Cave Canem

Role libera tra Senka Itou e Dadi Tanaka Pureis

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    Una giornata noiosa… Troppo noiosa.
    Si aspettava di entrare nel suo negozio, fare poche ore di lavoro e godersi il resto della giornata nel modo più libero possibile, come mai? Il motivo era molto semplice: dopo mesi che in un determinato punto del magazzino continuavano a bruciarsi lampadine a iosa, era impossibile non giungere alla conclusione che ci fosse un qualche tipo di problema all’impianto elettrico del posto, Senka aveva quindi chiamato un elettricista per risolvere il problema, decidendo di lasciare a casa i suoi operai per una giornata pur di evitare infortuni visto che, a detta del presunto professionista a cui aveva telefonato, il rischio c’era.
    Dunque era sola ad aspettare quest’uomo, l’orario d’apertura del suo negozio erano da sempre le tre del pomeriggio, l’appuntamento, invece, era alle cinque, se non fosse dovuta rimanere nel negozio ad aspettarlo di persona non avrebbe mai aperto per così poco tempo, il piano era quindi starsene li, arraffare l’arraffabile dai compratori che si sarebbero presentati e assistere per un po’ alla diagnosi del problema, poi puff, libertà! Ma aveva sottovalutato di molto quanto vuoto sarebbe potuto risultare il negozio in un momento del genere.
    Quel giorno non sembravano esserci molti clienti, questo forse era dato dal fatto che si trattava di un mercoledì, chi va a comprare i vestiti di mercoledì? Insomma, non c’era quasi nulla da tenere d’occhio, non voleva riorganizzare il magazzino per timore di non udire l’elettricista quando sarebbe arrivato, non c’era nessuno con cui parlare o a cui porgere la tipica scarrellata di domande sul tempo… deserto.
    Sedeva sulla sua sedia da ufficio, la teneva nascosta dietro alla cassa proprio per evenienze come questa in cui poteva stendersi e lasciare ciondolare la sua testa per ottenere almeno una parvenza di relax, mica poteva mostrarsi così ai suoi clienti. Era facile far vedere loro quello che voleva visto com’era fatta la sua zona cassa, era infatti insita nel muro, come una sorta di finestra che dava al resto del negozio, era possibile accedervi tramite il retro del negozio o una porta poco distante da suddetta finestra che poteva essere aperta solo dai lavoratori con un apposita keycard, i clienti, infatti, notavano spesso come quest’ultima sembrasse essere priva di maniglie. Era da quella postazione, quasi simile a una specie di quadretto che la corvina poteva arredare a piacimento, che osservava tutte e sette le file di attaccapanni sui quali erano appesi i vestiti che vendeva, otto contando anche il grande supporto a muro pieno di altri indumenti che la maggior parte delle volte la gente spiegava senza risistemare.
    Guardava, sorridendo, la sua parte preferita del negozio, l’ultima fila di vestiti, quella opposta all’uscita che veniva spesso bollata come “quella dei vestiti strani”, quella porzione del negozio era tanto minuta perché così poche persone compravano quei capi venendo semplicemente intimoriti dai loro colori e dalle loro forme… eppure erano quelli che Senka reputava più belli, quelli con più potenzialità per far splendere chi li indossa, il pensiero che accompagnava il suo riso, infatti, era proprio
    “Tsk, sono davvero l’unica che ha un po’ di stile qui a Tokyo” -
    Chiedendosi che ora fosse, accendeva il display dello smartphone, quasi timorosa di ricevere la risposta.
    Le 15:57.
    Un gran sospiro accompagnato da un grugnito seccato rompevano il silenzio del negozio, così era la vita di Senka: un costante altalenare tra l’essere seccata dai clienti, dalla loro ignoranza e dagli abbinamenti inguardabili che facevano con i loro vestiti e l’ardente desiderio che quest’ultimi entrassero nel locale giusto per movimentare la situazione. Eppure, dalla grande vetrina del suo negozio, provando a farsi spazio anche tra i manichini con lo sguardo, non riusciva a scorgere nessuno che sembrasse intenzionato a varcare quella porta scorrevole.

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    Quel mercoledì Dadi decise proprio di andare a comprare dei vestiti. Non c'erano particolari occasioni per cui dovesse sfoggiare un vestito nuovo né tanto meno era cresciuta troppo per indossare gli indumenti che vivevano nel suo armadio. Ogni tanto le piaceva semplicemente girare in cerca di qualcosa di particolare o unico da studiare attentamente e non mettere mai. Non poteva di certo andare a scuola vestita in maniera diversa dall'uniforme grigia e sicuramente gli eventi che i genitori le facevano frequentare esigevano un certo dress code che non poteva transigere sulle fantasie di una ragazzina. Ormai aveva diciotto anni ma si sentiva ancora piuttosto spaesata su come voleva che gli altri la vedessero e a volte si chiedeva se non sarebbe stato meglio poter andare in giro come le pareva. C'era gente che non sentiva o a cui non importava dello sguardo degli altri e Dadi ammirava queste persone ed inizialmente la sua mente le aveva categorizzate come persone in condizioni peggiori delle sue. Pensare queste cose non era decisamente corretto nei loro confronti ma nello studiare i vestiti delle persone notava che alcune delle cose più strane che aveva visto le poteva trovare solo a chi della propria immagine seria non fregava molto.
    Per quanto i costumi degli eroi potessero essere fiammeggianti e spettacolari i ruoli della gente erano da sempre legati ai loro vestiti e per assurdo non era strano vedere Pro-Hero con troppa pelle scoperta accanto a funzionari in giacca e cravatta. La libertà di quell'ambito lavorativo era molto curiosa e nessuno faceva loro problemi, mentre se un insegnante fosse venuto con abiti non ritenuti consoni poteva essere benissimo licenziato dopo poco.
    Le gambe scoperte, le maglie con fantasie particolari abbinate a capelli di colori al neon non erano semplicemente prendere un prendere vestiti a caso però. Gli outfit non erano creazioni spontanee della natura ed andavano studiati con un certo riguardo. Si era quindi decisa di dedicare parte delle sue giornate alla ricerca di abiti che uscivano un po' dagli schemi e che potevano ispirarla nel suo lavoro. Chiamarlo così era un'esagerazione secondo la biondina ma ultimamente si stava impegnando e stava cominciando a progettare di produrre veramente alcuni suoi capi. Erano cosette da nulla alla fine, aveva iniziato con delle semplici gonne perché non poteva di certo proporre ai suoi genitori un abito da sera completo. Chi lo avrebbe mai indossato alla fine? Per questo si era affidata a cose non troppo complicate tra cui cappelli, di cui aveva scoperto ci fosse un enorme mondo dietro. Non si parlava di quelli prodotti industrialmente ma di cappelli che erano quasi delle composizioni artistiche formate dagli elementi più vari, i quali servivano per rendere gli altri capi ancora migliori. Era un ambito affascinante, nonostante le apparenze.
    Grazie. Lasciò i soldi al tassista che aveva chiamato per farsi portare in centro. Non aveva particolare voglia di prendere i mezzi pubblici considerato che era pure in uniforme della Yuuei. Non aveva fatto in tempo a cambiarsi e non lo riteneva necessario alla fine ma evitava di andare troppo in giro con l'uniforme che poteva sporcarsi o rovinarsi. Per quella giornata aveva fatto un'eccezione non potendo passare a casa ed indossava quindi il completo grigio della scuola: una giacca grigio chiaro ed i bottoni dorati da cui sotto spuntava la camicia bianca e il cravattino rosso ordinato. La gonna verdastra arrivava quindi poco sopra il ginocchio e i polpacci erano coperti da delle alte calze nere. Indossava un paio di scarpe nere basse dello stesso colore, unica aggiunta personale al completo, oltre che un cappello che aveva conservato nella cartella della scuola che portava con sé. Un nastro viola faceva il giro nella parte superiore dell'accessorio e terminava ingarbugliato in una rosa. Come sempre portava i capelli ben pettinati in una frangia bionda mentre gli altri erano ben lisci e pettinati fino a metà schiena.
    Armata quindi di volontà si era fatta lasciare in una via che aveva negozi di vestiti a non finire. Entrò educatamente in diversi di questi e girò in cerca di qualcosa che potesse ispirarla. Ma forse erano attività che vendevano cose fin troppo ricercate e le commesse vedendola una studentessa della Yuuei cercavano solo di venderle cose che potevano stare bene a sua nonna ma con un grosso logo di marca. Non le piaceva girare con un cartello pubblicitario sulla pelle: era sicuramente uno status symbol potersi permettere di sfoggiare tali marche ma a lei non serviva né interessava. DI cose del genere ne aveva ma i genitori non l'avevano mai educata ad essere sfrontata col proprio denaro e di questo li ringraziava nonostante i loro mille difetti. Si fermò a prendere una bottiglia d'acqua in un bar vicino e dopo aver superato un negozio di elettronica, passò di fronte ad una grossa vetrina dall'aspetto semplice. I manichini erano sistemati con abiti abbastanza graziosi e ciò la fece rimanere un paio di secondi in più a guardare cosa ci fosse dentro e a colpirla fu una nicchia del tutto particolare. Riuscì a scorgere le stoffe più strane e i colori più ricercati e, guardando il logo dal nome aggressivo, si convinse che si trattasse di un negozio che vendeva merce sperimentale mai vista sul mercato.
    Buonasera. Come tutte le altre volte salutò gentilmente entrando. Aveva deciso di dare un'occhiata giusto per capire se erano proprio cose strane come aveva immaginato. La commessa si trovava dietro un vetro e la guardò di sfuggita, prima di cominciare a passare la mano tra i vestiti appesi. C'era sicuramente roba molto interessante tra le cose che sembravano più popolari, così come merce che veniva chiaramente snobbata da molti. Non andò all'istante verso la sua vera destinazione per evitare che venisse bollata come strana ma dopo aver girato per la maggior parte delle file dei vestiti, si addentrò lì dietro. C'erano molte cose che non riusciva a comprendere in quelle stoffe e tessuti ma riteneva l'esperienza comunque interessante. C'era un vestito che presentava le più varie forme floreali e pensò quasi di essere finita in un negozio di costumi per eroi ma nonostante tutto lo trovava stranamente carino. Lo sfilò dai suoi fratelli e lo tastò passandolo tra i polpastrelli, chiedendosi di cosa fosse fatto.
    Mi scusi. Mi può dire che tessuto è questo? Chiese alla donna dall'altra parte del vetro, notando ora le sue orecchie canine. Aveva anche l'aria annoiata ma erano molto carine.
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    Il delicato frusciare della porta automatica che scorreva via dal sentiero di un plausibile compratore, avvisava Senka che era il momento di tirarsi su e di restare in posizione per mostrare una certa accoglienza. Con un tono mansueto e un sorriso calmo ma visibilmente falso, rispondeva al saluto della ragazza appena entrata nel locale
    “A lei” - bene, lavoro finito, si torna a poltrire. Tanto si trattava di una Yuuei, no? Figuriamoci se poteva avere con se abbastanza soldi da permettersi uno dei suoi capi, anche se il solo fatto che stesse sfoggiando un cappellino così grazioso aumentava le possibilità che proprio questo fosse il caso, insomma, non è il tipico abbigliamento che si metterebbe uno studente qualunque, era qualcosa di ricercato pur essendo di qualità abbastanza mediocre. Quell’interessante soggetto poi si dimostrava molto curato, i suoi capelli erano ordinati e scintillavano di un particolare color biondo platino, una di quelle tonalità che non esce mai di moda.
    Queste caratteristiche estetiche, sinonimo di un piccolo spiraglio di guadagno, erano ciò che aveva fatto prendere a Senka la decisione di stare in piedi e osservare gli spostamenti della ragazza, tenendosi pronta qual ora avesse deciso di portare in cassa qualcosa. In qualche modo era quasi rilassante vederla vagare tra le varie file di vestiti, prima tra quelli neri, poi tra quelli bianchi, poi tra quelli più colorati, poi tra quelli senza stampe… eppure c’era qualcosa di strano, sembrava che la sua attenzione fosse rivolta ad altro, poteva essere… naaah, tra tutti non poteva essere proprio una come lei a fermarsi su QUELLA zona del negozio.
    E invece si.
    Si era chiaramente fermata a vedere ciò che quest’ultima aveva da offrire, anzi, sembrava addirittura interessata a un capo in particolare! Anche se non lo dimostrava, Senka era sinceramente attonita, il suo interesse aveva raggiunto un picco non indifferente, ora voleva assolutamente vedere dove quella ragazza sarebbe andata a parare. E come ultima nota di questo climax crescente, aveva addirittura cominciato a chiedere informazioni
    “Un secondo, ora ti raggiungo” - diceva dimostrandosi calma e professionale, come se dovesse avvicinarsi per capire cos’aveva preso in mano e non lo avesse invece realizzato pur essendo dall’altra parte del negozio. Il piccolo “beep” della porta che si apriva in presenza della keycard annunciava la sua presenza nella porzione di negozio dov’era presente anche la ragazza, poco sapeva del pezzo unico che si passava tra le dita, ma era proprio in procinto di istruirla: si sarebbe presentata davanti a lei sfoggiando il suo outfit composto prima di tutto da una sorta di body senza maniche dai colori scuri, benché svariate cuciture e la presenza di alcune finte cerniere dessero l’impressione di avere davanti un indumento composto da vari pezzi, si trattava di un vestito unito; sopra di questo, portava un soprabito composto da due strati, uno di tessuto uno nero e molto fino che presentava aperture di forme irregolari, l’altro composto di semplice stoffa grigio chiaro che dava una sorta di sfondo ai buchi di quello soprastante; a coronare il tutto, delle semplici scarpe di un camoscio nero, munite di un tacco non esageratamente alto, insomma, non voleva torreggiare sui suoi clienti già più di quanto non faceva con delle semplici scarpe basse… o addirittura in calzini vista l’altezza che le facevano raggiungere le sue orecchie.
    “A discapito di quel che potrebbe suggerire l’aspetto, è un vestito dai tessuti leggeri, tranquillamente indossabile nelle sere estive” - cominciava dicendo questo perché, nella stra-grade maggioranza dei casi, i clienti non chiedevano quali tessuti componessero i vestiti perché effettivamente ne sapessero qualcosa, ma per capire quando indossarli o come lavarli, era quindi consueto per lei partire elencando delle caratteristiche generali
    “Questa è organza di seta, quest’altro invece è un tessuto sperimentale che non ha ancora un nome” - insomma, era ciò che rendeva quel vestito un pezzo forte, avrebbe quindi spiegato
    “È stato modellato sulla base di un tessuto organico prodotto da un’unicità” - scontato dirlo, si trattava proprio dell’unicità della corvina stessa che con l’aiuto di qualche contatto aveva studiato e realizzato quel particolare tessuto, lo aveva dunque fatto produrre in vari colori proprio per utilizzarlo in quella particolare collezione di vestiti. Questa collezione si chiamava… beh, “Senka”, insomma, tutti gli stilisti prima o poi ne fanno una omonima, il nome spiegava in oltre le particolari decorazioni floreali notate dalla ragazza platino, questo nome (千花) con i particolari kanji che lo compongono significa proprio “Mille fiori”.
    “Lo puoi trovare solo ed esclusivamente qui, è di mia produzione” - Diceva quasi giustificando il prezzo proibitivo, per poi girarsi e guardando con i suoi occhi color ambra quelli zaffiro della cliente: non lo aveva notato inizialmente, un po’ per il cappello e un po’ perché fino a quel momento aveva potuto osservarla in viso solo attraverso gli scaffali, ma alcuni dei suoi lineamenti erano chiaramente caucasici. Il suo volto era così adorabile, magro ma che mostrava comunque delle gote deliziose, la sua pelle era perfetta e i suoi occhi, per quanto grandi, avevano comunque un orientaleggiante finezza felina, sembrava di avere davanti una bambola di porcellana o una principessa: mostrava proprio quel tipo di estetica giusta giusta a metà tra l’essere estremamente bella ed inarrivabile e così tenera da volerle pizzicare le guanciotte. Un colpo di fulmine, ora DOVEVA farle un photoshoot, era imperativo, non aveva intenzione di transigere, era davvero troppo carina per lasciarsela sfuggire e il fatto che volesse quel vestito poteva essere un ottimo presupposto per contrattare con lei.
    “Senti cosetta, sei davvero molto carina” - Diceva con calma dopo aver atteso altre domande o considerazioni sul vestito
    “Se sei anche maggiorenne e hai il pomeriggio libero potresti fare al caso mio” - diceva, proseguendo subito con
    “Mi piacerebbe fotografarti in alcuni dei miei vestiti a scopi pubblicitari, in cambio puoi avere questo gratis” - indicando poi la porta dietro di lei con il pollice avrebbe poi detto
    “Questo e altri che ti farò provare dopo, se accetterai” - e a chi accidenti servono le modelle quando c’è gente del genere in giro? Ci risparmiava soldi trovandosi comunque davanti a bellezze simili e poteva addirittura guadagnarsi un cliente fisso in modo completamente collaterale, cosa si potrebbe desiderare di più? Certo, c’era comunque da vedere se la ragazza avesse accettato
    “Allora? Ci stai? Qual'è il tuo nome?” -

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    Aspettò pazientemente la donna arrivare mentre questa usciva da quel rifugio protetto e Dadi aveva capito solo dopo essere entrata ed aver analizzato i prezzi che era decisamente giustificata nell'averlo. Nonostante fosse facile dire "questo vestito costa troppo!" per le marche più famose e apprezzate, dove si comprava il nome, sapeva che in quelle boutique si andava a comprare la qualità ed il processo di produzione di ogni singolo abito. Era improbabile che la signorina si mettesse a sudare per tutti i capi ma si poteva capire da quelli più costosi l'impegno che c'era dietro. Compreso quello floreale che aveva tra le mani nonostante la bizzarria era pur sempre un prodotto che aveva attraversato la mente dello stilista per manifestarsi sulla realtà. Una visione molto poetica decisamente non necessaria.
    Quando si presentò di fronte a lei Dadi pensò che la signora che aveva davanti fosse dannatamente cool. Tralasciando il fatto che fosse altissima, era evidente che si sapesse vestire. Notò subito che si trattasse di un abito tenuto insieme da varie giunture, formando un insieme che la rendeva in qualche modo minacciosa ma allo stesso tempo fine. Era quasi come una tela di un pittore aperta che rivelava il vero dipinto di sotto. I capelli neri e gli occhi che potevano essere definiti solo brillanti non la facevano assorbire dai vestiti ma le davano semplicemente l'aria di una che sceglieva attentamente cosa mettersi. Le orecchie canine dritte in aria erano decisamente meno "carine" ora che la vedeva nel suo assieme, donandole quell'aspetto sull'attenti. Si trovò leggermente in soggezione, perché alla fine era entrata lì dentro per osservare ma ora le sembrava quasi poco rispettoso chiederle semplicemente come fosse fatto. Ancora di più quando le aveva fornito una descrizione talmente dettagliata che era quasi un peccato posarlo ora che lo aveva conosciuto così bene.
    Oh... Si sentiva che era seta, sì. Rispose inizialmente pacata, in un certo senso per non farsi cogliere del tutto impreparata. Va bene, non è che era una sua insegnante ma probabilmente stava già pensando che era una ragazzina impertinente nell'aver preso tra le mani un tale tessuto senza ritegno. Tutti questi fiori sono molto belli, sembra quasi di toccare i petali. Li ha scelti in maniera particolare? O è solo per dare l'effetto di più piante possibili? Si mise a guardare i vari strati di quel fiore attentamente. Se all'apparenza era estremamente calma e concentrata sul vestito e parzialmente sulla donna alla moda, si stava chiedendo perché diavolo stesse commentando e facendo tutte quelle domande. Probabilmente sembrava una maniaca in quel momento, che cercava le migliori stoffe sul mercato nero per creare il vestito finale in modo da conquistare il mondo. In parte era veramente incuriosita dal tessuto prodotto dall'Unicità, chiedendosi se fossero fiori veri sul serio in quel momento. Era molto più facile fosse un particolare tessuto piuttosto che dei fiori eterni per un vestito, quindi immaginò la prima ipotesi. Non era così difficile trovare Quirk che producessero anche vestiti completi ma data la sua esperienza probabilmente si trattava di un materiale da raffinare. Dopo tutti i poteri con cui veniva a contatto alla Yuuei non la schifava nemmeno troppo che fosse qualcosa prodotto da un essere umano. Sperava solo che le origini non fossero troppo particolari.
    In effetti non ho mai sentito nulla del genere sotto le dita! Rispose, mentre si sentiva un po' osservata dalla proprietaria (sempre fosse lei) del negozio. Era perché si era messa a ficcanasare sulla ragione d'essere di un abito? O perché temeva che stesse rovinando quell'opera sotto i suoi occhi additandola come floreale? Non aveva senso nemmeno quello, doveva calmarsi.
    La proposta della donna era interessante ma da come l'aveva posta così all'improvviso a Dadi sembrò estremamente sospetta. Cioè, quale negozio ti offre dei vestiti gratis in cambio di un photoshoot? E non è che quella donna gestiva un traffico di foto in abiti strani e l'aveva notata perché aveva deciso di prendere in mano quel bouquet in formato vestito? Sapeva di essere carina ma detto così da una sconosciuta era leggermente inquietante, anche se si trattava di una persona inquietante decisamente vestita bene. Diciamo che il prezzo e portarsi i vestiti a casa era l'ultimo dei suoi problemi. Probabilmente non avrebbe fatto altri acquisti per il restante periodo del mese, ma se li sarebbe potuto comprare. E' che le interessava più che altro studiare a fondo gli indumenti o così si diceva. Non era così modesta da dire che non poteva fare la modella, solo che era una proposta che non capitava così a caso o così pensava.
    Uhm...sì sono maggiorenne. Non è nulla di...sconcio, vero? Lei mi sembra una che di moda ne capisce. Il fatto che Senka avesse chiesto innanzitutto se fosse maggiorenne non la incoraggiava molto, in quel momento non aveva pensato affatto al fatto che si trattasse di semplice burocrazia. Non mi dispiacerebbe... sulla parte pubblicitaria ne dovrei parlare coi miei, ma non penso sia troppo un problema. Non poteva dire di non essere un minimo lusingata dall'offerta, sempre si trattasse di qualcosa di normale. Era decisamente imbarazzante pensare che i suoi compagni di classe l'avrebbero potuta vedere vestita così ma alla fine, quante erano le possibilità? E poi mica stava facendo qualcosa di male. Giusto?
    Dadi. Dadi Tanaka Pureis. Sapeva che il suo nome non era particolarmente comune e il suo cognome era quasi peggio, ma non le dispiaceva l'aria occidentale che ne traspariva. E lei? Non vorrei chiamarla Miss K9 tutto il tempo. Chiese, di rimando. Aveva il viso che bruciava dall'imbarazzo futuro. Stava davvero accettando un servizio fotografico in una boutique che vendeva abiti fatti da materiali di Quirk e che sembravano usciti da una mostra?
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    Ti ringrazio moltissimo della pazienza. Speriamo di riprendere senza intoppi!
     
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    Annuiva in silenzio, dubitando che l’individuo davanti a lei avesse effettivamente capito dal principio di che materiale si trattasse, non perché fosse lei in particolare a ispirarle poca fiducia, semplicemente era una caratteristica di Senka non fidarsi per per nulla dei suoi clienti. Eppure quella era una ragazzina particolare, almeno, quella domanda relativamente intelligente sui fiori del vestito l’aveva stupita, non era qualcosa che avrebbero chiesto tutti, il sospetto della corvina pian piano cominciava a salire: chi era davvero quella biondina? La sua divisa escludeva varie ipotesi, non poteva essere una critica professionista, ne la studentessa di una scuola di moda, a meno che i soliti clown dell’accademia non avessero cominciato a dare proprio corsi in materia per dare agli studenti la possibilità di disegnarsi la tuta da soli… per dio, l’ultima cosa che voleva Senka era vedere le strade di Tokyo riempite da design sciattissimi fatti da ragazzini aspiranti hero, per non parlare delle chissà quante ochette pronte a dedicare la tuta al proprio artista JPop preferito, quanto poteva essere umiliante per un criminale venire ammanettato da qualcuno con addosso la scritta “TI AMO CASTIEL”? O magari da qualcuno con la schiena tappezzata di immagini della propria waifu.
    In ogni caso, avrebbe sicuramente provato a indagare sul motivo per cui quella ragazza si trovava li, magari era solo una neofita di quell’ostile mondo, semplice carne da macello che cominciava a sperimentare con abiti più particolari, con certe fattezze poteva tranquillamente essere una fashion blogger, probabilmente di lì a breve la corvina lo avrebbe scoperto.
    “L’importante era far sembrare il vestito una specie di grande bouquet, non mi sono intenzionalmente ispirata a un tipo di fiore particolare” - Rispondeva dopo aver scrutato la ragazza per qualche istante, proseguendo con
    “Per dare un po’ di diversità ai gruppi di petali suppongo di essermi inconsciamente rifatta ai fiori più comuni nelle terrazze del circondario, quindi rose, gerani e lycoris” - il fatto che quella particolare collezione fosse piena di fiori non aveva nulla di esageratamente simbolico se non per il collegamento con il suo nome, di conseguenza non c’era nemmeno troppo da spiegare su alcune particolari scelte estetiche, aveva abiti con motivi floreali molto semplici e geometrici e altri che invece avevano tali decorazioni quasi considerabili bassorilievi.
    “È completamente sostenibile e biodegradabile, se ti interessa” - Diceva aggiungendo valore al tessuto che aveva apparentemente catturato l’attenzione della giovane, e se si fosse presentata li e avesse mirato proprio a quel vestito per effettuare dello spionaggio aziendale proprio sui materiali che componevano quest’ultimo? Improbabile, certo, ma sicuramente era meglio agire nell’ottica che cose simili possono accadere, soprattutto parlando di una cosa simile, quello che per ora era il segno distintivo della sua firma, il risultato di svariate ricerche lunghe e, soprattutto, costose.
    E ora veniva il succo, la parte importante di quel discorso, quella che interessava di più a Senka almeno: il photoshoot. Doveva ammettere che la prima domanda l’aveva colta leggermente alla sprovvista, ma non troppo, ormai nel tempo aveva imparato ad aspettarsi di tutto
    “… Sconcio? Intendi pornografia? No, direi di no, è un po’ difficile usare nudi a scopi pubblicitari” - diceva alzando un ciglio con una voce sempre pacata ma leggermente stranita,
    “Se ti riferisci a costumi da bagno no, non te ne farò provare, nemmeno maglie o indumenti troppo leggeri o trasparenti” - diceva contando le varie ipotesi sulle dita e provando a rassicurare la ragazza, per poi concludere dicendo
    “Probabilmente non ne sai molto di questo mondo, generalmente noi stilisti prepariamo fotografie per le collezioni una stagione prima, quindi si, se accetterai oggi proverai capi autunno-inverno, tolti eventuali vestiti eleganti che vanno bene tutto l’anno” -
    Sentendo la ragazza dire che l’offerta non le dispiaceva, un forte senso di ottimismo aveva cominciato a pervaderla, forse ce l’aveva, forse avrebbe accettato, forse era riuscita a prendere un pesce grosso, non poteva esserne più felice, certo, doveva parlare con i suoi genitori e quello poteva essere un grande ostacolo, ma alla fine la maggiorenne era lei, no? La decisione finale spettava a lei e nessun altro, i metodi che poteva usare per contrattare erano innumerevoli. Quando Dadi le aveva rivelato per la prima volta il suo nome, la corvina era riuscita a rispondere con calmo un sorriso di cortesia, piegando le sue labbra e abbassando le sue orecchie, era molto importante questo passo quando si rapportava con un cliente, sorridendo appena conosciuta l’effettiva identità del proprio interlocutore poteva instaurare un senso di sicurezza e di gratitudine, insomma, era qualcosa che poteva portare inconsciamente un compratore a fidarsi di più di lei. In quel momento la sua espressione sorridente risultava particolarmente naturale, questo perché nella sua testa non poteva fare a meno di accostare il nome “Dadi” al termine inglese “Daddy”, umorismo molto basso, ma le bastava poco per strapparle una smorfia semi-sorridente in una giornata che fino a quel momento era stata così noiosa, sicuramente sentire un nome simile le confermava che il volto della ragazza doveva essere in parte europeo, cosa che sicuramente la rendeva più interessante.
    “Si, nemmeno a me fa impazzire ‘Miss cagna’” - Diceva, scherzando, ma comunque tenendo un volto e una voce abbastanza monotone da non farlo intendere, giusto per provare a strappare un espressioncina impanicata dalla sua interlocutrice che moriva dalla voglia di vedere arrossita, per poi proseguire dicendo
    “Il mio nome è Senka, Itou Senka, è un piacere conoscerla signorina Pureis” - concludendo con un leggero inchino, allungando poi lentamente la mano verso l’appendiabiti del vestito che stavano esaminando, dando di tanto in tanto qualche occhiata alla sua divisa.
    Ora era tutto nelle mani di quella studentessa, avrebbe accettato?
    "Sembri comunque abbastanza interessata, magari prima di decidere hai bisogno di fare un giretto tra i vestiti che potrei farti provare... magari posso concederti di sceglierne qualcuno che ti piace di più~" -

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    Era diventata abbastanza particolare l'atmosfera all'interno di quella breve conversazione. Da una parte Dadi non voleva fare quella che andava a dire ad un enologo che il vino che aveva comprato al supermercato era di qualità splendida e che era sicuramente di ottima origine, rischiando di risultare se non ridicola decisamente stupida. Dall'altra a lei quel mondo interessava e quelle cose piacevano ma rispetto a una che aveva una boutique in centro cosa ne poteva sapere lei? Non che ne fosse abbattuta, anzi era decisamente emozionata che le avesse proposto una cosa del genere che era a così stretto contatto con il suo processo creativo. Mentre Senka si chiedeva se Dadi fosse una spia industriale proveniente dalla Francia, pronta ad entrare in azione con un berretto ed una baguette sotto il braccio, la ragazza cercò di fare mente locale per capire se avesse già notato questa marca in altre occasioni. Le sembrava strano che dei design così coraggiosi non fossero finiti da qualche parte sulla rete. Ormai qualsiasi notizia o fatto curioso veniva subito assorbito dai vari siti di informazione online divisi per settore, spesso generando articoli totalmente errati o comunque dal titolo fin troppo appariscente per il contenuto. Dadi odiava chi postava quel genere di notizie perché sentiva d stare leggendo qualcosa scritto da incompetenti. Era suo solito arrabbiarsi per le cose più inutili al mondo.
    Wow, deve esserci stata tanto dietro a questo design. Avrebbe detto riguardando l'abito svolazzare tra le mani. E nonostante tutto probabilmente nessuno lo avrebbe indossato. Cioè nessuno tranne lei quel pomeriggio. Era molto affascinante come un'idea del genere fosse stata tradotta nella realtà. Per Dadi era una novità completa cercare di ispirarsi ad un quartiere per un abito. Per lei i vestiti erano creazioni che provenivano dalla pura fantasia e mente dello stilista ed al massimo erano ispirato ad un concetto. I fiori sono belli, quindi perché non farci un abito? Ma lei avrebbe scelto piante che significassero qualcosa per lei, non quelli che poteva trovare a Tokyo. Senza neanche pensarci portò il vestito lungo l'avambraccio in maniera da averlo quasi appeso lì, prima di continuare a parlare.
    Soprattutto perché lo ha prodotto con la sua Unicità, giusto? Chiese per pura curiosità. Okay, ora sembrava veramente una spia industriale. In effetti, forse se avesse avuto la licenza a quest'ora avrebbe dovuto chiederle di mostrarle la licenza per lavorare col Quirk? Cioè è per curiosità. Ho studiato che molti Quirk tendono a degradarsi dopo poco tempo, soprattutto quelli di "produzione". Quindi è particolare vedere un prodotto raffinato durevole nel tempo. Aggiunse subito dopo, per evitare che sembrasse le stesse facendo il quarto grado o la spiegazione da maestrina. Era più che altro affascinata da quanto potesse durare il prodotto di un'Unicità del genere. Certo non era strano sentire che gente in grado di manipolare il cemento lavorasse nell'edilizia ma anche lì non tutti i possessori di quel tipo di potere potevano assicurare le giuste misure di sicurezza. Dadi era uno di quei tipi a cui l'ambiente importava solo quando vedeva i cuccioli di orso polare senza la madre negli spot pubblicitari o quando Lifeline veniva a visitare la Yuuei risvegliando in lei un breve spirito di rivincita ambientale. Non era una persona che sporcava molto ma non le importava nemmeno troppo di questioni più grandi, la superficialità era un suo difetto che ben conosceva.
    S-sì. Porn-quella cosa lì. Rispose leggermente straripante di panico., agitando le mani e guardando da un'altra parte. Non era proprio la ragazza migliore della sua età per parlare di quelle cose. Ed era stata davvero stupida a chiedere una cosa del genere alla proprietaria ma, se lei poteva essere una rivale nel campo della moda, Dadi aveva avuto il sospetto che lei invece fosse una qualche specie di terribile ed avida stilista che vendeva foto di studentesse. Non era poi così impossibile in Giappone, alla fine. Rialzò lo sguardo in seguito alla spiegazione, chiedendosi perché fosse passata direttamente a quell'idea senza neanche pensare ai costumi da bagno o abiti semplicemente più rivelatori. Non che ci fosse nulla di male nell'indossarli ma già solo pensare di averla accusata mentalmente di nudità le faceva girare la testa.
    Ah, non lo sapevo in effetti eheh. Mi dica lei quali stagioni dovrò provare. Sorrideva tranquillamente all'esterno ma una terribile guerra infuriava dentro di lei. Perché stava ridendo in maniera così scema? Stava sbagliando tutto, aiuto. Non sapeva nemmeno lei perché fosse così nervosa, in quanto studentessa della Yuuei e rappresentante della sua famiglia doveva pur essere abituata ad avere gli occhi su di sé. Ed in effetti quando sua madre decideva per lei i vestiti si sentiva totalmente sicura di sé perché lei se ne intendeva. Ma ora che era qualcuno di esterno ed addirittura di sconosciuto aveva quasi più paura dell'ignoto che dell'apparire in una pubblicità in sé.
    Anche se doveva dire la verità, l'espressione di Senka la faceva tranquillizzare un pochino. Non sembrava più pronta a mangiarla perlomeno. Probabilmente l'intera autorità della donna e la sua aria intimidatoria erano tutte nella testa di quella ragazza bionda che la ammirava un pochino. Non sapeva quanto fosse di successo il brand ma come aveva già pensato per restare lì aperto in centro non era sicuramente qualcosa da niente. Poi quando ricominciò a parlare quella donna dall'aspetto mutato si chiese se non la stesse prendendo in giro apposta o se parlasse così volgarmente in maniera normale. E se fosse stata proprio quella la sua musa punk per guidarla verso nuovi orizzonti?!
    No...cioè non è quello che intendevo! Rispose con voce tremolante che si affievolì sempre di più quando la donna si presentò con un leggero inchino. Ad occhio esterno era abbastanza ovvio che Senka avrebbe poi buttato l'interesse di Dadi nei vestiti sul tavolo, costringendola a parlare. O forse era più il subconscio di Dadi che voleva esporre la sua passione?
    Ah sì, certo. Volevo chiederle di questa sezione... Passò l'appendiabiti floreale alla donna, prima di porre la domanda indicando il piccolo angolo di creazioni sgargianti. E' interessante. Non so quanti tipi di vestiti voleva coinvolgere ma tra questi ce n'era un altro che avevo visto... Dadi passò la mano lì in mezzo prima di far tornare l'occhio su una giacca che sembrava brillare del blu dello spazio. Il materiale sembrava lucido e piuttosto appariscente ma il concetto la affascinava molto, con numerose decorazioni metalliche che sembravano quasi satelliti. Alla ragazza piaceva molto quel colore e riteneva che le stesse benissimo e tra l'altro era tra le cose più normali ma dello stile diverso che cercava. Quando però lo tirò fuori alla luce artificiale del negozio l'indumento sembrò essere colpito da una tempesta solare, cambiando il colore in un rosso scuro.
    Ah. Non pensavo i vestiti potessero fare così. Stavo per dirle che mi piaceva molto il blu... Era un po' imbarazzata ma allo stesso tempo piacevolmente stupita. Era una cosa davvero semplice probabilmente, in base a come la luce colpiva il materiale cambiava colore. Ma...vedere quel rosso scuro che si allargava sul blu era bello, in qualche modo? Immagino che anche questo abbia bisogno di un momento particolare per farlo brillare. Anche se è molto figo come cambia colore Itou-san! Avrebbe detto decisamente più entusiasta di prima, guardando l'abito tornare poco dopo di nuovo blu. In realtà poi Dadi non è che sapesse molto bene cosa scegliere. Quella giacca era più che altro un istinto, una sicurezza perché sapeva che il blu le donava. Ma era curiosa di sentire anche l'opinione della donna proprietaria del K9.
    Per il resto...cosa crede potrebbe starmi bene? Chiese, decisamente curiosa di sentire quell'opinione.
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    Spero di non aver esagerato con la particolarità della giacca. In caso Dadi è una terribile spia industriale che mette abiti orribili nei negozi degli altri (?)
     
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    Accoglieva i complimenti con una certa soddisfazione, pareva che qualcuno avesse notato l’importanza della mano d’opera dietro a uno dei suoi capi, oltre che alla sua bellezza estetica, magari alcuni potevano fare questa considerazione senza pensare veramente a ciò che avevano appena detto, ma quella ragazza sembrava piuttosto onesta e meravigliata nel suo parlato, vedere qualcuno comportarsi in quel modo dava una strana sensazione a Senka, una piacevole, si intende.
    “Beh, vedo che hai studiato” - Diceva, rispondendo alla considerazione di Dadi sui quirk di produzione
    “Infatti credo di essermi espressa male, mi scuso” - proseguiva così, prima di cominciare una breve spiegazione che potesse colmare i dubbi della biondina
    “Con ‘è di mia produzione’ non intendevo che lo faccio letteralmente io con il mio corpo, intendo che i telai per realizzarlo sono lì dietro” - indicava con il pollice alle sue spalle, verso l’area di lavoro dove venivano realizzati vestiti e conservati i tessuti, luogo dove di norma e di regola lavoravano i suoi operai anche se quel giorno era deserto
    “Ogni filamento è composto da determinate percentuali di vari materiali, il tessuto che ne risulta è fatto per emulare quello prodotto dal mio quirk, ma si, come dici tu, se usassi direttamente il mio quirk per fare un vestito non ci metterebbe molto a sparire” - non le andava esattamente a genio che quella ragazzina a caso sapesse quale fosse la sua unicità, d’altronde inizialmente era stata più vaga apposta dicendo che ciò che aveva in mano riprendeva il tessuto di “un unicità”, ma non poteva nemmeno lamentarsi e nemmeno biasimarla per aver capito male visto il mondo in cui vivevano.
    Ma non tutto il male vien per nuocere, no? Ora che sapeva della sua unicità tanto valeva vantarsi di quanto il risultato finale fosse effettivamente fedele all’originale, quando aveva assunto della gente per lavorarci non si aspettava che sarebbero davvero riusciti a creare e brevettare qualcosa che era praticamente identico a ciò che riusciva a creare lei stessa. Giungendo quindi le mani e separandole lentamente un nastro cominciava a formarsi tra un palmo e l’altro, certo, fare qualcosa di simile senza licenza davanti a una Yuuei era piuttosto rischioso, ma sinceramente le sembrava abbastanza affascinata da poter transigere per qualche istante, alla fine non stava facendo male a nessuno, chi aveva inventato il discorso delle licenze probabilmente lo aveva fatto per evitare che qualche beota sputasse fuoco addosso alla gente per divertimento, non certo per un innocuo campioncino di tessuto
    “Questo è l’originale, se vuoi sentirlo” - l’avrebbe lasciata toccare quel drappo quanto voleva, se avesse deciso di farlo, sta di fatto che quando non sarebbe più servito avrebbe lasciato che si dissolvesse nella spessa fuliggine nera che lasciavano le sue fibre scomparendo, insieme a parti dei sospetti che aveva Senka sul fatto che l’innocente individuo davanti a lei potesse essere una spia aziendale… forse.
    Osservava ora la ragazzina impanicarsi dopo che l’innominabile macro-categoria di video vietati ai minori le era stata menzionata, non poteva certo riderle in faccia, ma quell’assaggio le era piaciuto, sembrava qualcuno che poteva divertirsi a stuzzicare per un po’, ovviamente senza esagerare visto e considerato che era pur sempre una cliente
    “L’ho appena detto: autunno-inverno, salvo eccezioni” - diceva un po’ stranita sentendo la domanda della ragazza su che collezione avrebbero provato, sopprimendo la tentazione di agitarle una mano davanti alla faccia nel tipico gesto che si fa quando qualcuno sembra "incantato". Sembrava abbastanza nervosa, cosa più che naturale dopo una proposta come quella che le aveva appena fatto la corvina, soprattutto visto che quella doveva essere una ragazza piuttosto timida e pudica, almeno a giudicare da quello che aveva visto e sentito fino a quel momento. Eppure questo profilo andava in netto contrasto con il capo d’abbigliamento a cui era interessata o più in generale alla corsia che attirava la sua attenzione, vestiti capaci di attrarre gli sguardi di tutti, insomma, era impossibile mettersi qualcosa di simile a un qualche tipo di festa e pretendere di passare inosservati, in qualche modo questo rinforzava la tesi che quella ragazza potesse essere una fashion blogger, di conseguenza occorreva scegliere con più attenzione i vestiti che le avrebbe dato visto che poteva effettivamente farle pubblicità, magari facendole provare anche qualcosa di diverso rispetto a quello che aveva in mente, qualcosa di più commerciale magari, capace di attirare quello che poteva essere il pubblico di un plausibile influencer di quel tipo.
    Dopo aver seguito il suo inchino con un sorriso abbastanza malizioso da far capire a chi aveva davanti che stava scherzando e che la frase in realtà non l’aveva offesa, osservava quindi Dadi sgambettare verso una giacca, anche questa piuttosto appariscente, non riuscendo a trattenere una brevissima risata nasale vedendo la sua espressione quando l’aveva presa in mano, chiaramente non era abituata a quel tipo di vestiti, non che qualcuno potesse essere veramente abituato a vedere cose di quel tipo. Sicuramente, per Senka, la cosa più anomala di quella scena era il modo in cui la ragazzina le si era rivolta, “Itou-san”, parole che, pur non mutando la sua espressione, le avevano fatto istantaneamente abbassare le orecchie, quasi come se avesse appena ricevuto una specie di offesa: non le aveva dato fastidio, l’aveva solo stranita un po’ visto quanto tempo era passato dall’ultima volta che qualcuno si era rivolta a lei con il suffisso “san”, tipicamente le davano del lei, al limite la chiamavano “bellezza” o con altri nomignoli stupidi che dovevano in qualche modo fare da apprezzamenti, ma quello non le era mai capitato da parte di un cliente, o almeno non lo ricordava.
    Considerato che pochi minuti prima l’aveva chiamata “cosetta”, per mantenere una certa coerenza aveva deciso di non dire nulla in merito, questo in modo da darle implicitamente il permesso di rivolgersi a lei in quel modo, alla fine non faceva del male a nessuno, alla fine una cliente del genere, così carina, accondiscendente e adorabilmente curiosa, capitava una volta ogni morte di papa ed era giusto concederle qualche libertà in più, entro un certo limite.
    Avrebbe quindi cominciato poi a parlare dicendo
    “In effetti i vestiti degli altri di norma non possono fare così, ma questi sono i MIEI vestiti” - guardando un attimo i suoi dintorni le avrebbe quindi detto
    “Qui sei nella sezione dei vestiti studiati, disegnati e cuciti solo ed esclusivamente da me in persona, roba che mi porto in giro per farmi pubblicità” - si sarebbe dunque sfilata il soprabito, appoggiandolo su una corsia vicina assieme al vestito floreale, avrebbe quindi aperto due tra le innumerevoli cerniere di quel body che stava sfoggiando, quella che attraversava il suo petto e una dietro alla schiena, separando i lembi di queste ultime avrebbe rivelato che il body aveva un interno bianco con una fantasia grigio chiaro, quasi argentato, composta da cerchi con all’interno triangoli concentrici, tipico modo che aveva la corvina di stilizzare semplicemente dei fiori. Ma non era certo finita qui, prendendo dunque i suddetti lembi a coppie avrebbe abbottonato quelli anteriori con quelli posteriori all’altezza dei suoi gomiti, trasformando quindi quel body da un indumento completamente nero a uno con la metà superiore dei colori appena descritti, con due maniche a mezzo braccio aperte che gli davano un aspetto abbastanza estivo. Ora quella che si vedeva al centro del capo era l’effettiva cerniera utilizzabile per togliersi il body, Senka l’avrebbe aperta un po’, non tanto da mostrare il reggipetto, ma abbastanza da rendere visibile il neo sul seno destro di cui andava tanto fiera, ed ecco che con poche semplici mosse aveva praticamente cambiato del tutto il suo outfit, passando da qualcosa di serioso e coperto a quel attirement più giovane, fresco e libertino
    “Capisci? Se qualcosa che porto non ha il suo ‘momento wow’ capisco di aver sbagliato qualcosa” - diceva con un leggero sorrisetto compiaciuto, abbastanza sicura di aver, almeno in parte, stupito la ragazza che aveva di fronte.
    “Cosa potrebbe starti bene? Hmmm…” - Diceva squadrandola dalla testa ai piedi, per poi aggiungere
    “Beh, se vuoi posso darti i capi che si abbinano a quella giacca, ossia una gonna che arriva sopra il ginocchio e un cachemire nero con alcuni fiori come questi” - indicando quelli del body che stava indossando
    “La gonna e la fantasia sono dello stesso colore della giacca” - gesticolando come quando dopo una buona cena si avverte la mancanza di un dolce conclusivo, proseguiva dicendo
    “Però manca qualcosa... non saprei, tesorino, forse vederti vestita con il grigio topo più verde palude della Yuuei non mi da l’ispirazione giusta” - scorrendo la mano su dei vestiti vicini diceva
    “Hai detto che ti piace il blu, no? Sono sicura di avere qualche tronchetto con delle fantasie di quel colore che si abbinerebbe anche al tuo grazioso cappellino” - prendendo il suo soprabito e il vestito e appoggiandoli al suo avambraccio si sarebbe quindi avvicinata a Dadi, concludendo con
    “Il fatto è che non mi hai ancora detto dove li indossi questi vestiti: Ci vai in giro? Cene di gala? Saggi di piano forte? Devi fare colpo su ‘Senpai’?” - per poi passarle a fianco e avvicinarsi alla porta della zona cassa, aprendola e dicendo
    “Possiamo avviarci da questa parte nel frattempo, di qua c’è la zona per le foto e altri vestiti non esposti… dopo di te” -

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    Tranquillo, nulla è "esagerato" nel territorio di Senka :**:
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    Forse aveva fatto veramente la figura della saputella verso Senka, catalogando così la sua Unicità. Che fosse una produzione sua nel senso fisico la bionda lo aveva presupposto dal fatto che la donna sembrasse particolarmente legata al suo prodotto, come il filo che collega la il capo al telaio. Ed in un certo senso aveva azzeccato il collegamento, solo in maniera errata. Alzò le sopracciglia stupite vedendo la stilista scusarsi e spiegare ciò che intendesse, mentre Dadi piegava il collo per osservare la nascosta area di lavorazione nella direzione del pollice della donna.
    Capisco, è un peccato. - Dadi era in realtà parecchio curiosa della possibilità che materiali così delicati potessero sopravvivere in eterno, tralasciando la rarità di una tale Unicità e la difficoltà che l'utilizzatore incontrerebbe senza addestramento. Era un po' come quando aveva dovuto studiare gli insetti a scuola e aveva letto sul libro che parecchie persone negli anni avevano provato ad addestrare ragni per sfruttarne le ragnatele, senza successo. Alla fine, la maggior parte dei Quirk si ispiravano alla natura e non era così strano che anche loro fossero soggetti alle loro regole.
    Vedendo proprio il potere di Senka in azione si chiese se non dovesse veramente dire a qualcuno di quella faccenda o ricordarle che era vietato usare il Quirk. Ma alla fine lei era una tosta e che probabilmente se ne infischiava delle regole o almeno così negli innocenti occhi di Dadi appariva. Probabilmente le avrebbe detto qualcosa di figo in risposta o l'avrebbe ignorata, quindi non pensò troppo al fatto che lei fosse una studentessa della Yuuei, proprio come Senka stessa sembrava infischiarsene. Avvicinò la mano piegandosi leggermente in avanti e sfregò il tessuto tra i polpastrelli di indice e pollice, per tastarne con le dita la consistenza.
    Sarebbe stato bello poter usare direttamente questo, anche se la sensazione è praticamente uguale. - Commentò dopo essersi ritratta ed aver visto il materiale sparire, come per rammaricarsi della perdita di un tessuto genuino. In realtà Dadi non aveva intenzione di offendere il lavoro della donna, anzi. Era solo un po' una nerd per quanto riguardava le possibilità che i Quirk potevano offrire in campo lavorativo. Alla fine si vergognava ancora un po' a fare tutti questi commenti ma la signora Itou sembrava apprezzare interesse nel suo lavoro.
    Oh, ehm. Giusto, giusto. Distolse gli occhi un attimo imbarazzata prima di proseguire col discorso. Tralasciando il fatto che fosse un po' incantata, semplicemente aveva il problema che voleva farsi ripetere le cose giusto per sicurezza. Probabilmente non si sposava bene con una donna veloce e spigliata come Senka. Non voleva che il loro rapporto si incrinasse dopo cinque minuti di conoscenza, soprattutto dopo che averla chiamata con quel san non sembrava esserle piaciuto molto. Però non poteva chiamarla in modo così casual senza averla conosciuta un minimo...e poi era più grande, le sembrava una grande scortesia. Avrebbe osservato nuovamente le sue reazioni ed in caso avrebbe cambiato atteggiamento. Ma alla fine le veniva quasi da chiamarla sensei visto che sembrava una ragazzina venuta lì per imparare il mestiere. Successivamente comprese il vero motivo per cui quei vestiti erano così appariscenti tanto da imitare le forme della natura o da cambiare colore solo per rifletterle.
    Non sapeva se essere appariscenti fosse una qualità in grado di soddisfare tutti o che potesse rendere un abito automaticamente bello: secondo l'opinione di Dadi forse l'appariscenza a volte nascondeva la mancanza di un qualche tipo di intento dietro ciò che si creava. Questo era però un ragionamento che dava forse troppo credito all'arte di creare abiti ed era dovuto anche alla sua ignoranza. Cosa passava nella mente di uno stilista quando vedeva nascere le sue idee nella realtà? Era come quella di un'artista che vedeva l'opera arrivare dalla sua mente, alle dita, per finire sulla tela? Prima che potesse porre quella domanda, la donna decise di trasformarsi completamente di fronte ai suoi occhi. Se prima aveva visto la giacca cambiare colore questa volta il vestito divenne qualcosa di completamente diverso, mostrando una nuova faccia di sé sconosciuta. Senka ottenne decisamente il suo "momento wow" da Dadi anche questa volta,
    Beh sì, è bellissimo! Poterlo cambiare così... - Ammise entusiasta. Per ora quella domanda filosofica sorvolò. Forse era questa l'essenza della moda, stupire gli altri. Ed in effetti in quel momento mentre Senka mostrava la vera natura del tessuto, non avrebbe mai potuto sapere cosa si trovava davanti. Ma quindi la qualità del vestito era quella di essere comodo o quella di stupire in quel singolo gesto, per una volta? Si sentì osservata e scrutata quando Senka cominciò ad analizzare ed elencare come una macchina ciò che poteva starle bene. Lo aveva capito a colpo d'occhio, era una vera professionista.
    Non è proprio la divisa migliore del mondo. - Commentò poco entusiasta, anche se doveva accettarla. Chissà, magari un giorno la sua influenza nel mondo della moda le avrebbe permesso di cambiare quegli orribili colori. Avrebbe poi annuito quando le chiese del blu, per poi guardare sopra la sua testa il cappello.
    Ah, g-grazie. Era in casa senza accessori quindi ho provato ad aggiungerli. - Stava per volare in aria senza bisogno di esplodere col Quirk. Le era piaciuto? Ad una stilista così? Una che creava vestiti doppi?! Nella sua mente una Dadi in miniatura si stava rotolando allegramente tra infinite praterie con aria felice. Non voleva sembrare vanitosa nel dire che lo aveva fatto lei, però non riuscì a trattenere nel dire che lo aveva realizzato. Pensò su un attimo dopo che Senka chiese l'utilizzo dei vestiti, prima di rispondere con ciò che le venne in mente.
    Diciamo per feste private più o meno eleganti? Come tema gente che porta i propri figli per fargli conoscere gente o eventuali fidanzati. - Alzò gli occhi al cielo dopo aver spiegato alla donna cane il suo incubo maggiore. Sperava di non apparire come una ragazzina viziata in quel momento ma nonostante le odiasse, Dadi sognava di poter apparire una sera in modo perfetto da lasciare tutti a bocca aperta. E...ogni tanto esco con gli amici in locali per ragazzi. Non so se è troppo specifico, qualcosa per Natale o quel periodo insomma... - La guardò speranzosa del non essere già insopportabile. Si ricordò come si era vestita per andare al Kagejikan e quasi si vergognava, le sembrava un outfit così immaturo ora che ci pensava. Ignorò la domanda sul senpai.
    Avrebbe in caso preso ciò che Senka le aveva consigliato da abbinare con quei vestiti se era sua intenzione usarli nello shoot, per poi avviarsi verso la porta indicata.
    Okay! - In quel momento era più che altro emozionata e le uscì dalla voce. Chissà cosa di strano c'era lì dietro, com'era il laboratorio di una stilista. Animali scuoiati vivi? Infinite trame di tessuto? In realtà non stava più nella pelle nel saperlo.
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    Annuiva alla considerazione di Dadi sul poter utilizzare il proprio quirk per produrre i vari vestiti che vendeva, anche se, almeno con quel quirk, a lato pratico la capacità di materializzare istantaneamente qualsiasi vestito aveva le sue pecche, tra queste la più evidente era sicuramente il range di colori che andavano da nero a grigio piuttosto scuro: Senka non disdegnava lo stile scene o goth per il vestiario, alla fine non puoi plausibilmente sbagliare abbinando il nero con il nero pur tingendo i capelli di un colore random preso da una palette di tinte pastello, ma solo perché vedendo un determinato outfit non vomiti non significa che sia completo di un buon abbinamento di colori. Un abbinamento è “bello” quando, riuscendo a essere una caramella per l’occhio, osa, facendo combinazioni nuove o capaci di attirare l’attenzione anche senza bisogno di colori fluorescenti, questa logica si vedeva particolarmente nella giacca che aveva catturato l’attenzione della ragazza: due tonalità tetre di rosso e blu irritano la flora intestinale quando sono messe una a fianco all’altra, quindi perché non metterle una sopra l’altra? E come si può ottenere un risultato simile? Con un tessuto come quello, apparentemente. Quello era il metodo che era venuto in mente alla corvina, stava ancora lavorando su quel concept ed era sicura che esistessero altri modi di ottenere lo stesso risultato, magari quella ragazzina, anche se lungi dal darle qualche consiglio, poteva essere una buona fonte d’ispirazione.
    “Effettivamente sarebbe molto comodo, non posso negarlo” - diceva annuendo e sorridendo compiaciuta alla conferma di quello che pensava sulla somiglianza tra i due tessuti, notando anche che, come aveva previsto, Dadi non aveva detto nulla riguardo all’utilizzo illegale del suo quirk, non era certa se avesse o no dimostrato un certo stupore iniziale, sta di fatto che non sembrava intenta a sindacare.
    Notava con piacere che la sua interlocutrice era rimasta piacevolmente colpita anche dal rapido cambio d’abito di Senka, ebbene questo era un secondo metodo utilizzabile oltre ai colori per osare, ossia provare a inventarsi capi simili comprensivi di una o più trasformazioni, visto da un certo punto di vista quello era un modo molto elegante e sottile di “vendere fumo”: sarebbe ad esempio possibile creare un impermeabile che con qualche tipo di macchinazione diventa improvvisamente più simile a una felpa, ma questo capo non sarà mai del tutto efficiente in nessuno dei due ruoli, non potrebbe essere ne abbastanza impermeabile per essere un impermeabile ne abbastanza felpato da poter essere una felpa, è un articolo che da l’impressione di essere utile ma in realtà la sua sola utilità sarebbe quella di poterlo sfoggiare a qualche amico che rimarrebbe stupito quanto lo era rimasta Dadi.
    “Sono contenta che ti piaccia, per quanto la cosa non mi stupisca” - Con questa frase dall’inclinazione leggermente vanagloriosa, una parte di lei voleva suonare intenzionalmente così esageratamente tronfia in modo da far suonare quella frase come una battutina, l’altra parte, invece, era effettivamente così sicura di quello che aveva creato che probabilmente si sarebbe stupita di più se l’opinione della ragazza fosse stata negativa
    “Credo di averne uno più piccolo, da qualche parte” - diceva, aspettandosi che la biondina capisse al volo cosa intendeva. Il piccolo e grazioso broncio che aveva messo le faceva davvero tenerezza, poco ma sicuro la comprendeva, chi metterebbe volentieri quella divisa? La sua attenzione però era più che altro rivolta alle frasi che aveva detto subito dopo la piccola lamentela sui vestiti che portava, frasi che con un pur sempre carinissimo balbettio le rivelavano l’origine di quel cappello
    “… hm” - il suo sguardo analitico capace a detta di molti di fondere il piombo si abbatteva prima sugli occhi di Dadi, poi su quel cappello, quasi come se lo stesse scrutando fibra per fibra
    “Quindi lo hai fatto tu?” - chiedeva assottigliando gli occhi, certo, a detta sua non lo aveva fatto da zero, aveva solo aggiunto qualcosina a un cappello vuoto, ma è così che si parte no? Senka stessa aveva iniziato la sua carriera nel mondo della moda aggiungendo accessori a vestiti o modificandoli e una tessera dopo l’altra, come un domino, la vita l’aveva portata dov’era ora.
    Che avesse o no ricevuto una risposta avrebbe poi detto
    “Interessante” - per poi ascoltare finalmente in quali mirabolanti occasioni portasse i vestiti che aveva intenzioni di prendere, restando comunque vagamente confusa dal primo tipo di evento che aveva descritto
    “Ho la vaga impressione che tu mi abbia appena descritto dei matrimoni combinati” - scherzando per sdrammatizzare ed essere sicura di aver capito bene avrebbe aggiunto
    “Tutto bene a casa? Devo chiamare qualcuno?” - con una breve risatina per accompagnare, probabilmente ciò a cui si riferiva era la tipica situazione in cui due coppie di genitori in amicizia ironizzano in modo fastidioso sul fatto che i propri figli potrebbero mettersi insieme, ma dalla descrizione approssimativa che aveva dato sembrava che quelle feste fossero fatte apposta per quello.
    Ma insomma, piccoli dettagli a parte, aveva capito più o meno ciò che le serviva, quindi vestiti lunghi da festa, qualcosa di techware non troppo serio e qualche capo facilmente abbinabile come la giacca che aveva visto poco prima, c’era solo un tassello che mancava...
    “Che intenti con ‘per natale’? Dici qualcosa di invernale pieno di fur e bon bon? O letteralmente qualcosa che sia a tema natalizio?” - Diceva, con il tono di qualcuno che chiaramente non ha dei maglioni con fantasie di renne e zabaione da qualche parte nel suo magazzino: non che non le interessasse del natale, era semplicemente qualcuno che tendenzialmente non cambiava il suo vestiario per renderlo a tema con le festività, soprattutto quando si trattava di QUEI cosi super decorati che per qualsivoglia motivo a lei incomprensibile avevano un mercato con delle cifre da far girare la testa, era sinceramente tentata di crearne qualcuno in edizione limitata da vendere a un prezzo improponibile durante l’inverno giusto per vedere quale sarebbe stato il risultato.
    Con il suo solito “beep”, la porta per l’altra parte del negozio si sarebbe aperta, la corvina avrebbe lasciato passare Dadi poi si sarebbe velocemente addentrata nella zona cassa per spegnere le porte scorrevoli e per per prendere da sotto un tavolo un cappello leggermente impolverato, molto simile a quello che stava sfoggiando la ragazza, forse era un po’ più elaborato vista la forma leggermente più particolare e dei discreti ricami dello stesso colore del feltro che lo componeva, ma era sostanzialmente un pregiato cappello in tinta unita senza dei veri e propri accessori. Dopo averlo preso si sarebbe quindi diretta nella fantomatica zona dietro il locale, si trattava di un grande stabile diviso in due parti: quella sinistra, più simile a una specie di magazzino pieno di scaffali molto alti con tessuti e articoli di ogni tipo, e quella a destra dove oltre ai già citati telai per produrre il tessuto c’erano svariate postazioni di lavoro, più una piccola porta in disparte dov’era situata la zona per i vari photoshot e un piccolo studio, a breve, in quella piccola gita, quella molto probabilmente sarebbe stata la parte più interessante da vedere per la neofita che la stava seguendo. Recandosi verso una delle postazioni la corvina avrebbe fatto cenno alla ragazza di avvicinarsi
    “Di solito faccio aspettare di là i miei clienti mentre faccio gli abbinamenti e prendo i vestiti, ma visto che oggi è tutto completamente deserto puoi pure aspettare qui” - la postazione era composta da un grande tavolo con alcuni cassetti sul quale erano adagiati vari strumenti come aghi, forbici e una macchina da cucire, Senka vi avrebbe appoggiato momentaneamente vestiti e cappello sopra, poi si sarebbe inclinata prendendo una scatola, per dire
    “Se mentre aspetti ti annoi...” - mettendo la scatola sul tavolo e aprendola avrebbe cominciato ad elencare
    “Fiori di tessuto, perle” - prendendone un altra da uno scaffale poco distante e mettendo anch’essa sul tavolo
    “Strisce di feltro, reti” - avvicinandosi dunque a un modesto contenitore metallico situo in un ripiano piuttosto alto e provando a prenderlo
    “E nas-” - prima che potesse concludere dicendo il nome dell’ultimo oggetto che stava per dare a Dadi, un onda di spilli era uscita dalla scatola, spargendosi per terra e addosso a lei. Ovviamente nessuno di questi le si era conficcato addosso, ma già i pochi che le erano finiti nei vestiti e la miriade che si era sparsa per terra erano abbastanza da rendere quell’avvenimento vagamente fastidioso
    “Se quella gran puttana non la smette di spostarmi...” - borbottava con un tono colmo di odio fissando una scatola praticamente identica su uno scaffale sottostante, prendendola e sbattendola sul tavolo, dicendo quindi con un tono abbastanza sostenuto
    “… i nastri” - un bel respiro... dentro, fuori… e avrebbe continuato
    “Qui c’è tutto l’occorrente: puoi creare la stessa cosa o puntare a un risultato migliore, hai tempo finché non torno” - diceva, indicando il cappello della ragazza e porgendole il suo, se non l’avesse preso lo avrebbe appoggiato alla scrivania, per poi sgambettare verso il fondo del magazzino, immaginava non fosse necessario essere più chiari di così
    “Vedi di non farti del male, o il sangue non va più via” - insomma, se si fosse effettivamente messa a conciare qualcosa avrebbe stretto tra le mani tessuti di altissima qualità, sarebbe stato un peccato buttarli per i fluidi corporei di qualcuno che non era neanche un vero e proprio dipendente. A prendere ciò che le serviva, in realtà, non ci avrebbe messo più di un minuto scarso, letteralmente le serviva più tempo per spostare scale e scalette che per riflettere effettivamente su ciò che doveva prendere, ma viste le condizioni in cui aveva messo Dadi avrebbe oziato un po’ per metterci un po’ di più, sbirciando di tanto in tanto su di lei e provando a non farsi vedere: se la ragazza si fosse messa a trafficare con qualcosa avrebbe aspettato che finisse prima di ripresentarsi da lei, non si immaginava che ci avrebbe messo tanto, alla fine aggiungere quello che aveva aggiunto al suo cappello era un processo da pochi step; in caso contrario, se fosse stata ferma al suo posto senza toccare nulla, Senka sarebbe tornata subito da lei, sarebbe stato un vero peccato però, era curiosa del livello delle sue capacità, alla fine chiaramente era già dotata di un certo gusto. Tanti direbbero che è poco sicuro lasciare una sconosciuta a portata di una moltitudine di tessuti costosissimi e soprattutto con un accesso alla zona cassa, ma Senka no, perché? Beh, perché la porta della zona cassa poteva essere aperta solo tramite keycard e le altre porte del luogo erano chiuse a chiave visto che la corvina quel giorno non prevedeva di utilizzarle. Dadi era in trappola, chiusa li dentro, anche se non lo sapeva, chiaramente a Senka non dava l’impressione di essere una ladra o una cattiva persona, ma se avesse provato a fare qualche malagrazia non avrebbe avuto nessuna via di fuga, cosa che permetteva alla K9 di poterla lasciare sola con una certa confidenza.

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    Anche se non lo dava a vedere molto le piaceva il carattere di quella donna. In realtà aveva fatto diverse conoscenze con persone che si comportavano quasi sempre come gradassi ma che non avevano le capacità di rendere quei complimenti narcisistici veri. Senka però poteva permettersi di dire che quell'opera creata dalle sue mani fosse splendida, almeno secondo gli occhi di Dadi. Era innegabile che avesse un qualche tipo di valore ma non a tutti piacevano le persone che erano così sicure di sé: la bionda le apprezzava in verità, perché erano proprio quello che voleva diventare. Fece semplicemente un sorrisetto contenta quando Senka confermò la bellezza del vestito, per poi rimanere già più stupita quanto le propose di prenderne una copia, evidentemente offrendogliene uno. Spalanco leggermente la bocca decisamente onorata di poter avere un esemplare di un tesoro del genere. Considerato il sistema di cerniere e l'idea stessa che c'era dietro probabilmente la donna non ne aveva prodotti una quantità esagerata e mettere le mani su un pezzo così unico sicuramente le faceva sapere. Era qualcosa che avrebbe indossato in contesti normali? Quasi impossibile ma le sarebbe piaciuto studiarlo, o anche solo sperare che un giorno sarebbe stata abbastanza coraggiosa da indossarlo. Per quanto apprezzasse il visionario punto di vista degli stilisti, non sapeva se quello era il suo stile. Un po' come ammirare tantissimo un attore ma pensare che la vita con lui tra paparazzi ed altro sarebbe un inferno, no? No?
    Certo! Mi piacerebbe molto se possibile... Rispose entusiasta per poi calmarsi poco dopo come per darsi un certo ritegno. Ovviamente era ancora una studentessa della Yuuei e doveva far fare una bella figura alla scuola, oltre che alla sua famiglia. Già l'idea di quel servizio fotografico era decisamente pericolosa e sperava che nessuno lo scoprisse, lo faceva per i vestiti sperando che i suoi compagni di classe non fossero tipi da andare al K9.
    Beh sì. Volevo provare a modificare qualcosa e avevo letto dei libri sui cappelli.- Puntò le iridi azzurre poi al cappellino che tra le sue mani sembrava splendere di luce nuova da quando era stato omaggiato, prima di spiegare la sua scelta. Non che ci fosse tanto da spiegare, le piaceva dare questa giustificazione come se non ci avesse messo fin troppo tempo per una cosa così semplice. Scosse poi la testa dopo che Senka scherzò sul tipo di eventi a cui andava. Beh, non aveva totalmente tutti i torti, ma era più una specie di pressione dei suoi genitori sul tipo di persona che avrebbero preferito avesse come partner. Probabilmente aveva molta meno libertà della ragazza media su quel tipo di decisione ma anche lei la trovava sensata, almeno fino a qualche tempo fa.
    No no. Sono più cene di lavoro dei miei e quindi vado spesso con loro. - Anche lei fece una risatina, pensando che non sapeva bene chi volesse stupire veramente andando lì vestita bene. Alla fine le ragazze che incontrava erano molto spesso insopportabili e i ragazzi erano dei completi idioti, colpa dell'ambiente dove erano cresciuti. Non che non le sarebbe dispiaciuto far diventare quelle oche verde d'invidia ma non avrebbe rotto la sua immagine innocente per così poco. Dadi riteneva di essere leggermente meno insopportabile e viziata in media ma forse era anche quello narcisismo. Perlomeno dallo sguardo di Senka lei sembrava averlo capito senza problemi l'ambiente che stava frequentando, tranne la questione Natale. Forse la donna era troppo vecchia per capire quel tipo di festa a cui partecipavano quelli della sua età, non partecipava a pranzi di Natale col felpone da renna da tanti anni.
    Più andare in un ristorante e passare con gli amici una sera, quindi ci sta vestirsi meglio. Qualcosa tipo il vestito trasformante di prima ma più...invernale immagino. I maglioni col vischio non penso di averli mai messi per fortuna. - Aggiunse l'ultima parte sottovoce, prima di seguire Senka come se fosse il suo fidato capo. Era un'entrata piuttosto moderna e superò la stilista come indicato, facendo passi lenti mentre lei sembrava prendere qualcosa dalla zona cassa. Si mise quindi ad osservare l'area di lavoro dove erano nati i vestiti che aveva visto prima, la cui aria era decisamente più artificiale di quella che aveva pensato. Era chiaro che fosse uno studio professionale ma era quasi divertente pensare che quei vestiti così eccentrici venivano prodotti in un luogo così serio e ordinati. Si mise a curiosare un po' dappertutto mentre seguiva la proprietaria del posto, fino alla parte più piccola che sarebbe servita a loro oggi. Si sentiva più nervosa di prima, ora che aveva quella zona lì davanti. Sperava che non fosse una truffa a quel punto, considerato che erano entrati lì dentro in quel luogo al chiuso.
    Ah, certo! Rispose come risvegliata da una trance immersa nei suoi pensieri, guardando poi ciò che Senka stava svelando. Capì poco dopo cosa voleva dalla bionda e si piegò leggermente anche lei verso le scatole osservando i contenuti. Erano proprio di qualità superiore a ciò che aveva trovato lei girando in negozietti del genere. Quando però quell'inferno di aghi si riversò per terra non poté fare a meno che sussultare e fare un salto all'indietro, per poi preoccuparsi della ragazza che sembrava semplicemente adirata con la vita stessa.
    Tutto bene? - Decisamente preoccupata si piegò per terra nel tentativo di aiutare la ragazza sperando non si fosse fatta male. Per fortuna sembrava di no, ma cerco di fare delicatamente per rimetterli nel contenitore apposito. Se Senka l'avesse fermata si sarebbe semplicemente allontanata da quella zona lasciando fare a lei o come preferiva. Altrimenti avrebbe speso un paio di minuti con lei a raccoglierli tutti. Non andava bene che l'ambiente di lavoro fosse così disordinato, potevano farsi male. Aveva capito che voleva che facesse qualcosa con quelle decorazioni ma non si aspettava che l'avrebbe posto quasi come un test. Dadi era un po' indecisa se lo fosse veramente in realtà. Era una sfida? Voleva vedere se non era tutte chiacchiere? Se era solo un'altra ragazzina come le altre.
    C-certo. - Rispose mentre la stilista si allontanava e lei era lì con tutti quei prodotti non sapendo che fare. Prese il cappello in tinta unita scura e si chiese che genere di prodotto dovesse diventare. Qual era il destino di quel cappello? Poteva lei essere una delle moire che con ago e filo potevano decidere cosa fare della vita di quell'accessorio. La materia prima era sicuramente migliore di quella con cui aveva lavorato lei. Nonostante la polvere, che si mise a levare dandogli un paio di colpetti, non era qualcosa nascosto dentro un armadio usato poco. Ragionò per un paio di minuti mentre con le dita guardava ciò che poteva donare a quel capo che aveva bisogno di un'aria nuova. Si mise a pensare alla collezione che stavano per provare assieme: sicuramente non avrebbe mai prodotto nulla di così prezioso da apparire su quelle copertine ma era un buon punto di riferimento da cui iniziare. Magari poteva sfruttare il vibe invernale? Non era qualcosa che avrebbe indossato lei probabilmente. Le sarebbe piaciuto vederlo su un'elegante signora, magari in una serata di gala...in una grande sala illuminata. Una donna che poteva essere misteriosa quanto affascinante...non avrebbe indossato qualcosa di colorato ma le più semplici tonalità del nero e del bianco, magari con un abito di colore simile. Il cappello era già decorato in parte e quindi voleva puntare più su ciò che poteva "spuntare" e donargli un'aria più eccentrica. Disegnando spesso notava che aggiungere dettagli che scorrevano in varie direzioni poteva donare tridimensionalità allo sketch.
    Si mise a trafficare sperando di trovare intanto un fiore non tanto bianco ma che fosse perlomeno brillante. Ne prese uno di medie dimensioni, il quale raffigurava una rosa con un paio di foglie argento, che in effetti aveva da solo un'aria un po' scialba ma che sicuramente poteva brillare. Per fortuna non aveva brillantini che potevano cadere sul tessuto e ci avrebbe messo abbastanza poco con ago e filo a cucirlo sopra. Aveva visto le reti prima e decise di provare con una rete nera in ogni caso, forse il non cozzare i colori si sarebbe rivelata una scelta strana ma le sembrava corretta. Qui ci mise un po' di più a fare in modo che la rete creasse un giro sulla parte frontale del cappello nella zona del viso, ispirandosi ai design europei. Mancava qualcosa e prendendo una striscia di feltro bianca la montò nella zona delle foglie, facendola scendere sinuosamente lungo il lato, un po' per non far sembrare quella zona troppo vuota. Si poteva ritenere più o meno soddisfatta del risultato e poggiò l'opera completa sul tavolo, chiedendosi cosa ne avrebbe pensato la stilista.
    The Time Comes When A Girl
    Outgrows Her Sailor Uniform.
    STUDENT
    DADI TANAKA PUREIS


    Scusami molto per il ritardo!
     
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    Sorrideva calmamente senza aggiungere altre parole mentre ammirava la ragazza entusiasta della sua offerta, quale altra occasione migliore per liberarsi dell’unica altra copia esistente di quel prototipo? Era qualcosa che ancora non era pronto per essere messo in vendita, l’unico motivo per cui ne aveva creati due era un piccolo errore di calcolo durante la creazione del primo che lo aveva reso fin troppo stretto per lei, dunque sicuramente andava bene a quella biondina, visto che non era così tanto più bassa di lei e giusto giusto leggermente più smilza, probabilmente le sarebbe calzato a pennello, nella peggiore delle ipotesi dare una piccola accorciata alla parte dei pantaloni l’avrebbe reso perfetto.
    “Libri? Addirittura?” - Diceva con una voce abbastanza stupita, non perché non ritenesse necessario leggere dei libri per fare il design di un cappello, anzi, al contrario, era colpita che qualcuno invece di prendere un cappello a caso e appiccicarci cose sopra senza un vero e proprio criterio avesse effettivamente letto qualcosa in merito prima, tanti, soprattutto quando si parla di lavori che richiedono una certa dose di creatività, sono convinti che basti un immaginazione fervida per buttarsi e creare qualcosa che piaccia a dei fruitori. Da che mondo è mondo, logicamente, vantare una fantasia varia e elastica è importantissimo in questi contesti, ma questa non è nulla senza conoscere la teoria e la tecnica che stanno dietro a un lavoro, ad esempio il solo fatto che la corvina fino a poco prima pensava che Dadi avesse comprato quel cappello da qualche parte era un segno che quei libri, chiaramente, le erano serviti a qualcosa. Scongiurando un pericolo dopo l’altro, la ragazza aveva poi soddisfatto i dubbi di Senka rispetto alle situazioni che le aveva descritto, dunque no, non parlava di matrimoni combinati
    “Oh, mi hai appena dato una bella idea...” - diceva elaborando ciò che le aveva appena detto rispetto al tipo di cena che affrontava con i suoi parenti
    “Uff, ho temuto il peggio” - concludeva quindi passandosi scherzosamente una mano sulla fronte dopo che Dadi aveva specificato di non volere del vestiario a tema natalizio, ma semplicemente cose eleganti invernali, la corvina aveva capito il tipo di situazioni di cui le aveva parlato la ragazza, non era esattamente un contesto nuovo alle sue orecchie anche se ormai era da un po’ di anni che passava il natale a rilassarsi da sola tra libri rosa e qualche analcolico più sofisticato, alla fine non aveva poi molte persone con cui condividere la festività e la compagnia di se stessa era chiaramente una di quelle che apprezzava di più.
    Comunque, era dopo aver presentato a Dadi tutti gli ingredienti per la sua ricetta perfetta che accadeva quella che Senka reputava senza ombra di dubbio una figuraccia, la cosa più pessima di quell’avvenimento era il fatto che non era colpa sua, ma di una delle sue operaie che di giorno in giorno le faceva drizzare sempre di più i peli sul coppino con le sue trovate. Fortunatamente si trovava davanti a Dadi, quella che aveva tutta l’aria di essere una ragazza gentile e premurosa e che non le faceva salire vertiginosamente la voglia di seppellirsi al contrario di tanti altri che, al posto suo, invece di approntarsi immediatamente a raccogliere gli spilli, si sarebbero impalati a ridacchiare
    “No, no no...” - diceva provando a poggiare una mano sulla spalla alla biondina per fermarla e evitare che sistemasse lei l’errore di quella, avrebbe poi tirato fuori il cellulare scattando una fotografia al macello, per poi aggiungere
    “Questo domani lo facciamo trovare così alla responsabile, ci da una bella sistemata e poi non mette più piede qui dentro” - con un volto calmo e soddisfatto avrebbe concluso dicendo
    “Tu non preoccupartene” - continuando poi con i programmi che lei e la ragazza stavano seguendo come se nulla fosse. Probabilmente quelle parole e la soluzione che aveva trovato al problema la facevano sembrare senza cuore, licenziare qualcuno perché ha spostato degli spilli? Beh, in superficie sembrava fosse appena successo questo, ma era da mesi che conviveva con l’insubordinazione di questa persona che con la sua presunta sbadataggine riusciva puntualmente a rendere il luogo di lavoro una sottospecie di campo minato, spostando oggetti in luoghi sconosciuti al resto dello staff che spesso e volentieri risultavano pericolosi o ben poco a norma come nel caso di quegli spilli, l’unico motivo per cui l’aveva tenuta li dentro era perché sembrava mostrare un talento piuttosto promettente, ma visto che a lungo andare non sembrava mostrare frutti pareva proprio giunto il momento di liberarsene.
    Beh, poco importava, era giunto il momento di prendere il necessario e dare un occhiata a Dadi per vedere se stesse costruendo qualcosa con ciò che la corvina le aveva fornito: la risposta pareva proprio essere si, Senka osservava dunque la ragazza all’opera sbirciando da dietro gli enormi scaffali del posto senza farsi vedere, strizzando gli occhi e mordendosi le nocche quando quest’ultima impugnava male ago e filo rischiando di farsi male: per quanto la ragazza all'opera non si atteggiasse in modo particolarmente impacciato non era difficile per la K9 vedere l’evidente skill gap tra le due, ma soprattutto notare come muovendosi in quel modo doveva di certo aver cucito qualcosina in più di quel cappello e basta, dunque che quell’interesse per la moda che stava mostrando probabilmente se lo portava dietro da un po’, che bel colpo di fortuna capitare in quel negozio proprio in quel giorno di completa calma. Chissà quali erano stati gli altri suoi lavori, felpe, considerata la fascia d’età, a tutti piace fare le felpe, o magari le piacevano gli accessori in genere, dunque oltre al cappello aveva fatto una cintura e dei choker, alla fine era il tipo di ragazza che con un choker poteva stare davvero bene, alla corvina dispiaceva di non averne nessuno sottomano per testare la cosa in prima persona. Non ci stava mettendo esattamente poco tempo quella ragazza a cucire le due stupidaggini che stava aggiungendo, ma insomma, era una velocità accettabile per una dilettante, la K9 aveva fatto in tempo a togliersi velocemente il body e a svuotarlo una volta per tutti da quei dannatissimi spilli, inviare qualche messaggio (tra cui ovviamente la foto che aveva appena scattato alla diretta interessata) e ripensare un paio di volte a che vestiti far provare alla star di quella giornata prima che la bionda concludesse, ma alla fine ce l’aveva fatta, aveva lasciato il cappello sul tavolo allontanandosi un pelo, segno che chiaramente l’aveva finito, dunque era giunto il momento di sbucare dal nulla e giudicare il suo operato. Si avvicinava in modo quasi minaccioso, senza togliere lo sguardo da quel cappello, arrivando e, dopo aver posato i vestiti che aveva scelto sul tavolo, cominciando a parlare
    “Hm, dunque non hai fatto ne la stessa cosa ne qualcosa di peggiore” - aveva dunque fatto qualcosa di peggio? Assolutamente no
    “Hai fatto qualcosa di diverso” - sospirando un secondo e cominciando a girarsi il cappello tra le mani avrebbe detto
    “Quello che hai tu è un cappellino da passeggio all’esterno, facilmente abbinabile a un gran range di capi e colori. Quello che hai fatto ora è un cappello elegante più generico, ma decisamente più difficile da appaiare, sicuramente va usato in occasioni di gala al chiuso visto che con questi materiali, al contrario dell’altro, un po’ di pioggia farebbe ‘appassire’ questo bellissimo fiore” - prendendosi quindi le orecchie e legandole assieme con un elastico dietro alla testa, quasi con le stesse gesta che si usano per fare una coda, si sarebbe poi provata il cappello specchiandosi con la fotocamera interna del cellulare, dando qualche sistemata all’accessorio che penzolava davanti al suo sguardo
    “C’è una differenza, sai? Tra un design rudimentale e uno semplice” - guardava ora la ragazza fissa negli occhi dicendo
    “I tuoi, in qualche modo, riescono a essere entrambi semplici” - togliendosi il cappello e torreggiando sulla platino avrebbe poi concluso momentaneamente quel discorso dicendo
    “Puoi decidere di tenerlo o di lasciarlo qui, per ora guardami in faccia, apri le orecchie e leggi attentamente il mio labiale, questa non è una cosa che dico spesso…” - avvicinando minacciosamente la sua faccia a quella di Dadi avrebbe detto
    “Brava.” - era giusto fare complimenti a qualcuno quando li meritava, anche se con “brava” non intendeva necessariamente che aveva fatto un lavoro di qualità, i buchi della rete non erano incastrati nel cappello in modo simmetrico, il drappo bianco che aveva fatto pendere dal cappello a lungo andare sarebbe risultato sicuramente più fragile del normale visto che aveva scelto un nastro tagliato orizzontalmente e non verticalmente, in oltre i punti che legavano il fiore al cappello erano messi un po’ alla rinfusa senza seguire un vero e proprio schema, ma erano errori da principianti che solo qualcuno con le mani in pasta come Senka o le sue operaie potevano notare: a lato pratico quel “brava” era un complimento per essere stata capace di usare le sue abilità e le risorse che aveva a disposizione per creare un risultato apparentemente professionale per un plausibile compratore, aveva bisogno di migliorare ma sicuramente quel riconoscimento poteva indicarle di avere talento e delle buone basi.
    “In ogni caso, torniamo a noi” - Diceva, pronta a elencargli quello che le aveva portato
    “Questo lo conosci, questo lo conosci, questo lo conosci...” - borbottava passandole i vestiti che aveva già potuto vedere e che avevano già accordato di includere nella serie di foto, quello a fiori, il body, la giacca particolare con gli articoli abbinati… per poi cominciare con una delle nuove aggiunte
    “Ahhh, questo ti piacerà di sicuro, mi parlavi di occasioni di lavoro no?” - le mostrava dunque un vestito abbastanza sobrio e elegante, tra i vestiti di Senka sicuramente era uno tra i più facili da portare in giro, era di colore nero con alcune decorazioni in rete svolazzante dello stesso colore, aveva però una particolarità: nel suo processo di creazione era stato strappato, letteralmente fatto a pezzi apposta per venire poi riassemblato utilizzando un tessuto di colore oro per unire i vari drappi che si erano cerati, rendendo quindi più evidenti i punti dov’era stato lacerato
    “È fatto per imitare uno di quei vasi che riparano con il Kintsugi, è roba che in mezzo a dei giapponesi vagamente acculturati fa colpo visto il suo significato culturale, ma ha anche una cosetta che può farti divertire...” - prendendo un pezzo di tessuto apparentemente in più dalla schiena del vestito avrebbe proseguito dicendo
    “Questo materiale è un poliestere con una stampa laminata in oro, puoi sentire che è molto simile a dell’autentica foglia d’oro anche se chiaramente l'oro stesso è un materiale che non potrebbe essere così flessibile: tu hai la testolina di una creativa, immagino che ti capiterà di annoiarti a delle feste del genere, quando succede prendi questo pezzo, vai da quello che ti sembra il più vanitoso della serata e chiedigli se secondo lui è vera foglia d’oro” - sghignazzando concludeva con
    “Credimi, ascoltare come vanno in crisi o la marea di cazzate che iniziano a sparare provando a far finta di sapere qualcosa mi ha svoltato anche la più monotona delle serate” - ed ecco la bella idea che aveva accennato poco prima.
    Avrebbe dunque continuato a passare i vestiti uno dopo l’altro aspettandosi che la ragazza fosse pronta a prenderli, senza fare particolari commenti su quella che era la sua proposta “natalizia”, ossia dei pantaloni in denim nero elastici e attillati, una blusa di velluto bordeaux e una sorta di sciarpa di lana enorme praticamente fatta apposta per essere anche una sorta di elegante mantellina penzolante. E l’ultima cosa era ciò che la corvina considerava un abbigliamento facile da portare in giro con i ragazzi della sua età, un dolcevita di tessuto, dei pantaloni abbastanza baggy simili a quelli di un vestito da kendo e qualche accessorio da metterci come cinghie e simil-bretelle per renderlo più techware qual ora fosse servito, tutti questi elementi erano di color fumo con i particolari viola, giusto per renderle la vita facile quando doveva abbinarli ad altri capi
    “Non è proprio un tronchetto come ti avevo anticipato, ma il colore dei dettagli di questi è lo stesso del tuo cappellino, se non abusi delle cinture staranno sicuramente molto bene assieme” - e questo concludeva la pletora di vestiti che quel giorno la ragazza si sarebbe portata a casa.
    “Ora vieni” - Diceva andando verso l’ultima stanza rimasta inesplorata di quel luogo: questa volta la porta non aveva meccanismi strani o serrature particolari, Senka l’avrebbe aperta lasciandola così e attendendo l’ingresso di Dadi, quest’ultima si sarebbe trovata in una stanza quadrata divisa a metà come lo spazio da cui le due provenivano, questa volta, però, non si trattava di una linea immaginaria dettata dalla disposizione delle cose nell’ambiente, c’era letteralmente una striscia di nastro adesivo che percorreva diagonalmente la stanza segnando lo stacco tra le due metà. Nella prima di queste metà c’era semplicemente il set e alcune luci, nell’altra, oltre ai vari oggetti di scena che ci si aspetterebbe in un posto simile, c’erano alcuni scatoloni con dei rotoli di tessuto a fianco a una modesta scrivania, quest’ultima e i muri della metà di stanza in questione erano costellati da una moltitudine infinita di fogli di carta, schizzi a essere precisi, schizzi di qualunque cosa, abbinamenti, vestiti e quant’altro: dire che forse uno o due metri quadrati complessivi di muro erano l’unico spazio rimasto libero in quella metà di stanza era forse una frase troppo ottimista.
    Quella stanza segnava la fine del tour di quel negozio e lo spazio in cui le due avrebbero fatto scintille con i vestiti presi in esame
    “Dunque, tesorino, con che outfit ti piacerebbe iniziare?” -

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    Chissà se in effetti una tipa come Senka si appropriava di esempi altrui attraverso i libri. Perlomeno da quanto aveva constatato con certi testi della Yuuei esistevano moltissimi trattati su la maggior parte delle cose esistenti, dalle più importanti a quelle ritenute più futili. Non era il caso di quel libretto che sembrava quasi più una rivista, il quale trattava più che altro l'aspetto pratico del cucire accessori sui cappelli. Al contrario vi erano volumi che contenevano sia elementi teorici su come sistemare le varie figure ma al tempo stesso anche solo libri pieni di immagini da usare come riferimento per studiare i grandi design passati. Nel caso della donna però c'era una certa aria di mistero su cosa usasse lei per i suoi vestiti. Ovviamente era facile dire di essersi ispirati ad un certo concetto, come prima quello dei fiori, ma c'era per lei dietro molto più quanto potesse saperne.
    Sono pieni di immagini utili. E sono anche belli in libreria. - Terminò lì quel punto semplificando senza nervosismo la questione creata, prima di finire di spiegare le sue situazioni sociali. Nonostante la particolarità di quelle cene, o così Dadi pensava fossero per gli altri, sembrava più che convinta di avere ciò che serviva. In realtà la sua reazione era piuttosto curiosa, come se in qualche modo avesse salvato il buon gusto che si portava dietro. Lavorare con una ragazza normale era decisamente meglio che di una strana ereditiera riccastra che si vestiva con maglioni decorati da renne, visto che sembrava più che altro un film comico natalizio in quel modo. Seguita Senka nel suo grande laboratorio a passo svelto, il suo lavorare sarebbe stato interrotto da quegli aghi. Nonostante si fosse offerta di aiutarla senza problemi, alla fine era pur una persona che ci teneva agli altri, la Mutant corvina sembrava più che altro intenzionata ad attuare la sua vendetta verso la terribile e distruttiva responsabile. Nella mente di Dadi divenne subito una figura disordinata mentre Senka diventava una vendicativa proprietaria che scattò addirittura una foto al disastro appena abbattutosi sul negozio. Nonostante la calma, le sembrava che la donna avesse una terribile aura omicida attorno a sé.
    O-okay Senka-san. - Dopo quel breve intermezzo, Dadi si mise al lavoro. Era vero, non era così svelta come aveva pensato e provava una certa fretta nel presentare quel capo, cosa che forse un po' influenzò il risultato finale. Ma forse la proprietaria del negozio si doveva ritenere fortunata poiché nella testa di Dadi, quando si trattava di fare una scelta, girava un enorme turbinare che poteva fare invidia a qualsiasi uragano atlantico. Era davvero pessima in quel campo ed ogni volta il voler fare tutto spesso risultava nel non fare nulla. Era migliorata leggermente negli anni alla Yuuei ma non poteva negare che facesse ancora ben parte della sua persona. Le dita le facevano quasi male dai movimenti precisi e il tessuto del cappello di ottima fattura non aiutava a renderlo più facile da modificare e passare ma, dopo l'accorta assemblea mentale, riuscì ad ottenere un risultato soddisfacente. Non si era nemmeno accorta dell'essenza della proprietaria dopo qualche minuto passato in quella laboriosa e concentrata attività.
    Fece un cenno con la testa di assenso a sé stessa mentre rigirava il cappello su sé stesso per notarne eventuali difetti e finito il tutto, lo presentò alla stilista appena arrivata. Questa si mise subito a giudicare il lavoro come un attento ispettore sulla scena del crimine, per poi emanare la sua sentenza. Non era sicurissima che quelli fossero complimenti o meno ma la biondina aveva deciso che avrebbe provato a cimentarsi in quell'attività più per imparare che per dimostrare qualcosa. In realtà la stupiva il fatto che avesse letto in maniera totalmente esatta la funzione e dei due accessori e, nonostante potesse apparire ovvia per gli occhi di alcuni, secondo la visione di Dadi era comunque un dato non da poco. C'era sempre qualche dettaglio che dava l'idea generale del proposito di un qualsiasi oggetto e Senka non ci mise molto a trovarli. Si mise ad annuire in silenzio con un'espressione attenta sul viso, tenendo le nocche delle mani appoggiate le une contro le altre. Le spuntò un sorrisino in viso quando la ragazza si fece una foto, una certa forma di soddisfazione si propagò per il suo corpo. Era sempre emozionante quando un esperto del settore approva ciò che fai, anche se non tramite le più gentili parole.
    Uhm...capisco. - Infatti non era convintissima che semplice fosse un complimento. Potevano significare innumerevoli cose e rudimentale poteva forse essere considerato l'aspetto positivo di qualche particolare branca della moda. Avrebbe voluto in realtà chiederle se avrebbe potuto fare di più, con una convinzione ben maggiore della tipica timidezza che aveva dimostrato poco prima riguardo ai suoi prodotti. Ma stupendo in effetti anche Dadi che si era fatta un'immagine decisamente più severa della proprietaria del K9, la donna si avvicinò addirittura dando un'opinione positiva, più rara di una rosa bianca in un giardino in rovina. Senka avrebbe visto visibilmente gli occhi azzurri della ragazzina allargarsi dall'emozione, facendo vedere la sua espressione più serena a tranquilla. Subito dopo i contatti tra gli sguardi vennero interrotti dai numerosi inchini di Dadi, che ci teneva ad esprimere la sua gratitudine puntando il viso a terra.
    Grazie mille! - Si rialzò quindi da terra ricercando la figura della stilista diventando momentaneamente un appendiabiti umano, visione non totalmente sconosciuta a lei. Sia la madre che il padre avevano una certa mania per fare shopping nei loro periodi più liberi e spesso li seguiva nei negozi di abbigliamento tenendo tra le mani quello e quell'altro capo quando lei avrebbe preferito occupare le mani con il telefono. Il suo sguardo si interessò molto all'abito nero ispirato Kintsugi, un concetto decisamente affascinante e che aveva fatto parte della vita della ragazza nei laboratori alle elementari ed anche successivamente.
    Wow! E' veramente bello! - Il concetto di quel nero così bello accompagnato dall'oro così lussuoso conquistava pure lei che si teneva sul semplice. Le ricordava anche alcuni dei vasi posseduti da genitori, manufatti a cui neanche si avvicinava per paura di romperli. Il capitolo foglia d'oro era decisamente strano e non era proprio sicura che quello fosse un ambiente adatto per mostrare ad uno di quei bellimbusti una cosa del genere. Cioè, avesse avuto un'altra vita e fosse stata un po' più coraggiosa avrebbe sicuramente usato quel trucco per almeno farsi delle grosse risate.
    Potrebbe essere una misura d'emergenza. - Non stava rifiutando totalmente quell'ipotesi, il suo sguardo era sì perplesso ma al tempo stesso stava valutando quell'opzione. Passarono quindi ad altri outfit, destando la curiosità di Dadi nell'immaginarli sulla sua persona in una serata natalizia mentre una montagna di vestiti le arrivava sulle braccia, per poi arrivare ad un insieme di vestiti che sembrava uscito dalle riviste streetwear giapponesi. Quello era proprio uno stile ricercato ma allo stesso tempo casual, era un po' l'essenza di ciò che stavano cercando.
    Sono tutti completi molto interessanti. - Annuì velocemente quando la corvina la richiamò sull'attenti nella stanza proibita. Era un ambiente molto caotico e al contempo stesso impegnativo e decisamente professionale. La ragazza entrò ammirando l'area circostante, molto più piccola di quanto avesse immaginato in precedenza. Alla domanda della stilista guardò un attimo ciò che aveva tra le mani e sapeva già cosa voleva provare per primo.
    L'abito nero. Dove posso cambiarmi? - Avrebbe chiesto sperando che la donna avesse perlomeno un luogo dove poterla fare cambiare privatamente. In caso contrario avrebbe educatamente almeno chiesto che uscisse dalla stanza mentre metteva indosso l'abito. In ogni caso si sarebbe tolta la grigia divisa della Yuuei, appoggiando i cappellini che si era portata dietro su qualche superficie libera. L'abito quindi coprì il suo corpo mostrando tutte le venature dorate tipiche di quell'arte. Era quasi romantico indossare una cosa del genere, ora che si guardava allo specchio. Come se una donna avesse deciso di far ripartire la propria vita dopo che questa era andata in frantumi. L'abito strappato unito ai suoi capelli biondi un po' la faceva sentire come se fosse stata una strega cattiva non invitata al matrimonio, maledicendo gli altri con la sua eleganza piuttosto che con sortilegi. Avrebbe chiesto alla donna possibilmente un paio di calzature che si abbinassero al tutto, magari dello stesso colore scuro, senza mostrarsi totalmente. Sistemò i capelli mentre fece un giro nel di fronte allo specchio per guardarsi e, onestamente, si sentiva parecchio carina seppur quell'abito fosse così egocentrico.
    Eccomi. Come sto? - Tornò quindi dalla stilista quasi come se fosse una sua amica a cui chiedere un'opinione. L'abito svolazzava dietro di lei mentre andava incontro alla prova fatidica di quel giorno, tenendo il cappello scuro tra le mani appoggiato all'altezza del ventre. Era un po' timida ma era pronta in caso a posare, aspettando che Senka apportasse le modifiche che riteneva necessarie alla composizione che era diventata.
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    E che dire, aveva ragione, non era da tutti parlare in quel modo dei libri di moda, anzi, persino la corvina stessa aveva sottovalutato l’effetto che poteva avere leggerne qualcuno agli inizi della sua attuale carriera, l’avrebbe dunque guardata con un sorriso compiaciuto, riconoscendole implicitamente che sembrava una persona piuttosto attenta sulla questione, magari non era molto documentata sul lato pratico di un lavoro del genere, ma sicuramente da un punto di vista meramente stilistico aveva l’umiltà e le basi giuste per fare strada. Era così strano per Senka pensare come stesse riconoscendo tutti quei piccoli talenti su una persona che probabilmente non aveva nemmeno intenzione di intraprendere una carriera nella moda, anche se non era la prima volta che accadeva, chiaramente le capitava ogni tanto di trovare qualcuno di incredibilmente portato che per disinteresse o per qualche parente troppo severo finiva per evitare il suddetto mondo della moda e, per quanto momentaneamente potesse vagamente dispiacerle, in fin dei conti si trattava pur sempre di un plausibile concorrente in meno. Un pensiero da persona abbastanza pessima da fare trovandosi davanti una ragazzina così dolce e a modo, non si meritava questi aggettivi solo per le sue maniere educate e adorabili, ma anche per il semplice fatto che in qualche modo riuscisse a sopportare e ammirare la K9, che vedendola abbastanza accondiscendente cominciava piano piano a prendersi più libertà del solito, insomma, sembra piuttosto scontato immaginare che non facesse cucire cappelli a tutti i clienti che varcavano la soglia del suo negozio, anzi, salvo particolari eccezioni lasciava che fossero le sue commesse a rapportarsi con i clienti, occupandosi di ben altro nel frattempo.
    La ragazza rispondeva attonita dopo che Senka aveva esternato i piani per mettere in atto la sua vendetta, alla corvina non occorreva aggiungere altro in materia, aveva sprecato fin troppo fiato per quella, in più le andava bene tacere per mantenere la sua immagine da persona stoica e severa, ridacchiando tra se e se si rasserenava pensando che a tal punto se Dadi fosse stata veramente una spia aziendale se la sarebbe probabilmente data a gambe in preda al timore di cosa sarebbe potuto accaderle. Invece era stata li, completando ciò che le era stato presentato come un semplice modo per ammazzare il tempo ma che in realtà, com’era inizialmente stato recepito, era più una specie di sfida, guardava dunque le sue reazioni mentre enunciava il suo giudizio: lei diceva di aver capito, dunque Senka non avrebbe perso altro tempo a spiegare cos’intendesse con quel discorso sul semplice e il rudimentale, benché dubitasse che la ragazza avesse veramente capito se quello doveva essere un complimento o meno, se voleva saperne di più doveva avere l’umiltà o il coraggio di chiedere. In ogni caso non era nessuno dei due, era solo un osservazione, come aveva immaginato la ragazza esistono marchi che si specializzano di più su indumenti definibili rudimentali, in nessuno dei casi sarebbe dunque stato un cappello sbagliato, anche se probabilmente nel secondo sarebbe stato decisamente più difficile da digerire per Senka vista la sua bassissima considerazione di suddette catene di abbigliamento. Chiaramente c’erano delle catene che producevano vestiti del genere che la corvina stimava senza alcun dubbio, ma non era la maggioranza, nella sua testa questo particolare stile d’abbigliamento era paragonabile a quando una casa di sviluppo si dedica interamente a videogiochi retro: c’è chi di talentuoso lo fa mettendoci impegno e creando un prodotto che a tutti gli effetti possa rispecchiare lo stile ritenendo una qualità molto elevata e chi invece si appropria di questa etichetta per dare un qualche tipo di valore a un prodotto mediocre perché effettivamente non riesce a fare di meglio.
    La cosa più importante di quella discussione era sicuramente che la ragazza accogliesse con tutto il suo valore il complimento secolare appena proferito da Senka e sembrava proprio che il suo buon umore fosse alle stelle, la guardava per qualche istante prima di cominciare a passarle vestiti a raffica, per poi dire a voce bassa
    “Hm, adorabile…” - si sarebbe messa una mano sul mento con una posa più riflessiva, dicendo poi
    “È proprio questo il sorriso che voglio durante le sessioni fotografiche, ora hai qualcosa a cui pensare per fartelo venire, suppongo” - diceva, lasciando che le sue parole venissero dettate dal suo lato più freddo e calcolatore, nonostante fosse sinceramente – e stranamente – contenta di vedere la ragazza così felice. Dadi non aveva fatto molti commenti mentre Senka le passava i vari vestiti, forse questo era dato dalle spiegazioni abbastanza esaustive che aveva saputo dare fino a quel momento, come si aspettava uno di quelli che aveva fatto era rivolto all’abito nero, a cui Senka rispondeva sempre sorridendo ripensando alle avventure passate con uno di quegli abiti
    “Già, anche io ho cominciato dicendo così, ma credimi, mano a mano che ti ricapita diventa sempre meno una ‘misura d’emergenza’” - ed ecco perché molti conoscenti la temevano quando partecipava a qualche tipo di cena di lavoro o di gala, non erano pochi quelli che attratti dalla sua bellezza finivano per trovarsi coinvolti in una qualche sua macchinazione che li avrebbe messi in ridicolo, giusto per il suo giubilo.
    Dadi era dunque giunta alla tappa finale, sembrava molto confusa in quell’ambiente, come biasimarla, era uno di quei tipici ambienti alla “mi trovo nel mio disordine”, Senka si sarebbe seduta su una sedia sistemata di fronte alla scrivania, prendendo la fotocamera e cominciando a smanettare per controllare che funzionasse tutto a dovere, finché la ragazza non aveva risposo alla sua domanda
    “Beh, qui” - diceva, quasi come se stesse sottolineando l’ovvio, chi ce l’aveva un posto per cambiarsi? Chiaramente essendo un negozio di vestiti ne aveva uno nel luogo aperto al pubblico, ma sarebbe significato fare ogni volta la strada avanti e indietro fino a li, chi ce l’aveva questa voglia?
    “Sai, non sono proprio estranea ai genitali femminili, ecco” - poi, prima che la ragazza potesse rispondere o aggiungere altro, avrebbe proseguito sospirando profondamente, alzandosi e dicendo
    “E va bene, me ne vado, apri la porta quando hai fatto” - per poi sedersi sulla sedia della postazione di lavoro più vicina alla porta, alla fine non era una richiesta così fastidiosa o ingiustificata, aveva comunque diritto alla sua intimità e la corvina non voleva privarla ulteriormente della cosa. Poi, ecco affiorare un piccolo dettaglio che inizialmente era sfuggito
    “Scarpe abbinate?” - chiedeva crucciando il volto come se le fosse stata chiesta una cosa che non stava ne in cielo ne in terra, per poi tornare con uno sguardo rilassato e dire
    “Ah, si, non ci avevo pensato… bel problema” - avrebbe detto pensierosa, per poi guardarsi in torno velocemente e dire
    “No, scherzavo, non è più un problema” - avrebbe preso dalla scatola a cui aveva attinto anche la ragazza dei nastri neri e altri nastri con delle fantasie floreali, dirigendosi da lei e dicendo
    “Questi neri te li avvolgi ai piedi in modo asimmetrico con il vestito nero, questi invece con il vestito a fiori, tipo nel video di My Immortal degli Evanescence, hai presente?” - diceva, per poi borbottare quasi sussurrando
    “Tsk, ma che ne sapete voi duemilasei” - non era certa della sua data di nascita, non le dava più di diciannove anni, in ogni caso era pronta a scommettere che il brano fosse uscito prima della sua nascita. Si sarebbe poi tolta le scarpe, posandole davanti a lei e dicendo
    “Per pura fortuna invece queste si abbinano con il resto dei completi, anche se non sono della tua misura non importa per le foto, magari può anche darti un idea di quello che si abbina a questi capi nella tua vita di tutti i giorni” - si trattava di delle scarpe con tacco in camoscio nero, una calzatura davvero semplice, di primo impatto potrebbe sembrare quasi forzato l’abbinamento tra del techware e una calzatura così classica, ma con i vestiti in questione non c’erano problemi, soprattutto perché i pantaloni baggy erano sprovvisti di un elastico alle caviglie, dunque potevano emulare una sorta di taglio a zampa di elefante. Avrebbe in fine dato un’ampia scrollata di spalle, concludendo
    “Vorrei essere più preparata, ma purtroppo qui vendiamo vestiti, non scarpe, certo, a meno che tu non voglia che vada fino a casa a prenderne un po’” - facendo quest’ultima proposta con una faccia che lasciasse intendere come, anche se fosse effettivamente disposta a farlo, la risposta desiderata era un no, alla fine il risultato che avrebbero ottenuto con quello che avevano già sarebbe stato più che considerabile ottimo, molti marchi fanno set per promuovere vestiti di gala di quel tipo lasciando le modelle a piedi nudi e uno dei tanti motivi è proprio perché sono veramente molto rognose da abbinare.
    La ragazza ora si mostrava in tutto il suo splendore con quel vestito, la contrapposizione tra nero e oro lasciava quasi che i particolari stessi del vestito si amalgamassero con la sua carnagione perlescente e i suoi capelli color oro satinato, i suoi movimenti aggraziati non potevano che ampliare il sorriso della corvina che osservava davvero compiaciuta
    “Cazzo” - diceva lasciando che il tono e l’espressione con cui l’aveva detto, paragonabile a quella di chi ha appena visto un angelo, componessero la risposta per la ragazza, stava veramente bene, con quella vista la K9 non aveva più il minimo dispiacere a dare via quel vestito senza farlo pagare vista la sua nuova proprietaria
    “E quello? Vuoi portarlo nel set?” - diceva rinsavendo per un attimo e indicando quasi minacciosamente il cappello che aveva in mano la ragazza. Questo era quello che la corvina chiamava fegato, qualche minuto prima aveva fatto quel curioso articolo davanti agli occhi della corvina e ora se l’era portato dietro ritenendolo degno di stare nella stessa fotografia dei vestiti di Senka, ammesso che quella fosse la sua intenzione
    “Fa pure, mettitelo, ci sta bene” - avrebbe detto con un tono vagamente qualunquista per vedere come avrebbe risposto la ragazza e assicurarsi che il complimento di poco prima non l’avesse messa su dei trampoli troppo alti
    “Ti va di mettere anche l’altro quando provi i vestiti abbinati?” - glie l’avrebbe permesso senza problemi, alla fine non avrebbe fatto male a nessuno averli nelle foto, ma al contempo non voleva che quella ragazza si montasse troppo la testa, pericolo che era sempre dietro l’angolo.
    “Comunque, faremo i vestiti nell’ordine che vuoi tu, vieni con me” - avrebbe detto portandola verso la stanza, sistemando alcune luci e dicendo
    “Il tuo compito ora è molto semplice: fai i gesti e posa nel modo che ti viene più naturale possibile” - si piazzava davanti di lei, inginocchiata, per poi proseguire dicendo
    “Letteralmente fai quello che vuoi, alzarti, abbassarti, prendere alcuni oggetti di scena… puoi anche parlarmi, solo non troppo per ovvi motivi” - indicando la macchina fotografica avrebbe detto
    “l’unica cosa strana è che io ti girerò attorno come un avvoltoio e ti fotograferò mentre lo fai, ma fidati, scrolla le spalle, non pensarci e vedrai che dopo qualche minuto ti sembrerà tutto sempre più naturale” - dunque avrebbe aspettato silenzi, assensi o obiezioni da parte della platino, per poi cominciare finalmente l’attività, assicurandosi ovviamente che il luogo fosse ventilato visto che la poveretta doveva indossare capi praticamente invernali. L’avrebbe assecondata nei suoi movimenti andando a destra e a sinistra per scattare fotografie da tutti gli angoli possibili, l’unica cosa che mancava era dare ufficialmente il via alla cosa.
    “Cominciamo” -

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    Dadi pensava tutto sommato di essere una ragazza carina e tutto sommata adatta a quel genere di ambiente. Certamente provava ad essere modesta con sé stessa per evitare di apparire la solita ragazza ricca che si sentiva un po' troppo il centro dell'universo ma alla fine la cura del proprio aspetto fisico era qualcosa che per lei era parte centrale della sua giornata. Era più una questione di educazione e pensare sempre come apparire proveniva dai suoi genitori che la rendevano comunque il loro gioiello da mostrare a tutti. Era qualcosa che le piaceva in un certo senso seppure a volte la mettessero in imbarazzo o sotto pressione. Si sentiva un po' troppo spesso trattata come una bambina e forse anche quel "adorabile" di Senka fu un po' fastidioso per il suo animo che stava cercando di farla diventare una donna vera e propria. Voleva dimostrare che poteva fare quello che voleva da sola.
    Devo tenere a mente questa sensazione. - Disse sperando di non apparire fin troppo strana, non mostrando i suoi dubbi esistenziali sul viso ma distraendosi coi discorsi di Senka. Si chiedeva più che altro se una tipa come lei potesse frequentare feste dove addirittura ci si annoiasse, considerato che sembrava più una ragazza da rave notturni dove poteva accadere quel lampo di genio per il prossimo capo. Vai spesso a serate del genere? - Chiese piuttosto incuriosita, chiedendosi se magari si fossero incrociate in passato nonostante gli ambienti diversi. Profumi e moda in qualche modo si incontravano no? Passò poi a fare altro mentre pensava a Senka che mostrava quella strana foglia d'oro ad un impiegato troppo pettinato ridendo come una matta.
    Ah, uhm...grazie. - Quei due versi erano il risultato della fusione delle parole che le sarebbe piaciuto dire. Non era una questione di spogliarsi di fronte alla stilista in sé, era più...in parte era un po' il discorso nudità in generale che la metteva in difficoltà. Non le piaceva molto mostrare il corpo agli altri e aveva preferito fin da bambina cercare di non mostrarsi troppo agli altri. A scuola era un'eccezione ma non aveva una scelta in quel caso e semplicemente si metteva in un angolo quando si cambiava. Non pensava di avere traumi irrisolti ma semplicemente aveva un certo disagio a spogliarsi anche con persone che conosceva da una vita, senza sapere troppo il perché nemmeno lei. Ringraziò quindi con un inchino la ragazza prima di rispuntare in cerca di un paio di scarpe. Pensava che allontanandosi Senka, dopo aver posto il problema delle calzature, fosse andata a prendere qualche pezzo che aveva in magazzino da qualche parte. Quando si presentò con dei nastri in tutte le fantasie Dadi non poté che complimentarsi mentalmente con la stilista per la fantasia nelle difficoltà di non avere le scarpe ed apparire un po' perplessa. Si chiese veramente se la corvina non occupasse il suo tempo a fare servizi nudi considerati i presupposti ma scacciò quel pensiero sciocco.
    C-chi? - Dadi confermò che non aveva idea di chi fossero gli Evanescence e la sua confusione era ben chiara dal viso. Il loro nome non le diceva più di tanto e pensò fosse un gruppo musicale dei tempi di Senka, probabilmente qualcosa di alternativo considerato il video musicale con i fiori. Osservò semplicemente le scarpe appoggiate sul pavimento, ringraziando di essersi impegnata a saper camminare con dei tacchi, per poi scrollare la testa come per fare segno alla stilista di non preoccuparsi. Alla fine è stata una cosa improvvisa, grazie anzi visto che sono le tue! Penso che le nostre taglie non siano poi così tanto lontane, dovrebbero starmi. - La donna senza le calzature ora si avvicinava un po' di più all'altezza di Dadi seppur rimanendo un cinque centimetri più alta. Avrebbe quindi preso le scarpe offerte come una specie di carcerato che prende il cibo lasciato fuori, forse facendo intravedere qualcosa, prima di rientrare per sistemare il nastro con cura attorno alle gambe. Lasciò il tessuto un po' più stretto nella zona dei piedi per poi mostrare un minimo di pelle tra le caviglie e i polpacci quasi come se fosse un'antica calzatura. Chiamò quindi Senka all'interno della stanza che sembrava decisamente entusiasta. Si sentiva sul serio la protagonista di qualche manga shoujo in quel momento, le mancavano solo le scintille che brillavano tutt'attorno. Avrebbe potuto provvedere per quelle col Quirk ora che ci pensava. Era molto contenta che fosse adatta ad indossare un abito del genere, considerato quanto l'avesse colpita. Ed era una bellissima sensazione lasciare tutti a bocca aperta, anche se il suo pubblico era composto da una persona sola. Indicando il cappello che portava tra le mani, la ragazza lo guardò come se fosse diventato brutto mettendo un attimo in dubbio la sua opinione.
    Non ci sta dici? - Avrebbe chiesto, prima di ricevere comunque una risposta positiva. Annuì, prima di interpellare l'altro cappello invece. Eh? Non so, alla fine è uno dei primi che ho fatto...magari se ci sta molto bene. - Non escluse totalmente quella possibilità, anche se era già fortunata che uno dei suoi prodotti fosse stato accettato nel servizio fotografico. Sarebbe quindi finalmente cominciata l'attività vera e propria per il K9, con Senka addetta alla macchina fotografica che la istruiva su come fare. Era abbastanza divertente pensare come dovesse quasi far finta di essere qualcun altro in quel momento. Immaginava che dovesse mostrare il vestito in maniera elegante cercando di non sembrare troppo ridicola.
    Sì, capito tutto. - Con il vestito nero ed oro cercò di dare quest'idea di eleganza e non impiegò gesti troppo vistosi, più che altro pensando all'essere quell'ipotetica signora con la vita a pezzi. Cerco inizialmente di essere più seria possibile, facendo giravolte ogni tanto quasi per far risaltare le pieghe strappate e in quel momento provava a sorridere un po' di più. Successivamente passò dal mettersi in qualche posa come tenendo il cappello sul petto, tenendo tra le mani un fiore finto trovato nel set e provando anche a sedersi per terra guardando un finto orizzonte. La prova del primo vestito fu piuttosto silenziosa, concentrata com'era a pensare al servizio. Forse sarebbe stato noioso per Senka, però Dadi voleva dare l'idea di essere seria quando lavorava. Avrebbe rispettato i tempi di lavoro di Senka, per poi passare al prossimo step.
    Pensavo di provare questi. - Dadi avrebbe poi proposto di provare l'outfit natalizio mostrandolo, forse per cambiare un po' il tono della seduta. Avrebbe chiesto di nuovo quell'attimo di privacy - se la proprietaria del K9 voleva ammazzarla avrebbe fatto bene - per poi indossare quei pesanti vestiti. Faceva sicuramente troppo caldo per roba del genere e pensava che se avesse messo piede fuori dal negozio con quella roba addosso sarebbe istantaneamente svenuta. Sistemò i jeans e la blusa prima di mettersi la sciarpa che era praticamente un collare per le torture in quel momento ma sopportò per un attimo il caldo mentre si metteva le scarpe. Come aveva pensato erano leggermente più grandi, nulla di irrisolvibile, ma avrebbe dovuto fare attenzione mentre camminava. Stava piuttosto bene anche con quelli anche se era strano vedere dei vestiti "maturi" addosso a lei, nonostante avesse appena indossato un abito da sera. Si sentiva quasi una giornalista in gamba in qualche film natalizio con quegli abiti. Avrebbe fatto rientrare Senka questa volta rimanendo un po' più informale nel suo fare e nelle sue pose, sorridendo di più e cercando di mostrare la schiena per far vedere la sciarpa. Avrebbe posato i cappelli in quel momento e pensò che con un paio di occhiali da vista poteva essere la perfetta ragazza americana in quel momento. Camminò per un bel po' prima di decidere di passare avanti. Leggermente sudata, sperando che non si notasse nelle foto, diede un'occhiata al vestito a fiori.
    Mh, andiamo con questo. - Stesso procedimento di prima, anche se questa volta l'effetto era molto più bizzarro rispetto agli altri. Le sembrava di stare andando a qualche festival culturale con tutti quei fiori addosso, come se fosse la figura di una festa di un paesino in Europa. Era molto più carino di quanto pensasse da quando l'aveva visto quasi per caso, dandole un'aria...particolare? Non in maniera negativa, sicuramente attirava l'attenzione.
    Hai mai pensato di fare costumi per eroi? - Chiese mentre posavano con quell'abito, mentre Dadi portava alcuni dei petali al suo viso tirandoli delicatamente dal vestito come per avere un bouquet di fiori tre le mani. Hai un sacco di idee per portare subito l'occhio verso chi indossa il vestito...certo ci sono limitazioni ma è comunque molto interessante! - La conversazione tra le due, anche se non voleva disturbare troppo la donna, poteva essere parecchio interessante in quei lunghi minuti.
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    Annuiva lentamente rispondendo alla frase della ragazza, serrando con altrettanta flemma i suoi occhi mentre lo faceva: era uno dei talenti base per lavorare nel mondo della moda, trattasi di saper emulare le emozioni o quanto meno di saper provare quelle giuste al momento giusto, tra queste la seconda alternativa è quella più semplice da attuare, il consiglio di Senka veniva proprio da questo principio. A dire la verità, benché non avesse particolari difficoltà a fingere emozioni e sentimenti qualunque fosse l’occasione, la corvina stava cercando modelli e modelle proprio perché la sua espressività non rendeva abbastanza da essere appaiata ai suoi vestiti, anche se parlandoci non era esageratamente più pragmatica di un qualsiasi altro essere umano, il problema sorgeva quando scattandosi una foto finiva sempre per avere sempre gli stessi tratti stoici e decisamente poco adatti a farle trasmettere quell’impressione da ragazza innocente che invece Dadi sembrava poter conferire senza problemi, rendendola automaticamente più adatta a posare con quei particolari vestiti.
    “Meh, mi capitava prima di farmi un nome” - Diceva, per poi ghignare visibilmente soddisfatta
    “E’ anche per questo che sono contenta di darti questo vestito, è la conferma finale che non dovrò andarci più” - A dire la verità di tanto in tanto capitava che qualche marchio tra quelli con cui aveva familiarizzato di più la invitasse a qualche noiosissima cena, ma non così tanto frequentemente come all’inizio della sua carriera, dunque nemmeno abbastanza frequentemente da meritare un vestito dedicato
    “Si può dire che ormai non mi capita molto spesso di andare a eventi di lavoro in genere, molti preferiscono non avermi attorno parlando di buisness, K9 è un impresa abbastanza pericolosa nel panorama della moda” - diceva, provando a non sembrare strafottente ma comunque tenendo una certa fierezza mentre il suo pensiero era rivolto ai suoi traguardi.
    Decidendo di ignorare la timida domanda della ragazza rispetto al gruppo che aveva appena accennato, la corvina avrebbe ascoltato i ringraziamenti di Dadi, non con soddisfazione ma con un vago sospetto
    “Queste al contrario dei vestiti non te le sto regalando, lo hai capito, si? - diceva, facendo chiaramente intendere che non era intenzionata a darle via per nessun motivo al mondo, per poi aggiungere
    “Comunque si, i tuoi piedi dovrebbero essere leggermente più piccoli” - diceva con la voce avvelenata da un quasi impercettibile fondo di invidia, lasciando dunque che la ragazza si cambiasse tornando per stupirla come una sposa quando mostra per la prima volta il vestito di nozze al suo coniuge. Ancora quasi stordita dalla visione di quella che con quel vestito acquisiva a pieni meriti il titolo di fanciulla avrebbe proseguito la discussione sul secondo cappello in questione, notando che probabilmente la vanità e in generale il montarsi la testa era un problema ben lontano da Dadi, almeno così immaginava la corvina vista la risposta piena di insicurezza che aveva ottenuto alla sorta di provocazione che aveva lanciato
    “‘Molto bene’ è un altra cosa, diciamo che è un abbinamento buono, sta di fatto che non hai veramente risposto alla domanda” - diceva, assumendo una posa più rilassata e proseguendo
    “Ti ho semplicemente dato il permesso di inserire il tuo prodotto in una mia pubblicità, la decisione finale spetta a te: reputi giusto che stia in una foto assieme ai miei vestiti?” - domandava dunque, senza lasciar trasparire particolari emozioni o espressioni che potessero spingere la ragazza verso una scelta in particolare, voleva che quella decisione la prendesse lei, qual era la risposta giusta? Beh, nessuna, l’abbinamento, con o senza cappello, era oggettivamente abbastanza guardabile da poter essere messo in una pubblicità senza problemi, alla corvina non faceva differenza, era solo curiosa di vedere come avrebbe reagito la ragazza, alla fine se si vuole fare strada nel mondo del lavoro bisogna saper cogliere le occasioni, no? Dunque cos’avrebbe fatto quella ragazza? Avrebbe accettato di mostrare un assaggio delle sue capacità a un pubblico di sconosciuti?
    In ogni caso il momento di fotografare la platino era finalmente giunto, conferite istruzioni ed eventuali oggetti di scena avrebbero potuto cominciare: posava tutto sommato abbastanza elegantemente, aveva capito abbastanza presto come non fare caso alla fotocamera la cui memoria veniva praticamente inondata di fotografie della ragazza, l’obiettivo di Senka era abbastanza semplice, avere duecento foto per ogni set, immaginando dunque una media di circa una foto ogni due secondi sperava di impiegare meno di dieci minuti per ogni outfit, finendo il tutto in meno di un oretta e mezza considerato i vari cambi di abbigliamento e eventuali contrattempi. Era abbastanza seccante uscire e entrare da quella stanza ogni volta che la ragazza doveva cambiarsi, in uno di quei similmente eterni momenti di vuoto era riuscita addirittura ad accogliere il famoso elettricista e indirizzarlo verso il punto incidentato dello stabile, ma alla fine non era una perdita di tempo così grossa. Doveva ammettere che quella ragazza era abbastanza brava a decidere che tipo di atteggiamento portare in base ai vestiti che si trovava addosso, anche quello che aveva suggerito la corvina era comunque un modo abbastanza rudimentale di svolgere quel lavoro, un vero modello tipicamente lavora con pose singole e statiche piuttosto che con dei veri e propri gesti, ma vista la natura particolarmente improvvisata del set di quel giorno essa aveva provato a creare le circostanze giuste per rendere il lavoro di Dadi più facile possibile.
    La osservava ora mentre trottolava con un altro tra i pezzi forti di quel giorno, il vestito a fiori, ancora non capendo dove avrebbe mai potuto portare una cosa simile ma comunque constatando che le calzava davvero bene, anche se forse una stretta ai fianchi non avrebbe fatto male, sicuramente la cosa che l’aveva colpita di più negli istanti in cui portava quel vestito era la domanda che aveva rotto la monotonia delle frasi d’incoraggiamento e le direzioni di Senka
    “Tute per eroi, hm?” - diceva, riflettendo sul modo più adatto per formulare una risposta
    “Beh, sto provando a basare parte del mio buisness su di esse, si, ma è un procedimento molto lungo e complicato” - proseguiva sospirando
    “Non si tratta di semplici tutine insomma, le tute di alcuni Hero possono anche fermare i proiettili, altre sono fatte ad hoc per calzare in base al proprio quirk e… insomma, penso che già accennando questo tu possa farti un idea dei permessi necessari per essere abilitati alla vendita di articoli simili” - senza contare poi che la corvina puntava a venderle in nero anche a Villain e Vigilantes, ci vuole un attenta pianificazione per mettere in atto un meccanismo simile
    “In più se non sbaglio la Yuuei da delle tute base se le richiedete, giusto? Se vanno avanti a dare tute a casaccio nessuno avrebbe motivo di venire da me a comprarle, dunque dovrei anche considerare qualche modo per rendere rilevante una vendita da parte di K9, mph, un disastro” - la conclusione a questo discorso sembrava quasi scontata
    “Beh, non posso venderle, ma ho comunque accesso a dei materiali per fabbricarle, dunque ho un prototipo se vuoi provarlo, chiaramente senza fartici delle foto” - si sarebbe poi arrestata un secondo, guardando l’individuo che si trovava davanti e dicendo con un volto quasi preoccupato
    “Anche se potrebbe essere abbastanza scoperta come tuta per una timidona come te, in più mi dispiace ma questa non potrei proprio a lasciartela indossare da sola” - era un design semplice, una classica calzamaglia nera attillata del tessuto in microfibra di carbonio con cui erano tipicamente fatte le tute che ormai nei mercati neri ti lanciavano dietro, studiata per essere utilizzata con un quirk di tipo emitter che consistesse nella manipolazione di fonti di calore di un qualsivoglia tipo, lasciava dunque completamente scoperte le spalle e molta pelle del petto dal seno in su. Sulle braccia e al centro del petto erano presenti degli alloggi per quello che doveva essere un sistema di raffreddamento, tecnologia di cui Senka ancora non disponeva e che dunque rendeva quelle parti della tuta semplici gusci vuoti che davano un certo spessore alle parti del corpo d’interesse.
    Se Dadi fosse stata interessata a provarla la corvina l’avrebbe presa e glie l’avrebbe portata, momento in cui sarebbe sicuramente stato impossibile non notare che la tuta dava l’impressione di essere di molte taglie più grande rispetto alla platino, ma il pezzo forte di quell’articolo, essendo il prototipo di un costume prodotto in massa e non di uno studiato per essere fatto su misura, era proprio un comodo pulsante sul polso che avrebbe fatto stringere il tessuto della tuta espellendo anche tutta l’aria in eccesso dalla stessa, rendendola della taglia perfetta per quel corpicino minuto.
    Dunque perché se mettersela era così semplice la corvina non si sarebbe fidata a lasciargliela provare da sola? Beh, ovviamente non avrebbe nemmeno provato ad accennare che quel sistema l’aveva calibrato lei che prima di allora non aveva mai avuto a che fare con tecnologie simili, certo, sul corpo di Senka funzionava a meraviglia, ma non conoscendo i limiti di quel tipo di aggeggio non aveva idea di come sarebbe andata su qualcuno con delle caratteristiche fisiche così nettamente diverse dalle sue, c’era dunque un enorme rischio che la ragazza potesse rimanere intrappolata e soffocare, avvenimento per cui la K9 chiaramente preferiva trovarsi nella stanza con lei e con delle forbici da sarta a portata di mano, stranamente con l’intento di aiutare e non per sferrare il colpo di grazia.
    Se fosse successo qualcosa di male chiaramente avrebbe dovuto trovare qualche modo per scusarsi e per convincerla che ucciderla non era nelle sue intenzioni, sicuramente imputare tutto su un difetto tecnico fuori dal suo controllo sarebbe bastato, insomma, previsioni del genere erano inutili senza prima confermare le intenzioni della ragazza.

    | Villains | #Livello 2 | 27 y/o | © |
    Energia: 100 | Forza: 36 | Quirk: 36 | Agilità: 3
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    Scheda: Link.

    Scusa per il giga ritardo, in privato ho già accennato dei problemi intercorsi!
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19 replies since 8/5/2022, 15:42   612 views
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