All you need is Love (to fight you)

Role - Rei & Ryo

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    RYO TATSUKI
    Ryo sapeva già combattere, no? Per lui era una cosa naturale in fondo, ci era quasi nato. Quando andava a scuola finiva sempre per picchiarsi con chi lo prendeva in giro e nonostante non avesse mai funzionato, aveva creduto che saper menare le mani fosse qualcosa di necessario per farsi rispettare. Quante volte era tornato a casa accompagnato dai genitori perché aveva combinato un altro guaio, aveva quasi perso il conto. E alla fine la prima interazione che aveva avuto con Daisuke era stata quella di lanciarsi addosso l'un l'altro per vincere un premio in denaro all'interno di un ring illegale, ricordi che sembravano quasi nostalgici. Ma dopo quella notte alla Yuuei non aveva quasi più avuto bisogno di usare la violenza per vivere tranquillo, non c'era più nessuno da malmenare o peggio per doversi guadagnare i soldi per il mese. Non doveva più lavorare per loschi figuri o stranissimi magnati del crimine che avevano le richieste più inusuali per fronteggiare i loro nemici. Poteva quasi definirsi rilassato e ora il suo lavoro da pasticcere gli forniva un guadagno lento ma in crescita. Aveva da fare sì ma gli piaceva cosa aveva da fare ed era in contatto con brave persone. I membri di ETERNIUM erano al suo fianco come sempre e anche Mirai gli forniva cose nuove da scoprire e con cui interfacciarsi. Aveva persino dei coinquilini con cui parlava di cose che per lui erano talmente sconosciute da essere interessanti nei momenti più tranquilli. Magari un giorno di questi avrebbe chiesto a Günter e Kohaku di uscire assieme e magari gli avrebbe fatto conoscere gli altri.
    Ma, in ogni caso, il punto della questione era che il mulatto sapesse già combattere...se non avesse quasi dimenticato come muoversi e che fosse più arrugginito di un vecchio vagone della metro. Non era più un mercenario che attaccava tutti a sangue freddo. Per quanto le distrazioni lavorative e sociali occupassero la maggior parte della sua giornata, da quando aveva incontrato la MTF non era riuscito più di tanto a dormire tranquillo senza mettersi a pensare per ore nel letto. Tra la questione di quel poliziotto e al fatto che non si era ancora dimenticato di come Evelynn e Daisuke avessero rischiato così tanto durante l'attentato, Ryo si era quasi sentito sotto pressione. Cosa sarebbe successo se qualcuno avesse minacciato i suoi cari con lui che non era quasi più in grado di usare l'Unicità in maniera offensiva? Ricordava i tempi in cui aveva quasi distrutto un bar con la fatica di alzare un dito grazie alla sua coda. Aveva provato segretamente a distruggere dei cartoni avanzati dal Patisseryo ed era quasi caduto a terra a causa del peso del Quirk. Era qualcosa che al vecchio Ryo non sarebbe mai successo. Il motivo iniziale era forse nobile ma in realtà non aveva idea di come tornare ad essere quello di prima. Era strano pensare che fisicamente fosse migliorato e che fosse peggiorato così tanto in quell'ambito ma forse la motivazione era ovvia. Aveva tutto da rischiare con il suo corpo fragile e si buttava a capofitto nelle situazioni più disperate, mentre ora aveva un tetto sopra la testa e un lavoro.
    La situazione non era poi così drammatica e filosofica come spesso finivano per essere le soluzioni nel suo cervello. Semplicemente doveva ritrovare un modo per muoversi e riabituare il fisico agli sforzi, visto che il massimo che faceva in quel momento era spostare le materie prime della pasticceria. Aveva pensato di andare a correre ma non pensava di avere il tempo di andare in giro per Tokyo, trovare un posto che non fosse immerso di smog e sudare per ore mentre aveva il fiatone. In palestra sapeva che non avrebbe mai avuto la motivazione di fare più di una lezione senza pensare che magari poteva fare altro di più divertente. Ovviamente erano tutte fisse sue visto che quelle le aveva appena provate ma, come al solito, la soluzione arrivò da un agente esterno. Si era ricordato che mesi addietro per il suo compleanno Yami gli aveva regalato una lezione di arti marziali di prova per qualche motivo. La svedese aveva previsto il futuro e grazie al potere dei tarocchi aveva capito che un giorno l'albino avrebbe provato la voglia di diventare più forte? Era anche possibile che non sapesse cosa regalargli e che le era sembrato cool fare arti marziali. In realtà mancava pochissimo al compleanno dell'amica e proprio per questo si era ricordato di quel pensiero che le aveva fatto. Le avrebbe fatto 100% una torta splendida e stava pensando se regalarle un set per la meditazione pieno di incensi e con un grosso Buddha in ossidiana che aveva visto in un store non lontano da casa sua. C'era anche una versione che faceva uscire del fumo molto elegante ai piedi della statua.
    Una sera aveva quindi tirato fuori il buono a casa, che consisteva in un cartoncino in cui era presente un codice da attivare, ed era andato sul sito indicato sulla carta col telefono. A quanto pare per questo tipo di regali c'era un sito che si occupava di gestire le prenotazioni, sicuramente più sensato di avere un sito web per ogni dojo e centro massaggi della città. Stava anche per scadere quindi si doveva sbrigare ad attivarlo e, dopo aver ragionato che alla fine era una lezione di prova e quindi sarebbe stato pieno di persone ancora più imbranate di lui, aveva inserito i suoi dati e la serie di numeri e aveva cliccato "prenota". Ciò che non si aspettava era che la struttura che Yami aveva prenotato mesi prima era il dojo per eccellenza della città, quello di proprietà di una delle Pro-Hero più famose di Tokyo. Aveva spalancato gli occhi quando aveva letto "Dojo Saotome" poco sotto la data e l'orario e si era chiesto quanti soldi avesse speso Yami per quella lezione. Non che le mancassero, ma il discorso era che ora si sentiva davvero sotto pressione.
    E se mi trovo Raiden Mei davanti?! - Aveva constatato la possibilità tra sé e sé nella sua stanza, mettendosi le mani tra i capelli. Era perché in qualche modo le aveva fatto un torto in passato ed era ricercato? O perché il giovane mulatto temeva che qualcuno lo riconoscesse per i suoi trascorsi criminali? No, niente di tutto ciò. Raiden Mei era l'unità preferita di Ryo su Heroes Against Evil ed era quella che aveva portato al massimo per prima, tanto che aveva pure rollato per la sua versione in abito tradizionale del Tanabata. Secondo alcuni leak inoltre per le Olimpiadi avrebbero donato a tutti i giocatori una versione esclusiva con un costume speciale. In un certo senso, era un po' un suo fan. Ma solo perché era meta ovviamente, non c'era altro.
    Magari le chiederò un autografo. No dai, è impossibile che ci sia per una lezione gratuita. Però forse magari... Il resto della conversazione avvenne solo nella sua testa per convincersi di non emozionarsi troppo per una cosa del genere totalmente impossibile. Non dormì particolarmente neanche quella notte ma perché si stava immaginando cose che non sarebbero mai successe neanche nelle sue storie più fantasiose. La lezione era stata programmata per due giorni dopo e spese il giorno seguente alla prenotazione per comprarsi un dogi. C'era scritto che in caso potevano dargliene uno loro ma pensare al fatto che una marea di gente sudata avesse indossato un abito del genere gli faceva un po' schifo, quindi semplicemente lo andò a comprare in negozio di articoli sportivi.
    Passò la mattina in pasticceria solo e chiuse leggermente prima per non arrivare in ritardo, quando la confusione si smorzò. L'appuntamento era in tarda mattinata e dopo aver sistemato velocemente il locale si tolse il grembiule e con un borsone in spalla si avviò verso il taxi che aveva chiamato. Non gli piaceva spendere soldi inutilmente ma non sarebbe mai arrivato in tempo fino ad Asakusa coi mezzi pubblici. In quel momento aveva indosso un paio di jeans scuri che gli arrivavano appena sopra la caviglia e una maglietta nera a maniche corte, mentre portava delle scarpe bianche da ginnastica. I capelli bianchi ormai quasi gli arrivavano alle spalle con certi ciuffi e la sua capigliatura diventava sempre più voluminosa. Il quartiere dove si trovava il dojo era come al solito pieno di turisti e la confusione di persone così diverse era quasi piacevole. Pagò e ringrazio il tassista prima di scendere sorridente, ammirando da vicino il magnifico giardino di proprietà della Pro-Hero. Era probabilmente uno dei fiori all'occhiello di quella zona e passando sotto il tori rosso alzò lo sguardo incuriosito da quanto si fossero impegnati nel tenere questo stile tradizionale vicino al centro. C'era molta gente che andava e veniva, molti dei quali erano turisti ed altri sembravano invece persone ben più importanti e vedeva anche parecchia gente che probabilmente aveva già finito la lezione. La confusione sembrava quasi maggiore lì dentro visto che dovevano fare attenzione a non calpestare la curata area verde e avevano solo il sentiero dove camminare. Arrivò finalmente fino alla struttura che stava cercando, dall'aria così nuova ma molto adatta al paesaggio. Lì sembrava esserci un po' più di attenzione alla sicurezza, immaginava per evitare problemi. Alla fine, era sempre una figura importante. Dichiarò di avere una prenotazione e mostrò il codice che il sistema gli aveva restituito e lo fecero passare.
    L'interno era sicuramente stato curato alla perfezione, con l'arredamento puramente giapponese che dava sin dal primo impatto un'aria di tradizione incredibile. C'era un breve ingresso decorato con antiche pitture e quadri, seguito da una stanza più grande. Rispetto all'esterno c'era decisamente meno confusione e Ryo pensò che probabilmente era presente un qualche tipo di educazione particolare all'interno di un luogo dove fare arti marziali. C'era sicuramente gente che si spostava tra le stanze ma lo faceva con fare più ordinato e rispettoso. Si guardò attorno e immaginò che l'ingresso doveva essere la parte dell'edificio più moderna e dove si era preferito rendere il tutto più organizzato possibile. Assomigliava in un certo senso ad una reception anche se era sicuro che i membri del dojo gli avrebbero staccato la testa nel paragonarlo ad una palestra qualunque dove sparavano musica pop a palla per tutto il giorno. Camminò sul pavimento in legno scuro e lucido e si avvicinò a quello che gli sembrava di più il bancone dove venivano organizzate le attività, immagine data dai numerosi volantini, e si fermò davanti ad una ragazza che sembrava avere l'aria di lavorare lì. Forse era l'abbigliamento o i modi di fare ma attirò la sua attenzione con un gesto della mano e le parlò.
    Hey ciao! Posso chiedere a te per le lezioni? - Ryo sorrise cercando il telefono in tasca in caso gli avesse risposto positivamente, mostrando il codice di prenotazione. Avevo una lezione di prova prenotata a nome Tatsuki...come funziona qua? Scusami, non sono mai entrato in un dojo. Cercò di sdrammatizzare la sua incompetenza e si mise la mano sulla nuca, sperando che potesse aiutarla.
    E per caso non è che c'è Raiden Mei, vero?
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    REI OKAZAKI
    Rei si stava osservando nel riflesso dello specchio dei servizi del Dojo Saotome. Nonostante tutti i suoi tentativi di cercare di essere più aperta, di provare nuove esperienze e di godersi la vita certe cose semplicemente non erano fatte per cambiare da un momento all'altro e una di questa era senza dubbio il suo sentirsi a disagio nel dover interagire con altre persone. Quel giorno le era stato assegnato uno dei compiti più difficili del mondo: non si trattava di inseguire e catturare un criminale o di scrivere il rapporto e gestire la burocrazia per una delle operazioni giornaliere dell'agenzia eroistica omonima al dojo bensì di qualcosa di veramente, veramente peggiore. Quel giorno, in assenza di personale, si sarebbe dovuta occupare di gestire le lezioni. Per l'appunto, il dojo era un'effettiva palestra e il Dojo Saotome era semplicemente un'agenzia per eroi omonima e con sede legale nello stesso posto, ma in quanto tale la palestra offriva tutti i normali servizi del caso ai civili, da corsi di arti marziali per bambini a corsi privati, seppur questi fossero più costosi e decisamente più rari a farsi. Tutti al dojo le facevano spesso i complimenti e le dicevano che era migliorata visibilmente dai primi tempi che aveva iniziato a praticare e sebbene lei non ne fosse poi così convinta in un certo senso trovava quelle parole lusinghiere, abbastanza da farsi raggirare.
    Purtroppo o per fortuna per l'economia giapponese e specialmente per la città di Tokyo che doveva ancora riprendersi dagli ultimi eventi, le Olimpiadi si avvicinavano e Saeko Saotome era uno degli sponsor ufficiali. Quel giorno, come probabilmente molti altri da lì in poi, la padrona di casa e molti dei nomi più importanti della palestra erano costretti fuori dal dojo. Vuoi per mostrarsi alle manifestazioni precedenti l'evento vero e proprio, vuoi per sottoporsi ad interviste, vuoi per questioni gestionali, per un po' di tempo molti affari della palestra sarebbero stati in mano ai pesci piccoli come Rei.
    Facendo leva sui suoi evidenti miglioramenti e sul fatto che la maggior parte dei corsi privati fossero in fondo delle semplici introduzioni alla disciplina, i suoi superiori erano riusciti a costringerla a gestire questi corsi in loro assenza. Quel giorno in particolare vi erano due appuntamenti per quel tipo di attività, e questo ci riporta a Rei chiusa al bagno. Le guance rosse e il respiro affannato tradivano senza neanche troppi sforzi per nasconderla la sua ansia: era davvero in grado di gestire una cosa del genere? I problemi erano in realtà due, la sua incapacità di essere socievole e la confidenza ormai vacillante nelle sue capacità. Le stava ritornando alla mente quel breve scontro avuto con quella ragazza problematica alla Yuuei, che mostrava di essere decisamente più brava di lei pur essendo più giovane. Era davvero nella posizione di poter insegnare qualcosa a qualcuno?
    Un riflesso faringeo la portò ad arrotolarsi sul lavandino, fortunatamente senza però vomitare la colazione: quello era solitamente il modo in cui si manifestava la sua ansia. Era evidente che a quel punto non era più una questione di essere in grado o meno di portare a termine il compito, quanto più l'effettiva incapacità fisica di farlo. Non poteva presentarsi ai clienti in quella condizione, avrebbe dato una pessima visibilità al dojo, ma allo stesso tempo annullare gli appuntamenti o non presentarsi avrebbe probabilmente fatto di peggio. Con gli occhi appesantiti dal timore si osservò nel riflesso, portando una mano davanti alla bocca. I suoi capelli lunghi non erano acconciati in grossi chignon per farli sembrare più corti come al solito e cadevano invece fluenti su un kimono nero ornato da cuciture floreali in tessuto più scuro. Questo copriva il suo dogi in tessuto pregiato che, nero di base anch'esso, presentava varie altre decorazioni floreali in filo bianco e viola. Ciò che aveva mangiato era fortunatamente tenuto saldo nello stomaco da una fascia di tessuto di colore azzurro che cingeva la sua pancia, tenuta salda da un fiocco nero e rosso. Era abbastanza convinta che per i primi tempi i compagni del dojo la deridessero per la sua vanità ma col tempo ci avessero fatto l'abitudine.
    Ok, solo per questa volta... - borbottò tra sé e sé. Parlando di abitudini, ultimamente Rei ne aveva sviluppata una non troppo sana: aveva notato che quando si "fondeva" con Love era molto più sicura di sé stessa e tranquilla e aveva iniziato, in un certo senso, ad abusarne. Era un metodo estremamente semplice per privarsi dell'imbarazzo e di tutte quelle piccole difficoltà che la infastidivano e anche questa volta sembrava la soluzione migliore. Afferrò il piccolo polpo con due dita dal seno e lo schiacciò sulla propria fronte. Per questa volta provò comunque a darsi un tono di decenza, passando le mani lungo le ciocche dei capelli per strizzare via l'inchiostro arancione che di solito evidenziava quello stato modificato di coscienza. La pasta colorata cadde nel lavandino in ceramica bianca e sparì nelle tubature una volta aperta l'acqua. I suoi occhi lievemente luminosi si osservarono di nuovo nello specchio: ecco, sembrava quasi che non fosse successo nulla, era il travestimento perfetto per avere un po' di sicurezza in sé stessa.
    Qualche minuto più tardi, nel corridoio, un ragazzo dalla pelle olivastra e i capelli bianchi attirò la sua attenzione con un gesto della mano, per poi chiederle delle informazioni a riguardo dei corsi privati. Dopo averlo osservato per un paio di secondi con lo sguardo vuoto, Rei si sollevò con la mancina la manica destra del kimono, osservando poco sotto il polso dove, con inchiostro nero, era scritto in ideogrammi il nome Ryo Tatsuki: la Rei più insicura se lo era segnato lì per evitare gaffe, conscia di avere una memoria non proprio eccezionale.
    Certo, voi dovete essere Ryo Tatsuki. - rispose quindi con tono leggermente monotono, lasciando andare la manica e alzando nuovamente lo sguardo verso il ragazzo - Lo spogliatoio maschile è da quella parte. - aggiunse alzando il braccio destro e indicando una porta lungo il corridoio - Ci sono degli armadietti. La direzione non si assume la responsabilità degli oggetti lasciati incustoditi. - proseguì - Il mio nome è Okazaki Rei, ma per oggi potete chiamarmi sensei. - disse guardandolo negli occhi, inclinando leggermente il volto verso sinistra e accennando un piccolo, terrificante sorriso - Vi aspetto tra cinque minuti nella sala due, da quella parte. - concluse indicandogli poi un'altra porta scorrevole dall'altra parte del corridoio. Dopo averlo congedato con un rispettoso inchino si mosse quindi verso la sala appena indicata mentre i tacchi dei suoi geta picchiettavano ritmicamente sul pavimento in legno della struttura, accompagnando la sua camminata quasi spettrale, a tratti inquietante.
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    RYO TATSUKI
    Dopo quegli incerti passi all'interno della struttura tradizionale Ryo aveva avuto l'impressione che quella ragazza lo potesse aiutare ed in effetti era così. La prima cosa che notò furono i suoi occhi talmente brillanti che sembravano emanare luce propria, facendogli chiedere per un istante se fosse una Mutant. Era veramente elegante con quel kimono scuro decorati dai fiori che costellavano il tessuto ma era proprio il suo portamento a stupire il ragazzo albino. Sembrava uscita da una qualche storia di Murasaki e sembrava così adatta allo stile del dojo. Cominciando dai capelli lunghi e scuri al modo in cui muoveva il corpo ed il tono di voce che gli rivolse inizialmente, sembrava essere una di quelle artiste marziali che mettevano anima e corpo nella propria disciplina. Per loro ogni respiro era dedito alla sacra arte che coinvolgeva il loro corpo e la loro mente e quella che aveva davanti era sicuramente una qualche campionessa. Sicuramente l'opinione di Ryo riguardo il dojo Saotome era già positiva, dopotutto era tra i migliori in città, ma avere una così giovane ragazza accoglierlo in quel modo etereo...gli sembrava quasi di essere in un film.
    Sì. - Rispose brevemente con un sorriso, alzando leggermente le sopracciglia quando Rei si ricordò il suo nome e lo pronunciò con un elegante gesto del kimono. Si toccò il polso d'istinto, come se avesse carpito che si trattasse di un qualche tipo di rituale che lui non poteva comprendere. Si trattava sicuramente di una professionista del settore e il pasticcere si ritenne fortunato ad avere qualcuno del genere di fronte. Magari erano tutti così gli allievi del dojo? Sarebbe stato stranissimo vederli muoversi tutti all'unisono per una pazzesca coreografia di lotta. Seguì poi con lo sguardo e mosse il capo nella direzione indicata dal braccio prima di tornare su di lei che gli spiegò come una voce registrata che non avrebbero preso la responsabilità degli oggetti rimasti nello spogliatoio. Non aveva niente di prezioso con sé a parte il telefono ma ciò che lo preoccupava di più era che quella ragazzina sembrava totalmente distaccata dal suo mondo. Lo guardò negli occhi e l'insegnante si presentò (trovando Rei un nome parecchio carino), facendogli poi sentire quasi il peso della sua esperienza con delle semplici parole, come se la sua aura si fosse allargata su di lui. Non gli stava ricordando di chiamarla sensei, lo stava caldamente intimando a non fare errori. Tradotto nella mente di Ryo, probabilmente quella ragazzina era capace di ammazzarlo con una mano legata dietro la schiena e a lei non importava nasconderlo. A che razza di corso lo aveva iscritto Yami?
    Certo, sensei! - Avrebbe salutato anche lui con un inchino cordiale Rei prima di vederla allontanarsi nei suoi geta che sembravano quasi non toccare il terreno e l'unica vera conferma che il ragazzo poteva avere era il rumore secco simile a quello delle catene di un fantasma. Osservò la sensei allontanarsi prima di dirigersi abbastanza velocemente negli spogliatoi indicati, trovandoli decisamente moderni per l'aria vecchio stile che c'era fuori. Sicuramente non volevano una sala difficile da pulire e sporca, considerato che molte persone compreso Ryo erano molto schizzinose per quanto riguardava quegli ambienti. Per essere uno spogliatoio sembrava decisamente pulito e non c'erano odori sgradevoli di alcun tipo, con numerosi scomparti per posare la roba e altrettante panche dove cambiarsi. C'era già qualche ragazzo e adulto all'interno e lo ignorarono se non per un'occhiata veloce a chi fosse appena entrato. Scelse uno degli armadietti liberi per sé dopo averlo aperto per accertarsi che non ci fosse già roba di qualcuno, prendendone uno vicino alle panche per cambiarsi più comodamente.
    Il ragazzo dai capelli bianchi tirò fuori quindi il suo dogi ancora piegato e praticamente nuovo dal borsone appena appoggiato lì sopra, prima di spogliarsi per mettere prima i pantaloni grigio scuro della divisa. Prese l'elastico e lo allacciò stretto facendo un paio di nodi, prima di indossare la parte superiore quasi nera la quale era decorata lungo il colletto da delle strisce rosse ed oro. Gli era sembrato figo in negozio, nonostante il bianco fosse una scelta più popolare e comune. Ciò che teneva il dogi chiuso all'altezza dell'addome era un semplice nastro di tessuto rosso scuro a righe gialle che riprendeva il motivo visto poco prima. Non significava nulla a livello sportivo e probabilmente chi studiava professionalmente arti marziali buttava subito via quelle cinture fasulle prendendo quelle del proprio dojo. Legò anche quello e si mise per una decina di secondi a rigirarsi di fronte allo specchio per verificare che fosse tutto apposto, trovando che non fosse così male in quella divisa. Certo, gli dava un po' fastidio che a causa del colletto si vedesse parte del petto ma immaginava fosse normale, la taglia era giusta. Ryo si mise poi un paio di scarpe aperte che non erano proprio dei geta, anche perché non aveva avuto il tempo di comprarli, sperando che andassero bene. Alla fine servivano solo per il breve tragitto tra spogliatoio e sala d'allenamento perché da quel che sapeva le arti marziali si facevano a piedi nudi. Almeno sperava di non dover correre come un disperato a riprendere i calzini nell'armadietto. Posò quindi i suoi effetti personali nel borsone e successivamente nell'armadietto, sperando di ritrovarli lì al suo ritorno.
    Uscendo di tutta fretta quindi dallo spogliatoio che si era nel frattempo svuotato arrivò in tempo verso la sala due, ritrovando l'insegnante lì si sperava. Era abbastanza curioso di sapere cosa avrebbero fatto ed ancora più curioso di vedere come se la sarebbe cavata quella ragazza dall'aria spettrale. La sala era spaziosa e chiaramente perfetta da ogni punto di vista, probabilmente una riflesso della proprietaria.
    Eccomi qua sensei. - Avrebbe quindi annunciato il suo arrivo Ryo, sperando che fosse tutto in ordine nella sua divisa. In effetti pensare a cosa avrebbe imparato gli aveva fatto dimenticare per un attimo l'ansia di apparire preparato. Alla fine lì andava chiunque ma chissà, forse la sensei Okazaki lo odiava di già.
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    REI OKAZAKI
    Avviandosi verso la sala che aveva indicato al suo allievo, per qualche motivo non vi era un singolo pensiero che albergasse nella testa di Rei. Per quanto dall'esterno potesse spesso non sembrare la ragazza più intelligente del pianeta, in realtà la sua mente ospitava una continua tempesta di pensieri turbinanti che raramente la lasciavano in pace. Che questi fossero effettivamente interessanti e utili o semplice spam mentale è tutto un altro discorso, ma in quel momento in lei albergava quella chiarezza che solitamente riusciva a raggiungere solo quando aveva le mani occupate a scolpire o dipingere. Molto ironicamente, quella stessa silenziosità del pensiero era probabilmente lo stato d'animo prediletto per praticare le arti marziali nel modo migliore possibile.
    Nell'attesa dell'allievo, senza un singolo turbamento, rimase a guardare da una porta scorrevole leggermente aperta lo sconfinato giardino della tenuta Saotome in cui il dojo era immerso, ammirandone la straordinaria bellezza e contrapponendovi uno sguardo ben poco impressionato. In quello stato mentale le era molto difficile processare i sentimenti e le sensazioni, ma nonostante quel tipo di ottusità e di intorpidimento delle emozioni era proprio ciò che aveva attivamente ricercato per non finire vittima della propria ansia. Furono le parole del ragazzo dalla pelle scura, giunto dallo spogliatoio, a farle distogliere lo sguardo.
    Oh, bene, ci siamo. - sussurrò quindi voltandosi verso il pasticcere e puntando gli occhi su di lui. La stanza, avrebbe potuto notare l'ospite, non era particolarmente grande e veniva solitamente utilizzata per quel tipo di corsi individuali o per altri corsi di discipline e orari in cui l'affluenza non era particolarmente numerosa. Mentre il fondo della stanza col suo lato lungo e la porta scorrevole leggermente aperta dava direttamente sul giardino della tenuta, la maggior parte della stanza ad esclusione di un piccolo pezzo di pavimento in legno presente all'entrata era coperto dal tatami necessario per lo svolgimento delle attività. Il lato breve della stanza era di circa cinque metri mentre quello lungo proseguiva per il doppio, identificando quindi un pavimento rettangolare e che certamente non avrebbe accolto moltissimi alunni, specie nell'addestramento alle arti marziali più frenetiche e movimentate. Tutto il contrario, però, di ciò che sarebbero andati a fare quel giorno.
    Venga sul tatami. - disse o meglio ordinò all'alunno, togliendosi i geta e lasciandoli nella parte non coperta della stanza, per poi salirvi a sua volta e muovere un paio di metri in avanti e voltandosi verso il ragazzo dopo essersi fermata. Era evidente che nella sua mente l'altro si sarebbe dovuto fermare al bordo voltato nella sua direzione, ma rimarcò il fatto inginocchiandosi sul posto. Atteso che l'altro facesse lo stesso, ed eventualmente intimandoglielo, avrebbe quindi fatto nuovamente un inchino poggiando entrambe le mani a formare un triangolo sul tatami di fronte a sé e giungendo quasi a sfiorarlo con la fronte come dettato dalla prassi.
    Quest'oggi, Tatsuki-san, le mostrerò le basi dell'Aikido. - disse dopo aver alzato nuovamente il busto da terra. La sua mano destra iniziò a tracciare delle linee in aria: come per magia, ma era evidente che magia non fosse, al passare del suo indice rimanevano fissi in aria dei residui di inchiostro nero. Nel giro di poco più che di un secondo di fronte al volto del pasticcere campeggiava il kanji "Ai".
    Ai rappresenta l'armonia e l'unione. - spiegò col suo tono monotono, per poi afferrare quell'ideogramma svolazzante e facendolo sparire nel nulla. A turno manifestò nello stesso modo i successivi ki e do - Ki rappresenta al contempo il nostro spirito e l'energia cosmica che pervade il tutto. Do indica la disciplina, il cammino. Aikido è la disciplina che conduce all'armonia con lo spirito dell'universo. - conclusa quella piccola spiegazione del termine, la giovane Okazaki iniziò a battere lievemente le mani per pulirle da eventuali residui di inchiostro - Più nel pratico, l'aikido è un'arte marziale prettamente difensiva, che punta al risolvere pacificamente i conflitti o ad evitarli del tutto, e che nelle sue tecniche di risoluzione delle offensive sfrutta la propria respirazione e l'impeto avversario. Per questo motivo inizieremo con della meditazione. - disse allargando leggermente le gambe - Mokuso.
    Rei era seduta in seiza, la tradizionale seduta giapponese che difficilmente Ryo, anche non avendo mai praticato arti marziali, non avrebbe riconosciuto dalla cerimonia del the. Con le gambe divaricate abbastanza da farci stare in mezzo due pugni e la schiena dritta, la posizione di meditazione vi aggiungeva la particolare posizione delle mani mutuata dal buddhismo zen. Con la mancina a riposo nella destra e i due pollici lievemente a contatto dai polpastrelli a formare una forma ovale, le mani erano a riposo sulle cosce con i lati interni a premere leggermente sulla pancia. Socchiudendo gli occhi per un paio di secondi, Rei si rese conto di non essere mai stata così in pace con sé stessa in neppure una di tutte le sue precedenti meditazioni. Dopo una manciata di secondi avrebbe aperto del tutto gli occhi, osservando il suo allievo per vedere se aveva compreso bene la postura ed eventualmente per correggerlo. Qualora tutto fosse andato bene allora sarebbe ritornata ancora per un po' alla sua meditazione prima di iniziare effettivamente quella lezione. Una parte di sé normalmente non avrebbe potuto fare a meno di chiedersi se il ragazzo potesse trovare quella parte come una perdita di tempo, una sorta di truffa sul prezzo già ben alto delle ore di lezione, ma in quel momento stranamente simili preoccupazioni non trovavano spazio nel suo stato d'animo. Sapeva che quella era una parte fondamentale della lezione e tanto bastava per non farla dubitare di sé stessa in quel frangente.
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    RYO TATSUKI
    Il silenzio del dojo in cui era rientrato dopo essere uscito dallo spogliatoio era qualcosa di decisamente piacevole rispetto alla sua solita vita frenetica e piena di suoni e musica. Era un'atmosfera quasi strana per lui, così austera e dedicata all'ordine ma la cosa non lo rendeva infelice. Cercando di essere il più delicato possibile con le porte scorrevoli - nonostante fosse giapponese erano anni che non abitava in una casa che le avesse - si mise ad ammirare entrato nella sala d'allenamento il giardino che aveva visto poco prima, seppur dall'altro lato. Era curioso di sapere se quel lato della proprietà della Saotome avesse più cura o se contenesse piante rare ma dovendosi sbrigare a rivolgersi verso l'eterea figura della sensei non riuscì a concentrarvici sopra più di tanto. Dopo l'annuncio del suo arrivo oltre che alla vista fuori squadrò per un attimo la stanza interessato. Non era mai entrato in un luogo simile dove il tatami era di qualità così alta che si chiedeva quanto costasse installarlo e mantenerlo. Nonostante fosse piccola era sicuramente un luogo piacevole dove passare il tempo e quindi si chiese in effetti se Rei passasse la maggior parte del tempo lì dentro. Sembrava il tipo da poter fare una cosa del genere se doveva essere sincero e gli venne in mente un film dove c'era uno spettro che insegnava le arti marziali ad un ragazzino. Era una trama decisamente stupida considerato che probabilmente l'addestramento in quel campo doveva essere impossibile senza un corpo.
    La sua insegnante si mosse in direzione del tatami e togliendosi le calzature abbassandosi per un attimo seguì l'insegnante, prima che lei si girasse guardandolo imperturbabile come prima, posandosi a terra come una foglia. I gesti decisi della ragazza e gli fecero capire che forse non dovesse restarle incollato, almeno dal modo in cui sembrava "prendere spazio" inginocchiandosi. Indietreggiò quindi di un paio di passi prima di mettersi pure a lui a terra cercando di imitare la posa dell'insegnante dopo essersi accorto di essere rimasto in piedi. Rimase in attesa di istruzioni mentre la criptica insegnante si piegava in un inchino che sembrava alquanto scomodo, bloccandogli il respiro per un secondo e facendogli chiedere se si dovesse muovere pure lui in quella bizzarra posa. Per fortuna Rei si mosse prima che lui potesse fare gesti poco intelligenti, non solo annunciando il tema della lezione ma anche dimostrando la capacità della ragazza di poter usare quella che era quasi sicuramente la sua Unicità.
    Puntò gli occhi verdi sulle linee tracciate dall'insegnante mentre gli veniva spiegato cosa fosse l'Aikido e, tralasciando la lezione, era piuttosto stupito che agli addetti del dojo fosse permesso l'uso dell'Unicità. Da quel che sapeva ottenere la licenza non era qualcosa di facile e gli sembrava ancora più strano che una ragazza così giovane la potesse avere. Alla fine Saotome era un Pro-Hero e forse qualche suo collega lavorava lì ma non era così sicuro che le due cose coincidessero. In ogni caso lasciò perdere
    risolvere misteri su cui non aveva informazioni per ascoltare Rei. Anche se non sapeva proprio nulla di arti marziali, la giovane artista avrebbe notato l'interesse sul suo volto mentre parlavano di armonia e dedizione. Stava ad ascoltare tenendo le mani unite tra loro a riposo, seguendo con gli occhi i movimenti delle sue mani. Ad afferrare i kanji volanti dopo averli disegnati così elegantemente era un contrasto quasi piacevole. Già il fatto che si fosse sporcata confermava fosse un essere umano e non qualche yokai. Non sapeva perché quelle parole facessero un certo effetto su di lui: forse perché era abituato a ragionare a volte per termini strani, forse perché quelle parole sul cammino e sul cosmo risonavano con lui ed il suo percorso di vita o magari era semplicemente incantato da quelle parole così misteriose. Annuì quando la spiegazione più teorica terminò, prima di ascoltare la parte più pratica. Ironicamente l'Aikido sembrava l'arte marziale meno adatta a lui se ragionava sulla propria personalità. Anche se era tranquillo e non aveva fatto più male a nessuno da anni generalmente la sua strategia mentale era attaccare per primo e quando gli altri meno se lo aspettavano. Immaginava che nessuna di quelle discipline fossero improntate verso l'offensiva, anche perché da come l'aveva spiegata Rei era qualcosa che andava ben oltre la fisicità. Non sapeva se avrebbe mai messo in pratica quelle lezioni ma intanto avrebbe provato ad imparare e soprattutto, a fermarsi a meditare.
    Sì. - Rispose un po' titubante non appena notò il cambio di postura, cercando di imitare l'insegnante. Non era molto abituato a quel genere di riti da quando viveva da solo ma non si era certo dimenticato una parte di etichetta così importante. Divaricando leggermente le gambe mosse un attimo lo sguardo verso il basso per mettere le mani giunte in posizione corretta, forse leggermente meno vicine all'addome rispetto a Rei. Rialzò quindi lo sguardo mentre si metteva dritto per osservare che l'insegnante aveva chiuso gli occhi e dopo un paio di secondi come per sistemarsi, li chiuse anche lui. Inizialmente si mise a pensare che dovesse rilassarsi, generando di conseguenza uno stato ben poco rilassato. Fece un respiro più profondo mentre lasciava andare i muscoli cercando di meditare. Ma cos'era meditare alla fine? L'insegnante non aveva spiegato in cosa consisteva veramente questa pratica. Era qualcosa di simbolico, che serviva più come rito? Era una questione tecnica per facilitare l'allenamento? Oppure era una pratica che andava seguita con un certo criterio perché funzionasse? Erano queste le domande sulla meditazione che lo affliggevano durante la meditazione. Doveva sforzarsi a pensare al nulla. Nulla, nada, nihil. Non voleva fallire al primo passo della lezione e quindi si immaginò semplicemente di essere in un luogo del tutto vuoto senza niente da fare. Pensandoci il non lavorare era una scena molto rilassante. Non osò aprire gli occhi fino a quando la sensei avrebbe dato l'ordine di farlo e quei pochi secondi sembravano un'eternità non potendo fare nulla.
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    Ovviamente Rei non era in grado di leggere nella mente e non aveva alcun modo di sapere se il suo allievo stesse meditando veramente o meno, l'unica cosa che poteva eventualmente fare era correggergli la postura. Ciò detto, questo era altrettanto vero per chiunque altro (anche se magari al mondo esisteva davvero qualcuno capace di leggere la mente) e lei lo sapeva sin troppo bene considerando che la signorina Saotome non l'aveva mai richiamata durante i suoi pessimi tentativi di meditazione. Come detto, per Rei era davvero difficile non pensare a nulla e assumere il giusto stato mentale e fisico della meditazione... almeno in condizioni normali. Quel giorno c'era davvero qualcosa di diverso ed era veramente riuscita a non pensare a nulla, quasi senza neppure badare al ragazzo in ginocchio di fronte a lei. Dopo un paio di minuti riaprì gli occhi per proseguire la lezione privata.
    Bene. - schiuse le labbra assieme alle palpebre - Meditare è molto importante: come abbiamo detto, l'aikido punta alla risoluzione dei conflitti e la risoluzione migliore è evitarli in partenza. Per questo motivo dobbiamo essere in pieno controllo di noi stessi e non cedere alle provocazioni e gli istinti umani. - per la giovane Okazaki anche questo era sempre stato un concetto difficile da afferrare. Non tanto l'evitare i conflitti considerando che la sua indole era decisamente pacifica quanto sull'essere in pieno controllo delle proprie emozioni: Rei, al contrario, ne era perennemente in balia. E se questo portava al suo frequente sentirsi a disagio o in imbarazzo portava in realtà anche alla sua facilissima irritabilità. Era così, ad esempio, che si era sfogata su Morikawa Izusu qualche tempo addietro. Chiaramente quell'occasione non era un buon esempio di situazione in cui applicare quanto imparato al Dojo e in fondo tutte le arti marziali in genere erano più portate per l'applicazione teorica e il controllo di sé stessi piuttosto che per l'effettiva applicazione in scenari reali, ma il fatto che fosse molto facile portarla ad iniziare un conflitto piuttosto che ad evitarlo era palese. Rei era facilmente provocabile e aveva un'indole che, per quanto improbabile a dirsi, la rendeva estremamente competitiva. Non era mai riuscita, in tutta la sua vita, a trovare il giusto equilibrio tra il sentirsi inadatta e tra il voler prevalere, tra il suo ritenersi incapace e il suo voler trionfare in ogni ambito. Solo da quando aveva iniziato a frequentare il Dojo aveva capito che quelle forze opposte erano egualmente dannose e che un giorno sarebbero state in grado di farla a pezzi... ma nonostante la consapevolezza, risolvere il problema era tutto un altro paio di maniche.
    Oltre al nostro stato d'animo, però, è importante anche il nostro corpo. - sciogliendo definitivamente la posizione di meditazione si alzò lentamente in piedi - Prima di passare alla pratica, è necessario fare stretching per evitare infortuni. - aggiunse martoriando la pronuncia del termine anglofono, l'inglese non era proprio il suo forte - Avete mai praticato sport, Tatsuki-san? Sapete come si fa?
    Dopo quella domanda, alla quale avrebbe eventualmente fatto seguito la descrizione di due o tre buoni esercizi per riscaldare i muscoli di tutto il corpo se richiesto dall'allievo, si sarebbe appunto dedicata allo stretching per conto proprio. Dopo qualche esercizio, infine, avrebbe considerato il momento opportuno per iniziare la lezione vera e propria. Quella parte doveva essere la più difficile anche in quello stato: non si sentiva onestamente così pratica nella disciplina da essere in grado di scegliere gli esercizi più adatti ad un principiante. Era vero che qualsiasi mossa richiedeva pressoché lo stesso tipo di controllo sul proprio corpo e non esistevano virtualmente pratiche più facili e più difficili, semplicemente esercizi in cui si aveva più esperienza ed esercizi in cui si aveva meno esperienza, ma era anche vero che quella era una lezione privata e che il cliente si sarebbe aspettato qualcosa di particolare: difficilmente sarebbe tornato o si sarebbe iscritto ad uno dei corsi ma avrebbe sicuramente voluto avere qualcosa da raccontare agli amici una volta tornato a casa. Quella era la principale attrattiva di quei corsi, specialmente considerato il loro costo per nulla esiguo e ovviamente il prestigio del Dojo stesso. Non si trattava di un'ora di prova in una palestra qualsiasi.
    Rei si incamminò verso il fondo della stanza dove si trovava una rastrelliera che raccoglieva vari strumenti. Qui avrebbe rovistato per poi prendere un pezzo di legno di dimensioni abbastanza modeste e si sarebbe poi riavvicinata con passo leggiadro all'allievo, osservandolo incuriosita.
    Siete mai stato aggredito con un coltello? - gli sorrise in modo inquietante, inclinando leggermente la testa a destra. Tra le sue mani Ryo avrebbe potuto vedere più nel dettaglio il pezzo di legno che, ben levigato, richiamava le forme di un tantō, ovviamente privo di punta - Spero per voi di no, e che non vi accada mai, ma per ora ci concentreremo su questo. - inarcando ulteriormente le estremità della bocca, Rei fece volteggiare velocemente il coltello di legno nella mano destra, afferrandolo poi saldamente per la finta lama e porgendo l'impugnatura al ragazzo dalla pelle olivastra - Provate ad aggredirmi... - socchiudendo gli occhi con l'ennesimo sorriso, una volta che il ragazzo avesse afferrato l'oggetto Rei si sarebbe mossa di un paio di passi all'indietro, abbastanza da creare la distanza ottimale per lo svolgimento dell'esercizio. Creata la giusta distanza si sarebbe rimossa il kimono nero scrollando le spalle, dato che avrebbe creato un inutile ingombro all'azione, rimanendo solo col dogi floreale addosso.
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    RYO TATSUKI
    Le ultime parole di Rei quasi gli echeggiavano nelle orecchie. In quei pochi minuti di inattività aveva percorso numerosi sentieri all'interno del suo cervello, pensando a cose rilassanti e alla tranquillità di giardini di fiori di ciliegio immaginari. Era innaturale per lui restare fermo a prendersi con semplicità qualche istante solo con sé stesso. Ovviamente non era solo e a non farlo imbarazzare a rimanere in quella posizione era più che altro il fatto che anche la sensei stava svolgendo la sua stessa attività. Si chiese in effetti se quel comportamento così spettrale fosse causato dalla meditazione e se si potesse raggiungere uno stato di calma perenne tale da trascendere il comportamento umano. Dubitava che frequentare un dojo, per quanto costoso, portasse all'ascesa a Buddha ma tutto sommato pensare a cose sciocche lo portò ad essere più rilassato di quando pensava a rimanere fermo. Forse la meditazione era proprio perdersi nei pensieri e scorrere in essi come una barchetta di carta in un fiume, mandata da una versione più giovane di sé stessi in kimono? I film mentali di Ryo lo portarono quasi a non sentire la voce di Rei che richiamava il suo spirito nel piano dimensionale dei vivi, quasi un richiamo che gli fece aprire gli occhi di fronte a quelli della sensei.
    Annuì cercando di comprendere le lezioni di vita che l'aspirante eroina cercava di impartirgli. In realtà Ryo non ci capì molto di quelle cose, più che altro perché reprimere gli istinti umani, soprattutto quelli aggressivi, per lui era qualcosa di impossibile. Perlomeno per lui approcciarsi gli altri e soprattutto affrontare i conflitti era come lottare per non far crollare l'argine di un fiume in piena, continuando con le immagini fluviali. Temeva sempre che un giorno avrebbe ripreso le sue pessimi abitudini e che avrebbe ricominciato a fare del male agli altri, scontrandosi con numerosi pensieri che gli imponevano azioni orribili. Stranamente per lui il lavoro era stato terapeutico, se così si poteva dire. Concentrarsi su altro, soprattutto qualcosa che ti teneva le mani occupate, era un ottimo metodo per non pensare ai propri problemi ed in un certo senso sfogare la rabbia. Pensandola positivamente poteva perlomeno ritenersi fiero di non aver accoltellato nessuno negli ultimi anni e non aver ferito nessuno gravemente od averlo trasformato in un paté. Avere pensato di farlo studiando un piano da attuare nella sua testa sì però ed immaginava che lo scopo della meditazione fosse proprio purificare la mente da questi pensieri terribili per vivere più serenamente. Non poteva negare che in quei pochi momenti passati ad occhi chiusi si era sentito un po' come a lavoro, mentalmente. Ci mise un attimo a capire cosa fosse lo strekking ma rispose intuendo poco dopo cosa intendesse la ragazza.
    In realtà no. Avevo dei pesi a casa... - Senza neanche pensarci si guardò per un istante le braccia per poi riprendere a parlare, alzandosi in piedi di fronte all'insegnante. ...ma non credo di averli mai usati tra traslochi ed altro. Le parole gli uscirono sorridendo senza neanche pensarci, forse gli veniva naturale fare un po' di conversazione dopo aver risposto solo a monosillabi. Era in parte una bugia quella ma non era proprio sua intenzione rivelarle che li aveva comprati quando abitava in un box illegalmente. Era vero però che li aveva lasciati nell'appartamento vecchio e non gli importava abbastanza di quei pesi usati e sudati per andarli a riprendere.
    Tra gli istanti dopo il suo discorso e prima della risposta della ragazza si sentì profondamente a disagio nell'essersi giustificato con una sconosciuta. Più che per quanto glie ne potesse importare a lei, non si era mai sentito in dovere di dare conto a qualcuno per ciò che aveva fatto e soprattutto per ciò che non aveva fatto. Era forse quello il peso dell'autorità che quella figura esercitava? Sperò di non aver provocato particolari imbarazzi a lei e passando oltre decise che era meglio concentrarsi sullo streaking, imitando gli esercizi proposti da Rei. Sentì i muscoli tirare giustamente e si chiese davvero quanto fosse diventato vecchio in così pochi anni. Fino a poco tempo fa (anche se purtroppo per lui cominciava a non essere poco) gli sembrava di essere snodabile come quando combatteva con la sua coda nei vicoli di Tokyo mentre ora si sentiva un pezzo di pietra che faticava a piegarsi fino a toccarsi la punta dei piedi. Sperava che non risultasse troppo incapace di fronte agli occhi della ragazza ed una volta terminati gli esercizi di entrambi, l'albino osservò incuriosito la ragazza incamminarsi in fondo alla stanza mentre lui continuava a far ruotare la spalla in avanti. Come una specie di fata tornò aggraziata da lui, ponendogli quella domanda fatidica con quello strumento di verità tra le mani. Ryo sorrise.
    No per fortuna. Mi capita di maneggiarli per lavoro. - Agitò le mani come per rifiutare un qualsiasi collegamento con quelle terribili e dannose armi. Ovviamente non era mai stato aggredito con un coltello, generalmente era lui quello che li maneggiava. La ragazza sembrava anche lei molto familiare con l'utilizzo di lame del genere, facendogli capire che neanche lei scherzava per quanto riguardava la maestria in pugnali. Giustamente, si ritrovò a pensare Ryo, non poteva che avere a che fare con armi del genere molto spesso e doveva averle imparate quasi per riflesso. Certo, lui non avrebbe mai preso la lama di un coltello tra le mani anche se si trattava di una finta, ma era un dettaglio trascurabile. Con quel sorriso inquietante gli passò il tantō tra le mani e Ryo lo soppesò tenendolo appoggiato appena ai palmi. Era decisamente più leggero di un'arma bianca del genere normale, anche se era un'ottima riproduzione. Mentre controllava il materiale dell'oggetto in questione la lezione divenne improvvisamente pratica, con Rei che invitava il pasticcere ad attaccarla direttamente.
    Oh. Certo, ci provo. Rispose, senza particolare esitazione ma senza neanche mostrare entusiasmo rispetto alla cosa. Era normale, quindi l'unico dubbio che gli venne in mente fu quello di quanto fosse necessario che lo studente provasse ad attaccarla direttamente. Sicuramente era per dimostrare che un aggressore senza alcun tipo di addestramento era abbastanza facile da sopprimere usando l'aikido contro di lui. Molto probabilmente sarebbe finito steso a terra ribaltato in qualche modo ed in un certo senso aveva un po' di paura ad andare direttamente contro di lei.
    Non appena la ragazza fu pronta, mostrando il suo grazioso dogi a fiori, Ryo si immaginò di essere uno psicopatico che voleva attaccare Rei per qualsiasi motivo vago che gli veniva in mente. Dal palmo della mano destra con un colpo di pollice spostò il manico verso l'interno in modo che le dita avvolte ne coprissero la maggior parte della superficie. Girò quindi la mano in modo che il dorso puntasse verso l'alto e la lama di legno verso l'esterno, nella posizione in cui era abituato. Piegò leggermente le gambe andando in direzione della ragazza, abbastanza veloce da sembrare perlomeno un'aggressione verosimile. Portando il pugno verso il petto avrebbe poi provato a puntare la lama all'altezza dello stomaco di Rei con un gesto semplice e veloce, ovviamente senza avere alcuna intenzione di colpirla veramente e scegliendo l'addome per evitare che in caso di contatto accidentale l'arma si scontrasse contro le costole. Seppur di legno un colpo alla cassa toracica era sempre e comunque molto doloroso e voleva evitare incidenti, che potevano capitare in ogni ambito lavorativo. Un'espressione tranquilla, forse un po' perplessa sul come comportarsi sarebbe apparsa sul suo volto. In ogni caso avrebbe fermato il colpo a una ventina di centimetri da Rei, anche se si aspettava che di lì a breve sarebbe stato rivoltato a terra e lanciato come un sacco di patate. In realtà era abbastanza contento che potesse contribuire a quella parte della lezione, probabilmente l'ultima volta che sarebbe successo in quella giornata.
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    Chiaramente a Rei non importava molto del passato dello studente, se avesse realmente fatto sport nella sua vita o meno, ma a conti fatti chiacchierare un po' non poteva certo essere un male per riempire un po' dei momenti vuoti della lezione. Dal canto suo la giovane Okazaki non aveva grandi esperienze in merito da poter narrare, ma sembrava che neanche l'altro fosse una persona particolarmente sportiva a sua volta, quindi non doveva vergognarsene.
    Il principale insegnamento del Dojo è la disciplina. - rispose con calma all'affermazione di Ryo - E' difficile trovare veramente la motivazione per esercitarsi in casa propria. Trovare sempre scuse è nella natura umana. - questo valeva per qualsiasi tipo di esercizio, non solamente quello fisico. Essere in grado di esercitarsi o di praticare qualcosa in maniera costante è comunque una virtù. Non pensava che l'allievo si sarebbe dovuto vergognare di non essere stato in grado di andare fino in fondo nel proprio proposito, era anzi spesso straordinario trovare la forza ed essere in grado di farlo.
    Contrariamente a quanto il ragazzo potesse pensare, la domestichezza di Rei con le lame era in realtà decisamente scarsa. Certo, aveva utilizzato spesso quel pezzo di legno dalla forma simile ad un coltello, ma non si trattava di una vera e propria lama. Anche le sue katane, con le quali aveva ormai ottenuto una discreta maestria, erano per forza di cose e regole scolastiche prive di lama. Gli unici oggetti affilati con cui aveva dimestichezza erano quelli che utilizzava per i suoi lavori artistici come i taglierini, gli scalpelli e così via. Nulla di tutto ciò importava veramente però, perché come aveva detto il vero scopo dell'aikido era liberare la mente ed entrare in armonia con il proprio corpo. L'effettiva applicazione pratica di quei concetti era secondaria e del tutto irrilevante, non solo perché quel tipo di crimini erano semplicemente in diminuzione perenne da quando si erano manifestate le unicità ma anche perché, posto in una situazione reale, anche il miglior atleta del mondo sarebbe riuscito a stento a mantenere la calma e non andare semplicemente nel panico.
    Il ragazzo afferrò il finto coltello e si preparò all'attacco. In realtà, contrariamente a ciò che stava pensando, la situazione non aveva come scopo la dimostrazione di nulla se non della tecnica di risposta in sé: essendo un'arte marziale portata all'autodifesa ed essendo strettamente legata ad un sistema di azione e risposta l'interezza di una lezione si svolgeva in coppia con un continuo invertirsi dei ruoli. Non si trattava insomma di una di quelle arti marziali che si vedono spesso nei film dove una schiera di studenti sta dietro al proprio maestro e ne ripete maniacalmente le mosse all'infinito.
    Non aveva specificato a Ryo come attaccarla e questa era la cosa della disciplina che affascinava di più la giovane Okazaki: il fatto che quasi non esistessero modi predefiniti per rispondere ad una minaccia ma l'interezza della disciplina girasse attorno al concetto di comprendere il flusso delle azioni della natura e comprendere come rispondere in modo corretto. Ovviamente si trattava di una semplificazione ed una romanticizzazione del tutto, ma ad uno stesso affronto si poteva rispondere in numerosi modi.
    Ryo si avvicinò puntando la finta lama al suo stomaco. Pur non essendo chissà quanto atletico, quelli non sembravano i modi di una persona non allenata. Non aveva molte esperienze, ma pensava che una persona messa per la prima volta in una situazione simile avrebbe istintivamente provato un diverso tipo di approccio, impugnandolo con la lama rivolta verso l'avversario, come dovesse affettare dei pomodori. In caso di aggressione la posizione assunta dallo studente era certamente la più corretta, permettendo una maggiore potenza negli attacchi grazie alla ripetuta estensione e flessione del gomito, la vedeva spesso come impugnatura in alcuni affronti delle lezioni di tantōjutsu che aveva sbirciato al Dojo ogni tanto. Era curiosa a questo punto di che lavoro facesse il giovane, ma ora per prima cosa doveva reagire a quell'attacco.
    Non era onestamente abituata ad un attacco simile, perché normalmente qualcuno avrebbe semplicemente provato a correre verso la vittima con la lama rivolta verso di lei nel tentativo di trafiggerla. Il processo in ogni caso era sempre lo stesso: togliersi dalla linea d'attacco e ridirezionare l'energia dell'aggressore. Dato che la lama non si stava muovendo in modo lineare ma avrebbe compiuto una mezzaluna per colpirla era evidente che vi fosse una sola direzione in cui schivare, ovvero verso l'esterno del braccio dell'aggressore. Appena Ryo iniziò ad estendere il suo braccio per colpirla Rei mosse due veloci passi in direzione del suo gomito, giungendo all'incirca all'altezza delle sue spalle. Il suo corpo era parallelo a quello del ragazzo, il volto diretto nella sua stessa direzione. La sua mano sinistra si diresse al polso dell'allievo, stringendolo. Alzando il braccio verso l'alto, anche il destro iniziò ad accompagnarlo nel movimento. Avrebbe fatto compiere al braccio destro del ragazzo un giro completo la cui forza lo avrebbe portato a cadere a terra di schiena. Non si sarebbe fermata però, compiendo qualche passo ulteriore che lo avrebbe portato a ritrovarsi a terra, pancia in giù, col braccio che stringeva il coltello esteso all'indietro, ancora tra le mani di Rei. Nonostante l'impetuosità del tutto, per l'essenza stessa dell'aikido la manovra non avrebbe dovuto fare particolarmente male ad esclusione della repentina caduta a terra, attenuata però dal tatami che ricopriva l'intera stanza.
    Ok, ripetiamo ma questa volta più lentamente, così che possiate capire bene i passaggi. - Rei lasciò il braccio di Ryo, aspettandosi che tornasse in piedi e ripetesse quanto appena fatto ma a velocità minore. In quel caso Rei avrebbe ripetuto a sua volta quanto appena fatto ma più lentamente ed illustrando i passaggi - La prima cosa importante è togliersi dalla linea d'attacco... Dopodiché cerchiamo di rivolgere l'energia del nostro aggressore contro di lui... - solo l'atto di torsione si sarebbe svolto alla stessa velocità di prima o sarebbe mancata la forza di proiettare il ragazzo a terra - A questo punto possiamo cercare di disarmarlo, ad esempio colpendo la sua mano all'altezza del posto, a meno che questo non sia ovviamente già successo. - aggiunse con calma, lasciando poi il tempo al ragazzo di alzarsi e porgendo quindi le mani verso di lui, in attesa del coltello - Adesso provate voi. - gli sorrise.
    Se Ryo le avesse consegnato il coltello e si fosse dichiarato pronto, Rei avrebbe svolto lo stesso assalto che lui aveva svolto due volte, iniziando ad una velocità maggiore del suo secondo tentativo ma comunque abbastanza moderata così da dargli modo di entrare in sintonia con il proprio corpo in quella disciplina che gli era finora sconosciuta - Che lavoro fate? - avrebbe quindi provato a chiedere, stranamente curiosa considerando che raramente le importava qualcosa delle altre persone.
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    RYO TATSUKI
    Ascoltare la Okazaki era un po' come ascoltare un'appassionata studentessa di filosofia. Gli sarebbe piaciuto chiederle qualche perla di saggezza in più sul miglioramento personale, visto che sembrava saperne parecchio.
    Già... - Avrebbe risposto poco dopo, giusto per aver dimostrato di aver capito. In realtà l'idea di iscriversi ad un Dojo era qualcosa di interessante se avesse avuto più tempo. Non aveva idea della quantità di allenamento a cui l'insegnante si sottoponesse per raggiungere quel livello di calma interiore né quanto uno studente normale dovesse frequentare settimanalmente. Era abbastanza logico che molti adulti avessero il tempo per fare anche sport del genere e lavorare. Era probabilmente il demone delle scuse che non lo avrebbe mai fatto muovere di casa per fare quel corso che gli impediva anche di impegnarsi in un'attività faticosa. Un modo molto filosofico di dire che era pigro e che pensava spesso ma sì, tanto mi muovo un sacco a lavoro. Fin troppi impiegati la pensavano così e finivano con la schiena bloccata a trent'anni e li mettevano a fare pubblicità su creme antinfiammatorie in televisione. Non si immaginava neanche cosa significasse avere mal di schiena e già sapeva che tutti lo avrebbero trattato come un vecchio non appena i sintomi si sarebbero fatti vedere.
    Ovviamente Ryo non era andato seriamente contro l'insegnante con l'intenzione di accoltellarla ma quando lei schivò l'attacco con tale semplicità non poté che stupirsi. Era così facile?! Magari era proprio quella la differenza tra un combattente da due soldi formato dalla strada con uno studioso delle arti marziali. Era pur vero che era molto difficile anche per uno come lui usare una lama direttamente contro l'avversario quando usare il Quirk era molto più vantaggioso ma trovarsi la ragazza a fianco in quel modo era qualcosa di inaspettato. Sentì il polso stringere ed in meno di un secondo il mondò girò per un attimo ed afferrato come se fosse una piuma cadde a terra di schiena producendo un grosso tonfo.
    Woah! - Gli uscì naturale appena sbattuto sul terreno, mentre veniva neutralizzato e disarmato. Quello era un processo un po' più familiare in effetti, anche se forse non doveva paragonare le sue risse a scuola con una lezione al Dojo. In ogni caso, non appena il pasticcere si fosse rialzato Rei avrebbe visto un sorriso sul suo volto per qualche secondo: volare a terra era stato molto divertente.
    Certo sensei. - Si sarebbe quindi rimesso a fare il finto accoltellatore ma diventando più che altro un manichino per farsi mostrare i passaggi. La parte sullo schivare il colpo fu piuttosto superflua per lui ma si chiese se avrebbe avuto la stessa decisione dell'insegnante nel provare a buttarla a terra. Finì di nuovo a terra in caso, questa volta la cosa lo prese un po' di sorpresa. Immaginava che tutto quel battere di palmi sul tatami nei film di arti marziali fosse vero. Si sarebbe rimesso in piedi un'ulteriore volta, questa volta prendendo lui il ruolo di aggredito. Consegnò l'arma a Rei e si mise in posizione concentrandosi un attimo. Aveva un po' di paura, doveva ammetterlo. Un po' che la sua strana visione di Rei che volava a velocità disumana si realizzasse ma soprattutto di incasinarsi e non riuscire a fare nulla. Gli sarebbe dispiaciuto deludere la sensei, doveva ammetterlo.
    Possiamo andare per me. - Avrebbe detto, iniziando l'esercizio. Avrebbe visto la sensei quindi avvicinarsi nel suo stesso identico modo e l'albino preparò le gambe. Levarsi dalla direzione dell'attacco fu abbastanza semplice, alla fine era ancora abbastanza snello ed agile. Sicuramente in maniera più meccanica e meno fluida dell'insegnante avrebbe afferrato il polso della ragazza e con quel movimento rotatorio avrebbe provato ad eseguire il ribaltamento, sforzandosi di far cadere l'insegnante a terra nello stesso modo in cui lui era caduto. La tecnica riuscì, seppur Ryo si trovò decisamente sbilanciato dopo la mossa. Non aveva compreso molto bene cosa significasse direzionare la forza dell'avversario e facendo qualche passo all'indietro completò l'esercizio con un po' di ritardo. Avrebbe atteso che la ragazza poi si rialzasse per riprovare e questa volta l'insegnante fu decisamente più seria nel suo approcciarsi. Stesso procedimento di prima ma questa volta il ribaltamento riuscì meglio, forse la velocità più seria aveva aiutato nell'esecuzione. Entrambe le volte avrebbe controllato se per una sua cattiva esecuzione l'insegnante si fosse fatta male ma immaginava fosse difficile sul tatami.
    Spero mi siano usciti bene...in realtà è abbastanza incredibile come si possa usare la forza dell'avversario sa? - Commentò dopo l'esercizio, anche per congratularsi un po' con la tecnica che gli stava insegnando. Nemmeno lui si aspettava una domanda personale ma rispose volentieri poco dopo.
    Ho una pasticceria ad Akihabara, ho aperto da poco. Gli affari vanno bene però. - Per educazione, anche perché non aveva nemmeno un bigliettino dietro, non si mise ad annunciare a gran nome l'attività ma fece un leggero sorriso contento. Al massimo avrebbe aggiunto qualche dettaglio se la ragazza lo avesse richiesto. E lei? Se posso...lavorate solo qui? Sembra abbiate molta esperienza. - Era anche lui abbastanza curioso se fosse un'impiegata fissa o se nel tempo libero facesse altro, in attesa che la lezione continuasse.
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    REI OKAZAKI
    Fortunatamente per Ryo, Rei non era in grado di muoversi a velocità disumana, e anche qualora ne fosse stata in grado non avrebbe certamente utilizzato quella capacità durante un allenamento con un civile. Ovviamente decise di prestarsi al gioco come il cliente vi si era prestato prima di lei, e a giudicare dall'espressione sul suo volto dopo essere stato sbattuto a terra un paio di volte sembrava anche divertirsi. Il pasticcere eseguì la mossa da lei mostrata tutto sommato con precisione, ma non senza qualche esitazione. Era normale, in ogni caso: c'era un motivo se buona parte degli allenamenti di arti marziali consisteva nel ripetere la stessa identica azione all'infinito finché non si aveva una totale padronanza di essa e del proprio corpo. La stessa Rei era tutt'altro che perfetta nelle sue esecuzioni, soprattutto considerando che la sua presenza al Dojo era dovuta più al Tirocinio che alla pratica delle arti marziali in sé. Alle volte le due cose si incrociavano, ma non si allenava certo quanto un buon atleta avrebbe dovuto fare. Era più che altro la disciplina la parte che la signorina Saotome e i suoi affiliati cercavano di trasmettere agli studenti.
    Dopo aver scaraventato Rei a terra, probabilmente Ryo sarebbe stato sorpreso dal vedere delle gocce di colore arancione schizzare dal volto della ragazza verso il suo, come se fossero uscite dal nulla. E in un certo senso era vero, ma in realtà quelle gocce di inchiostro erano uscite dalla testa della ragazza. La forte e improvvisa botta, per quanto attutita dal tatami, aveva rotto la sua concentrazione e annullato la trasformazione in Kami/Rei. Rei - quella normale - strabuzzò gli occhi con la schiena a terra, osservando il volto di Ryo. Le gocce si assorbirono nel giro di un secondo, probabilmente non lasciando neppure un residuo sulle mani del ragazzo se avesse provato a pulirsi. Forse, considerando che qualche minuto prima aveva scritto nell'aria grazie alla sua unicità, quella situazione non avrebbe creato troppo imbarazzo nel pasticcere... ma per lei sì.
    Ora, Rei e Kami/Rei non erano due persone distinte: non ci sarebbe stata alcuna scena imbarazzante dove Rei si ritrovava a terra senza capire come ci fosse finita. Era perfettamente conscia delle proprie azioni anche in quello stato, ma ora ne avrebbe sentito tutto l'imbarazzo per davvero. Arrossì leggermente, ma cercò di non farlo notare troppo e si rialzò in tutta fretta, battendo poi un paio di volte le mani sulle cosce come per pulirsi dalla caduta. Ovviamente non era sua intenzione cercare di tornare in quello stato di fronte al cliente, né poteva permettersi di scappare al bagno per riunirsi a Love. Questo significava quindi che sarebbe dovuta sopravvivere al resto della lezione come sé stessa.
    U-umh. - borbottò abbassando lo sguardo - S-siete stato m-molto b-bravo, p-per essere la vostra p-prima volta. - aggiunse quindi balbettando - C-come dicevo, l'aikido è b-basato sullo sfruttare la fo-forza altrui a pro-proprio vantaggio, sì. - proseguì. Non ci sarebbe voluto un genio per capire che qualcosa era cambiato nel suo modo di fare, ma chissà se il premuroso pasticcere avrebbe temuto di averle fatto sbattere la testa troppo forte. Era certamente un'ipotesi più plausibile di ciò che era accaduto realmente... anche se in un certo senso le due cose coincidevano davvero, per quanto ridicolo fosse.
    Ah, u-una pasticceria... co-come si chiama? - chiese cercando di alzare lo sguardo e di mostrare un sorriso, per come possibile. In realtà a Rei piacevano abbastanza i dolci e ci sarebbe andata volentieri, probabilmente cercando di scroccare uno sconto per quanto fosse l'ultima persona al mondo ad averne bisogno... sempre ammesso che quella lezione non finisse in un disastro, d'ora in poi.
    N-no, i-io... - balbettò quindi alla domanda sulla sua carriera o presunta tale. Nonostante tutto, per quanto fosse migliorata a fare conversazione, quando doveva parlare di sé si sentiva sempre in imbarazzo - I-in realtà so-sono una studentessa della UA... Svo-svolgo qui il mio tirocinio... - ridacchiò portando la mano destra ad una delle ciocche che cadevano lungo il volto, attorcigliandola tra le dita - O-oggi sto sos-sostituendo i colleghi impegnati per i pre-preparativi delle Olimpiadi. - aggiunse, per poi piombare in qualche secondo di silenzio imbarazzante, incapace di proseguire.
    U-umh. - borbottò, irrigidendosi di scatto e allontanandosi di qualche metro - Pro-provate ancora una vo-volta. La pra-pratica rende perfetti. - concluse, quasi sperasse che un'altra botta in testa le avrebbe permesso di rientrare nello stato di Kami/Rei, pur sapendo benissimo che le cose non funzionavano in quel modo. Oddio, ne era davvero sicura? Non è che ci capisse poi molto di cosa significasse tutta quella situazione, in fondo era semplicemente una supposizione per quanto supportata, almeno fino ad ora, dai fatti.
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    Nonostante fossimo d'accordo, perdonami l'estenuante attesa.
     
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    RYO TATSUKI
    A causa del mestiere che faceva, la sensazione di liquidi che gli arrivavano sul volto non era poi così straniera per Ryo. Nonostante facesse fatica ad ammetterlo il suo percorso per imparare a cucinare era stato ricco di incidenti che gli erano spesso quasi costati l'intera cucina. Il processo di mangiare solo cibi surgelati e precotti per passare a cucinare praticamente ogni sera era stato lungo e laborioso e, nonostante avesse dato i suoi risultati, si era bruciato e sporcato più volte di quante volesse ammettere. In pasticceria la storia non era diversa, nonostante fosse anni che lo facesse: quando si trattava di preparare creme varie poteva succedere che decidesse improvvisamente di "esplodere" come diceva lui, rendendo l'attività pericolosa e letale.
    Più che altro, a Ryo non era mai successo di vedere del liquido arancione uscire dalla testa di qualcuno e la sua prima reazione fu quella di spalancare gli occhi proprio come la sua insegnante. Si erano guardati come dei gatti per un paio di secondi, l'albino decisamente interdetto su cosa dire o fare. Il suo primo istinto fu quello di lasciare la ragazza andare naturalmente, permettendole di rimettersi in piedi. Nonostante Rei fosse la sua insegnante non era detto che anche un esperto non potesse cadere male una volta ogni tanto e che avesse...applicato così tanta forza da spremerle fuori l'inchiostro di prima? O perlomeno pensava fosse collegato alle scritte che gli aveva mostrato poco fa. Lei gli sembrava abbastanza gracile dopotutto ma nemmeno lui brillava di forza o tecnica, dubitava una sua presa potesse fare tutto quel danno ma che ne sapeva lui di come funzionassero?
    Tutto bene? Ho messo troppa forza? - Chiese preoccupato, portando la mano a stringere il colletto del proprio dogi. Muovendo la destra portò l'indice in una delle zone dove aveva sentito la goccia di inchiostro aderire sulla sua pelle, più precisamente sulla tempia dello stesso lato. Ma proprio come una goccia d'acqua che cade da un cielo nuvoloso poco prima della pioggia, sembrò semplicemente sparire e il polpastrello di Ryo rimase asciutto e pulito. Non era sicuro da cosa potesse ottenere da quella risposta ma quando la ragazza cambiò totalmente atteggiamento, il pasticcere provò un senso di colpa nel vederla così. Aveva per caso distrutto il suo spirito combattivo eseguendo quella presa che le aveva rotto la concentrazione? Nella sua mente c'era già l'ombra di una Okazaki-sensei che lo odiava per essere stato un bruto incapace di seguire le lezioni senza fare del male a qualcuno. Si mise a credere che quella specie di inchiostro fosse paragonabile ai pesi che si applicavano alle caviglie per aumentare la difficoltà di certi esercizi e che averla fatta fallire così facilmente fosse una grave onta per lei. L'eterea sensei era sparita lasciando spazio ad una ragazzina che arrossiva, quindi non era sicuro si trattasse solo di quello.
    Vi ringrazio. - Cercò anche lui di sorridere per il complimento, sperando di migliorare la situazione di cui si sentiva almeno parzialmente responsabile. Meglio ignorare gli inconvenienti causati dalle Unicità. Oh, si chiama Patisseryo. Non è troppo lontana da quella sala giochi famosa. - Iniziò, per poi fare un passo in più, sperando che in quel fragile momento non fosse solo un calcio dato al vaso che stava già traboccando. Se passa sarò felice di offrirle un croissant. - Propose con il sorriso più luminoso che poteva fare in quella situazione. Aveva scelto quei dolci perché di recente aveva notato che alle persone di malumore una cioccolata e un croissant facevano miracoli. O qualsiasi cosa che riguardasse il cioccolato, in fondo. Si chiedeva quanto sarebbe diverso in quel momento il mondo senza il cioccolato ed il caffè a schiarire gli umori.
    Quando la ragazza citò la Yuuei non poté fare a meno di lasciarsi scappare un sorrisetto. Il rapporto con quella scuola per lui era ben diverso rispetto a quello degli altri di ETERNIUM, forse risultando insensibile. Più che altro le uniche occasioni in cui ci era entrato erano o per iniettare strane sostanze in studenti indifesi oppure per evitare che esplodesse. In entrambi i casi, ultimamente pensava che forse era stato anche lui un po' responsabile della riforma della scuola di cui tanto avevano parlato i giornali. Se si escludeva il corpo docenti quasi totalmente deceduto ovviamente, ma era molto più rilassante ripensare ai suoi crimini sotto quella luce che analizzandoli profondamente.
    Oh! Complimenti allora, sicuramente non dev'essere facile né entrare lì né qui al Dojo. - Tralasciando la sua ignoranza su come funzionasse la scuola, sapeva che aveva recuperato parte dei fausti di un tempo rendendo più esclusiva l'ingresso, oltre che Raiden Mei non fosse di certo la prima Pro-Hero di passaggio. Sicuramente aveva visto qualcosa nella ragazza per farla rimanere lì, nonostante quel curioso problema di inchiostro. Quindi lavorate con Raiden Mei? Che tipo di superiore è? - Chiese disinteressato o con l'aria di qualcuno che voleva solo fare una conversazione non troppo seria per ravvivare un po' il clima. Sperava però che la Okazaki avesse informazioni, incuriosito dalla Pro-Hero come insegnante.
    In ogni caso, non ci teneva a fare imbarazzare Rei se non avesse avuto troppa voglia di parlare. Finita quella pausa la sensei decise che era il momento di riprendere la lezione con lo stesso esercizio di prima. Inizialmente Ryo si rimise in posizione come in precedenza ma un dubbio gli assalì il cervello non appena si trovò di fronte a Rei. Doveva metterci meno impegno? Dimostrarle che era ancora in grado di svolgere gli esercizi bene? No, certo che no, poi avrebbe dubitato la sua capacità di insegnare. Fece un respiro più lungo, avvicinandosi poi alla corvina. Ripetendo lo stesso movimento di prima riuscì a completare l'esercizio anche se Rei poteva avvertire che nel momento di ribaltarla, c'era sicuramente più esitazione. Era un istinto inconscio quello di trattenersi, non tanto perché fosse capace di farle male così ma perché aveva paura di un'altra imbarazzante esplosione di inchiostro. I movimenti più lenti erano notabili anche ad occhio nudo ma sicuramente lei avrebbe notato più errori nella sua tecnica.
    Ci sto prendendo la mano. - Commentò nonostante la performance, mentre si passava velocemente la mano sul dorso sudato. Per quanto l'esercizio fosse probabilmente una delle basi del aikido, non poteva dire di non risentire del suo corpo poco allenato nonostante la meditazione.
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    REI OKAZAKI
    Quella caduta l'aveva veramente fatta tornare con i piedi per terra. Era come se avesse cercato di copiare ad un esame finora ma fosse finalmente stata scoperta. Non c'erano più trucchi o inganni, solo la cara vecchia e solita Rei messa in una situazione di totale sconforto. Siamo sinceri, Ryo era un alunno veramente encomiabile e non aveva fatto nulla per metterla in imbarazzo. Sarebbe potuta andare molto peggio: molte persone andavano al Dojo per cercare di mettersi in mostra o credendosi esperti solo perché erano andati qualche volta in palestra. Il suo alunno non era così, anzi, sembrava decisamente introverso e forse persino tanto riservato quanto lei. Ciononostante, questo non la metteva molto a suo agio. C'erano troppe cose che la disturbavano in quella situazione: dall'idea di star tenendo una lezione pur non sentendosi minimamente in grado, a tutto il contatto fisico che era ovviamente necessario allo svolgimento delle attività, ultimo ma non ultimo il fatto che in fondo Ryo fosse un maschio e che si trovassero da soli in quella stanza.
    Nonostante la propria timidezza ed i propri timori, però, Rei sapeva di dover fare del suo meglio per mantenere alta la qualità della lezione. Quel tirocinio le aveva insegnato, tra le altre cose, che aveva delle responsabilità e che doveva fare del suo meglio per svolgere il suo lavoro al massimo delle sue potenzialità. Rei era spesso trattenuta e spaventata dal giudizio che le altre persone potevano avere di lei, dall'impressione che poteva fare agli altri, ma in quell'occasione doveva rendersi conto che il suo comportamento avrebbe impattato sul Dojo, non su di lei. Non poteva lasciare un cliente insoddisfatto, perché ne avrebbero risentito tutti. Come quella volta allo yukigassen, doveva abbandonare la sua solita linea di pensiero, smettere di pensare a sé stessa e invece lavorare per il bene della squadra.
    Tu-tutto bene. - aggiunse frettolosamente, presa in causa dall'allievo. Era evidente che il suo cambio di comportamento non fosse passato inosservato, per quanto lei non riuscisse in realtà a rendersi propriamente conto del cambiamento - Lo svo-svolgimento dell'esercizio... andava bene. - continuò a tentennare leggermente, ma cercò di fare del suo meglio per non balbettare. Non voleva che Ryo pensasse di aver effettivamente fatto qualcosa di sbagliato, come averle fatto mordere la lingua o qualcosa di simile. Era tutto una sua responsabilità.
    Ci... passerò volentieri... - sorrise sentendo parlare della pasticceria. Un discorso per svagarsi, almeno. Anche se si muoveva ancora in modo incerto tra le parole, allungando alcune sillabe e lasciando qualche pausa poco naturale tra una parola e l'altra, era se non altro riuscita a ridurre un po' la balbuzie.
    Rei onestamente non conosceva la pasticceria né la sala giochi di cui il ragazzo aveva parlato, non erano proprio posti che era solita frequentare, ma qualora si fosse trovata in zona avrebbe anche potuto pensare di farci un salto. Tutto sarebbe dipeso, in realtà, da come sarebbe riuscita a portare quella lezione alla sua conclusione. Magari sarebbe rimasta così imbarazzata che avrebbe preferito non rivedere mai più il ragazzo dopo quella singola occasione.
    Umh... - aggiustandosi le vesti in attesa della prossima offensiva, Rei si ritrovò a pensare sulla sua esperienza alla UA e al Tirocinio. Non aveva avuto molte occasioni di confronto con Raiden Mei ma ciò che aveva notato, pur nel suo disinteresse verso gli eroi, era che gli eroi di professione sembravano decisamente diversi, nel privato, da ciò che mostravano alle telecamere e al mondo.
    La signorina Saotome è... una brava insegnante. - borbottò. Non aveva molto altro da aggiungere, più che altro perché Rei non era molto brava a fare i complimenti alle persone. Probabilmente Ryo avrebbe trovato miglior pane per i propri denti con chiunque altro al Dojo, ma Rei non era davvero brava in quelle cose. Ciò detto, aveva sottolineato ciò che più l'aveva stupita: nonostante fosse uno dei dieci eroi migliori del Giappone, Saeko Saotome era sempre disponibile al dojo per insegnare le arti marziali anche a persone normali, persino a chi non possedeva un'unicità, come Benjamin Miller. Si vedeva che le arti marziali erano la sua vera passione, tanto che Rei si era chiesta spesso come mai avesse deciso di diventare un'eroina. Da quel punto di vista, le due erano veramente molto simili... anche se lei non aveva ancora preso una vera decisione sulla propria futura carriera.
    Ok... - sospirò, stringendo quindi il coltello in mano - Facciamo ancora qualche prova... - dopo aver sbattuto le palpebre un paio di volte, prese di nuovo la rincorsa per accoltellare per finta l'allievo.
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    RYO TATSUKI
    Sinceramente, non era molto sicuro che i tentativi di consolare ed incoraggiare la studentessa stessero funzionando. In un certo senso ce la stava mettendo tutta ma neanche Ryo non era chissà quale persona carismatica e probabilmente era facile notarlo. Era un po' imbarazzato nel doverlo fare e allo stesso tempo si chiedeva se dire qualcosa non peggiorasse solo la situazione. Alla fine spesso lasciare alla gente qualche momento per metabolizzare le proprie brutte figure era ben più utile che accertarsi se stessero bene. Però nel caso di Rei era stato abbastanza chiaro dal cambio repentino nel suo comportamento che fosse successo qualcosa e che ora era praticamente un'altra persona. Guardandola rispondere in quella maniera remissiva si chiese se quella di prima non fosse stata solo una farsa: non che fosse offeso od altro, poteva capire benissimo che una ragazza così giovane messa a gestire una lezione poteva essere portatrice di molti dubbi. Sperava solo che non fosse una cosa che facesse spesso, visto che i risultati non sembravano particolarmente positivi. In ogni caso, per quanto fosse ancora in dubbio su cosa fare, continuare a parlare sembrava migliorare leggermente la situazione.
    Ottimo! Allora la aspetto. - Avrebbe risposto amichevolmente quando Rei accettò il suo invito in pasticceria. Un sorriso era già qualcosa per lui e forse si era anche guadagnato una cliente, che non guastavano mai. Considerato il carattere che aveva dimostrato in quei minuti era più probabile che non sarebbe comparsa sulla soglia del Patisseryo ma non si sapeva mai nella vita. La ragazza non sembrò particolarmente accettare il suo complimento riguardo alla UA ed un po' si dispiacque per lei. Probabilmente in quel momento stava pensando ad altro ma lo aveva detto con sincerità che fosse difficile entrare nella scuola per eroi, tralasciando i suoi inside jokes.
    Però per fortuna non sembrò ignorare la sua domanda, ravvivando la conversazione almeno per il pasticcere. Onestamente era un'idea nuova per lui che la Saotome potesse essere una brava insegnante. Se l'era immaginata sempre come una fredda guerriera in grado di compiere qualsiasi impresa senza battere ciglio, non tanto il tipo di persona in grado di insegnare bene. Ma alla fine era proprietaria del dojo no? Sicuramente era un'insegnante rispettata...oppure anche Rei la temeva così tanto che quel fallimento le sarebbe costato il posto? Aveva condannato la ragazza ad essere licenziata dal suo tirocinio? Era possibile una cosa del genere? Probabilmente no, quindi doveva smetterla di avere queste strane fisse drammatiche in testa. L'idea di Ryo era quella che davano i principali media alla fine e leggermente anche quella delle voicelines del videogioco a cui giocava, quindi aveva ancora molto da imparare sull'eroina che ammirava.
    Non me lo aspettavo. Spero non vi metta troppa pressione, vi fanno già gestire le lezioni... - Avrebbe affermato, quasi per farle capire che poteva rilassarsi. Nel senso, sicuramente non l'avrebbe mangiata se avesse avuto qualche momento di debolezza. Preferiva che la ragazza si sentisse a suo agio piuttosto che nervosa tanto da fingere un carattere completamente diverso. In effetti doveva farle i complimenti per la recitazione se non altro, se si trattava di ciò. Quell'incidente con l'inchiostro gli faceva pensare che ci fosse altro dietro ma non poteva di certo cominciare a chiedere cose del genere.
    Okke. - Avrebbero ripreso così la lezione, tra un'accoltellata e l'altra. Era diventata un'azione piuttosto ripetitiva per il giovane ma nonostante ciò pensava che il discorso sulle arti marziali di Rei avesse senso. Alla fine cadere, ribaltare l'insegnante, sentire i muscoli contrarsi nel fare il movimento, sentire la forza di Rei contrapporsi e poi le vibrazioni sul pavimento era quasi ipnotico. Non era sicuro che alla fine di quella giornata avrebbe imparato a ribaltare la gente in situazioni di pericolo...ma non si accorse nemmeno del tempo che passava e si sentì quasi rilassato, concentrato com'era nel non sbagliare. Arrivata la fine della lezione, era decisamente stanco. Non era abituato a quei movimenti e gli era venuto il fiatone dopo una presa, nonostante fosse probabilmente l'esercizio più semplice. Nella sua mente non c'erano pensieri sul lavoro o su cosa avrebbe cucinato a casa quella sera, quella violenta meditazione aveva funzionato.
    Uff...la ringrazio, sensei. E' stato molto interessante... - Quando fu il momento di andare, avrebbe fatto un inchino abbastanza basso e il più composto possibile per lo stato fisico in cui si trovava, in rispetto dell'insegnante che l'aveva accompagnato per quel poco tempo assieme. Si era scordato di poco prima onestamente, visto che ora come ora voleva solo farsi una doccia. Rimesso con la schiena dritta, avrebbe rivolto un altro sorriso mentre metteva una mano sulla nuca. Toccò i suoi capelli orribilmente sudati ma cercò di non farlo notare. Stavo pensando di iscrivermi qui se trovo il tempo. Come ha detto lei ha fatto bene anche alla mia mente, uhm. - Era un po' imbarazzante parlare a una come lei di quanto funzionassero le arti marziali, ma sperava che ciò incoraggiasse anche la ragazza. Non era proprio sicuro di voler mettere nero su bianco la sua iscrizione ma c'era una minima possibilità che potesse accadere nuovamente.
    Arrivederci quindi. - Fece un altro inchino, più veloce, uscendo dalla stanza da solo o accompagnato da Rei con l'intenzione di andare verso lo spogliatoio. Dopo tutta quella fatica serviva chiaramente una dormita che probabilmente non gli sarebbe bastata comunque. Non voleva pensare al fatto che dovesse aprire il locale, almeno per qualche ora.
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    Fortunatamente quella lezione era finalmente giunta alla sua fine. Nonostante l'imbarazzo, era evidente che Rei aveva imparato veramente qualcosa durante quei mesi di tirocinio: pur balbettando era riuscita a tenere quell'allenamento dall'inizio alla fine e questo non era assolutamente da dare per scontato. Non lo sarebbe stato, in realtà, neppure per qualcuno di un po' più normale di lei, in fondo il percorso delle arti marziali era lungo e irto di difficoltà, certamente persone giovani come lei non tenevano lezioni spesso, anche se con novizi come il pasticcere.
    Se quindi una parte di lei era fiera di essere riuscita a portare a termine quel compito stressante, un'altra parte avrebbe davvero preferito rimanere nei panni di quella versione più concentrata e sicura di sé di Rei un po' più a lungo. Iniziava però a chiedersi se avesse senso farlo, se ne valesse la pena. Non significava, in fondo, utilizzare la propria unicità? E per quanto fosse dotata di una licenza, non era forse sbagliato farlo? La domanda era più complicata del previsto, anche perché era solita utilizzare la propria unicità liberamente sin dalla nascita, vuoi per dipingere o vuoi per scolpire. Ma mentre quelle erano attività che svolgeva nella sua cameretta e che non avevano influenza su nessuno, e quindi poteva sicuramente permettersi uno strappo alla regola, Kami/Rei impattava in una maniera decisamente più reale e concreta sia su sé stessa che sulle persone che la circondavano. Ma, soprattutto, per quanto si sentisse a proprio agio in quella forma, le sembrava in un certo senso di sminuire i propri progressi che aveva fatto da un anno a quella parte nel relazionarsi con gli altri. Senza dubbio l'unione con Love le rendeva tutto più facile, ma così facendo finiva per dare meno valore a tutto il suo impegno e tutti i suoi sforzi a fronte di quella che era, in fondo, pura chimica. In quel senso quella forma, quella versione di sé, non era in nulla diversa da una qualsiasi droga.
    U-umh. - al termine della lezione raccolse gli strumenti utilizzati per riporli dove li aveva presi all'inizio - Du-dubito ci rivedremo, il dojo è mo-molto grande... - rispose quindi all'idea del ragazzo di iscriversi alla palestra. Per quanto non lo dimostrasse, in realtà quelle parole la rendevano molto fiera, perché significava che la lezione gli era effettivamente piaciuta. Rei, soprattutto dopo il duro allenamento, faticava a capire se lo stesse dicendo solo per gentilezza o ne fosse davvero convinto.
    I-in ogni caso, magari passerò dalla vostra pasticceria... - aggiunse, ora con un po' più di convinzione. La lezione sembrava essere andata tutto sommato bene e non aveva fatto troppe brutte figure, quindi poteva permettersi di presentarsi alla pasticceria senza alcun tipo di vergogna. Chissà, magari avrebbe invitato Takeru, Naru o Kimama per una merenda un giorno. Il ragazzo sembrava del tutto intenzionato a congedarsi, mentre lei sarebbe rimasta probabilmente un po' più a lungo lì.
    Beh... - borbottò arrossendo leggermente - E'... umh... è stato un piacere... - sussurrò battendo il piede a terra - S-se la lezione vi è piaciuta, lasciate una buona recensione... buona giornata... - aggiunse quindi timidamente. L'idea di essere andata bene e di poterlo dire a Saeko, a Benji e agli altri era onestamente eccitante, anche se non se lo sarebbe mai aspettata. Non era solita gioire per quel tipo di cose, nonostante non fosse una novità per lei il sentirsi su di giri dopo aver fatto qualcosa bene.
    Una volta rimasta da sola nella stanza sarebbe crollata sul tatami sotto il peso della fatica e dell'imbarazzo. Alla fine era andato tutto bene, o quasi, ma quel tipo di situazione le prosciugava veramente le batterie. Sarebbe rimasta lì per qualche minuto e poi avrebbe messo a posto la stanza. Dopodiché si sarebbe diretta a casa: non aveva davvero più energie per allenarsi, le sembrava semplicemente di aver esaurito qualsiasi tipo di forza avesse in corpo in quella singola ora di lezione.
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    Hello,
    cute, niente di particolare da segnalare. Avete fatto sette post ciascuno quindi cinque exp bonus each.

    Ryo: +50exp +5exp + bonus livello 25exp
    Rei: +50exp +5exp + bonus livello 25exp

    E chiudo-
     
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14 replies since 12/6/2022, 17:01   248 views
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