Sunset opening season

role libera, personaggi coinvolti: Shoya Ishida e Naru Narusawa

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    Ricordo che faceva male. Guardarla stare male.

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    SHOYA ISHIDA
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    L’ascensore emise un suono acuto ma melodico quando raggiunse l’ultimo piano dell’hotel, le porte si aprirono velocemente e Shoya poté avanzare mettendo piede in un ambiente fresco e sobrio: l’ufficio della sua nuova agenzia.
    Il colore predominante era il rovere a partire dal pavimento composto da un parquet perfettamente laminato e lucidato, per poi passare alle scrivanie anch’esse nuove di pacca e alle scaffalature piene in parte di libri e documenti che il giovane Pro-Hero aveva traslocato da casa sua a qui. Un profumatore di ambienti era stato posizionato vicino alle porte dell’ascensore e al passaggio delle persone emetteva nell’aria una nuvoletta di profumo floreale, per cui era quasi spontaneo sorridere piacevolmente colti da questa fragranza. il silenzio era interrotto solo dal rumore delle scarpe di Shoya il quale si mosse velocemente verso la vetrata posta esattamente davanti a lui, al lato opposto dell’ascensore, adorava guardare Shibuya dall’alto soprattutto al pomeriggio, perché il sole tramontava proprio lì, dietro ad altri edifici e grattacieli, ma in quella direzione esatta. Il ragazzo respirò profondamente e chiuse gli occhi, si lasciò scaldare dal tiepido calore del sole e slacciandosi il bottone della giacca nera allargò anche le braccia mostrando una camicia bianca perfettamente pulita e stirata, rimase così qualche minuto a pensare e godersi quel momento.
    Se c’era una cosa cui teneva particolarmente era lo stile e l’ordine, Shoya adorava vestirsi in maniera elegante e guardare gli altri vestiti bene, soprattutto le donne ovviamente, ogni cosa all’interno dell’ufficio aveva una sua perfetta collocazione, la scelta delle sedie ergonomiche, le cassettiere nere, le scrivanie, gli scaffali, i quadri moderni, insomma per l’arredamento si era fatto aiutare da un servizio dedicato di design d’interni, nulla era stato lasciato al caso, anche l’occhio voleva la sua parte.
    Dopo essersi scaldato per bene con la luce del sole si voltò e iniziò a guardare l’area circostante, era vuota, ma cercò di immaginarsi come sarebbe stata da qui a breve quando finalmente avrebbe aperto l’agenzia per futuri collaboratori, aveva già in mente chi contattare e qualcuno probabilmente si sarebbe fatto vivo da solo. Fino ad ora il Pro-Hero aveva lavorato in maniera dignitosa, si era fatto un nome sia tra gli eroi che tra i villains e vigilantes, pochi a Tokyo non conoscevano Shoya Ishida e la sua rete di connessioni poteva essere molto utile a tutte le fazioni, presto l’ufficio sarebbe potuto diventare un luogo di interesse particolarmente frequentato.
    Mise una mano in tasca e prese il telefono cellulare, guardò l’orario, era quasi arrivato il momento del primo appuntamento della serata, l’agenda era abbastanza fitta, doveva incontrare altre persone, ma si era riservato del tempo sufficiente per parlare con la giovane Narusawa, la studentessa che aveva allenato negli ultimi giorni da studente; piccolo momento nostalgia dei tempi passati.
    Aveva deciso che per questo primo colloquio non avrebbe usato l’ufficio a lui riservato, ma bensì questo open space, era decisamente più grande e luminoso, rendeva mille volte meglio che quella piccola stanza in cui si rinchiudeva per le conversazioni più riservate o per lavorare fino a tarda notte.
    Shoya si tolse la giacca e la appoggiò all’appendino più vicino, poi si posizionò in una postazione a caso e si gettò sulla sedia in pelle sintetica nera, erano davvero comode, perfette per lavorare ore al computer senza dolore alla schiena. Posizionò il telefono sulla scrivania e iniziò a fare un po' di controllo mail e notifiche in attesa dell’arrivo dell’ospite.

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    aru Narusawa riuscì -quella sera- ad arrivare a Shibuya con quasi venti minuti di anticipo. Una fortuita combinazione del corso di Kamakura sensei finito prima, l'essersi cambiata a tempo di record nella sua stanza agli Heights Alliance, l'essere riuscita a prendere la coincidenza del treno e al non aver trovato nessun ritardo nella metropolitana.
    Un mezzo miracolo insomma.
    Tolti i dieci minuti per arrivare all'indirizzo concordato con Ishida-senpai la ragazzina osservò dalla strada il luogo che l'uomo le aveva indicato.
    Wow. Non aveva idea di quanto potesse costare una camera in un Hotel del genere, ma a giudicare dall'ingresso e dalla facciata si trattava di uno dei posti più cari e lussuosi dove pernottare del centro di Tokyo.
    Non era che Ishida-senpai era in realtà un Villain sotto mentite spoglie e si guadagnava da vivere svaligiando banche? Vicino ma non proprio.
    Per l'occasione aveva scelto un abbigliamento semplice, ma che non attirasse troppo lo sguardo.
    Scartata la divisa Yuuei e la Hero Suit che indossava nei panni di Exceed Naru aveva scelto un outfit da ragazza di buona famiglia, comodo e pratico allo stesso tempo.
    Era adeguato al freddo della notte... E la faceva sembrare di un paio d'anni più grande di quanto non fosse in realtà.
    Non che fosse un problema legale, ma difficilmente la gente avrebbe preso sul serio un'Eroina che neanche aveva compiuto i diciotto anni.
    E poi in queste circostanze non c'era bisogno di presentarsi come the Bubbly Heroine, la supereroina appena arrivata e -ahimé- saldamente all'ultimo posto in Classifica Eroi.
    Era lì perché aveva bisogno di capire cosa diavolo volesse dire trovarsi nel bel mezzo di Tokyo ed essere una Heo.
    Voleva dire farsi belli agli occhi del pubblico? Fare lo sgambetto all'Eroe più vicino per una manciata di Like in più su Babel ed un posticino più in alto sul Rising Sun?
    Voleva dire compiere il proprio dovere e limitarsi a tornare a casa con la consapevolezza di aver fatto quello che era stato richiesto e nulla di più?
    Oppure era giusto tendere la mano a chi aveva bisogno e impegnarsi -quando la situazione lo richiedeva- ad aiutare anche chi aveva bisogno d'aiuto senza sventolare un bandierone con scritto "Aiutatemi per favore"??
    Più ci pensava e più quella Licenza le sembrava priva di senso.
    O forse era lei a non riuscire a vederci un significato valido. Beh, se si considerava che la cosa più vicina ad uno scontro Hero/Villain l'aveva avuta in una recita teatrale con una piccola e adorabile Regina dei Demoni forse questa confusione la si poteva attribuire alla sua poca esperienza.
    O totale mancanza di esperienza, se si voleva dire le cose come stavano.
    Le serviva un aiuto, possibilmente un intervento imparziale da parte di qualcuno che stesse combattendo giorno dopo giorno in quella Tokyo così disperatamente bisognosa di aiuto.
    E tra tutte le persone che conosceva Ishida-senpai era il miglior candidato possibile.

    Era quasi arrivato l'orario prestabilito, quindi decise di avviarsi.
    Alla reception non fecero troppe storie, una volta chiesto dell'uomo e mostrata il suo nuovo tesserino.
    Wow... Poteva anche avere dubbi sulla veridicità del risultato della Licenza, ma che quel tesserino era in grado di aprire tutte le porte era un dato di fatto!
    La salita parve interminabile. Esattamente dove aveva deciso di incontrarla? Sul serio? L'ultimo piano dell'Hotel?
    Con una nota così intensa da farla sobbalzare, l'ascensore si fermò.
    E Naru Narusawa fece il suo ingresso in un luogo... eh, che nulla aveva da invidiare all'eleganza del Kura Sushi.
    Un ambiente più semplice, chiaro. Ma la qualità delle decorazioni era su quel livello, ovvero che aumentare la qualità degli arredi sarebbe stato molto difficile.
    Accidenti. Oh, accidenti.
    Non era una suite per rilassarsi o dormire, quello era poco ma sicuro.
    Sembrava più... Un ufficio di qualche genere.
    Con la familiarità di un pesce fuor d'acqua Naru realizzò che il posto era completamente vuoto.
    O quasi.
    Una figura inconfondibile era seduta ad una delle scrivanie.
    Avvicinandosi di qualche passo la ragazzina dai capelli rosa si annunciò con un educato colpetto di tosse.
    E fino a questo momento non solo non era inciampata su sé stessa, era riuscita a non far cadere o rompere niente per la tensione. Nuovo record!

    « I-Ishida-san?»




     
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    Ogni scrivania era dotata di un telefono fisso e ognuno di questi era collegato tra loro per le telefonate interne, così quando la reception doveva avvisare dell’arrivo di un ospite chiunque poteva rispondere e confermarne l’accesso; Shoya aveva appena finito di parlare con la receptionist dell’hotel e aveva agganciato il telefono al suo ricevitore con un sonoro “clack”, da lì a pochi secondi avrebbe visto le porte dell’ascensore aprirsi, ma non per questo si sarebbe distratto da quello che stava facendo: scrivere un ultimo messaggio ad un informatore riguardo una pista da seguire per stanare un alto membro della gerarchia di Aogiri. Dopo l’attacco terroristico delle farfalle il suo unico obiettivo era stato proprio questo: intessere relazioni e raccogliere informazioni per conoscere i gerarchi di Aogiri, i suoi membri, le loro attività e poterli in qualche modo incontrare, scontrarsi, catturarli e arrestarli se ne avesse avuto l’occasione; l’agenzia OPF nasceva proprio per questi scopi mirati e precisi, senza stare a perdere tempo in accordi politici o in azioni di pura facciata per farsi belli davanti alle televisioni.
    La giovane studentessa aveva appena varcato la soglia dell’ascensore e il rumore dei suoi passi, seppur leggeri, era perfettamente udibile visto il silenzio che regnava in quell’ufficio vuoto, ma Shoya ancora non alzava lo sguardo dal suo telefono, sentì il colpetto di tosse e il suo cognome a voce alta, ma ancora nulla, doveva finire quel messaggio era troppo importante.
    Sono certo che ti farai sentire presto.
    Disse quasi ad alta voce mentre scriveva quest’ultima frase digitando velocemente con le dita sul telefono, era curioso ed euforico allo stesso tempo, non vedeva l’ora di poter leggere altre informazioni a riguardo. Adesso però era arrivato il momento di dedicarsi all’ospite, aveva aspettato già qualche secondo in piedi senza essere considerata. Così Shoya strinse con forza il cellullare premendo su i tasti del volume per inserire la modalità vibrazione, spense lo schermo e lo appoggiò sulla scrivania con il vetro rivolto verso il basso in modo che nessuna notifica potesse distrarlo, se non per cose urgenti o improvvise.
    Il ragazzo si voltò mentre si metteva in piedi e fece qualche passo in direzione di Naru osservando come fosse diversa dall’ultima volta che l’aveva vista: non era cresciuta molto in altezza però aveva un’aria più matura, forse dovuta al tipo di abbigliamento molto sobrio e comodo, senza la divisa scolastica e non devastata dalla fatica era una ragazza dai lineamenti morbidi e molto carini, gli occhi grandi verdi e i capelli rosa le stavano molto bene. Shoya abbozzò un sorriso a mezza bocca di apprezzamento, ma nulla di eccessivamente molesto, non provava attrazione per lei in questo momento e non le stava lanciando alcun segnale equivoco, o almeno sperava di essere stato interpretato così. Fece un leggerissimo inchino piegando poco la testa in avanti in segno di saluto, ma mantenendo evidente il suo grado di superiorità, poi allargò le braccia ruotando il viso a destra e sinistra.
    Narusawa-chan benvenuta negli uffici della mia agenzia Eroi: O.P.F.
    Scandì le ultime parole con evidente entusiasmo, gli brillavano gli occhi dalla gioia ed era chiaro quanto fosse fiero di poter dire “mia agenzia” non poteva di certo passare inosservato il suo solito egocentrismo e la pienezza di sé.
    Prima di iniziare a parlare di cose serie, cosa ne pensi di tutto questo? Che idea ti ha dato quando sei entrata?
    Era curioso di ricevere feedback riguardo l’arredamento, la disposizione delle scrivanie, la vista, insomma voleva sapere se l’ufficio dava l’idea di essere un posto serio oppure se invece a prima vista dava l’impressione di essere uno sgabuzzino per le scope male organizzato; anche se visto l’impegno che ci aveva messo probabilmente conosceva già la risposta, gli piaceva comunque ricevere complimenti.
    Una volta che Naru avesse finito di parlare, l’avrebbe invitata a sedersi su una delle sedie in pelle molto eleganti libere lì vicino a dove poco prima era seduto lui, Shoya si sarebbe andato a sedere portando la gamba destra su quella sinistra, poggiando i gomiti su i braccioli e incrociando le dita delle mani a mezz’aria davanti al viso.
    Bene, complimenti per il raggiungimento della licenza provvisoria, adesso sei pronta ad entrare nel mondo degli eroi… sei pronta giusto?
    Se prima era gioioso ed entusiasta adesso era tornato ad essere il senpai serio e severo che era sempre stato.

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    ncerta se disturbarlo o meno, Naru optò per restare a debita distanza e aspettare che Ishida senpai avesse terminato la telefonata.
    Il tono non era particolarmente alto, era... Serio. Terribilmente serio. Probabilmente questa era la sua faccia professionale.
    Ci sarebbe arrivata anche lei un giorno? Naaaah
    Non volendo ficcanasare della sua privacy senza motivo si forzò di concentrare la sua attenzione sul resto dell'ufficio.
    Era tutto nuovissimo, e probabilmente tra il mobilio e gli arredi doveva essere costato una fortuna. Probabilmente c'erano Agenzie Pro-Hero dagli uffici più grandi e che nel complesso costavano di più... Ma era chiaro che questo ufficio in particolare curasse più la qualità del posto rispetto alla cubatura.
    Non doveva esserci molto staff di giorno, probabilmente aveva una funzione più di rappresentanza che altro.

    « Ehm... Grazie per l'ospitalità.»

    Finita la telefonata per prima cosa Naru ringraziò l'uomo per averle concesso quel tempo prezioso. Cosa forse scontata ma comunque dovuta.
    Il Pro Hero allargò le braccia, in un gesto che voleva avvolgere l'ambiente che li circondava.
    La presentò come OhPiEfu, la sua agenzia Pro-Hero.
    ...hm? La... sua agenzia Pro Hero?
    Dopo gli ormai consueti due-tre secondi di blackout necessari per unire i punti da 1 a 10 anche meno in questo caso Naru non poté trattenere un'esclamazione di stupore. Una notevole esclamazione di stupore, a giudicare dal timbro impiegato.

    « E-eeeeeh?! Oh-Pi-Efu??»

    Per poco, c'era andata vicino.
    Il ragionamento filava. Shoya Ishida era diventato un Pro-Hero. Aveva dichiarato quando si erano conosciuti di avere una sua visione del mondo supereroistico. Questa visione non era perfettamente allineata con le altre Agenzie, evidentemente. Aveva l'opportunità di crearne una nuova sotto la sua responsabilità. Il luogo dove adesso si trovavano era la sua base delle operazioni.
    Quello non era il modo di agire di uno sprovveduto. Era chiaramente parte di una visione di uno Hero con un piano ben preciso.
    Naru puntò il dito verso il ragazzo, con un misto di rispetto ed incredulità.

    « Quindi... Quindi i lavori di ristrutturazione di cui parlavi... ERANO LA TUA AGENZIA Senpai??»

    La vena sadica non era scomparsa però. Aveva giocato con le parole per tutta la loro conversazione pur di fargli quella sorpresa?
    Accidenti se era bravo!
    Rendendosi conto di aver -anche se a buona ragione- alzato la voce la piccola Heroine dai capelli rosa ci mise un po' per formulare una risposta adeguata.
    Cosa ne pensava di tutto questo?

    « C-chiedo scusa. Non mi intendo molto di Agenzie di Pro-Hero... »

    Abbassando per un istante lo sguardo, ci tenne a scusarsi per l'involontaria reazione.
    Era vero. Era superappassionata dei Pro-Hero a giro per Tokyo quelli famosi per lo meno ma non aveva idea di come fossero i loro uffici. Certo, faceva tappa costante ai negozi di gadget tematici e più di una volta aveva speso la propria paghetta per comprarsi l'ultima maglietta di Quiet Perfume, ma non era mai stata in giro per gli uffici di Lifeline o Magic★Magic. Anche se le sarebbe piaciuto.
    Si prese un po' di tempo per rispondere.
    Era una combinazione di odori, colori e forme... chiara, netta. Non capitava spesso di entrare in un ambiente del genere.
    Che sapore avrebbe dato a quel luogo? Era un profumo complesso, ma senza contrasti evidenti.
    Di una cosa però era certa.
    Era molto, molto vicino a quello della persona che adesso sedeva davanti a lei.

    « Ma questo ufficio ti si addice molto, senpai. Trasmette molto di te, intendo.»

    Forse avrebbe dovuto sottolineare il lusso, l'eleganza e la precisione con cui tutto sembrava essere stato disposto in quella stanza. Magari era il caso di lodare la scelta dei quadri alle pareti, il materiale usato per il mobilio, la scelta dei colori... Ma queste erano chiacchiere vuote, e non avrebbero detto nulla a Ishida-senpai.
    Le aveva chiesto che idea si fosse fatta, non quanto bene stessero le tende alle finestre.
    Meglio andare dritti al punto. Era entrata trovandosi davanti un... un qualcosa che gli aveva dato una sensazione chiara e inconfondibile.

    « Conpermesso.»

    Assecondando l'invito del Pro-Hero Naru si mise a sedere sulla sedia in pelle accidenti che lusso! con una tranquillità che sorprese anche lei. In altre circostanze si sarebbe trovata quantomeno a disagio in un ambiente del genere dove precisione e qualità facevano da padroni... Eppure come aveva detto prima, in un certo qual modo era parte della persona che ora le stava davanti.
    Non si sarebbe spinta a dire che fosse un po' come trovarsi a casa sua, ma era come se a parlarle non fosse soltanto l'uomo ma la stessa Oh-Pi-Efu. E se parlare con Ishida senpai le dava sicurezza, non c'era motivo per cui l'agenzia che aveva creato con le sue mani dovesse darle un'impressione diversa.

    « .Intanto grazie, Ishida-san.»

    Seduta in maniera composta, la ragazzina esordì con i dovuti ringraziamenti. Erano una formalità, ma in ogni caso le faceva piacere che i suoi sforzi in quei due anni fossero stati riconosciuti da una persona della cui impressione le importava parecchio.
    Leggera tendenza al sadismo a parte, Shoya Ishida era una persona di cui si fidava, o in quel momento non si sarebbe trovata lì davanti a lui.
    Ed era una persona abbastanza disponibile da concederle quella chiacchierata... Anche perché aveva il sospetto che avrebbe trovato parecchie cose da fare al posto di spendere quella serata a discutere con -letteralmente- l'Eroina all'ultimo posto nella classifica degli Heroes di Tokyo e dintorni.
    Per tutte queste ragioni gli doveva la verità. Anche se quello che avrebbe detto avrebbe potuto sembrare provocatorio.

    « ...che impressione ti farei dicessi di essere davvero pronta?»

    Con tono appena più serio, Naru alzò le braccia con rassegnazione.
    Lei per prima sapeva di non poter andare da sola in giro per le strade di Tokyo a dispensare Giustizia dove le pareva più opportuno.
    Non aveva la maturità, l'esperienza, le conoscenze... Non aveva neppure il metodo per riuscire a farlo con ragionevole sicurezza.
    Lasciata da sola allo sbando sarebbe stata un rischio per sé stessa e per gli altri.
    Ma quello sarebbe arrivato con il Tirocinio. Un altro problema non da poco.

    « Sono pronta a capire in che modo fare la mia parte, senza mettere nei guai chi mi circonda. Per iniziare.»

    Alla fine era questo il punto, il tarlo che l'esame le aveva messo in testa.
    Aveva buone intenzioni, voglia di fare... E perché no, un Quirk con abbastanza versatilità per poter essere impiegato in varie situazioni.
    Era sufficiente? No. Ishida-senpai era riuscito a farglielo capire nel corso della loro prima chiacchierata.
    La differenza tra loro non stava nel possesso o meno di un Ufficio figo. Per dirla in termini semplici l'uomo davanti a lei era dentro al sistema da più tempo e aveva tutta l'aria di sapere dove e come muoversi.
    Di sapere quale fosse la decisione giusta da prendere, per le strade di Tokyo... O davanti ad una Usa-tan e ad un paio di robottoni in grado di spiaccicarti con una zampa.
    Qualcosa in quello che lei e Midoricchi avevano compiuto durante quella prova poteva essere utile alla società?
    Alcuni dei loro atteggiamenti, modi di agire e decisioni prese erano state equiparabili a quelle di un Supereroe rispettabile?
    Era lì per scoprirlo.

    « ...Che tipo di Hero vuoi essere, Ishida-senpai?»

    Naru fissò il Pro-Hero dritta negli occhi.
    Non c'era la minima traccia di ironia o divertimento in quella frase, e come avrebbe potuto essercene? Quando si erano conosciuti non aveva idea che potessero esserci così tanti tipi diversi di Supereroe in giro per Tokyo. Proprio per questo non c'era verso che la risposta che le sarebbe arrivata potesse essere scontata o banale.
    Conosceva Shoya Ishida, certo. Ma non era completamente sicura su quali fossero le sue priorità.
    O per lo meno, se la sua visione del mondo potesse -anche solo in parte- darle qualche risposta utile.
    Le mani a pugno, Naru strinse leggermente le dita.
    Per lo meno poteva escludere che l'uomo davanti a sé fosse qualcuno alla ricerca disperata di gloria o riconoscimento.
    Era un Character troppo serioso, troppo... cool.
    Il luogo in cui si trovavano non aveva quel mix di odori e colori tipico dei posti dove si sviluppavano le campagne pubblicitarie.
    E non c'era appeso alle pareti nessun poster pubblicitario sull'Agenzia. Già, Ishida-senpai non aveva bisogno di mostrarsi circondato da persone che lo facessero risaltare, di questo ne era sicura.
    Pur consapevole della grossa scortesia nel chiedere quel genere di cose ad un Pro-Hero, Naru non aveva finito con le domande.
    Avrebbe accettato anche un "Sono fatti miei" come risposta, ma in qualche modo era sicura che la risposta le sarebbe arrivata.
    E che probabilmente avrebbe risposto almeno in parte ai suoi interrogativi.

    « Qual è il motivo per cui hai creato Oh-Pi-Efu?»

     
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    Finalmente un pò di sano entusiasmo, era quello che ci voleva dopo una giornata passata a gestire burocrazia e problemi, Naru con il suo modo di fare aveva rallegrato un pò l'ambiente quando capì di trovarsi negli uffici di un’agenzia per Pro-Hero, e non un ufficio a caso, bensì quello di Shoya Ishida un senpai severo, sicuramente, ma anche una stella nascente del panorama eroistico di Tokyo, se già si vociferava qualcosa sul suo conto presto sarebbe diventato una vera celebrità, quindi far parte di tutto questo all’inizio avrebbe portato solo che guadagni.
    Il giovane annuì ad ogni frase della studentessa, la quale come di consueto faceva un uso eccessivo delle parole dilungandosi in domande e osservazioni, ma tuttosommato oggi era molto piacevole sentire il suono della sua voce così carico di gioia ed entusiasmo, perciò la lasciò continuare senza interromperla confermando con un movimento della testa ogni periodo: Sì esatto OPF, sì esatto i lavori di ristrutturazione erano per questo, non ti preoccupare se non ti intendi di agenzie di Pro-Hero, grazie per i complimenti all’ufficio; tutto questo senza dire una parola, non fu necessario parlare riusciva chiaramente a trasmettere il suo messaggio tramite lo sguardo e il movimento della sua testa.
    Infine anche la ragazza si sedette e si mise comoda per iniziare questo confronto che probabilmente sarebbe passato dal tono allegro e gioioso ad un tono più serio, Shoya si appoggiò per bene con la schiena alla sedia in pelle nera, mise i gomiti ben saldi su entrambi i braccioli e incrociò le dita delle mani tra loro a mezz’aria quasi a coprirgli il volto, accavallò la gamba destra su quella sinistra e corrucciò la fronte trasformandosi nel senpai che era sempre stato fin dall’inizio.
    Fin dal primo giorno che ti ho allenato ho apprezzato la tua caparbietà, la volontà di non mollare davanti al pericolo o le difficoltà, questo per me è sufficiente, in fin dei conti non serve che tu sia pronta o meno ad affrontare un villain, ma che abbia la forza mentale sufficiente per provare ad affrontare il pericolo in qualsiasi forma esso si manifesti.
    si schiarì la gola e deglutì, la voce era profonda, calda e rassicurante, il suo sguardo penetrava attraverso le semplici pupille e andava dritto all’animo della giovane studentessa, le stava chiedendo di farsi un grande esame di coscienza, di non aver timore a parlare di sè stessa e dei suoi dubbi.
    Ti ci rivedi anche tu nelle mie parole, o sto parlando di una persona diversa?
    Poteva quasi sembrare una seduta psicologica o meglio ancora di coaching, dove la persona che deve essere guidata si trova a porsi da sola delle domande e a darsi delle risposte. Shoya in questa serata avrebbe affrontato un percorso introspettivo con Naru, per valutare se avesse le carte in regola e la mentalità giusta per collaborare con O.P.F.
    Comunque la giovane dai capelli rosa non sembrava voler stare ferma con le mani in mano a farsi psicanalizzare, anzi proprio lei iniziò a porre delle domande di un certo spessore al suo interlocutore, prima chiedendogli che tipo di Hero volesse essere e poi il motivo per cui aveva creato O.P.F.; entrambi i quesiti avrebbero richiesto ben più tempo di quanto ne avessero a disposizione, ma non per questo motivo Shoya non avrebbe risposto in maniera chiara e precisa. Liberò le mani dalla posizione precedente, tolse la gamba destra da quella sinistra e si mise con la schiena ben dritta.
    Io diventerò l’eroe che saprà sempre cosa è giusto fare, questa città ha un bisogno disperato di eroi che abbiano il coraggio di compiere le giuste azioni… fare la cosa giusta per motivi all’apparenza non condivisibili.
    Sottolineò con molta enfasi soprattutto l’ultima frase, era evidente quanto il pensiero appena espresso fosse estremamente sintetico rispetto ad un’ideologia profonda e ad un’esperienza così vasta che l’eroe portava con sè, persino dai suoi occhi si poteva leggere quanto avrebbe voluto approfondire la questione portando esempi pratici, occasioni reali e situazioni da discutere, ma questo non era il momento adeguato.
    Presto avremo tempo per approfondire questi aspetti, so che avresti altre domande a riguardo, ma fammi concludere.
    disse prevenendo che Naru iniziasse a bombardarlo di domande.
    In questo contesto che ti ho appena descritto nasce O.P.F. Order Pride and Faith, con l’obiettivo di riunire sotto un unico vessillo i migliori eroi con le qualità più disparata ma accomunati da un unico obiettivo, fare qualcosa per fermare il crimine a Tokyo, pianificare, studiare, agire… non scaldare la sedia dietro una scrivania.
    Prima sfoggiò un inglese impeccabile poi scagliò una frecciatina evidente a tutte le altre agenzie per Pro-Hero della città accusandole di aver fallito nel loro compito, forse Naru non avrebbe colto al volo, ma se avesse voluto avrebbe potuto approfondire perchè quando Shoya finì di parlare le fece un cenno con la mano di poter adesso continuare lei.
    Vorrei che mi raccontassi del tuo esame per la licenza, cosa hai fatto, cosa hai imparato, chi hai incontrato, sensazioni e pensieri… tutto.
    Chiedere alla giovane di dire tutto poteva essere controproducente, ma sarebbe stato necessario per il fine di quella conversazione.

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    shida-senpai non girò attorno alle sue domande, né fu vago nel chiederle se ancora la sua motivazione fosse la stessa di quando si erano conosciuti alla Yuuei.
    Rispondere alla seconda fu facile. Anzi, per una volta tanto a Naru le parole non servirono affatto.
    Non mollare davanti al pericolo o alle difficoltà.
    Stringere i denti e andare avanti. Solo quello era importante, o almeno lo era in quella fase del suo percorso.

    Naru Narusawa socchiuse gli occhi. Quindi li riaprì fissando l'uomo davanti a sé.
    E sorrise, con la stessa testardaggine caparbietà che l'aveva accompagnata fino a questo momento.
    La solita determinazione che l'avrebbe portata avanti ancora per molto incrociando le dita.
    Non aggiunse altro certa che il senpai avrebbe capito e apprezzato -per una volta- il suo starsene zitta.

    « ...»

    Non interruppe il Pro-Hero come da sua richiesta... Ma non si sarebbe permessa di fargli domande in nessun caso. Adesso c'era soltanto da ascoltare.
    L'ideale di Shoya Ishida era... sorprendentemente ideale.
    Non che la scelta di parole che aveva impiegato non le avesse suscitato qualche dubbio, anzi. Prese da sole potevano essere le parole tanto di uno Hero quanto di un Villain, e se non avesse conosciuto il ragazzo alla Yuuei quanto meno avrebbe voluto chiarimenti immediati.
    Ma come aveva imparato a suo tempo si, pure lei stava attenta a volte Ishida senpai era una persona che ragionava persino quando agiva d'istinto. E difficilmente avrebbe preso decisioni immotivate o a cuor leggero, qualunque esse sarebbero state.
    Filosofia la sua che si traduceva in questa agenzia, Ohpieffu Nope non lo azzeccherà mai.
    Fermare il crimine a Tokyo, in maniera più attiva di quanto non fosse stato fatto finora.
    Ah, ecco probabilmente come stavano le cose. In parole povere il senpai aveva dichiarato di essere uno che se ne fregava dell'aspetto pubblico di questo lavoro. O per lo meno che agiva perché c'era veramente bisogno di fare qualcosa invece di intervenire dove le telecamere e i cellulari potevano riprenderlo dal lato più fotogenico.
    Pragmatico. Dedito alla causa. Ammirevole.
    Avrebbe voluto saperne di più sulla cosa? Assolutamente si.
    Era il momento giusto? L'occasione era svanita nel momento esatto in cui lo Hero le chiese dettagli riguardo al suo Esame per la Licenza Provvisoria.
    Esame concluso positivamente e che aveva lasciato Naru con più dubbi che risposte.
    La ragazzina dai capelli rosa si prese una manciata di secondi per riordinare le idee... E scremare il 90% delle cose che avrebbe voluto dire e che Ishida-senpai avrebbe quasi sicuramente trovato inutili, o evitabili.

    « Si trattava di una missione di recupero materiale da un'area sorvegliata.»

    All'occorrenza sarebbe scesa più nel dettaglio, ma al momento bastava questo per inquadrare lo scenario. Parlargli dei container, dei droni volanti, dei documenti riservati rubati dai terroristi e tutto il resto era di contorno e di certo avrebbe annoiato il suo interlocutore.
    Quindi... quali erano i dati essenziali? Con aria molto pensierosa Naru scelse attentamente le parole successive.

    « Team di due persone, io e Midori-cha... Midori Hasegawa, una mia senpai.»

    Già, Midoricchi. Faceva strano chiamarla per nome e cognome, ma se avesse fatto così sarebbe stata una enorme mancanza di rispetto nei suoi confronti. Era il suo il nome che faceva ad un Pro-Hero, uno degli individui da cui sarebbe potuta dipendere -un giorno- la lor o carriera.
    E di certo non era lì per farle fare una brutta figura, anzi!

    « Ci imbattiamo in una ragazza, Usa-tan, che ha perso la sua partner. e decidiamo di proseguire assieme. »

    Si era appuntata il nome, ma era talmente impronunciabile che aveva semplicemente rifiutato di memorizzarlo. Ishida-senpai avrebbe tollerato questa minima sbavatura nella sua narrazione. O almeno così sperava.
    Con il senno di poi avrebbe agito in maniera diversa? Probabilmente, anzi, sicuramente no.
    Era -per quello che ne sapeva- una futura collega in difficoltà, le cui capacità si erano rivelate fin da subito incredibilmente utili per proseguire la missione.
    Eggià. La sua percezione, il suo magnetismo e gli attacchi a distanza di Midoricchi avevano risparmiato loro un sacco di fastidi durante il tragitto al punto che Naru aveva potuto arrivare fin quasi alla fine della prova mantenendo intatta l'iniziale divertimento.
    Non c'era niente da fare, situazioni come quella erano un lusso difficilmente replicabile per le strade di Tokyo.

    « Sfruttiamo nostri Quirk ed arriviamo alla zona di recupero senza problemi.»

    Ragionandoci sopra, quella parte doveva averle fatto guadagnare diversi punti. La cosa migliore se non si è in grado di risolvere una situazione perfettamente grazie alle proprie capacità individuali è quella di fare gioco di squadra.
    Fortunatamente Midoricchi aveva abbastanza esperienza sotto la cintura da sviluppare una strategia garantita o quasi in quel particolare scenario.
    Poi ognuna di loro aveva fatto la propria parte, ed i risultati si erano visti.
    Il problema era arrivato dopo, ed aveva la forma di una studentessa-in-hoodie-con-orecchie-da-coniglio.

    « Riesci a crederci senpai? Arriviamo all'obiettivo e scopriamo che Usa-tan è un'androide ed è lì per fermarci!!»

    A dirla così neppure ci credeva lei, che era sulla scena era presente. Ancora non si capacitava di come fosse stato possibile ignorare la sua... Non umanità. Avrebbe dovuto accorgersene in un modo o nell'altro. Ogni essere umano aveva degli indizi inconfondibili, eppure in quelle circostanze, circondati da esseri meccanici grandi e piccoli glie ne era sfuggito uno, il più importante. E si trovava proprio nel mezzo tra lei e Midoricchi.
    La cosa un po' la faceva ridere. A lei dotare il suo backpack-mascotte P-kun di una AI di base pareva un compito impossibile... E là fuori c'erano aziende in grado di creare macchine così ben realizzate da ingannare persino il suo Quirk!

    « Midori-cha-... Hasegawa-san ha dato la priorità al sperare la prova, recuperare il materiale insomma.»

    Poteva fargliene una colpa? No, impossibile. Era il corso d'azione più razionale e pratico, l'obiettivo era stato messo in chiaro fin da subito. E Midoricchi ci si era attenuta puntando al tornare a casa con la sospirata Licenza.
    Era forse l'unica volta in cui Naru avrebbe voluto fare le cose in maniera completamente diversa. Ma anche lì, andarle palesemente contro avrebbe inficiato tutto il lavoro di squadra che avevano fatto fino a quel momento. Aveva scelto di fidarsi della sua capacità di giudizio, e alla fine la cosa aveva pagato... Quello che però non riusciva a perdonarsi era il non aver almeno provato a fermare l'ex compagna-ora-androide-malvagio.

    « Eppure c'era qualcos'altro dietro. Usa-tan... non era lì per combattere. Non solo almeno.»

    C'erano troppe cose che non tornavano. Usa-tan non aveva mai provato attivamente a fermarle, nonostante affermasse che la sua programmazione le imponesse di farlo.
    E poi c'era il modo in cui aveva reagito quando tutte e tre avevano scoperto quello che un altro gruppo aveva fatto ad una delle sue... si diceva "sorelle", giusto?
    Forse era più corretto chiamarlo "istinto" ma quella vocina nella testa di Naru continuava a ripeterle che quanto era successo a lei e a Midoricchi non era affatto casuale.

    « Avrei voluto parlarci, capire quale fosse il problema. Cosa c'era dietro.»

    Forse non sarebbe venuta a capo di niente, forse non avrebbe portato a nessun risultato tangibile o addirittura avrebbe compromesso la prova.
    Ma se effettivamente si trattava di parte dell'Esame... Per quale motivo fare interagire lei e la compagna di squadra con una AI dotata di principi e moralità? Perché farla passare per una studentessa prima e poi -addirittura-per una terrorista votata alla causa?
    Il tono di Naru si fece decisamente più seccato nel descrivere la parte successiva. Gonfiando le guance la ragazzina dai capelli rosa corrucciò le sopracciglia in quel misto di fastidio e stizza che ormai a Ishida-senpai doveva essere familiare.

    « ...Non c'è stata possibilità. Sono stata catturata.»

    Aveva provato a dire la sua, ed era stata bloccata a mezz'aria da dei droni incredibilmente coordinati. Droni normalissimi, di quelli che di solito venivano usati per portare pacchi.
    Incredibile cos'era in grado di fare la tecnologia eh? Se non si era in possesso un Quirk che rendeva in grado di volare, o di atterrare da svariate decine di metri di altezza senza farsi male una volta che ti avevano tirato su in cielo era finita. C'erano varie possibilità, non limitate alla propria unicità... E sicuramente se fosse ri-capitato avrebbe avuto modo di farci qualcosa.
    Ma difficilmente questo tipo di imprevisti ti dava la possibilità di rifarti degli errori. La prima volta era già più che sufficiente, e le conseguenze sapevano essere... serie.

    « E quel che è peggio, sono stata salvata da un tizio fiammeggiante intenzionato solo a fare bella figura davanti alle telecamere!»

    Fosse stata salvata da qualcuno mosso a compassione dal suo essere portata via da svariati droni volanti avrebbe anche potuto capirlo.
    Il problema era la motivazione che lo aveva spinto a prendersi quel rischio. Fare bella figura.
    Seriamente... Non aveva idea se quel tizio era poi stato promosso, ma se quest'eventualità voleva dire avere un tipo del genere a svolazzare tra i cieli di Tokyo a farsi selfie allora sperava sinceramente di no.

    « Aveva ragione Midori-chan? Oppure avrei dovuto insistere e cercare di capirne di più su Usa-tan e sulle sue sorelle?»

    Nel corso dell'esame lei e la team leader avevano adottato approcci molto diversi, quasi opposti.
    Non si sentiva di aver sbagliato, e poteva dire lo stesso nei confronti dell'amica. Le sue decisioni avevano portato la coppia a completare il compito che era stato loro assegnato, ciononostante i dubbi che aveva espresso al senpai restavano. L'esitazione della usagi-hoodie-robot, il suo comportamento e in generale tutte le interazioni che aveva avuto con lei sembravano confermarlo.
    Usa-tan non era un drone, ed era sicuramente diversa dalle credenze semoventi spara-missili con cui avevano avuto a che fare nel corso della prova.
    Non fosse stata sicura del contrario l'avrebbe detta quasi... umana.

    « Alla fine siamo passate entrambe. Per quale motivo, secondo te?»

    Tacque qualche secondo, più per riordinare le idee che per riprendere fiato. Era stata stringata molto per i suoi standard ma era sicura di aver trasmesso a Ishida-senpai tutte le informazioni necessarie. Era chiaramente pronta ad approfondire qualunque punto le fosse stato chiesto, ma il nocciolo della faccenda era questo. Cosa avevano visto i giudici nel loro team di meritevole per premiarle entrambe?
    In una situazione reale ad un Pro-Hero come l'uomo davanti a sé sarebbe davvero bastata la volontà di affrontare il pericolo?
     
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    « O muori da Eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo »
    Fu evidente che Naru volesse porre altre domande in merito agli scopi dell’agenzia e agli idea del Senpai, ma al tempo stesso si dimostrò matura e rispettosa rimanendo in silenzio e lasciando decadere quell’argomento, per ora.
    Subito dopo però la giovane ebbe il via libera per parlare del suo esame per la licenza provvisoria, un evento che anche Shoya aveva affrontato, ma il cui ricordo si era quasi sbiadito nel tempo, ricordava un compagno di scuola: Lion Heroar, mutant alquanto abile e promettente, aveva affrontato tante avventure insieme a lui e probabilmente sarebbe potuto essere un ottimo partner per la neonata agenzia, purtroppo però se ne persero le tracce, probabilmente catturato da qualche organizzazione criminale; anche per questo motivo il ragazzo dai capelli neri aveva sviluppato una forte determinazione e resilienza, sentiva su di sè la responsabilità di vendicare i compagni caduti e portare a termine anche i loro sogni e obiettivi di una Tokyo più sicura.
    L'eroe si perse un attimo nei suoi pensieri, ma ci mise poco a ritornare focalizzato sulla sua interlocutrice, la quale iniziò il racconto spiegando che il compito assegnatole era quello di recuperare del materiale da un’area sorvegliata. Curioso obiettivo per dei giovani aspiranti eroi, forse sarebbe stato meglio sottoporli al classico: salvataggio di persona random in pericolo da calamità naturale, il recupero di materiale non comportava delle grosse responsabilità, non si rischiava la vita di altri, ma solo la propria, anche su questo aspetto la scuola si era ammorbidita negli anni, forse non potevano simulare più disastri naturali per evitare di mettere in pericolo i volontari? Shoya lanciò un'occhiata di sufficienza e fece una smorfia di disappunto in merito all’obiettivo della missione, non al racconto di Naru.
    Lei continuò spiegando i vari dettagli: Midori Hasegawa era stata la sua compagna di esame, ricopriva un ruolo di leadership e la maggior parte delle decisioni sembrava averle prese lei, Naru invece si era adeguata agli ordini operando scelte che forse lei non avrebbe fatto, come sull’affrontare l’androide Usa-tan oppure concentrarsi solo sull’obiettivo della missione.
    Mentre il racconto continuava, Shoya si voltò rapidamente aprì il primo cassetto che aveva sulla destra e ne tirò fuori un quadernetto dalla copertina grigia molto neutra, afferrò poi una penna della scrivania e aprì il quaderno sfogliando le prime pagine perché già piene di scritte; iniziò quindi ad appuntare alcune informazioni importanti per lui e per l’agenzia, la presenza di questi androidi stava diventando sempre più frequente, lui stesso ne aveva già affrontato uno mentre lavorava per Lifeline e aveva letto sui giornali altre dichiarazioni, insomma qualcosa si stava muovendo, avrebbe dovuto indagare molto presto. Fece un punto e smise di scrivere quando sentì che Naru disse di essere stata catturata, questo era molto interessante, come aveva reagito ad una situazione di estremo pericolo? aveva avuto paura? doveva domandarglielo, ma non voleva interromperla per cui lasciò che finì di parlare anche del suo successivo salvataggio e dei suoi dubbi su come avesse fatto a passare l’esame nonostante l’esito un pò incerto della missione.
    Molto bene
    esclamò soddisfatto l’eroe dopo aver preso una bella boccata d’aria, provava un misto di nostalgia e disprezzo per la sua ex scuola, quindi sentire dei racconti così dettagli di esami o vicende avvenute lì lo facevano ragionare in maniera un pò meno lucida e più istintiva, sapeva bene cosa volesse dire trovarsi in quelle situazioni, non poter contestare le decisioni degli altri e subire l’andamento degli eventi, da un lato comprendeva molto il punto di vista di Naru, dall’altro anche quello di Hasegawa-chan, concludere la missione e portare a casa l’obiettivo spesso è l’unica cosa che conta davvero.
    Stai per entrare nel mondo dei professionisti Narusawa-chan e portare a termine la missione diventerà la tua priorità in ogni compito che ti verrà assegnato.
    chiuse il quadernetto con più forza del previsto facendo sbattere le pagine fra loro in un sonoro *tac*
    Una volta che ti sarai assicurata di aver concluso il tuo compito allora potrai dare sfogo alla tua curiosità e alla tua creatività, quando un tuo superiore ti assegna delle priorità si suppone sia perchè detiene la competenza e l’autorità per discriminare la cosa giusta da fare in una determinata situazione...
    ripensò ai compiti che gli erano stati assegnati da Lifeline, nel bene o nel male avevano tutti un senso logico e alla fine dei conti quello che Shizune-san imponeva risultò essere la cosa più giusta nel contesto, quando lui stesso aveva preso percorsi o scelte differenti da quelle che gli erano state imposte si era cacciato nei guai e aveva dovuto cavarsela da solo.
    Non ti nego che personalmente apprezzo lo spirito di iniziativa, quando un mio collaboratore riesce a portare indietro un'informazione o un risultato migliore di quello che gli era stato assegnato sono molto soddisfatto… allo stesso tempo però detesto chi prende l’iniziativa e poi non porta a termine il compito o peggio ancora non fa proprio ritorno.
    con quest’ultima macabra affermazione fece allusione ai suoi compagni di tirocinio e di missione che avevano fallito nei loro compiti e ci avevano lasciato la pelle, una realtà cruda, dura che però esisteva e non andava ingorata, i Villains lì fuori non si fanno scupolo dei civili men che meno degli eroi, anzi sono il loro piatto preferito, per cui bisognava mettersi in testa che sarebbe potuto succedere di tutto una volta entrati nel mondo dei professionisti.
    Volevo approfondire il discorso dell’essere stata catturata, mi puoi spiegare meglio le dinamiche della situazione e cosa hai provato tu in quel momento? vorrei capire come ti comporteresti in una situazione di estremo pericolo dove c’è in gioco la tua vita.
    a quel punto Shoya riaprì il quadernetto e tenne la penna stretta in mano pronto a segnare i punti chiave che gli interessavano, la conversazione tra Senpai e Kohai si stava trasformando in un vero e proprio colloquio.
    Poi risponderò anche alla tua domanda sul perchè hai ottenuto la licenza e altri quesiti che ti vengono in mente.

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    e parole di Ishida senpai non colsero Naru di sorpresa. Era un professionista, ovviamente voleva i risultati prima di tutto. Ma allo stesso tempo non disprezzava lo spirito d'iniziativa, e questo era un punto importante.
    La ragazzina dai capelli rosa sorrise felice nel sentire queste considerazioni: anche se non erano la risposta alle sue domande erano comunque consigli preziosi, che avrebbe fatto bene a portare con sé da qui in avanti.

    « .Ho capito. La decisione di Midoricch-... Hasegawa-san era la più razionale, in quelle circostanze.»

    Non c'era vergogna nell'ammettere una cosa del genere, a prescindere dalle opinioni di Ishida-senpai. Correggendosi all'ultimo le formalità lproprio e stavano strette Naru dette comunque ragione alle parole del Pro-Hero. Sul momento aveva valutato con attenzione le due possibilità, assecondare Midoricchi oppure fare di testa sua, ed era stato facile dedurre che la seconda possibilità semplicemente non valeva il rischio. Mettere in crisi una squadra (anche composta da due persone) per una possibilità non equivaleva a proseguire il lavoro di squadra ed ottenere quasi certamente il risultato minimo sufficiente.
    Non era una cima in matematica, ma era facile capire quale fosse il piatto della bilancia più pesante.

    « Chiaro, priorità alla missione in ogni caso.»

    Annuendo con convinzione la ragazzina rifletté su cosa c'era in ballo in quella situazione. C'era la possibilità reale di ottenere preziose informazioni da Usa-tan... O persino convincerla a dare loro la possibilità di andarsene senza fuggire con la coda tra le gambe.
    Sarebbe stata l'opzione migliore, senza dubbio. Ma c'era pure il rischio di finire entrambe catturate, e in quel caso sarebbe stato game over. E a differenza di Heroes Against Evil non potevi cliccare su "Ritenta" quando non riuscivi a superare uno stage.

    « Uh... Eravamo circondate da grossi mecha sparamissili e droni volanti quindi ne ho afferrato uno al volo per sbatterlo a terra.»

    Eh, facile parlare quando si dispone di Unicità in grado di attaccare il nemico a distanza. Lei aveva dovuto cominciare a ragionare presto su come dare il massimo anche in situazioni del genere.
    Certo, aveva anche lei unghie e artigli (metaforicamente parlando) ma il suo Quirk non rientrava esattamente nel concetto di "artiglieria pesante". Sarebbe stato figo certo, ma le sue abilità erano divenute in quell'anno alla Yuuei quella seconda natura che idealmente ogni possessore di Quirk avrebbe potuto sviluppare.

    « Meno inseguitori ci portavamo dietro e meglio era.»

    Non che ci fosse molto da aggiungere a riguardo. La situazione in cui lei e Midori-chan si erano ritrovate non era ideale, ed era stato solo grazie alla strategia adottata se la Team leader era riuscita a completare la missione.
    Avrebbe preferito arrivarci pure lei al traguardo, ma la statistica giocava contro di loro. La disparità numerica era notevole, le caratteristiche dei loro avversari sembravano praticamente studiate per affrontare gruppi di persone dotate dei Quirk più disparati.

    « Solo che prima di raggiungere il terreno è stato supportato da altri sette-otto compagni, bloccandomi il braccio e sollevandomi in aria con facilità.»

    Il tutto era stato talmente veloce e preciso che la ragazzina dai capelli rosa dubitava fortemente potesse essere riconducibile alla semplice programmazione dei droni.
    C'era qualcuno -o qualcosa- che li controllava. Non si sarebbe spiegata altrimenti quella coordinazione e posizionamento tanto veloce e preciso da non averle neanche dato il tempo di correre ai ripari.

    « Con le lame delle eliche tutte attorno e a più di cinquanta metri da terra non c'era molto che potessi fare nell'immediato, no?»

    Agitarsi senza un piano dietro avrebbe soltanto portato guai. E se qualcuno affermava di essere in grado di reagire d'istinto nella maniera migliore o era un Pro-Hero tra i migliori al mondo, o era un bugiatdo.
    Naru in quella situazione aveva scelto di aspettare per non peggiorare la sua situazione. Probabilmente non era la decisione migliore che potesse prendere, ma almeno se l'era cavata senza neanche un graffio.
    Una fortuna che un sacco di Heroes a Tokyo spesso non avevano.

    « Cosa ho provato? Di sicuro non c'era tempo per avere paura. Voglio dire, al di là della bella vista dall'alto non ero ancora svenuta, o peggio.»

    La ragazzina pronunciò queste parole come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo. Quella simulazione non era certo una passeggiata nel parco e un sacco di cose avrebbero potuto causarle ferite anche permanenti... Ma non c'era possibilità che gli organizzatori avessero permesso uno scenario che prevedesse il rischio di morte per uno o più dei candidati.
    Certo, i missili a gravità, i droni coordinati e le Usa-tan a difendere le valigette erano ostacoli pericolosi ma Naru non si era mai sentita veramente in pericolo.
    Aveva potuto muoversi e agire con la stessa sicurezza di quando si cimentava nelle esercitazioni pratiche alla Yuuei.
    Mica era qualcosa di assurdamente difficile come le verifiche della professoressa Yoshimoto!

    « E poi avevo ancora un braccio libero.»

    Così dicendo Naru alzò la mano sinistra, aprendola e chiudendola un paio di volte per enfatizzare la cosa.
    D'accordo non aveva armi in quell'occasione... ma difficilmente qualcuno avrebbe potuto considerarla inoffensiva. Per lo meno lo potevano testimoniare il i pochi i diversi compagni di corso che in una o nell'altra occasione aveva accidentalmente atterrato con l'uso indiscriminato della mistica tenica Narusawa ★ Nutcracker.
    Un braccio era più che sufficiente per fare danno. A persone o a macchine indistintamente.

    « Stavo ragionando su quanti avrei dovuto buttarne giù per tornare a terra ad una velocità accettabile.»

    Portando una delle mani al mento Naru si prese un paio di secondi per riportare alla mente la scena. Non avendo parti mobili non le ci sarebbe voluto molto tempo per spezzare una o due eliche dai droni che la immobilizzavano e usarle per mettere fuori combattimento quelli che le stavano vicino.
    L'unico dubbio poteva essere quali rendere inoffensivi prima per evitare di venire accidentalmente a contatto con le eliche.
    No, alla fine c'era ancora parecchio che avrebbe potuto fare... O almeno che avrebbe fatto se ne avesse avuto tempo o occasione.

    « Poi quel... simpatico individuo volante mi ha interrotto prima che potessi fare qualcosa.»

    Il fastidio nasceva più da quello che altro. Non tanto l'essere salvata, quanto che qualcuno lo avesse fatto prima ancora che potesse provare a farlo da sola. Sotto questo punto di vista, Naru Narusawa non era tecnicamente stata catturata... Era in una situazione difficile semmai. A svariate decine di metri da terra e con un braccio bloccato, ma non era ancora pronta ad arrendersi.
    Quella era l'ultima possibilità per quando aveva più valore sopravvivere dell'essere messi fuori combattimento o peggio.
    Non che avesse desideri suicidi, e se poteva cavarsela senza farsi male la cosa non le faceva affatto schifo. Ma in quella situazione c'era parecchio che poteva ancora fare prima di dover chiedere l'aiuto di qualcuno.
    Ad ogni modo con una scrollata di spalle si lasciò tutto dietro. Fine, cosa del passato, tempo di guardare avanti.
    E a questo proposito rivolse al senpai un sorriso rinfrescante, sottolineando il tutto con due dita sollevate in segno di vittoria.
    Qualcosa di positivo se l'era portato dietro da quell'esame.
    ...Oltre alla Licenza, chiaro.

    « Di sicuro ho imparato la lezione. Mai andare in missione senza sapere come cavarsela in caso di caduta da grandi altezze»

     
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    La penna scorreva sul foglio, le parole venivano trascritte e poi sottolineate, Shoya alzava lo sguardo per incrociare gli occhi della giovane studentessa, poi tornava velocemente sul suo quadernetto dove appuntava i dettagli di quel racconto, fu strano pensare che persino l’esame di una licenza provvisoria potesse racchiudere informazioni importanti su tutti questi nuovi sistemi di intelligenza artificiale, avrebbe sicuramente dovuto approfondire quanto prima.
    Ad un certo punto disegnò una linea orizzontale con un gesto abbastanza evidente e iniziò quindi ad appuntarsi alcune parole chiave circa le sensazioni di Naru durante la situazione di pericolo che aveva vissuto, tutto sommato non se l’era cavata poi male, a sentire il suo racconto, bisognava poi vedere quanto di tutto ciò corrispondesse al vero.
    Non c’era tempo per avere paura mmm…
    Ripeté l’eroe appoggiando la penna sul quaderno e tornando a incrociare gli occhi di Naru. Questa frase l’aveva colpito, sì, era rimasto stupito dall’atteggiamento della giovane, la ricordava diversamente, più paurosa e fifona nonostante avesse fin dall’inizio dimostrato una forte determinazione. Però non sempre era una cosa positiva non avere paura, perché la paura è un sentimento che ti dà una carica incredibile, una forza che spesso non hai o non pensi di avere.
    Avere Paura è molto importante per un Eroe professionista. Dovrai avere paura quando ti troverai davanti a dei Villain che vogliono toglierti di mezzo o peggio vogliono togliere di mezzo altre persone e tu non sei in grado di salvarti o di salvarli… la Paura ti permetterà di sbloccare una forza in più… tienilo bene a mente.
    Disse Shoya con un tono quasi da fratello maggiore questa volta, la sua mente lo riportò a rivivere dei momenti di estremo terrore dove addirittura gli tremarono le ginocchia, ma proprio per quello era poi riuscito a fare un grande salto in avanti e raggiungere obiettivi che fino a poco prima non avrebbe mai pensato di raggiungere.
    Comunque ho capito il tuo punto di vista e come è andato l’esame, adesso ti spiego perché ti hanno consegnato la licenza nonostante non sia andato proprio benissimo…
    chiuse il quaderno tra le mani e lo appoggiò sulla scrivania, prese fiato e si mise a sedere con la schiena ben appoggiata alla poltrona in pelle emettendo un piccolo stridulo dovuto allo sfrego del materiale. Shoya aveva deciso che era arrivato il momento di iniziare a svelare un po' di altarini e di aprire gli occhi alla giovane Narusawa, la quale forse era ancora un po' disillusa dal mondo creato all’interno della scuola e del suo ecosistema, non avendo affrontato missioni esterne non poteva rendersi conto della realtà dei fatti.
    Tokyo e il Giappone ha un disperato bisogno di Eroi, qui fuori si sta combattendo una guerra, una battaglia silenziosa giorno dopo giorno… se te lo stai chiedendo, beh NO… non la stiamo vincendo per niente e, come se non bastasse, non siamo nemmeno in maggioranza numerica.
    Alzò il braccio destro ed indicò fuori dalla vetrata dell’ufficio per rimarcare il fatto che la guerra era proprio lì, magari in questo momento un giovane eroe si stava scontrando con un villain in un vicolo, oppure stava cercando di risolvere un problema causato da un criminale, una rapina, un omicidio o chissà altro.
    Oltre alla criminalità c’è anche il problema del Vigilantismo, ormai sempre più civili dotati di quirk particolari stanno aderendo ad organizzazioni illegali… per noi è un grosso problema, perché non rispettano le regole e non sono sottoposti a giudizio e revisione da parte del governo o della polizia… come del resto invece lo siamo noi.
    Questa era la dura realtà, adesso Naru si sarebbe potuta spaventare ancora di più o al contrario avrebbe potuto trarre la forza necessaria per rimboccarsi le maniche e dare il suo contributo, l’agenzia avrebbe avuto bisogno di lei, ma anche l’intera città. Sembra un’esagerazione, ma non lo è, gli eroi professionisti diplomati alla U.A. non si contano nemmeno con le dita di una mano, i tirocinanti restano la risorsa più utile da poter utilizzare per compiti non estremamente pericolosi ma comunque necessari come raccogliere informazioni, infiltrarsi in luoghi dove un eroe di fama o riconoscibile dal suo volto non sarebbe mai potuto andare. A ripensarci bene lui stesso durante il periodo di tirocinio aveva incontrato Villain e Vigilantes senza destare alcun sospetto proprio perché incensurato e irriconoscibile, ma adesso era tutta un’altra storia.
    Ho preferito non parlarti mai di tutto questo nelle nostre altre conversazioni perché non ritenevo utile che tu conoscessi la realtà dei fatti, ma adesso è importante che tu faccia una scelta consapevole… O.P.F. ha bisogno di tirocinanti, gente sveglia che non abbia paura di mettersi in gioco e che voglia davvero fare la differenza.
    Shoya stava sempre più diventando un fratello maggiore più che un Senpai, con quest’ultima frase fece intendere che per tutto questo tempo aveva protetto Naru dalla verità, dalla realtà della vita di un eroe per non turbarla fin dal primo giorno di scuola. Lui non era stato così fortunato d’altronde, aveva dovuto affrontare Villain che avevano rapito suoi compagni di classe già al primo anno.
    Vorrei sapere cosa ne pensi, e sei libera di pormi le domande che preferisci.
    Accavallò le gambe e attese la reazione della giovane sperando che non si fosse spaventata troppo.


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    a replica del senpai non fu esattamente incoraggiante, ma accidenti, doveva ammettere che aveva ragione da vendere!
    Il suo atteggiamento durante l'Esame per la licenza era stato a dir poco leggero. Certo, trovarsi a fare qualcosa che le piaceva in condizioni in cui sapeva che non ci sarebbe stato nessun pericolo reale aveva reso la prova più simile a un gioco che altro, ma questo non rendeva la mancanza di paura troppo dissimile dall'incoscenza. Su questo doveva dargliene atto.
    Non che fremesse dalla voglia di trovarsi ad affrontare un Villain con familiari, amici e colleghi in ostaggio, anzi. Avrebbe vissuto bene comunque.
    Purtroppo caratteristica di quasi tutti i Villain era quella di giocare sporco.
    A loro non interessava fare le cose correttamente. Erano individui che per la maggior parte puntava al risultato. E al diavolo i danni collaterali.

    « T-temo... che dovrò confrontarmi con situazioni del genere prima o poi.»

    Portando una mano dietro la nuca la ragazzina cercò di minimizzare la cosa, rendendosi conto che l'atteggiamento tenuto durante l'esame era probabilmente molto cool, ma non le sarebbe capitata una seconda volta una situazione in cui poteva permettersi una simile tranquillità.
    Se mai fosse diventata una Hero a tutti gli effetti avrebbe dovuto fare i conti con situazioni al di fuori del suo controllo... E avrebbe dovuto fare la scelta più sensata, senza andare nel panico. Più facile a dirsi che a farsi, insomma.
    Ishida senpai decise allora di cambiare argomento, finendo per dare risposta al grande interrogativo di Naru sul mistero della sua promozione.
    La ragazzina tese le orecchie, senza perdersi neanche una parola.
    Quello che venne fuori fu... Diverso da quanto si aspettava. Parecchio diverso. Ed inquietante.

    « ...wut?»

    Le ci volle qualche momento per realizzare la magnitudine delle informazioni che Ishida-senpai le aveva appena riferito. Ricapitolando: c'era una guerra in atto tra gli Heroes e -probabilmente, anzi sicuramente- i Villains per Tokyo e dintorni. O forse addirittura per tutto il Giappone. E gli Heroes la stavano perdendo, e visto che non ce ne erano abbastanza il governo giapponese (era la logica conclusione) aveva deciso di abbassare l'asticella degli aspiranti Pro-Heroes provenienti dalle varie Accademie come la U.A. mandando nelle varie agenzie sidekick potenzialmente pericolosi, che come lei non avevano visto uno scontro reale neanche a pagarlo.
    ...O chi prendeva le decisioni era impazzito, oppure davvero disperato.
    Nessuna delle due alternative era piacevole.

    « S-s-s-senpai, mi s-stai dicendo... Che la situazione è incasinata fino a questo punto???»

    Dimostrando grande controllo di sé Naru volle accertarsi che il senpai non stesse scherzando. E no, non sembrava proprio essere quello il caso. Aveva scelto di intraprendere quella carriera non per diventare ricca o famosa per quello bastava trovarsi un buon partito ma perché ci credeva. Semplicemente per quello, e con l'obbiettivo di fare la sua parte era arrivata fino a questo punto.
    Adesso, per la prima volta, le stava venendo offerto uno sguardo dall'alto, la possibilità di vedere le cose nel quadro complessivo.
    Primo, non era una di quelle cose da cui potevi tornare indietro. E secondo, non era esattamente una bella visione quella che le aveva prospettato Ishida-senpai.
    Il guaio era che a Naru non piaceva nascondere la testa sotto la sabbia.
    Non avrebbe affidato la sicurezza propria e di chi la circondava a qualcun altro. Poteva anche fidarsi... Ma se qualcuno aveva determinato che la sua presenza potesse essere utile, il tirarsi indietro non era soltanto una vigliaccata.
    Era un tradimento nei confronti di quello che più riteneva importante.
    Massaggiandosi le tempie con entrambe le mani la ragazzina dai capelli rosa cominciò a perdersi in elucubrazioni ragionare sugli eventi delle ultime settimane.
    E improvvisamente le cose cominciavano a tornare. O per lo meno alcune delle cose più strane che le erano capitate cominciavano ad avere più senso.
    Potevano essere ipotesi corrette o forse no, ma almeno adesso aveva le basi per poterne formulare.

    « Ommamma... Male, molto molto male... Questo però spiegherebbe la simulazione... pure il perché di quelle tecnologie e...»

    Già, già... Se il governo era messo così in difficoltà dai Villain sviluppare tecnologie adeguate a combattere il crimine era il passo seguente. Mecha cattivissimi spara-missili-a-gravità, sciami di droni per il controllo, androidi così simili ad esseri umani da poter passare per ragazze in carne ed ossa.
    Chi meglio di Heroes quasi competenti poteva fare da tester a questa nuova strumentazione militare?
    Il refrain sarebbe continuato volentieri, se Ishida-senpai non avesse continuato con il discorso, portando sul piatto un argomento del quale Naru sapeva poco e nulla.
    O meglio, di cui aveva sentito parlare ma a cui non aveva mai dato troppo peso.

    « ...Vigilantes, senpai? Ma non è una cosa incredibilmente stupida?»

    Parole quelle che pronunciò dettate dall'ingenuità di una ragazzina neanche maggiorenne che aveva avuto la fortuna di vivere una vita ragionevolmente tranquilla e al riparo da qualunque pericolo reale.
    Ai suoi occhi la figura del Vigilante era... sbagliata, né più né meno.

    « Voglio dire, non dovremmo combattere dalla stessa parte?»

    Se entrambe le fazioni combattevano il crimine a Tokyo non c'era motivo per cui non dovessero essere dalla stessa parte della Polizia o dell'Esercito. E poi c'era la questione dei rischi che civili non addestrati potevano causare a sé stessi e agli altri. Naru era la prima persona consapevole di quanto fosse facile mettersi nei guai... E farci finire gli altri, e questo dopo mesi e mesi di esercitazioni, studio e giornate passate ad affinare le proprie capacità in ambiente controllato.
    Il pensiero di dover ripetere tutti quei trial & error per strada o in un qualche scantinato la faceva rabbrividire.
    Come facevano queste persone a non rendersi contro di cosa stavano provocando?
    Guardando negli occhi e sentendo parlare il pro-Hero capì di stare confrontandosi con una persona che la pensava come lei.
    Individui come loro, che avevano deciso di fare qualcosa, avevano una responsabilità nei confronti della società. E questo a prescindere dal carattere, dal modo di fare o dalla natura del proprio Quirk.
    Non bastava mettersi un vestito strano addosso per combattere il crimine e fare un buon lavoro.
    O magari ci riuscivi se eri fortunato... fino a quando? E come avresti reagito al primo disastro? Alla prima persona che non saresti stato in grado di salvare?
    Naru aveva paura non tanto di fallire, quanto delle conseguenze che un suo fallimento avrebbe comportato.
    Avrebbe potuto comportarsi e sentirsi allo stesso modo sapendo di aver affidato la propria crescita a mezzi e a persone meno che ideali?
    A combattere la criminalità senza sentirsi parte di qualcosa più grande di lei con cui condividere impegno e responsabilità?

    « Nel senso, combattere l'illegalità in questo modo è un grandissimo spreco di energie per la polizia, per noi... e pure per loro stessi!»

    No, una ragazza con i suoi trascorsi (o forse proprio per la mancanza di questi) aveva troppe difficoltà nel fare proprie le decisioni di qualcuno che -mosso da buone intenzioni- decideva di combattere il crimine a modo suo.
    Perché questi "Vigilantes" non avevano una licenza? Come mai non entravano a far parte delle Forze di Polizia?
    Più si sforzava, più lontano si sentiva dalla risposta.

    « ...»

    Sentendo le motivazioni di Ishida-senpai, Naru non poté non apprezzare le motivazioni che lo avevano spinto a "omettere" quelle informazioni nel corso delle loro chiacchierate.
    Non che le piacesse essere tenuta all'oscuro delle cose, ma persino lei capiva l'importanza di fornire informazioni al momento giusto e alle persone giuste.
    E se il Pro-Hero davanti a lei aveva ritenuto di rivelarle queste cose... Voleva dire che la reputava pronta.
    Ma a che cosa esattamente?
    Non ebbe da aspettare per scoprirlo.
    Fraintendere le sue parole era -francamente- impossibile.
    Naru sbiancò leggermente nel sentire quella che a tutti gli effetti era una proposta di reclutamento.
    La bocca aperta in una "O" di meraviglia, la ragazzina dai capelli rosa fissò l'uomo come se al suo posto ci fosse stato un alieno (o un Mutant particolarmente insolito).

    « ...Entrare in Ohpieffu senpai? Io???»

    No, non stava scherzando proprio per niente... E sarebbe stato molto poco professionale continuare a rispondergli con esclamazioni ed espressioni tutt'altro che dignitose. Era il momento di darsi un tono. O per lo meno provarci.
    Portando una mano al petto Naru inspirò profondamente una volta.
    Ed al momento di espirare la futura Pro-Hero si scoprì abbastanza tranquilla da per lo meno pensare a come rispondergli.

    « Ok, seriamente.»

    Fissando Ishida-senpai una Naru più seria e molto poco in linea con il suo character type si rivolse a lui con la massima serietà di cui era capace.
    C'erano momenti per scherzare, o anche per agire in maniera spontanea.
    Questo non rientrava decisamente in quel genere di situazioni. Il senpai si aspettava una risposta precisa, e Naru Narusawa glie l'avrebbe fornita.
    Sollevando prima un dito, poi un secondo elencando i punti principali la piccola Hero cominciò inquadrando la situazione.

    « Mi hai spiegato quanto è grave la situazione. E che ti serve gente motivata, con degli ideali.»

    Quella era decisamente la parte facile, qualcosa che Naru poteva mettere con sincerità sul piatto della bilancia.
    Il problema era un altro. Ishida-senpai cercava (lo aveva detto espressamente) persone sveglie. E a seconda di ciò che il senpai intendeva, questo sarebbe potuto rivelarsi un grosso, grosso problema per Naru.
    Se si fosse dovuto paragonarla a uno strumento, con probabilità sarebbe stata paragonabile ad un apparecchio specialistico inutilmente complicato e molto situazionale.
    Aveva meno della metà dell'esperienza alla U.A. rispetto ad un sacco di suoi compagni. Era facile a distrarsi, non era in grado di spiccicare una parola in inglese corretto... E troppo spesso apriva bocca soltanto per sentire il suono della propria voce.
    Col tempo era convinta che sarebbe divenuta una Hero degna di questo nome... Un giorno molto lontano, e soltanto se fosse stata in grado di migliorarsi come Eroina, e come essere umano.

    « ...Non hai paura che possa combinare qualche grosso casino, senpai? Non sono la studentessa più sveglia della U.A, lo sai vero?»

    C'erano degli aspetti della Ohpieffu che doveva chiarire, ma l'idea che una chiacchierata con un ex senpai della U.A. si fosse trasformata in un colloquio per entrare in una agenzia Pro Hero appena formata era -nella testa di Naru- un qualcosa di assurdo. Fino all'ultimo intervento di Ishida-senpai, chiaro.
    Era questo il suo obiettivo fin dall'inizio? Oppure l'idea gli era venuta nel corso di quella conversazione?
    Avrebbe potuto chiedere, certo, ma aveva il sospetto che la vera risposta sarebbe rimasta per lei un mistero.
    Forse dicendogli quelle cose stava dandosi la zappa sui piedi, eppure aveva bisogno di capire il perché di quella proposta. Era, se non altro, consapevole dei suoi limiti.

    « U-un Villain non l'ho neanche visto da lontano... Ma entrando nella tua agenzia potrei fare qualcosa di concreto.»

    Se Ishida-senpai avesse voluto un sidekick con esperienza, probabilmente neanche avrebbe guardato nella sua direzione.
    Poteva dirsi fortunata? Sicuramente si era risparmiata il doversi confrontare con gente animata di intenzioni non buone nei suoi confronti... Ma allo stesso tempo non si era mai trovata a dover prendere decisioni importanti in situazioni di rischio personale. Di grosso rischio personale, per lo meno.
    Aveva voglia di fare qualcosa di positivo, di cambiare quella situazione di assoluta ignoranza su come si lavorava per le strade di Tokyo? Certo che si.
    La proposta del senpai era il modo migliore per farlo in... relativa sicurezza.
    Non c'era molto altro da dire.
    Se non togliersi una piccola soddisfazione. Una frecciatina innocente, che solo lui avrebbe potuto intendere e -forse- perfino apprezzare.

    « Avevi detto che ti piacevano le sfide impossibili, giusto?»



    CITAZIONE
    N.B. Quanto scritto nel post sul Vigilantismo riflette l'opinione e le idee di Naru e non dell'utente
     
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    « O muori da Eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo »
    Non raccontarle la verità al primo giorno di scuola si rivelò essere stata un’ottima scelta, in quanto adesso nonostante la licenza provvisoria Naru rimase palesemente sconvolta nel venire a conoscenza di questi dettagli. Forse Shoya avrebbe dovuto aspettare ancora qualche anno, lasciare che la giovane andasse a lavorare come tirocinante per l’agenzia di Endeavor e che facesse le fotocopie per l’ufficio fino alla licenza permanente, da un lato avrebbe sicuramente fatto una vita più tranquilla e serena, dall’altro avrebbe sprecato completamente l’occasione di formarsi e migliorasi sul campo.
    L’eroe professionista annuì con la testa alla prima domanda di Naru, sì la situazione reale era proprio questa e non era migliorata nemmeno dopo l’attacco del dottor Hanzo Takashi, anzi l’attentato del gruppo era stato sventato anche grazie all’aiuto di alcuni Villains, lui stesso aveva combattuto a fianco di una ragazza dal quirk estremamente forte e che ricopriva un ruolo gerarchico importante dentro Aogiri, ancora oggi la stava cercando senza riuscire nel suo intento, ma questa probabilmente sarebbe stata un’altra storia da raccontare più avanti alla giovane studentessa.
    Penso anche io che in qualche modo l’utilizzo di mecha e robot sia opera del governo, sinceramente non posso neanche biasimarli… ma preferisco non parlarne al momento
    Disse in maniera sbrigativa Shoya alludendo all’incompetenza dei suoi ormai colleghi Pro-Hero e volendo tagliare via velocemente il discorso, non aveva tante informazioni a riguardo e comunque preferiva non parlare troppo male degli altri davanti ad una studentessa ancora un po' disillusa, una triste verità alla volta.
    Anche il discorso Vigilantes era un argomento molto delicato da trattare e che avrebbe richiesto parecchio tempo, sì era un problema, sì era parecchio uno spreco di energie per la polizia e per gli eroi, però era anche vero che grazie ad alcuni vigilantes estremamente abili nel doppio gioco era possibile ottenere informazioni su organizzazioni criminali nascoste e impossibili da trovare. L’arte di saper trattare con i vigilantes era una delle skill che Shoya portava sul petto con orgoglio, la stessa agenzia che aveva appena fondato si reggeva su una rete di informatori in parte vigilantes, ma anche questo era un argomento che avrebbe preferito approfondire in un secondo momento.
    Decisamente uno spreco di energie questi Vigilantes…
    Disse in maniera quasi poco convinta come se avesse voluto continuare la frase, ma non lo fece, proseguì invece a parlare di O.P.F. che Naru non riusciva a pronunciare in maniera corretta, l’inglese non veniva insegnato con abbastanza convinzione a scuola probabilmente.
    Popolare l’agenzia era una cosa di cui aveva bisogno lui e anche la città di Tokyo, per cui per Shoya non fu particolarmente difficile dire apertamente che aveva bisogno di tirocinanti, certo da un lato il suo orgoglio gli impediva di appendere cartelli in giro e fare volantinaggio, no quello era decisamente troppo per il suo ego smisurato, però saper fare un passo indietro e chiedere con umiltà aiuto era un aspetto su cui stava lavorando, l’aveva affrontato con Ryo e Yoshito, entrambi gli avevano dato una grasso mano in tante missioni per conto di Lifeline, cose che da solo non avrebbe potuto portare a termine o che avrebbe fatto il doppio della fatica a concludere.
    La reazione della giovane da capelli rosa fu inaspettata? Un po' sì, non sapeva bene il motivo, ma in qualche modo Shoya sentiva di aver instaurato un legame di reciproca fiducia fin dal primo allenamento con la Kohai e il fatto che lei potesse entrare nell’agenzia era quasi un’idea scontata, anzi aveva si era già prefigurato in mente che compiti potesse svolgere e che azioni avrebbe potuto intraprendere, che non implicavano di certo le fotocopie e i caffè. Lasciò che la studentessa metabolizzasse a suo modo la proposta e rimase seduto sulla sedia a guardare con occhi divertiti il mutamento delle espressioni della sua interlocutrice, prima ad occhi spalancati e poi ad occhi stretti passando da uno stato di euforia ad uno stato di quasi serietà.
    Shoya annuì all’elenco di Naru, sì la situazione era particolarmente grave e sì c’è bisogno di gente motivata, poi si trovò ad osservare con sguardo interrogativo la giovane, che in qualche modo si stava vendendo un po' male se fosse stato un vero e proprio colloquio, perché parlare di punti deboli quando non ti viene richiesto? Ma questa tuttavia era proprio ciò che rendeva Naru Narusawa sé stessa, e non potè che far scattare un sorriso sul volto del Pro-Hero, lui che non sorrideva quasi mai in maniera spontanea non riuscì a trattenersi e alzò leggermente gli occhi al soffitto per non ridere in maniera maleducata. Non che trovasse divertente quello che stava dicendo la giovane, anzi lei era parecchio seria a riguardo, trovava buffo il suo approccio alla comunicazione e al sapersi vendere bene. Ci avrebbero lavorato.
    Se fossimo stati ad un vero colloquio di lavoro probabilmente non ti avrei assunto.
    Disse con un tono divertito e quasi scherzoso, ma con un velo di serietà, forse avrebbe fatto saltare sulla sedia Naru, la quale però si giocò un’ottima carta con la frase finale facendo illuminare gli occhi di Shoya.
    Ma questo non è un vero colloquio e le sfide impossibili sono il mio pane quotidiano, è ciò su cui ho basato le fondamenta di questa agenzia, sarei un folle a non lanciarmi anche in questa sfida… impossibile.
    Tornò quasi serio e pragmatico come al suo solito, ma con ancora un sorriso divertito stampato sulla faccia.
    Credo che tu abbia molto margine di miglioramento su molti aspetti, ma è il carattere quello che sto cercando io, quello non può migliorare o ce l’hai o non ce l’hai e tu mi hai dimostrato fin dal primo giorno proprio quel carattere, per cui sì sono sicuro che in O.P.F. tu potresti fare un ottimo lavoro.
    era sincero, aveva allenato tanti studenti prima di Naru eppure lei era l’unica che non aveva mollato nonostante non spiccasse in competenze atletiche o di quirk.
    Adesso mi piacerebbe sapere tu cosa ti aspetti da me, da questa agenzia e dal tirocinio…
    la conversazione entrava sempre più nel vivo.

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    on occorreva essere dei geni per capire che la direzione che stava prendendo la chiacchierata era tutt'altro che divertente. Era un discorso da persone mature, al quale Naru poteva dare -ahimé- un misero contributo se non quello di esporre fatti e proporre qualche teoria molto, molto generale. La cosa migliore in quel momento era ascoltare e provare a farsi un'idea migliore di quanto stava succedendo in giro dalle parole del senpai.
    Che a quanto le stava dimostrando era una persona per lo meno informata sui fatti. Il che lo portava una spanna sopra il resto delle persone che Naru conosceva, e diverse sopra la ragazza dai capelli rosa, che fino a poco tempo fa era convinta che Aogiri fosse un nuovo brand di Onigiri.
    Aveva un sacco da recuperare in termini di informazioni, e anche se non le sarebbe piaciuto molto di quanto avrebbe scoperto era sempre meglio che vivere nell'ignoranza più completa. Poteva permetterselo da Civile forse, non da Hero.

    « Governo? Ooooh... Capisco.»

    Naru non sforzava troppo la testa (vivere in un ambiente sereno, felice e pacifico non l'aveva mai aiutata a riguardo) ma questo non voleva dire che fosse stupida, anzi. Quando qualcosa la interessava e Usa-tan rientrava nella categoria aveva capacità e cultura per riuscire a fare certi collegamenti.
    Come quelli che Ishida-senpai le aveva appena accennato. Era chiaro che l'impiego di quelle armi in una situazione del genere non fosse avvenuto per caso e anzi, era più che plausibile che si trattasse di una qualche sorta di test per tutta quella tecnologia. E senza l'autorizzazione del Governo nessuna azienda per quanto grande avrebbe potuto fare una cosa del genere.
    Quindi la politica e l'esercito c'erano dentro pure loro. Era una piccola conferma su quanto pensava, certo, ma pur sempre una conferma.
    Le sue considerazioni in merito alla sua mancanza di esperienza e ai rischi che ciò poteva comportare furono accolti dal senpai... in maniera non esattamente elegante.
    Naru accusò il colpo quasi fosse stato un danno fisico, ma si riprese in fretta.
    Puntando il dito contro il senpai non poté resistere a ribattergli contro.
    Ecco, fosse stata una scena di un Anime sarebbe stato il momento in cui coda e orecchie (che non aveva, purtroppo) le si sarebbero rizzate.

    « E-ehi! Ti faccio notare che sono almeno quattro anni in anticipo sull'età in cui si fanno i colloqui, caro senpai!»

    Già. Heroes a parte lo studente (o studentessa) medio giapponese cominciava a interessarsi al mondo del lavoro dai ventidue anni in su. Anche oltre se proseguiva gli studi.
    Quello era il momento di solito dove la gente si preparava per mesi alle interviste sottolineando gli aspetti migliori ed evitando le parti di sé meno positive.
    Naru dal canto suo era passata dai "normali" diciassette anni a dover preparare di punto in bianco nel giro di un anno le basi fisiche, mentali e superumane per poter diventare una Hero... Il tutto proseguendo il normale curriculum di studi.
    E dopo tutto questo le veniva fatto notare che no, non era pronta per un colloquio di lavoro?? Ma stavamo scherzando??
    Gonfiando le guance tirò in su con il naso gettando lo sguardo di lato.

    « Mi sarei vestita meglio, nel caso.»

    Quelle considerazioni erano serie per un buon cinquanta per cento. Il restante faceva parte -da quanto aveva capito almeno- di una sorta di slapstick comedy, un rapporto che in qualche modo si era instaurato tra Ishida-senpai e lei sin dal loro primo incontro. In quella conversazione c'erano momenti a la "ironia e frecciatine" come quello, così come momenti di serietà nella quale non era ammesso prendere le cose sottogamba. In genere si alternavano, ma Naru aveva il sospetto che sotto quella cosa ci fosse uno di quei soliti esercizi non detti del senpai, per sincerarsi di volta in volta che lo scherzo fosse tale e non palese stupidità da parte sua.
    Se così stavano le cose... Bring it on, senpai!
    Era pronta a dire quello che pensava con serietà ed acume più o meno

    « Uh... grazie?»

    Le parole che Ishida-senpai gli dedicò furono un misto di considerazioni non proprio piacevoli... Così come evidenziarono punti di forza che Naru non si era mai data la briga di prendere in considerazione. La cosa da una parte le faceva molto piacere visto chi era che lo stava dicendo dall'altra non si sentiva completamente felice nel sentirsi descrivere in questo modo.
    Poi la chiacchierata tornò seria. Molto seria.
    Cosa si aspettava dal senpai e da quell'agenzia Pro-Hero? Bella domanda.

    « ...»

    Naru inspirò un paio di volte, quindi chiuse gli occhi prendendosi una manciata di lunghissimi secondi di pausa.
    Quindi guardò in silenzio Ishida-senpai, stavolta con espressione diversa da qualunque altra il Pro-Hero le avesse visto assumere fino a quel momento.
    Allenamenti alla U.A. inclusi.
    Era un'espressione carica di consapevolezza del posto in cui si trovava.
    Se fosse esistita una sorella maggiore di Naru Narusawa probabilmente avrebbe avuto quell'aria lì.

    « Quello che vorrei capire intanto, è che cosa c'è lì dentro.»

    Il braccio della ragazzina si allungò verso destra, indicando un mobile alla parete.
    No, per essere esatti uno dei cassetti del mobile.
    Un cassetto non scelto a casaccio, considerando quello che Naru era in grado di percepire.
    Normalmente i suoi sensi non funzionavano così bene. C'era bisogno di tranquillità e concentrazione.
    Condizioni -questa sera-- entrambe presenti e in grado di mettere la sua Unicità in grado di dare il massimo.

    « E' da quando sono entrata che c'è qualcosa di stonato rispetto al resto.»

    Potevano essere parole difficili da interpretare quelle che aveva appena detto, ma la sicurezza con cui le stava pronunciando era palpabile.
    Non era una domanda o un azzardo quello. Era una constatazione.

     
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    « O muori da Eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo »
    Tra i due si era instaurato un rapporto difficile da descrivere, da un lato la giovane studentessa un pò buffa, ma molto sincera e dall’altro il neo eroe professionista molto severo, ma anche capace di scherzare e fare qualche battuta. Proprio per questo motivo le conversazioni tra loro oscillavano tra la serietà e il divertimento, adesso si era passati a questa seconda fase: infatti Naru fece un pò la finta offesa, gonfiò le guance, voltò lo sguardo e disse che non le era piaciuto essere giudicata non adatta al colloquio. Shoya non la prese molto sul serio, un pò aveva imparato a conoscere quel suo modo di fare così diretto e senza filtri, faceva parte del suo carattere e non poteva di certo rimproverarla per un'eventuale mancanza di rispetto, anzi colse l’occasione per accennare una leggera risata, una delle poche volte che si trovava a ridere in quest'ultimo periodo.
    Prima che la conversazione potesse andare avanti sul tema dell’agenzia, la giovane dai capelli rosa fece un’osservazione improvvisa, ma molto acuta. Chiese al Senpai cosa ci fosse all’interno di un mobile situato in fondo a quella stanza, un lato tenuto in ombra e poco illuminato proprio per un motivo specifico: si trattava di una cassettiera in metallo nera alta più o meno un metro e profonda poco meno di sessanta centimetri, i cassetti erano chiusi da una combinazione numerica a tre cifre, non era una cassaforte, ma poco ci mancava per esserlo.
    Shoya rimase qualche secondo immobile ad osservare prima la koai e poi la cassettiera, i suoi occhi brillavano di orgoglio e di stupore, Naru era riuscita a sorprenderlo con quell’improvvisata, il suo quirk doveva essersi fortificato durante gli anni a scuola e durante gli allenamenti.
    Senza dire una parola l’eroe professionista si alzò dalla sedia in pelle lasciandosela alle spalle e si diresse a passo lento verso l’angolo della stanza che gli era stato indicato, sul volto un sorriso compiaciuto e anche un po' malefico, sarebbe stato difficile decifrare quell’espressione per la giovane studentessa, adesso si stava addentrando in un territorio sconosciuto, il lato nascosto di Shoya, quello che pochi conoscevano o che erano ancora vivi per poterlo raccontare.
    Appoggiò le mani sul freddo mobile e un brivido gli corse lungo la schiena, era un po' di tempo che non apriva quel cassetto, il primo in alto, l’unico che conteneva del materiale; non vi era stata apposta alcuna etichetta al di fuori, ma se avesse voluto avrebbe dovuto scriverci Crux. Esattamente, all’interno di quello scompartimento aveva deciso di riporre il materiale e le informazioni scambiate con la setta di vigilantes alla quale aveva strappato un accordo intrufolandosi nel loro covo. Fu sufficiente far scorrere per poco la cassettiera e infilare la mano per afferrare un rotolo di pergamena plastificato, originariamente era solo un foglio, ma l’eroe aveva ben pensato di rivestirlo con della plastica per conservarlo nel tempo ed evitare che l’inchiostro si sbiadisse prima del tempo.
    Senza aprire il manufatto lo tenne ben stretto nella mano sinistra, mentre con la destra richiudeva la cassettiera adesso praticamente vuota, purtroppo non aveva avuto molti scambi con la setta, ma avrebbe dovuto recuperare presto. Shoya tornò su i suoi passi con lo sguardo dritto in avanti, schiena dritta e testa in alto, ancora una volta il suo viso sarebbe stato indecifrabile, stava nascondendo qualcosa di oscuro, ma che ancora non poteva palesemente rivelare a Naru, se non quando si sarebbe potuto fidare ciecamente di lei.
    Mi hai sorpreso, sono contento di notare che il tuo Quirk è decisamente migliorato e che io devo imparare a nascondere meglio le cose…
    Disse con tono mellifluo mentre ancora stava camminando per tornare a sedersi.
    Questo che hai percepito è un documento molto importante che mi è stato… ehm donato… da persone altrettanto importanti… contiene delle parole e alcuni disegni che indicano luoghi ben precisi…
    A quel punto si sedette bene con la schiena appoggiata alla sedia e afferrò la pergamena con entrambe le mani per aprirla e osservarne lui stesso il contenuto senza però mostrarla a Naru, la quale avrebbe visto solo il retro di un foglio finemente decorato, in pieno stile Crux.
    … dell’organizzazione Aogiri.
    Concluse la frase con risolutezza e alzò lo sguardo verso la studentessa per incrociarne la reazione. Il suo tono era serio, misterioso, cupo, diverso da prima. chissà come avrebbe reagito la ragazza.
    Shoya non poteva di certo mostrarle il contenuto per ora, così si limitò a riavvolgere la pergamena e stringerla nella mano sinistra in attesa di un feedback da parte di lei.


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    ire che a Naru non fecero piacere le parole di apprezzamento che il senpai le rivolse sarebbe stata una bugia.
    Ci teneva alla sua opinione, e per lei un suo complimento valeva quasi quanto quello di Yoshimoto sensei.
    ...non che le fosse mai capitato di riceverne uno dalla seconda, purtroppo.

    « Mmm... E' più una questione di contrasto, senpai.»

    Era bello quando qualcuno lodava la sua Unicità super-situazionale e per niente improntata sul seminare morte e distruzione su vasta scala.
    Ma non era ancora arrivata al livello di cui Ishida-senpai l'aveva lodata. Continuando così non sarebbe stato un traguardo irraggiungibile ma ad ogni modo il suo Quirk presentava ancora un bel po' di limitazioni.
    Al momento -per dirla in breve- funzionava meglio quando c'era tanta differenza tra un oggetto e tutto quello che lo circondava.
    Come trovare un fumatore in una stanza di persone che non fumavano.
    Una pistola in un luogo privo di armi da fuoco.
    Un criminale in mezzo a tanti civili e così via.

    « L'ufficio è nuovo, quel documento lì ha... come dire?»

    Accidenti... Era complicato trovare le parole giuste. D'altronde non aveva ancora trovato un modo giusto di descrivere quel vortice di sensazioni, colori, sapori e odori che costituivano il suo mondo. Sarebbe stato come spiegare ad un daltonico la differenza tra il "rosso" e il "verde".
    Come fare a spiegare il contrasto tra la durezza della vernice nuova, dei suoni rigidi e dei colori spigolosi che permeavano quell'edificio... Persino i vestiti di Ishida-senpai.
    E dall'altra parte, in quei cassetti si trovava qualcosa di morbidamente tossico, fastidioso. Quasi doloroso da concentrarsi sopra.
    Dettagli quasi impercettibili, che però il contrasto con il resto del posto rendeva tristemente evidenti.
    Scuotendo appena la testa Naru si limitò a dirgli il minimo necessario. Quanto era sufficiente a capire il perché almeno.

    « Una storia completamente diversa da tutto il resto.»

    Non aveva ovviamente idea di ciò che era successo attorno al documento che Ishida-senpai estrasse dal cassetto, per quello ci sarebbe voluto ben altro Quirk.
    Qualcosa più orientato alla Psicometria.
    Sarebbe stato bello. Quirk del genere erano ultra-rari... Chissà se esistevano Hero in possesso di abilità del genere?
    Ad ogni modo -pur non facendole vedere il contenuto- il Pro-Hero le spiegò a grandi linee il contenuto.
    Era stato ottenuto chiaramente con mezzi non esattamente... normali.
    Rappresentava dei luoghi connessi ad una organizzazione specifica.
    Una il cui nome Naru aveva scoperto solo recentemente.
    Onigiri.

    « Aogiri.»

    Una delle organizzazioni di Villain più famose e cattive di Tokyo e dintorni. Se si muoveva qualcosa nel crimine organizzato in una delle prefetture era quasi scontato il coinvolgimento di qualcuno dei suoi membri.
    Naru deglutì in maniera piuttosto evidente. No, il senpai non scherzava. Ohpieffu non si occupava di recuperare gattini dagli alberi o di partecipare a qualche talk-show. Era capitata completamente per caso in una delle poche agenzie che il crimine lo combatteva sul serio. E in prima linea.
    Era tutto davvero emozionante... Ma per quanto Naru adorasse il suo mondo fatto di coniglietti, fiorellini, arcobaleni e zucchero filato sort of il discorso fatto da Ishida-senpai, le varie allusioni e le briciole di informazione che aveva sparso negli ultimi mesi cominciarono a prendere la forma di una traccia.
    Che -a seconda del punto di vista- poteva piacerle... o no.
    Ancora una volta non fu una domanda quella di Naru. Cominciava a capire come giravano le cose in quella Agenzia. Nel bene e nel male.

    « Quelle informazioni non sono state condivise con la polizia o con le altre agenzie immagino.»

    C'erano varie spiegazioni in merito, e persino lei ne poteva immaginare tre una più realistica dell'altra.
    Ma non le esternò. Non per paura di sbagliare (non avrebbe fatto troppa differenza a questo punto) ma era curiosa di capire il modo in cui Ishida senpai avrebbe reagito a quell'affermazione.
    C'era un punto che forse era utile evidenziare.
    Certo, le faceva un sacco piacere venire analizzata da un Pro-Hero e tutto quanto le diceva costituiva per lei occasione di crescita incredibile.
    Ma anche Shoya Ishida era sotto esame.
    E non era affatto detto che fosse il suo di scrutinio il più severo dei due.

    « ...posso sapere il motivo, senpai?»

    La domanda non era provocatoria, anzi... Era stranamente controllata per provenire da Naru.
    C'erano tante altre cose su cui avrebbe voluto confrontarsi con il Senpai, ma c'era un'altra cosa rimasta in sospeso ed era bene dargli una risposta.
    Risposta che -e non era un'esagerazione- avrebbe probabilmente deciso il suo futuro.
    Poteva Naru prendere una decisione simile basata su qualcosa di così semplice?
    Se si trattava di questioni di principio... La risposta era decisamente si.
    Non si era mai fatta problemi in merito. Come quando aveva deciso di punto in bianco di chiudere con il club di atletica leggera nella vecchia scuola.
    C'erano cose nella vita di Naru su cui quest'ultima proprio non transigeva.
    Ed era la cosa più corretta nei confronti del ragazzo che le stava davanti metterlo al corrente di cosa le stesse passando per la testa.

    « Tornando alla domanda di prima.»

    Già.
    "cosa ti aspetti da me, da questa agenzia e dal tirocinio…"
    Non era una domanda, era un campo minato quello su cui si stava avventurando.
    Una persona qualunque avrebbe valutato attentamente ogni parola, soppesato ogni frase e -probabilmente- avrebbe cercato di dare a Shoya Ishida la risposta che più avrebbe voluto.
    Ecco, Naru era quel tipo di persona che se ne fregava altamente di quelle cose.
    O per lo meno che prima di discuterne ci teneva a fare presente il suo punto di vista.
    Il suo approccio era più simile a quello di un panzer.
    Prima diceva le cose come stavano. Poi si preoccupava di quante mine aveva fatto esplodere nel suo percorso.
    Semplice no?

    « Mi aspetto che Ohpieffu sia un'agenzia di Eroi, con il cuore al posto giusto.»

    Una frase che poteva dire tutto o niente certo.
    Ma Naru era sicura al 100% che Ishida senpai avrebbe capito cosa volesse dire.
    Si poteva essere Heroes in tanti modi, ma tante di queste strade portavano in zone pericolose. Oscure.
    Ohpieffu si muoveva al limitare di queste, probabilmente.
    Ed in quello -di per sé- non c'era niente di male, anzi. Era probabilmente l'unico modo per poter fare realmente qualcosa.
    La cosa importante era non superare il limite.
    Le dita di Naru si strinsero sul bordo della gonna, ma il suo sguardo restò fisso sugli occhi sottili dell'uomo di fronte a lei.

    « Mi aspetto di imparare ad agire senza dover dipendere da cose come la classifica degli Heroes o da quante telecamere ci sono in giro.»

    Non che non le piacesse la fama, essere conosciuta... O perché no, apprezzata.
    Ma più uno Hero era famoso, più aveva difficoltà a muoversi in giro liberamente.
    Le sue azioni avevano tutt'altro significato. Era chiaro che muoversi sullo stesso palcoscenico di una Thelema o di una Quiet Perfume le avrebbe dato si soddisfazione... Ma non avrebbe potuto fare quello che sentiva di poter essere in grado di fare: rendere la quotidianità della gente comune anche solo un poco più sicura.
    E quella tranquillità passava dall'estirpare quelle organizzazioni pericolose come Aogiri.

    « Ma un conto è salvare Tokyo. Un altro è farlo comportandosi da Vigilantes o peggio, con una Licenza a fare da scudo.»

    Qui stava il punto.
    Ohpieffu le piaceva. Ma questo era valido soltanto se i mezzi che venivano impiegati poteva considerarli... corretti? Etici? No, nessuna di queste definizioni era davvero esatta.
    Doveva capire meglio cosa esattamente facesse Ishida-senpai. Quali fossero i suoi piani per quell'agenzia. E per Tokyo.
    Solo sapendo questo avrebbe potuto dargli una risposta davvero sincera.

    « Intraprendo questo percorso perché credo nella legge e in questa società senpai.»

    Sapeva che il suo idealismo era quasi utopico, che era impossibile combattere il crimine comportandosi in modo retto e giusto in ogni occasione.
    Non aveva senso essere onorevoli contro qualcuno che -avendo certezza di non subire ripercussioni- non si sarebbe fatto alcuno scrupolo a giocare sporco. A compiere attentati. A sacrificare tutto e tutti pur di arrivare al risultato.
    Ma questo non voleva certo dire portarsi al loro livello. Erano Heroes, e anche se lontani dai riflettori era comunque loro dovere essere di esempio.
    Rendersi un simbolo di speranza per coloro che li circondavano.
    In caso contrario la loro non sarebbe stata diversa dalla guerriglia che i Vigilantes portavano avanti giorno dopo giorno.
    Erano migliori di così. E dimostrarlo era un obbligo morale nei confronti di tutte le persone che ancora li supportavano.

    « Mi voglio guardare allo specchio la mattina sicura di essere da che parte sono.»

    Poteva sembrare ingenuo da parte di quella ragazzina dai capelli rosa pronunciare quelle parole... Ma se Naru era in grado di alzarsi la mattina e riuscire ad essere comunque ottimista a dispetto di tutte le difficoltà che trovava alla U.A. buona parte riguardavano le lezioni d'inglese ma vabbé lo doveva proprio a quello.
    Al sapere che il suo percorso l'avrebbe portata ad essere prima o poi la sua Hero ideale.
    Non perfetta. Ma la versione migliore di sé stessa, parafrasando le parole che un paio di settimane prima le aveva detto Midoricchi
    Fissando Ishida senpai Naru restò in attesa della sua risposta.
    Molto sarebbe dipeso da quella. In ogni caso.

    « Me lo puoi assicurare?»

     
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    Ricordo che faceva male. Guardarla stare male.

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    SHOYA ISHIDA
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    « O muori da Eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo »
    Fin ad ora si era sempre mostrato un ragazzo forte e sicuro di sé stesso, aveva sempre cercato di mascherare i suoi dubbi e le sue insicurezze, ma per quanto potesse sembrare assurdo anche Shoya Ishida era costantemente tormentato da pensieri e angosce; aveva imparato a combattere da solo i suoi demoni senza portarli mai alla luce del sole. Tuttavia quel pomeriggio sembrò trasformarsi in uno di quei rari momenti in cui anche la parte più fragile del Senpai stesse iniziando a prendere spazio, successe ugualmente poche altre volte in passato e comunque sempre in concomitanza di una discussione con un/a Kohai, a riprova che non si smette mai di imparare dagli altri nemmeno dai giovanissimi.
    Mentre alle sue spalle il sole tramontava sullo skyline di Tokyo le parole di Naru furono come delle coltellate al petto, andarono a colpire esattamente nei punti giusti, le stesse domande che lui stesso per anni si era posto allo specchio, gli stessi dubbi che gli erano venuti durante l’esame per la licenza permanente e poco prima di decidere se aprire o no un’agenzia. Il volto dell’eroe si incupì improvvisamente, la sua solita postura statuaria iniziò a cedere e la schiena prese a piegarsi in avanti come se la testa d’un tratto pesasse più di prima, lo sguardo lentamente si abbassò fino a posarsi su entrambe le mani: una reggeva ancora la pergamena l’altra invece era vuota. La sicurezza e la pienezza di sé erano delle caratteristiche di Shoya, nessuno avrebbe potuto ammettere il contrario, ma dopotutto anche lui era un essere umano tale e quale a tutti gli altri, e in quel preciso momento emerse il lato sensibile, umano, empatico del Senpai senza che potesse fare nulla per evitarlo.
    La verità è che non so nemmeno io se queste informazioni siano vere o siano false, potrebbero essere delle parole scritte a caso o dei disegni fatti da un bambino.
    Il tono di voce era cupo, sommesso, le parole dette piano e scandite poco, con la testa rivolta verso il basso sarebbe stato difficile anche seguire il labiale. La mente dell’eroe era evidentemente tormentata, stava ripensando agli incontri avuti con Crux e a tutto quello che aveva rischiato per che cosa? Un pugno di mosche; e le missioni con Lifeline cosa gli avevano dato in più di quanto già sapesse? Nulla; poi l’attacco del culto, la cena al Kura Sushi, l’assalto alla villa di Blank e tutte le altre missioni, niente non aveva nulla in mano, questa era la dura e cruda verità, aveva raggiunto il culmine, non ce la faceva più a fingere.
    Come potrei guardare in faccia Quiet Perfume, gli altri Eroi o il capo della polizia quando non ho nulla di concreto tra le mani, prima ancora di accettare un incontro riderebbero di me e questo mi distruggerebbe dentro.
    Sollevò la pergamena sventolandola in avanti per sottolineare che fosse un documento privo di valore per quanto oscuro e misterioso, alzò brevemente lo sguardo verso quello di Naru, i suoi occhi erano lucidi quasi stesse per piangere, ma non avrebbe pianto, non si sarebbe umiliato fino a quel punto.
    O.P.F. era un’agenzia con il cuore al posto giusto? Indubbiamente sì, aveva i mezzi per fermare le più grandi organizzazioni criminali di Tokyo? Assolutamente no, non erano niente, nemmeno un granello di sabbia della spiaggia più inutile del Giappone; ammetterlo ad alta voce sarebbe stato un duro colpo, ma doveva farlo, sia per Naru che per se stesso ormai.
    Non conto nulla all’interno dell’attuale sistema Heroes di Tokyo e l’agenzia men che meno… la classifica? che importanza può avere quando non sei nemmeno considerato, si potrò aver scalato delle posizioni, sono convinto di poter arrivare in top dieci, ma se non vieni accettato dagli altri e dalle persone che importanza ha?
    prese un profondo respiro e lasciò qualche attimo di silenzio per far sì che le parole potessero trovare spazio nella sua mente, cercò di raddrizzare la schiena e alzare bene la testa facendo leva su i suoi sentimenti, su quello che provava davvero, arrivando a parlare in un modo totalmente nuovo, completamente spontaneo.
    Ma questa è la strada che ho scelto, le mie azioni e quelle dell’agenzia avranno sempre lo scopo ultimo di aiutare le persone di questa città e dell’intero Giappone debellando la piaga del crimine… Sarà più difficile perché non abbiamo alcuna raccomandazione o legame con i poteri forti? E così sia, ci alzeremo ogni giorno consapevoli che dovremo lavorare di più degli altri per raggiungere i nostri risultati e lo faremo nel miglior modo possibile, con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione… continueranno a non ascoltarci, continueranno a non considerarci, ma noi andremo avanti.
    il morale di Shoya si stava alzando, parlare ad alta voce di questi temi gli scaldava il cuore e anche l’anima, ammettere che fosse un signor nessuno non era stato facile, si era spesso vantato della sua fama e della sua notorietà, ma era tutto una maschera per darsi sicurezza. Aveva sempre dovuto lavorare più degli altri e così sarebbe stato probabilmente per sempre fino a quando il sistema sarebbe rimasto così e lui non avrebbe potuto fare nulla per cambiarlo.
    In O.P.F. crediamo fortemente nella capacità di resistere alle avversità, di non scoraggiarsi dinanzi ai contrattempi, di perseverare nel cammino di perfezione… cioè di andare avanti a ogni costo, senza lasciarsi vincere dalla pigrizia, dalla viltà, dalla paura… ti ho rassicurata?
    Non c’era dubbio o menzogna nelle parole del Senpai.
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