegnessero, il sorriso si distese ancor di più a voler invitare chi ancora fosse distratto a prestare attezione.

    «L'organizzatore si scusa per la sua assenza e si congratula con tutti voi per aver superato la prima fase di questo evento»

    Kataj sorrise. Quindi ci sarebbero state altre fasi. La cosa lo rincuorava, il pensiero che vi fosse un proseguimento dell'evento lo caricò ancora di più, soprattutto perché ora sentiva il suo corpo rinvigorito dal movimento e la sua mente pronta all'azione.

    «Viste le mie scarse abilità oratoriali, passerò direttamente a spiegarvi il proseguimento dell'esperienza, per altre informazioni su chi siamo vi invito a seguirci sui social»

    Prese fiato come fosse affaticato da tutto ciò che si apprestava a raccontare

    «La seconda parte sarà una sfida diretta tra due partecipanti. Il numero che vi è stato consegnato all'iscrizione verrà accoppiato con il numero di un altro partecipante che ha raggiunto la seconda fase, formando le coppie che si sfideranno»

    Un silenzio tombale calò su tutto il pubblico. In un primo momento la notizia gelò tutti i partecipanti, ma passò poco prima che cominciassero a scrutare il loro vicino prossimo, chiedendosi se fosse lui il numero avversario.
    Ogawa stesso sembrò impazzire per qualche istante.
    Cercò di allungare il collo per avere uno sguardo generale dei partecipanti, avrebbe voluto schedarli tutti e guardare le loro brutte facce per capire quale sarebbe stato il peggiore. Ad ogni individuo che scorse, si disperò per la prestanza fisica superiore o per qualche caratteristica che riteneva insidiosa per la sfida. Tutti sembrarono più in forma e sicuramente più preparati di lui.

    «Si sfideranno in un percorso segreto che si trova oltre la porta alle mie spalle, durante il tragitto vi saranno dei campanacci, chi dei due sfidanti ne suonerà il maggior numero vincerà lo scontro»

    Gli sguardi della folla variarono molto: chi già sorrideva come se non aspettasse altro, chi non era totalmente convinto guardando con aria perplessa a tutta l'organizzazione e chi invece ancora non riusciva ben a capacitarsi di ciò che sarebbe accaduto.

    «Naturalmente chi non è interessato alla sfida può ritirarsi.»

    Nuovamente il pubblico venne gelato. Nessuno si mosse di un centimetro anzi, se possibile, gli scettici cominciarono a guardare con ancor più aggressività il delegato a confermare che mai si sarebbero ritirati. L'uomo dal canto suo, dopo l'affermazione tagliente mostrò il suo sorriso più beffardo che lo fece somigliare terribilmente ad una rana pescatrice sicura che la sua esca avesse funzionato.

    «L'intento di Burupawā è portarvi un'esperienza nel pieno rispetto della sicurezza. Per questo la competizione verrà sospesa ad ogni comportamento scorretto e pericoloso perpetuato dai partecipanti»

    Gli occhi del delegato si assottigliarono diventando poco più di una fessura, dandogli uno sguardo decisamente inquietate anche se stranamente complice.

    «Nonostante questo ci rendiamo conto che si tratta di una sfida»

    Kataj lesse tra le righe -o almeno così a lui sembrò- e quell'ultima frase lo sorprese. Che lo scopo di quella manifestazione fosse uno scontro tra persone fu già un'inaspettata novità, ma che addirittura ci fosse la possibilità di sorvolare su certe scorrettezze fu sicuramente curioso.
    Che fosse un tipo di allenamento che puntava sul fattore confronto come motore per spronare ad allenarsi era una cosa che Ogawa condivideva e lo avvicinava ancor di più a voler partecipare a quell'evento. Ma qual era il limite di questa competizione?

    «I primi numeri a confrontarsi saranno il 25 e il 6, i concorrenti sono invitati ad avvicinarsi alla porta se sono interessati a continuare»

    L'ometto non indugiò oltre e a bruciapelo annunciò i primi numeri che si sarebbero affrontati.
    Un fulmine attraversò il Rosso quando si rese conto che il 25 era il numero che gli era stato consegnato, ma l'esitazione fu poca perché il fuoco della sfida arse dentro il giovane quando ne ebbe coscienza, divampando velocemente in un incendio d'entusiasmo che sciolse ogni reticenza verso quel regolamento bizzarro.
    Alzò lo sguardo puntando la porta indicata dal delegato, fece un respiro profondo e chiudendo il pugno destro se lo batté sullo sterno con forza per tre volte. Si mosse verso il palco provando a roteare gli occhi per vedere in anticipo chi si fosse mosso con lui, non riuscendo nell'intento. Non importava realmente chi avrebbe affrontato, ancora pochi passi e si sarebbe trovato davanti il suo avversario.
    Non vide l'ora di cominciare quel percorso e affrontare le sfide proposte.
    Ad ogni passo si sarebbe visto il giovane Ogawa camminare a testa alta e con sguardo fiero, pronto ad affrontare quello che di lì a poco sarebbe successo, qualsiasi cosa fosse.
    Non temeva un avversario scorretto, perché se fosse stato necessario lui avrebbe ripagato con la stessa moneta.

    «Numero 25 pronto!»

    Alzò la voce per farsi sentire mentre saliva sul palco, ancora non aveva visto il suo avversario ma giunto davanti alla porta si sarebbe girato verso il pubblico per vedere chi si stava avvicinando.

    Il numero 6.
    Numero ambiguo e pregno di significati, arzigogoli che a Kataj piaceva solitamente fare davanti alle casualità della vita.
    Ma così non fu.
    La sua mente era infatti proiettata soltanto al confronto che da li a poco si sarebbe consumato. Nonostante le poche informazioni e la poca conoscenza del tutto, l'evento lo aveva trascinato abbastanza da farlo sentire su di giri e pronto ad un confronto fisico con un solo obbiettivo: vincere.

    | VIGILANTES | #Livello 2 | Età 17 |
    | Frz: 020 | Qui: 035 | Agi: 020 | Pes Tras: 0/4 |
    | Quirk | Scheda | Crono |


    TECNICHE & EQUIPAGGIAMENTO [Click!]
    • Status: Ferita avambraccio sx (Lieve) - Ferita schiena zona lombare (Lieve)
    • Energia: 80/100 (-20)
    • Tecniche usate: //
    • Equipaggiamento usato: //

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    DAISUKE OKADA
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    Nonostante i lunghi mesi di palestra, Daisuke non aveva ancora avuto la forza di volontà - ma anche il coraggio necessario, vista la sua ignoranza in materia - per comprare gli integratori proteici che i suoi compagni gli consigliavano. Servivano davvero? Erano efficaci? Valevano il prezzo? Poteva causare problemi?
    Quelle erano solo alcune delle mille domande che il ragazzo si era fatto, raggiungendo sempre il solito risultato. Non era un hobby abbastanza impegnativo da perdere la testa su qualcosa del genere. Avrebbe continuato ad arrangiarsi come aveva sempre fatto. Non aveva mai avuto bisogno di proteine, creatina, o pre-workout, aveva sempre combinato benissimo anche senza. L'unica fonte di proteine non "classica" erano quelle probabilmente terribili barrette proteiche che aveva iniziato ad utilizzare al posto delle classiche merende. Spesso se ne portava un paio anche a lavoro, così da poter mangiare qualcosa a metà giornata e spezzare la fame post-pranzo, che poteva venire prima di finire le otto ore canoniche.
    Ed in quel momento, vedendo la quantità di barrette che la sua palestra aveva allestito, avrebbe avuto l'imbarazzo della scelta. Vuoi che fosse l'orario, la corsa appena fatta o il non sapere cosa stesse per succedere, il corvino andò a mangiarsene un paio. Erano oggettivamente terribili dal punto di vista pratico, ma per qualche motivo gli piacevano.
    In particolar modo, una specifica barretta con noci dentro, che ogni volta gli riempiva la bocca con il contrasto del cioccolato al latte ed il gusto amarognolo della noce. Era oggettivamente buona dal punto di vista sensoriale, nonostante la consistenza fosse quella di un calzino bagnato. Non gli dispiaceva masticare però, gli faceva passare meglio il tempo.
    Inoltre, felice di trovarli lì, prese anche un drink semi-energetico, che doveva reintegrare gli elettroliti persi con il sudore. Il suo preferito - visto che sì, in palestra ne beveva abbastanza da averne un preferito - era quello rosso, che dal forte sapore dolciastro e agrumato ben contrastava con il dolceamaro della barretta proteica, facendola scendere facilmente. I gusti del corvino erano molto infantili, per chi non lo avesse capito. Amava le cose dolci, e nonostante sapesse anche gustare piatti dai gusti raffinati, gli piaceva godersi le piccole cose della vita. Proprio come le bevande energetiche.
    L'attesa era lunga, ma Daisuke non si annoiava certamente così facilmente. Il suo gioco preferito era "guarda le facce di tutti gli altri partecipanti, e prova a capire cosa pensano", e vista l'enorme quantità di giocatori, c'era l'imbarazzo della scelta. E poi c'era anche gente che conosceva tra chi giocava, compagni di palestra che come lui erano stati quasi "forzati" ad unirsi all'evento. Quindi, fortunatamente, poteva mettersi anche a chiacchierare un po' con loro, probabilmente del più e del meno, ma andava comunque bene per passare quell'attesa interminabile, a cui tutti i partecipanti erano soggetti.
    Improvvisamente poi, un messaggio da parte dello staff raggiunse le orecchie di tutti, dando finalmente "inizio" ai giochi. Inizio per modo di dire, alla fine doveva ancora esserci la presentazione, però era comunque già qualcosa di più.
    Come tanti piccoli lemming quindi, le persone si misero attorno al palco, aspettando con ansia l'inizio della presentazione. Avevano sudato, si erano fatti male ed avevano perso già parecchio tempo, la voglia di cominciare non poteva essere più alta. Ma per fortuna, non avrebbero dovuto aspettare molto.
    Il sostituto dell'organizzatore, che probabilmente era rimasto bloccato da qualche parte, si fece presto spazio sul palco. Un signore anziano, che certamente non rappresentava perfettamente l'esempio di uomo palestrato, ma che andava bene uguale. Non era lui a gareggiare alla fine, probabilmente era semplicemente uno dei gestori burocratici di quell'evento, non aveva motivo per essere atletico o ben costruito.
    Con voce sicura e tranquilla però, come se non avesse alcun imbarazzo nel suo aspetto, davanti a tutti quei baldi giovani, parlò dell'evento in sé per sé.
    E quello che aveva rivelato era molto interessante. L'evento non era una sfida personale, ma uno scontro tra due persone, che rendeva il tutto ancora più facile dal punto di vista motivazionale. Far leva sullo spirito di competizione, una delle cose più naturali nell'umanità, e che funziona così bene per far ottenere risultati migliori.
    C'era un motivo dietro alla soddisfazione della gara, semplicemente vincere fa sentire superiori, e Daisuke non era un'eccezione da questa logica. Aveva sempre apprezzato della sana competizione, nonostante non fosse certamente la persona più agonista del mondo.
    La prova in sé per sé poi, non sembrava niente di troppo complesso. Una semplice gara su un percorso segreto, che trovava il vincitore nel più veloce, ma volendo anche nel più abile. Era ottima anche perché non metteva nessuno in esagerato vantaggio, a differenza di prove più dirette come combattimenti o gare di sollevamenti. Chiunque avrebbe potuto vincere, non importava così tanto l'esperienza o l'abilità pregressa.
    L'appunto sul comportamento sleale, che era quasi d'obbligo, venne quasi ignorato dal corvino, che era troppo concentrato nel pensare a quale potesse essere il "campo da gioco". Era un po' strano immaginare che qualcuno potesse comportarsi in modo sporco o pericoloso, specialmente in una competizione amichevole come quella. Ma nel caso avrebbe ripagato con la stessa moneta, non gli importava poi troppo di essere squalificato. Ma il Carro era sicuro che non ci sarebbero stati problemi, alla fine si fidava un minimo degli sportivi, e sperava che nessuno fosse così stronzo da barare pur di vincere.
    Una cosa che non si aspettava invece, fu quella di essere chiamato per primo. Era lì tranquillo, con metà della sua barretta proteica in mano, ed ora doveva già gareggiare, non avendo nemmeno il tempo di scaldarsi, o perlomeno di controllare di che tipologia di gara si parlasse. Era un po' infastidito dalla cosa, ma il fato aveva voluto ciò, non poteva farci molto a riguardo.
    Fondamentalmente ingurgitando il cibo rimanente, Daisuke prese per muoversi verso il palco, osservando che il suo "avversario" era già arrivato.
    Un ragazzino di forse dieci anni in meno di lui, che però non sembrava frequentare molto la palestra, per quanto poco il corvino potesse osservare da sopra i vestiti. Erano alti più o meno uguale, ma il numero 25 aveva chiaramente il vantaggio della gioventù, qualcosa che il Carro aveva perso già da qualche anno.
    Sembrava una persona apposto però, non che bastasse solo quello per giudicare il carattere di qualcuno. Chissà, magari si sarebbe rivelato essere la peggior persona esistente.
    "Piacere, numero 6!" - parlando a sua volta ad alta voce, Daisuke guardò prima il ragazzo e poi il resto dei partecipanti, raddrizzandosi la schiena e cercando di avere il comportamento più fiero possibile. Doveva ottenere bei risultati anche per la sua palestra alla fine, non solo per soddisfazione personale.
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    Scusami tantissimo per il ritardo! Da sta settimana la situazione dovrebbe mettersi a posto… forse, altrimenti la TIM si trova un cliente in meno ed una nuova centralina da riparare
     
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    Un corvino emerse dalla folla.
    Spiccò immediatamente l'altezza dell'uomo, superiore -seppur di poco- a quella di Ogawa già fuori scala rispetto alla media nipponica. I lineamenti gli davano nazionalità giapponese, la muscolatura snella e allenata ricordavano al Rosso un giunco nerboruto ed elegante nei movimenti, dalla postura fiera e da uno sguardo tra il serio e l'infastidito. Dal vestiario sembrò appartenere alla palestra organizzatrice, anche se non sfoggiava nessun simbolo sulla maglia celeste. Si presentò con tono freddamente educato, guardando prima Kataj per poi rivolgersi al pubblico di partecipanti. Da alcuni sguardi si poté notare che era conosciuto, cosa che confermò l'idea che appartenesse alla cricca che organizzava l'evento.
    Il corpo di Ogawa sprizzò energia da tutti i pori quando vide il suo avversario spuntare dalla folla. Il viso del Rosso era visibilmente divertito da tutta quella situazione, tanto che si trattenne dal mettersi a ridere. La motivazione era ben lungi dall'essere l'emozione della sfida, in realtà ciò che divertiva il Rosso era molto più infantile e dal fondamento totalmente soggettivo.

    Avrà dimenticato il bastone ~ Rise dentro di se malignamente.
    Il Rosso vedeva il suo avversario come un vecchio.
    Intendiamoci, sapeva di non trovarsi davanti ad una persona anziana e si rendeva conto che l'individuo davanti a lui lo superava in età di circa dieci anni. Ma la sua visione adolescenziale e fin troppa sicura di se, pose subito un etichetta di “facile” alla sfida con un uomo che ai suoi occhi appariva tanto più vecchio. Non fece caso al fatto che possedesse una forma fisica migliore, il solo fatto che avesse più anni di lui lo fece sentire già in netto vantaggio. Il particolare che fosse conosciuto nell'ambiente aumentava l'attesa di quella sfida: quando l'avrebbe sconfitto sarebbe stato ancor più bagnato dalla gloria della sua vittoria.

    «Sarà un piacere confrontarmi con lei, Muttsume-dono»

    Non riuscì ad arginare la sua irriverenza. Si appellò a lui chiamandolo sesto in relazione al numero che lo rappresentava. Nonostante il tono fosse cordiale ed educato, ci fu una lieve sottolineatura nel timbro del suffisso onorifico, vetusto ed esageratamente formale a voler canzonare la differenza di età tra i due. Nel mentre fece un piccolo inchino piegando soprattutto il capo per coprire un sorriso troppo esuberante per l'occasione.
    Rialzandosi fissò per un lungo istante gli occhi bigi dell'uomo provando un senso di soggezione. Lo sguardo che prima sembrò soltanto altezzoso, assunse ora una china più inquietante, soprattutto per via dei suoi occhi. Quell'iride grigia sembrava vuota, una pozza di mercurio liquido scuro, tanto profonda e densa da venirne inghiottiti. Forse oltre ad essere vecchio era pure sprovveduto, pensò il Rosso volendo interpretare quello sguardo assente come mancanza di decisione. In realtà il pensiero volle cercare di scacciare quella lieve inquietudine che stava montando in lui, non riuscendoci, smorzando inevitabilmente il suo divertimento e rendendolo maggiormente guardingo.

    «Ora che sono arrivati i primi sfidanti possiamo aprire le porte che conducono al Burupawā»

    La voce del delegato interruppe i pensieri del Rosso, riportandolo subito all'evento. Non soltanto Kataj si sentiva carico, anche l'ometto che li introdusse a quella seconda fase fece vibrare la voce mentre pronunciava quel bizzarro nome. Forse quella parola aveva un significato più profondo, forse era soltanto una questione di marketing, fatto sta che quell'animo con cui l'uomo annunciò lo schiudersi delle porte fece ancor più gasare il già motivato Ogawa, rinsavito per distrazione da quella sensazione di vuoto.

    Non si riuscì a vedere molto anche quando la porta fu del tutto aperta. Il terreno sembrava scendere in una vallata e all'orizzonte si poteva vedere una parete di roccia, troppo lontana per capire se fosse parte del percorso o semplicemente uno scorcio delle montagne circostanti. Tutto sembrò strutturato per aumentare la suspance di coloro che affrontavano la prova, tutto fu dannatamente entusiasmante per il Rosso.
    Il delegato dell'evento alzò il braccio verso l'alto e si rivolse ai due contendenti che stavano davanti al portone. I suoi occhi si fecero ancora più sottili e maliziosi, desiderosi di veder quei due uomini confrontarsi, compiaciuto all'idea che si sarebbero dati battaglia per vincere quella sfida.

    «Prontii?!»

    Quando Kataj vide i battenti in pietra finire il loro movimento cominciò la preparazione alla partenza. Da quel momento la sua attenzione fu allontanata dal suo avversario per svariati istanti, non voleva farsi trovare impreparato. I suoi occhi fissi oltre la porta, cercarono di scorgere qualsiasi cosa che potesse anticipargli il percorso. L'orecchio si tese appena sentì la domanda di rito, quello fu il segnale che di li a poco sarebbe cominciata la sfida. Passarono alcuni istanti in cui lo sguardo del delegato fu greve su entrambi i contendenti, facendo comprendere che la competizione sarebbe cominciata al suo segnale. Nei suoi occhi vi fu un guizzo quasi diabolico un istante prima che il braccio cominciasse ad abbassarsi. Non avrebbe atteso che qualcuno dei due si dichiarasse pronto.

    «VIAA!!!»


    Ogawa fece un ultimo respiro prima che l'uomo desse il via, un'ultima boccata di tensione pre-gara.
    Affrontò la partenza con un passo sostenuto ma senza sfociare in uno scatto al suo massimo potenziale. Non sapeva cosa ci sarebbe stato dopo pochi metri e se veramente lo aspettava una discesa sarebbe stato meglio non affrontarla correndo a tutta velocità, rischiava d'inciampare e finire subito in svantaggio.
    Fatti circa venti metri però il panorama cambiò decisamente, sorprendendo non poco il Rosso.

    Effettivamente vi fu una discesa, ma fu molto dolce e soprattutto portò al primo vero ostacolo di quel percorso.
    Le pendici dei monti s'incastravano in un preciso punto formavano un bacino di piccole dimensioni, questo era riempito di acqua turchese formando un minuto laghetto di origine glaciale dalla forma rotondeggiante. Il diametro era di circa quindici metri, l'acqua color zaffiro lo faceva somigliare ad una pietra preziosa, cuore blu della montagna, creando un piccolo paradiso naturale tanto bello quando impervio per la posizione angusta in cui si trovava. La cosa sicuramente più caratteristica -e probabilmente artificiale- fu ciò che avrebbe permesso di attraversare lo specchio d'acqua. La superficie era costellata di rocce che affioravano dal lago con una distanza che oscillava tra il metro e i due scarsi, il giusto per poterle usare come piattaforme su cui saltare. L'aspetto di queste non era perfettamente regolare, esse infatti apparivano come degli scogli solitari di un metro scarso di superficie che squarciavano la superficie zaffiro con spuntoni irregolari e alcuni parti piatte dove sarebbe stato più semplice poggiare i piedi.
    In lontananza una cosa ruppe in modo scintillante quello spettacolo naturale.
    Una campana dorata di circa cinquanta centimetri stava al centro della piscina naturale. Su di una pietra piana, grazie ad uno dei pochi spiragli di sole che baciavano quel paradisiaco anfratto spigoloso, risplendeva attirando l'attenzione di chiunque guardasse in quella direzione.

    Il Rosso accelerò il passo, la sua mente cominciò a ragionare sul da farsi fissando come obbiettivo il raggiungere il più velocemente possibile la campana.
    Decise che avrebbe cercato di rimanere vicino al suo avversario, provando a restare soltanto qualche passo davanti al rivale o allo stesso livello. Con la coda dell'occhio avrebbe cercato di tenerlo sottocchio tentando di prevedere quali manovre avrebbe fatto per avanzare.
    Ogawa si sarebbe direzionato verso la seconda pietra partendo da destra, percorso che riteneva il più viabile e rapido per raggiungere la pietra centrale dove si trovava la campana. La sua strategia sarebbe stata quella di provare ad ostacolare il tragitto altrui saltando sulla stessa pietra in cui si sarebbe diretto il corvino, provando un'azione di disturbo che consisteva nel tagliargli la strada costringendolo a salti molto più ragionati e di conseguenza più lenti. Con gli occhi spaziò velocemente su tutto il laghetto mentre scendeva in prossimità della riva, individuando le possibili strade che avrebbe potuto intraprendere il corvino.
    Giunto al bordo dell'acqua, cercò di spiccare un salto verso la pietra scelta come partenza, le sue gambe erano abbastanza lunghe e avrebbero potuto permettergli di allungarsi senza particolari problemi verso la prima roccia. Giunto a quel punto avrebbe cercato di capire quale percorso l'avversario stava intraprendendo. Se avesse seguito il suo stesso tragitto, già nel secondo salto ci sarebbe stata la possibilità di ostacolare l'altro, avendo come punto d'arrivo la stessa roccia. L'imprevisto stava nel caso avesse preso uno dei percorsi più esterni che proseguivano in maniera diversa e distante da Ogawa. In questo caso, si sarebbe diretto verso la posizione del corvino, portando avanti la sua azione di disturbo. Questa sarebbe stata possibile sia anticipando il nemico e occupando il suo spazio di atterraggio, sia arrivando in ritardo rispetto all'avversario e cercando di franare “involontariamente” su di lui, per fargli perdere l'equilibrio.

    Nella mente di Kataj sarebbe stato sicuramente davanti al vecchietto che lo stava sfidando, contando di riuscire a muoversi più velocemente di lui reagendo ad ogni imprevisto. Non mise in conto che lo stesso corvino avrebbe potuto sabotare la sua strategia in qualche modo, non considerandola come possibilità da tener conto, visto che in caso si fosse manifestato questo problema avrebbe preso contromisure adeguate.
    Sentiva ancora quel vuoto innaturale provato nell'incrociare lo sguardo altrui, nonostante cercasse di soffocarlo con la foga agonistica. Se si fosse soffermato a ripensare a quegli occhi, la sensazione sarebbe stata la stessa di guardare un buco nero cosmico che lo divorava. Cosa in quell'uomo avesse un effetto del genere sul Rosso era un mistero. Nel profondo un campanello d'allarme lo metteva in guardia, se non altro per l'esperienza che sicuramente sarebbe stata superiore a quella di Ogawa.
    Ma tutto ciò fu ampiamente sottovalutato dal Rosso che sentiva dalla sua la forza della gioventù e la sciocca arroganza di quell'età, lasciando che tutta quella sensazione fosse un'ombra nel suo pensiero.
    Ciò che realmente contava nella mente di Kataj era giungere a quella maledetta campana dorata e suonarla prima dell'altro, per cominciare la scalata verso la vittoria.
    Sentì il suo corpo esplodere di energia nonostante le ferite della prima parte cominciassero nuovamente a bruciare, spronandolo ancora di più ad affrontare quella prova con l'aggressività necessaria.
    Non voleva perdere e il suo orgoglio gli pose il dogma di non poter perdere.

    | VIGILANTES | #Livello 2 | Età 17 |
    | Frz: 020 | Qui: 035 | Agi: 020 | Pes Tras: 0/4 |
    | Quirk | Scheda | Crono |


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    • Status: Ferita avambraccio sx (Lieve) - Ferita schiena zona lombare (Lieve)
    • Energia: 80/100
    • Tecniche usate: //
    • Equipaggiamento usato: //
    • Movimenti compiuti
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    Dopo quella rapida occhiata verso il pubblico, Daisuke tornò a scrutare il giovane avversario. Non sapeva se fossero naturali o se fosse semplicemente eccentrico, ma quel suo colore di capelli lo faceva risaltare parecchio. Era come un fiore rosso in un capo d'erba, fuori posto e particolare, ma non per questo negativo.
    Non era sicuro sulla sua età comunque, sicuramente era più giovane lui, questo riusciva a capirlo, ma era abbastanza cresciuto da poter stare in un range abbastanza ampio, dai quindici anni fino ai ventitré, anche ventiquattro Il vestiario non dava indizi, e nemmeno particolari tratti somatici lo facevano.
    Ma probabilmente valeva lo stesso anche al contrario. Daisuke sembrava sì adulto, ma aveva una faccia abbastanza giovane, perlomeno così credeva. Il suo volto non aveva tratti troppo pesanti, ed era ancora abbastanza liscio e leggero, e ciò gli faceva perdere facilmente qualche annetto. Il fatto che si facesse la barba praticamente ogni giorno poi, lo rendeva glabro come un adolescente, forse avrebbe dovuto lasciarla crescere qualche volta, magari gli avrebbe dato un look più maturo.
    In ogni caso, lo sguardo tranquillo del corvino era diretto negli occhi ambrati del ragazzo, lo stava fissando così per due motivi. Mettergli timore, e osservare bene le sue reazioni. Gli era sempre piaciuto studiare le persone alla fine, e quale momento migliore se non prima di una sfida diretta. Il ragazzo però, sembrava quasi sprizzare di gioia. Divertito ed energico, non sembrava nemmeno che avesse faticato a fare la parte iniziale della sfida, come se l'avesse fatta tutta d'un fiato. Era forse quello il vantaggio della gioventù? Si perdeva dal punto di vista dell'esperienza, certo, ma i ragazzini avevano una stamina che faceva invidia a moltissimi adulti.
    Il corvino si ricordava quando da piccolo poteva correre per dieci ore al giorno, e non sentirsi nemmeno un minimo stanco il giorno dopo. Una cosa che con il senno di poi, gli mancava non poco.
    "Per piacere, chiamami pure Okada-san, non sono così vecchio" - il corvino poteva capire l'intento nell'utilizzare il numero, ma quel dono lo aveva colpito come un pugno nello stomaco. Non capiva se il ragazzo lo stesse prendendo per il culo, o se fosse semplicemente uno di quei fanatici del bushido e quelle cavolate varie. Sembrava strano sì, ma non erano poi così rari. Anche lui aveva avuto un periodo del genere a tredici anni tipo, ma poi si era reso conto di quanto imbarazzante fosse dire certe cose. Qualunque fosse il caso però, il Carro non amava mettere la malizia in bocca agli altri, quindi preferiva optare per la seconda. Spesso questo ragionamento sbagliava sì, ma rimaneva comunque una sua preferenza personale. Si sarebbe sentito molto in colpa nel caso in cui avesse sbagliato in positivo, facendo non solo una brutta figura, ma sembrando anche uno stronzo.
    Qualsiasi fosse il caso, lo sguardo del giovane era pieno di energie, abbastanza da fare invidia al corvino, che stava iniziando a farsi due domande sulla sua preparazione atletica. Magari era un nuovo talento di qualche palestra avversaria, e quindi Daisuke avrebbe fatto una figura barbina, senza però poter incolpare nessuno se non sé stesso. Sperava vivamente così non fosse, anche per il suo fisico non sembrava poi così tonico. Sì, era ben costruito, ma non era certamente qualcuno che faceva palestra tutti i giorni.
    La voce del signore più anziano, fu un dolce stop a quei suoi pensieri. La sfida stava finalmente per iniziare, ed era meglio che si concentrasse su quella. Era molto interessante come questa persona presentasse il tutto comunque, si vedeva l'interesse televisivo e pubblicitario che aveva, specialmente nel pronunciare alcune parole, e nel enfatizzarne altre. Ci stava però, a Daisuke non dava poi così tanto fastidio. Era normale che la palestra volesse aver successo anche dal punto di vista marketing, e non solo da quello fisico.
    Anche una volta spalancata la porta, non si vedeva molto oltre di essa, facendo intuire che ci fosse una probabile discesa. Si vedeva solo una parete di roccia molto distante, che era probabilmente parte della formazione naturale del posto. Lo sguardo del corvino però, era più concentrato sul corpo del compagno, visto che voleva studiare anche la sua partenza. Non era pronto a tutto per vincere, ma non si sarebbe fermato davanti ad un po' di aggressività contro l'avversario, alla fine era normale alimentare quel desiderio di vittoria, anche a costo di ferire leggermente il "nemico".
    Nel momento in cui il presentatore urlò il via, i due poterono partire in questa loro prima gara, nonostante non sapessero minimamente cosa si sarebbero trovati davanti. Poteva esserci di tutto, da un semplice prato, fino ad una foresta di rovi, che dovevano attraversare velocemente e con intelligenza.
    Partì pochi millisecondi dopo il ragazzo, subito dopo aver visto il suo primo passo in avanti. A differenza sua però, che aveva scelto un passo moderato ma rapido, Daisuke aveva preferito andare subito in quarta, accelerando il più possibile. Non tanto perché volesse superare il Rosso, quanto perché preferiva buttarsi subito nel vivo dell'azione, e nel caso in cui ci fosse stata una ripida discesa, si sarebbe probabilmente lanciato per aria, sperando in un atterraggio fortuito. E nel peggiore dei casi poteva sempre usare il suo quirk, la sua vita non era in pericolo. Perché non dare il massimo quindi.
    Come velocità però, non erano poi così diversi, visto che la dolce discesa costrinse il corvino a decelerare drasticamente, così tanto da ridurre il minimo vantaggio che aveva ottenuto in quei venti metri. Lo spettacolo che gli si pose davanti però. valeva la pena di quel rallentamento. Una gemma blu in mezzo alle montagne, con dei pilastri rocciosi che la rovinavano, rendendola più grezza di quanto potesse apparire. Non si aspettava uno specchio d'acqua onestamente, anche perché non pensava ci potesse essere bisogno di nuotare. Ma si era sbagliato evidentemente.
    Le colonne erano necessarie per muoversi e raggiungere la campanella centrale, che sembrava quasi essere un piccolo trofeo. Ed effettivamente così era, poterla suonare avrebbe dato una chiara sensazione di vittoria ad entrambi.
    Il più giovane fece il primo passo, saltando su uno dei due pilastri ed occupandolo. Fortunatamente non era quello a cui Daisuke puntava, ma era comunque stupito di questa sua velocità di reazione. Non sembrava nemmeno che avesse studiato la situazione, era come se si fosse semplicemente lanciato in azione, con il solo obiettivo di vincere. Daisuke, invece, scelse di andare sulla roccia direttamente parallela a quella del rosso, visto che aveva già considerato un percorso abbastanza comodo per raggiungere il centro. Fondamentalmente non cambiava nulla però, la distanza fra i massi non era poi così variegata, anche se in alcuni casi poteva essere difficile fare un salto abbastanza stabile da non cadere in acqua.
    Il piano del Carro però andò immediatamente in frantumi quando il rapido ragazzo gli prese il masso più comodo da raggiungere, e anche quello in cui voleva saltare. La cosa che Kataj non aveva considerato però, era la determinazione del corvino. In una situazione diversa avrebbe fatto dietro-front, pensando a quale masso potesse essere più comodo come alternativa, ma in quel caso non c'era il reale rischio di farsi male, al massimo si sarebbe bagnato.
    Come un toro da rodeo quindi, Daisuke prese lo slancio e si sarebbe lanciato a sua volta verso il masso, con l'intento di far cadere l'avversario. Durante il lancio avrebbe tenuto la parte alta del corpo verso l'esterno, così da sbilanciarsi di peso e poter far cadere in acqua il nemico. Non gli interessava nemmeno troppo atterrare bene, se riusciva a confondere temporaneamente il rosso, poteva sempre essere più rapido a nuotare e risalire. Era quello il suo obiettivo primario, distogliere l'attenzione del ragazzo. Era un atteggiamento poco sportivo? Forse, però nel suo libro era abbastanza onesta come cosa. Alla fine era solo un tentativo di movimento, non c'era poi nulla di esplicitamente pericoloso.
    Chissà se si aspettava questo però, oppure un tentativo più gentile di occupare in due un masso che era fatto per una singola persona.
    Beh, qualsiasi fosse il caso, aveva probabilmente sbagliato vittima.
    Forza: 355 | Agilità: 300 | Quirk: 370

    CITAZIONE
    Status: Ferita caviglia sx (lieve) | Botta schiena zona dorsale (lieve)
    Energia: 800/1050

    Come detto anche in assenze, scusami tantissimo per il ritardo! Scusami davvero visto che questa role è partita con il piede sbagliato dal punto di vista delle tempistiche. Adesso che va tutto bene però, dovrei essere in grado di mantenere un ritmo più adeguato e corretto.
     
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    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.

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    Role chiusa per mancata risposta di Blood Dragon al censimento del 01/05/22.

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