In this world, nothing matters more than you.

SQ - Ryo Tatsuki

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Sugar-fueled machine

    Group
    Administrator
    Posts
    3,071

    Status
    Offline
    ❛❛Our minds will always race ahead our hearts remain behind❜❜❜
    La fotocamera inquadrò il tramonto che scendeva lungo i nuovi alberi di Ueno, portati lì a nascere sui cadaveri dei loro simili bruciati. L'erba corta del parco si vedeva appena nell'inquadratura, mentre quel ragazzo dalla pelle mulatta alzava un singolo braccio per prendere il cielo come meglio poteva, scattando la foto. La manica della maglia bianca tornò al suo posto solo quando si ritrovò soddisfatto e lo schermo del cellulare inquadrò per un paio di secondi la panchina in legno chiaro, specchiando per un attimo il viso di Ryo e successivamente la galleria. Cominciò a scorrere col dito le varie immagini di quella giornata: un suo selfie sorridente dove si vedeva il logo della maglia e i jeans scuri, le aiuole fiorite mentre camminava, un cane randagio dal pelo bianco, gli alberi più giovani che erano già in piena forma, il tramonto. L'aria si era fatta più fresca proprio in quei minuti dove il sole cominciava a scendere e nascondersi dietro i grattacieli e la pelle nuda delle braccia venne scossa da un brivido. Non gli dispiaceva sentire il vento sulla pelle in quei giorni di caldo ed anzi, unito all'aria profumata del parco era piacevole. Era un po' come la perfetta serata estiva, di quelle che avevano colori e sensazioni ormai irraggiungibili una volta raggiunta l'età adulta. Ma alla fine lui non veniva qui per perdersi nei ricordi giovanili o altro, semplicemente gli piaceva.
    Il martedì, quando teneva il locale chiuso, andava lì come abitudine. Nonostante l'incendio il parco sembrava essersi ripreso, tra tutti gli sforzi dei cittadini di Tokyo. Ryo ammirava la volontà delle persone di voler preservare la bellezza e la capacità di trasformare un territorio distrutto in qualcosa di bello. Era qualcosa che lui non avrebbe mai fatto per primo ma era grato a chiunque avesse risistemato il parco. Si metteva di solito su una di queste panchine e guardava le foto che aveva fatto e si riposava dopo una lunga passeggiata. Gli piaceva pubblicare quella routine sui social, nonostante non ricevesse praticamente attenzione. C'era la strana illusione in lui che un giorno una delle sue foto sarebbe stata notata da qualche personaggio famoso e dalla sua scintilla di attenzione sarebbe esploso un incendio di notifiche. Forse non era il migliore paragone da fare considerato ciò che era successo ma non era così credulone da pensare che le cose accadessero da sole, piovendo dal cielo. Avrebbe dovuto comprarsi una fotocamera professionale, trovare il momento giusto da fotografare ed un soggetto piacevole per il pubblico, capire come sistemare i tag e capire gli orari per postare migliori e non era mica garantito che facesse successo.
    « Troppa fatica. » - Si disse sbuffando. Non sapeva nemmeno perché gli piacesse pubblicare fotografie, non era per l'attenzione. Forse era perché a guardare quel tramonto e la natura provava sensazioni belle. E sperava che qualcuno lo capisse, che condividesse quelle emozioni. Era qualcosa a cui teneva. Voleva che gli altri lo capissero e che comprendessero perché guardare il sole gli piacesse così tanto. Si spalmò sulla panchina mentre la sua ombra si allungava verso il terreno come un alieno. Non c'era nessuno lì, perché da quel punto si poteva vedere praticamente solo i torreggianti palazzi che ricordavano a chiunque si trovasse lì che non era scappato dalla turbolenta e pericolosa Tokyo. Chi era su quella panchina veniva schiacciato e gli veniva ricordato che si trovava ancora lì e si sarebbe dovuto svegliare la mattina dopo a lavorare, sarebbe dovuto tornare a casa e litigare con la propria famiglia o magari si sarebbe dovuto mettere a girovagare senza meta dopo la chiusura del parco. Ma era un posto tranquillo, la cosa più importante per lui. Ryo non pensava di avere una visione negativa della vita e non andava lì per deprimersi. Era anzi uno dei suoi momenti più calmi, solo con sé stesso. Certo, un po' di tristezza ad andarsene ce l'aveva e a ragionare su quelle questioni fuori dalla sua portata. Ma tutto sommato si riteneva una persona felice rispetto alla media giapponese, con la possibilità di seguire il mestiere che voleva.
    Sapeva però che non sarebbe mai potuto arrivare fin lì da solo. Aveva già ringraziato innumerevoli volte tutti i suoi amici e li ringraziava ogni giorno nella sua mente per l'opportunità che gli avevano dato. Quella di poter vivere conoscendoli e di essere una persona normale, una a cui la gente fa affidamento. Era impensabile che Ryo Tatsuki fosse arrivato ad imparare un mestiere, ad aprire una pasticceria ed avere una casa con un contratto pulito. Ad avere hobby e una routine e poter dormire tranquillamente. Per questo provava per loro un affetto che non poteva descrivere, visto che non aveva idea di come farlo. Esternare le emozioni a parole era sempre stato per lui qualcosa di molto difficile ed era ancora più difficile capire gli altri. Non sapeva cosa Yami avesse visto in lui, cosa Evelynn, Daisuke e Yuya trovassero di così speciale nel voler restare al suo fianco. Cosa la signora Miko avesse visto in una persona che si trovava evidentemente al fondo del barile. Lui era semplicemente sé stesso e non riusciva a recitare di fronte a loro. Forse era proprio la sua sincerità, forse era diventato così bravo nel suo ruolo costruito che ormai non era più un personaggio ma coincideva ormai con lui. Aveva detto che non voleva andare al parco per deprimersi e ricordare quelle cose lo rendeva semplicemente felice ma anche un po' malinconico. Le emozioni erano complicate e forse non era possibile racchiuderle in una foto, forse per questo che le sue non riscuotevano così tanto successo. Alla fine stava solo ringraziando il cielo o chiunque altro per ciò che era riuscito ad ottenere grazie al suo impegno e ai suoi sacrifici. Forse doveva ringraziare sé stesso più che altro? Non era così materialista come persona, sapeva che oltre a ciò che aveva fatto con le proprie mani c'era voluta tanta fortuna. Magari c'era veramente un angelo custode che lo osservava e che lo aveva salvato dal dormire su un materasso ammuffito all'interno di un monolocale abusivo.
    « Dovrei portare un'offerta al tempio la prossima volta, heh. » - Ridacchiò e, anche se non era proprio simbolo di una persona totalmente sana di mente scherzare da solo, si sentiva soddisfatto e tranquillo da quella visita al parco. Si stiracchiò rumorosamente mentre era ancora fin troppo comodo sulla panchina, prima di portare i palmi sul legno freddo per alzarsi. Con un po' di forza si sollevò sbadigliando, prima di fare qualche placido passo verso l'uscita mentre guardava l'ora sul telefono. Aveva veramente sonno in quei giorni, sicuramente per il caldo. Magari avrebbe ordinato online un'altra ventolina dopo che la sua si era rotta ormai anni addietro, nonostante tutti i tentativi per aggiustarla. Ma alla fine andava bene buttare le cose vecchie, no?

    « Ryo? Sei veramente tu? » - Non riconobbe quella voce, anche perché non si aspettava ci fosse nessuno in quell'angolo del parco o a quell'ora. Si girò lentamente con aria più scocciata che stranita ma ciò che vide fu più vicino ad un fantasma che una persona. Spalancò gli occhi ma la sua espressione rimase neutrale, orribilmente neutrale e incapace di adattarsi alla situazione. Capelli bianchi ordinati, molto pallido in viso ma ben piazzato ed alto. I tratti maturi ed affilati che lo guardavano in maniera triste più per giudicarlo che per compatirlo. Perché proprio lui. Perché proprio lì, in quel momento. Quando sentiva di essere riuscito ad andare avanti. Ryo si voltò e rispetto all'uomo cominciò a camminare via di tutta fretta.
    « Ryo! Fermati! Non mi ricon-» - Il ragazzo con un paio di falcate lo raggiunse senza fatica, anche perché il mulatto non aveva la forza di correre in quel momento, mentre l'altro cercava di farlo fermare a parole.
    « So benissimo chi sei! Che vuoi Nile?»- L'albino lo interruppe a metà frase fermandosi di scatto e urlandogli contro. Nonostante fossero passati gli anni non si sarebbe mai dimenticato della faccia di suo fratello per quanto volesse farlo. Quegli occhi scuri che lo facevano sentire in colpa con un semplice sguardo, facendogli venire da vomitare. Gli sembrava sempre uguale, anche se si vedeva che ormai aveva passato i trenta dai capelli, dalla pelle e dalla postura. Gli sembrava anche leggermente più robusto. Suo fratello si fermò guardandolo storto, aggrottando le sopracciglia e scuotendo la testa. Doveva essere sicuramente deluso. Sapeva già cosa stava per partire. Quanto fosse stato egoista ad andarsene, quanto li aveva fatti preoccupare. Era tipico di suo fratello più grande avere piacere nell'elencare i suoi difetti e le sue mancanze.
    « Voglio solo parlare. Sai quanto ti ho cercato? Quanto Tev ti abbia cercato?» - Quelle parole lo stupirono molto. Si era già arrabbiato preventivamente contro Nile ed invece il fumo che gli stava per uscire dalle orecchie si spense, seppur non del tutto. L'idea che aveva del consanguineo non era di certo quella di un premuroso fratello che ti ascoltava per risolvere i tuoi problemi. Quando Ryo aveva lasciato casa sua Nile aveva paura di lui, così come il resto della famiglia, perché era una bomba ad orologeria pronta a scoppiare da un momento all'altro. Ora però era diverso: gli sembrava quasi che stesse guardando uno sconosciuto e non suo fratello minore. Il mulatto si fermò e sospirando fece un paio di pesanti passi verso di lui, continuando ad osservarlo come un gatto ferito osserva un potenziale salvatore.
    « Spara. Dimmi come mi hai trovato prima però. » - In realtà c'erano tantissime cose che voleva chiedergli ma non voleva che lo capisse, quindi sputò la seconda cosa che lo premeva di più. In fondo al suo cuore a Ryo mancava la sua famiglia, era una cosa naturale. Ma non riusciva a dimenticare come lo avessero trattato e come lo avessero escluso piuttosto che aiutarlo a risolvere i suoi problemi. Nile si avvicinò verso la panchina dove prima aveva guardato le foto, invitandolo a sedersi con lo sguardo. I suoi gesti erano rimasti gli stessi anche dopo anni. Il pasticcere sbuffò, prima di sedersi il più lontano possibile da lui.
    « Posti praticamente la stessa foto alla stessa ora da settimane. Mi è uscita per caso sul telefono e ho provato a scommettere che ti saresti trovato qui. Non hai neanche provato a nascondere il tuo nome...mi sembra che tu te la passi bene ora.» - Nile lo guardò come se gli stesse dicendo "anche un idiota ti avrebbe trovato", mentre Ryo alzava gli occhi al cielo. Ovviamente non aveva nascosto il suo nome. Non sapeva che la sua famiglia lo stesse ancora cercando. Anche se non andava bene, pensava che lui potesse dimenticare loro e che loro lo avessero dimenticato. « Ryo. Voglio chiederti scusa. Non voglio chiederti perché te ne sei andato. Però...perché non sei tornato? » - Chiese suo fratello maggiore con la tristezza nella voce, facendolo restare in silenzio. Con gli occhi verdi prima puntò lo sguardo alla panchina, poi verso di lui senza proferire parola. La sua espressione si accigliò mentre combatteva con la rabbia e la realizzazione della distanza che si era creata tra i due.
    « Non mi vuoi chiedere perché sono andato via perché lo sai già, vero? » - Partì con tono accusatorio istintivamente, come per prendere le proprie difese. Suo fratello rimase zitto, semplicemente volgendo lo sguardo altrove colpevole.
    « Ryo. Mi dispiace.» - Rispose subito il fratello.
    « Non ti preoccupare. Non è colpa tua o di nessuno. E' capitato.» - Iniziò, stringendo le mani tremanti l'una con l'altra. Odiava sentirsi in quel modo. Sentire che voleva dire qualcosa. Che le emozioni lo stavano per inghiottire. Voleva alzarsi e scappare via. Come quando era scappato di casa. O quando li aveva mandati da Teruko e non si era presentato. O quando i numeri del loro telefono erano rimasti lì sullo schermo senza essere chiamati. Ma quella volta, quella singola volta non voleva scappare via da loro.
    « Io...io non sapevo se avreste risposto. Avevo una paura terribile che avreste visto la chiamata e non mi avreste risposto. Che era vero che mi avevate dimenticato e vi foste liberati di un problema. Non penso sarei riuscito a sopravvivere se per voi fossi morto veramente.» - I suoi occhi si fecero lucidi ma si passò subito una mano per evitare di fare quella figura da bambino. Non doveva piangere perché non poteva più permettersi una cosa del genere. Già quello sfogo era troppo per lui.
    « Noi...mamma e papà non la davano a vedere ma stavano male. Si sentivano di aver fallito...che avrebbero potuto fare di più. » - Nile ritirò subito ciò che aveva detto, perché vide suo fratello minore sbiancare a quelle parole. « Scusa. Non volevo farti sentire in colpa. Stanno bene. Pensa, papà ha persino ricevuto una promozione da quanto si è immerso nel lavoro. » - Un sorriso apparve sul suo volto così come su quello di Ryo. Addirittura era diventato più diligente eh. Non che potesse biasimarlo, considerato che anche lui si era ossessionato rispetto a qualcosa per distrarsi dalla sua vita.
    « Ci manchi Ryo. Perché non torni da noi? Lo spazio c'è. Potresti stare più tranquillo lì. » - Ryo lo guardò malinconico, constatando che nonostante fosse il più grande non poteva sapere tutto né capirlo del tutto. Forse nel modo in cui aveva posto la frase e conoscendo le sue passate tendenze violente, aveva intuito qualcosa. Ma non era così semplice come essere scappato di casa ciò che aveva fatto negli anni precedenti.
    « Mi spiace, non posso tornare a casa. Ho un'altra vita ora. E non voglio darvi altri problemi. » - Era quasi freddo nelle sue parole, cosa che probabilmente suo fratello notò. Quest'ultimo provò a sorridere mentre cambiava il discorso.
    « Lo so. Ho visto il tuo profilo. Hai degli amici normali, vivi a Minato e hai persino un locale. Come si chiama? Patisserie - Si passò una mano tra i capelli bianchi mentre tentava di indovinare quel nome. Come il fratello minore, non se ne intendeva proprio di parole straniere.
    « Patisseryo. E' un gioco di parole in francese.» - Rispose, mentre nella sua mente i vari post che aveva fatto riapparivano mano a mano che Nile parlava. Certo che era facile risalire alla vita di una persona tramite i suoi social. Non sapeva se definire quelli di ETERNIUM normali ma era contento che a suo fratello piacesse la sua nuova vita.
    « E tu? Alla fine ti sei laureato? E Tev?» - Mise le mani in tasca, mentre chiedeva notizie su loro due. Era curioso di vedere quello che avevano combinato.
    « Sì, in biologia. Sto facendo altri corsi adesso. Mi piacerebbe lavorare alla 30MINDUSTRIES con un po' di fortuna.» - Puntava decisamente in alto, nonostante le ombre gettate sull'azienda poco tempo fa. « Tev ha preso quella borsa di studio per il baseball, alla fine. Probabilmente se ne andrà in America a finire di studiare.» - Sentendo ciò Ryo spalancò gli occhi. In America? Ora? E perché? Stava per riempirlo di domande ma d'altro canto lui era il primo che se ne era andato. Sorrise sinceramente, pensandolo in mezzo agli americani mentre non ci capiva niente.
    « Buon per lui. Alla fine aveva superato il fatto che Miyata l'avesse lasciato?» - Chiese scherzando, ricordandosi uno degli ultimi avvenimenti in casa sua. Suo fratello era stato scaricato dalla ragazza perché lo considerava noioso ed era diventato depresso per un paio di settimane. Nile si mise a ridere prima di rispondere, anticipando una conclusione divertente.
    « Sono tornati insieme due anni fa! Ma mi sa che si lasceranno se va all'estero.» - Non era decisamente il migliore dei risultati ma era felice che suo fratello stesse bene. Ora voleva proprio vederlo prima che se ne andasse. Ma, guardando il cielo che ormai si stava inscurendo, Ryo fece un'ulteriore domanda che lo gravava parecchio.
    « Mamma e papà? Abitate ancora a casa nostra?» - Chiese improvvisamente, facendo impensierire Nile. Parlò poco dopo, prima di guardarlo dritto negli occhi.
    « Stanno bene, te l'ho detto. E no, ci siamo trasferiti quando c'è stata quella storia del Culto. Sei stato tu a mandarci in quella clinica? La dottoressa lì si è rifiutata di parlare.» - Anche lui fece quella domanda a bruciapelo, facendo distogliere lo sguardo al ragazzo mulatto. Il problema di suo fratello più grande era che era fin troppo perspicace ed intelligente sotto quel punto di vista, nonostante fosse un idiota a livello emotivo. « Grazie. Il nostro appartamento è stato totalmente invaso dal fumo qualche ora dopo che ce ne siamo andati. » - Ryo sbuffò, prima di ammettere la verità di fronte a quell'innocente ringraziamento. Ma il suo cuore era al contempo più leggero ed estremamente spaventato dalla possibilità che sarebbero potuti finire in coma se lui non avesse agito.
    « Sì, sono stato io. Non ringraziare me, me l'ha consigliato un'amica. Ero semplicemente preoccupato saresti tornato come uno spettro a tormentarmi per l'eternità.» - Disse ironico, prima di tornare in silenzio dopo una breve risata.
    « Ryo, sul serio. Se c'è qualche problema possiamo risolverlo assieme. Siamo la tua famiglia. Qualunque cosa. » - Il ragazzo in questione lo guardò. Ryo era realista ma se proprio uno dei suoi fratelli fosse caduto dal cielo per ritrovarlo pensava che gli sarebbe venuto facile dirgli di no. Ma in quel momento non sapeva come separarsi di nuovo da loro e la risposta gli morì in gola. Voleva rivederli. Ma c'era troppo sulle sue spalle per semplicemente dimenticarlo e tornare a vivere una vita normale.
    E così gli raccontò tutto. Delle persone a cui aveva fatto male e che aveva ucciso per lavoro. Di come avesse incontrato un ex-mafioso dal cuore d'oro su un ring e come ora fossero amici. Su come dovesse la vita ad una svedese che lo aveva salvato così tante volte in tanti modi. Gli mostrò le cicatrici sulla schiena del fulmine di quel Vigilante e quella sull'addome lasciata dall'operazione della Serpe. Di come lo avessero rapito e minacciato in un bar. Gli disse di come fosse quasi morto cercando di disinnescare una bomba alla Yuuei. Di come una donna chiamata Miko avesse deciso di prenderlo sotto la sua ala quando lui non era nulla. Di come avesse conosciuto una demone che ce l'aveva coi poliziotti, un ragazzo diavolo e una Luna sfuggente. Di come avesse aperto un suo locale che ora aveva successo e che lo rendeva felice. Del tedesco e del veterinario che abitavano con lui. Dell'asta in cui vendevano esseri umani e statue composte da cadaveri. Raccontò tutto per molto tempo. E il parco era ormai completamente al buio, illuminato solo dai lampioni. Gli raccontò di quel viaggio, solitario ed in compagnia, di quel folle che aveva girato inizialmente senza una meta ed ora stava seguendo una strada pur avendo rischiato di cadere tante volte. Era molto da digerire e Nile gli credette solo quando gli mostrò quelle cicatrici. E l'uomo rimase in silenzio per pochi minuti che sembrarono eterni. Forse lo aveva spaventato troppo? Forse aveva cambiato idea?
    « Ryo... » Suo fratello iniziò a parlare e si buttò verso di lui. E lo abbracciò piano, come se fosse qualcosa di fragile. Ryo rimase immobile, non sapendo come reagire. « Hai passato tutte queste cose orribili senza dirlo a nessuno? Perché non mi hai chiamato? Sei un idiota. Sono felice tu sia vivo. » Le braccia di Ryo provarono ad abbracciarlo e si mise a stringere gli occhi come per reprimere le emozioni. Ma le lacrime forzarono la via per uscire e gli uscirono senza che potesse farci nulla. Era qualcosa di diverso rispetto all'affetto che si poteva provare nei confronti di un amico. Aveva sentito così tante storie di ragazzi che non parlavano più ai genitori o ai fratelli. E un po' si era rivisto in quelle storie. Ma lui non voleva finisse così. Singhiozzò sulla spalla del fratello per diversi minuti. Era proprio brutto quando piangeva, tra naso che gocciolava e gli occhi che facevano male. Ma Nile lo sopportò per quel poco tempo in cui si sentì per un attimo di nuovo protetto.
    « Oh, merda. Perché devo sempre mettermi a piangere per queste cose. » Ma Ryo non piangeva mai e si sentì liberato da quel momento così pietoso per la propria persona. Si asciugò le lacrime col braccio staccandosi e rimase a guardare di fronte a sé. Suo fratello non aveva pianto. La sua voce si era quasi spezzata quando poco prima lo aveva abbracciato ma era rimasto lì a consolarlo anche senza dire nulla. « Non posso più tornare a casa. E non voglio, ormai voglio andare avanti con ciò che ho creato. Ma voglio parlare con voi di nuovo. Provare a risolvere il passato.» Sapeva che le vecchie ferite erano ancora aperte e che non sarebbe stato facile come lo era per Nile. Ma allo stesso tempo voleva impegnarsi per ricominciare. Non poteva escluderli per sempre dalla sua vita.
    « Bene, iniziamo subito. Videochiamamoli. » - Tever prese il suo smartphone cominciando a pigiare il contatto di Tever.
    « Cosa? Da telefono? Ma...e se non volessero vedermi...» - Pensava che la loro riunione sarebbe stata qualcosa di più intenso e drammatico, con lui che entrava a casa e loro che lo guardavano a bocca aperta. Ma sapeva benissimo anche lui che non si sarebbe mai fatto convincere a presentarsi improvvisamente sull'uscio. Sentiva il telefono squillare.
    « Da qualche parte dovrai pure iniziare, no? » - Gli rispose il fratello sorridendogli. La telefonata iniziò e c'era la capigliatura corvina di Tever sempre più disordinata sullo schermo. Sembrava essere su un divano e aveva un'espressione leggermente scocciata.
    « Che c'è ora? Stavo per addorment-» Mentre il fratello di mezzo stava per lamentarsi, Nile girò l'inquadratura su Ryo facendolo ammutolire. Il cervello del ragazzo sembrò girare velocissimo per qualche secondo dentro il suo cranio, prima di prendere il telefono e posizionarlo fin troppo vicino alla sua faccia.
    « RYO?? STAI BENE? SEI VIVO?» - L'audio del telefono sembrò quasi corrompersi da quanto strillò forte al microfono. Era decisamente rimasto lo stesso di un tempo. Come suo solito non riusciva a rimanere fermo e cominciò a girare in casa mentre lo tempestava di domande.
    « Tev, ehm...sì sto bene, sono vivo e non mi hanno rubato gli organi. Sorpresa? » - Sorrise in maniera preoccupata mentre suo fratello impazziva dall'altra parte dello schermo. Era felice di averlo visto ma il suo cuore pesava sempre di più mentre, parlando, si muoveva in un'altra stanza ed in un'altra ancora. Sapeva dove stava andando. Da chi stava andando. E così apparvero, sullo schermo mentre stavano mangiando. Suo padre aveva una camicia bianca sgualcita addosso e i suoi capelli neri si stavano colorando sempre di più di grigio. Aveva persino gli occhiali, ora. Gli sembrava più magro di sempre. Sua madre invece era uguale a come era sempre stata. I capelli bianchi che Ryo aveva ereditato forse la aiutavano a rimanere giovane ma capì che non era una questione di età. Era il suo viso gentile. I modi che aveva mentre prendeva le bacchette in mano che le caddero appena lo vide. La loro espressione quando lo videro sullo schermo era talmente unica che si sarebbe meritata uno screenshot. Sembravano sorpresi, arrabbiati, preoccupati, sollevati allo stesso tempo. Forse avevano visto un fantasma che non volevano vedere più, forse avevano visto resuscitare loro figlio che credevano praticamente morto. Un sorriso apparve sul volto di Ryo mentre biascicavano il suo nome. Suo padre giustamente lo sgridò e l'aria delle sue urla probabilmente echeggiava fino ad Ueno. Sua madre si mise a piangere e il ragazzo rischiò di mettersi nuovamente pure lui a farlo. Ma rimase tranquillo di fronte a loro. Anche il primo genitore era felice fosse di fronte a lui, anche se lo stavano vedendo tramite telefono. Anche loro si misero a chiedergli dove diavolo fosse finito per anni. Cominciò a raccontare ai tre rimasti ignari di tutto cosa avesse fatto. Quando terminò, non sapeva bene come interpretare le loro espressioni. C'era perplessità, confusione e tante altre emozioni. Così prese le redini.
    « Vi voglio invitare nella mia pasticceria. Per tutto ciò che ho fatto, mi dispiace. Domani ci vedremo e vi racconterò tutto, okay? » Fu una delle ultime cose che disse, prima di staccare. Anche quella conversazione durò diversi minuti e non bastavano tutte le videochiamate del mondo per sostituire il fatto che doveva rimediare ai suoi errori e che loro dovevano rimediare ai loro. Ma quando si sarebbe alzato da quella panchina, quel giorno non sarebbe stato più solo. Si erano salutati come una famiglia, di nuovo dopo tanti anni.
    RYO
    Villain ● LV.6 ● 24 YO ✖ ┈ SCHEDAPortfolioCODE ©


    Spero che chiunque legga questa SQ mi perdoni per gli innumerevoli dialoghi e che probabilmente risulterà orribile da leggere, ammetto di non essere abituato a questa struttura :zizi:
     
    .
  2.  
    .
    Avatar

    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.

    Group
    Administrator
    Posts
    5,203
    Location
    Nasuverse.

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE
    L'ho già detto, ma
    IL REDEMPTION ARC DI RYO CHE BELLO????

    Ryo: +25 exp.

    Chiudo! ✨
    *sniff*
    contattiwww
     
    .
1 replies since 14/6/2022, 18:10   54 views
  Share  
.
Top
Top