(Book)Worm Hole: The Einstein-Rose(tinted) Bridge Effect

“Oh, there's an empty place in my bones
That calls out for something unknown.”

- "Jack's Lament" - Danny Elfman

Era in missione.
Kensei Kurayami si era svegliato consapevole di ciò che l’avrebbe atteso quel giorno.
La mattina lavoro come suo solito e poi un congedo per “impegni improrogabili”.
Una volta lasciata la libreria della vecchia si incamminò a passo lento e sicuro verso il suo destino.
Chiunque avesse incrociato il suo cammino o il suo sguardo, probabilmente avrebbe cambiato direzione: sembrava un teppista di strada, un poco di buono.
Forse perchè vestiva in un modo alquanto sospetto, forse perchè quello sguardo perso nei suoi pensieri e quell’espressione corrucciata lo facevano sembrare un attaccabrighe.
Calzoni larghi e neri, scarpe da ginnastica sdrucite, giacca a vento bianca oversize con cappuccio tirato sopra i capelli rosa gelatinosi che lasciava intravedere il collo alto di una felpa color mattone che gli copriva le labbra come una sciarpa.
Mani in tasca, tentacoli nascosti come da manuale e via lungo la strada verso il luogo designato.
A quell’ora sapeva che non avrebbe incontrato tanta gente, e ciò era molto molto importante perchè significava una cosa sola: che ci sarebbero stati pochi testimoni o, se aveva fortuna, anche nessuno.
Non posso fallire. Non devo fallire. digrignò i denti mentre si avvicinava a passi sempre più cadenzati verso l’obiettivo.
Non sarebbe stato semplice, ma niente era stato così in tutta la sua vita ma da quella missione dipendeva la sua vita.
In un certo senso.

Si era sentito felice al matrimonio di sua sorella e suo fratello.
Nonostante la tensione, la notte passata in bianco, la nausea e l’agitazione…. era giunto alla conclusione che forse quel matrimonio politico e d’affari era molto di più di questo. C'era sentimento, non comprendeva bene quale ma c'era - s'era perfino emozionato!
Aveva visto il sorriso di sua sorella e tutto aveva avuto e aveva preso un senso più profondo.
Un senso che Kensei non riusciva a trovare.
Nonostante fosse circondato da sorelle e da fratelli, nonostante avesse una vecchia che si prendeva cura di lui e nonostante avesse amici, rivali e un cane… Kensei Kurayami si sentiva in parte vuoto.
C’era qualcosa che desiderava, qualcosa che non riusciva a trovare in nessun dove se non sulle pagine di carta.
Non riusciva a definire che cosa, non credeva che riguardasse la parola “amore”, era… decisamente qualcosa di più di una semplice parola che veniva venduta a S.Valentino.
Dopo il matrimonio quel vuoto sembrava essersi gonfiato e con questo era tornata a fargli visita una lontana amica fobia.
Aveva passato alcune notti svegliandosi, madido di sudore in preda ad incubi e l’unica cosa che sembrava farlo star bene era la lettura.
La lettura era come un combattimento.
Lo faceva sentire bene, calmava le sue paure e rafforzava le sue convinzioni, lo portava ad assaporare mondi e storie e riusciva in qualche modo a farlo sentire vivo.
A fargli provare emozioni vere e sincere.
Avrebbe voluto davvero trovare qualcuno che potesse fare altrettanto, e forse era proprio questo che gli mancava e per questo si sentiva in qualche modo una frana totale e un completo idiota... insomma un caso senza speranza.
Certo era che in quel periodo non poteva permettersi di piangere lasciarsi andare alla speranza di trovare qualcosa, o qualcuno per poter colmare quella piccola sfera di vuoto che sentiva dentro.
Aveva altre cose a cui pensare, una missione importante da portare a termine.
Prima veniva la sua famiglia e la salvaguardia delle sue sorelle e dei suoi nipoti… tutto il resto non era importante.

Per questo doveva agire nel modo più veloce discreto possibile.
Perchè nessuno potesse scoprire quanto fosse importante per lui avere quell’ultimo sprazzo di speranza.

Quando entrò nella libreria non molto distante dalla sua, salutò con un buongiorno molto stringato e quasi rigido il commesso che contraccambiò con un tono molto perplesso.
Kensei si mosse, con passo felpato, un felino pronto a colpire.
Sapeva dove si trovava la sua preda e si diresse proprio lì, senza perdersi in quei corridoi, senza venire attratto dai canti di sirena delle copertine di libri di ogni genere.
Senza cambiare percorso e senza curarsi dei pochi clienti che vagavano come anime nel purgatorio.
Aveva fisso nella sua mente un solo obiettivo e lì si diresse.
Sapeva che si trovava lì, nessuno se ne sarebbe mai curato perchè solo i veri intenditori potevano conoscerlo.
Una cerchia che si restringeva come un cappio attorno a lui.
Ed eccolo lì.
Il fine ultimo della sua missione.
Unico, solo.
Sullo scaffale.
Eleganti scritte che ricamavano su quella copertina il titolo più avvincente che avesse mai potuto avere tra le mani.
Ecco.
Quello era l’ultimo sprazzo di una speranza a cui Kensei ancora si aggrappava.

Sunflower Girls.
Si fermò, solo pochi istanti, a due passi da quello scaffale.
Aveva quasi paura di avvicinarsi, di farsi vedere, di farsi scoprire.
Aveva paura di poterlo sfilare da quella marea di altri volumi e poterlo contemplare.
Non si sentiva degno. Aveva paura di finire quella storia ma oramai era troppo tardi.
Aveva intrapreso una strada senza ritorno e quella missione doveva portarla a termine.
Ne valeva della sua vita, ne valeva per capire se davvero c’era ancora una possibilità per il suo cuoricino… oramai si era così immedesimato nella protagonista che sembrava quasi provare le sue stesse emozioni.
Si sentì il cuore in gola e mosse un passo, tremolante, e mangiò la distanza che lo separava da quel volume.
L’ultimo volume di Sunflower Girls.
Tolse una mano dalla tasca…dita vellutate, senza calli, lisce come quelle di un bambino perchè le mani del Kraken erano fatte solo per sfiorare solo ciò che era davvero importante.
Libri compresi.
Il suo indice si alzò e si mosse, quasi come per sfiorare un oggetto di inestimabile valore che poteva infrangersi al solo tocco maldestro.
E poi accadde quello che lui non aveva previsto.
EH? la sua mano sembrò toccare - e probabilmente ad afferrare delicatamente e inconsapevolmente - qualcosa di molto più morbido del volume di carta: una mano.
Una mano più leggiadra, minuta, e decisamente più curata della sua.
Rimase per un momento interdetto, ruotando lo sguardo accanto a sè… a quella ragazzina dai capelli rosa, con gli occhiali, con quegli occhioni sognanti e vestita come una ricercatrice di storie e di emozioni…. le stesse storie ed emozioni che cercava anche lui.
Che entrambi le avessero trovate in quei volumi?
Stava anche lei attentando a prendere quell’unico ultimo volume di Sunflower Girls?
No. Non poteva essere.
Ma da dove cazzo spunta fuori questa qui?! non l’aveva neanche vista, altrimenti avrebbe provato a farla desistere o avrebbe provato a distrarla in qualche modo.
Invece adesso si trovava lì, in quella situazione che trovava alquanto imbarazzante.
Non sapeva come uscirne, ma non poteva lasciarglielo, non poteva lasciare che portasse via la sua speranza e che fallisse quella missione.
Non se lo sarebbe mai perdonato.
Le lasciò la mano, lentamente.
« Sc-scusi signorina. » abbassò lo sguardo per non incrociare quello della ragazzina « Non l’ho fatto apposta, non l’avevo vista. Mi perdoni. » si scusò, abbassando leggermente la testa, parlando attraverso il collo alto della felpa.
« Se vuole scusarmi. Vado un po’ di fretta. » non dette troppe spiegazioni, non voleva dargliele. In realtà non sapeva proprio che scuse inventare.
E poi non doveva spiegazioni di niente a nessuno e senza indugiare un secondo di più allungò nuovamente la mano verso il Santo Graal delle storie più dolciose e romantiche che aveva mai avuto il piacere di leggere.