Steamy waters and tongues far

Role || Kimama Evans (Lucious) & Naru Narusawa (Felio86)

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    Naru Narusawa | 17 Y/o| Livello 4| ART © | code ©

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    Qualcuno avrebbe potuto dire che, da quando aveva scoperto l'esistenza della UA Sentō, Naru Narusawa ci trascorreva troppe ore alla settimana.
    Il che era assolutamente vero. Era raro infatti che, finite le attività del pomeriggio, la ragazza non mancasse di trascorrerci almeno un'oretta nelle due-tre vasche che aveva eletto come proprio habitat naturale per smaltire lo stress e la fatica accumulate.
    E in genere questo era sufficiente per farla rientrare -all'ora di cena- ai dormitori sottoforma di un budino tremolante dai capelli rosa in grado di trascinarsi alla mensa, mangiare un boccone (o anche venti, dipendeva dal menù del giorno) rantolare fino alla propria camera e dormire come un sasso fino all'alba del giorno seguente.
    Ma non era ancora arrivato il momento, anzi... Quando la ragazzina saggiò timidamente la temperatura dell'acqua con la punta del piede non poté trattenere un sorriso di soddisfazione.
    Aveva atteso quel momento da quando -uscita dalla sala lettura con gli occhi a forma di kanji randomici- aveva ufficialmente dichiarato concluso lo studio della giornata.
    Studio che per dovere di cronaca bisogna ammettere che non era stato esageratamente proficuo.
    Non che Naru non si impegnasse, chiaro.
    Il problema era la materia.
    Giapponese, Storia, perfino alcune delle materie più astruse del suo anno tipo Soccorso erano alla sua portata.
    Difficile non raggiungere un livello adeguato o anche più se finite le lezioni ti tumulavi in aula studio e passavi ore e ore a ripassare e consolidare quello che avevi già studiato.
    Quella era la parte facile, per lei.
    Quando un nome diventava un colore, un colore un suono e un suono un sapore memorizzare date, nomi e titoli diventava straordinariamente facile.
    Le persone normali non avrebbero potuto capire, vedere il mondo come lo vedeva lei aveva anche qualche vantaggio.
    Il problema era un altro. L'Inglese.
    Per quanto ci provasse e riprovasse i risultati erano passati da catastrofici a... appena meglio che catastrofici.
    Un modo gentile per dire che per qualche oscuro motivo non era in grado di acquisire un minimo di pronuncia dei nomi occidentali neanche a pagare.
    E ci aveva passato ore sopra, con zero risultati o quasi.
    La professoressa Yoshimoto era brava, intendiamoci. Sapeva la sua materia ed era pure capace di insegnarla bene.
    Era lei che proprio non riusciva ad averne ragione. Al punto che le toccava inventare strani soprannomi per compensare l'incapacità di pronunciare anche soltanto un nome straniero più complicato di "Bob" (e anche in quel caso riusciva a storpiarlo).

    Con un profondo sospiro una rassegnatissima Naru Narusawa comodamente seduta immerse le gambe fino alle ginocchia nella vasca tiepida, puntellandosi con le mani al bordo vasca.
    Inutile starci troppo a pensare. La soluzione non si trovava certo lì, quel che poteva fare in quel luogo rigenerante era... Rigenerarsi appunto.
    E prepararsi alla giornata successiva. Come ogni giorno da almeno un anno a quella parte.
    Piangersi addosso non avrebbe risolto il problema.
    Godersi il tepore di quelle terme -al contrario- le avrebbe impedito di concentrarsi su quel problema.
    Aaaah~ ♥ Poteva esserci un luogo più magico di un bagno caldo dopo una giornata di fatica fisica e mentale?



    Lucious
     
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    Kimama Evans
    «Le falene non parlano l'ìinglese»



    Una notte da ricordare, o forse sarebbe stato più appropriato dire un giorno da ricordare? Il tempo era un dettaglio ma il fatto che avrebbe ricordato quello che avevano fatto per tutta la vita era una certezza, una della quale Kimama si sarebbe beata e alla quale aveva ogni intenzione di aggiungere molte altre simili esperienze. Eppure chi immaginava che qualcuno così minuto di statura potesse avere tutta quella energia, in parte si incolpava per tutte le spezie che aveva messo nella carne, o forse era solo dipeso dal fatto che entrambe stessero aspettando quel momento da molto e molto tempo, forse troppo tempo. Ed un'altra giornata alla UA era trascorsa in relativa serenità, gli esercizi di soccorso andavano sorprendentemente bene e le sue ali si stavano facendo sempre più forti con il passare delle settimana, così come le sue braccia, chiedendosi se ormai non fosse in grado di sollevare anche piccoli veicoli e portarli via in volo. Ma tra le attività fisiche full body degli ultimi due giorni anche una grossa e infaticabile falena cominciava a sentire quel torpore misto a quella sensazione di contrazione che nemmeno le più lunghe e espansive delle stiracchiate riuscivano a far passare. No, aveva bisogno di qualcosa che rilassasse ogni fibra del suo corpo e che desse silenzio a tutto quel caos che regnava attorno a lei durante le esercitazioni, amplificato cinque volte tanto dal fatto che una falena ci sente fin troppo bene.

    La prima volta che ne aveva sentito parlare si era quasi chiesta se non fosse solo una battuta, ma dovette presto ricredersi quando confermò con i suoi occhi che la UA aveva davvero un'intera struttura dedicata alla funzione di SPA, o Onsen come le definivano in GIappone. Ed erano di tutto rispetto, ce ne erano di piccole e di grandi, persino di profonde in previsione di persone con quirk spaziosi come i suoi. Tendenzialmente evitava di andarci quando c'erano troppe persone, in parte perché le piaceva la quiete e in parte perché sotto sotto ancora si vergognava di farsi vedere in asciugamani da tante persone diverse tutte assieme. Ma quel giorno era stata particolarmente fortunata perché era sicura che fosse l'unica presente quando ha raggiunto una delle vasche più grandi, ma soprattutto più profonde perché se c'era una cosa che le piaceva da morire era immergersi sino a lasciare fuori appena metà della testa, facendo salire il naso per inspirare altra aria e lasciandola scorrere fuori lenta mentre le bolle d'ossigeno viaggiavano sulla sua pelle e la solleticavano, facendola sorridere sotto il pelo dell'acqua con quella nebbia vaporosa che la faceva sentire quasi in un punto isolato e mistico al di la di ogni luogo o tempo del mondo. Un paio di volte le era capitato persino di appisolarsi, e quello doveva essere uno di quei giorni perché con il solo pigro rumore dell'acqua ad accompagnarla era ad un passo dal farsi un nuovo meritato pisolino nel caldo abbraccio delle acque termali. Questo almeno finché l'acqua non si increspa in modo eccessivo, mossa come se qualcuno o qualcosa vi fosse entrata in quel suo momento di disattenzione. Le grosse antenne di Kimama si afflosciano sempre quando dorme o quando è particolarmente rilassata, ma quando la nebbia vaporosa si dissipa per via degli spostamenti queste si sono già rizzate come un paio di corna demoniache, con quel mezzo viso pallido che svanisce nell'acqua e due grandi occhi neri come una notte senza luna che istintivamente fissano la figura appena giunta, il corpo immobile come se l'istinto le avesse detto di non farsi notare, cosa che non dura molto quando due bollicine d'aria escono dal suo naso e increspano l'acqua. Silenzio, neanche batte le palpebre, come qualcuno che si è appena svegliato da un lungo sonno e non è nemmeno sicuro di cosa fare.

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    Naru Narusawa | 17 Y/o| Livello 4| ART © | code ©

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    Aaah... Se quello non era il paradiso ci si avvicinava davvero tanto~
    Era sorprendente come tutti i problemi della vita si sciogliessero come neve al sole una volta immersi nell'acqua calda.
    Stiracchiandosi Naru si lasciò andare ad un breve momento di nostalgia riflettendo su quante cose fossero successe nel corso dell'ultimo anno.
    Era entrata alla Yuuei...
    ...aveva conosciuto un sacco di gente strana in gamba alla Yuuei...
    ...e poi che altro?

    In effetti la sua carriera da Hero doveva ancora cominciare. O -per dirla in altri termini- era arrivata a quel punto senza fare la benché minima attività vagamente utile alla sua carriera da Hero.

    «♫~»

    Oh beh... C'era tutto il tempo del mondo per salvare Tokyo e dintorni.
    E di sicuro la città non sarebbe piombata nel panico nel tempo in cui si trovava lì, giusto?

    Canticchiando una canzone a random da una delle sue innumerevoli playlist la ragazzina dai capelli rosa si lasciò trasportare dalla bellezza dell'ambiente che la circondava.
    Le bellissime decorazioni, eleganti e allo stesso tempo funzionali.
    Il pavimento, così lucito che Naru ci si sarebbe potuta specchiare.
    Le numerose piscine, di diversa tipologia e temperatura.
    Il leggero strato di vapore che si accumulava sopra molte di esse.
    La strana figura che -a poca distanza da lei-la stava fissando.

    ...wut?

    «...Fweh?»

    No, aspetta si era sbagliata. Probabilmente. Forse.
    Naru si strofinò entrambi gli occhi più volte.
    Era sicuramente dovuto alla stanchezza e allo stress della giornata, non c'erano dubbi a riguardo.
    Eggià, quando il cervello non riposava abbastanza finiva per dare segnali molto contraddittori.
    Riaprendo le palpebre la ragazzina constatò che no, quell'illusione era qualcosa di sufficientemente reale da rifiutarsi di sparire come ogni miraggio che si rispetti.
    Era una testa, o qualcosa che gli assomigliava molto.
    Viso pallido, occhi innaturalmente neri... E corna. Grosse, enormi e palesemente demoniache.
    Distante pochi metri, stava guardando proprio lei.
    Inspirò profondamente. Era una situazione imprevista a dir poco, e da brava Hero era suo dovere affrontare questa crisi con la calma e il raziocinio che si addiceva ad una futura Pro-Hero
    Viveva in una società multiforme, dove un Quirk poteva significare qualunque cosa.
    La scienza aveva tutte le risposte. Comportamenti irrazionali erano -appunto- irrazionali. Oltre che molto sciocchi.
    Fu esattamente per quello che, come ogni buon cliché che si rispetti, l'urlo di panico Naru riecheggiò tra le sale della UA Sentō con la delicatezza di una martellata nei timpani.

    «G-GYAAAAAH! U-UN U.M.A.1!!»

    Tra l'urlo, l'afferrare la bacinella per l'acqua a mezzo metro da dove si trovava e lanciarla con violenza non necessaria in direzione della non ben specificata creatura fu questione di un nanosecondo.
    Naru era una personcina pratica, e anche troppo spesso agiva prima di parlare... O di riflettere se quanto stava facendo fosse la cosa più logica o meno.
    Ma, col tempo e l'esperienza, stava migliorando.
    La consapevolezza -forse- era improbabile che una creatura non identificata facesse la sua comparsa proprio lì, alla Yuuei, arrivò rapida.
    Per allora, sfortunatamente, l'improvvisato proiettile era già stato scagliato.

    [...]


    In seiza, mani appoggiate sulle ginocchia a capo basso una Naru Narusawa incredibilmente contrita teneva la testa molto, molto abbassata.
    Era una situazione... complicata a dire poco: a questo giro l'aveva fatta grossa. Non si tiravano bacinelle addosso alle proprie compagne di classe. O compagni.
    Neanche se la persona in questione era Abaru-san dopo una battutaccia a sproposito derivata dal suo Quirk.

    «... »

    Con un mugolio appena percepibile la ragazzina inclinò il capo, forzandosi a fare quello che mai avrebbe pensato di dover fare nel suo angolo di pace e tranquillità alla Yuuei.
    Chiedere scusa.
    Ok, un po' era anche colpa della creatura nuova arrivata, non ci se ne esce come il Mostro della Laguna dall'acqua, tra nuvole di vapore minacciando l'incolumità di povere, innocenti (?) e indifese (???) fanciulle.
    Ma ahimè, a reagire per prima e in modo sproporzionato a questo giro era stata lei, e se ne doveva assumere la responsabilità.
    Sarebbe stato molto poco onorevole fare il contrario. E lei era una personcina a modo.
    Certo, quando non lanciava le prime cose che le capitavano a tiro verso una sconosciuta.

    «...gomen.»


    (1) - Unidentified Mysterious Animal

     
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    Kimama Evans
    «Le falene non parlano l'inglese»



    Non c'era malignità nel silenzio di Kimama, buona parte di esso dipendeva dal fatto che non solo la nebbiolina delle terme aveva impedito una visione chiara, ma in quello stato di quasi dormiveglia anche il cervello aveva bisogno di quei preziosi secondi per riprendere coscienza di ogni cosa che lo circondava. E quando finalmente mette a fuoco e realizza che qualcun'altro era entrato nella sua stessa piscina la destra superiore si trovava già vicina al pelo dell'acqua per sollevarsi in un saluto, un saluto che si interrompe quando la sfocatura e quello sgargiante colore rosa le fanno pensare ad una persona molto diversa. Le antenne tremano di sorpresa e delle bollicine escono appena sotto il naso, gli occhi sgranati mentre la testa si solleva con una certa rapidità e preoccupazione. Non era il tipo di persona dal seguire quel tipo di vita, e soprattutto questo non era certo periodo di nuove ammissioni. Eppure la somma di tutti i fattori le aveva davvero fatto credere che si trattasse di lei, per quanto si sbagliasse.
    "R-rena? Ma come sei e-..." Eppure tutta la confusione del mondo viene interrotta quando un grido annienta il pacifico silenzio di quel luogo di pace, seguito dalla sagoma legnosa di una bacinella che vola in direzzione di Kimama. "-...eeeEEEEEHHH!"

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    Vuoi l'acqua che inzuppa la pelliccia ed appesantisce il corpo, vuoi il torpore portato dal calore della stessa che rilassa i muscoli e annebbia la percezione, vuoi che tutto si aspettasse Kimama fuorchè qualcuno che le tira addosso una bacinella nel bel mezzo del suo meritato paio d'ore di rilassamento. Il grido che emerge dalla sua gola è talmente stridulo ed alieno che potrebbe quasi far male al solo ascoltarlo, ma viene tagliato bruscamente dal suono secco del legno che colpisce con forza qualcosa di altrettanto duro, per la precisione la fronte di Kimama. La reazione al dolore è rapida, lo scatto in piedi impetuoso così come le ali che si spiegano d'istinto all'inaspettato assalto, sollevando con esse un moderato muro d'acqua in direzione della fonte di tutto quel dolore mentre le grosse mani superiori abbracciano la testa di Kimama che stringe gli occhi nell'ecatombe acquatica generata dal suo brusco risveglio. E ci vuole qualche secondo prima che Kimama apra di nuovo gli occhi, ancora con una mano sulla testa mentre guarda di nuovo la figura dai capelli Rosa, questa volta in ginocchio e con il capo basso come a volersi scusare nella misura massima possibile. Certo, quelle bacinelle sono ben resistenti e ben fatte, e anche se non era certo uno stelo di fiore quel colpo improvviso aveva fatto davvero male. Ma ne ha avuti di peggiori, e ne avrebbe sicuramente avuti anche di ben più peggiori di quello, ma alla fin fine era stata solo una bastonata volante in testa e se si fosse fatta davvero male non sarebbe riuscita a rimanere in piedi con tanta facilità. E si avvicina preoccupata alla figura dai capelli rosa della quale non poteva ancora vedere il viso, soffermandosi invece sul suo corpo come se dovesse fare le dovute distinzioni prima di poter ammettere che quella davvero non era Rena. E si inginocchia davanti a lei, poggiando la mancina superiore sulla sua testa per carezzarla, sorridendole con tutta la sincerità del mondo.

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    "Non preoccuparti, non mi sono fatta nulla! Tu stai bene?"




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    Naru Narusawa | 17 Y/o| Livello 4| ART © | code ©

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    Lo strano U.M.A. emise un verso che non era di questo mondo.
    ...Peccato che l'istante prima avesse pronunciato una frase palesemente umana. Way to go Naru.
    Fortunatamente per lei la creatura strana figura umanoide sembrò non accusare più di tanto l'improvvisato proiettile e -dopo un primo momento di smarrimento- si avvicinò alla prostratissima ragazzina dai capelli rosa cercando di tranquillizzarla che no, probabilmente non avrebbe proceduto a denunciare l'accaduto.
    Sentendo una piacevole pressione sulla testa Naru accennò ad una pseudo-quasi-risposta.
    Aspetta, non era esattamente così che dovevano andare le cose!

    « Uh... Si, io sto ben-...»

    Alzando gli occhioni verdi la studentessa si trovò davanti un seno parecchio più grande del su un petto femminile. Un notevole petto femminile.
    Perché tutte le persone che incontrava finivano inevitabilmente per farle pesare il fatto che il suo sviluppo era ancora tutto da compiersi?
    Come mai alla Yuuei lo charme femminile sembrava parte del curriculum visto che fino a quel momento ogni singola studentessa tranne lei poteva vantare un rocky body da paura??
    Ancora una volta Naru Narusawa dovette rassegnarsi al fatto che la genetica sapeva essere molto, ma molto crudele.

    « ...Ah!»

    Senza gli N litri d'acqua ad appesantirne i capelli/peluria/qualunque fosse il modo di definire quei tratti, l'inesplicabile entità assunse contorni parecchio più definiti, e dove prima c'erano due occhi inquietanti in mezzo ad un groviglio di alghe o altro materiale meno noto adesso c'era un volto grossomodo umanoide. O addirittura umano se si escludevano la sclera degli occhi nera ed un paio di antenne di proporzioni importanti.
    Nonostante la società fosse parecchio più aperta e inclusiva rispetto a prima non c'erano troppi Mutant alla Yuuei, e anche tra questi ce n'erano davvero pochi che spiccavano come la figura che -con fare molto materno- le stava facendo pat-pat sulla testa.
    Era una ragazza che già conosceva, almeno di vista.
    E aveva tutti i motivi per ricordarsene, visto che le due trascorrevano nello stesso spazio dalle quattro alle sei ore al giorno, weekend esclusi.
    Eggià. Era una sua compagna di classe.

    « Evu-... Evanusu-... Kimama-san giusto? »

    Dopo un pietoso tentativo di pronunciare in maniera vagamente corretta il cognome della (ex) compagna di corso Naru ripiegò sul nome, dal suono assai più familiare e quindi per lei più pronunciabile del primo.
    Per quanto ci si sforzasse, lei e l'inglese continuavano ad essere su due pianeti completamente diversi.
    Difficilmente la distanza si sarebbe colmata di lì a breve, tante erano le cose in ballo in quel momento. Non ce lo vedeva il Villain di turno ad abbandonare i suoi propositi di vendetta su Tokyo solo per il bell'accento di Naru, ad esempio.
    Osservando con attenzione l'inesplicabile creatura la compagna di corso Naru sbatté un paio di volte gli occhioni, prima di introdursi nella maniera più educata possibile.
    Sorvolando sul fatto di essere entrambe in tenuta da terme (che era un modo gentile per dire coperte da un singolo telo... probabilmente).

    « Naru Narusawa, classe IB... Fino alla fine del mese per lo meno. Ci siamo viste ai corsi... credo.»

    Kimama-san non era quel tipo di persona che avrebbe potuto passare inosservata neanche volendo. Neanche alla Yuuei, dove la quantità di persone dotate di Quirk più o meno vistosi rasentava la totalità.
    Quando sei alta, straniera, hai le ali, antenne e più braccia del cittadino giapponese comune tendi a farti notare.
    A dire il vero Naru aveva il desiderio di conoscerla da parecchio tempo. Curiosità, stranamente.
    Non le dava quella sensazione di "Kawaii" o le sarebbe già saltata addosso per coccolarla a morte. Era... Strana. E affascinante. Probabilmente era per il mix di altezza e robustezza fisica: le davano una vibe da Amazonian Beauty o comunque di un qualche genere di bellezza esotica.

    « N-non mi aspettavo ci fosse qualcun alto... e ti ho visto emergere...»

    Ed ho creduto che fossi un Kappa, o un qualche strano Yokai venuto per traumatizzarmi.
    Fu decisamente un bene che questa considerazione non uscisse mai dalle labbra di Naru. Non conosceva abbastanza bene Kimama-san per essere sicura al cento per cento che quest'ultima non si offendesse, decidesse di denunciarla alla sicurezza del Campus... o peggio.
    ...Le falene non erano tra gli insetti che depositavano le uova nei corpi delle loro vittime vero? Vero???
    Perché alle lezioni di Biologia durante queste spiegazioni trovava sempre una scusa per non guardare e/o ascoltare la lezione?

    Congiungendo entrambe le mani davanti a sé a mò di preghiera la ragazzina dai capelli rosa abbassò ancora una volta il capo e con tono molto apologetico cercò con scarsi risultati di spiegare il perché il lanciare una bacinella era stata la prima, istintiva scelta.

    « Scusamiscusamiscusamiècchemmisonospaventata~!»


     
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    Kimama Evans
    «Le falene non parlano l'inglese»



    Si, ora che ci stava pensando aveva già visto quel viso in maniera abbastanza frequente, era sicura fosse una delle sue compagne di classe ma come spesso le accadeva aveva sempre qualche problema a ricordare i nomi. Lei invece si era ricordata subito il suo nome, anche se sembrava avere un minore problema di pronuncia con il suo cognome, un minuscolo dettaglio che ha fatto pensare a Kimama come dovesse essere davvero più semplice pronunciare il suo nome Inuit per buona parte delle persone che la incontravano. E forse aveva detto una piccola bugia nell'affermare che non si era fatta nulla, perché quel dolore pulsante sulla fronte lo stava sentendo eccome, semplicemente a forza di esercizi ed allenamenti aveva solo imparato a sopportarlo sino a renderlo poco più di un fastidio. Avrebbe preso botte molto più dure di quella, ne era certa. Fortunatamente prima che l'imbarazzo di non ricordare il nome di qualcuno che si vedeva con una simile frequenza potesse presentarsi fu proprio Naru stessa a presentarsi, con Kimama che annuisce un paio di volte prima di irrigidire le proprie antenne e farle vibrare con vigore, facendo cadere da esse buona parte dell'acqua che aveva sollevato, raccogliendo i lunghi capelli in una singola lunga treccia per stringerli e far grondare buona parte dell'acqua raccolta in essi. In tutto questo però non sembrava essersi accorta di non aver indossato l'asciugamano, non che servisse a molto fradicio come era.
    "No, no, non preoccuparti! Di solito non ci sono molte persone a quest'ora, in effetti ero sorpresa che qualcuno fosse entrato nella vasca ed ero troppo appisolata per accorgermene subito!" E si porta in piedi senza particolare fatica, solo la lentezza dettata dallo stato rilassato del suo corpo. "E si, credo che siamo nello stesso corso, solo che il più delle volte non incontro gli altri fuori dalle classi."

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    In effetti anche dopo essere uscita dal suo bozzolo non aveva poi davvero fatto la conoscenza di tante persone, persino le altre compagne con le quali era andata per bar o spiagge erano rimaste li, nelle memore dell'anno che è stato e probabilmente ben avanti rispetto a Kimama che per quanto volenterosa era sempre così lenta ad apprendere appieno le cose, o forse semplicemente troppo meticolosa ma tanto è che tutti sono capaci di imparare se ci impiegano troppo tempo. Naru Narusawa, era sicura fosse più piccola di lei non solo nella stazza ma anche nell'età, ed era certa di non sapere nulla del suo quik in virtù del fatto che non si erano nemmeno mai allenate assieme. Ma forse quella bacinella in fronte era solo un modo poco ortodosso che il destino aveva deciso di usare per metterle sul cammino una nuova anima, e chi era Kimama per rifiutare quello strano incontro? Si china appena per tendere il braccio destro superiore ed offrirle una mano, un sorriso sereno ed accogliente sul viso per rincuorarla e assicurarle che non era davvero successo nulla di così tremendo, conscia del fatto che un simile gesto nella cultura Giapponese avrebbe potuto causare una reazione molto più furente se fosse stato qualcun'altro ad essere colpito. E poi in parte si incolpava, standosene li sommersa tra le nebbie delle onsen doveva essere sembrata un'apparizione di un qualche strano spettro, anche se non le venivano in mente fantasmi di falene nel folklore nipponico.
    "Mi dispiace di averti spaventata, ma se rimani li a terra a quel modo finirai col sudare tutta l'acqua che hai in corpo!" E avesse accettato quel gesto d'aiuto per alzarsi si sarebbe diretta di nuovo nel caldo abbraccio dell'acqua termale, trovando un confortevole bordo su cui poggiarsi, distendendo completamente le ali che rimangono morbide e prendono quasi metà della circonferenza della vasca. "Oh, e puoi chiamarmi semplicemente Kimama se vuoi, di solito solo i professori si rivolgono a me usando il cognome."


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    Ah. A quanto pareva la compagna di corso era stata sorpresa da Naru in quello stato di piacevole torpore che le terme tendono a darti se ci rimani troppo non che a lei fosse mai capitato, giusto? e da questo punto di vista l'averla disturbata con la propria presenza poteva quasi essere considerato un bene!
    Addormentarsi in vasca era pericolosissimo per la salute (e per il trascurabile rischio di affogare accidentalmente). Difficilmente sarebbe rientrata nella categoria delle "buone azioni" ma almeno ci aveva provato!

    « Oh... Grazie ♫»

    Aww... che pensiero carino!
    Lasciandosi aiutare Naru si alzò in piedi. La ragazza-falena non aveva tutti i torti: la temperatura corporea in quell'ambiente era ovviamente più alta rispetto al solito e il contatto con il pavimento freddo poteva dare fastidio in effetti.
    E sarebbe stato un bel problema se il giorno dopo si fosse ritrovata senza voce, specialmente con tutti quei corsi teorici dove non potevi cavartela semplicemente facendo le cose giuste.

    « Solo Kimama? Fa un po' strano... ma ok!»

    Era davvero una sensazione inusuale. Non riferirsi ad una ragazza più grande con appellativi come -senpai, -san era difficile per Naru. Specialmente senza averle ancora trovato un nomignolo personale e affettuoso. Ma quelle cose richiedevano almeno un po' di tempo, ed ancora un po' le batteva forte il cuore per l'incontro (il suo)/scontro (di Kimama con la bacinella) di poco prima.
    Ad ogni modo era una richiesta legittima quella della ragazza-falena quindi avrebbe fatto bene a comportarsi di conseguenza. O per lo meno fino a quando non le sarebbe venuto in mente un soprannome adeguato.
    Tipo... Eh, quello poteva essere buono. Ci sarebbe stato modo e occasione di usarlo più avanti. Forse.

    « Wow... sono enormi!»

    Naru non aveva mai visto niente del genere. Nel senso, le era capitato di vedere dei possessori di Quirk Mutant impiegare la loro Unicità assumendo forme strane e anche meravigliose... Ma dovete ammettere che vedere una falena umanoide e pure dotata di un davanzale importante con un'apertura alare di quasi quattro metri non era cosa di tutti i giorni!
    Con aria assolutamente stupita si avvicinò alla compagna di studi, incerta su come approcciarla.
    Da una parte era chiaro che quest'ultima stesse cercando il ristoro dell'acqua, almeno a giudicare dalla decisione con cui aveva immerso nuovamente i piedi nella piscina d'acqua calda.
    Dall'altra andava anche considerata l'enorme e insopprimibile curiosità di Naru nel poter esplorare quelle ali evidentemente composte da una sostanza come non ne aveva mai vista.
    Poteva quasi percepire il profumo della loro morbidezza, toccare quella tonalità vibrante e unica che non aveva mai visto addosso a nessun altro essere vivente.
    Portandosi la punta del dito alla bocca e tono alla sono-stata-una-brava-bambina-me-lo-lasci-fare? rivolse all'altra studentessa Yuuei la classica domanda scomoda.
    La cosa che moriva dalla voglia di fare.

    « P-posso toccarle?»





     
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    Kimama Evans
    «Le falene non parlano l'inglese»



    Era una stranezza in effetti, di solito in Giappone chiamare qualcuno solo con il proprio nome aveva un significato considerevole, ma in quel frangente di sorpresa e torpore la nozione le era sfuggita di mente, portandola a rispondere come era solita fare in Canada. Fortunatamente proprio come Rena anche Naru sembrava appartenere a quella fetta di popolazione giapponese che non si legava troppo a quella ferrea etichetta per cui buona parte del mondo conosceva gli abitanti del sol levante. Però Kimama si rende anche conto che forse aveva mostrato quella gentile noncuranza sull'etichetta proprio perché si sentiva in colpa per quello che aveva fatto, anche se alla fine le aveva assicurato che non fosse qualcosa di grave, anzi le sarebbe servito da lezione per essersi assopita in un luogo che considerava sicuro. Nella peggiore delle ipotesi un giorno un gruppo di Villains particolarmente agguerriti avrebbe anche potuto decidere di attaccare la UA stessa, e se questo fosse avvenuto quelle SPA avrebbero finito col diventare la sua tomba! Ma quello non sarebbe stato di certo il giorno di una simile malefatta, e con l'acqua che lentamente riscaldava il suo corpo che andava pian piano immergendosi Kimama lascia un sospiro di sollievo, facendo tremare le folte antenne come una sorta di riflesso condizionato a quel piacevole rilassamento.
    "Ah-... scusami, ero solo un po' sorpresa da tutto! Non devi chiamarmi solo per nome se la cosa ti da fastidio, soprattutto visto quello che significa!" Esclama Kimama, annuendo, lasciandosi sprofondare poco a poco di più nella vasca. "Uh?"

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    L'esclamazione successiva di Naru da molto da pensare a Kimama, principalmente su Naru stessa. Dopo le esperienze che aveva avuto era lungi dall'essere imbarazzata da una simile richiesta, ma era di certo sorpresa che una sua compagna di classe fosse disposta a saltare un dignitoso numero di preliminari per andare a chiedere direttamente una cosa del genere! Kimama porta la mano superiore destra al viso, prendendo il proprio mento tra l'indice ed il pollice, stringendo lo sguardo verso un punto ignoto della sala mentre sembra soppesare con incredibile dedizione quella richiesta. Da una parte non era particolarmente restia a quel genere di contatto, almeno non più come lo era prima, ma era giusto permettere che accadesse con una simile semplicità? Dall'altra era davvero difficile trovare persone con personalità così espansive e dirette in Giappone, e poi Naru le dava comunque un senso di positività e di buon cuore, quindi era davvero strano che le avesse fatto una richiesta così sfrontata. Kimama spende quasi mezzo minuto in quello stato di profondo pensiero, confrontando e soppesando quello che sapeva come un detective che mette a confronto molteplici prove per decidere la colpevolezza o l'innocenza di un sospettato. Alla fine però annuisce a se stessa, guardando verso Naru per esprimere la sua decisione.
    "Va bene, puoi toccarle... ma una volta sola!" E senza battere ciglio fa emergere la parte superiore del busto dall'acqua, presentandosi più vicina a Naru con un'espressione serena, pacifica. "Ma dopo questa volta dovremmo imparare a conoscerci meglio, sei molto espansiva ma questo genere di cose richiedono anche l'intimità generata da un certo periodo di rapporti interpersonali!"


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    Naru Narusawa | 17 Y/o| Livello 4| ART © | code ©

    Narrato ● « Parlato »


    Già. La giornata stava prendendo una piega decisamente inaspettata. Quando durante il pomeriggio si era trovata caricata di una montagna di esercizi di recupero (cortesia di Yoshimoto sensei) difficilmente avrebbe pensato di doversi cimentare a bordo vasca nel complesso rituale altresì detto "Per l'amor del cielo Naru evita di fare casini con una studentessa straniera!" e che richiedeva discrete dosi di empatia e diplomazia. Qualità, queste, in cui Naru riusciva bene per un buon 50%.
    Sulla diplomazia era un po' carente, purtroppo.

    « Aww... Sei molto gentile »

    Muovendosi con cautela sul pavimento liscio delle terme la piccola Hero sfoderò il sorriso più soddisfatto all'apprendere che avrebbe potuto avvicinarsi abbastanza da toccarle le ali... Una e una sola volta. Quello, e che la ragazza-falena non era troppo formale per quanto riguardava l'uso degli onorifici.
    Era un problema parlare con gli studenti stranieri alla Yuuei, alcuni volevano un livello di confidenza esagerato, altri si sentivano a disagio se non si rivolgeva a loro con la stessa familiarità con cui di solito si rivolgeva ai suoi genitori, al fratello o ad altre persone ugualmente vicine.
    Insomma era un casino. Fortunatamente Kimama non pareva essere tanto estremista a riguardo.

    « Ah, Perdonami non lo sapevo! Non pensavo fossero così delicat-...»

    Vedendo la reazione ed ascoltando le spiegazioni della ragazza-falena Naru si rese conto di aver commesso una sciocchezza a chiederle di poter toccare quelle magnifiche ali. Come aveva fatto a non pensarci prima? Si trattava di una parte del corpo fondamentale ed incredibilmente delicata, era chiaro che la ragazza non le faceva certo toccare alla prima venuta! A giudicare da quanto le aveva appena detto era necessario un certo livello di... confidenza, giusto?
    Boh, probabilmente doveva avere a che fare con la sicurezza del fatto che l'altra persona fosse sufficientemente leggera o consapevole nel...
    In quel momento la ragazza-falena emerse per una buona metà dall'acqua.
    Senza l'asciugamano.
    E ben più vicina della salutare distanza di sicurezza tra due esseri umani.

    « KYAAAAAH~!!»

    Con riflessi degni della Hero quale era la ragazzina dai capelli rosa fece un balzo di almeno un paio di metri coprendosi gli occhi avvolgendo il proprio braccio attorno alla testa.
    Il tutto mentre l'altro si stendeva verso la piscina con un chiaro messaggio della mano, traducibile grossolanamente come uno "SUTOPPU-PURISU" Stop please per chi fosse curioso all'indirizzo di Kimama.
    Rossa in volto e completamente nel pallone Naru cercò disperatamente le parole per cercare di dare un senso a quell'inaspettata evoluzione della scena.
    Spoiler alert, non le troverà.

    « K-K-K-K-Kimama-saaaaan! Siamo entrambe ragazze, d'accordo...»

    Buttando uno sguardo di lato la studentessa non ancora maggiorenne è bene ricordarlo cercò disperatamente ai bordi estremi del proprio campo visivo il telo abbandonato da Kimama per avere qualcosa di adeguato per coprirla.
    Accidenti, avrebbe dovuto capirlo dal cognome! Kimama-san era palesemente europea! Come faceva altrimenti a spiegarsi quella totale mancanza di vergogna nel mostrarsi completamente nuda davanti ad una ragazzina che neanche conosceva?
    Quella sicurezza di sé e nel proprio corpo, il fregarsene altamente dello spazio interpersonale ed era lei a dirlo! , quel cognome impronunciabile erano tutte prove a sostegno della sua tesi!
    Cavolo, queste cose richiedevano per lo meno che le due persone si conoscessero meglio di così. Un comportamento ai limiti della società civile giapponese se lo poteva aspettare da Abaru-san (ma lui non era europeo, era una strana specie di principe uscito da una fiaba commedia e non faceva troppo testo) lì alla Yuuei, non si sarebbe mai aspettata di trovare qualcuno così... così... disinibita, ecco!

    « ...ma dovresti avere un pizzico in più pudore!»



     
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    Kimama Evans
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    Kimama sobbalza appena all'improvviso gridolino di Naru, osservandola con occhi sgranati mentre salta indietro come un gatto e si copre gli occhi. E quella forte sorpresa che le aveva fatto rizzare la peluria del collo si tramuta rapidamente in una profonda confusione, il capo che con un gesto lento va ad inclinarsi verso sinistra seguito di pari passo dalle grosse antenne che sembrano ad un passo dal prendere entrambe la forma di un punto interrogativo. Questo problema purtroppo scaturisce da una concezione errata che Kimama aveva delle SPA, una concezione nella quale muoversi al loro interno senza nulla indosso era semplicemente una norma. Era sicurissima che anche per le onsen, le loro equivalenti nella terra del sol levante, il concetto fosse identico se non addirittura mandatorio in buona parte delle stesse. Forse la UA aveva un regolamento a parte e, semplicemente, le era sfuggito? Anche se fosse era statua proprio Naru a chiederle se poteva toccarle, quindi quella sua reazione davvero non trovava un nesso nella mente di Kimama. E così come aveva fatto prima porta l'indice sotto al mento e comincia a riflettere, a cercare una logica in quel comportamento così insolito dal suggerirne la completa assenza. Stringe gli occhi mentre scivola lentamente nell'abbraccio caldo dell'acqua, guardando e non guardando Naru al contempo.
    "Hmm..." I pensieri si allineano e mescolano nella memoria di Kimama, in fondo il suo addestramento di Hero prevedeva anche di comprendere le azioni illogiche di persone spaventate, persone che dovevano essere salvate. "... mmmmh?"

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    Doveva esserci stato un qualche tipo di fraintendimento, era l'unica spiegazione logica, c'era qualcosa di fondamentale che doveva esserle sfuggito. Ed il pensiero ripetuto la porta a considerare l'idea che forse non avesse capito appieno quale parte volesse toccare, altrimenti non sarebbe saltata via proprio alla vista del suo obbiettivo. Le aveva detto che erano enormi, e la seconda cosa davvero grande che Kimama aveva su di se e a cui poteva pensare erano le sue antenne. Grosse, morbide, che danzavano nel vento e le dicevano sempre di tutto ciò che la circondasse. Ed aveva perfettamente senso che qualcuno curioso come Naru volesse toccarle, in fondo i Mutant sono così tanti e diversi gli uni dagli altri che trovarne proprio uno come lei doveva suscitare un certo interesse, se ne rendeva sempre più conto notando gli sguardi che le passavano addosso tanto all'accademia quanto fuori da essa. E non si scompone per nulla alle esultazioni di Naru, anzi mantiene quella sua calma serafica mista alla serenità gentile di una bambina e sorride a Naru, guardandola ma senza riemergere dalla piscina.
    "Ah, scusami! Pensavo ti riferissi ai miei seni! Oh, puoi toccarle senza problemi." E fa muovere le antenne con piccole vibrazioni, mettendole in bella vista e al contempo cercando di scacciare ulteriori malintesi. "Però non stringere! Sono molto sensibili alla pressione e ai rumori forti."


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    Naru Narusawa | 17 Y/o| Livello 4| ART © | code ©

    Narrato ● « Parlato »


    Kimama-san fissò Naru con aria interrogativa. Naru fissò Kimama-san con aria interrogativa. Fosse stata la scena di un manga, il lettore avrebbe potuto quasi vedere i grossi "..." sospesi sopra le due ragazze.
    La cosa avrebbe potuto essere molto comica no aspetta, lo era ma al momento la ragazzina dai capelli rosa era più che altro perplessa.
    Very muy perplessa.
    Avrebbe potuto capire la propria esitazione. Avrebbe persino potuto capire l'esitazione di Kimama-san.
    Ma per quale motivo erano entrambe molto confuse sullo sviluppo di quella situazione? Lei voleva toccarle le ali, lei era emersa dall'acqua completamente nuda.
    Quasi le avesse letto nel pensiero la ragazza-falena si reimmerse nella piscina.
    Quindi con un tono calmo e in controllo di cui Naru le invidiò molto risolse l'enigma.
    E per la sorpresa la ragazzina finì nuovamente con il fondoschiena a terra.

    « Fweeeeh? (O.O) »

    L'istante successivo una Naru in versione esserino tremolante e imbarazzato si era alzata di scatto allungando in avanti entrambe le braccia in quella che si poteva considerare la dimostrazione più sincera di scuse da quando la ragazzina dai capelli rosa aveva accidentalmente più o meno scatenato la furia del suo Narusawa Magical ★ Nutcracker sui gioielli di famiglia di uno dei suoi compagni di corso. Ripetutamente.
    Che poi si sarebbe anche potuto discutere del fatto che quest'ultimo l'aveva spaventata e lei -giovane e innocente fanciulla- aveva reagito d'istinto.
    O quasi.

    « N-n-n-n-n-non mi permetterei mai, Kimama-san! »

    Poteva essere incredibilmente appiccicosa, poco rispettosa dello spazio personale, parlava troppo e troppo a sproposito erano un sacco di difetti quelli... Ma aveva dei principi, e se c'era un limite che non aveva intenzione di superare era quello dell'atto osceno. Era una brava ragazza, ed aveva tutta l'intenzione di continuare ad esserlo in futuro!
    Rialzandosi in piedi e riaggiustandosi l'asciugamano Naru si schiarì la gola con un colpetto di tosse prima di mettersi a sedere a bordo vasca. Di nuovo.
    Ecco... Con le gambe immerse nell'acqua calda fino alle ginocchia ragionare era diventato molto più semplice per lei.

    « Uh... grazie? »

    Kimama-san aveva deciso di essere incredibilmente paziente nei confronti di Naru.
    E questo era un bene.
    Aveva deciso di permetterle di toccare... le sue grosse antenne.
    Decisamente non era la risposta che si aspettava. Ma a giudicare dal tono di voce e dalla scelta delle sue parole doveva trattarsi di una concessione non da poco, e chi era la ragazzina per passare un occasione del genere?
    Non erano all'altezza delle ali, ma comunque quelle antenne sembravano ragionevolmente morbidose...

    « E'unpo'unasconfittamavabbépazienza... »

    Praticamente inascoltabile, il commento a cui Naru si lasciò andare non avrebbe potuto essere più rassegnato di così. Inutile complicare ulteriormente la situazione, era molto più semplice accettare quel... chiamiamolo premio di consolazione e saggiare quelle strane protuberanze che avevano tutta l'aria di essere delle antenne.
    Era un po' come se -davanti ad una stoffa pregiatissima- la commessa di un negozio l'avesse invitata a toccarle le orecchie.
    Ora, non che ci fosse chissà quale problema con quello, ma dopo essere passata da una che voleva toccarle direttamente i seni Naru non ci faceva poi poi questa gran bella figura.

    « Oh. Capisco. »

    Oh. Ci aveva azzeccato. Quelle antenne avevano tutta l'aria di essere uno strumento per percepire l'ambiente circostante niente male! Ecco, magari averle così sensibili come Kimama-san le aveva appena rivelato poteva essere sconveniente.
    Nel senso... Se si fossero trovate dalla parte opposta di una qualunque esercitazione come avrebbe reagito ad una Flash-bang? L'ultima volta che Naru si era trovata a dover dipendere interamente dalle vibrazioni sonore, un urlo a distanza ravvicinata l'aveva stesa per quasi venti minuti.
    Da allora era stata particolarmente attenta a non focalizzarsi su uno solo dei cinque sensi.
    Il rischio di sovraccarico dovuto all'ipersensibilità era in agguato. E non ci sarebbe ricaduta, se poteva evitarselo.

    « Ehm... Kimama-san, ti capita spesso di venire a questa SPA? Ci vediamo ai corsi di solito... Ma è la prima volta che ci incontriamo, qui. »


     
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    Kimama Evans
    «Le falene non parlano l'inglese»



    Le antenne, uno degli organi sensoriali più sviluppati ed utili di Kimama che stavano appena al di sopra della sua soffice peluria. Perchè si, è proprio con quella soffice peluria dall'aspetto così confortevole che le falene sono in grado di percepire anche le sottili vibrazioni degli ultrasuoni quando sono in volo, riuscendo persino ad intercettare i sonar usati dai pipistrelli per poi immobilizzarsi e sfuggire alle loro avide grinfie. Kimama di Mutant pipistrello non ne aveva mai conosciuti, ma era sicura che sarebbe stato un incontro interessante! Ma le antenne, morbide e vaporose antenne che sotto il tocco di Naru tremano appena a sottolineare la loro grande sensibilità, un lieve sorriso affiora sulle labbra di Kimama ad indicare che il semplice toccarle causava una sensazione non dissimile dal solletico nella giovane mutant falena. Però rimane sorprendentemente ferma, perchè le piaceva quando le persone si interessavano alla sua unicità, anche se probabilmente lo stesso non poteva dirsi per molti altri mutant che spesso si trovavano a nascondere e vergognarsi di quello che la natura gli aveva donato. Una recente scoperta ha portato la sua attenzione che la parola giapponese per Mutant è molto vicina a quella di depravazione, sottolineando quanto sin dal principio le persone come lei fossero state viste in modo tristemente critico da buona parte delle persone. Ma questo era prima degli Hero, e con cinque decenni passati dal tempo in cui era stato coniato il termine erano cambiate molte cose, e molte ancora dovevano ancora cambiare in meglio.
    "Sconfitta?" Inutile a dirsi sussurrare o biascicare parole nelle vicinanze di Kimama non era diverso dal dirle ad alta voce, anche se parzialmente sommersa il disappunto di Naru raggiunge i suoi sensi."Oh, deve essere l'umidità, da asciutte sono molto più morbide!"

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    Ed a quella SPA ci andava con una certa frequenza, ma appunto sempre in orari non particolarmente popolari e spesso cercando una vasca lontana dalle altre per poter chiudere gli occhi e lasciarsi cullare dal calore e dalla fermezza dell'acqua. Non fosse stato per il caso stesso Kimama e Naru avrebbero potuto non incontrarsi mai davvero, due compagne di corso che si conoscevano solo di vista, separate dall'anonimato del vapore e del pacifico silenzio delle onsen. Però ora che ci pensava tutte le compagne di classe e non con cui si era incontrata sino a quel momento avevano capelli azzurri o rosa, poteva trattarsi di una coincidenza ma se quello che dicono sui quirk Mutant di tipo animale erano veri allora era possibile che Kimama fosse attirata da quei colori sgargianti proprio perché quella piccola falena che ha nella mente pensa sempre ai fiori più coloriti e freschi. Oppure erano davvero coincidenze e Kimama stava facendo troppi pensieri, ma in fondo era quel pensare di continuo che la rendeva così brava nelle simulazioni di soccorso. Lentamente Kimama distende di nuovo le ali come aveva fatto in precedenza, che all'occhio nudo davano l'impressione di essere fatte della stessa morbidezza di grossi petali, l'apertura alare enorme per permettere a queste di sollevare il pesante corpo mutant a cui la natura le aveva attaccate. Ed i grandi occhi neri guardano Naru con maggiore attenzione, così grandi e lucidi che la stessa si sarebbe potuta riflettere in essi se vi si fosse soffermata, la fissavano come se solo adesso Kimama avesse cominciato a fare davvero attenzione alle piccolezze che poteva osservare sul suo viso.
    "Molto spesso, ma di solito vengo in queste ore quando non ci sono troppe persone, anche se mi sono aituata al caos della UA e della città mi piace avere dei momenti di silenzio tutti per me." Ammette Kimama senza cessare mai quel sorriso, ma si volta per allungare la mano verso un contenitore, per la precisione uno di quei termos a scatola come quelli che solitamente si portano in spiaggia, ma più piccolo e dal quale tira fuori una bottiglia fresca di latte. La stappa, e beve un ricco sorso, ed è sul punto di rimetterla a posto prima di guardare Naru e sollevare appena le antenne. "Ne vuoi un po' anche tu? Come Hero è importante avere delle ossa robuste!"


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    Naru Narusawa | 17 Y/o| Livello 4| ART © | code ©

    Narrato ● « Parlato »


    C'erano momenti nella vita di Naru Narusawa dove quest'ultima avrebbe fatto meglio a tacere. Momenti in cui non impiegare la bocca per raffreddare quel processore chiamato cervello sarebbe stato molto, molto produttivo.
    Situazioni come quando -giusto questa mattina- si era lasciata andare ad un commento di troppo sull'impronunciabilità della lingua inglese.
    Ovviamente si era pentita tantissimo di ciò quando -avendo ascoltato tutta la conversazione- la professoressa Yoshimogo le aveva chiesto una dimostrazione pratica davanti a tutto il resto del corso.

    « Waah! S-scusami...»

    Alzando le mani per scusarsi della gaffe colossale Naru si maledisse interiormente per aver lasciato trapelare all'esterno un commento che avrebbe fatto molto bene a tenere per sé.
    Non le restava che sperare che Kimama-san fosse tanto buona e paziente come quella overflowing-motherly-aura sembrava testimoniare.
    Senza farsi pregare due volte la ragazzina fece scivolare la punta delle dita su quelle antenne. Avevano una consistenza... strana. Diversa da tutto quello che Naru aveva sperimentato finora. Ma anche se appesantite dall'acqua, erano sorprendentemente morbide.

    « In realtà hanno una consistenza piacevole. Dev'essere difficile girare per Tokyo di giorno tra il traffico, le sirene e tutti quei rumori forti.»

    Eh già. La capitale del Giappone era un incubo per la cacofonia che la caratterizzava durante il giorno. Non che con i colori e con gli odori la cosa fosse più tranquilla, ma dover andare in giro con le antenne che facevano male doveva essere una di quelle esperienze che Naru si augurava di non dover mai provare.
    Ok le antenne non erano come quelle bellissime ali simili a petali... Ma doveva ammettere che la consistenza era top-notch!

    « L'ipersensibilità è un problema nella vita di tutti i giorni, non credi?»

    Era uno di quei problemi che per Naru costituivano la quotidianità.
    Il poter usare un senso al posto di un altro era bellissimo e super-utile... Ma voleva anche dire che Naru si trovava a dover utilizzare strumenti che (a) non erano stati progettati per quel lavoro e (b) con cui aveva relativamente poca dimestichezza ed esperienza.
    Questo inevitabilmente si traduceva in maggiore fatica e stanchezza, rapido esaurimento delle energie... E grosse difficoltà nello stabilire quanto un suono, una luce o persino un odore potessero mandarla nel pallone se troppo forti.
    Non era la prima volta che le capitava di svenire per sovrastimolazione sensoriale.
    E probabilmente non sarebbe stata neppure l'ultima.

    « Awww... Grazie ♥»

    A Naru piaceva incredibilmente il latte fresco dopo essere stata alle terme. Non era latte di Narushima ideale per far crescere il seno ma apprezzò decisamente quel pensiero gentile da parte della ragazza-falena.
    Sollevando bene la bottiglietta ricevuta la ragazzina dai capelli rosa la finì -come da tradizione- in un solo colpo.
    Con un "Fwaaah~" di soddisfazione Naru concluse quel piccolo ma significativo rito che forse sicuramente un giorno le avrebbe concesso di sfoggiare un fisico da sballo.

    « Ehm... Kimama-san? Non ho avuto modo di chiedertelo finora.»

    Girandosi verso la compagna di corso Naru inclinò la testa, avvicinando le ginocchia al petto. Così raggomitolata (non c'era un reale motivo, ma la temperatura perfetta della spa le faceva venire voglia di trovare nuove e più comode posizioni con cui sostare al confine della vasca) approfittò di quell'incontro fortuito per togliersi una tra le tante curiosità che aveva nei confronti della bella ed esotica studentessa.
    Già, perché non era soltanto una questione di aspetto fisico.
    Pur con i suoi enormi trascurabili difetti di pronuncia Naru aveva un orecchio piuttosto sensibile per le lingue.
    E non c'era verso che il Giapponese che Kimama pronunciava fosse quello di una persona nativa. Doveva essere per forza stato acquisito successivamente.
    Un po' come i dialetti, il percorso di vita di una persona si trovava nelle sue parole... Se si era abbastanza abili da sapere dove cercare.
    E Naru Narusawa era molto brava in questo.
    Anche se non sapeva il perché, e di certo non aveva idea a cosa le sarebbe servito saperlo.

    « Come ti trovi alla Yuuei? Nel senso... Sei come Abaru-san giusto? N-non giapponese, intendo.»



     
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    Kimama Evans
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    Quella è stata la sfida più grande che Kimama ha dovuto affrontare quando si è trasferita dal Canada, qualcosa che la ha portato via quasi due anni prima di potersi muovere con una certa normalità nella capitale Giapponese, nel caos che certe volte non sembrava terminare nemmeno con il calare del sole, che anzi cresceva con l'assenza di luce. Certo Sawlog Bay poteva avere i suoi momenti caotici, ma per buona parte della sua vita i rumori più forti che Kimama ha sentito erano quelli di scuola, ed anche allora finché non ha subito quella strana ma tematica metamorfosi da piccola larva bruttina a grossa falena i suoni forti non erano mai stati un gran problema. Ma ci ha fatto l'abitudine, e una buona parte del merito andava alla UA stessa, in fondo Kimama non era la sola a dover affrontare simili sovraccarichi sensoriali per via del suo quirk. Ma il suo viso si colora di sorpresa quando Naru sembra essere particolarmente familiare con quel tipo di problema, suggerendo che il suo quirk dovesse avere sicuramente qualcosa a che fare con la percezione eccessiva dei suoni, e se da una parte Kimama è dispiaciuta di avere davanti qualcuno che condividesse il suo stesso tormento dall'altra sentiva una familiarità ed un senso di sicurezza nell'avere finalmente una persone con cui condividerlo.
    "In effetti, soprattutto nei primi mesi, ho avuto davvero molte difficoltà quando mi sono trasferita, c'erano giorni in cui i suoni erano così forti e costanti che non riuscivo nemmeno a dormire la notte... e questo senza nemmeno abitare vicino alle zone centrali! Mi ci sono voluti quasi due anni per abituarmi, all'inizio ho cominciato a tenere le finestre aperte... poi ho cominciato a fare piccole passeggiate, poi mi sono unita alla UA e ho fatto dei corsi appositi per poter gestire meglio i miei sensi da falena e... adesso credo di non avere grossi problemi, a parte i rumori davvero forti e improvvisi!" Ed il sorriso che sino a quel momento era stato leggero e semplice si allarga in qualcosa di molto più felice, sollevato, come se di punto in bianco non stesse più parlando con qualcuno che aveva in un certo senso appena incontrato ma con un'amica che aveva conosciuto da tutta una vita. "Ultimamente ho cominciato ad uscire molto più spesso anche grazie alla mia... credo sia una fidanzata, in un certo senso? Ha un modo tutto suo di vedere le cose, ma con lei sono andata in un sacco di posti belli e rumorosi senza alcun problema, come l'acquario di Shinagawa!"

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    E come spesso accade quando comincia a parlare con qualcuno di nuovo arriva irrimediabilmente il momento in cui notano che quella grossa falena non è solo fuori posto per via della sua unicità, ma anche perchè nonostante il suo Giapponese fosse di ottima qualità quelle piccole stonature di chi non era madrelingua erano li, anche se ironicamente le stonature fossero proprio nel sui impegno per pronunciarlo in maniera perfetta. La perfezione assoluta in certi casi diventa un segno di falsità, come il parlare una lingua senza portare con essa alcun accento se non quello di chi non l'ha appresa sin dalla nascita, come quei panini delle pubblicità dai colori così accesi e succulenti che in realtà vengono dipinti e posizionati per essere più di quello che sono veramente. Fortunatamente Kimama adorava parlare della sua casa, della sua vita prima di trasferirsi in Giappone, di tutte le cose che per un Giapponese dovevano sembrare strane tanto quanto a lei era sembrato strano quasi tutto ciò che aveva visto in Giappone, il famoso shock culturale al quale pensava di essersi preparata consumando pagine su pagine di cultura e informazioni sul paese del Sol Levante.
    "Non so chi sia Abaru-san, però è vero, non sono Giapponese! Vengo dal Canada, in effetti mi sono trasferita qui da poco più di un paio d'anni dopo che papà ha trovato un posto in una delle grandi case d'animazione che ci sono qui... era sempre stato il suo sogno e quando aveva detto che sarebbe andato da solo per non farci scomodare io e la mamma non abbiamo voluto sentire ragioni e siamo venute qui con lui!" Esclama con tutta la felicità del mondo, per come la vedeva lei era motivo d'orgoglio essere rimasta con la sua famiglia, anche se questo aveva significato andare letteralmente dall'altra parte dell'oceano. "E per quanti riguarda l'UA fare la Hero è sempre stato il mio sogno, quindi... immagino che alla fine abbia fatto come papà!"


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    Naru Narusawa | 17 Y/o| Livello 4| ART © | code ©

    Narrato ● « Parlato »


    Accidenti, se non avesse sentito la cosa da Kimama-san difficilmente Naru avrebbe potuto credere che una vita così complicata avesse prodotto una ragazza così estroversa e positiva come lei.
    Come se non bastasse il trasferimento dal Canada al Giappone Kimama doveva fare i conti con un udito ipersensibile... Al quale vista la natura del suo Quirk non poteva semplicemente dire di "non funzionare".
    Naru era sinceramente ammirata da come la ragazza-falena avesse superato e riuscisse a parlarne con un sorriso di argomenti che avrebbero probabilmente messo in crisi il ragazzo o la ragazza giapponese medi. La bocca aperta in una "O" di meraviglia la ragazzina dai capelli rosa applaudì brevemente sentendo dei progressi fatti dall'altra negli ultimi due anni.
    Il riuscire a dormire poteva essere vista come cosa da poco, ma di certo non da Naru.
    Se c'era una persona alla Yuuei che comprendeva le difficoltà di avere sensi diversi dalla norma, quella era lei.

    « Accidenti, complimenti Kimama-san!»

    Oh, ancora più ammirevole come stesse cominciando a uscire più spesso, merito della sua... Ooooh, questo spiegava molte cose!
    Portandosi le mani alle guance ed arrossendo dall'emozione Naru si figurò una Kimama-san in modalità-date con una studentessa questo riusciva a figurarsi, comprendetela con un enorme punto interrogativo al posto della testa. Avrebbe mai scoperto chi fosse questa fantomatica figura? Chissà.
    Poteva vedersele girare per Tokyo, fare prove costume, prove vestito, prove cuffie antisuono per Kimama-san (lol), andare a prendere un drink di quelli con due cannucce intrecciate... Ommamma, quanto erano adorabili!

    « Fidanzata?Awww checcosacarina~♥»

    L'aura immaginaria, ricordiamolo rosa confetto lasciò rapidamente il posto ad un'espressione sbalordita quando Kimama-san dichiarò di non conoscere Abaru-san, o per lo meno di non avere presente chi fosse.
    La cosa la sorprese non poco, visto che -dopo di lei e pochissimi altri- quel quasi-ouji-sama dalla capigliatura assurda era uno degli elementi più facilmente riconoscibili della loro classe.
    Come se persone con boccoli azzurri fossero una visione comune, in Giappone... o almeno in questo secolo!
    Gesticolando e mimando una buona parte delle frasi seguenti Naru cercò di descrivere il loro compagno di classe al meglio che poté.
    Forse una persona particolarmente acuta o in grado di leggere nel pensiero avrebbe tratto qualcosa da quelle frasi e quei gesti. Forse.

    « Massì dai, Abaru-san! Il nostro compagno di classe. Straniero, potrebbe sembrare un principe, vestito elegante e con quell'acconciatura stranissima... »

    ...e ti risparmio il sapere che è ricco sfondato.
    Questo per lo meno era quello che era riuscita a scoprire chiacchierandoci un po', quando se n'era uscito giocherellando con una moneta d'oro massiccio che probabilmente costava come tutte le apparecchiature di una classe della U.A. Ed il Rolex. Ed i vestiti eleganti. Probabilmente l'elenco sarebbe continuato, avendo l'opportunità di conoscerlo meglio ma a Naru il conto in banca delle persone importava davvero poco.
    Quello che era davvero importante era quello che gli aveva detto quando -la sera- si erano salutati.
    Abaru-san aveva il cuore al posto giusto. E detta da Naru Narusawa non era una cosa da poco.
    Naru riportò alla mente la conversazione che aveva avuto con lui. I suoi hobby, i suoi interessi... E il suo Quirk assurdo.

    « ...Poi comincia a parlare e non sai se è proprio lui a farti ridere o il suo Quirk.»

    Ecco, questo era un modo molto gentile per dire che -tralasciando il buon carattere, la generosità e l'incredibile ottimismo- continuare a conversare con il loro compagno di classe avrebbe potuto riservare... Spiacevoli conseguenze sul piano fisico. Per lui, ovviamente.
    Naru era una personcina a modo, ma certe cose specialmente le volgarità erano un suo berserk button non da poco.
    E no, l'avere a che fare con un Quirk che ti faceva scoppiare a ridere e a comportarti come un idiota era qualcosa che strideva tanto con il suo modo di fare.

    « Ma dai, pensavo di essere l'unica a non aver avuto il tempo di conoscere i compagni di corso!»

    Con aria stupita la piccola aspirante Pro-Hero dai capelli rosa fissò la ragazzza-falena con aria stupita. Era davvero assurdo come, pur trascorrendo così tanto tempo e condividendo moltissime attività ci fossero parecchie persone nella sua condizione. Ancora più strano che una persona così incredibilmente espansiva come Kimama-san fosse pure lei vittima del letale mix di studio, attività extracurricolari e inevitabile competizione per i pochi posti a disposizione offerti dalle Agenzie dei Pro-Hero.
    Già, la cosa era curiosa. Davvero curiosa.
    Quella conversazione stava rivelandosi parecchio interessante. Nessuno correva loro dietro per quella sera quindi... Perché non approfittarne?

     
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