-
.CITAZIONEProsegue da Caccia il cacciatore
Edited by exquisite†corpses - 26/5/2018, 13:43. -
.
Aveva teso la mano in avanti con la mente ancora confusa e aveva inaspettatamente trovato una risposta: il suo angelo non lo fece volare con leggiadria in alto, ma arrivò con ben poca leggerezza e frettolosamente lo prese tra le braccia. Era ancora cosciente ma gli veniva difficile capire le cose, come se il suo cervello fosse andato in cortocircuito, alternando momenti in cui vedeva la scena chiaramente e altri in cui tutto veniva avvolto da una nebbia bianca. Vide Yami prenderlo tra le braccia come il marito alla sposa, offrendogli le proprie gambe per scappare. Protestò debolmente, anche se poteva al massimo muovere gli arti di poco.
Non dobbiamo scappare! No! No! Era come in uno di quei sogni dove si cerca di urlare, di dire qualcosa alle persone che si incontrano, però tutto ciò che si riesce ad emettere è un suono strozzato, che ti si blocca in gola. Non era completamente incapacitato nel parlare, ma il fatto di trovarsi mezzo svenuto non lo faceva ragionare, gli sembrava di addormentarsi per pochi attimi e poi risvegliarsi ancora più stordito di prima. La ragazza aveva spento i capelli e cominciò ad avviarsi davanti a se, però fermandosi e voltandosi indietro quando sentì qualcosa di metallico cadere. Si chiese cosa poteva essere. Ryo girò la testa cercando di vedere oltre la spalla di Yami, notando che la luce del ragazzo elettrico non c'era più. Perché si fosse arreso non lo capiva, ma continuava ad odiarlo. Sperava che colei che l'aveva preso in braccio si girasse e lo ammazzasse, se lui proprio non poteva. Questa però non lo fece e dopo questa breve pausa corse fino alla fine del vicolo, lasciandosi indietro qualunque cosa avesse perso. Ebbe un altro di quei flash e la testa gli girò per qualche secondo, non vedendo più chiaramente. La nausea la sentiva ancora, ma lo sfogo di prima lo aveva aiutato a non sentire più quell'impellente bisogno di vomitare. Quando riuscì a capire la realtà intorno a se di nuovo vide una marea di giacche bianche, simili a quella che aveva sporcato di sangue quella sera, e diverse moto che emanavano un forte odore di smog e benzina. Poteva sentire anche la puzza dell'alcool, che probabilmente proveniva dagli stessi motociclisti. Gli ricordò quella volta che si era ubriacato una sera, quando ancora stava a casa ed era tornato tardi. Ricordò anche lo sguardo apprensivo dei suoi genitori e i sorrisi di beffa dei suoi fratelli. Memorie cancellate da una nausea ancora più forte, ma doveva resistere. Non poteva certo rimettere sulla sua salvatrice.
Ancora però non si spiegava perché ancora quella donna lì si ostinasse a volerlo salvare, lo infastidiva che si preoccupasse di una persona come lui. Doveva avere in qualche modo un secondo fine, o forse voleva fargli del male sin dall'inizio. Che volesse rapirlo? Aveva fatto qualche azione che aveva infastidito qualcuno? Non voleva dubitare di lei, ma cominciò un po' a prendergli l'ansia. Nel momento in cui Raul era arrivato, pure lei era pronta lì a salvarlo. Che fosse uno di quei tanti Vigilantes che perlustravano le strade più malfamate di notte? Gli sembrava improbabile, lo avrebbe fermato ben prima. Sentiva gli schiamazzi dei centauri infernali che ci provavano con le ragazze, le risatine acute di queste, suoni di bottiglie rompersi e rotolare sull'asfalto. Avvertiva anche i sobbalzi che la corsa di Yami gli faceva fare, ondeggiando su e giù come delle piccole montagne russe. Improvvisamente però, tra la confusione sonora e visiva, si fermarono e venne appoggiato da qualche parte. Sentì la sua schiena appoggiarsi su uno schienale e aprendo gli occhi, un po' più lucido, vide che erano su una moto.
Che cosa... Vide la ragazza appoggiarsi sul posto di guida della vettura, facendola sobbalzare leggermente. Ryo aveva i piedi appoggiati nei posti appositi accanto alle ruote e vicino la marmitta. La giacca nera che prima gli aveva dato ora fungeva da sostegno per tenerlo fermo e anche se il bisogno era minimo, non poteva affidarsi alle sue mani tremolanti in quel momento.
A proposito di mani... Notò con gran dispiacere che erano vuote, senza il coltello di Yami in mano, quella preziosa arma che lei gli aveva affidato. Oh no...
Era sinceramente afflitto dall'aver perso il cimelio della sua compagna, una lama che sembrava veramente pregiata anche ai suoi occhi profani. Si chiedeva dove la avesse potuta perdere, forse in uno di quei momenti di perdizione corporea. Era rimasta nel vicolo e probabilmente qualcuno la avrebbe raccolta. Stava per dire un debole "Mi dispiace", quando vide la sua compagna mettere le mani indecise sui manubri, togliere il cavalletto che bloccava il movimento ed accelerare di colpo. Sentì l'aria in faccia all'improvviso, accompagnata da uno strattone.
Ma questa sa guidare?! Ryo sperava che avesse preso quella moto ma che avesse la patente o almeno la capacità di usarla. La giacca lo aveva protetto dal cadere ma si aggrappò alle spalle di Yami, come fanno tutti i passeggeri che salgono per la prima volta sulle due ruote. Si chiedeva dove quella donna avesse intenzione di portarlo e soprattutto se non volesse schiantarsi, perché sembrava aver intenzione di andare veloce.SPOILER (clicca per visualizzare). -
.CITAZIONEHo modificato il post precedente perchè come ogni volta non avevo modificato il titolo nel layout.
-
.SPOILER (clicca per visualizzare).
-
..
-
.SPOILER (clicca per visualizzare)
Edited by Dëlin - 27/5/2018, 23:25. -
.CITAZIONEScusa il post corto ma non c'era molto da dire.
-
.
Alle sue parole la donna reagì in modo strano, prima di tutto distogliendo lo sguardo e arrossendo visibilmente. Qual era il motivo di questa reazione? Le persone arrossiscono quando si parla di amore? Era una cosa che Ryo non capiva bene, anche se era evidente che se parlava di amore, gli piaceva qualcuno. Forse lei poteva capirlo? Era ancora in dubbio su ciò. La seconda cosa che lo fece preoccupare erano le parole consolatrici che lei gli offrì, come se stesse cercando di riparare un cuore spezzato da brava sorella maggiore. Ryo si ricordò che già all'inizio aveva frainteso, pensando che lui e Saito fossero legati in qualche modo profondo, che fossero fidanzati in qualche modo. Sinceramente non aveva mai pensato all'amore sul serio. Non provava niente nel pensare di baciare qualcuno, non aveva mai desiderato qualcuno che non volesse uccidere e le donne non lo attraevano, così come gli uomini. Per lui erano tutti pupazzi da rompere e svuotare dell'imbottitura, l'amore disinteressato e dove ci si dava per l'amante lo disgustava.
Oh? Saito non era il mio ragazzo, Fuocherella. Gli disse ricambiando lo sguardo e accenando un sorriso a Yami. Era solo un divertimento per me. Ne troverò un altro. Si guardò le gambe e le mani appoggiate, anche se i pantaloni non davano risposte o conforto. Le parole della ragazza su Raul gli fecero tornare nel cuore la rabbia, che però doveva essere contenuta per non contribuire a mal di testa ed aritmia, il battito del cuore così veloce che lo poteva sentire saltare nella magra cassa toracica. Gli aveva tirato due fulmini senza pentirsene e forse aveva ucciso Saito, magari pensando di aver fatto un bel lavoro. Sarà stato uno di quei pazzi che pensano che la loro "giustizia" valga qualcosa, come se potessero cambiare le regole di questo mondo spazzatura. Lo dichiarò con aria amareggiata. Della società a lui non glie ne fregava niente.
Ryo si portò una mano sulla scapola sinistra, che sentiva indolenzita e dolente a causa della caduta di prima, sussultando un poco. Non aveva ricevuto molte risposte, però almeno la ragazza si era decisa a dirgli le sue intenzioni. Non voleva chiamare Yuya, che a quanto pare sembrava essere una persona molto occupata. Voleva chiamare un dottore? Era davvero necessario? Era stupito a quanto potesse arrivare Yami per aiutarlo. Forse si sentiva in colpa per non averlo protetto? Avrebbe voluto anche solo potuto dormire, però voleva evitare di doversi occupare di una brutta ferita infetta sulla schiena. Non era un medico, però forse la scossa aveva alterato qualche funzione vitale. Il cuore gli batteva forte da un po' e il mal di testa gli picchiava ancora il cranio. Le gambe non avevano ancora riacquistato completamente la loro mobilità e Ryo temeva un danno ai muscoli. Forse per una volta doveva fidarsi.
Uhm...ok. Chiamalo pure, se non ti costa niente. Il dubbio trasparì dalle sue parole. Mentre guardava la ragazza prendere il telefono, decise almeno di porgli un'ultima domanda. Senti...qual è il tuo nome? Tu il mio lo conosci. Non vorrei chiamarti Fuocherella per tutta la serata, sinceramente. Sorrise nuovamente, questa volta in modo più sincero. Si sentiva strano a chiamarla indirettamente od usare quello strano soprannome, nonostante fosse più che azzeccato. Non era sicuro che quella che lavorava per un misterioso tizio volesse rivelargli il suo vero nome. Però se non me lo vuoi dire lo capisco...fai tu.SPOILER (clicca per visualizzare). -
..
-
.
Gli sorrise quando parlò di Saito, forse intuendo qualcosa o capendo il suo discorso. La ragazza continuava a scorrere lo schermo del suo cellulare e invece di rispondergli, gli fece segno di attendere portando il telefono all'orecchio. Aveva chiamato una certa Jenny e gli raccontò brevemente delle sue condizioni con frasi brevi e coincise, rivelando inavvertitamente il suo nome mentre parlava. Yami...un nome non molto comune al dir del vero ma non si mise a commentarlo, aspettando a labba serrate che finisse quella conversazione che gli ricordò come lei conoscesse la sua identità. Non aveva capito molto bene chi sarebbe arrivato e quando, ma doveva essere qualcuno amica della ragazza se poteva chiamarla a quell'ora. Yami si girò nuovamente verso di lui e senza problemi gli disse il suo nome, pronunciando poi un cognome strano che aveva un'aria sconosciuta e straniera. Forse aveva delle origine estere, anche perché i suoi lineamenti erano decisamente diversi dai suoi e dalla maggior parte delle persone che aveva incontrato. Sembrava piuttosto tranquilla a dirgli il nome, però cominciò un altro discorso che invece le fece fare una smorfia di quel che a Ryo sembrò imbarazzo. Gli disse che probabilmente aveva già sentito lei e suo fratello, poiché erano finiti sul notiziario per aver ucciso i propri genitori. Aggrottò le soppracciglia non tanto per lo stupore o per il disgusto ma perché non si immaginava proprio che Yami potesse farlo, forse perché la aveva conosciuta come sua protrettrice. Come quando si ha una buona prima impressione delle persone e ci viene difficile pensare che abbiano dei difetti, Ryo non aveva nella mente una giovane Yami che potesse fare una cosa del genere. Pure lui ci aveva pensato più volte a farlo, anche perché sapeva benissimo gli spostamenti della sua famiglia. Però per lui era l'unico limite che non era riuscito a superare, l'unica perversione che non era mai riuscito a portare a fondo. La faccia dei suoi genitori e dei suoi fratelli lo malediva ogni volta che provava odio nei loro confronti, eppure gli tremavano le mani quando pensava di fare una cosa del genere. Una debolezza stupida, un sassolino nella scarpa e forse l'unica emozione che riusciva a provare autonomamente.
Oh...quindi hai un fratello? Fu l'unico argomento che gli veniva in mente senza dover scavare nei ricordi di entrambi, voleva evitare quella discussione. Forse il letto dove stava seduto in quel momento apparteneva al consanguineo di Yami. Le immagini dei suoi fratelli gli passarono nella mente un'altra volta. Pure io ne ho, due per la precisione più grandi di me. Però è un po' che non li vedo... Ryo copiò il gesto precedente di Yami, portando la mano destra tra i capelli bianchi tentando un sorriso. Yami aveva ucciso i suoi genitori e Ryo bramava di poter chiedere come fosse stato. Aveva provato rimorso dopo? O li avevano uccisi a sangue freddo? Probabilmente quella non era la casa della ragazza allora, o almeno non la credeva così perversa da poter vivere nello stesso luogo dove aveva tolto la vita ai due. Non era spaventato dalla donna ma affascinato, forse erano più simili di quanto credeva. Era in grado di uccidere tranquillamente e lo faceva sentire come se i due condividessero qualcosa, come due amici coinvolti in attività illecite. Era decisamente una tipa che sapeva il fatto suo.
Sinceramente non sapeva molto di cosa parlare mentre aspettavano quella Jenny, anche perché l'unica domanda che voleva porgli era perché li avesse uccisi. La sua mente decise però che non era il caso, probabilmente lo avrebbe visto come un maniaco ancora di più se le avesse chiesto una cosa del genere.
Non credo di averti mai sentito al telegiornale, neanche a tuo fratello. Gli confessò arricciandosi i capelli con le dita. Forse aveva letto di un caso del genere, ma si perdeva nelle memorie di anni fa tra numerosi crimini che accadevano ogni giorno. Però...mi sembri piuttosto normale e anche gentile, se mi hai salvato, anche se era per lavoro. Era piuttosto imbarazzato dalle sue parole e si riportò la mano tra i capelli, cercando di sorridere veramente questa volta. Queste parole erano un miscuglio tra la sincerità, non voler restare in silenzio, il voler evitare di premere su un tasto dolente e la voglia matta che aveva di sentire la sua storia.SPOILER (clicca per visualizzare). -
..
-
.
Gli parlò di suo fratello, di come la situazione con lui fosse complicata. Che se ne era andato da poco, lasciando quella casa e la stanza dove aveva vissuto per vent'anni con la sorella. Ryo scrutò le pareti e le lenzuola dove stava seduto con Yami in quel momento. Tutto ciò lo faceva sentire...triste. Quando udiva questi avvenimenti non poteva fare a meno che pensare come sarebbe diversa la vita di una persona se ci fosse stata una perdita in meno, un avvenimento doloroso mai accaduto. Solitamente non gli importava delle persone che incontrava, ma con quella ragazza era leggermente diverso. Chissà cosa sarebbe accaduto se in quel momento ci fosse stato il gemello di Yami, che tipo di persona era. Forse era gentile come la sorella? O più burbero e protettivo nei confronti di chi era venuta al mondo con lui? Si immaginava una figura scura, un'anima senza volto che camminava in quella stanza. Lei non sembrava così scossa, però anche se non capiva cosa provasse, per logica credeva di poter sapere che quell'avvenimento la aveva colpita anche se lei sembrava voler gettar via quel peso alzando le spalle. Sul volto di Ryo si dipinse una leggera smorfia di malinconia e intrecciò le dita guardandosi le mani unite. Lei aveva proseguito dicendo che avevano beccato solo lei, raccontando la storia come una marachella combinata da ragazzini. Non le importava veramente? Ryo non era stupito o confuso, voleva semplicemente capire cosa significasse quell'evento per lei.
Al suo sorriso e alla sua specie di complimento lei rispose con una fragorosa risata, che non sapeva se lo faceva sentire sollevato o se si doveva preoccupare. Gli parlò di lei come se fosse una strega legata al rogo che cerca di dimostrare la sua umanità davanti al boia. Lei era una ragazza normale e ciò che aveva fatto non importava più di tanto. Parlava come se l'assassinio dei suoi genitori fosse una cosa che le era accaduta, come una malattia grave ormai sconfitta e superata, che non la influenzava più. Lei combatteva per qualcosa, per le persone come lei o come lui che non venivano capiti per i loro comportamenti. Ryo aggrottò di nuovo le sottili sopracciglia, forse questa volta più per tristezza. Lei si era sdraiata sul letto, forse per riposarsi e non era sicuro che lei potesse vedere la sua espressione.
Davvero Yami pensava che loro fossero simili? Che potevano essere messi nella stessa categoria? Lui poteva forse capire che i fatti del suo passato non la toccassero più di tanto, che quell'omicidio fosse una cosa lontana e che non gli importasse molto. Però...per lui essere associato ad un'altra persona gli faceva sentire qualcosa di strano all'interno del cuore, una smania di allontanarsi da lì non tanto con il corpo ma come se sentisse il pericoloso avvicinarsi di un dolore e dovesse scappare. Strinse tra di loro le dita intrecciate. Era come un'ansia inesorabile creare rapporti. La vicinanza delle persone lo spaventava, voleva distruggere tutto ciò che sentiva di nuovo, cancellarlo prima che potesse fargli male.
Io... Si girò verso di lei, che lo stava già guardando. Con le dita sfilò la benda dall'occhio destro per vederla meglio, l'iride libera per la prima volta nella serata. Il cuore lo tentava di dire come si sentiva, ma si tenne dentro ciò che provava, cambiando il soggetto del discorso. Tu credi ci sia qualcosa per cui valga la pena combattere? Ryo non credeva che la società potesse cambiare. Aveva conosciuto parecchia gente quando era un ragazzino che sognava di riformare il mondo, le stesse persone che lo guardavano con occhi disgustati o di lontana indifferenza. Come poteva cambiare un posto del genere, se non potevano neanche accettare lui? Non credeva nei rivoluzionari. Yami forse era ingenua a combattere per chi non ci avrebbe pensato due secondi a tradirla o a sfruttarla, anche se sicuramente era abbastanza forte da potersi far rispettare. Ryo conosceva solo la facciata di quella donna, una facciata fatta di azioni spericolate e malinconia, però non provava rancore. Quella serata era stata di domande che si era posti tra di loro, lui sicuramente di più verso di lei. Questa aveva una sensazione diversa, non c'erano sorrisi questa volta o sviamenti di discorsi. Yami era veramente illusa di voler combattere per gli altri?SPOILER (clicca per visualizzare)
Edited by Dëlin - 8/6/2018, 01:47. -
..
-
.
Alla sua domanda la ragazza fece dei gesti che potevano rassomigliare la sorpresa e dopo una breve occhiata al telefono si cominciò a slacciarsi gli stivali, ingombrando la sua bella faccia con i capelli bianchi. Si chiese quante persone con i capelli albini vivessero a Tokyo e se quella rara colorazione fosse un effetto secondario del quirk della ragazza. Per quanto ne sapeva lui il suo quirk non centrava niente, li aveva ereditati dalla madre. Stava rimuginando su questi fatti quando Yami fece una cosa che non si sarebbe mai aspettato. Come se si trovasse di fronte ad un'amica fidata appena tornata da una serata scatenata, si slacciò i pantaloni facendo vedere cosa indossava sotto di essi. Ryo era pietrificato in quella posizione, con le mani intrecciate che cominciavano a sudare. Cosa stava succedendo? Cosa aveva capito quella donna? La situazione peggiorò quando non si fece problemi a girarsi e a mostrare il sedere. Lui non voleva, però non riusciva a distogliere gli occhi da ciò che vedeva, si sentiva le guance e le orecchie bruciare e probabilmente la pelle scura stava arrossendo, la bocca serrata mentre cercava di guardarsi intorno. Una situazione che il suo cervello non registrava, era come se fosse tornato nei portali psichedelici di Yuya. Ora quella si stava pure togliendo i vestiti di sopra, ma ringraziò quando vide che almeno aveva il reggiseno, di colore nero che risaltava sulla sua pelle bianca. Si chiese se lo stesse facendo per provocarlo, perché non aveva vergogna o perché aveva "fiducia" in lui? Ryo non pensava che lei fosse una ragazza facile, almeno da quanto la aveva conosciuta, e forse lei credeva di potersi tranquillamente spogliare in sua presenza perché era una cosa normale tra le persone? Lui non era nemmeno mai stato fidanzato, figurarsi entrare nella stanza di una ragazza. Yami aveva decisamente un fascino e una figura completamente diversa dalle ragazze giapponesi. Era alta e aveva la pelle pallida ma non olivastra come le donne di lì e i suoi capelli bianchi la rendevano solo più bella. Ryo si sentiva strano a pensarla come una donna in "carne ed ossa" , si sentiva strano a pensare chiunque in quel modo. Si sentì sollevato quando lei decise di mettersi una maglia decisamente troppo grande per lei, facendole mostrare comunque le gambe nude, facendola assomigliare ancora di più ad una streghetta pronta a maledirlo.
La vide poi aprire un cassetto e tirare fuori un altro paio di vestiti molto più grani della sua taglia, per poi avvicinarsi a lui e porgerglieli con aria innocente, chiedendogli se li volesse indossare. Ryo pensò che la ragazza dovesse avere una gran considerazione di lui o avere una bassa considerazione del suo pudore. Voleva che si spogliasse lì? Davanti a lei? Ryo non sapeva come rispondere. Anche se dei vestiti puliti gli avrebbero di sicuro fatto comodo, si imbarazzava a cambiarsi di fronte a lei, ad immaginarsi di togliersi i pantaloni e restare esposto come lei anche se per qualche secondo, di mostrarsi in mutande di fronte a Yami. Allungò dubbioso una mano verso la maglia chiara, sentendola al tocco fresca e morbida.
P-prenderò questa. Ti ringrazio. Guardò velocemente prima la maglia, poi Yami e di nuovo i pantaloni scuri che preferiva lasciare lì. Se lei non provava vergogna nell'essere praticamente nuda in sua presenza, poteva permettersi di cambiarsi la maglia. Si sfilò da seduto quella semidistrutta di dosso, restando a petto nudo per qualche secondo, guardandosi la pelle scura e le costole che sporgevano sul suo fisico magro. Gli dava fastidio esporre quella sua fragilità in quel modo, e come se il bianco lo purificasse, sentì quindi il tessuto dell'enorme capo avvolgerlo. Profumava vagamente di pulito, la reminescenza di un ammorbidente, di un lavaggio ben curato. Le maniche superavano abbondantemente le sue mani e le fece sgusciare fuori allungando le braccia in avanti, sembrava quasi un monaco cinese. Pensava che avrebbe probabilmente sporcato la maglia con la ferita, ma non credeva che Yami avesse particolari usi delle maglie del fratello, tralasciando la loro nicchia come vestito d'emergenza.
Lei si era messa sul letto accanto a lui, le gambe incrociate come se fossero due amichette adolescenti che stavano per raccontarsi dei ragazzi più carini della scuola. I loro occhi si incontrarono e in quell'azzurro rivide la malinconia di prima ma trovò anche una vitalità che forse la accompagnava da sempre. In effetti, lei gli aveva detto che sarebbe stata una storia lunga. Ryo ascoltò con attenzione tutte le parole di quella storia, partendo dalla sua Unicità apparente alle voci nella sua testa, a quel braccio omicida che era uscito e aveva ucciso i suoi genitori. Rabbrividì quando gli chiese se la sua coda era mai uscita da sola, anche se Ryo sapeva che era impossibile. Era un arto aggiunto, qualcosa che era strettamente collegato a lui sia nel corpo che nella mente, però anche se gli capitava di attivarla quasi automaticamente quando era eccitato, era sempre stata una sua volontà. Sperava che fosse impossibile.
Yami sembrava decisamente provata dopo avergli raccontato tutto e se lui si fosse avvicinato di più avrebbe notato la sua pelle d'oca. Lei lo fissò dritto negli occhi, sentendo la pressione di quelle iridi di ghiaccio contro le sue verde prato, un vento di bufera che si abbatteva su un'ignara pianura. Gli chiese che cosa fosse un eroe. Era una domanda alla quale non sapeva dare una risposta. Per lui gli eroi erano buffoni che volevano l'attenzione degli altri, nomi nell'aria che vivevano di fama e se ne ingozzavano. Però sentiva che c'era qualcosa di più profondo rispetto a quello che vedeva con i suoi occhi, anche se era di sicuro d'accordo che quel tizio che gli aveva tirato un fulmine non poteva che essere un'ipocrita nel pensare di esserlo. Il tono della conversazione rispetto alla situazione di prima era completamente diverso. Parlò di potere. Il potere sugli altri era probabilmente ciò che più gli uomini bramavano di avere. E se qualche dio o scherzo del destino aveva scelto l'umanità come detentori di potere, aveva sbagliato alla grande. Paragonò i quirk ad una pistola, che crediamo di usare nel giusto e se sbagliamo non possiamo che cadere nella disperazione in un modo o nell'altro. Lei lottava per quello. Per un mondo a suo parere giusto, dove le persone non sono limitate nell'utilizzo del proprio potere ma istruite, dove una persona come lei non doveva nascondersi, non doveva temere. Ryo abbassò lo sguardo seguendo Yami, se prima però era stato al discorso della ragazza questa volta doveva dissentire.
Tu credi che questo mondo così sbagliato possa veramente cambiare? Guardò di nuovo la ragazza albina, cercando il suo sguardo, la voce che esprimeva una certa rabbia. Che la società accetterebbe mai persone come te o me? C'era insicurezza nell'includersi in quel discorso. Lei li aveva accostati un'altra volta, facendolo irritare. Doveva smetterla di pensare che loro fossero simili. Lui, lei, chiunque avevano una parte in quel teatro corrotto del Mondo. Lui era un assassino, una persona che si odiava, non era nobile come Yami. Che i miei genitori, le persone che mi guardavano da lontano, i parenti e gli amici di chi ho ucciso mi accetterebbero? L'umanità era assetata di potere ben prima che spuntassero i quirk, sono solo giocattoli nuovi che l'uomo ha sviluppato solo per ammazzarsi meglio. Ryo strinse le nocche in pugno fino a far impallidire la pelle scura. Io...io non mi scorderò mai gli occhi di mia madre quando vedeva il mio quirk! La paura, il rifiuto che sentivo dentro di lei! Io ho ucciso, l'ho fatto per piacere e non me ne pento. Stava quasi gridando. Si sentiva salire le lacrime agli occhi. Perché aveva tirato fuori una questione del genere? Sentiva le emozioni che teneva represse da tempo risalirgli dallo stomaco fino alla testa, gli faceva male la gola tanto da stringere i denti. Forse alla fine voleva solo qualcuno a cui dirlo, a cui confessare il dolore che teneva nascosto da tempo. Yami era una sconosciuta, ma non poteva fare a meno che riversare su di lei ciò che sentiva. Il tuo è un ideale nobile...ma questa società è troppo corrotta per essere cambiata! L'unico modo per correggere questo mondo è distruggerlo. Disintegrare tutto per ricominciare da zero. Ryo sospirò, cercando di calmarsi coprendo il viso con la mano destra. I quirk andrebbero controllati dici? Sono solo una maledizione, l'illusione che l'uomo si è dato per sentirsi superiore ad un maiale. Quella benda serve per coprire questa maledizione. Si rannicchiò con le ginocchia sul mento, la maglia di Yama che lo copriva ancora tutto come una coperta, guardandosi le ginocchia che erano coperte da quei luridi pantaloni.
Scusami. Non sapeva di cosa dispiacersi, forse di averle affibbiato quel dolore che lui da solo non riusciva a gestire. Appena arriverà quel dottore me ne andrò. Era piuttosto sicuro che lei non gli volesse parlare più di tanto ormai. Forse vedevano il mondo in modo troppo diverso, lei troppo speranzosa e lui troppo pessimista. Yami era una persona forte. Sia caratterialmente, quando aveva sfidato quel temibile eroe, sia mentalmente se credeva di poter cambiare il mondo in quel modo. Era sicuramente la tipa più a posto che aveva conosciuto di recente. Ryo ripensò a Saito, alla sua morte e ai genitori del motociclista che avrebbero sentito domani mattina la probabile scomparsa del loro figlio. Questo rientrava nelle regole e negli obbiettivi di Ryo, anche se non riusciva a sentire la soddisfazione che provava di solito. Non capiva perché. Forse era stata Yami. Sperava di no.
Passarono diversi minuti in cui il silenzio, fosse stato per Ryo, avrebbero fatto da padrone. Si chiedeva che ora fosse e attendeva quel dottore che la sua salvatrice aveva chiamato. Non passò molto tempo che sentì il gracchiare del citofono provenire dal soggiorno e rimbombare fino alla camera da letto. Guardò brevemente Yami, aspettando che si alzasse per andare ad aprire. La ferita gli faceva male ancora, anche se era stata superata da quello che si erano detti quella sera. Si sentivà più leggero rispetto a prima grazie allo sfogo con Yami. Guardò la finestra che dava sul buio davanti a se, anche se un debolissimo chiarore proveniva dal sole estivo che avrebbe fatto presto la sua comparsa. L'alba, come aveva letto tante volte, era simbolo di rinascita e della sconfitta della morte. Che fosse così anche per lui?SPOILER (clicca per visualizzare). -
.
I could be so much worse and I don't get enough credit for that.
- Group
- Administrator
- Posts
- 5,203
- Location
- Nasuverse.
- Status
- Anonymous
CITAZIONEDëlin: + 25 exp
exquisite†corpses: + 25 exp.