Longing for that feeling

Ero davvero tutta un fremito, non mentirò a nessuno. Quanto tempo era passato da quando mi ero messa a cercarla? Avevo passato la città in lungo e largo rastrellandola come un guardaspiaggia al momento della pulizia sulla chiusura, avevo interrogato qualche povero sfortunato che mi si era palesato davanti - a dirla tutta mi ero palesata io, i dettagli non discutiamoli - chiedendo se fossero a conoscenza di una ragazza abbastanza particolare, dalla discreta forza, dall'armatura brillante e dalla forza prorompente senza ottenere quasi mai risposta positiva e poi mi era bastato ricevere una telefonata, vedere una persona che mi aveva scaldato il cuore, farmi mandare da un più che discreto "professore" liceale ottenendo una base d'accordo anche abbastanza pericolosa e...puf, ecco che sapevo nome, cognome, alter ego, luogo di lavoro diurno ed attività notturna.

Che non si intenda come la mia, quella della signorina Aya Nakamura è leggermente più pudica e con un senso di giustizia comunque maggiore del mio.

Come potevo non emozionarmi dopo aver aspettato così tanto tempo da rivedere una compagna di sventura che era stata fregata come me? Chissà com'era cresciuta, la piccola. Chissà se aveva desiderato le stesse cose che avevo desiderato io, se aveva sviluppato un po' più di abilità, se era riuscita a rendersi meno succube degli eventi e dunque con una discreta capacità di autosostentamento per le attività poco legali, se si ricordava di me, se aveva bramato redenzione e vendetta tanto quanto lo avevo fatto io e...oh, non dovevo pensarci. Dovevo pensare che la stessi aspettando ora dopo averle lasciato un regalino: una letterina, per intendersi, come si faceva al liceo, decidendo di rischiare anche con il fuoco.
Giocare con il fuoco perché mi ero recata allo Shinjuku Gyo-en. E voi vi domanderete perché ero in pericolo?
Perché mi avevano detto per chi poteva lavorare la mia piccola nuova amica Aya Nakamura e si diceva in giro che quel posto fosse molto, molto vicino alla loro base.

E poi era anche diventato un punto dove quelle maledette farfalle prosperavano, qual miglior posto come questo per riunirmi con lei? Era così romantico che quasi mi sorprendevo di aver pensato una cosa del genere, ecco. Ma veniamo alla parte interessante, cos'avevo fatto con quella letterina?
Come detto l'avevo semplicemente messa nella casella delle lettere indirizzata ad Aya Nakamura ed ero confidente che l'avrebbe letta solo lei, scrivendole in maniera abbastanza diretta:

"Ore 23, Shinjuku Gyo-en da sola. Mi farò notare.
Firmato, la tua amica Mormon."

Una spruzzata di profumo, un bacio con rossetto nell'angolo in basso a destra e niente più.
Io in tutto questo avrei semplicemente aspettato il calar delle tenebre per indossare la mia armatura, il mio casco, prendere il mio piccolo accessorio che però non usavo quasi mai ed incamminarmi tra le ombre fino a raggiungere il suddetto parco circa un quarto d'ora prima dell'orario prestabilito, scegliendo un punto particolarmente buio dove potermi camuffare. Non era un problema per me scomparire all'interno di un'ombra, fino a quando non mi avessero puntato una luce addosso sarebbe stato difficile per qualsiasi persona o essere vivente individuarmi.
Le ombre erano casa mia ed un parco di sera---beh, di sicuro giocava a mio favore. Difficile che fossero sempre illuminati in ogni momento, no? Sarei rimasta in attesa, prima o poi qualche movimento l'avrei notato.

Ero sicura che sarebbe venuta.
Non so perché ma ero davvero, davvero sicura.

« Misery loves whatever i tell it to. »

Cosa poteva esserci di più romantico di due persone che si ritrovano dopo tanto tempo al chiaro di luna in un posto pieno di quelli che sono i loro insetti preferiti?
Certo è strano parlare di insetti per due ragazze, una bella parte del nostro genere (ma non solo il nostro) di fronte a qualsiasi cosa possa essere classificata come "insetto" parte con qualche urletto e atteggiamento poco richiamante alla decenza umana ma non è questo il punto. Le farfalle in genere piacevano, soprattutto quelle belle e colorate, eppure queste qua mi davano sempre un certo tipo di ansia dato il passato che avevano e ciò che avevano (indirettamente) causato. Si pensava che fossero state loro a portare quelle spore, forse erano solo un mezzo di diffusione dato che la polvere poteva essersi posata sulle loro ali ed inconsciamente portata in giro.
Tutt'oggi non avevo intenzione di approfondire, ricordo solo che sul tetto del Ginza Wako mi ero trovata quasi paralizzata nel vedere un manto colorato come quello ed avevo pensato che fosse agghiacciante anche solo camminare lì nel mezzo: se si fossero spostate e mi avessero circondata come avrei reagito?

Inutile pensarci adesso, quelli erano tempi passati davanti ai quali trovarsi ad un tavolo, tazza di cioccolata in mano e pronta a riderci sopra...magari con quella brava ragazza che sono sicura avrei trovato prima o poi in questo parco. Potevo anche darle un punto più specifico dove incontrarsi se solo avessi conosciuto il parco, ora mi toccava addirittura inventarmi qualcosa per farmi notare.

Ma non sono io la tipa a cui piace stare al centro delle attenzioni? Non tutti i tipi di attenzioni, di tante però sì ed essere creativa in una circostanza come questa era quasi stimolante: avevo avuto modo di studiare il parco e delle simpatiche lanterne da esterno sembravano offrire gli unici sprazzi di luce in mezzo all'oscurità notturna, cosa che poteva favorirmi. D'altro canto non sarebbe stato estremamente strano se il parco fosse stato illuminato quasi regolarmente se non per una zona in particolare? Sono sicura che la mia piccola Aya conosca bene questo posto e saprebbe riconoscere quasi subito le anomalie che potrebbero svolgersi al suo interno, no? Oppure potrei optare per qualcosa di più scenico e trovare un modo di far volare via banchi di farfalle creando un piacevole effetto ottico ma sconosciuto nelle conseguenze. Se avessero ancora...

No, non credo che sia questo il caso perché altrimenti in città non si parlerebbe di questa come la zona più sicura del quartiere soprattutto considerando che la sede del gruppo di vigilantes si dice sia da queste parti. « Devo venirci più spesso. » Era un bel parco, in fondo, e per ora non correvo proprio rischi nel camminare qua. Non so dopo stanotte se mai ne avrei avuti, non era però emozionante anche solo pensare di scoprirlo?
Come avrebbe reagito la mia spero nuova amica all'incontro? Mi avrebbe accolta con diffidenza? Sicuro, non potevo aspettarmi di venire abbracciata dato che non era Shahar e con lei in fondo non avevo niente da dividere in questo momento. Che peccato, ero abbastanza intenzionata però a far di tutto per portarla dalla mia parte e sapevo, in fondo, quanto potessi essere insistente: non sarebbe stata la prima Vigilante a provarlo sulla sua pelle.

Presi il Kusari Gama e lo srotolai facendogli fare uno schiocco secco, quasi fosse un verso di liberazione dopo essere stato fermo per tanto tempo, ed intrattenuta dal suono che faceva - non ero tipa da fruste, giuro, questa però mi stava quasi facendo cambiare idea - lo ripetei altre due o tre volte prima di puntare una delle lanterne da esterno che potevano essere nelle mie vicinanze e colpirla con l'intento di romperla.
Questo con una, questo con due, questo con tre. Creare una zona di buio sarebbe stato meravigliosamente poetico soprattutto se solo la luce della luna fosse stata testimone del nostro nuovo incontro. Così come puoi ben notare una macchia bianca in mezzo ad una pagina nera, è facile anche trovare una macchia nera in mezzo ad una pagina bianca, no? E poi questo mio piccolo oggetto faceva rumore ogni volta che lo agitavo anche solo per la catena e---le farfalle, se ne stavano buone? Forse dovevo andare a colpire un loro albero.
Quello però era troppo per il momento, meglio rimanere intanto su quello che stavo facendo ora.

Sono sicura che sarebbe venuta da me, come un'ape che fiuta il polline.
Like a moth to a flame.

« The hero has to win all the times, the villain just once. »

Sono seriamente tentata di iniziare a muovermi per cercarla io, ad Aya.
Non è questo un chiaro segnale del fatto che in questa zona ci sia qualcuno, ovvero io?
In un parco completamente illuminato dalle lanternine (più o meno illuminato, non erano fari da stadio) ero riuscita a creare qualcosa di così poeticamente innaturale da non venir notata nemmeno in questo modo? Perché poetica, poi? Forse viaggerò troppo con la fantasia e sì, lo faccio spesso, ma era uno scenario abbastanza raffrontabile alla realtà: tutto alla luce del sole, tutti i fatti ben noti se non per una piccola porzione che era celata nell'ombra e che, di conseguenza, poteva venir utilizzata da chiunque come meglio si credesse.
Il detective aveva usato il fatto di avere un ruolo di autorità, di potere per far valere la propria versione dei fatti e le due povere ignare ma per fortuna sconosciute erano state fatte passare per le cattive di turno che avevano cercato di far fuori il poliziotto per aver provato a difendere il benessere della città con la propria vita. E nessuno avrebbe visto questa macchia nera se non vi fosse stata indirizzata da qualcosa di abbastanza credibile.

Il punto era comunque che noi non eravamo credibili, al contrario eravamo coloro che lo avevano attaccato - non era vero ma per ora nessuno lo sapeva e lui avrebbe potuto tranquillamente dire il contrario - e che lo avrebbero accusato pubblicamente senza uno straccio di prova.
Sempre considerando che la mia piccola Aya avesse intenzione di darmi una mano, io ero ben ferma sul volermi prendere una rivincita personale mentre lei non potevo saperlo. Lo avrei scoperto ora, certo, se solo si fosse fatta viva. Forse dovevo iniziare a scuotere qualche albero per far volare le farfalle? Non sembrava una buona idea, anche se erano insetti innocui non potevo sapere quanto di quella polvere fosse rimasto in generale anche se era stato provato, da quel che avevo sentito, che loro la portassero solo in giro facendosela depositare addosso mentre i macchinari facevano il lavoro sporco. Che piano complesso ma affascinante, magari anche in grado di instillare una paura recondita nella mente delle persone nei confronti di quel bellissimo ma inquietante insetto.
Ecco, forse con me stava funzionando dato che pensavo alle farfalle in quel modo.

Sospirai rimettendo al suo posto il kusari gama, incrociando le braccia al petto per voltarmi verso un albero e fare un paio di silenziosi passi verso di quello. Giusto un paio, come se ormai mi fossi leggermente sbilanciata verso l'opzione del dare un colpo secco alla pianta e far smuovere un sacco di quegli insetti. No, ora che ci penso erano appena scattate le undici ed il parco era grande, no? Poteva essere tranquillamente da un'altra parte e poi ero anche abbastanza sicura che non sarei stata vista all'interno di una zona buia: le mie doti di infiltrazione e di muovermi silenziosamente senza essere vista, in assenza di luce, erano difficilmente eguagliabili ora che ci penso ed avevo anche una più che discreta affinità con ciò che ormai era nero e notturno.
Avevo iniziato ad usare la seconda ombra come una pelle, di sicuro non mi avrebbe vista ma---al contrario avrei potuto vedere lei se si sarebbe avvicinata o meno. Dovevo solo darle un po' di tempo e---

---ed ora mi batteva forte il cuore.
Quel casco, quell'armatura, quella figura.
Oh, oh! Ma allora ci sei! Allora non mi hai mollata qui come una stupida!
Quanto ho aspettato questo momento, quanto ti ho cercata non lo sai, non lo puoi sapere. Ho girato di notte per mesi, ho interrogato persone con le buone e con le cattive per sapere se conoscessero qualcosa su di te ed ho accettato persino di dover fare un favore a qualcuno per trovarti ed ora, finalmente, sei qui che ti avvicini a me e ti avventuri in questo piccolo angolo che mi sono ritagliata in mezzo ad un parco semibuio solo per te, solo per averti di nuovo faccia a faccia.
Sei migliorata? Sei diventata ancora più forte?
Come sei finalmente di carattere? Eri così tanto guardinga a quel tempo che nemmeno sapevo se ti saresti presentata oggi eppure il coraggio stavolta l'hai trovato. Non so perché ma sento un enorme tremito dentro al petto, una brama che non riesco a spiegarmi: è come se ti volessi abbracciare, come se volessi recuperare il tempo perso.

Come se volessi scoprire quanto puoi urlare.
Se puoi urlare.

Un passo, due passi, tre passi. Ti vedo, ti osservo dal mio manto nero che mi occulta il più possibile dal resto del mondo e poi---e poi mi muovo.
Leggera ma veloce. Silenziosa ma fulminea.
Voglio colmare tutta la distanza che ci separa aiutata dalla mia ombra, aiutata dal mio mondo per portarmi così tanto vicina a te da poterti passare alle spalle, allungare le braccia ed appoggiarle sulle tue spalle per cercare un amorevole abbraccio alle spalle. Per cercare di sentire finalmente il calore della tua schiena, per sentire come vibra il tuo corpo quando parli, per capire come reagiresti nel trovarti in una situazione così improvvisa perché a quel tempo Kimura l'hai visto, sono andata avanti io ma ora---hai modo per vedere una macchia nera su una pagina nera?
Un abbraccio dalle spalle per avvicinarmi con il volto al tuo orecchio - o dove dovrebbe essere - e sospirare con tutto il sollievo che mi trovo in petto.
Ecco cosa voglio fare.

Cosa dirti?
« Ti ho cercata così tanto, mia piccola Aya. »

Come reagiresti?
Proveresti paura? Ti sentiresti in pericolo?
Oppure ti sentiresti accolta da un'amica?
Un'amica che ti piomberebbe alle spalle dall'ombra senza farsi vedere, senza farsi sentire e senza rivelarsi fino a quando non possa essere ipoteticamente tardi.
E che non sai cosa voglia da te.

« The hero has to win all the times, the villain just once. »

Ha dei nervi tutto sommato d'acciaio, io mi sarei presa un colpo bello e buono nel sentire o vedere dal nulla una cosa nera presentarmisi davanti in quel modo, abbracciarmi da dietro e chiamare il mio nome. Sarei entrata in una sorta di stato di panico su cui predominava una domanda sola: come fai a sapere il mio nome?
Seguita da tutte quelle secondarie su identità, provenienza, cosa vuoi---roba che mi aveva detto in parte, ci arriviamo tra poco perché era una situazione talmente nuova che non avevo la benché minima idea di come procedere. Sia chiaro: so cosa volessi fare ma conoscevo solo il punto a, che era la situazione in cui ci trovavamo ora, ed il punto b, che era dove volevo andare a parare, ma tutto ciò che stava nel mezzo era per me talmente sconosciuto da essere quasi intrigante. Cosa mi sarei inventata? Una cosa sentivo di fare: sentire come mi battesse il cuore e comportarmi di conseguenza.

Questo perché ero davvero felice di essere riuscita a trovarla.
Quante sere passate sui tetti, quante persone interrogate e buttate in un bidone senza trovare risposta, quanti insulti mi ero presa per essere arrivata dal nulla da quei poco di buono salvo poi vederli confusi quando me ne andavo senza far loro niente dando loro le opportunità di continuare qualsiasi cosa stessero facendo... Avete mai cercato una cosa con così tanta insistenza da far diventare quella ricerca quasi un macigno, un sasso che ti gravava sulle spalle e sentirti così tanto leggera dopo averla trovata da quasi volare sopra le nuvole?
Forse era per questo che l'avevo abbracciata nonostante avessi avuto solamente mezza interazione con lei. Non perché la ritenessi un'amica di vecchia data, non era Shahar per l'appunto, ma era solo il frutto di tanta fatica che finalmente era davanti a me e poteva venir colto senza troppe difficoltà. Anzi, stava venendo colto perché era proprio qui tra le mie braccia: potevo sentire il freddo di due armature che cozzavano schiena contro petto con nessuna violenza, se mi fossi impegnata avrei potuto captare anche qualche profumo o sentire qualche battito non mio. Invece mi dovetti appena alzare sulle punte per appoggiare il mento sulla sua spalla. « Sono d'accordo, meglio Lilith. »
Non avevo tanto bisogno di alzare la voce, se non si fosse mossa potevo dire di starle praticamente sussurrando nell'orecchio con una voce quasi invitante. Come se fossimo state in un qualsiasi luogo appartato e la conoscessi da una vita, come se la volessi solo per me. Un bisbiglio d'affetto, uno di quelli che facevano venire qualche brivido lungo la schiena quelli con meno sangue freddo.
Ridacchiai, una di quelle risatine che in genere sarebbero state finte solo per attirare l'attenzione del/la malcapitato/a che mi trovavo davanti e farlo/a cadere nella mia rete. Era il mio mestiere quello di irretire, di fare l'amante quando non lo ero.

E sentivo di voler fare la stessa cosa anche adesso: non è il farli rilassare il miglior modo per far loro abbassare le difese? Era tesa nonostante tutto e come biasimarla?
Il novanta percento delle persone, a quest'ora, mi avrebbe spinta via.
« Ho bisogno di te. » Una frase molto equivocabile se avessimo considerato come mi ero comportata fino ad ora: le avevo dichiarato di averla cercata per tanto tempo, la stavo abbracciando come se fosse un amore ritrovato dopo secoli, le stavo sussurrando all'orecchio quasi con dolcezza (sempre se non mi avesse cacciata via). Come poteva prenderla mai una dichiarazione del genere? « Sto creando lo scenario ideale solo per noi, my dear, ma mi manca un tassello. »
Uno: poteva vedere al buio?
Poteva vedere la mia ombra, la mia macchia nera, che si espandeva a goccia d'olio sotto i miei piedi e si posizionava esattamente sotto di lei sovrascrivendo la sua? Poteva vederla ribollire? Poteva vedere quei fili d'aria nera che si alzavano da terra per pochi centimetri prima di svanire nel nulla? « Mi manca vedere cosa sai fare davvero. »
Se si fosse presa la briga di allontanarmi prima, adesso avrei potuto agire stringendo un po' di più l'abbraccio in cui l'avevo chiusa per tenerla ferma, per tenerla vicino a me mentre l'ombra che stava sotto i nostri piedi avrebbe iniziato a rilasciare del fumo nero, dell'amorevole, meraviglioso e sgradevole fumo nero diretto verso l'alto, il volto.
Un fumo che l'avrebbe dovuta abbracciare ed avvolgere come me, leggero ed effimero, pronto a portarla ad una parziale pace che il mondo dei sogni chiamava: una pesantezza non facile da affrontare ma necessaria, se volevo capire quali fossero le sue doti.

Ma tranquilla, piccola mia, perché non ti abbandonerò nemmeno di fronte alle difficoltà.
Finché non sarò contenta, starò qui vicina a te. Nel bene o nel male.

« The hero has to win all the times, the villain just once. »

Il fatto era che ogni domanda che mi faceva era lecita, anche se quest'ultima mi sembrava abbastanza inutile da fare. Avevo bisogno di Tremors? Sorrisi e ridacchiai appena, una di quelle civettuole che fanno le gatte morte per tenerti sul palmo di una mano - anche se era probabile non avrebbe funzionato in questa circostanza. Forse ero consapevole che essere riuscita ad avvicinarmi in questo modo mi poneva in una grande situazione di vantaggio e di conseguenza mi stavo prendendo delle licenze che in altre situazioni non avrei potuto, per me era stato pericoloso: potevo soffrire di un eccesso di confidenza che poteva risultare fatale tuttavia sapevo, anzi avevo l'impressione che come io non fossi lì per fare del male vero e proprio a lei, anche Aya non ne avrebbe fatto a me.

Almeno io non troppo, era ovvio che per testare le capacità di una persona bisognava stringere un po' i denti e scendere a compromessi. In questo caso io avrei tenuto sotto controllo quella parte di me che ogni volta cercava di ottenere il controllo in ogni modo possibile e si divertiva nel vedere le persone a terra ai propri piedi - in tutti i sensi -, in compenso mi sarei potuta permettere di mostrare le unghie in qualche circostanza per farle capire che ero qui per giocare, sì, ma non troppo.
« E di chi altro? Ci siamo solo io e te, no? »
Non credo che si fosse portata qualcuno a tenerle compagnia od a guardarla da lontano, pronto ad intervenire nel caso in cui fosse successo qualcosa. Sarebbe stato molto scorretto da parte sua, anche se forse era la cosa che una persona prudente avrebbe fatto nel novanta percento dei casi.
Io no perché mi piaceva dare un po' di fiducia alle persone, poi sarei stata una delle persone più prudenti e con i nervi più tesi di quanto mai avrei potuto mostrare, difficile però che mi trovassi in una situazione del genere: in genere ero quella che prendeva le iniziative, no? In compenso la mia piccola tattica sembrava funzionare, essermi avvicinata in questo modo mi aveva permesso di farle respirare il mio piccolo fumetto nero che evidentemente era stato efficace ed il fatto che il suo tentativo di mandarmi via a parole era stato flebile dimostrava che avevo ragione, il punto era che non potevo aspettarmi che ad iniziativa mia non rispondesse nulla, no? Per questo forse ero stata troppo ingenua, mi ero meritata di prendere quel colpo alla cieca.
Non era stata però sleale? Io aprivo le danze con un attacco che non le avrebbe di sicuro fatto male, lei invece rispondeva in questo modo? L'impatto arrivò praticamente all'improvviso e dovevo ringraziare che avessi un'armatura abbastanza resistente, altrimenti la gamba sarebbe volata senza troppe difficoltà.

Strinsi i denti all'impatto improvviso che mi spinse addietro, questo però non cambiava che anche il mio colpo era andato a segno e nonostante avessi preso dei danni adesso - e la cosa mi aveva un po' fatta innervosire nonostante non potessi biasimarla -, praticamente mi sentivo in una posizione dove avrei potuto fare di lei quello che volevo. Mi trovai diversi passi indietro e con la gamba sinistra - quella colpita quasi a tradimento - appoggiata con il ginocchio a terra. Avevo usato le mani per cercare di ridurre un po' la scivolata sul terreno, i denti però stretti me li ero lasciati. Non era stato un bel colpo, no. « Te lo concedo. »
Me l'ero meritata, però volevo anche che capisse che ero una persona che non era bene far arrabbiare dunque dovevo pensare ad un qualcosa che le desse l'impressione di essere di fronte a qualcosa per il quale tirare fuori un po' di potenzialità. La mia arma più grande adesso era che fosse buio e la mia unicità andava davvero tanto a nozze con un ambiente del genere: era letteralmente parte del buio, no?
Mi tirai in piedi raccogliendo le forze concentrando delle energie nell'ombra, puntai il dito verso Aya e dai miei piedi si lanciò in avanti un filamento nero ed affusolato, diretto con tutta la velocità di cui era capace verso Aya. Una frustata, certo, ma dov'era diretta? In una delle zone più sensibili del corpo umano: la testa. Avevo puntato lì per un paio di motivi: la prima che fosse coperta dal casco, dunque l'impatto sarebbe stato di gran lunga attutito e se per caso fossi riuscita anche a levarglielo (improbabile, crederci non costava niente), sarebbe stata una gran bella dichiarazione da parte mia.
La seconda motivazione era che essendo parzialmente intontita dal mio status precedente, un colpo alla testa sarebbe stato un altro stordimento parziale capace di darmi un po' più di vantaggio nonostante avessi usato la mia tecnica più debole. Non volevo farle troppo male.

Poi rimaneva sempre il fatto che l'attacco doveva andare a segno, certo, e stavo parlando per ipotesi ma sognare non costava niente.
E' notte, di notte si sogna, no?

« The hero has to win all the times, the villain just once. »

Poteva essere da sola per davvero, poteva invece non esserlo. Era un rischio che mi ero voluta prendere per arrivare a questa situazione, soprattutto non volevo credere che Tremors avrebbe chiamato dell'aiuto per avere a che fare con una piccola criminale come me. Di conseguenza potevo dire che... « Sono più che fiduciosa che tu sia da sola. »
Soprattutto perché dopo tutti questi anni, dopo tutti i modi in cui mi ero immaginata il nostro incontro, dopo tutti i giri fatti e dopo chissà quanta gente incontrata anche solo per fare una domanda - più o meno gentile -, vedere la nostra piccola riunione "romantica" rovinata dall'ingresso di un'altra persona non mi avrebbe fatta infuriare ma bensì mi avrebbe letteralmente mandata su tutte le furie costringendomi a fare qualcosa di cui mi sarei probabilmente vergognata il giorno dopo e il cui pensiero è bene persino tenere lontano dalla mia testa.

Immagino però di essere l'unica delle due che abbia sognato questo incontro per così tanto tempo, Aya mi sembra molto meno entusiasta di me di essere in questa situazione. Capisco però che sia confusa piccolina, senti quante domande mi sta facendo per cercare di capire cosa io voglia effettivamente da lei: non la biasimo nemmeno per essersi presa quel colpo diretto sul casco, come fai a vedere un filamento nero in un ambiente completamente buio? Non lo vedrei nemmeno io né lo avvertirei, al contrario farei la stessa fine della mia nuova amica: prendermelo dritto in testa così come pianificato dalla persona che sta offendendo e non nel senso verbale, proprio in quello pratico.
Vederla volare a terra e finire con la schiena al suolo mi diede una forte, fortissima sensazione di deja vu che probabilmente avrebbe raggiunto l'apice solamente se fossi riuscita a montarle addosso, cosa che avevo quasi tutta l'intenzione di fare per capire se la sensazione che avevo provato con Sakiko era stata un caso o se davvero era la rivelazione che una parte di me nemmeno troppo piccola si divertiva davvero nel causare certe cose alle persone.
Però ecco, una mano al petto sul tonfo che fece me la portai quasi mi fossi spaventata io da quello che era successo.

Eppure lei aveva avuto lo stomaco di finire la domanda.
« Dipende anche da te, non solo da me. » Era vero, non che stessi usando il miglior metodo del mondo per convincerla a stare dalla mia parte però in fondo non le avevo fatto chissà quanti danni, no? Una bottarella alla testa non era chissà che ed un po' di sonnolenza---suvvia, potevo fare di peggio, no?
Volevo fare di peggio, soprattutto dal punto di vista morale.
« Perché potrei avere un lavoro per te. » Se proprio doveva essere deja vu, che lo fosse fino in fondo.
Approfittando del fatto che fosse a terra, avrei indirizzato immediatamente la mia ombra in avanti cercando di portarla proprio sotto la figura della ragazza nella maniera più veloce possibile, provando a ricreare una situazione che avevo già vissuto in tutte le sue circostanze con la sua collega un bel po' di tempo fa.
Probabilmente era la fine che volevo far fare ad un sacco di persone, quella di far cadere la loro maschera, ma in questa situazione era anche probabile porre la questione su un piano psicologico che avrebbe cambiato le carte in tavola.
Cosa doveva fare la mia ombra? Appena arrivata sotto Tremors si sarebbe arrampicata lungo la sua figura: sulle gambe, sulle braccia, sullo stomaco, sul petto---come una serie di serpenti che vanno ad avvolgere con le loro spire una vittima sacrificale solo che non avrebbero cercato di stritolarla, solo di trascinarla ed ancorarla al suolo. Tenerla ferma a terra, a quella che doveva essere la mia mercé.

Perché se ci fossero riusciti mi avrebbero dato campo libero.
Mi avrebbero permesso di avvicinarmi con tutta la calma del mondo, osservarla pochi secondi in silenzio prima di accovacciarmi e letteralmente sedermi su di lei a cavallo del suo stomaco, allungare le dita affusolate verso il suo casco e provare a sfilarglielo.
Speravo di aver modo di farlo, avevo tutta l'intenzione di vederla in viso la persona che ho cercato per anni senza sapere che mi sarebbe bastato così poco per averla...
C'erano tanti "se". Bisognava vedere se si sarebbero verificati oppure sarei riuscita finalmente a vedere che occhi aveva Tremors.

« The hero has to win all the times, the villain just once. »

Probabilmente sono malata, sono sicura di essere malata. Perché? Perché ho questa fissa irrimediabile ed irrinunciabile di voler guardare per forza in faccia le persone a qualsiasi costo, in qualsiasi modo ed in qualsiasi situazione. Mi succedeva quando facevo entrambi i miei lavori, mi succedeva anche in situazioni come questa: per ora mi ero trovata solo poche volte a menare le mani, davvero, ma quando era successo mi ero premurata di riuscire a vedere gli occhi della persona che avessi di fronte in tutte le circostanze.
E questa non era differente ma...io lo so perché. So perché avevo questa fissa, questo bisogno psicologico ed anche fisico ad un certo punto dato che il mio corpo si muoveva da solo, e risiedeva in quel dubbio che mi ponevo da tanto tempo: quanto mi piaceva fare male alle persone? Quello che ho capito adesso non era che mi piacesse sentire le persone soffrire, mi piaceva averle sul palmo della mia mano, mi piaceva poterle muovere a mio piacimento, poterle guardare e far loro capire di essere in una situazione di superiorità abbastanza palese.

In poche parole mi piaceva essere in controllo della situazione e di chi avevo davanti.
Poco importava se per farlo avessi dovuto usare delle parole, dei fatti o chissà cos'altro. Togliere il casco ai vigilantes, per intendersi, era una forma di controllo di cui però mi rendo conto adesso non avessi eccessivamente bisogno dato che in effetti il suo nome e dove lavorasse lo conoscevo già: questo era un errore, per dire, dato che non si trattava più di controllo. Si trattava di passare ad una completa fase di dominazione.
Una fase non necessaria, ecco, e che di lì a breve mi si sarebbe rigirata contro un po' come un boomerang che lanci in avanti e ti torna indietro: spero solo di essere abbastanza preparata da riuscire a prenderlo al volo. Però non me n'ero ancora resa conto, al momento ero in preda ad un eccesso di confidenza che mi stava annebbiando la mente.
Per quanto riguardava le sue domande beh, era normale che ne avesse: chi non ne avrebbe avute in una situazione come questa? Quello che però doveva sapere anche lei è che le persone non danno mai le risposte subito ed io, da villana di serie B qual ero, non volevo assolutamente uscire dalla categoria.
« Oh, honey. » Ridacchiai, lasciando che un sorriso quasi dolce e compassionevole si mostrasse dalla mia maschera mentre avvicinavo le mani al suo casco. « Non adesso. Voglio farmi desiderare un po'. »

Questa volta, però, non mi aspettavo che chi mi stava sotto reagisse: questione di quirk, voglio supporre. Per quanto la stessi tenendo ancorata a terra, niente le proibiva di usare la propria unicità e se l'altra volta mi era andata bene era solo perché Saki non ne aveva una che le permetteva di fare cose mentre si trovava impossibilitata a muoversi.
Mi resi conto che qualcosa non andava quando iniziai a sentir vibrare letteralmente sotto di me - non nel modo in cui ero familiare - e da presa, quella sul casco si trasformò in un semplice appoggio atto a mantenere l'equilibrio. Mi scappò un verso di genuina sorpresa prima che l'onda "anomala" mi travolgesse e mi lasciasse una sensazione strana, una sensazione cui non ero familiare lungo tutto il corpo; sensazione non piacevole, ovviamente. Rotolai di fianco, a terra, tenendo momentaneamente salda la presa sull'ombra perché mi permettesse di muovermi liberamente senza poter pensare a cos'avrebbe fatto di risposta la mia (spero) nuova amica Aya. Mi tirai in piedi un po' dondolante e con la vista leggermente annebbiata (ora riuscivo a capire perché si chiamasse in quel modo) prendendomi qualche istante affinché riuscissi a recuperare un po' di stabilità tipo come quando stai camminando su una trave di legno.
Mi ci volle qualche secondo, la situazione però si stava stabilizzando ed a quel punto guardai dove Aya era ancora momentaneamente - credo - ancorata a terra. Lasciai che il controllo dell'ombra sui suoi movimenti si dissipasse, lasciandola tornare verso di me senza troppe difficoltà liberando, di fatto, la ragazza che avevo di fronte.

« Hai ragione, serietà. » Quello che a me piaceva, in genere, arrivava dopo un intenso scambio di...opinioni ed io avevo saltato tutti i convenevoli. Che vergogna, proprio io? Scossi appena il capo per recuperare stabilità e calmarmi, come se volessi scacciare il disagio che si trovava adesso addosso al mio corpo, poi mi misi in posizione di guardia. « Convincimi a dartele, queste risposte. »
Non so perché ma mi sentivo fin troppo confidente nei miei mezzi: vediamo se facevo bene o no.

« The hero has to win all the times, the villain just once. »

A quanto pare, Tremors (o Aya) apprezzava molto più i cattivi di seconda categoria, quelli di serie B che si comportavano proprio come nei film, rispetto a quelli che cercavano di instaurare una conversazione. Mi sento quasi offesa nel constatare che in fondo non avesse la mia stessa voglia di incontrarmi e...no, non direi offesa.
Probabilmente stupida, sì. Mi sento stupida nel realizzare di essere la sola delle due che non vedesse l'ora di arrivare a questo giorno e se era così anche per lei, non lo stava dando a vedere. Dunque mi sentivo stupida perché mi rendevo conto che tutto quello che avevo pensato, tutto quello che mi ero immaginata in testa per tutto questo tempo era solo frutto di una fantasia unilaterale dove nessuno avrebbe camminato al mio fianco o, al massimo, dove non mi sarei nascosta nell'ombra di nessuno.
Era fastidioso, era stupido, era hearthbreaking come nel realizzare che la cotta che avevi verso una persona era a senso unico, un amore non corrisposto ed oltretutto quando incrociavi quella persona per strada insieme alla sua dolce metà. Faceva sempre male vedere di non essere tu la protagonista dei tuoi sogni ma qualcun altro.

Ecco, la sensazione per me era più o meno quella.
Il punto era che la reazione dipendeva sempre da persona a persona: c'era chi si deprimeva, tornava a casa e piangeva fino a quando non aveva probabilmente nemmeno i liquidi per deglutire la saliva, c'era chi si chiudeva in camera per giorni, chi invece andava a divertirsi cercando di ignorare il dolore che l'aveva preso/a e chi invece, come me, si sentiva talmente stupida da arrabbiarsi e prendersela con qualsiasi cosa le capitasse sotto mano e stava iniziando ad essere questo il caso in questione. Sì, ero una di quelle persone raccoglibili nella categoria degli "ubriachi violenti" ed in questo caso la mia ubriachezza era una grossa delusione, una grama epifania che mi investiva ogni secondo che passava sempre più forte. Possibile che non avesse nemmeno capito perché l'avevo cercata? Possibile che non ci fosse nemmeno una piccola sensazione in comune? Non potevo essere l'unica che si era sentita calpestata da quella vicenda, non potevo essere l'unica che si sentiva presa in giro da un terrorista che ora faceva una vita normale, forse un po' più dignitosa alle spese nostre nonostante nessuno sapesse che fossimo state lassù, quella sera.
Non potevo essere solo io.
(Potevo essere solo io quella sbagliata?)
E questa cosa mi faceva imbestialire sempre di più. Non mi aspettavo rose e fiori da parte sua, da parte di Aya, non dopo il modo con cui mi ero presentata, ma nemmeno mi aspettavo tutta questa indifferenza e da una detective mi aspettavo un po' di intuito in più.

Volevo che per una volta qualcuno capisse cosa mi passava in testa, che condividesse qualcosa che avevo dentro.
La guardai per qualche attimo agire in silenzio dopo averle detto di fare qualcosa per farmi parlare, dovevo capire nonostante fosse semi-buio che cosa stesse per fare e---ora che ci penso non era stata una bella mossa da parte mia togliere la luce quando alla fine nemmeno io riuscivo a vedere bene al buio, questo però voleva dire che avrei potuto rendere molto più difficile per lei il localizzarmi. Dovevo difendermi, adesso, perché non mi sentivo ancora al massimo dopo quella breve serie di vibrazioni che mi aveva tirato addosso e mi serviva qualche attimo in più per recuperare, per capire come attaccare, come sfogarmi e come far sì che Aya Nakamura alla fine di questo scambio si trovasse a terra, sotto il mio controllo e mi potesse guardare in volto, come potesse notare lo sguardo di una ragazza delusa e che (anche questa volta) non era stata compresa.
Non sapevo se l'avrei sentita urlare, avevo però una grande voglia di scoprirlo. Una voglia molto grande e questo sarebbe stato preoccupante se ci avessi pensato. Ora però pensavo solo a ciò che riuscivo ad intravedere di fronte a me e---sembrava aver preso qualcosa: mi aveva dato tempo di prepararmi, si era sistemata, aveva cercato di capire se fosse ancora in sé. Secondi per me per collegare occhi e cervello, per capire che mi stesse puntando contro qualcosa.

Mi avvolse un bozzolo nero con tutta la velocità di cui la mia ombra era capace di muoversi - che suppongo fosse la mia. L'ombra si alzò come un'onda nera che ti travolge dal basso, come un geyser che poi si chiudeva attorno a te per non darti via di scampo ma in questo caso era proprio il contrario: era quella la mia via di scampo. Una protezione che avevo usato poche volte ma che per ora non mi aveva mai abbandonata, non mi aveva mai delusa ed anche questa volta fu la stessa cosa: non vidi né sentii molto bene dove aveva impattato il colpo, ciò che mi aveva interessato in quel momento era il totale nero che mi ero trovata intorno e che mi aveva fatto sentire talmente bene da darmi un secondo di respiro, di relax, per capire cosa fare.
Per capire che in fondo potevo senza problemi agire come se fossi in casa mia nonostante non lo fossi, alla fine non eravamo all'ombra? Non eravamo in un punto buio in tutto il parco? Un grande punto buio che avevo creato. Ed in quel buio potevo andare ovunque.

L'ombra mi avvolse per pochi istanti, quelli necessari per parare il colpo, prima di riabbassarsi e darmi modo di fare quello che dovevo per prendere tempo e recuperare le piene facoltà: nascondermi nell'ombra. La fissai da sotto la maschera con una decisione che non mostravo da tanto tempo, poi...corsi via ritornando ad avere il buio come seconda pelle. Come avevo fatto all'inizio per avvicinarmi, come prima del nostro incontro.
Indietro per uscire dalla sua vista di quattro, cinque metri al massimo, bearmi della presenza del buio e spostarmi di lato nel più grande silenzio che mi era possibile per far perdere le mie tracce, per rendermi meno visibile possibile, meno rintracciabile. Alla mia destra, la sua sinistra, di quei pochi metri necessari per averla sotto tiro senza darle una traiettoria di eventuale tiro dritta e prevedibile. Avrei preso tempo e se c'era una cosa di cui ero confidente era la mia agilità, la mia rapidità in generale e fino a questo momento, quando facevo sul serio, non avevo trovato molte persone che riuscivano a stare al mio passo.
Forse poteva essere la prima volta.

Se non lo fosse stata, l'avrei osservata in silenzio dalle tenebre.
Ed avrei pensato, avrei immaginato, avrei sognato ad occhi aperti senza toglierle gli occhi di dosso.

« The hero has to win all the times, the villain just once. »