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.SHOYA ISHIDAPro-Hero | Level 8 | 20 Anni« O muori da Eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo »Scheda | Forza: 32 | Quirk: 500 | Agilità: 493 | Energia: 1050
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Felio86. -
.NARU NARUSAWANaru Narusawa riuscì -quella sera- ad arrivare a Shibuya con quasi venti minuti di anticipo. Una fortuita combinazione del corso di Kamakura sensei finito prima, l'essersi cambiata a tempo di record nella sua stanza agli Heights Alliance, l'essere riuscita a prendere la coincidenza del treno e al non aver trovato nessun ritardo nella metropolitana.
Un mezzo miracolo insomma.
Tolti i dieci minuti per arrivare all'indirizzo concordato con Ishida-senpai la ragazzina osservò dalla strada il luogo che l'uomo le aveva indicato.
Wow. Non aveva idea di quanto potesse costare una camera in un Hotel del genere, ma a giudicare dall'ingresso e dalla facciata si trattava di uno dei posti più cari e lussuosi dove pernottare del centro di Tokyo.
Non era che Ishida-senpai era in realtà un Villain sotto mentite spoglie e si guadagnava da vivere svaligiando banche? Vicino ma non proprio.
Per l'occasione aveva scelto un abbigliamento semplice, ma che non attirasse troppo lo sguardo.
Scartata la divisa Yuuei e la Hero Suit che indossava nei panni di Exceed Naru aveva scelto un outfit da ragazza di buona famiglia, comodo e pratico allo stesso tempo.
Era adeguato al freddo della notte... E la faceva sembrare di un paio d'anni più grande di quanto non fosse in realtà.
Non che fosse un problema legale, ma difficilmente la gente avrebbe preso sul serio un'Eroina che neanche aveva compiuto i diciotto anni.
E poi in queste circostanze non c'era bisogno di presentarsi come the Bubbly Heroine, la supereroina appena arrivata e -ahimé- saldamente all'ultimo posto in Classifica Eroi.
Era lì perché aveva bisogno di capire cosa diavolo volesse dire trovarsi nel bel mezzo di Tokyo ed essere una Heo.
Voleva dire farsi belli agli occhi del pubblico? Fare lo sgambetto all'Eroe più vicino per una manciata di Like in più su Babel ed un posticino più in alto sul Rising Sun?
Voleva dire compiere il proprio dovere e limitarsi a tornare a casa con la consapevolezza di aver fatto quello che era stato richiesto e nulla di più?
Oppure era giusto tendere la mano a chi aveva bisogno e impegnarsi -quando la situazione lo richiedeva- ad aiutare anche chi aveva bisogno d'aiuto senza sventolare un bandierone con scritto "Aiutatemi per favore"??
Più ci pensava e più quella Licenza le sembrava priva di senso.
O forse era lei a non riuscire a vederci un significato valido. Beh, se si considerava che la cosa più vicina ad uno scontro Hero/Villain l'aveva avuta in una recita teatrale con unapiccola e adorabileRegina dei Demoni forse questa confusione la si poteva attribuire alla sua poca esperienza.
O totale mancanza di esperienza, se si voleva dire le cose come stavano.
Le serviva un aiuto, possibilmente un intervento imparziale da parte di qualcuno che stesse combattendo giorno dopo giorno in quella Tokyo così disperatamente bisognosa di aiuto.
E tra tutte le persone che conosceva Ishida-senpai era il miglior candidato possibile.
Era quasi arrivato l'orario prestabilito, quindi decise di avviarsi.
Alla reception non fecero troppe storie, una volta chiesto dell'uomo e mostrata il suo nuovo tesserino.
Wow... Poteva anche avere dubbi sulla veridicità del risultato della Licenza, ma che quel tesserino era in grado di aprire tutte le porte era un dato di fatto!
La salita parve interminabile. Esattamente dove aveva deciso di incontrarla? Sul serio? L'ultimo piano dell'Hotel?
Con una nota così intensa da farla sobbalzare, l'ascensore si fermò.
E Naru Narusawa fece il suo ingresso in un luogo... eh, che nulla aveva da invidiare all'eleganza del Kura Sushi.
Un ambiente più semplice, chiaro. Ma la qualità delle decorazioni era su quel livello, ovvero che aumentare la qualità degli arredi sarebbe stato molto difficile.
Accidenti. Oh, accidenti.
Non era una suite per rilassarsi o dormire, quello era poco ma sicuro.
Sembrava più... Un ufficio di qualche genere.
Con la familiarità di un pesce fuor d'acqua Naru realizzò che il posto era completamente vuoto.
O quasi.
Una figura inconfondibile era seduta ad una delle scrivanie.
Avvicinandosi di qualche passo la ragazzina dai capelli rosa si annunciò con un educato colpetto di tosse.
E fino a questo momento non solo non era inciampata su sé stessa, era riuscita a non far cadere o rompere niente per la tensione. Nuovo record!« I-Ishida-san?»
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.SHOYA ISHIDAPro-Hero | Level 8 | 20 Anni« O muori da Eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo »Scheda | Forza: 32 | Quirk: 500 | Agilità: 493 | Energia: 1050
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.NARU NARUSAWAIncerta se disturbarlo o meno, Naru optò per restare a debita distanza e aspettare che Ishida senpai avesse terminato la telefonata.
Il tono non era particolarmente alto, era... Serio. Terribilmente serio. Probabilmente questa era la sua faccia professionale.
Ci sarebbe arrivata anche lei un giorno? Naaaah
Non volendo ficcanasare della sua privacy senza motivo si forzò di concentrare la sua attenzione sul resto dell'ufficio.
Era tutto nuovissimo, e probabilmente tra il mobilio e gli arredi doveva essere costato una fortuna. Probabilmente c'erano Agenzie Pro-Hero dagli uffici più grandi e che nel complesso costavano di più... Ma era chiaro che questo ufficio in particolare curasse più la qualità del posto rispetto alla cubatura.
Non doveva esserci molto staff di giorno, probabilmente aveva una funzione più di rappresentanza che altro.« Ehm... Grazie per l'ospitalità.»
Finita la telefonata per prima cosa Naru ringraziò l'uomo per averle concesso quel tempo prezioso. Cosa forse scontata ma comunque dovuta.
Il Pro Hero allargò le braccia, in un gesto che voleva avvolgere l'ambiente che li circondava.
La presentò come OhPiEfu, la sua agenzia Pro-Hero.
...hm? La... sua agenzia Pro Hero?
Dopo gli ormai consueti due-tre secondi di blackout necessari per unire i punti da 1 a 10 anche meno in questo caso Naru non poté trattenere un'esclamazione di stupore. Una notevole esclamazione di stupore, a giudicare dal timbro impiegato.« E-eeeeeh?! Oh-Pi-Efu??»
Per poco, c'era andata vicino.
Il ragionamento filava. Shoya Ishida era diventato un Pro-Hero. Aveva dichiarato quando si erano conosciuti di avere una sua visione del mondo supereroistico. Questa visione non era perfettamente allineata con le altre Agenzie, evidentemente. Aveva l'opportunità di crearne una nuova sotto la sua responsabilità. Il luogo dove adesso si trovavano era la sua base delle operazioni.
Quello non era il modo di agire di uno sprovveduto. Era chiaramente parte di una visione di uno Hero con un piano ben preciso.
Naru puntò il dito verso il ragazzo, con un misto di rispetto ed incredulità.« Quindi... Quindi i lavori di ristrutturazione di cui parlavi... ERANO LA TUA AGENZIA Senpai??»
La vena sadica non era scomparsa però. Aveva giocato con le parole per tutta la loro conversazione pur di fargli quella sorpresa?
Accidenti se era bravo!
Rendendosi conto di aver -anche se a buona ragione- alzato la voce la piccola Heroine dai capelli rosa ci mise un po' per formulare una risposta adeguata.
Cosa ne pensava di tutto questo?« C-chiedo scusa. Non mi intendo molto di Agenzie di Pro-Hero... »
Abbassando per un istante lo sguardo, ci tenne a scusarsi per l'involontaria reazione.
Era vero. Era superappassionata dei Pro-Hero a giro per Tokyo quelli famosi per lo meno ma non aveva idea di come fossero i loro uffici. Certo, faceva tappa costante ai negozi di gadget tematici e più di una volta aveva speso la propria paghetta per comprarsi l'ultima maglietta di Quiet Perfume, ma non era mai stata in giro per gli uffici di Lifeline o Magic★Magic. Anche se le sarebbe piaciuto.
Si prese un po' di tempo per rispondere.
Era una combinazione di odori, colori e forme... chiara, netta. Non capitava spesso di entrare in un ambiente del genere.
Che sapore avrebbe dato a quel luogo? Era un profumo complesso, ma senza contrasti evidenti.
Di una cosa però era certa.
Era molto, molto vicino a quello della persona che adesso sedeva davanti a lei.« Ma questo ufficio ti si addice molto, senpai. Trasmette molto di te, intendo.»
Forse avrebbe dovuto sottolineare il lusso, l'eleganza e la precisione con cui tutto sembrava essere stato disposto in quella stanza. Magari era il caso di lodare la scelta dei quadri alle pareti, il materiale usato per il mobilio, la scelta dei colori... Ma queste erano chiacchiere vuote, e non avrebbero detto nulla a Ishida-senpai.
Le aveva chiesto che idea si fosse fatta, non quanto bene stessero le tende alle finestre.
Meglio andare dritti al punto. Era entrata trovandosi davanti un... un qualcosa che gli aveva dato una sensazione chiara e inconfondibile.« Conpermesso.»
Assecondando l'invito del Pro-Hero Naru si mise a sedere sulla sedia in pelle accidenti che lusso! con una tranquillità che sorprese anche lei. In altre circostanze si sarebbe trovata quantomeno a disagio in un ambiente del genere dove precisione e qualità facevano da padroni... Eppure come aveva detto prima, in un certo qual modo era parte della persona che ora le stava davanti.
Non si sarebbe spinta a dire che fosse un po' come trovarsi a casa sua, ma era come se a parlarle non fosse soltanto l'uomo ma la stessa Oh-Pi-Efu. E se parlare con Ishida senpai le dava sicurezza, non c'era motivo per cui l'agenzia che aveva creato con le sue mani dovesse darle un'impressione diversa.« .Intanto grazie, Ishida-san.»
Seduta in maniera composta, la ragazzina esordì con i dovuti ringraziamenti. Erano una formalità, ma in ogni caso le faceva piacere che i suoi sforzi in quei due anni fossero stati riconosciuti da una persona della cui impressione le importava parecchio.
Leggera tendenza al sadismo a parte, Shoya Ishida era una persona di cui si fidava, o in quel momento non si sarebbe trovata lì davanti a lui.
Ed era una persona abbastanza disponibile da concederle quella chiacchierata... Anche perché aveva il sospetto che avrebbe trovato parecchie cose da fare al posto di spendere quella serata a discutere con -letteralmente- l'Eroina all'ultimo posto nella classifica degli Heroes di Tokyo e dintorni.
Per tutte queste ragioni gli doveva la verità. Anche se quello che avrebbe detto avrebbe potuto sembrare provocatorio.« ...che impressione ti farei dicessi di essere davvero pronta?»
Con tono appena più serio, Naru alzò le braccia con rassegnazione.
Lei per prima sapeva di non poter andare da sola in giro per le strade di Tokyo a dispensare Giustizia dove le pareva più opportuno.
Non aveva la maturità, l'esperienza, le conoscenze... Non aveva neppure il metodo per riuscire a farlo con ragionevole sicurezza.
Lasciata da sola allo sbando sarebbe stata un rischio per sé stessa e per gli altri.
Ma quello sarebbe arrivato con il Tirocinio. Un altro problema non da poco.« Sono pronta a capire in che modo fare la mia parte, senza mettere nei guai chi mi circonda. Per iniziare.»
Alla fine era questo il punto, il tarlo che l'esame le aveva messo in testa.
Aveva buone intenzioni, voglia di fare... E perché no, un Quirk con abbastanza versatilità per poter essere impiegato in varie situazioni.
Era sufficiente? No. Ishida-senpai era riuscito a farglielo capire nel corso della loro prima chiacchierata.
La differenza tra loro non stava nel possesso o meno di un Ufficiofigo. Per dirla in termini semplici l'uomo davanti a lei era dentro al sistema da più tempo e aveva tutta l'aria di sapere dove e come muoversi.
Di sapere quale fosse la decisione giusta da prendere, per le strade di Tokyo... O davanti ad una Usa-tan e ad un paio di robottoni in grado di spiaccicarti con una zampa.
Qualcosa in quello che lei e Midoricchi avevano compiuto durante quella prova poteva essere utile alla società?
Alcuni dei loro atteggiamenti, modi di agire e decisioni prese erano state equiparabili a quelle di un Supereroe rispettabile?
Era lì per scoprirlo.« ...Che tipo di Hero vuoi essere, Ishida-senpai?»
Naru fissò il Pro-Hero dritta negli occhi.
Non c'era la minima traccia di ironia o divertimento in quella frase, e come avrebbe potuto essercene? Quando si erano conosciuti non aveva idea che potessero esserci così tanti tipi diversi di Supereroe in giro per Tokyo. Proprio per questo non c'era verso che la risposta che le sarebbe arrivata potesse essere scontata o banale.
Conosceva Shoya Ishida, certo. Ma non era completamente sicura su quali fossero le sue priorità.
O per lo meno, se la sua visione del mondo potesse -anche solo in parte- darle qualche risposta utile.
Le mani a pugno, Naru strinse leggermente le dita.
Per lo meno poteva escludere che l'uomo davanti a sé fosse qualcuno alla ricerca disperata di gloria o riconoscimento.
Era un Character troppo serioso, troppo... cool.
Il luogo in cui si trovavano non aveva quel mix di odori e colori tipico dei posti dove si sviluppavano le campagne pubblicitarie.
E non c'era appeso alle pareti nessun poster pubblicitario sull'Agenzia. Già, Ishida-senpai non aveva bisogno di mostrarsi circondato da persone che lo facessero risaltare, di questo ne era sicura.
Pur consapevole della grossa scortesia nel chiedere quel genere di cose ad un Pro-Hero, Naru non aveva finito con le domande.
Avrebbe accettato anche un "Sono fatti miei" come risposta, ma in qualche modo era sicura che la risposta le sarebbe arrivata.
E che probabilmente avrebbe risposto almeno in parte ai suoi interrogativi.« Qual è il motivo per cui hai creato Oh-Pi-Efu?»
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.NARU NARUSAWAIshida-senpai non girò attorno alle sue domande, né fu vago nel chiederle se ancora la sua motivazione fosse la stessa di quando si erano conosciuti alla Yuuei.
Rispondere alla seconda fu facile. Anzi, per una volta tanto a Naru le parole non servirono affatto.
Non mollare davanti al pericolo o alle difficoltà.
Stringere i denti e andare avanti. Solo quello era importante, o almeno lo era in quella fase del suo percorso.
Naru Narusawa socchiuse gli occhi. Quindi li riaprì fissando l'uomo davanti a sé.
E sorrise, con la stessa testardaggine caparbietà che l'aveva accompagnata fino a questo momento.
La solita determinazione che l'avrebbe portata avanti ancora per molto incrociando le dita.
Non aggiunse altro certa che il senpai avrebbe capito e apprezzato -per una volta- il suo starsene zitta.« ...»
Non interruppe il Pro-Hero come da sua richiesta... Ma non si sarebbe permessa di fargli domande in nessun caso. Adesso c'era soltanto da ascoltare.
L'ideale di Shoya Ishida era... sorprendentemente ideale.
Non che la scelta di parole che aveva impiegato non le avesse suscitato qualche dubbio, anzi. Prese da sole potevano essere le parole tanto di uno Hero quanto di un Villain, e se non avesse conosciuto il ragazzo alla Yuuei quanto meno avrebbe voluto chiarimenti immediati.
Ma come aveva imparato a suo tempo si, pure lei stava attenta a volte Ishida senpai era una persona che ragionava persino quando agiva d'istinto. E difficilmente avrebbe preso decisioni immotivate o a cuor leggero, qualunque esse sarebbero state.
Filosofia la sua che si traduceva in questa agenzia, Ohpieffu Nope non lo azzeccherà mai.
Fermare il crimine a Tokyo, in maniera più attiva di quanto non fosse stato fatto finora.
Ah, ecco probabilmente come stavano le cose. In parole povere il senpai aveva dichiarato di essere uno che se ne fregava dell'aspetto pubblico di questo lavoro. O per lo meno che agiva perché c'era veramente bisogno di fare qualcosa invece di intervenire dove le telecamere e i cellulari potevano riprenderlo dal lato più fotogenico.
Pragmatico. Dedito alla causa. Ammirevole.
Avrebbe voluto saperne di più sulla cosa? Assolutamente si.
Era il momento giusto? L'occasione era svanita nel momento esatto in cui lo Hero le chiese dettagli riguardo al suo Esame per la Licenza Provvisoria.
Esame concluso positivamente e che aveva lasciato Naru con più dubbi che risposte.
La ragazzina dai capelli rosa si prese una manciata di secondi per riordinare le idee... E scremare il 90% delle cose che avrebbe voluto dire e che Ishida-senpai avrebbe quasi sicuramente trovato inutili, o evitabili.« Si trattava di una missione di recupero materiale da un'area sorvegliata.»
All'occorrenza sarebbe scesa più nel dettaglio, ma al momento bastava questo per inquadrare lo scenario. Parlargli dei container, dei droni volanti, dei documenti riservati rubati dai terroristi e tutto il resto era di contorno e di certo avrebbe annoiato il suo interlocutore.
Quindi... quali erano i dati essenziali? Con aria molto pensierosa Naru scelse attentamente le parole successive.« Team di due persone, io e Midori-cha... Midori Hasegawa, una mia senpai.»
Già, Midoricchi. Faceva strano chiamarla per nome e cognome, ma se avesse fatto così sarebbe stata una enorme mancanza di rispetto nei suoi confronti. Era il suo il nome che faceva ad un Pro-Hero, uno degli individui da cui sarebbe potuta dipendere -un giorno- la lor o carriera.
E di certo non era lì per farle fare una brutta figura, anzi!« Ci imbattiamo in una ragazza, Usa-tan, che ha perso la sua partner. e decidiamo di proseguire assieme. »
Si era appuntata il nome, ma era talmente impronunciabile che aveva semplicemente rifiutato di memorizzarlo. Ishida-senpai avrebbe tollerato questa minima sbavatura nella sua narrazione. O almeno così sperava.
Con il senno di poi avrebbe agito in maniera diversa? Probabilmente, anzi, sicuramente no.
Era -per quello che ne sapeva- una futura collega in difficoltà, le cui capacità si erano rivelate fin da subito incredibilmente utili per proseguire la missione.
Eggià. La sua percezione, il suo magnetismo e gli attacchi a distanza di Midoricchi avevano risparmiato loro un sacco di fastidi durante il tragitto al punto che Naru aveva potuto arrivare fin quasi alla fine della prova mantenendo intatta l'iniziale divertimento.
Non c'era niente da fare, situazioni come quella erano un lusso difficilmente replicabile per le strade di Tokyo.« Sfruttiamo nostri Quirk ed arriviamo alla zona di recupero senza problemi.»
Ragionandoci sopra, quella parte doveva averle fatto guadagnare diversi punti. La cosa migliore se non si è in grado di risolvere una situazione perfettamente grazie alle proprie capacità individuali è quella di fare gioco di squadra.
Fortunatamente Midoricchi aveva abbastanza esperienza sotto la cintura da sviluppare una strategia garantita o quasi in quel particolare scenario.
Poi ognuna di loro aveva fatto la propria parte, ed i risultati si erano visti.
Il problema era arrivato dopo, ed aveva la forma di una studentessa-in-hoodie-con-orecchie-da-coniglio.« Riesci a crederci senpai? Arriviamo all'obiettivo e scopriamo che Usa-tan è un'androide ed è lì per fermarci!!»
A dirla così neppure ci credeva lei, che era sulla scena era presente. Ancora non si capacitava di come fosse stato possibile ignorare la sua... Non umanità. Avrebbe dovuto accorgersene in un modo o nell'altro. Ogni essere umano aveva degli indizi inconfondibili, eppure in quelle circostanze, circondati da esseri meccanici grandi e piccoli glie ne era sfuggito uno, il più importante. E si trovava proprio nel mezzo tra lei e Midoricchi.
La cosa un po' la faceva ridere. A lei dotare il suo backpack-mascotte P-kun di una AI di base pareva un compito impossibile... E là fuori c'erano aziende in grado di creare macchine così ben realizzate da ingannare persino il suo Quirk!« Midori-cha-... Hasegawa-san ha dato la priorità al sperare la prova, recuperare il materiale insomma.»
Poteva fargliene una colpa? No, impossibile. Era il corso d'azione più razionale e pratico, l'obiettivo era stato messo in chiaro fin da subito. E Midoricchi ci si era attenuta puntando al tornare a casa con la sospirata Licenza.
Era forse l'unica volta in cui Naru avrebbe voluto fare le cose in maniera completamente diversa. Ma anche lì, andarle palesemente contro avrebbe inficiato tutto il lavoro di squadra che avevano fatto fino a quel momento. Aveva scelto di fidarsi della sua capacità di giudizio, e alla fine la cosa aveva pagato... Quello che però non riusciva a perdonarsi era il non aver almeno provato a fermare l'ex compagna-ora-androide-malvagio.« Eppure c'era qualcos'altro dietro. Usa-tan... non era lì per combattere. Non solo almeno.»
C'erano troppe cose che non tornavano. Usa-tan non aveva mai provato attivamente a fermarle, nonostante affermasse che la sua programmazione le imponesse di farlo.
E poi c'era il modo in cui aveva reagito quando tutte e tre avevano scoperto quello che un altro gruppo aveva fatto ad una delle sue... si diceva "sorelle", giusto?
Forse era più corretto chiamarlo "istinto" ma quella vocina nella testa di Naru continuava a ripeterle che quanto era successo a lei e a Midoricchi non era affatto casuale.« Avrei voluto parlarci, capire quale fosse il problema. Cosa c'era dietro.»
Forse non sarebbe venuta a capo di niente, forse non avrebbe portato a nessun risultato tangibile o addirittura avrebbe compromesso la prova.
Ma se effettivamente si trattava di parte dell'Esame... Per quale motivo fare interagire lei e la compagna di squadra con una AI dotata di principi e moralità? Perché farla passare per una studentessa prima e poi -addirittura-per una terrorista votata alla causa?
Il tono di Naru si fece decisamente più seccato nel descrivere la parte successiva. Gonfiando le guance la ragazzina dai capelli rosa corrucciò le sopracciglia in quel misto di fastidio e stizza che ormai a Ishida-senpai doveva essere familiare.« ...Non c'è stata possibilità. Sono stata catturata.»
Aveva provato a dire la sua, ed era stata bloccata a mezz'aria da dei droni incredibilmente coordinati. Droni normalissimi, di quelli che di solito venivano usati per portare pacchi.
Incredibile cos'era in grado di fare la tecnologia eh? Se non si era in possesso un Quirk che rendeva in grado di volare, o di atterrare da svariate decine di metri di altezza senza farsi male una volta che ti avevano tirato su in cielo era finita. C'erano varie possibilità, non limitate alla propria unicità... E sicuramente se fosse ri-capitato avrebbe avuto modo di farci qualcosa.
Ma difficilmente questo tipo di imprevisti ti dava la possibilità di rifarti degli errori. La prima volta era già più che sufficiente, e le conseguenze sapevano essere... serie.« E quel che è peggio, sono stata salvata da un tizio fiammeggiante intenzionato solo a fare bella figura davanti alle telecamere!»
Fosse stata salvata da qualcuno mosso a compassione dal suo essere portata via da svariati droni volanti avrebbe anche potuto capirlo.
Il problema era la motivazione che lo aveva spinto a prendersi quel rischio. Fare bella figura.
Seriamente... Non aveva idea se quel tizio era poi stato promosso, ma se quest'eventualità voleva dire avere un tipo del genere a svolazzare tra i cieli di Tokyo a farsi selfie allora sperava sinceramente di no.« Aveva ragione Midori-chan? Oppure avrei dovuto insistere e cercare di capirne di più su Usa-tan e sulle sue sorelle?»
Nel corso dell'esame lei e la team leader avevano adottato approcci molto diversi, quasi opposti.
Non si sentiva di aver sbagliato, e poteva dire lo stesso nei confronti dell'amica. Le sue decisioni avevano portato la coppia a completare il compito che era stato loro assegnato, ciononostante i dubbi che aveva espresso al senpai restavano. L'esitazione della usagi-hoodie-robot, il suo comportamento e in generale tutte le interazioni che aveva avuto con lei sembravano confermarlo.
Usa-tan non era un drone, ed era sicuramente diversa dalle credenze semoventi spara-missili con cui avevano avuto a che fare nel corso della prova.
Non fosse stata sicura del contrario l'avrebbe detta quasi... umana.« Alla fine siamo passate entrambe. Per quale motivo, secondo te?»
Tacque qualche secondo, più per riordinare le idee che per riprendere fiato. Era stata stringata molto per i suoi standard ma era sicura di aver trasmesso a Ishida-senpai tutte le informazioni necessarie. Era chiaramente pronta ad approfondire qualunque punto le fosse stato chiesto, ma il nocciolo della faccenda era questo. Cosa avevano visto i giudici nel loro team di meritevole per premiarle entrambe?
In una situazione reale ad un Pro-Hero come l'uomo davanti a sé sarebbe davvero bastata la volontà di affrontare il pericolo?. -
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.NARU NARUSAWALe parole di Ishida senpai non colsero Naru di sorpresa. Era un professionista, ovviamente voleva i risultati prima di tutto. Ma allo stesso tempo non disprezzava lo spirito d'iniziativa, e questo era un punto importante.
La ragazzina dai capelli rosa sorrise felice nel sentire queste considerazioni: anche se non erano la risposta alle sue domande erano comunque consigli preziosi, che avrebbe fatto bene a portare con sé da qui in avanti.« .Ho capito. La decisione di Midoricch-... Hasegawa-san era la più razionale, in quelle circostanze.»
Non c'era vergogna nell'ammettere una cosa del genere, a prescindere dalle opinioni di Ishida-senpai. Correggendosi all'ultimo le formalità lproprio e stavano strette Naru dette comunque ragione alle parole del Pro-Hero. Sul momento aveva valutato con attenzione le due possibilità, assecondare Midoricchi oppure fare di testa sua, ed era stato facile dedurre che la seconda possibilità semplicemente non valeva il rischio. Mettere in crisi una squadra (anche composta da due persone) per una possibilità non equivaleva a proseguire il lavoro di squadra ed ottenere quasi certamente il risultato minimo sufficiente.
Non era una cima in matematica, ma era facile capire quale fosse il piatto della bilancia più pesante.« Chiaro, priorità alla missione in ogni caso.»
Annuendo con convinzione la ragazzina rifletté su cosa c'era in ballo in quella situazione. C'era la possibilità reale di ottenere preziose informazioni da Usa-tan... O persino convincerla a dare loro la possibilità di andarsene senza fuggire con la coda tra le gambe.
Sarebbe stata l'opzione migliore, senza dubbio. Ma c'era pure il rischio di finire entrambe catturate, e in quel caso sarebbe stato game over. E a differenza di Heroes Against Evil non potevi cliccare su "Ritenta" quando non riuscivi a superare uno stage.« Uh... Eravamo circondate da grossi mecha sparamissili e droni volanti quindi ne ho afferrato uno al volo per sbatterlo a terra.»
Eh, facile parlare quando si dispone di Unicità in grado di attaccare il nemico a distanza. Lei aveva dovuto cominciare a ragionare presto su come dare il massimo anche in situazioni del genere.
Certo, aveva anche lei unghie e artigli (metaforicamente parlando) ma il suo Quirk non rientrava esattamente nel concetto di "artiglieria pesante". Sarebbe stato figo certo, ma le sue abilità erano divenute in quell'anno alla Yuuei quella seconda natura che idealmente ogni possessore di Quirk avrebbe potuto sviluppare.« Meno inseguitori ci portavamo dietro e meglio era.»
Non che ci fosse molto da aggiungere a riguardo. La situazione in cui lei e Midori-chan si erano ritrovate non era ideale, ed era stato solo grazie alla strategia adottata se la Team leader era riuscita a completare la missione.
Avrebbe preferito arrivarci pure lei al traguardo, ma la statistica giocava contro di loro. La disparità numerica era notevole, le caratteristiche dei loro avversari sembravano praticamente studiate per affrontare gruppi di persone dotate dei Quirk più disparati.« Solo che prima di raggiungere il terreno è stato supportato da altri sette-otto compagni, bloccandomi il braccio e sollevandomi in aria con facilità.»
Il tutto era stato talmente veloce e preciso che la ragazzina dai capelli rosa dubitava fortemente potesse essere riconducibile alla semplice programmazione dei droni.
C'era qualcuno -o qualcosa- che li controllava. Non si sarebbe spiegata altrimenti quella coordinazione e posizionamento tanto veloce e preciso da non averle neanche dato il tempo di correre ai ripari.« Con le lame delle eliche tutte attorno e a più di cinquanta metri da terra non c'era molto che potessi fare nell'immediato, no?»
Agitarsi senza un piano dietro avrebbe soltanto portato guai. E se qualcuno affermava di essere in grado di reagire d'istinto nella maniera migliore o era un Pro-Hero tra i migliori al mondo, o era un bugiatdo.
Naru in quella situazione aveva scelto di aspettare per non peggiorare la sua situazione. Probabilmente non era la decisione migliore che potesse prendere, ma almeno se l'era cavata senza neanche un graffio.
Una fortuna che un sacco di Heroes a Tokyo spesso non avevano.« Cosa ho provato? Di sicuro non c'era tempo per avere paura. Voglio dire, al di là della bella vista dall'alto non ero ancora svenuta, o peggio.»
La ragazzina pronunciò queste parole come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo. Quella simulazione non era certo una passeggiata nel parco e un sacco di cose avrebbero potuto causarle ferite anche permanenti... Ma non c'era possibilità che gli organizzatori avessero permesso uno scenario che prevedesse il rischio di morte per uno o più dei candidati.
Certo, i missili a gravità, i droni coordinati e le Usa-tan a difendere le valigette erano ostacoli pericolosi ma Naru non si era mai sentita veramente in pericolo.
Aveva potuto muoversi e agire con la stessa sicurezza di quando si cimentava nelle esercitazioni pratiche alla Yuuei.
Mica era qualcosa di assurdamente difficile come le verifiche della professoressa Yoshimoto!« E poi avevo ancora un braccio libero.»
Così dicendo Naru alzò la mano sinistra, aprendola e chiudendola un paio di volte per enfatizzare la cosa.
D'accordo non aveva armi in quell'occasione... ma difficilmente qualcuno avrebbe potuto considerarla inoffensiva. Per lo meno lo potevano testimoniareili pochii diversi compagni di corso che in una o nell'altra occasione aveva accidentalmente atterrato con l'uso indiscriminato della mistica tenica Narusawa ★ Nutcracker.
Un braccio era più che sufficiente per fare danno. A persone o a macchine indistintamente.« Stavo ragionando su quanti avrei dovuto buttarne giù per tornare a terra ad una velocità accettabile.»
Portando una delle mani al mento Naru si prese un paio di secondi per riportare alla mente la scena. Non avendo parti mobili non le ci sarebbe voluto molto tempo per spezzare una o due eliche dai droni che la immobilizzavano e usarle per mettere fuori combattimento quelli che le stavano vicino.
L'unico dubbio poteva essere quali rendere inoffensivi prima per evitare di venire accidentalmente a contatto con le eliche.
No, alla fine c'era ancora parecchio che avrebbe potuto fare... O almeno che avrebbe fatto se ne avesse avuto tempo o occasione.« Poi quel... simpatico individuo volante mi ha interrotto prima che potessi fare qualcosa.»
Il fastidio nasceva più da quello che altro. Non tanto l'essere salvata, quanto che qualcuno lo avesse fatto prima ancora che potesse provare a farlo da sola. Sotto questo punto di vista, Naru Narusawa non era tecnicamente stata catturata... Era in una situazione difficile semmai. A svariate decine di metri da terra e con un braccio bloccato, ma non era ancora pronta ad arrendersi.
Quella era l'ultima possibilità per quando aveva più valore sopravvivere dell'essere messi fuori combattimento o peggio.
Non che avesse desideri suicidi, e se poteva cavarsela senza farsi male la cosa non le faceva affatto schifo. Ma in quella situazione c'era parecchio che poteva ancora fare prima di dover chiedere l'aiuto di qualcuno.
Ad ogni modo con una scrollata di spalle si lasciò tutto dietro. Fine, cosa del passato, tempo di guardare avanti.
E a questo proposito rivolse al senpai un sorriso rinfrescante, sottolineando il tutto con due dita sollevate in segno di vittoria.
Qualcosa di positivo se l'era portato dietro da quell'esame.
...Oltre alla Licenza, chiaro.« Di sicuro ho imparato la lezione. Mai andare in missione senza sapere come cavarsela in caso di caduta da grandi altezze ★»
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.SHOYA ISHIDAPro-Hero | Level 8 | 20 Anni« O muori da Eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo »Scheda | Forza: 32 | Quirk: 500 | Agilità: 493 | Energia: 1050
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.NARU NARUSAWALa replica del senpai non fu esattamente incoraggiante, ma accidenti, doveva ammettere che aveva ragione da vendere!
Il suo atteggiamento durante l'Esame per la licenza era stato a dir poco leggero. Certo, trovarsi a fare qualcosa che le piaceva in condizioni in cui sapeva che non ci sarebbe stato nessun pericolo reale aveva reso la prova più simile a un gioco che altro, ma questo non rendeva la mancanza di paura troppo dissimile dall'incoscenza. Su questo doveva dargliene atto.
Non che fremesse dalla voglia di trovarsi ad affrontare un Villain con familiari, amici e colleghi in ostaggio, anzi. Avrebbe vissuto bene comunque.
Purtroppo caratteristica di quasi tutti i Villain era quella di giocare sporco.
A loro non interessava fare le cose correttamente. Erano individui che per la maggior parte puntava al risultato. E al diavolo i danni collaterali.« T-temo... che dovrò confrontarmi con situazioni del genere prima o poi.»
Portando una mano dietro la nuca la ragazzina cercò di minimizzare la cosa, rendendosi conto che l'atteggiamento tenuto durante l'esame era probabilmente molto cool, ma non le sarebbe capitata una seconda volta una situazione in cui poteva permettersi una simile tranquillità.
Se mai fosse diventata una Hero a tutti gli effetti avrebbe dovuto fare i conti con situazioni al di fuori del suo controllo... E avrebbe dovuto fare la scelta più sensata, senza andare nel panico. Più facile a dirsi che a farsi, insomma.
Ishida senpai decise allora di cambiare argomento, finendo per dare risposta al grande interrogativo di Naru sul mistero della sua promozione.
La ragazzina tese le orecchie, senza perdersi neanche una parola.
Quello che venne fuori fu... Diverso da quanto si aspettava. Parecchio diverso. Ed inquietante.« ...wut?»
Le ci volle qualche momento per realizzare la magnitudine delle informazioni che Ishida-senpai le aveva appena riferito. Ricapitolando: c'era una guerra in atto tra gli Heroes e -probabilmente, anzi sicuramente- i Villains per Tokyo e dintorni. O forse addirittura per tutto il Giappone. E gli Heroes la stavano perdendo, e visto che non ce ne erano abbastanza il governo giapponese (era la logica conclusione) aveva deciso di abbassare l'asticella degli aspiranti Pro-Heroes provenienti dalle varie Accademie come la U.A. mandando nelle varie agenzie sidekick potenzialmente pericolosi, che come lei non avevano visto uno scontro reale neanche a pagarlo.
...O chi prendeva le decisioni era impazzito, oppure davvero disperato.
Nessuna delle due alternative era piacevole.« S-s-s-senpai, mi s-stai dicendo... Che la situazione è incasinata fino a questo punto???»
Dimostrando grande controllo di sé Naru volle accertarsi che il senpai non stesse scherzando. E no, non sembrava proprio essere quello il caso. Aveva scelto di intraprendere quella carriera non per diventare ricca o famosa per quello bastava trovarsi un buon partito ma perché ci credeva. Semplicemente per quello, e con l'obbiettivo di fare la sua parte era arrivata fino a questo punto.
Adesso, per la prima volta, le stava venendo offerto uno sguardo dall'alto, la possibilità di vedere le cose nel quadro complessivo.
Primo, non era una di quelle cose da cui potevi tornare indietro. E secondo, non era esattamente una bella visione quella che le aveva prospettato Ishida-senpai.
Il guaio era che a Naru non piaceva nascondere la testa sotto la sabbia.
Non avrebbe affidato la sicurezza propria e di chi la circondava a qualcun altro. Poteva anche fidarsi... Ma se qualcuno aveva determinato che la sua presenza potesse essere utile, il tirarsi indietro non era soltanto una vigliaccata.
Era un tradimento nei confronti di quello che più riteneva importante.
Massaggiandosi le tempie con entrambe le mani la ragazzina dai capelli rosa cominciò aperdersi in elucubrazioniragionare sugli eventi delle ultime settimane.
E improvvisamente le cose cominciavano a tornare. O per lo meno alcune delle cose più strane che le erano capitate cominciavano ad avere più senso.
Potevano essere ipotesi corrette o forse no, ma almeno adesso aveva le basi per poterne formulare.« Ommamma... Male, molto molto male... Questo però spiegherebbe la simulazione... pure il perché di quelle tecnologie e...»
Già, già... Se il governo era messo così in difficoltà dai Villain sviluppare tecnologie adeguate a combattere il crimine era il passo seguente. Mecha cattivissimi spara-missili-a-gravità, sciami di droni per il controllo, androidi così simili ad esseri umani da poter passare per ragazze in carne ed ossa.
Chi meglio di Heroes quasi competenti poteva fare da tester a questa nuova strumentazione militare?
Il refrain sarebbe continuato volentieri, se Ishida-senpai non avesse continuato con il discorso, portando sul piatto un argomento del quale Naru sapeva poco e nulla.
O meglio, di cui aveva sentito parlare ma a cui non aveva mai dato troppo peso.« ...Vigilantes, senpai? Ma non è una cosa incredibilmente stupida?»
Parole quelle che pronunciò dettate dall'ingenuità di una ragazzina neanche maggiorenne che aveva avuto la fortuna di vivere una vita ragionevolmente tranquilla e al riparo da qualunque pericolo reale.
Ai suoi occhi la figura del Vigilante era... sbagliata, né più né meno.« Voglio dire, non dovremmo combattere dalla stessa parte?»
Se entrambe le fazioni combattevano il crimine a Tokyo non c'era motivo per cui non dovessero essere dalla stessa parte della Polizia o dell'Esercito. E poi c'era la questione dei rischi che civili non addestrati potevano causare a sé stessi e agli altri. Naru era la prima persona consapevole di quanto fosse facile mettersi nei guai... E farci finire gli altri, e questo dopo mesi e mesi di esercitazioni, studio e giornate passate ad affinare le proprie capacità in ambiente controllato.
Il pensiero di dover ripetere tutti quei trial & error per strada o in un qualche scantinato la faceva rabbrividire.
Come facevano queste persone a non rendersi contro di cosa stavano provocando?
Guardando negli occhi e sentendo parlare il pro-Hero capì di stare confrontandosi con una persona che la pensava come lei.
Individui come loro, che avevano deciso di fare qualcosa, avevano una responsabilità nei confronti della società. E questo a prescindere dal carattere, dal modo di fare o dalla natura del proprio Quirk.
Non bastava mettersi un vestito strano addosso per combattere il crimine e fare un buon lavoro.
O magari ci riuscivi se eri fortunato... fino a quando? E come avresti reagito al primo disastro? Alla prima persona che non saresti stato in grado di salvare?
Naru aveva paura non tanto di fallire, quanto delle conseguenze che un suo fallimento avrebbe comportato.
Avrebbe potuto comportarsi e sentirsi allo stesso modo sapendo di aver affidato la propria crescita a mezzi e a persone meno che ideali?
A combattere la criminalità senza sentirsi parte di qualcosa più grande di lei con cui condividere impegno e responsabilità?« Nel senso, combattere l'illegalità in questo modo è un grandissimo spreco di energie per la polizia, per noi... e pure per loro stessi!»
No, una ragazza con i suoi trascorsi (o forse proprio per la mancanza di questi) aveva troppe difficoltà nel fare proprie le decisioni di qualcuno che -mosso da buone intenzioni- decideva di combattere il crimine a modo suo.
Perché questi "Vigilantes" non avevano una licenza? Come mai non entravano a far parte delle Forze di Polizia?
Più si sforzava, più lontano si sentiva dalla risposta.« ...»
Sentendo le motivazioni di Ishida-senpai, Naru non poté non apprezzare le motivazioni che lo avevano spinto a "omettere" quelle informazioni nel corso delle loro chiacchierate.
Non che le piacesse essere tenuta all'oscuro delle cose, ma persino lei capiva l'importanza di fornire informazioni al momento giusto e alle persone giuste.
E se il Pro-Hero davanti a lei aveva ritenuto di rivelarle queste cose... Voleva dire che la reputava pronta.
Ma a che cosa esattamente?
Non ebbe da aspettare per scoprirlo.
Fraintendere le sue parole era -francamente- impossibile.
Naru sbiancò leggermente nel sentire quella che a tutti gli effetti era una proposta di reclutamento.
La bocca aperta in una "O" di meraviglia, la ragazzina dai capelli rosa fissò l'uomo come se al suo posto ci fosse stato un alieno (o un Mutant particolarmente insolito).« ...Entrare in Ohpieffu senpai? Io???»
No, non stava scherzando proprio per niente... E sarebbe stato molto poco professionale continuare a rispondergli con esclamazioni ed espressioni tutt'altro che dignitose. Era il momento di darsi un tono. O per lo meno provarci.
Portando una mano al petto Naru inspirò profondamente una volta.
Ed al momento di espirare la futura Pro-Hero si scoprì abbastanza tranquilla da per lo meno pensare a come rispondergli.« Ok, seriamente.»
Fissando Ishida-senpai una Naru più seria e molto poco in linea con il suo character type si rivolse a lui con la massima serietà di cui era capace.
C'erano momenti per scherzare, o anche per agire in maniera spontanea.
Questo non rientrava decisamente in quel genere di situazioni. Il senpai si aspettava una risposta precisa, e Naru Narusawa glie l'avrebbe fornita.
Sollevando prima un dito, poi un secondo elencando i punti principali la piccola Hero cominciò inquadrando la situazione.« Mi hai spiegato quanto è grave la situazione. E che ti serve gente motivata, con degli ideali.»
Quella era decisamente la parte facile, qualcosa che Naru poteva mettere con sincerità sul piatto della bilancia.
Il problema era un altro. Ishida-senpai cercava (lo aveva detto espressamente) persone sveglie. E a seconda di ciò che il senpai intendeva, questo sarebbe potuto rivelarsi un grosso, grosso problema per Naru.
Se si fosse dovuto paragonarla a uno strumento, con probabilità sarebbe stata paragonabile ad un apparecchio specialistico inutilmente complicato e molto situazionale.
Aveva meno della metà dell'esperienza alla U.A. rispetto ad un sacco di suoi compagni. Era facile a distrarsi, non era in grado di spiccicare una parola in inglese corretto... E troppo spesso apriva bocca soltanto per sentire il suono della propria voce.
Col tempo era convinta che sarebbe divenuta una Hero degna di questo nome... Un giorno molto lontano, e soltanto se fosse stata in grado di migliorarsi come Eroina, e come essere umano.« ...Non hai paura che possa combinare qualche grosso casino, senpai? Non sono la studentessa più sveglia della U.A, lo sai vero?»
C'erano degli aspetti della Ohpieffu che doveva chiarire, ma l'idea che una chiacchierata con un ex senpai della U.A. si fosse trasformata in un colloquio per entrare in una agenzia Pro Hero appena formata era -nella testa di Naru- un qualcosa di assurdo. Fino all'ultimo intervento di Ishida-senpai, chiaro.
Era questo il suo obiettivo fin dall'inizio? Oppure l'idea gli era venuta nel corso di quella conversazione?
Avrebbe potuto chiedere, certo, ma aveva il sospetto che la vera risposta sarebbe rimasta per lei un mistero.
Forse dicendogli quelle cose stava dandosi la zappa sui piedi, eppure aveva bisogno di capire il perché di quella proposta. Era, se non altro, consapevole dei suoi limiti.« U-un Villain non l'ho neanche visto da lontano... Ma entrando nella tua agenzia potrei fare qualcosa di concreto.»
Se Ishida-senpai avesse voluto un sidekick con esperienza, probabilmente neanche avrebbe guardato nella sua direzione.
Poteva dirsi fortunata? Sicuramente si era risparmiata il doversi confrontare con gente animata di intenzioni non buone nei suoi confronti... Ma allo stesso tempo non si era mai trovata a dover prendere decisioni importanti in situazioni di rischio personale. Di grosso rischio personale, per lo meno.
Aveva voglia di fare qualcosa di positivo, di cambiare quella situazione di assoluta ignoranza su come si lavorava per le strade di Tokyo? Certo che si.
La proposta del senpai era il modo migliore per farlo in... relativa sicurezza.
Non c'era molto altro da dire.
Se non togliersi una piccola soddisfazione. Una frecciatina innocente, che solo lui avrebbe potuto intendere e -forse- perfino apprezzare.« Avevi detto che ti piacevano le sfide impossibili, giusto?»
CITAZIONEN.B. Quanto scritto nel post sul Vigilantismo riflette l'opinione e le idee di Naru e non dell'utente. -
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.NARU NARUSAWANon occorreva essere dei geni per capire che la direzione che stava prendendo la chiacchierata era tutt'altro che divertente. Era un discorso da persone mature, al quale Naru poteva dare -ahimé- un misero contributo se non quello di esporre fatti e proporre qualche teoria molto, molto generale. La cosa migliore in quel momento era ascoltare e provare a farsi un'idea migliore di quanto stava succedendo in giro dalle parole del senpai.
Che a quanto le stava dimostrando era una persona per lo meno informata sui fatti. Il che lo portava una spanna sopra il resto delle persone che Naru conosceva, e diverse sopra la ragazza dai capelli rosa, che fino a poco tempo fa era convinta che Aogiri fosse un nuovo brand di Onigiri.
Aveva un sacco da recuperare in termini di informazioni, e anche se non le sarebbe piaciuto molto di quanto avrebbe scoperto era sempre meglio che vivere nell'ignoranza più completa. Poteva permetterselo da Civile forse, non da Hero.« Governo? Ooooh... Capisco.»
Naru non sforzava troppo la testa (vivere in un ambiente sereno, felice e pacifico non l'aveva mai aiutata a riguardo) ma questo non voleva dire che fosse stupida, anzi. Quando qualcosa la interessava e Usa-tan rientrava nella categoria aveva capacità e cultura per riuscire a fare certi collegamenti.
Come quelli che Ishida-senpai le aveva appena accennato. Era chiaro che l'impiego di quelle armi in una situazione del genere non fosse avvenuto per caso e anzi, era più che plausibile che si trattasse di una qualche sorta di test per tutta quella tecnologia. E senza l'autorizzazione del Governo nessuna azienda per quanto grande avrebbe potuto fare una cosa del genere.
Quindi la politica e l'esercito c'erano dentro pure loro. Era una piccola conferma su quanto pensava, certo, ma pur sempre una conferma.
Le sue considerazioni in merito alla sua mancanza di esperienza e ai rischi che ciò poteva comportare furono accolti dal senpai... in maniera non esattamente elegante.
Naru accusò il colpo quasi fosse stato un danno fisico, ma si riprese in fretta.
Puntando il dito contro il senpai non poté resistere a ribattergli contro.
Ecco, fosse stata una scena di un Anime sarebbe stato il momento in cui coda e orecchie (che non aveva, purtroppo) le si sarebbero rizzate.« E-ehi! Ti faccio notare che sono almeno quattro anni in anticipo sull'età in cui si fanno i colloqui, caro senpai!»
Già. Heroes a parte lo studente (o studentessa) medio giapponese cominciava a interessarsi al mondo del lavoro dai ventidue anni in su. Anche oltre se proseguiva gli studi.
Quello era il momento di solito dove la gente si preparava per mesi alle interviste sottolineando gli aspetti migliori ed evitando le parti di sé meno positive.
Naru dal canto suo era passata dai "normali" diciassette anni a dover preparare di punto in bianco nel giro di un anno le basi fisiche, mentali e superumane per poter diventare una Hero... Il tutto proseguendo il normale curriculum di studi.
E dopo tutto questo le veniva fatto notare che no, non era pronta per un colloquio di lavoro?? Ma stavamo scherzando??
Gonfiando le guance tirò in su con il naso gettando lo sguardo di lato.« Mi sarei vestita meglio, nel caso.»
Quelle considerazioni erano serie per un buon cinquanta per cento. Il restante faceva parte -da quanto aveva capito almeno- di una sorta di slapstick comedy, un rapporto che in qualche modo si era instaurato tra Ishida-senpai e lei sin dal loro primo incontro. In quella conversazione c'erano momenti a la "ironia e frecciatine" come quello, così come momenti di serietà nella quale non era ammesso prendere le cose sottogamba. In genere si alternavano, ma Naru aveva il sospetto che sotto quella cosa ci fosse uno di quei soliti esercizi non detti del senpai, per sincerarsi di volta in volta che lo scherzo fosse tale e non palese stupidità da parte sua.
Se così stavano le cose... Bring it on, senpai!
Era pronta a dire quello che pensava con serietà ed acume più o meno« Uh... grazie?»
Le parole che Ishida-senpai gli dedicò furono un misto di considerazioni non proprio piacevoli... Così come evidenziarono punti di forza che Naru non si era mai data la briga di prendere in considerazione. La cosa da una parte le faceva molto piacere visto chi era che lo stava dicendo dall'altra non si sentiva completamente felice nel sentirsi descrivere in questo modo.
Poi la chiacchierata tornò seria. Molto seria.
Cosa si aspettava dal senpai e da quell'agenzia Pro-Hero? Bella domanda.« ...»
Naru inspirò un paio di volte, quindi chiuse gli occhi prendendosi una manciata di lunghissimi secondi di pausa.
Quindi guardò in silenzio Ishida-senpai, stavolta con espressione diversa da qualunque altra il Pro-Hero le avesse visto assumere fino a quel momento.
Allenamenti alla U.A. inclusi.
Era un'espressione carica di consapevolezza del posto in cui si trovava.
Se fosse esistita una sorella maggiore di Naru Narusawa probabilmente avrebbe avuto quell'aria lì.« Quello che vorrei capire intanto, è che cosa c'è lì dentro.»
Il braccio della ragazzina si allungò verso destra, indicando un mobile alla parete.
No, per essere esatti uno dei cassetti del mobile.
Un cassetto non scelto a casaccio, considerando quello che Naru era in grado di percepire.
Normalmente i suoi sensi non funzionavano così bene. C'era bisogno di tranquillità e concentrazione.
Condizioni -questa sera-- entrambe presenti e in grado di mettere la sua Unicità in grado di dare il massimo.« E' da quando sono entrata che c'è qualcosa di stonato rispetto al resto.»
Potevano essere parole difficili da interpretare quelle che aveva appena detto, ma la sicurezza con cui le stava pronunciando era palpabile.
Non era una domanda o un azzardo quello. Era una constatazione.. -
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.NARU NARUSAWADire che a Naru non fecero piacere le parole di apprezzamento che il senpai le rivolse sarebbe stata una bugia.
Ci teneva alla sua opinione, e per lei un suo complimento valevaquasiquanto quello di Yoshimoto sensei.
...non che le fosse mai capitato di riceverne uno dalla seconda, purtroppo.« Mmm... E' più una questione di contrasto, senpai.»
Era bello quando qualcuno lodava la sua Unicità super-situazionale e per niente improntata sul seminare morte e distruzione su vasta scala.
Ma non era ancora arrivata al livello di cui Ishida-senpai l'aveva lodata. Continuando così non sarebbe stato un traguardo irraggiungibile ma ad ogni modo il suo Quirk presentava ancora un bel po' di limitazioni.
Al momento -per dirla in breve- funzionava meglio quando c'era tanta differenza tra un oggetto e tutto quello che lo circondava.
Come trovare un fumatore in una stanza di persone che non fumavano.
Una pistola in un luogo privo di armi da fuoco.
Un criminale in mezzo a tanti civili e così via.« L'ufficio è nuovo, quel documento lì ha... come dire?»
Accidenti... Era complicato trovare le parole giuste. D'altronde non aveva ancora trovato un modo giusto di descrivere quel vortice di sensazioni, colori, sapori e odori che costituivano il suo mondo. Sarebbe stato come spiegare ad un daltonico la differenza tra il "rosso" e il "verde".
Come fare a spiegare il contrasto tra la durezza della vernice nuova, dei suoni rigidi e dei colori spigolosi che permeavano quell'edificio... Persino i vestiti di Ishida-senpai.
E dall'altra parte, in quei cassetti si trovava qualcosa di morbidamente tossico, fastidioso. Quasi doloroso da concentrarsi sopra.
Dettagli quasi impercettibili, che però il contrasto con il resto del posto rendeva tristemente evidenti.
Scuotendo appena la testa Naru si limitò a dirgli il minimo necessario. Quanto era sufficiente a capire il perché almeno.« Una storia completamente diversa da tutto il resto.»
Non aveva ovviamente idea di ciò che era successo attorno al documento che Ishida-senpai estrasse dal cassetto, per quello ci sarebbe voluto ben altro Quirk.
Qualcosa più orientato alla Psicometria.
Sarebbe stato bello. Quirk del genere erano ultra-rari... Chissà se esistevano Hero in possesso di abilità del genere?
Ad ogni modo -pur non facendole vedere il contenuto- il Pro-Hero le spiegò a grandi linee il contenuto.
Era stato ottenuto chiaramente con mezzi non esattamente... normali.
Rappresentava dei luoghi connessi ad una organizzazione specifica.
Una il cui nome Naru aveva scoperto solo recentemente.Onigiri.« Aogiri.»
Una delle organizzazioni di Villain più famose e cattive di Tokyo e dintorni. Se si muoveva qualcosa nel crimine organizzato in una delle prefetture era quasi scontato il coinvolgimento di qualcuno dei suoi membri.
Naru deglutì in maniera piuttosto evidente. No, il senpai non scherzava. Ohpieffu non si occupava di recuperare gattini dagli alberi o di partecipare a qualche talk-show. Era capitatacompletamente per casoin una delle poche agenzie che il crimine lo combatteva sul serio. E in prima linea.
Era tutto davvero emozionante... Ma per quanto Naru adorasse il suo mondo fatto di coniglietti, fiorellini, arcobaleni e zucchero filato sort of il discorso fatto da Ishida-senpai, le varie allusioni e le briciole di informazione che aveva sparso negli ultimi mesi cominciarono a prendere la forma di una traccia.
Che -a seconda del punto di vista- poteva piacerle... o no.
Ancora una volta non fu una domanda quella di Naru. Cominciava a capire come giravano le cose in quella Agenzia. Nel bene e nel male.« Quelle informazioni non sono state condivise con la polizia o con le altre agenzie immagino.»
C'erano varie spiegazioni in merito, e persino lei ne poteva immaginare tre una più realistica dell'altra.
Ma non le esternò. Non per paura di sbagliare (non avrebbe fatto troppa differenza a questo punto) ma era curiosa di capire il modo in cui Ishida senpai avrebbe reagito a quell'affermazione.
C'era un punto che forse era utile evidenziare.
Certo, le faceva un sacco piacere venire analizzata da un Pro-Hero e tutto quanto le diceva costituiva per lei occasione di crescita incredibile.
Ma anche Shoya Ishida era sotto esame.
E non era affatto detto che fosse il suo di scrutinio il più severo dei due.« ...posso sapere il motivo, senpai?»
La domanda non era provocatoria, anzi... Era stranamente controllata per provenire da Naru.
C'erano tante altre cose su cui avrebbe voluto confrontarsi con il Senpai, ma c'era un'altra cosa rimasta in sospeso ed era bene dargli una risposta.
Risposta che -e non era un'esagerazione- avrebbe probabilmente deciso il suo futuro.
Poteva Naru prendere una decisione simile basata su qualcosa di così semplice?
Se si trattava di questioni di principio... La risposta era decisamente si.
Non si era mai fatta problemi in merito. Come quando aveva deciso di punto in bianco di chiudere con il club di atletica leggera nella vecchia scuola.
C'erano cose nella vita di Naru su cui quest'ultima proprio non transigeva.
Ed era la cosa più corretta nei confronti del ragazzo che le stava davanti metterlo al corrente di cosa le stesse passando per la testa.« Tornando alla domanda di prima.»
Già.
"cosa ti aspetti da me, da questa agenzia e dal tirocinio…"
Non era una domanda, era un campo minato quello su cui si stava avventurando.
Una persona qualunque avrebbe valutato attentamente ogni parola, soppesato ogni frase e -probabilmente- avrebbe cercato di dare a Shoya Ishida la risposta che più avrebbe voluto.
Ecco, Naru era quel tipo di persona che se ne fregava altamente di quelle cose.
O per lo meno che prima di discuterne ci teneva a fare presente il suo punto di vista.
Il suo approccio era più simile a quello di un panzer.
Prima diceva le cose come stavano. Poi si preoccupava di quante mine aveva fatto esplodere nel suo percorso.
Semplice no?« Mi aspetto che Ohpieffu sia un'agenzia di Eroi, con il cuore al posto giusto.»
Una frase che poteva dire tutto o niente certo.
Ma Naru era sicura al 100% che Ishida senpai avrebbe capito cosa volesse dire.
Si poteva essere Heroes in tanti modi, ma tante di queste strade portavano in zone pericolose. Oscure.
Ohpieffu si muoveva al limitare di queste, probabilmente.
Ed in quello -di per sé- non c'era niente di male, anzi. Era probabilmente l'unico modo per poter fare realmente qualcosa.
La cosa importante era non superare il limite.
Le dita di Naru si strinsero sul bordo della gonna, ma il suo sguardo restò fisso sugli occhi sottili dell'uomo di fronte a lei.« Mi aspetto di imparare ad agire senza dover dipendere da cose come la classifica degli Heroes o da quante telecamere ci sono in giro.»
Non che non le piacesse la fama, essere conosciuta... O perché no, apprezzata.
Ma più uno Hero era famoso, più aveva difficoltà a muoversi in giro liberamente.
Le sue azioni avevano tutt'altro significato. Era chiaro che muoversi sullo stesso palcoscenico di una Thelema o di una Quiet Perfume le avrebbe dato si soddisfazione... Ma non avrebbe potuto fare quello che sentiva di poter essere in grado di fare: rendere la quotidianità della gente comune anche solo un poco più sicura.
E quella tranquillità passava dall'estirpare quelle organizzazioni pericolose come Aogiri.« Ma un conto è salvare Tokyo. Un altro è farlo comportandosi da Vigilantes o peggio, con una Licenza a fare da scudo.»
Qui stava il punto.
Ohpieffu le piaceva. Ma questo era valido soltanto se i mezzi che venivano impiegati poteva considerarli... corretti? Etici? No, nessuna di queste definizioni era davvero esatta.
Doveva capire meglio cosa esattamente facesse Ishida-senpai. Quali fossero i suoi piani per quell'agenzia. E per Tokyo.
Solo sapendo questo avrebbe potuto dargli una risposta davvero sincera.« Intraprendo questo percorso perché credo nella legge e in questa società senpai.»
Sapeva che il suo idealismo era quasi utopico, che era impossibile combattere il crimine comportandosi in modo retto e giusto in ogni occasione.
Non aveva senso essere onorevoli contro qualcuno che -avendo certezza di non subire ripercussioni- non si sarebbe fatto alcuno scrupolo a giocare sporco. A compiere attentati. A sacrificare tutto e tutti pur di arrivare al risultato.
Ma questo non voleva certo dire portarsi al loro livello. Erano Heroes, e anche se lontani dai riflettori era comunque loro dovere essere di esempio.
Rendersi un simbolo di speranza per coloro che li circondavano.
In caso contrario la loro non sarebbe stata diversa dalla guerriglia che i Vigilantes portavano avanti giorno dopo giorno.
Erano migliori di così. E dimostrarlo era un obbligo morale nei confronti di tutte le persone che ancora li supportavano.« Mi voglio guardare allo specchio la mattina sicura di essere da che parte sono.»
Poteva sembrare ingenuo da parte di quella ragazzina dai capelli rosa pronunciare quelle parole... Ma se Naru era in grado di alzarsi la mattina e riuscire ad essere comunque ottimista a dispetto di tutte le difficoltà che trovava alla U.A. buona parte riguardavano le lezioni d'inglese ma vabbé lo doveva proprio a quello.
Al sapere che il suo percorso l'avrebbe portata ad essere prima o poi la sua Hero ideale.
Non perfetta. Ma la versione migliore di sé stessa, parafrasando le parole che un paio di settimane prima le aveva detto Midoricchi
Fissando Ishida senpai Naru restò in attesa della sua risposta.
Molto sarebbe dipeso da quella. In ogni caso.« Me lo puoi assicurare?»
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