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Role Libera | Shinjiro & Jason

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    JASON LEROY
    E così, a quanto pare il quarzo poteva davvero emettere elettricità, se sottoposto alla giusta pressione. Jason non era mai stato un grande studioso ad essere sinceri, non aveva problemi a scuola ma i suoi voti non superavano poi di tanto la sufficienza - e nemmeno in tutte le materie, se proprio non si impegnava. Non era stupido, era solo stato sempre profondamente disinteressato in qualsiasi cosa. Eppure si sentiva tornato fra i banchi di scuola mentre quel ragazzo gli spiegava in soldoni il funzionamento di una batteria al quarzo. Era uno studente universitario con cui lo aveva messo in contatto la Dottoressa Omori, amico di amici di qualche suo tirocinante probabilmente, uno studente di medicina ma con una precedente formazione in fisica - non che fosse necessaria, probabilmente, per un concetto così semplice. Chiaramente non era nulla che non si sarebbe potuto trovare su internet, ma se avevamo accennato ad alcune materie in cui Jason faticava anche per la sufficienza, queste erano proprio quelle scientifiche: conosceva i suoi limiti e sapeva di aver bisogno di qualcuno che gli spiegasse attivamente con cosa aveva a che fare. Dopo le spiegazioni, era arrivato finalmente ad una conclusione abbastanza convincente sulla natura del fenomeno. Una delle sue... mosse? Tecniche? Attacchi? Si sentiva stupido a chiamarle in quel modo, eppure non avrebbe saputo come altro definirle: azioni di cui aveva appurato l'efficacia e dunque ripeteva in maniera relativamente frequente quando combatteva? Andata per tecniche. Forse avrebbe dovuto fare come gli Heroes e darci un nome ad effetto. Crystal Burst! No, dopo i recenti sviluppi doveva necessariamente chiamarsi Crystal Shock. Jason fra due mesi hai trent'anni piantala. Dicevamo. Una delle sue tecniche, proprio quella che aveva usato su Sakiko quel pomeriggio, si basava sull'intensificare la produzione di cristallo sino a far sì che ve ne fosse semplicemente troppo concentrato in un'area ridotta, e questo avrebbe portato i cristalli a respingersi fra loro sino a generare una frammentazione. Ora, immediatamente prima della frammentazione ovviamente i cristalli sarebbero stati sottoposti ad una pressione elevatissima, ed era proprio la pressione a scatenare la reazione elettrica, era in quel momento che accadeva. Ora che lo sapeva, forse, avrebbe potuto elaborare tutta una serie di nuove... tecniche.
    Sulla via del ritorno, si ritrovò a battere una strada che gli era piuttosto familiare: sollevò lo sguardo e più avanti, a sinistra, riconobbe l'izakaya di Shinjiro, l'amico di Desmond. Sì, certo, sapeva di avere appuntamento con quel ragazzo in una biblioteca di Ueno, ma non aveva ben chiaro come si collocasse geograficamente fino a quel momento: a quanto pare non era troppo distante dal locale di Shinjiro. Oppure aveva camminato più di quel che aveva realizzato, immerso nei suoi pensieri, in fondo non si era ancora liberato completamente del terrore provato quando pensava di aver fulminato Saki, sebbene sapere che servisse una certa pressione per attivare la reazione fosse rincuorante. Ma vedendo il ristorante di Shinjiro, i pensieri sull'elettricità e sul quarzo furono sostituiti da un altro ricordo che, ad essere sinceri, aveva rimosso dopo gli ultimi eventi perché non gli sembrava troppo rilevante.
    Settimane prima, stava iniziando a preparare qualche scatolone - pigramente, lentamente, non aveva nessuna fretta in fondo - per ritornare a casa sua a Shinjuku. In fondo il quartiere era stato ripulito e, sebbene fosse diventato forse un po' malfamato, non c'erano particolari motivi per non tornare per uno come Jason. Sistemando uno scatolone, vide che vi era scivolato dentro un capo estraneo di cui non aveva memoria: lo prese e lo spiegò, vedendo dalla taglia che doveva necessariamente essere di suo cugino e lo aveva preso per sbaglio. Sbuffò, lo ripiegò e lo posò sullo schienale di una sedia piegato in due, e da quella posizione un biglietto da visita scivolò fuori dalla tasca del cappottino, e Jason lo avrebbe semplicemente rimesso a posto se non lo avesse immediatamente riconosciuto: era un bigliettino del Kagejikan, il locale di Shinjiro, Desmond ne aveva sempre un pacchettino in tasca manco fosse il suo ristorante. Una scrittura disordinata e vagamente infantile annotava sul biglietto la dicitura SASHIMI DI CINGHIALE... esisteva davvero una cosa del genere? E la servivano da Shinjiro? La scrittura non era quella di Castiel né di Desmond, quindi si chiese chi potesse essere stato a dare quel biglietto a suo cugino, forse Shinjiro stesso? E giusto per rendere il tutto più sospetto, suo cugino aveva scarabocchiato sul nome del ristorante, peccato che il resto della grafica del biglietto e l'indirizzo Jason li conoscesse comunque benissimo. Lì per lì non ci aveva pensato poi molto, a dire il vero, lo aveva rimesso a posto e più tardi in serata aveva restituito a Castiel il suo cappotto.
    Ora, fissando la modesta insegna dell'izakaya, si rese conto che avendo accompagnato il suo britannico amico lì dentro un numero di volte probabilmente almeno sulle tre cifre aveva probabilmente letto il menu più volte di quante leggeva un copione per memorizzarne le battute quando era a lavoro, e non gli risultava di aver mai letto un piatto del genere. Ok, era un fuori menu, può darsi, perché Castiel aveva un biglietto da visita del Kagejikan con un fuori menu scritto sopra. Chi glielo aveva consigliato? Desmond? Perché non lo aveva mai consigliato a lui, allora? L'intera faccenda ad essere sinceri gli puzzava un po', forse erano solo le sue paranoie che parlavano, ma avvertiva che c'era qualcosa che non sapeva. Glielo suggeriva il suo istinto. Continuava a ripetersi che si sbagliava, magari Castiel aveva il biglietto del Kagejikan prima e si era annotato il nome di quel piatto in un secondo momento perché non aveva altri pezzi di carta su cui scrivere. Sicuramente c'era una spiegazione ragionevole per tutto ciò, il suo batticuore era del tutto ingiustificato. Però... non c'era niente di male ad entrare nel locale e chiedere del sashimi di cinghiale, no? Male che vada Shinjiro gli si sarebbe messo a ridere dietro. Perché non poteva davvero esistere, no? Anche se in effetti la gente di porcherie ne mangiava.
    E poi aveva anche fame, quindi un salto al Kagejikan ci stava. Aprì la porta, erano le sette passate, piena ora di cena, quindi il locale era piuttosto frequentato. Jason non riconobbe nessuna faccia familiare - o insomma, alcuni volti erano certamente fra quelli che catalogava come "i soliti" ma non avevano mai interagito nemmeno una volta, probabilmente anche di lui pensavano che era "il solito americano". Il ragazzo si sarebbe avvicinato al bancone e, se vi fosse stato Shinjiro avrebbe parlato direttamente a lui, se vi fosse stato qualcun altro... beh, avrebbe semplicemente chiesto se poteva fare al cuoco un saluto veloce, eventualmente presentandosi se gli fosse stato chiesto. Trovandosi a tu per tu con il proprietario del ristorante, avrebbe finalmente introdotto la questione.
    -Ciao.... - Pausa. Pessimo inizio. -Shinjiro-san. Scusa, non mi ricordo il cognome, Desmond ti chiama sempre per nome.- Jason non era una persona particolarmente ligia all'educazione giapponese, per ovvie ragioni, ma con figure a cui attribuiva una certa autorità (ad esempio un cuoco nel suo ristorante) cercava di parlare in maniera corretta. Poteva riferirsi a lui come signore ma era troppo impersonale per una persona che in teoria "conosceva" almeno di vista. -Come va? Tutto bene?- Bene, fine dei convenevoli. Istintivamente si avvicinò, abbassando un po' la voce: lo faceva prevalentemente perché si sentiva stupido a chiederlo ed era ancora al novantacinque percento sicuro che fosse un piatto inventato e non voleva fare brutta figura. Non poteva certo sapere che aveva esattamente l'atteggiamento circospetto che solitamente accompagnava chi faceva quella domanda a Shinjiro consapevolmente. -Ehm... ma è vero che qui servite anche il... sashimi di cinghiale?- Distolse lo sguardo vagamente a disagio, certo che stava per essere deriso.

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    Era iniziata come una sera come tante, al Kagejikan. Era ormai primavera inoltrata, quasi inizio dell'estate per alcuni vecchi calendari giapponesi piú tradizionali (perlomeno a livello di clima). Quella sera per ora non sembravano essere presenti diverse delle figure diventate ormai clienti fissi al locale, comunque piuttosto pieno; Desmond (anche se quanto era definibile come cliente poteva essere oggetto di dibattito, vista la sua tendenza ogni tanto al presentarsi vicino l'orario di chiusura e scroccare ció che era rimasto del piatto del giorno, da bravo gatto randagio nell'animo che era), Masao (anche se ultimamente aveva trovato lavoro come barman e coincidendo gli orari dell'attivitá passava meno spesso), Kalyani... Lawrence ovviamente non si presentava mai di persona, ma aveva il sospetto che alcuni ordini con consegna a domicilio che riceveva con bonifico online arrivassero da lui.
    Fu anche per quello che quando vide una figura familiare varcare la soglia, impiegó tuttavia un attimo a riconoscerla. Jason era venuto lí a mangiare diverse volte, ma solitamente in compagnia di Desmond. Restó in attesa, quasi aspettandosi di veder infine spuntare la figura dell'inglese nascosta da quella piú massiccia dell'altro da dietro le sue spalle, ma no, l'americano sembrava essere venuto da solo. Giá quello lo lasció, se non stranito, perlomeno un pó perplesso.
    Lanciando un ultima occhiata ai fornelli (tutti occupati), si voltó a rispondere al saluto dell'altro con una punta di divertimento.
    « Aragaki, ma fa niente. Puoi chiamarmi come piú ti fa comodo.» rispose. Erano in quella strana zona di confine tra l'essere piú di persone che si conoscevano solo di vista grazie ad una amicizia in comune, ma meno di veri e propri amici (o anche solo conoscenti); tendeva comunque a considerarlo una sorta di cliente fisso per osmosi visto che non era certo la prima volta che veniva lí, quindi per lui poteva chiamarlo come gli andava meglio. Il cliente era lui, dopotutto.
    Stava per chiedergli semplicemente cosa volesse ordinare e cosa lo portava lí quella sera, quando l'altro assunse un'aria che conosceva sia piuttosto bene, ma che lo lasció sorpreso proprio perché non si sarebbe aspettato di vederla da lui.
    Alla domanda di Jason incroció le braccia al petto e lo fissó in silenzio per qualche secondo, riflettendo.
    « Umm.... sí, ma lo servo personalmente solo su richiesta esplicita... é molto difficile da preparare.» commentó, per prendere tempo.
    Quella o altra roba su quel genere era la risposta standard che dava come scusa per spostare poi il discorso in altri luoghi.
    In quel momento peró, si stava chiedendo da chi Jason fosse venuto a sapere della "parola d'ordine". Lui ovviamente non lo aveva fatto, dagli altri non aveva sentito nulla... l'opzione piú probabile era ovviamente Desmond, ma si chiese del perché non glielo avesse comunicato.
    Peró... restava il fatto che la sapeva, quindi qualcuno doveva averlo "raccomandato" nel giro, per un motivo o per l'altro.
    « Spostiamoci qui.» commentó, voltandosi poi per avviarsi verso la parte posteriore del locale. Si affacció brevemente in cucina, chiamando Morrigan per prendere il suo posto al bancone, poi si diresse verso un tavolino completamente in fondo al locale. Tra l'essere piazziato esattamente sotto la tv accesa, un pó in ombra e in un punto dell'izakaya dove si passava solo per andare al bagno dello staff, era il punto migliore per parlare indisturbati - lo stesso tavolino a cui si era seduto tempo prima con Hisoka, all'inizio di tutto.
    « Solo una curiositá, per iniziare... chi ti ha consigliato di venire qui...?» chiese, prendendo posto su una delle due sedie e fissando lo sguardo sull'americano. In particolare, quella che dava le spalle al muro e gli permetteva di sorvegliare in ogni caso l'intero locale.
    E ovviamente, senza sembrare esattamente qualcuno in procinto di cucinare chissá quale strana specialitá.

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    JASON LEROY
    Shinjiro rispose al suo saluto cordialmente, in maniera affabile, concedendogli di chiamarlo come preferiva e Jason non se lo fece affatto ripetere, tirando quasi un sospiro di sollievo.
    -Grandioso. Ovviamente vale viceversa.- Rassicurò, sebbene il cuoco paresse non essersi posto il dubbio, in fondo i giapponesi erano pieni di modi impersonali per rivolgersi a qualcuno con uno spettro di vari gradi di confidenza, per lui non doveva essere un grosso problema. Ben più problematico sarebbe stato avere a che fare col suo cognome, che aveva tre consonanti e due di queste erano una L ed una R. Il cognome anti-giapponese per antonomasia.
    Ma la cordialità di Shinjiro parve svanire in un istante quando Jason menzionò il sashimi di cinghiale. L'aveva preso per uno scherzo di cattivo gusto? Era uno scherzo che qualcuno gli faceva regolarmente? Doveva strangolare Castiel? Fu sul punto di dirgli che era solo un turista e che non parlava bene giapponese e gli avevano solo detto di chiedere questa cosa non se la prendesse con lui- ma alla fine Shinjiro annuì. Parve voler prendere tempo, sottolineando sempre a mezza voce che si trattava di una pietanza complicata che serviva sempre e solo personalmente e dietro esplicita richiesta.
    Eh? Era normale che facesse così il prezioso? Ma non era neanche quello, sembrava quasi a disagio, come se non fosse a sua volta sicuro della riuscita del piatto. Ma se era un piatto di cui non era convinto perché servirlo e perché raccomandarlo? Era per questo che era stato relegato ad un fuori menu? No c'era qualcosa, qualcosa che non tornava, nel linguaggio, nell'espressione e nelle posture assunte da Shinjiro. Non aveva affatto l'impressione che stessero parlando della stessa cosa.
    -Sì, vorrei provarlo.- Ribatté l'americano, incrociando le braccia a sua volta istintivamente, preferendo specificarlo visto che l'altro aveva parlato di richiesta esplicita. Si chiese se avrebbe dovuto aggiungere qualcosa, ad esempio un molto ambiguo posso pagare ma era certo che non fosse quello il problema - insomma, ok, Desmond aveva sicuramente fama di essere uno scroccone ma Jason non era mai uscito da quel locale con un debito prima d'ora. Dunque non aggiunse altro e lasciò che il cuoco traesse le sue conclusioni.
    E poi, arrivò l'invito di spostarsi. Ma non si stavano spostando in un luogo adeguato alla preparazione di una pietanza, il cuoco gli stava solo facendo cenno di accomodarsi ad un tavolino isolato dal resto del ristorante. Forse non voleva si sapesse del sashimi...? Ok, no, l'ipotesi che l'americano stesse effettivamente per mangiare del cinghiale crudo si facevano decisamente molto sottili (per fortuna). Anche perché Shinjiro si stava sedendo con lui, e non stava maneggiando nessun coltello, tagliere o alcun tipo di carne o di cibo in generale, nel remoto caso in cui "sashimi di cinghiale" fosse semplicemente un'allegoria per chiamare un piatto diverso. Era seduto davanti a lui con aria indagatrice, e non aveva palesemente alcuna intenzione culinaria. Anzi, a dire il vero Jason si sentiva quasi sotto interrogatorio, ma si sforzò di rimanere composto come se sapesse quello che stava facendo. Molte domande si affollavano nella sua testa, ma sperava che Shinjiro gli desse un'idea almeno vaga di cosa si trattava, iniziando a porgli le sue domande.
    Invece, sfortunatamente la prima domanda di Aragaki non fu minimamente d'aiuto: voleva prima di tutto sapere chi gli avesse consigliato di andare lì. Oh no Shinjiro era il boss di uno schema piramidale e voleva sapere a chi doveva pagare la percentuale per la referenza? No, non poteva essere così terribile. Dunque, cosa rispondergli? Desmond fu la prima risposta che gli venne in mente, ma a conti fatti non era troppo sicuro fosse coinvolto. Cioè. Se c'era un giro strano al Kagejikan era sicuramente coinvolto, e questo anzi avrebbe spiegato la sua predilezione quasi ossessiva per il piccolo izakaya, ma non poteva lanciare il suo nome lì senza sapere per certo che era coinvolto, perché se Shinjiro gli avesse risposto "impossibile" non avrebbe saputo che cosa ribattergli, non sapendo perché doveva essere impossibile. No, non andava bene, quindi Jason decise di dire semplicemente la verità.
    Beh, più o meno.
    -Castiel. Cioè, mio cugino. Lunghi capelli verdi, altezza media.- Provò ad elaborare ma era estremamente difficile, perché non sapeva di cosa si trattava e dunque non poteva sapere quali verbi erano appropriati. Castiel aveva usufruito dei loro servizi? Nessuno gli garantiva che svolgessero un qualche tipo di servizio definibile tale. Una sottigliezza del genere in un confronto verbale poteva far capire a Shinjiro che in realtà non sapeva di cosa stava parlando e dunque dargli modo di chiudere o di dare una risposta non compromettente a cui Jason non avrebbe potuto ribattere. No, doveva essere più vago possibile ed usare parole che potessero adeguarsi a ogni circostanza. -Non mi ha voluto dire molto.- Esordì, innanzitutto, per giustificare eventuali lacune. -Ovviamente.- Gli parve giusto aggiungere. Di qualsiasi cosa si trattasse, era roba super-segreta, no? -Ma dovrebbe essersi rivolto a voi in passato.- Concluse, abbastanza soddisfatto di come si era espresso: non gli era parso di essersi compromesso in alcun modo. -A dire il vero non credo che abbia collegato che questo è "il ristorante dell'amico di Desmond", o non l 'avrebbe fatto. Però già che ci siamo.- Aggiunse, elaborando a modo suo il fatto che Castiel aveva cancellato il nome del locale ma non aveva tenuto in conto che Jason avrebbe semplicemente potuto riconoscere il resto della grafica del biglietto conoscendo già il posto. Gli sembrava giusto specificarlo per sollevare la posizione di suo cugino, affinché non pensassero che aveva venduto il loro segreto con così tanta leggerezza ad una persona che li conosceva. -Chiaramente io non gli ho detto nulla, sono venuto direttamente qui.- Perché anche lui era uno che alla segretezza ci teneva, ed era bene che Shinjiro lo sapesse. Non avrebbe mai compromesso degli amici.

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    Di solito, quando arrivava lí qualcuno che nominava la "parola d'ordine", in genere avevano giá una mezza idea di chi si sarebbe presentato e perché, di solito perché avevano giá incrociato prima qualcuno degli altri membri del network. O, in altri casi, come era successo con Cypher, era la stessa presenza a rendere immediatamente chiaro che si trovava li per "roba da vigilantes" e non per mangiare.
    ... anche se, effettivamente, Cypher era venuto lí anche per mangiare, ma dettagli.
    Era la prima volta che si presentava qualcuno senza avere la benché minima idea del perché si trovasse lí o da chi avesse ricevuto il contatto. Fu anche per quello che con una punta di sorpresa apprese che a indirizzarlo lí era stato Castiel invece di Desmond. Da una parte aveva senso; Desmond non gli era mai parso voler minimamente accennare a Jason della sua identitá come Ichor, ma quello complicava le cose. Quanto sapeva Jason? Se sapeva per cosa si era rivolto a loro Castiel, sapeva anche che lo aveva fatto con Desmond? O forse Castiel aveva menzionato solo un allenamento?
    Quel dubbio venne charito un attimo dopo, quando l'altro menzionó che Castiel non aveva voluto dare molti dettagli a riguardo. Ok, quindi il segreto di Desmond era ancora al sicuro.
    Forse.
    Il fatto peró che si fossero rivolti entrambi al Kagejikan indipentemente e non insieme gli sembrava... strano.
    Forse i due cugini avevano entrambi qualcosa da tenersi nascosto a vicenda?
    In quel caso si trovava nell'imbrigliata situazione di navigare quel discorso senza rivelare troppo a Jason. Soprattutto riguardo a Desmond, e non era sicuro di riuscirci, perché non sapeva esattamente cosa sapeva Jason.
    Si lasció sfuggire un breve sospiro, prima di incrociare le braccia al petto e appoggiarsi allo schienale della sedia. Forse poteva evitare tutta quella confusione portando immediatamente il discorso su cosa ci faceva lí.
    « Sí, capisco benissimo. Cosa.... ti serve quindi, da noi?» chiese, scostandosi dalla sedia per piegarsi ora un pó piú in avanti sul tavolo.
    « Hai bisogno di informazioni su qualcuno o qualcosa...? O qualcosa di piú... diretto?»
    Come era successo con Castiel, magari aveva bisogno anche lui di un allenamento, o semplicemente di interagire con altre persone di quell'ambiente.
    « Posso occuparmene io.»
    E avrebbe dovuto riferire il tutto a Desmond, anche se non sapeva come avrebbe preso il sapere che Jason era "nel giro".

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    Ho avvisato in privato ma scusa per il ritardo ;ww;
     
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    JASON LEROY
    Faceva insolitamente caldo - forse Desmond gli aveva accennato in qualche circostanza del Quirk di Shinjiro ma certamente non gli venne in mente in quel momento, collegò la calura semplicemente al suo marcato stato di agitazione, cosa peraltro assolutamente plausibile Quirk o non Quirk: riusciva a mantenere una convincente faccia di bronzo solo e soltanto grazie alla sua carriera da attore per cui in quel momento ringraziava le stelle. Shinjiro lo ascoltò pazientemente e se ne stette zitto sino all'ultima frase dell'americano, senza interromperlo o fare alcun cenno, cosa che stava innervosendo Jason ancora di più, ogni minuto che passava la paura di star prendendo un granchio cresceva.
    Ma alla fine, Shinjiro si scostò dalla sedia e si piegò leggermente in avanti sul tavolo: il suo sguardo sembrava serio ma non stranito, le stupidaggini che Jason aveva arrabattato evidentemente avevano perfettamente senso per lui. Quindi era vero, c'era qualcosa, e Jason ne fu sicuro quasi prima che il serioso cuoco aprisse bocca. E improvvisamente tutto il calore se ne andò, sostituito da una sgradevole sensazione quasi di ventilazione, come se il tavolino e le due sedie su cui si trovavano lui e Shinjiro stessero precipitando da un'altezza spropositata. Cosa stava succedendo? Era andato lì con un vago sospetto, ma non era minimamente preparato a scoprire che fosse fondato.
    Cosa ti serve quindi, da noi? La voce di Shinjiro gli suonava così lontana. Noi. Il loro gruppo segreto illegale che mandava messaggi cifrati. Gruppo che a quanto pare suo cugino conosceva e di cui Desmond faceva parte - perché no, a quel punto era palese. Le due persone che considerava al momento più vicine a lui gli stavano tenendo nascosto chissà cosa.
    Informazioni su qualcuno o qualcosa. Qualcosa di più diretto. Shinjiro si stava offrendo di togliere di mezzo qualcuno per lui? Jason aveva posato i gomiti sul tavolo e fatto del suo meglio per rimanere impassibile davanti a Shinjiro, ma alla fine giunse le mani e vi affondò il naso dentro, con lo sguardo più basso, sul tavolo, mentre il cuoco terminava rassicurandolo che avrebbe potuto occuparsene direttamente lui. Che carino, era un trattamento di favore perché era amico di Desmond?
    Jason non rispose subito, tenne lo sguardo leggermente abbassato e parve riflettere profondamente.
    Nella sua testa si affollavano così tante cose che non riusciva letteralmente ad articolarle, se ne stava lì in quella posizione a bollire e a sfogare energia repressa spingendo le mani una contro l'altra e piantando i piedi a terra. Non era arrabbiato, in realtà era molto più vicino ad un attacco di panico. Le voci nel locale erano confuse, le luci lo infastidivano, sentiva il suo cuore battere fortissimo ed il suo respiro farsi affannoso. Ma in qualche modo riuscì ad afferrarlo prima che diventasse una vera e propria crisi e lo superò. Tirò un lungo sospiro e si levò le mani dalla faccia, posandole nuovamente sul tavolo: Shinjiro avrebbe immediatamente notato un cambio nella sua espressione, perché ottenuta la conferma che voleva il ragazzo non aveva la minima intenzione di proseguire con la recita, né tantomeno ne aveva le facoltà mentali in quel momento. Aveva uno sguardo spaventoso, non era propriamente rabbioso, ma sufficientemente truce e decisamente più sfatto, come se in quei pochi istanti avesse corso una maratona spirituale.
    -Okay, basta.- Tagliò corto. -Shinjiro. Che cazzo succede qui?- Esordì, con tono non particolarmente aggressivo ma piuttosto inquisitorio. -Non mi importa se è roba illegale, non sono uno sbirro, ma so benissimo che Desmond è coinvolto e ti prego di non provare nemmeno a negarlo perché non me la bevo.- Sbottò, senza alzare la voce ma agitando leggermente la mano sul tavolo, senza riuscire a fermarsi ma fortunatamente senza produrre rumore. -Devo saperlo, per favore. Che cosa fate? Chi siete?- Erano una specie di organizzazione di...? Jason non riusciva a fare ipotesi, nulla che conciliasse scovare informazioni ed eventuali "approcci diretti" - espressione che gli faceva pensare a confronti molto fisici. Potevano essere... vigilantes? Era... era per quello che Desmond era lì, quella sera, a pedinare quello spacciatore? Jason aveva fatto il galletto in quell'occasione, non aveva mai pensato che forse in realtà Desmond aveva tutto sotto controllo ed era stato semplicemente più scaltro di lui facendolo esporre per primo: grazie a quell'espediente Desmond sapeva di Jason, ma non viceversa.
    Da quanto tempo continuava tutto ciò?

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    Mentre parlava, notò immediatamente che c'era qualcosa che non andava; la reazione di Jason non era esattamente quella che si era aspettato. Nel vederlo rialzare lo sguardo con quell'espressione così torva il cuoco ebbe l'impulso di mettersi sulla difensiva, tendendosi inconsciamente sulla sedia, quasi pronto a scattare mentre il battito accellerava: si calmò solo dopo qualche secondo, quando l'americano pretese di sentire la verità esattamente sulla parte di tutta quella storia che meno aveva intenzione di rivelargli, ovvero il coinvolgimento di Desmond. Lo scrutò in silenzio per qualche secondo, riflettendo sul come meglio affrontare l'argomento. Mentire non sarebbe servito a nulla se non a far infuriare Jason e probabilmente fargli assumere il peggio, pensando fossero coinvolti in chissà quale attività criminale.... Che, ora che ci pensava, era la stessa cosa che Desmond aveva fatto quando si erano conosciuti.
    Un'altra cosa che quei due si sarebbero trovati ad avere in comune.
    Comunque, doveva dire qualcosa all'altro. E se doveva pensare al modo migliore di introdurre l'attività da vigilantes di Desmond ...
    « ... Mai sentito parlare di "Ichór"?» chiese, apparentemente senza nessun motivo. Incrociò di nuovo le mani al petto e distolse lo sguardo da Jason, osservando pensieroso il locale.
    « Un vigilantes apparso all'ospedale della 30 minutes durante l'attacco del Culto che ha difeso i pazienti lì presenti.» si schiarì appena la gola e riportò lo sguardo su Jason, sicuro di non dover aggiungere altro esplicitamente. Jason stesso era probabilmente (come probabilmente buona parte dei conoscenti di Desmond) stato lì all'ospedale insieme a lui qualche volta, e sapeva quanto tenesse ai bambini lì ricoverati in particolare. C'erano state dozzine di storie simili disseminate per tutta la città, ma una figura che appariva esattamente dove lavorava Desmond, con lo stesso quirk (per chi lo conosceva)... Erano un po' troppe coincidenze tutte insieme.
    Dalla tasca del grembiule da cucina che indossava pescò il telecomando del televisore e alzò il volume di qualche tacca, rendendo ufficialmente impossibile sentirli se non si era praticamente seduti al tavolo con loro. O se si possedeva un quirk con il superudito, ma dei clienti presenti che conosceva, nessuno lo aveva. E avrebbe comunque dovuto sforzarsi per distinguere qualcosa di specifico tra le chiacchiere di tutti gli altri clienti.
    « In quanto a chi siamo, diciamo che siamo un ... "Network". Bloodpact.» rispose, arrossendo appena. Di solito non andavano in giro a descriversi, e pronunciare il nome che avevano dato al loro gruppo gli provocava sempre un misto di orgoglio con una punta di imbarazzo.
    « Siamo capitati insieme quasi per caso, io e Desmond, e ora siamo in cinque. Raccogliamo più che altro informazioni, ma se qualcuno ce lo chiede, cerchiamo di aiutare... Nulla di drastico, non andiamo in giro ad accoppare gente.» aggiunse subito a bassa voce con una smorfia, come se ci tenesse a mettere subito le cose in chiaro.
    « Anzi, cerchiamo sempre l'approccio meno violento in una situazione... Anche se un pugno sul naso agli anti mutant sono sempre felice di darlo.» aggiunse in un borbottio dopo qualche secondo, accigliandosi.
    « Tuo cugino è stato aiutato da un altro nostro membro, è lì che avrà ricevuto quel biglietto da visita...» si bloccò con un sospiro.
    «... Il biondo amico di Desmond...? Lo conosci sicuramente... Anche perché sono tutti clienti fissi qui.» aggiunse alzando una mano ad indicare il locale in generale - non senza un sorrisetto soddisfatto -.
    « E qualche tempo dopo ci ha chiesto di aiutarlo con un ... Allenamento. Sarei dovuto andarci io, ma alla fine ci si è recato Desmond. Non abbiamo avuto altri contatti con lui, giuro.» concluse il lungo discorso e si rimise comodo sulla sedia, in attesa della reazione dell'altro.
    E ad offrirgli un bicchiere d'acqua, magari.

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    Ichòr? Sì, forse aveva sentito qualcosa a riguardo nei notiziari, ma non è che Jason fosse una persona particolarmente informata nella scena della lotta al crimine della grande capitale nipponica, soprattutto in questo periodo in cui aveva decisamente allentato la presa sulle sue attività notturne. Ad ogni modo non rispose a Shinjiro, lasciò che fosse lui ad approfondire su questa figura che dedusse essere un vigilante. Gli raccontò che era apparso all'ospedale 30MIN, e Jason iniziò a collegare.
    Mi hanno chiamato all'ospedale e... non sono riuscito a dire di no.

    Impossibile. Voleva davvero implicare che...? Eppure il silenzio del cuoco non lasciava molto dubbio, Jason doveva trarre delle conclusioni e le conclusioni erano evidenti. L'inglese amava così tanto quel maledetto ospedale da volerne diventare il protettore.
    Continuano ad arrivare persone incoscienti colpite dal gas e i ragazzi sono terrorizzati, ma non so se sono loro ad aver più bisogno di rassicurazioni oppure io.

    Bugiardo. Altro che spaventato, altro che rassicurazioni, e dire che si era raccomandato a lui di non fare stupidaggini. E si era rincuorato di non averlo visto fra i suoi pazienti, dicendo che lo avrebbe svegliato dal coma ad insulti.
    Sì, lo so, mi merito un premio per la stupidità, sentiti autorizzato a darmi dell'incosciente quando ci vediamo.

    Aveva anche ironizzato sulla cosa. Faceva il simpatico, eppure era partito con la sua tuta corazzata - ne aveva una, no? Da quel poco che ricordava quell'Ichòr sembrava adeguatamente equipaggiato. E poi dopo quella brutta storia si erano visti così tante volte... Sul serio non aveva mai pensato di confessare? Eppure lo sapeva che anche Jason più o meno faceva o quantomeno aveva fatto la stessa cosa.
    Ero di turno all'accettazione dei pazienti provenienti dall'esterno e mi ha intimato di consegnargli quei poveri disgraziati sulle barelle... non credo di aver mai provato così tanta paura in vita mia.

    Prima che ti venga un infarto: sto bene, sono sano e salvo, non è successo nulla a nessuno perché sono intervenuti un Eroe e un Vigilantes che a quanto pare lo hanno ricoperto di slime come una farfalla nell'ambra.

    Glielo aveva anche raccontato. Gli aveva raccontato di sé stesso in terza persona. Quanto sfacciati si può essere? Gli veniva davvero così semplice mentire? Da quanto... da quanto andava avanti tutto ciò? Era davvero possibile che Desmond fosse in attività già da quella sera che Jason credeva di averlo "salvato" da quel minuscolo spacciatore? Forse si era messo semplicemente in ridicolo di fronte ad un professionista. Che malessere, gli veniva da vomitare.
    Il volume della TV venne alzato, e Jason si ricordò quasi della presenza di Shinjiro davanti a lui, che evidentemente aveva altro da dire.
    Erano un Network di Vigilantes, Bloodpact, organizzazione che Jason non aveva mai sentito che a quanto pare contava cinque membri ma di cui lui e Desmond erano i soci fondatori. Pareva si occupassero perlopiù della raccolta informazioni e di "aiutare persone che ne avevano bisogno" - come suo cugino, forse? Chissà per cosa si era rivolto a loro - e non a lui. Cercavano sempre approcci non violenti ma Shinjiro si dichiarò più che disposto a pestare qualche membro dell'infame MAM, cosa a cui Jason avrebbe normalmente dedicato almeno un sorrisetto ma in quelle circostanze gli scivolò addosso.
    Al "tuo cugino" la mente di Jason tornò perfettamente attiva e recettiva e si preparò ad incassare anche quella. A quanto pareva era stato "aiutato" da un membro della loro squadra - a dire di Shinjiro, Jason poteva anche sapere di chi si trattava, un certo biondino amico di Desmond. Biondino amico di Desmond...? Ah?
    -T... Tachibana...?- Il caffeinomane? Sul serio? Lui sì e Jason invece non poteva saperne nulla? Una vena pulsò sulla sua tempia ed ebbe l'istinto di ribaltare il tavolo, ma si limitò a sfogarsi stringendo i pugni. -Di che... tipo di aiuto si parla?- Di cosa aveva potuto aver bisogno Castiel? Meglio provare a chiederlo a Shinjiro piuttosto che a lui direttamente, paradossalmente aveva più chance di sapere la verità. Castiel era una persona estremamente testarda ed infantile quando si metteva.
    Dopo aver avuto bisogno di questo loro fantomatico aiuto, suo cugino aveva richiesto la loro presenza anche per un "allenamento", forse voleva fare pratica con qualcuno, ma conoscendolo era anche interamente verosimile che stesse seguendo una pista e stesse tentando di sapere qualcosa di più su quel gruppo. In ogni caso non dette troppo peso a questo secondo avvenimento, più che altro si chiese quanto si era stupito suo cugino al veder arrivare Desmond e scoprire così della sua doppia- un momento. Ma allora anche Castiel lo sapeva. E dire che sapeva benissimo quanto teneva a Desmond... possibile non avesse mai ritenuto che fosse il caso di dirgli nulla? Nulla?
    Era furibondo, ma al contempo lo capiva, anzi, doveva saperlo: in fondo lui non era nessuno per nessuno. Che cosa si aspettava, di preciso? La rabbia che provava era per la maggior parte rabbia verso sé stesso, per essere stato così stupido da lasciar avvicinare qualcuno. Ma questo non era un problema di nessuno tranne che di sé stesso, e certamente non di Shinjiro Aragaki, che anzi tanto pazientemente si era seduto con lui e gli aveva detto senza tanti complimenti come stavano le cose. Forse era il migliore di tutti loro.
    -Io, uh... devo riflettere un momento. Sarebbe possibile avere dell'acqua o...- Qualcosa di così alcolico da farmi svenire all'istante. Alternativamente anche candeggina o -Acqua.- Tagliò corto, senza voler approfittare dell'ospitalità dell'oste. -Grazie.-

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    Mentre parlava aveva tenuto per lo piú lo sguardo distolto da Jason, osservando piú che altro il locale e limitandosi a lanciargli qualche occhiata di sfuggita mentre parlava. Anche cosí peró, dall'espressione dell'altro era piuttosto evidente che... beh, doveva essere stato un brutto colpo venirlo a sapere in quel modo. Poteva capire che si sentisse tradito, forse addirittura anche preso in giro da Desmond, persona che probabilmente pensava di conoscere ma che gli aveva tenuto nascosto qualcosa di cosí grande. Si sarebbe arrabbiato con lui per averlo rivelato a Jason, ma... l'americano lo aveva un pó messo alle strette.
    « Tachibana, sí... » rispose, esitando poi un attimo all'idea di dover rivelare anche cosa stava facendo Castiel quella sera.
    « Non ero presente quella sera, ma... Tachibana lo ha aiutato dopo che si é ritrovato... aggredito da qualcuno, una notte.»
    Meglio metterla in quei termini molto generali che entrare nei dettagli e rivelare che per l'esattezza lo aveva ritrovato riverso in mezzo alla strada ricoperto di sangue e ferite da taglio varie. Jason gli sembrava giá abbastanza scosso.
    « Il volersi allenare suppongo sia stato un risultato di quell'aggressione.» aggiunse, facendo comunque intendere che in linea generale, non sembrava essere andata benissimo.
    ... e in effetti, se Desmond e Castiel si erano allenati quella sera voleva dire che entrambi si erano poi ritrovati (e probabilmente accordati) a non dire nulla a Jason. Non una bella situazione in cui ritrovarsi.
    Si lasció sfuggire un breve sospiro alla richiesta fatta a mezza voce dall'americano, scostando la sedia e alzandosi per andare dietro al bancone.
    «Certo.»
    Riempí un bicchiere d'acqua al lavandino, e giá che c'era prese anche una bottiglia del miglior sake artigianale di suo zio che aveva. Non sapeva se Jason fosse il tipo da bere in situazioni del genere, ma... magari ne aveva bisogno. Posó bicchiere d'acqua e bottiglia sul tavolo, insieme ad una ciotola di edamame grigliati e salati, il tipico snack che serviva in genere insieme all'alcool per non far bere i clienti completamente a stomaco vuoto.
    « Serviti pure.» commentó, riprendendo posto sulla sedia. Assunse un'aria un pó pensierosa, non sapendo bene come iniziare il discorso.
    « Immagino tu sia arrabbiato con Desmond per avertelo tenuto nascosto, ma... credimi quando dico che lo ha fatto solo perché teneva al vostro rapporto, e non voleva rischiare di vederlo "rovinato" dalla presenza di... "Ichór", mettiamola cosí. Davanti a te voleva essere solo "Desmond".» disse infine.
    Non gli avrebbe rifilato finte scuse della serie "tranquillo non facciamo nulla di pericoloso! Non é mai successo nulla!" per sminuire la cosa, perché non era minimamente vero (giá il solo incidente all'ospedale non era esattamente qualcosa che si poteva ignorare, e non era nemmeno l'unico) e per Jason sarebbe stata solo una presa in giro.
    «... cosa hai intenzione di fare ora?» chiese dopo un attimo di pausa. Era una domanda un pó piú generica della reazione immediata: cosa voleva fare Jason, ora che sapeva che era circondato da vigilantes?

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    Castiel era stato aggredito, in maniera abbastanza grave da aver bisogno di assistenza da una terza persona. Chiaramente Jason non poteva sapere che Tachibana si trovasse semplicemente sul luogo in modo fortuito, pareva in qualche modo Castiel avesse richiesto l'assistenza del gruppo di Vigilanti o che stesse operando direttamente con loro: quindi non solo aveva iniziato a fare delle sortite notturne senza di lui, ma aveva anche appositamente evitato di chiamarlo in un momento di difficoltà. D'accordo, appunto preso. E pensare che era stato lui ad introdurre Castiel alla lotta al crimine, quando questi aveva - che Jason lo volesse o no - iniziato a seguirlo nelle sue sortite notturne. Ed ora aveva - metaforicamente e letteralmente - spiccato il volo ed usciva senza di lui. Non aveva più bisogno di lui.
    A dire di Shinjiro il volersi allenare poteva essere una diretta conseguenza di ciò, l'ipotesi iniziale di Jason che volesse solo indagare era ancora abbastanza valida nella sua mente ma non si sentiva nemmeno di escludere che si fosse trovato una nuova compagnia con cui fare allenamento. Si rimproverò di starla mettendo troppo sul drammatico ed infierendo su ogni cosa gli fosse possibile infierire, ma ciò impedì solo nuove speculazioni, non andò a cancellare quelle che già echeggiavano nel suo cervello con prepotenza.
    -Capisco.- Rispose, semplicemente, incrociando le mani sul tavolo e sentendo il bisogno di qualche istante di pausa, dunque fece al cuoco la sua richiesta per dell'acqua ed approfittò della sua capatina in cucina per posare la testa sulle mani, giunte sul tavolo, e chiudere gli occhi per qualche istante. Non stava nemmeno riflettendo, in realtà, stava solamente regolando la sua respirazione e tentando di calmarsi, perché stava per venirgli un attacco di panico.
    Con la coda dell'occhio vide Shinjiro tornare con un bicchiere colmo d'acqua ed una piccola bottiglia bianca in ceramica. Avrebbe sperato ci mettesse qualche minuto in più, ma pazienza, se lo sarebbe fatto bastare. Aveva addirittura portato qualche stuzzichino, servizio completo nonostante le circostanze: del resto era un professionista serio nonostante le modeste dimensioni del suo locale.
    Jason bevette mezzo bicchiere in un paio di sorsate, dunque lo riposò sul tavolo: la sua grande mano indugiò per un istante ed afferrò la bottiglia bianca rigirandola sul tavolo senza notare alcun tipo di etichetta. Era un dettaglio che gli era sfuggito, ma vedendola così si rese conto che palesemente non era piena d'acqua: aveva il classico aspetto del "distillato artigianale killer" preparato da un qualche parente più o meno lontano, delizioso ma che di norma aveva una gradazione alcolica superiore alla sua controparte commerciale di almeno quindici gradi. Conoscendo a memoria il menù di Shinjiro ed il motiv del locale, non dovette nemmeno chiedere: era sicuramente sake.
    -Artiglieria pesante. Mi farai bere da solo?- Domandò, cortesemente, conscio che probabilmente il cuoco avrebbe rifiutato essendo "in servizio". Non sapeva - o non ricordava, se Desmond gliene aveva parlato - della sopportazione alcolica inumana del cuoco dovuta al suo Quirk, dopotutto. Visto il suo silenzio, Shinjiro dedusse che Jason doveva avercela a morte con Desmond per avergli tenuta nascosta la verità, ma ritrovata la calma in realtà il sentimento che più pervadeva Jason era il dispiacere. Sentiva di non essere stato abbastanza, forse, che ancora una volta tutti gli voltavano le spalle. Per lui la fiducia era una cosa importante, glielo aveva detto anche il suo terapista, a quanto pareva i suoi traumi infantili avevano innescato in lui una sorta di PTSD da tradimento, ed ogni volta che la fiducia che riponeva in qualcuno veniva distrutta incassava il colpo molto peggio di quanto una persona undamaged avrebbe fatto nelle sue condizioni. Ora, sapere questa cosa e riuscire ad identificarne la meccanica anche nella sua situazione corrente era certamente d'aiuto perché rispondeva all'esistenziale perché con cui si sarebbe altrimenti tormentato, ma certo non ne rendeva più facile lo smaltimento. Sapeva di aver preso una botta gigantesca da cui ora doveva riprendersi e, sì, forse per questo ce l'aveva con Desmond e Castiel, per aver spezzato il suo già di per sé molto precario equilibrio mentale.
    -Mi sento più... non lo so. Deluso e preoccupato. Specie perché mi ha conosciuto...- Sollevò lievemente lo sguardo verso Shinjiro, chiedendosi se era il caso di parlargliene. Si sorprese a pensare che non gli importava più niente della segretezza, in realtà, dunque riprese. -La notte che mi ha conosciuto l'ho aiutato... cioè, credevo di averlo aiutato con una situazione del genere. Stavamo entrambi seguendo uno spacciatore. In realtà è una cosa che faccio relativamente spesso, insomma, non mi definirei un vigilante come dite voi ma più o meno...- Era imbarazzante parlare di sé stesso in quei termini, ma per amore di un discorso scorrevole ingoiò il boccone amaro. -E Desmond lo sapeva. Non capisco perché tenerlo segreto proprio a me, cosa aveva paura che gli avrei detto?- Svuotò il bicchiere d'acqua con una seconda sorsata e lasciò di nuovo il bicchiere sul tavolo. -Non c'è un Jason che combatte il crimine ed un Jason che lavora nel teatro. Sono la stessa persona.- Ragionò, infine. -Forse è questo che mi fa restare male. Io mi sono esposto, e lui no.- Concluse, osservando le goccioline d'acqua rimanenti nel bicchiere che soccombevano alla gravità e colavano verso il fondo. -Se aveva paura di rovinare il nostro rapporto, avrebbe dovuto chiedersi quanto lo avrebbe rovinato se io lo avessi scoperto... così.- Sì, ecco, Desmond lo aveva fatto sentire stupido, anche perché dei due era sempre lui quello che ironizzava sulla propria goffaggine, pigrizia, sul suo essere un nerd trentenne semi-recluso che preferiva "farmare" su un gacha che andare in un locale a ballare. Si trattava sempre come l'underdog della situazione, si prendeva sempre in giro bonariamente, come se non avesse mai niente di interessante da dire o fare, e spesso sollevava Jason su un piedistallo che l'americano non pensava di meritare. Eppure, dei due, era l'inglese quello con l'identità segreta. Un'insospettabile doppia vita con armi ed equipaggiamenti personalizzati in cui combatteva il crimine sistematicamente, come parte di un gruppo organizzato. E Jason si sentiva solo un enorme stupido, e non sapeva nemmeno troppo bene perché. Forse perché aveva creduto alla recita così ciecamente.
    La voce di Shinjiro lo scosse dalle sue considerazioni, a cui si stava nuovamente lasciando andare: il cuoco gli stava chiedendo cosa aveva intenzione di fare ora.
    -Intenzione di fare...? Io... non lo so.- Mormorò, piano. -Niente, che devo fare. Me la farò passare.- Si rimise dritto sulla sedia, notando che era leggermente sprofondato. -Se mi stai chiedendo se gliene parlerò, boh, presumo di sì. Al momento non ho le idee molto chiare. Se se la prende con te per aver parlato, mandalo da me. Tu non hai fatto niente di male, anzi, se non ci fossi tu brancolerei ancora nel buio. Preferisco averlo saputo.- Jason si puntò il pollice al petto dicendo ciò, come invitando il Desmond immaginario in ascolto a farsi sotto. Sospirò, poi, avvicinandosi la bottiglia in ceramica ed iniziando a svitare il tappo. -Assaggiamo questa cosa.- Se ne sarebbe versato qualche millimetro nel bicchiere, dopodiché avrebbe fatto altrettanto con quello di Shinjiro se per caso nel frattempo se ne fosse procurato uno. -E kanpai.- Il brindisi più risentito della storia.

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    Rispose con un sorrisetto un pó storto al commento di Jason dopo aver osservato l'etichetta del sake artigianale.
    « Non mentre lavoro, mi spiace.» ribatté, confermando piú o meno l'immagine che si era fatto l'altro di lui. C'era anche da dire che nel suo caso specifico avrebbe potuto benissimo bere in servizio senza troppe conseguenze, in teoria, ma era una questione di immagine, cosí come non si metteva di certo a mangiucchiare il cibo che serviva. Non era professionale... e, ovviamente, non ci teneva a dare "sfoggio" della sua resistenza all'alcool. Era una faccenda privata e ai suoi clienti di certo non interessava. Restó ad ascoltare in silenzio le successive parole di Jason, sembrava aver deciso di voler un pó buttare fuori tutte le sue impressioni e delusioni a riguardo. Sí, suonava piuttosto amareggiato, e dalle sue parole era evidente che si sentiva anche un pó preso in giro dall'altro.
    « Se ti puó consolare, credo che tu lo abbia davvero aiutato invece. Se ricordo bene il periodo del vostro primo incontro, Desmond era arrivato in Giappone da relativamente poco. Trovare qualcuno con cui aveva in comune cosí tante cose gli é stato di grande supporto... e credimi quando dico che sono abbastanza sicuro che tu gli abbia evitato un bel pestaggio intervendo quella sera.» rispose con una smorfia a metá tra un sorrisetto e un espressione esasperata.
    « I primi tempi era molto piú bravo a cacciarsi nei guai prima di riflettere che non a difendersi... ti ha mai raccontato come ci siano conosciuti, io e lui?» chiese, prima di ritornare ad un'espressione piú seria.
    « Beh... ora perlomeno siete pari, anche se capisco come non sia stato il modo migliore di venirlo a sapere.» sospiró, prima di rispondere con un cenno del capo a quel brindisi solitario.
    « ... da quanto tempo quindi ti occupi di... pattugliare la zona? Sei da solo?» chiese dopo un attimo. Tanto valeva cambiare un pó il discorso per passare a cose piú pratiche, anche perché era genuinamente interessato ad avere quante piú informazioni possibili sugli altri "colleghi" attivi a Tokyo.

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    Shinjiro rifiutò il suo cortese invito all'alcool e Jason fece spallucce senza approfondire troppo, non era uno che insisteva molto - beh, non su cose come quelle quantomeno, o con un mood come il suo attuale. E poi, del resto, nemmeno l'americano se ne era servito subito.
    Ascoltò con curiosità ciò che aveva da dire Shinjiro sul loro primo incontro, dicendo che ricordando quello specifico periodo Desmond doveva essere arrivato da poco e da ancora meno era alle prese con il vigilantismo. Beh, interamente plausibile, in fondo il suo voler addirittura credere che già da allora era un professionista era un'inutile addizione, uno dei suoi inutili trip per appesantire il già notevole carico di una scoperta del genere. In fondo non gli serviva sapere che Desmond era già un professionista che già da allora si celava da lui per sapere che ora lo era. Questo peraltro gli offriva un eccezionale specchietto su quanti pochi progressi avesse fatto lui, che già era attivo ed operativo all'arrivo di Desmond, rispetto all'inglese che al tempo era uno sprovveduto ed ora pareva aver affrontato uno dei pezzi grossi dell'organizzazione di Takashi ed esserne uscito sano e salvo. E lui era ancora fermo al suo livello, se non era regredito. Sorrise impercettibilmente con una vaga nostalgia quando Shinjiro menzionò la naturale tendenza di Desmond di mettersi nei guai, cosa che effettivamente era più in linea con l'idea che aveva di lui rispetto al vigilante senza macchia e senza paura. Eppure i fatti erano chiari.
    -Sì, capisco.- Il cuoco concluse il suo discorso con qualcosa riguardo un presunto "essere pari" fra Jason e Desmond, al ché l'americano alzò visibilmente le sopracciglia. Se considerava quella situazione come pari era molto lieto che nella sua vita facesse il cuoco e non l'ufficiale giudiziario o l'arbitro. Poi pensò che nel suo tempo libero era un vigilante ed improvvisamente fu meno sereno. Brindiamo.
    Sentì lo spietato liquido alcolico scorrergli giù per la gola e non fu completamente impreparato aspettandosi qualcosa di molto forte, ma comunque si dovette schiarire la gola. Dopo il bruciore iniziale sentì il gusto acre e secco pervadergli le papille gustative e poi un retrogusto finale che Jason non riusciva ad identificare, ma certamente non pareva fruttato o null'altro di familiare. Schioccò le labbra ed alzò lo sguardo stralunato su Shinjiro, che nel frattempo gli aveva posto una domanda interessante. Non era una storia che raccontava troppo volentieri, ma al momento non aveva molti freni: avrebbe raccontato al cuoco a sommi capi cosa lo aveva spinto a fare il vigilante.
    -Non so se e quanto ti abbia raccontato Desmond.- Esordì, per giustificare il suo iniziare dal principio ed eventualmente dare all'uomo delle informazioni che già aveva. -Il mio fidanzato è stato ucciso qualche anno fa. Pare che sia stata solo una rapina finita male, ma non è che la polizia abbia indagato chissà quanto. Ho iniziato a pattugliare la zona, cioè Shinjuku, per cercare il responsabile.- Fece una pausa, sospirò. -Beh, non l'ho ancora trovato quindi eccoci qui. Niente di particolarmente interessante o nobile.- Sminuì infine. Prese un altro sorso di alcool, gli sfuggì un breve colpo di tosse e si rivolse a Shinjiro. -Tu invece...? O, cioè... voi, non so.-

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    Osservò non senza una punta di divertimento Jason alzare il bicchiere per un brindisi e mandarlo giù tutto d'un fiato. Il sake artigianale della famiglia Aragaki non ci andava certo leggero, soprattutto al primo assaggio. L'occhiata stralunata che l'altro gli rivolse subito dopo gli confermò ciò che si era aspettato di vedere.
    « Brucia un po', sì.» disse solo come commento, lasciando poi all'altro la decisione di riempirsi di nuovo il bicchiere o se passare all'acqua per quella serata.
    E quando aveva fatto quella domanda, onestamente, non si era aspettato una risposta del genere. Desmond gli aveva accennato... Molto poco a riguardo, erano dopotutto faccende private che non lo riguardavano di una persona che conosceva fino ad oggi praticamente solo di vista.
    « Mi dispiace molto.» commentò scuotendo la testa, prima di assumere un'aria pensierosa quando l'altro gli rigirò (abbastanza inevitabilmente) la domanda. Restò in silenzio per qualche secondo, poi si incupì leggermente.
    « Diciamo che io e Desmond abbiamo avuto esperienze piuttosto simili... Non so se hai sentito dei due omicidi al tempio Honmon-ji e al Kabuki-za? Era nel periodo di latitanza del Sagrestano, qualche anno fa. Per motivi vari, mi sono ritrovato lì nei dintorni e ho potuto vedere le scene da molto vicino, e ... La cosa mi ha... non so, scosso. Quei ragazzini erano morti in modo orribile per niente. Da lì ho capito che ... Non potevo starmene solo a guardare. Dovevo fare qualcosa per aiutare quando possibile. Desmond la pensava allo stesso modo, e da lì... Abbiamo iniziato. » rispose con una piccola scrollata di spalle.
    « Qualcuno di cinico potrebbe dire che lo facciamo solo per sentirci con la coscienza a posto, ma... Se anche fosse così ma hai comunque aiutato qualcuno, che male c'è?»
    Restò in silenzio per qualche altro secondo, pensieroso, prima di riprendere parola.
    « ... Se posso aiutare nel provare a chiedere in giro, cercare qualche informazione sulla rapina... Sono a disposizione. Sono passati anni e ci saranno centinaia di casi simili, ma non si sa mai chi può essere a conoscenza di qualche dettaglio essenziale, e conosco qualcuno che potrebbe frugare su Internet per vecchi articoli e altre cose a riguardo. Shinjuku dove di preciso? » chiese.
    Gli stava offrendo di collaborare, in altre parole.

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    Jason fu composto, ma il suo temporaneo disagio legato alla forza bruta di quel liquido che sembrava volergli sciogliere la gola fu semplicemente impossibile da non far trapelare almeno in parte. Non gli sfuggì lo sguardo vagamente divertito di Shinjiro ed in quel momento decise che se ne sarebbe versato ancora un po'. Era una questione di principio, ora. Si schiarì la voce e finì di ripulire il bicchiere, lo riposò sul tavolo e si schiarì la voce una seconda volta, dopodiché riprese la bottiglia e versò qualche altro millimetro di bevanda nel bicchiere, mentre sentiva Shinjiro concedergli che bruciava un po'. Il che era più o meno come dire che la lava era un po' calda.
    -Però è buono. Roba fatta in casa immagino.- Non lo diceva solo per fare lo spavaldo, era davvero buono il boccato che lasciava, dopo aver fatto terra bruciata, si sentiva che era un prodotto fatto con passione più che con il desiderio di "venderlo".
    Il secondo bicchiere, Jason lo svuotò molto più lentamente, a minuscoli sorsi, e nel frattempo raccontava a Shinjiro della sua tragica backstory, o beh perlomeno quella legata a Ken. Come se fosse lui la vittima in tutto ciò, a volte si chiedeva se aveva il diritto di fare ciò che faceva a nome di Ken, ma a ciò si rispondeva che sapeva che è esattamente ciò che Ken non avrebbe mai voluto, e che era quindi già pienamente consapevole di star contravvenendo alle sue volontà e di star agendo esclusivamente per sé stesso. D'altro canto, Ken era morto, non aveva senso pensare a cosa gli avrebbe fatto o non fatto piacere.
    Dopo aver espresso il suo dispiacere, a cui Jason si limitò a scrollare le spalle, Shinjiro rispose alla sua curiosità ed illustrò degli episodi che lo avevano convinto ad agire, a quanto pare aveva assistito ad una delle scene del crimine di quando avevano trovato quei ragazzini carbonizzati, legati a tutta quella storia del Sagrestano che Jason ricordava di aver seguito alla TV. E quindi era scattato qualcosa in lui ed aveva deciso di mettersi all'opera - come aveva ipotizzato Jason poc'anzi lui ed il suo gruppo erano spinti da un profondo senso di giustizia e dalla propria morale, in effetti era difficile pensare di mettere su un gruppo altrimenti, a meno di essere persone incredibilmente organizzate e piene di risorse. A quanto pare non avevano iniziato insieme, lui e Desmond, o perlomeno avevano avuto le loro epifanie in maniera indipendente e si erano messi in società solamente al momento di avviare il gruppo, quindi rimaneva il mistero su cosa avesse spinto l'inglese a mettersi in attività e probabilmente non era nemmeno giusto chiederlo a Shinjiro - per quanto certamente non fosse giusto nemmeno come Desmond si era comportato nei suoi confronti.
    Ridacchiò all'aggiunta di Shinjiro, quasi a voler mettere le mani avanti per proteggersi da eventuali commenti sul falso buonismo e l'ipocrisia da parte di Jason. Buffo come aveva utilizzato la parola "cinici" - Jason si considerava una persona cinica, ma quelli che aveva descritto il cuoco andavano ben oltre il cinismo.
    -Quelli non sono cinici. Sono degli stronzi nonché completamente incapaci di pensiero critico. Sono quelli che poi vanno a votare per i populisti.- Concluse, schiarendosi di nuovo la voce dopo un sorso particolarmente coraggioso che gli spense le risatine in gola. -Per me è... nobile. Non saprei che altro dire, come hai capito per me è una cosa molto più personale.- Certo, si era invischiato anche in situazioni completamente diverse pur cosciente che non lo avrebbero portato a scoprire niente di nuovo su Ken, ma quello era un altro discorso e ad essere sinceri non sapeva spiegare nemmeno a sé stesso perché lo faceva. Si era semplicemente trovato a farlo ed aveva cavalcato l'onda senza pensarci, gli era sembrato semplicemente qualcosa che andava fatto. Chissà se in fondo in fondo anche lui aveva una sorta di spirito eroico sopito da qualche parte e perché proprio "no".
    Ed infine il cuoco terminò con un'offerta a cui Jason non era affatto preparato: aiuto, nella sua ricerca del criminale che aveva ucciso Ken. Come aveva giustamente sottolineato l'altro, non era certamente un caso facile: era successo ormai anni or sono e vi erano fin troppi casi simili, e c'erano anche cose che Shinjiro non sapeva che complicavano ulteriormente la questione, ad esempio il fatto che le indagini della polizia si fossero interrotte praticamente subito in quanto pareva palesemente una rapina finita male e non vi erano grossi motivi per indagare ulteriormente senza altri casi simili significativi nella zona che lasciassero presagire l'operato di un qualche killer più metodico. Tutte cose che Jason sapeva benissimo ed infatti in cuor suo non pensava davvero che sarebbe riuscito a trovarlo (il che rendeva le sue motivazioni per continuare ancora più dubbie), tantomeno aveva mai pensato di chiedere che qualcuno lo aiutasse nelle sue indagini.
    D'altro canto, che male poteva fare? Non cambiava poi granché lasciare che un altro paio di menti vi si scervellassero per un po'.
    -D'accordo, certo, perché no. Ti scrivo l'indirizzo preciso e...- Borbottò, frugandosi nella tasca dei pantaloni ed estraendone un portafoglio. Un quadratino di carta ripiegato a metà una volta spiegato sul tavolo si rivelò essere una piccola fotografia di circa dieci centimetri: ritraeva un bel ragazzo, di evidente etnia giapponese, dai lineamenti spigolosi, un sorriso smagliante ed un affascinante neo sotto l'occhio destro. Girò la foto e fissò il lato bianco per qualche istante, dopodiché calò lo sguardo con un gran sospiro. -Non ho una penna.- Un problema con infinite soluzioni, nel duemilaventiquattro, ma per la mente provata di Jason si rivelò un ostacolo completamente insormontabile e dovette attendere che fosse Shinjiro a salvare la situazione, porgendogli una penna o proponendogli un'alternativa. O ritirando l'offerta.
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    Annuì leggermente alle parole di Jason, non senza una punta di soddisfazione, nemmeno lo avesse prodotto lui.
    « Sì, mio zio. Ha preso l'hobby di distillare sake da mio nonno, e quando mio padre ha avviato questo locale anni fa lui ha messo su una piccola distilleria a Okegawa, fuori Tokyo . Lo vendo qui come piccola specialità locale.» rispose. In un certo senso i due fratelli Aragaki avevano trovato il connubio perfetto con le rispettive attività, e forse anche per quello erano sempre stati una famiglia piuttosto unita.
    Si lasciò sfuggire un sorrisetto al commento di Jason, che tuttavia si smorzò in fretta per venire sostituito da una punta di imbarazzo alle sue parole successive. "Nobile"... Addirittura?
    A lui era sempre piaciuto pensare che faceva solo ciò che avrebbe fatto chiunque, ma... Effettivamente non era così, o sarebbero stati pieni di vigilantes. Onestamente, non si aspettava che Jason accettasse la sua proposta d'aiuto, e ne fu piacevolmente sorpreso: si era aspettato di dover insistere un po', perciò si limitò a sporgersi leggermente sul tavolo per osservare la fotografia che l'altro aveva tirato fuori dal portafoglio.
    Un ragazzo dai tipici tratti giapponesi, neo sotto l'occhio sinistro - quello poteva essere già un dettaglio utile, era qualcosa che era sempre in vista se qualcuno lo aveva conosciuto in passato -, sorriso smagliante.
    Al sospiro dell'altro, senza battere ciglio, infilò di nuovo una mano nella tasca del grembiule da cucina e tirò fuori la penna e il taccuino che usava per prendere le ordinazioni.
    « Tieni pure. E umm.... Se possibile, dimmi il più possibile anche sui luoghi che frequentava Ken. Aveva un locale dove andava spesso? Qualche hobby o luogo dove si recava frequentemente?» chiese, cercando di raccogliere quante più informazioni possibili.
    Dopo aver ricevuto l'indirizzo avrebbe trascritto altri eventuali dettagli che l'altro gli avrebbe riferito, prima di alzare lo sguardo dal bloc notes e riportarlo su Jason, scrutandolo in silenzio per qualche secondo.
    « Un ultima domanda, poi devo tornare al lavoro... Tu lo conoscevi meglio di chiunque altro. Tu credi sia stata solo una rapina finita male? Cosa credi sia successo?» chiese infine, lentamente.
    Per imbarcarsi in una missione personale del genere così difficile, non poteva pensare che si fosse trattato solo di uno sfortunato incidente.

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    JASON LEROY
    Annuì con interesse cortese alla spiegazione sul distillato artigianale dello zio - normalmente sarebbe stato un buon argomento di conversazione e magari avrebbe ancora potuto esserlo in futuro, ma in quella precisa data e circostanza Jason aveva tutt'altro che voglia di fare conversazione. O forse era meglio dire che non aveva proprio le energie per fare small talk.
    Era imbarazzo quello che aveva letto sul viso del cuoco quando gli aveva detto che battersi per i deboli era "nobile"? E sì che doveva essere un concetto anche fin troppo mainstream visti tutti i prodotti mediatici che orbitavano intorno a situazioni del genere. D'altro canto, e questa era una cosa che aveva vissuto anche sulla propria pelle, sebbene con espedienti diversi, era molto semplice identificare i pattern di un personaggio alla TV, ma era infinitamente più difficile rendersi conto di quando sei tu ad essere quel personaggio. Specie in cose come quelle, non è che uno decidesse di agire da un giorno all'altro ed operando una scelta ragionata, erano situazioni in cui uno si trovava gradualmente, uno stato mentale che mutava nel corso del tempo e che poi finiva per far sembrare ragionevoli cose che normalmente sarebbero state incredibilmente lontane dalla vita di un individuo ordinario. La classica rana che se viene messa in acqua bollente schizza fuori, ma che se viene messa in acqua fredda e gradualmente portata ad ebollizione non si rende conto di star venendo cucinata.
    Ad ogni modo, il cuoco non fece commenti ed altrettanto non fece Jason, che stranamente non aveva nemmeno voglia di prenderlo in giro per l'evidente e comicamente esagerato rossore che per qualche istante aveva colorato le guance e la fronte di Shinjiro. Doveva avere la pressione un po' alta, il ragazzo.
    Al suo disperato guaito di aiuto gli fu porta la penna e con essa scrisse l'infame indirizzo di Shinjuku dov'era stato trovato il corpo di Ken. Rimase a fissare le scritte nere su bianco per qualche istante, dopodiché allungò il biglietto a Shinjiro assieme alla sua penna: buffo, credeva le cose stessero andando un po' meglio, eppure solo rileggere quell'indirizzo gli dava l'impressione di averlo sotterrato sotto quintali di peso. Ed improvvisamente era di nuovo successo ieri.
    Il cuoco continuò e fece altre domande a Jason, legittime e simili a quelle che gli aveva fatto la polizia al tempo. I luoghi che Ken frequentava abitualmente, gli hobby di Ken, i locali dove Ken andava a bere qualcosa con gli amici ed i colleghi, i negozi dove si riforniva Ken, i concerti delle tribute band delle band più vintage occidentali ed orientali. Le immagini si affollavano nella mente di Jason ed ancora una volta si lasciò trascinare, preso per mano dal fantasma del suo defunto fidanzato.
    -Ah, ecco...- Esordì, conscio che Shinjiro attendeva una risposta, ma senza riuscire ad articolare più di tanto. Del resto c'era parecchia confusione al momento, erano ad un concerto di quella band tributo a Mariya Takeuchi, e a dire di Ken era anche un'artista piuttosto conosciuta e seguita nei suoi tour nell'arcipelago giapponese. Il suo ragazzo era in piedi di fianco a lui con un bicchiere di plastica pieno, proprio come lui, ed i due erano illuminati ad intermittenza dalle luci viola e blu del palco. Mentre Ken osservava la band e ballava, Jason a malapena molleggiava sulle ginocchia a ritmo di musica, perché si era distratto a fissare il suo compagno: adorava il suo profilo un po' schiacciato e gli piaceva vederlo sorridere con così tanto entusiasmo - cosa che per sua fortuna succedeva abbastanza di frequente, ma si vedeva che quel giorno era proprio al settimo cielo di trovarsi . Nonostante fosse la terza tappa del concerto ed avessero seguito anche le altre due.
    Forse sentendosi osservato, Ken si voltò verso Jason prima solo con lo sguardo, poi con tutto il corpo, sorridendogli.
    Poi smise di sorridere, smise di ballare e la musica si fermò.
    E Jason tornò al presente, inspirando come se fosse appena uscito da un'apnea.
    -Ecco, sono un bel po' di domande, sì. Molte cose le ricordo ma non vorrei venissero fuori alla rinfusa.- Si giustificò, dopo la lunga attesa del cuoco. -Dovrei tornare a casa, dove abitavo con lui. Organizzo le idee, vedo se c'è qualcosa che mi sono perso, butto giù tutto nero su bianco e uh... ti porto un fascicoletto in settimana? Va bene?- Mormorò, chiedendosi quali sarebbero state le implicazioni di mettersi a scrivere l'intera vita di Ken su fogli di carta, quando solo scrivere un indirizzo gli aveva letteralmente causato dei flashback. Ma lasciamo a domani i problemi di domani.
    Il tempo stringeva, il cuoco doveva ovviamente riprendere il servizio e decise di porre un'ultima domanda a Jason, che boccheggiò, poiché metteva in discussione ogni cosa. Sentì salirgli un nodo alla gola, che ricacciò giù con forza, ormai abituatoci.
    -Io, uh, non lo so.- Sospirò, abbassò lo sguardo e giunse le mani. -Ad essere sincero, è difficile credere che una persona come Ken potesse avere dei nemici. Non credo sia impossibile che fosse solo una rapina, tutto sommato.- Mormorò. -Non ho particolari motivi di credere che ci sia di più sotto. Vorrei solo un po' delle risposte, e credevo che...- Credevo? -Credo che vedere in faccia chi è stato potrebbe darmi pace.- Concluse. -Scusa. Non è una pista promettente. Indagate pure a tempo perso.- Era andato lì per cenare, ma inutile dire che l'appetito gli era passato praticamente del tutto, dopo quel discorso. Si alzò, risistemando la sedia al tavolo, e fece un cortese inchino a Shinjiro. -Ti lascio lavorare. Ci sentiamo quando ho quella roba.- Ad essere sinceri gli stava già passando la voglia di farlo, ma si sarebbe costretto a quell'ultimo sforzo, colpa sua che metteva in moto le cose prima di pensarci. Non pensò nemmeno a chiedere a Shinjiro se gli doveva qualcosa - per il sake e per l'indagine - ma non per cattiveria, semplicemente aveva milioni di cose per la testa ed al momento non ricordava che esistevano i soldi. Ad ogni modo se il cuoco avesse chiesto qualcosa avrebbe pagato senza fiatare, anzi, scusandosi per non averci pensato.
    La sua mente era completamente intasata, tanto da risultare completamente incomprensibile persino a lui stesso e dando la falsa impressione che al momento fosse "vuota": la passeggiata che Jason per uscire dal locale fu incredibilmente instabile, sembrava quasi ubriaco, ma una volta fuori respirare l'aria della sera - per quanto inquinata - lo rinfrescò un po' e gli fece riacquisire almeno in parte coscienza di sé stesso.
    Quel poco che bastava per trascinarsi a casa senza incidenti.

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    CITAZIONE
    Breve, ma intenso. Ti ringrazio di tutto :neko:
     
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15 replies since 9/5/2022, 14:35   376 views
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