L'Orfanotrofio

[Trama GdR] AM per _JoJo_, Ryuko, Roy90, -The Alchemist-

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    L ' O R F A N O T R O F I O





    Il furgone aveva viaggiato per buona parte della mattinata e, una volta lontano quando bastava dall'Università di Fisica, aveva fatto una sosta obbligata in qualche vicolo sperduto nei sobborghi di Tokyo. Qui, Alucard aveva desistito. Le sue braccia non si erano ancora rigenerate a dovere e non aveva più energie per proseguire. I soldi non gli interessavano e in ogni caso sarebbe stato più un peso che un aiuto in quelle condizioni. Il giovane dai capelli bianchi ovviamente rimase a bordo: quell'incarico era stato affidato prima di tutto a lui. Yuya, per quanto stremato nel retro del mezzo, decise di proseguire il lavoro. Gli bastava un po' di riposo e - in ogni caso - la ricompensa gli interessava più di qualsiasi altra cosa. Lasciato Alucard, si diressero al Soseiji. Qui ebbero il pomeriggio per riposarsi. A loro disposizione quella che era in realtà negli ultimi tempi la stanza di Yami: un piccolo stanzino non arredato a cui si accedeva tramite una botola dietro al bancone del bar. Per terra erano ancora ben visibili delle chiazze di sangue. Yuya non ne sapeva nulla mentre Ash aveva forse il ricordo ancora fresco: erano state lasciate da Sajin dopo la loro rapina e lo scontro con Fireflower.
    Una volta riprese le forze, si diressero verso l'Orfanotrofio come da contratto. In quel tempo, tra l'altro, il ragazzo inglese si sarebbe senza dubbio reso conto di aver perso il suo taccuino. Dovevano agire con cautela. Il camion bianco con a bordo i due giovani criminali giunse nel luogo prestabilito con una mezz'ora di anticipo. Era buio.


    I due studenti, mentre Luciano riceveva le dovute cure, sentirono la giovane studentessa parlare dell'acido cloridrico trafugato dai criminali: non ci volle certo un genio a collegare quella notizia con quanto scritto sul taccuino. Riportata la notizia a Tsunade, ricevettero certamente delle informazioni un po' deludenti a riguardo: la loro avventura finiva lì, quel giorno.
    Ce ne occuperemo noi se lo riterremo opportuno. - disse la donna, strappando loro di mano il taccuino con i frammentati dettagli dell'operazione - Onestamente, si tratta solo di acido. - proseguì l'eroina, voltando loro le spalle - Mi preoccupano di più quei ragazzi. Quel tizio strano con la pistola è riuscito in qualche modo a scappare. - sospirò - Trovarlo è la priorità, non può essere andato lontano. Setacceremo la zona, voi tornate a casa. - concluse poi, voltandosi a guardarli - Recupereremo l'uscita didattica in un'altra occasione. - sbuffò, scocciata.
    Tsunade, abbiamo trovato delle tracce di sangue. - le notificò un poliziotto, facendosi seguire. Gli ordini ufficiali erano quindi di ritornare a casa ma, probabilmente, la loro curiosità gli avrebbe giocato dei brutti scherzi. I due eroi si organizzarono per andare a informarsi su quell'orfanotrofio. Le informazioni sul taccuino riportavano solo un'ora e non un giorno, ma tanto valeva provare quel giorno. A un'ora così tarda, poi, avrebbero certamente potuto muoversi meglio. Luciano era ricoverato e non poté essere messo al corrente del piano, ma Hans e Roy si trovarono all'Orfanotrofio qualche minuto prima delle undici di sera. Nascosti dietro un paio di alberi, avrebbero notato un furgone parcheggiato in un campo verde: forse gli avrebbe detto qualcosa. Sarebbe stato stupido agire ora, però.


    All'ora pattuita, le porte in legno dell'Orfanotrofio si aprirono. Una figura scura si muoveva tra il buio, illuminata solo da una lanterna elettrica che diffondeva e disperdeva le sue ombre. A passo lento, la figura si muoveva verso il camion fino a essere completamente investita dalle luci anabbaglianti del mezzo. Ora e solo ora i suoi tratti erano distinguibili dai due corrieri criminali. Era un uomo relativamente giovane, dalla pelle scura. Sembrava essere un gaijin e non essendo Bolek un nome asiatico, poteva certamente essere lui. A tradirlo, però, era probabilmente la giovane età. Vestito in abiti clericali ma privo del collarino ecclesiastico, aveva i capelli bianchi collegati in un bizzarro modo alla rada barba e alle folte sopracciglia. Per gli eroi, invece, la scena era troppo distante e troppo annacquata dalle luci artificiali del veicolo per distinguere chiaramente dei lineamenti. L'uomo guardò i due ragazzi, uno coi capelli neri e uno coi capelli bianchi, due esatti opposti. Spense ora la lanterna, inutile di fronte a quei fanali.
    Benvenuti alla nostra chiesa. - esordì l'uomo, sorridendo - Grazie per esservi occupati dell'incarico. E' andato tutto a buon fine? - domandò, piegandosi verso sinistra come se potesse guardare internamente al camion - Posso chiedervi di portarlo dentro? Il Reverendo vi attende per la paga. - concluse, parlando vagamente. Non poteva essere certo fossero loro gli uomini che avevano incaricato, doveva agire cautamente.



    CITAZIONE
    Descrivete liberamente in un (più o meno breve) tratto del post ciò che è avvenuto nel tempo vuoto tra la quest e l'inizio della Am, e proseguite nella narrazione come descritto. I villain devono ovviamente interagire con il sagrestano, mentre gli eroi possono per ora solamente osservare la scena.

    CITAZIONE
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    Ryuko
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    -The Alchemist-



    Edited by exquisite†corpses - 17/8/2018, 19:20
     
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    Roy Ash O'Connor




    Narrato - Pensato - Parlato - Parlato Altri


    Il mezzo bianco sfrecciava ormai da una decina di minuti su una delle strade principali del quartiere dell'Università di Fisica e Ash sapeva bene che avrebbe dovuto dirottare in una via secondaria, magari un vicolo. Avevano distanziato di qualche chilometro l'istituto da cui avevano rubato l'acido e, ben presto, si sarebbero messi sulle loro tracce. Accanto a lui, Alucard, aveva il volto stremato dalla fatica e le sue braccia erano particolarmente sottili, facevano impressione a guardarle, come se qualcuno gliel'avesse in qualche modo sgonfiate con uno strano sortilegio.
    L'uomo gli raccontò brevemente che la causa fu l'eroina Tsunade la quale, con la sua devastante potenza fisica, gli aveva strappato letteralmente gli arti superiori. Grazie alla sua Unicità, Alucard poté rigenerarle ma il processo sarebbe durato ancora molto.

    Non smetterò mai di ringraziarti per avermi coperto, Alucard.

    Gli disse l'albino con un tono basso e profondo. Quel ringraziamento non era solo una formalità tra "colleghi" ma qualcosa che sentiva e provava veramente. Era grato per tutto, per essersi sacrificato e per aver permesso, alla fine, di riuscire nella missione.
    Tutta quella situazione gli evocò il primo lavoro svolto per il Soseiji, il giorno in cui conobbe Yami e Sajin. Per certi versi, andò esattamente come quella giornata: un fuga improvvisata con il medesimo furgone, con Yami alla guida e l'altro collega mezzo morto per via delle ustioni, sul retro. Un sarcastico ghigno rigò le labbra dell'albino. Nonostante si trattasse di una missione molto pericolosa, in cui avevano affrontato FireFlower -un giovane Hero molto acclamato dai ragazzini giapponesi- quel ricordo gli dava una sensazione di felicità. Erano quelle le situazioni in cui si sentiva particolarmente vivo, utile, importante, anzi, fondamentale. La sua autostima cresceva solo nei momenti in cui le cose non andavano molto bene perché, come spesso diceva a se stesso, "l'importante è arrivare".
    Sollevò la mano destra dal cambio e con le nocche della mano bussò violentemente sul divisorio posteriore.

    Ehi Yuya, sei ancora tra noi?

    Sterzò verso destra, in un vicolo a soli due chilometri dal Soseiji. Prima di arrivare a destinazione voleva rassicurarsi sui suoi colleghi e sul "fortino". Con non troppo stupore, però, lasciò andare via Alucard che, date le sue condizioni più che precarie, aveva deciso di ritirarsi per non essere un peso. Non aveva tutti i torti e in quello stato avrebbe compromesso non solo l'intero lavoro ma soprattutto la sua incolumità.

    Magari un giorno ti farai vivo ed io sarò più che felice di aiutarti.
    Pensò mentre lo guardava allontanarsi a passo svelto verso il fondo della stradina.
    Aprì il portello posteriore, Yuya era sdraiato con accanto il barile blu.

    Per fortuna non ti si è riversato addosso! Ahahah. Il tuo contributo per questa operazione è stato decisivo. Sicuramente senza la tua unicità, non so come avremmo fatto... A breve, comunque, saremo al Soseiji e avremo modo di riposarci e riprenderci. Non vorrai abbandonarmi anche tu, vero?

    Entrarono nel cortiletto posteriore del locale notturno -la sede della sua fazione- senza dare troppo nell'occhio. Gli ultimi chilometri li avevano percorsi ad una velocità molto ridotta.
    Ash parcheggiò il furgone nel garage esterno e, un volta sceso dal mezzo, si accorse che il signor Yoshimura era già lì ad aspettarli.
    Con l'aiuto del vecchio, scortarono Yuya -ancora molto debole- nella stanza segreta di Yami, un seminterrato da cui si poteva accedere da una botola posta sul retro del bancone del bar.
    Era la seconda volta che vi entrava e sembrava che tutto fosse rimasto così come lo aveva lasciato il giorno della rapina: a terra, infatti, vi erano ancora le macchie del sangue di Sajin.

    Con dell'ammoniaca verranno via... ho capito, dovrò farlo io...
    Pensò Ash nel frattempo che sistemarono Yuya sul divano.
    Il signor Yoshimura, accortosi della mancanza di Alucard, chiese con il suo solito tono calmo e rilassante.

    Tutto sommato sembra che la missione abbia avuto successo ma, dov'è finito l'altro membro della squadra?

    Ti racconterò tutto, mettiti comodo...


    Finalmente arrivò il momento decisivo di tutto l'ingaggio ricevuto dal Reverendo Bolek. Ash non aveva la più pallida idea di chi fosse questo signore e quali fossero i suoi intenti. Cento litri di acido fluoridrico avrebbero fatto insospettire anche la persona più ingenua sulla faccia della Terra. Avrebbe tanto voluto capirci di più, perché l'idea di consegnare quell'acido ad un prete lo preoccupava non poco.
    Cosa se ne fa un prete di cento litri di acido in grado di sciogliere qualsiasi cosa?

    Così, i due villain, a bordo del furgone bianco si diressero verso l'Orfanotrofio della Chiesa di Saint Marie.
    Come pattuito, alle ore 23 il furgone arrivò a destinazione. In quel momento le porte dell'Orfanotrofio si aprirono ed una misteriosa figura, con in mano una lanterna elettrica, gli andò incontro fino a rivelarsi un uomo, straniero, piuttosto giovane, con capelli bianchi e barba molto corta del medesimo colore. Indossava abiti clericali neri e, grazie ai fari del furgone, poté scorgere che questi aveva la pella piuttosto scura.
    Non era certo se si trattasse del Reverendo, qualcuno che operava per lui o, peggio ancora, una persona all'oscuro di tutto. Ma quando gli chiese se fosse andato bene, capì che era il contatto giusto.

    Certamente... un lavoro pulito direi...
    Mentì spudoratamente, avendo cura di mantenere un atteggiamento serio, professionale.
    L'albino inglese si recò sul retro del furgone e, dopo aver aperto il portellone, attivò la sponda idraulica situata sul lato sinistro interno del van. Una sponda piccolina ma efficace per lo scarico di merci di medie dimensioni.
    Si rivolse quindi verso Yuya, avendo cura di non rivelare il suo nome.

    Ehi amico mi dai una mano con il barile?

    All'interno del furgone vi era un carrello in acciaio, a due ruote. Sistemarono il barile sul piano del carrello e, con molta delicatezza, lo spostarono fino alla sponda che sporgeva verso l'esterno. Dopo aver premuto un tasto sul controller della sponda idraulica, questa si abbassò lentamente fino ad arrivare a terra.
    Ash afferrò le maniglie del carrello e con cautela si incamminò, assieme a Yuya, all'interno dell'Orfanotrofio, preceduti dal sagrestano.
    Era arrivato il momento di conoscere il Reverendo ed Ash era indeciso sul cosa fare una volta ricevuta la paga. Andarsene, fregandosene dei suoi sospetti, oppure indagare di nascosto sulle intenzioni del prete?

    Per il momento pensiamo prima ai soldi..."


    Roy Ash O'Connor

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    YUYA MIROKUJI

    L'orfanotrofio


    Narrato x Parlato Yuya x Pensato Yuya

    Per Yuya il mondo non era mai stato così ovattato. Gli sembrava di essere ad un passo così dal perdere coscienza. Le luci, i suoni, i colori... si mischiarono tra loro, fino a quando attorno a lui, ad accoglierlo, rimase solo il nero delle pareti del furgone. Era raro che usasse il suo teletrasporto fino a sfinirsi, solitamente non aveva bisogno di fare viaggi lunghi portando con sé oggetti pesanti. Eppure era successo.
    Patetico, che per così poco si ritrovasse senza energie.
    Si accorse a malapena quando il furgone venne messo in moto, stessa cosa per la voce di Alucard e di Ash, due presenze lontane e poco chiare. Yuya riuscì appena a tirarsi su, poggiando la schiena alla lamiera del furgone ed il fianco al barile che aveva rubato. Ci stava accanto come se fosse la cosa più importante della sua vita.
    A riscuoterlo a quel torpore fu, invece, l'aprirsi del portello posteriore del furgone, e la luce a filtrare da esso. Con un po' di fatica si rialzò, scoprendo con sorpresa di essere in grado di stare in piedi e compiere qualche movimento base. Stava recuperando.
    «Siamo arrivati?» Mh? Non era una frase di un cartone animato per bambini quella?
    Alucard decise di abbandonare i due, e nemmeno il corvino ne fu troppo sorpreso. Onestamente avrebbe voluto fare la stessa cosa, ma in ballo c'erano davvero tanti /troppi/ soldi. Poi gli sarebbe un po' "dispiaciuto" lasciare tutto il merito della consegna all'albino, insomma quel barile l'aveva portato via lui mica un canarino.
    Quando finalmente misero piede nel cortile, Yuya dovette ricredersi sull'essere capace di stare in piedi e fu costretto - con un po' di rammarico, non gli piaceva farsi aiutare - ad accettare l'aiuto del vecchio barista e di Ash per arrivare fino ad una stanza nascosta nel seminterrato del bar, che come aveva sospettato fin dall'inizio non era solamente un semplice locale.
    Non fece troppo caso ai dettagli, poiché appena adagiò la schiena sui cuscini del divano, si addormentò di sasso, come un bambino troppo stanco dopo aver giocato tutto il pomeriggio.

    Si svegliò solo qualche ora più tardi, giusto poco prima che Ash venisse a chiamarlo per ricordargli che era quasi l'ora pattuita per l'incontro. Yuya si cambiò, avendo indosso ancora la divisa scolastica che si era messo in precedenza, cercando di indossare più indumenti neri possibile. Il nero era il suo colore preferito, più si avvicinava l'imbrunire più si mimetizzava bene.
    Durante il tragitto, ebbe tutto il tempo per porsi le stesse domande del suo compagno, tuttavia non se ne lasciò sfuggire nemmeno una, considerandole come sempre una perdita di tempo. Lui doveva eseguire e basta, senza fiatare. La sua filosofia consisteva nell'essere un perfetto egoista, evitando di porsi domande sull'etica di quello che stava facendo. Tutto per soldi.
    Arrivati a destinazione mancava ormai solo un'ora al rintocco della mezzanotte, diciamo proprio un'ora proprio tipica per incontrarsi davanti ad una chiesa a scambiare quattro chiacchiere. Ad accoglierli fu un personaggio decisamente bizzarro: era un uomo giovane, dalla pelle scura, capelli bianchi, quasi rasati, e dalle strane sopracciglia.
    Il corvino non si preoccupò più di tanto di chi fosse, e si tirò fin sopra il naso una specie di bandana nera che portava al collo a mo' di sciarpa. Ovviamente non si fidava, stavolta non aveva nemmeno avuto l'accortezza di nascondere la coda sotto ai vestiti. Probabilmente era la prima volta che la mostrava anche in presenza di Ash.
    Scese, dirigendosi verso l'albino che l'aveva chiamato, ed assieme a lui cominciò a seguire il sagrestano, trasportandosi dietro l'acido. Non era tranquillo, quella chiesa non lo convinceva affatto, ma ancora una volta non disse nulla limitandosi ad osservare fugacemente, di tanto in tanto, il ragazzo dai capelli bianchi che stava con lui per vedere se era l'unico ad avere quella sgradevole sensazione.



    Y U Y A

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    RAUL GARRET




    Narrato - Parlato - Pensato



    Al termine degli eventi accaduti durante la giornata, non potei che restare con l'amaro in bocca. Quei ragazzi avevano rubato una quantità non da poco di acido e quella sostanza, nella mani sbagliate, poteva arrecare non pochi guai. Purtroppo però gli hero non sembravano molto interessati a seguire quella pista, aspettavano forse che si arrivasse prima al peggio?

    Non posso permettere che le chi si trova dietro a tutto questo la passi liscia!

    Pensai tra me e me facendo poi mente locale su ciò che avevo letto dal taccuino poche ore prima, quella che sembrava l'ora dello scambio era ormai vicina ed il luogo non era poi così lontano. C'era però da prendere in considerazione la pericolosità di ciò che mi apprestavo a fare, andare da solo sarebbe stato da sconsiderati, a chi avrei potuto però chiedere aiuto in quel tipo di avventura?

    Mmh... Un'idea ce l'ho!

    Nessuno meglio di lui poteva capire cosa provavo, visto che aveva praticamente vissuto la stessa esperienza, decisi così di contattate Hans e provare a coinvolgerlo nella mia "spedizione preventiva". Se avesse accettato di aiutarmi, mi sarei quindi diretto con lui fino al luogo indicato.

    Bene ci siamo...

    Dissi al mio compagno nascondendomi tra i cespugli in una zona che desse buona visuale sull'ingresso dell'Orfanotrofio

    Ora aspettiamo... Dobbiamo essere prudenti...

    Al che iniziai ad osservare attentamente cosa ci fosse intorno a noi, ad attirare la mia attenzione fu in particolare un furgone dall'aria abbastanza insolita e difatti poco dopo, all'ora indicata, fu proprio da quel furgone che comparvero il ragazzo che aveva provato a colpirmi nel laboratorio insieme ad un altro.

    Le cose iniziano a muoversi!

    Commentai cercando poi di vedere meglio, ma con scarso successo, il volto dell'individuo che aveva accolto i due. Ora come ora non potevamo fare altro che approfondire i dettagli di quella particolare situazione e l'unico modo era cercare di entrare silenziosamente nell'orfanotrofio e tentare di capire cosa stesse effettivamente accadendo

    Hans... Sei pronto ad entrare? PErò cerchiamo di non dare nell'occhio!

    Raul Garret - Lv8

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    The Chesapeake Ripper

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    Sirene che strillavano ogni dove attorno all'università e non un posto che gli permettesse di riposarsi dopo il breve scontro dentro il laboratorio. Sentiva ancora l'adrenalina pulsare nel suo corpo come la migliore delle droghe possibili, il profumo di bruciato ancora fresco riempiva le sue narici e le immagini di quanto successo si susseguivano a ripetizione appena chiudeva gli occhi. Dopo essersi assicurato che Luciano non fosse ridotto troppo male, si ritirò silenziosamente dalla scena mentre i giornalisti accorrevano come falene attratte dalla luce. Non sarebbe nemmeno servito che rimanesse sulla scena come medico, non c'erano feriti salvo il compagno di corso che era stato proiettato contro il muro come un pupazzo. Il ragazzo dagli occhi ambrati ed i capelli bianchi continuava a sorridere nei suoi ricordi. Non era arrabbiato per esserseli fatti sfuggire, non li odiava e nemmeno si chiedeva perché avessero rubato l'acido, erano palesemente galoppini al servizio di qualcuno che avrebbe saputo come sfruttarlo. Nella sua mente l'albino s'era scavato una nicchia della curiosità: era potente, abbastanza da fermare sul colpo qualcuno del calibro di Raul e Luciano, decisamente sveglio e capace ma perché fare da schiavo per qualcuno? Soldi? Sicuramente ma perché qualcuno di così dotato e consapevole delle proprie capacità si sarebbe mai dovuto piegare? Arrivato a casa si buttò immediatamente sotto la doccia togliendosi tutto, aveva bisogno di cambiare vestiti e riordinare le proprie idee sotto il getto dell'acqua. Una volta uscito, ancora in accappatoio, ricevette una telefonata da Raul. Accettò e si vestì tanto in fretta quanto s'era svestito. Stivali, camicia bianca fresca, gilet, cappotto ed arsenale da battaglia ergo guanti d'accensione. Uscì di casa correndo per andare a prendere il treno, l'ultimo disponibile per arrivare al luogo indicato dal compagno di classe. A bordo finì di sistemarsi il nodo alla cravatta ed inviò l'indirizzo segnalato anche alle mail di Stark, Stein ed All Might. Fosse successo qualcosa loro, avrebbero notato la mail dell'Inglese per poi poter intervenire in soccorso... o in vendetta, come nella migliore tradizione supereroistica. Ci appartammo dietro dei cespugli osservando i movimenti dei nostri obbiettivi: persino nelle tenebre i capelli dell'albino splendevano. “Sarei stato pronto quando siamo usciti dall'Università, figurati adesso...” mormorò sorridendo al chiaro di luna. “Raul, io ho accettato questa proposta decisamente poco ortodossa, cosa che apprezzo, ma ho delle condizioni: se ti dicessi di nasconderti, nasconditi; se ti dicessi di scappare, tu scappi; se ti chiedessi di abbandonarmi e metterti in salvo, tu devi farlo. Voglio la tua parola, Raul.” disse fissando negli occhi l'amico. La fermezza sembrava stesse pervadendo le iridi dorate del ragazzo che brillavano nella notte come un fuoco. “Non servirà nemmeno troppa fatica per non farsi notare: non possono palesemente mostrare di gestire traffici di acido o averne comprato dunque nasconderanno sia le pedine che l'oggetto incriminato dunque potremmo anche giocarcela in maniera più elegante. Sono le 23, lì dentro, ho letto su Internet mentre arrivavo in treno, predica un reverendo sano di mente quanto io sono la Regina. Le luci sono accese, dunque sarebbe possibile che una pecorella cerchi sostegno nel cuore della notte dentro la casa del pastore d'anime. Io farò da esca, l'agnello sacrificabile, mentre tu andrai in perlustrazione sfruttando la loro distrazione: non devono poter ritornare al camioncino, mi raccomando.” pensò mormorando per rendere partecipe il compagno di merende. Prese un bel respiro, socchiuse gli occhi e si preparò ad andare in scena: “La partita è aperta: lunga vita all'istinto, questo è l'ordine. Ora gridate: Dio con Enrico, l'Inghilterra e San Giorgio!”.
    Narrato - Parlato (Hans)

    Hans Hawking


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    Edited by -The Alchemist- - 28/10/2018, 10:57
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    L ' O R F A N O T R O F I O




    I due ragazzi scaricarono il barile e iniziarono a spostarlo verso l'ingresso del complesso. Giunti in prossimità dell'entrata del complesso Chiesa-orfanotrofio, l'uomo dalla pelle scura poggiò una mano sulla pesante porta in legno destra e la aprì: l'interno della Chiesa non sembrava certo più illuminato dell'esterno. Mentre i ragazzi si prodigavano per far salire il barile sulle scale, l'uomo dalla bizzarra capigliatura bianca portò una mano verso il petto del ragazzo dai capelli neri, sorridendo come se si stesse scusando.
    Probabilmente è meglio che resti qua fuori, tu. - esordì, quindi - Il Reverendo non ama troppo le vi... - si interruppe poi, notando un paio di piccole manine appoggiate al bordo della porta della Chiesa. Sospirò quindi, scuotendo la testa e bussando sul legno del portone, sorridendo.
    Vuoi fare tu compagnia al nostro ospite, Shou? - proseguì, quindi. Dalla porta, assieme alle piccole mani paffute, sbucò una folta chioma castana e un paio di occhi scuri distribuiti in modo abbastanza piacevole su un giovane viso: quel bambino avrà avuto al massimo otto anni ed era presumibilmente uno dei ragazzi ospitati all'orfanotrofio. Gli scompigliò i capelli con una mano, per poi provare ad aiutare Ash a portare il grosso barile all'interno della Chiesa.
    Mi fido di te, allora. - sorrise l'uomo parlando al giovane ragazzino, ma riferendosi in realtà a Yuya: a quanto pare gli sarebbe toccato fare da babysitter per un po'. I due entrarono.



    La Chiesa era una chiesa normale, non troppo lussuosa: il Cristianesimo era una religione minore in Giappone, d'altro canto. La parte certamente più gradevole erano le vetrate decorate con scene della Passione da cui filtrava la luce lunare allungando ombre colorate sul pavimento della navata centrale. Il Reverendo era inchinato davanti all'altare, con le spalle al portone come fosse un fedele, e pregava come una persona normale. L'uomo dalla pelle scura fece cenno al giovane inglese di attendere e si avvicinò al Padre, lasciando il barile a terra cercando di non fare rumore.
    Reverendo, è arrivato. - disse semplicemente allungandosi verso l'uomo, cercando di mantenersi comunque sul vago. L'uomo si alzò e si mosse verso il ragazzo dai capelli bianchi. Non era certamente un giovanotto: aveva capelli e pizzetto grigi, dei grossi occhiali tondi e numerose rughe a solcare la dura pelle del volto. Un sorriso sornione sul viso.


    Fuori dalla Chiesa, il piccolo ragazzo dai capelli castani girava attorno a Yuya saltellando. Probabilmente non vedeva molti sconosciuti, lì.
    Come ti chiami, signore? - domandò saltellando - Il mio nome è Shou!
    Ogni volta che - saltellando - arrivava alle sue spalle, veniva incuriosito dalla coda del giovane ragazzo dai capelli neri. Lentamente, iniziò a saltellare sempre meno finchè non decise di fermarsi e allungare le mani proprio verso quella coda, con lo sguardo incuriosito di un bambino.
    P-posso toccarla...? - balbettò. Non so se Yuya fosse il tipo gentile e apprensivo coi bambini o meno, fatto sta che non è importante ai fini della nostra storia: Shou non avrebbe avuto risposta. Dal lato opposto a quello dove si trovavano i futuri eroi, un dardo si conficcò direttamente nel collo del diavoletto, invisibile dalla loro posizione e silenzioso: neppure Ash, all'interno della Chiesa, poteva aver sentito nulla. Yuya perse l'equilibrio.
    E-ehi? - domandò il ragazzino spostandosi, mentre Yuya cadeva a terra. Un leggero pizzicore al collo e poi subito gli occhi pesanti: non avrebbe avuto neppure il tempo per reagire. Gli studenti della U.A. avrebbero visto solo un ragazzo svenire nella penombra: troppo lontano dai fanali del camion per essere messo bene a fuoco e visto solamente di sfuggita quel mattino all'Università di Fisica, per loro poteva benissimo essere un normale civile. Lo avevano visto aiutare a spostare quel barile ma non potevano sapere quanto fosse effettivamente coinvolto. Che volessero muoversi per aiutarlo o meno, non avrebbero potuto. Rapidamente, dai cespugli dalla parte opposta della Chiesa Saint Marie, una decina di persone vestite di bianco e con uno strambo cappuccio sulla testa si mossero verso il ragazzo svenuto. Due lo presero di forza sulle spalle mentre uno, velocemente, afferrò il bambino e gli coprì rapidamente la bocca per non fargli fare rumore.


    Il Reverendo avrebbe voluto aprire il barile per controllare che la consegna fosse quanto stabilito, ma la natura gassosa dell'acido fluoridrico a temperatura ambiente glielo impediva: se lo avesse aperto la differenza in pressione l'avrebbe fatto tornare gas e si sarebbero tutti ustionati. Forse, in base alla velocità, sarebbe persino esploso. Doveva fidarsi, dunque.
    Grazie per la consegna. - sorrise l'uomo, facendo un piccolo inchino - Parliamo del compenso, invece. - proseguì. L'uomo dalla pelle scura, alle sue spalle, si grattò il collo - Avevamo parlato di diecimila yen se non erro. La consegna è stata più che puntuale, non c'è che dire. - continuò l'uomo di chiesa, grattandosi il pizzetto - Te ne darò cinquemila, però. Cinquemila yen per te. - fece un attimo di pausa - Il tuo compagno non avrà nulla da questa chiesa e... Anzi, Figliolo, dovresti tenerti ben lontano dal demonio. - terminò, facendo un cenno al sagrestano. L'uomo dalla pelle scura e i capelli bianchi prese da sotto una delle panche in legno una valigetta e la allungò all'inglese. Al suo interno i cinquemila yen "pattuiti".
    Il nostro affare è concluso, ti prego ora di lasciar pregare quest'uomo in pace. - concluse l'uomo, per poi inchinarsi nuovamente. Non sembrava certamente aperto al dialogo. In quest'occasione, come probabilmente in molte altre, l'aspetto di Yuya non gli faceva comodo. Certamente presentarsi di fronte ad un uomo che riteneva le unicità fossero un dono del demonio con una coda simile a quella di un diavolo non doveva essere una delle cose più furbe da fare. Certo, i due giovani criminali non potevano saperlo, ma forse il sagrestano sì. Forse per questo aveva invitato il giapponese a star fuori da quell'edificio sacro, forse voleva impedire che le cose prendessero una piega peggiore. Forse.


    Nascosti dietro ai cespugli, Raul e Hans avevano potuto osservare la scena per quanto il buio permettesse. Quegli uomini avevano preso di peso il giovane giapponese e il piccolo orfano e avevano percorso il perimetro esterno della Chiesa sul lato destro rispetto all'entrata. Qui avevano aperto un lucchetto e aperto una porta laterale. Avevano poi chiuso la porta alle loro spalle. I giovani non potevano certamente agire: innanzitutto non dovevano neppure trovarsi in quel posto, non avevano un brevetto per l'utilizzo del quirk e soprattutto in quella bizzarra situazione non potevano davvero sapere chi fosse innocente e chi meno. Dovevano agire con cautela e continuare ad indagare. Un'indizio, innanzitutto, lo avevano: quella porta. Presumibilmente, di lì a poco il giovane dai capelli bianchi sarebbe uscito dalla Chiesa e non avrebbe trovato Yuya. Magari si sarebbe insospettito o magari avrebbe pensato che fosse andato via grazie al suo quirk, per quanto improbabile visto che non aveva ancora ricevuto la sua paga. Cosa avrebbero fatto, i giovani eroi? Avrebbero proseguito da soli oppure avrebbero chiesto aiuto ad Ash, nonostante fino a poco prima fossero nemici? Era più importante un furto o la vita di qualche innocente?



    La processione era scesa per delle scale in pietra, dietro quella porta. Era direttamente collegata a quella dietro la sagrestia ma portavano a due locali diversi, comunicanti attraverso una pesante porta in ferro. Al termine della scalinata giunsero in quella che sembrava una vera e propria stanza delle torture. Non sembrava un granché frequentava: vi erano ragnatele ovunque e polvere ammassata negli angoli. Piccole gabbie in ferro erano impiccate al soffitto e addirittura una vergine di ferro campeggiava in mezzo alla stanza. Altri oggetti per torture erano appoggiati su vari tavoli antichi in legno. Piano piano Yuya avrebbe ripreso conoscenza: l'anestesia non era l'effetto principale di quella droga. Il ragazzo era comunque in stato confusionario: occhi pesanti, intorpidimento, giramento di testa. In particolare la sua coda sembrava la parte di cui aveva meno sensibilità. In effetti - Yuya non poteva saperlo - ma gli era stata iniettata una particolare droga in grado di inibire i quirk. Si trattava di un rimedio preparato dal Reverendo Bolek e un paio di amici scienziati molto credenti, uno dei tanti passi fatti nella direzione dell'eliminazione totale dei quirk. Per fortuna per il ragazzo dai capelli neri, però, si trattava di un effetto solo momentaneo. Durava abbastanza, però, per metterlo nei guai. Piano piano, prendendo conoscenza, Yuya avrebbe notato prima delle indistinte masse bianche di fronte a lui, poi i veri e propri rapitori. La bocca impastata, avrebbe fatto fatica a parlare ma poteva farlo. Man mano che la vista tornava più chiara, avrebbe iniziato a notare anche il piccolo Shou imbavagliato e legato ad una sedia. E lentamente, infine, si sarebbe reso conto della sua posizione. Era al centro della stanza, dietro la sua schiena un grosso palo freddo. Il giovane diavolo era incrociato ad una croce di ferro in un sotterraneo dalle pareti in pietra. Non c'è bisogno di preoccuparsi per le sue mani, comunque: i rapitori avevano deciso di legarlo con delle corde e non di inchiodarlo, anche perchè era difficile martellare del ferro all'interno di altro ferro. Se fosse uscito vivo da quella situazione, se la sarebbe cavata con solo qualche abrasione ai polsi e avrebbe ancora avuto la possibilità di stringere delle bacchette per mangiare. Una pessima situazione, eh?
    Hai tentato Gesù Cristo ben tre volte prima di arrenderti. - sussurrò il Reverendo Bolek, entrando nella stanza da una piccola porta in legno alla sinistra del ragazzo in croce - Hai tentato l'umanità con le tue maledette unicità... - proseguì mentre la sua voce vibrava per l'odio posizionandosi davanti al giapponese. Il Sagrestano era alle sue spalle.
    Hai tentato me quest'oggi... - continuò, digrignando i denti. La stanza era illuminata da una decina di candele, ognuna tenuta in mano da uno dei rapitori incappucciati di bianco - Ma da me avrai solo morte, Satana.

     
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    Roy Ash O'Connor




    Narrato - Pensato - Parlato - Parlato Altri




    Con l'aiuto di Yuya, Ash era riuscito a trasportare il barile di acido fin davanti all'ingresso del complesso chiesa-orfanotrofio. Ogni tanto dava qualche occhiata al suo collega, il quale gli sembrava piuttosto teso, come se non si fidasse di tutta quell'operazione.
    Stavano entrando in un luogo di culto, un luogo sacro, di cosa avrebbero dovuto preoccuparsi? Eppure, quei cento litri di acido fluoridrico erano stati "ordinati" dal parroco in persona. Per quanto Ash non si ponesse molti problemi circa la loro incolumità, la sostanza acida di per sé lo aveva da sempre insospettito.
    Avrebbe, pertanto, prima concluso l'affare e poi si sarebbe messo ad indagare. Stava pensando ad un piano per poter rimanere all'interno della struttura, magari fingendo di pregare o altro, quando l'uomo dagli strani capelli bianchi, probabilmente in veste di sagrestano, chiese a Yuya - anzi, quasi lo fermò con la sua mano, a dire il vero - di attendere davanti all'ingresso.
    A fargli compagnia, un bambino dai capelli castani, con l'aria innocente e lo sguardo curioso, che sbucò dalla porta d'ingresso, come se li stesse aspettando. Dopotutto quel luogo doveva essere pieno di bambini ma considerata la tarda ora, fu quasi una sorpresa per Ash.
    Sei un tipo notturno, eh?
    Chiese Ash, con un tono forzosamente simpatico.
    Non era da lui avere quei toni con gli estranei, ma i bambini spesso gli facevano quello strano effetto. Un sentimento quasi empatico, tenero, che seguiva lo stesso del bambino che aveva di fronte a sé.
    Poi un brivido gli corse lungo la schiena, fino al collo, forse quella situazione lo stava coinvolgendo troppo per i suoi standard.
    Aspettatemi qui "ragazzi", farò il prima possibile...
    Disse a Yuya e al bambino sempre con il tono scherzoso di prima... anche se, stavolta, il suo tono era meno divertito del solito; stava fingendo e lo faceva solo per apparire al meglio di fronte ai suoi "clienti".
    "Chissà se apprezzerà la compagnia del marmocchietto, non lo vedo molto affine..."
    Pensò nel frattempo con aria divertita l'albino inglese.

    Una volta dentro, il sagrestano si apprestò ad aiutare Ash con il barile ma l'anglosassone, con un cenno di mano, lo invitò a lasciar perdere. Con l'aiuto del carrello e con un passo lento e ritmato, non avrebbe avuto alcun problema nel trasporto. E poi voleva sembrare il più cortese possibile oltre che a mantenere una certa distanza "professionale" tra cliente e venditore.
    Lungo tutta la navata della chiesa, Ash venne attirato dalle immagini rappresentate nelle vetrate lungo i lati. Gli ricordavano le chiese londinesi, in cui l'immagine di Maria e suo figlio Gesù dominavano su quasi tutte le icone di quei luoghi.
    Non ne sapeva molto al riguardo, ma la figura di Cristo, degli angeli e di Maria non gli erano nuovi. Sul fondo, vicino l'abside, un uomo inginocchiato intento a pregare.
    Il sagrestano lo fece attendere qualche metro indietro. Dopo essere stato "convocato", il Reverendo Bolek finalmente si palesò.
    Il suo aspetto era tipico di un cinquantenne, con la capigliatura ingrigita dall'età, un pizzetto del medesimo colore e indossava un paio di occhialini i tondi.

    Nessun convenevole, giusto il tempo di ringraziarlo per il barile per poi, come magari non si sarebbe aspettato, innescare la miccia che da lì alle prossime ore, forse, avrebbe scatenato un altro putiferio e magari peggiore di quello della mattinata.

    I diecimila yen erano per una consegna immediata, cosa le fa pensare che debba spartirli con il mio aiutante? E cosa c'entrerebbe il demonio in tutto questo? C'è un po' di male in tutti noi, no? Cosa ha contro il mio amico?

    Il Reverendo però, aveva chiuso ogni tipo di comunicazione, dandogli le spalle, mentre il sagrestano lo invitò ad allontanarsi... Era quello il momento migliore per agire.

    "Ecco cosa c'era che non andava, un prete non tratterebbe così due loschi individui... nasconde qualcosa ed è anche molto sicuro di sé... meglio fare attenzione e stare al suo gioco, vediamo dove andremo a finire... devo avvisare subito Yuya... ah... non sarà per nulla contento, soprattutto dopo il casino e gli sforzi di questa mattina..."

    Va bene, non mi va di rovinare la serata, tantomeno, questa chiesetta...
    Disse ai due con un tono che nascondeva qualcosa di minaccioso
    Ma non posso garantire che le vostre azioni passeranno inosservate... a presto.
    Prese la borsetta con i cinquemila yen e si incamminò verso l'uscita. Purtroppo per lui, però, di Yuya e del bambino, non vi era alcuna traccia.
    "Questo complica le cose... dannazione, dov'è finito?"
    Il furgone era lì davanti a lui, con gli anabbaglianti ancora accesi. Si mosse velocemente fino al retro per un controllo, ma di Yuya neanche l'ombra. Si grattò velocemente il capo con una mano. Si stava innervosendo. Non era normale. Yuya avrebbe dovuto aspettarlo, per di più con un bambino dell'orfanotrofio! Dove diavolo si erano spostati?

    "Non avrà mica usato il teletrasprto? Ma per quale motivo, poi? Mettiamo al sicuro il bottino, almeno" E in pochi secondi aprì lo sportello del guidatore, spense completamente il motore e nascose bene la borsa con i cinquemila yen sotto al sedile, così da non essere visibile dall'esterno.
    Uscì dall'abitcolo, chiuse a chiave il mezzo e perlustrò per un attimo la zona adiacente all'ingresso. Sperava di sentire almeno qualche passo, un vocio, ma in qual momento tutto taceva.
    "Mi hanno dato la metà del denaro, a Yuya non è stato concesso di entrare... e scommetto che in Chiesa non troverò più nessuno!"
    Ritornò nuovamente sui suoi passi, all'interno della chiesa. Come aveva immaginato, non vi era più nessuno.

    Dannazione!

    Proseguì verso l'altare e notò che su un lato vi era una porta. Sicuramente dava alla sagrestia... un luogo, forse, riservato, ma ad Ash non sarebbe importato in quel momento. Dopotutto, anche il bambino di quella chiesa era sparito... la cosa avrebbe interessato anche loro, probabilmente.

    "A meno che... non sia una trappola... se Yuya fosse stato in qualche modo rapito e portato via con l'inganno, sicuramente lo avrebbero fatto dall'esterno. Se entrassi da qui, non so a cosa potrei andare incontro. Magari aspettano proprio me..."

    Corse fino all'uscita e iniziò a perlustrare il perimetro della chiesa, avvicinandosi ai cespugli, alle siepi e agli alberi che facevano da contorno. Qualcosa, prima o poi, avrebbe scoperto.



    Roy Ash O'Connor

    Livello - 5

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    Forza - 80
    Quirk - 255
    Agilità - 140


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    YUYA MIROKUJI

    L'orfanotrofio


    Narrato x Parlato Yuya x Pensato Yuya

    Giunti in prossimità dell'entrata del complesso Chiesa-orfanotrofio, i due ragazzi furono costretti a posare momentaneamente a terra il barile. L'uomo dalla pelle scura li aveva fermati, giusto prima di entrare, poggiando una mano sulla pesante porta in legno, e si era soffermato ad osservare il ragazzo dai capelli corvini.
    Esitò un attimo, poi sorrise: un sorriso mesto, come a volersi scusare; poi espresse la chiara richiesta che Yuya rimanesse fuori dall'edificio. Il ragazzo per tutta risposta inarcò un sopracciglio, stupito, chiedendosi per quale motivo sarebbe mai dovuto rimanere all'esterno. Era così che che accoglievano i "corrieri" che avevano rischiato di farsi arrestare per il loro stupido acido? Avrebbe quasi voluto protestare, ma.. lanciando una fugace occhiata ad Ash, ci ripensò. Era meglio non sprecare troppo tempo, più rimanevano esposti, più - in un certo senso - era rischioso. Sia per loro, i fattorini, sia per quegli "uomini di chiesa". Non disse nulla, o almeno, non subito.
    Quasi immediatamente dopo che il sagrestano lo ebbe socchiuso, da dietro il portone, sbucò lo sguardo curioso di un bambino sui sette-otto anni, con l'aria innocente e paffuta.
    Oh, in effetti. Erano in un orfanotrofio prima di tutto. Doveva essere pieno di bambini, anche se era piuttosto tardi. Anche Ash dovette aver avuto i suoi stessi pensieri, perché lo fece notare. Yuya gli diede ragione, sbuffando da sotto il passamontagna che gli copriva metà del volto, e acconsentendo così a rimanere fuori.
    «Tardino per andare in giro.» mormorò, rivolto al ragazzino, non appena le sagome degli altri due adulti li ebbero abbandonati sparendo all'interno della chiesa. Non era un rimprovero, anche perché se fosse stato un ragazzino arguto avrebbe potuto rispondergli per le rime riutilizzando la sua stessa frase. Non lo fece, preferendo, per contro, cominciare a girargli intorno, affascinato, e rivelargli il proprio nome.
    Yuya compatì la sua allegria, non doveva vedere molti sconosciuti in giro. Soprattutto sconosciuti con la coda. Dalla quale, a quanto pareva, era rimasto stregato.
    Yuya la mosse, sorridendo di sottecchi, facendogliela passare davanti al viso. Lo sguardo del bambino s'illuminò, e Yuya, per un attimo, ebbe una strana sensazione a cui non era per niente affine: tristezza. Quel ragazzino era un orfano, non aveva i genitori. Forse ritrovarseli a mancare, senza averne ricordi, era diverso dal vederseli sparire davanti in un'età un po' più grandicella, ma... avevano comunque un tratto in comune.
    Chissà che ne sarebbe stato di lui in futuro, non poteva fare a meno di pensarci.
    Distratto da quei pensieri, non si accorse che qualcosa si stava smuovendo intorno al perimetro della chiesa. Di colpo, un pizzicore al collo, come una puntura, Yuya fece appena in tempo a portarsi la mano al collo, la vista iniziò a farsi sfuocata, come se qualcuno avesse premuto l'effetto blur sulla fotocamera. Il viso del bambino si fece lucido, perdendo i suoi contorni e sprofondando sott'acqua.
    Shou...
    Il demone perse l'equilibrio, poi il buio.

    - - -

    Nella penombra della stanza in cui era stato portato, il giovane dai capelli corvini sollevò pigramente le palpebre, stordito. La prima sensazione che riuscì a percepire fu un persistente mal di testa, ed un totale intorpidimento muscolare. Provò a muoversi, d'istinto, non riuscendoci. Tese i muscoli, poi una situazione ancora più strana si fece largo fra i suoi organi di senso: paura.
    Yuya impallidì, cominciando a sudare freddo. La coda. Non sentiva la coda.
    E non riusciva a muoversi. Il respiro gli si bloccò in gola.
    Si costrinse a sollevare la testa, la gola arida, le labbra secche e asciutte. Tentò di stringere le mani a pugno, constatando, in quel modo, di avere ancora - almeno - tutte e dieci le dita. Cos'era successo?
    Si guardò intorno. Due lunghe file di individui incappucciati di bianco tenevano fra le mani delle candele, diffondendo nella stanza un'atmosfera lugubre e sinistra. Piccole gabbie in ferro erano impiccate al soffitto, una vergine di ferro campeggiava in mezzo alla stanza, e altri oggetti usciti direttamente dal museo della tortura erano appoggiati su vecchi tavoli in legno. In un angolo, imbavagliato e legato ad una sedia, c'era il ragazzino con cui fino a poco fa si trovava fuori.
    «Shou!» Improvvisamente il panico andò a scemare, lasciando il posto all'angoscia. Non riusciva a parlare, aveva la bocca impastata, anche la voce gli era uscita strozzata. Aveva le mani legate ad un palo di ferro sopra la sua testa, e si sentiva ancora intorpidito. L'unico sollievo fu quando riuscì a girare la testa, intravedendo alle sue spalle il blu metallico della sua coda, afflosciata a terra ed incapacitata a muoversi.
    Cigolando, una porta in legno si aprì, lasciando entrare un uomo, un vecchio: capelli e pizzetto grigi, grossi occhiali tondi e numerose rughe a solcargli il volto. L'uomo prese a parlare, blaterando la storia della bibbia. Sfortunatamente Yuya non poteva capirlo, non era cristiano, e continuò ad osservarlo, non riusciva nemmeno ad usare il teletrasporto.
    Il suo primo pensiero razionale fu quello di essere finito di sul set di un film. Ma qualcosa gli diceva che non era così. «Satana...? - chiese, la voce roca, visibilmente confuso. Era stato scambiato per un demone? - Io sono shintoista...»


    Y U Y A

    Esperienza: 475
    Forza: 60
    Quirk: 90
    Agilità: 100
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    Stato fisico: Illeso (quasi)

    Scheda

    TECNICHE USATE



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    Edited by Ryuko - 10/9/2018, 21:50
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    RAUL GARRET




    Narrato - Parlato - Pensato



    Dopo aver trovato in Hans l'intraprendenza che mi aspettavo, ci dirigemmo verso il luogo riscontrato sul taccuino. Lì iniziammo prima di tutto a occultare la nostra presenza e dare uno sguardo ai dintorni, fu in quell'occasione che il biondino decise di porre delle condizioni a quella collaborazione nonchè proporre un piano non totalmente privo di senso ma con alcuni punti che reputavo decisamente troppo rischiosi.

    Hans... Capisco il tuo punto di vista e se non ritieni sicuro continuare questa, come posso dire, "scappatella", lo capirò... Ma scordati che ti lasci qui! Io non abbandono nessuno... E poi, per quanto ti reputi talentuoso ed in grado di aiutarmi, io ho un pò di esperienza in più quindi non dovresti preoccuparti per me ma per te stesso...

    Attesi quindi qualche istante e ripresi commentando il piano esposto

    L'idea non è malvagia... ma anche tu hai visto di cosa è capace quel ragazzo che ha perso il taccuino, se lo troviamo qui per te può essere un problema... Meglio che sia io a rischiare , infondo tu dovresti essere in grado di dare un occhiata in giro anche meglio di me...

    Proprio mentre terminavo con queste parole iniziò a notarsi qualche movimento davanti la chiesa, erano ormai le 23.00. Furono in due a scendere dal furgone e, per quanto non mi era possibile distinguere con certezza se quelli fossero i due visti quella stessa mattina, le probabilità erano decisamente alte, per non parlare del fatto che probabilmente c'era anche una terza persona appostata nei dintorni.

    Ora facciamo silenzio... Iniziano a muoversi...

    Sussurrai mentre i due raggiungevano il portone e venivano accolti da qualcuno, a quanto pare eravamo nel posto giusto e sopratutto nel momento giusto visto che dopo poco, uno dei due entrò portando con se il barile d'acido rubato. La cosa più strana fu che il secondo, per qualche motivo, rimase all'esterno in compagnia di un bambino.

    Ci siamo... l'ideale sarebbe coglierli proprio durante lo scambio... in due potremmo riuscire a mettere fuori gioco quell'uomo con relativa facilità... Ma quel bambino... Dobbiamo fare attenzione...

    Feci appena in tempo a concludere quella frase che accadde qualcosa che sconvolse tutto ed in un certo senso potè sembrare addirittura positiva per noi, per quanto macabra. L'uomo svenne improvvisamente ed un numeroso gruppo di incappucciati intervenne per rapire entrambi, a quel punto sia l'uomo che il bambino furono portati all'interno della chiesa attraverso una porta di servizio.

    Ma che succede?! Certo così potremmo anche tentare di entrare... Ma c'è qualcosa di strano, il bambino sembrava essere uno dell'orfanotrofio... Allora perchè è stato rapito anche lui? Possiamo presumere che l'accordo sia andato male ed anche l'altro abbia fatto una fine non delle migliori!

    Stavo giusto per uscire dal mio nascondiglio quando, con mia sorpresa, il ragazzo uscì con una borsa al posto del barile. Per di più sembrava decisamente sorpreso nel non vedere il suo socio al punto che dopo qualche attimo nascosi la borsa nel furgone e tornò dentro.

    Ok... In cosa siamo andati a cacciarci? Le cose sono sempre più strane... Questo orfanotrofio nasconde qualcosa...

    La mia mente continuava a riflettere sui pochi dati di cui eravamo in possesso e la soluzione a cui ero propenso ad arrivare era una sola. I mandanti del colpo dovevano palesemente trovarsi nella chiesa, ma cosa volevano da quel particolare acido? I ladri non sono che dei pesci piccoli in fin dei conti se davvero quella chiesa arriverà a rivelarsi una semplice facciata per qualcosa di più oscuro. Ben presto però quei ragionamenti furono interrotti dalla stessa figura che aveva da poco perso il socio, passo dopo passo, mentre perlustrava i dintorni, potei addirittura riconoscerlo come il ragazzo dai capelli bianchi della mattina. Era palese cosa stesse facendo e che in un certo senso non era intenzionato a sorvolare sull'accaduto, quella poteva essere l'occasione per capire il tutto.

    E così ci rivediamo... Roy giusto?

    Esordìi uscendo dal nascondiglio ma facendo cenno ad Hans di aspettare, feci quindi qualche passo avanti alzando le mani

    Non ho intenzione di farti nulla... Almeno non prima di aver capito cosa stia accadendo... Stamattina ho trovato il tuo taccuino e grazie ad esso sono arrivato qui! Volevo rovinarvi la festa ma sono successe delle cose alquanto strane e credo che ci sia qualcosa di più grosso che bolle in pentola... Non che il vostro furto non sia grave ovviamente, ma degli uomini incappucciati e con delle toghe in stile Ku Klux Klan hanno rapito il tuo socio ed il bambino, non mi sembra tu ne sia al corrente...

    Attesi quindi qualche istante per dare modo all'albino di metabolizzare, poi ripresi.

    Ti propongo un accordo, tu mi aiuti a capire cosa nasconde questo posto... Ed io ti racconto cosa è successo al tuo amico aiutandoti a salvarlo... Mi sembra un accordo a vantaggio reciproco...

    Tesi quindi la mano verso Roy attendendo una risposta, sempre però in allerta e fiducioso della presenza del biondo alle mie spalle.

    Raul Garret - Lv8

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    The Chesapeake Ripper

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    The Alchemist ( ) - Adventure Mode - // - Orfanotrofio
    «The tragedy is not to die, but to be wasted»
    L’inglese ascoltò attentamente le parole dell’amico sorridendo malinconicamente: “Sono più vecchio di te, sono più sacrificabile, meno talentuoso ed il tuo sangue è molto più prezioso del mio, Raul. Nella più tragica delle ipotesi, se dovessi morire, non sarebbe una gran perdita. Al contrario, se dovesse capitare a te, perderemmo uno dei gioielli della corona: non tutti sono nati per recitare in proscenio, alcuni devono solamente fare da spalla a qualcuno più dotato degno di quei riflettori”. Hans non aveva motivo per temere la morte o evitarla più del necessario: aveva perso la sua famiglia, non era riuscito a difendere suo fratello e non era un vero eroe tanto quanto il proprio compagno. Quello era il vantaggio dell’alchimista: vedere la morte non come un terribile fato ma come una possibilità. “Il tipo del taccuino credo avesse un quirk legato a qualche tipo di forza. Sicuramente non sposta meramente aria, avrebbe alimentato le mie fiamme altrimenti, ma gioca su qualcosa di più primordiale e sottile, qualcosa capace di muovere sufficiente forza per attaccare Luciano al muro come un post-it…” mormorò riflettendo. Era fondamentale, ora, trovare una spiegazione al mistero del quirk del loro avversario: dopotutto non si può temere il buio una volta scoperto come non ci siano mostri al suo interno. Cercò di attingere a tutto il proprio bagaglio di conoscenza per trovare qualcosa capace di trasportare energia senza risultare sufficientemente materiale da essere palese. “C’è una teoria riguardante qualcosa che potrebbe spiegare il quirk del nostro misterioso albino, il problema è che non sono certo sia attendibile in quanto non ancora dimostrata…” sussurrò al compagno. “Potrebbe agire sfruttando la particella elementare della gravità, il gravitone. Il problema è che non è nient’altro che una teoria, non abbiamo prove per affermare che esistano tali particelle. Spiegherebbe qualcosa sul nostro bambino speciale ma non ci metterei la mano sul fuoco…”. Quando le cose iniziarono a muoversi subito chiuse la bocca per guardare lo spettacolo davanti a sé. Annuì alle parole dell’amico fissando le figure svanire nell’oscurità. Cercò di riflettere e mettere insieme i vari pezzi: bambini, orfanotrofio, gente vestita decisamente non per andare ad una festa in costume, chiesa… “Raul, come si chiama il posto in cui siamo?” mormorò seriamente all’amico. “Credo di avere una mezza spiegazione per chi fossero quelli lì, spero solamente di avere torto marcio…”. Il suo tono era stranamente diventato freddo e duro, di sicuro non simile al solito stile sarcastico e pacato dell’Inglese. Percepì il cenno dell’avvicinarsi di qualcuno e subito si piegò in maniera tale per non farsi vedere. Mentalmente maledì Roy per essersi alzato, credeva d’essere stato chiaro sul chi sacrificare in caso di emergenza. Sentii i due parlare ma, nel dubbio, distese il braccio sotto il cespuglio senza farsi sentire per far esplodere una fiammata direttamente addosso all’albino se avesse dovuto anche solo vagamente alzare un dito su Raul. Persino il più veloce del mondo non sarebbe riuscito a scansare un’eruzione di fuoco così vicina: era sotto tiro, un passo falso e sarebbe diventato una croccante pezzo di bacon. Quel Roy lo incuriosiva ma non avrebbe mai permesso che la propria mera curiosità uccidesse Raul. L’idea di un accordo con il criminale piacque all’Inglese, specialmente considerando come il compagno non avesse promesso di lasciarli andare senza problemi: finita la tregua in virtù del mistero dell’orfanotrofio, avrebbero potuto tentare di arrestarli. Fosse anche dovuto arrivare a pestarli con un cucchiaino da tè, Hans non avrebbe esitato a prendere questo Roy per fargli sperimentare il carcere medico. L’avrebbe sicuramente richiesto come paziente da studiare, era tremendamente incuriosito da quello strano criminale. Se realmente fosse stato capace di sfruttare l’energia gravitazionale attraverso i gravitoni, perché limitarsi? Perché mai fare una cosa del genere e piegare la propria volontà nonostante le capacità? Agli occhi dell’Inglese la situazione era come vedere Picasso dipingere una staccionata con le mani quasi fosse un bambino. L’anima da medico dell’alchimista era risorta, anche se per poco, in virtù della curiosità stessa. Avrebbe continuato la propria ricerca nonostante l’assenza di risposte: aveva davanti agli occhi un caso divertente, un cubo da risolvere. Attese la risposta del ragazzo, le dita pronte a bruciarlo vivo in caso d’emergenza.
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    Hans Hawking


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    Edited by -The Alchemist- - 28/10/2018, 10:57
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    L ' O R F A N O T R O F I O




    Il ragazzo con la coda sembrava aver ripreso i sensi. La sua prima reazione, probabilmente vedendo il bambino legato e imbavagliato nella stanza, fu urlarne il nome. Il Reverendo Bolek proseguì col suo discorso gesticolando freneticamente. Il piccolo mugugnava stringendo coi denti il fazzoletto che gli uomini avevano usato per coprire le sue urla. Il ragazzo, anche se aveva appena ripreso conoscenza, sembrava provocatorio come al suo solito. Il Reverendo sbatté il pugno destro sul tavolo al suo fianco.
    ZITTO! - urlò l'uomo mentre le croci del cordino che portava al collo per tenere appesi gli occhiali tintinnavano - Non starò certo ad ascoltare il veleno che sputi con quella lingua da serpe. - concluse tremando.
    Le persone nella stanza si tolsero disorganicamente i cappucci, rivelando i loro volti. Erano persone normali. Shou, legato alla sedia, si guardava attorno: c'erano un sacco di volti conosciuti. Molti erano fedeli che frequentavano abitualmente la chiesa e il bambino li vedeva spesso dalle finestre dell'orfanotrofio o nelle messe comuni. Un paio erano suoi insegnanti all'orfanotrofio, persone di cui si fidava. Era troppo piccolo, però, per capire davvero cosa stesse succedendo. La coda di Yuya non sembrava ancora responsiva e il suo teletrasporto non funzionava.
    Figliolo. - disse Bolek, poggiando la mano sinistra sui capelli del piccolo Shou - Sei stato benedetto. Sei nato senza un'unicità, senza il marchio del demonio. - proseguì, piegandosi e afferrando le sue spalle, fissandolo dritto negli occhi - Quest'oggi sarai il testimone della mia, della nostra impresa. E diffonderai il mio verbo in tutto il mondo. - sorrise, facendo poi un cenno con la mano agli altri nella stanza. Ordinatamente, gli uomini e le donne con la toga bianca si mossero verso il fondo della stanza aprendo la pesante porta in ferro, uscendo da dove erano entrati. L'uomo mise le mani rugose sui braccioli della vecchia sedia su cui Shou era legato e la trascinò qualche metro più in là verso la porta da cui i fanatici erano appena usciti. Visti i precedenti, voleva fosse il più lontano possibile. Yoshi, il sagrestano, guardò mestamente Yuya prima di avviarsi verso l'altra porta, quella in legno e che attraverso una scala dava sull'interno della Chiesa. Socchiuse la porta alle sue spalle: avrebbe aspettato lì. Il Reverendo sorrise.
    Questo sarà il mio miglior esorcismo... - sussurrò l'uomo fissando Yuya appeso a braccia spalancate, sbottonandosi l'abito clericale un bottone alla volta. Il suo petto anziano era ogni secondo più visibile per il ragazzo con la coda e, anche se non doveva essere una visione accattivamente, non presagiva certamente nulla di buono. Shou si agitava rumorosamente.
    Quest'oggi... - silenzio - Quest'oggi Dio è al mio fianco.



    CITAZIONE
    I turni restano gli stessi.
    Ai tre fuori, discutete. A questo punto non c'è bisogno di masteraggio. Decidete cosa fare, ovviamente più turni passano, più Yuya e il ragazzino rischiano. Se decidete di muovervi verso la porta da cui sono entrati gli uomini, li vedete ammassati sulle scale. Se decidete di utilizzare la porta interna alla chiesa, vedete il sagrestano in fondo alla scalinata. Potete anche decidere cosa fare in questo caso, ma non siate autoconclusivi. Date uno spunto ed elaborerò io nel turno successivo.
    Ryuko, hai il tuo post di masteraggio, sai cosa fare.

    CITAZIONE
    Yuya
    Stato: Illeso
    Turni prima dell'utilizzo della coda: 4
    Turni prima dell'utilizzo del teletrasporto: 9
     
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    Roy Ash O'Connor




    Narrato - Pensato - Parlato - Parlato Altri




    Più i secondi passavano e più la preoccupazione di Ash aumentava esponenzialmente. Era giunto vicino a dei cespugli ornamentali e - nel mentre - manteneva alta la concentrazione, soprattutto il suo udito, così da rintracciare anche il minimo rumore sospetto.
    Un fruscio improvviso attirò la sua attenzione dal fianco destro e subito dopo, una voce interruppe quel sinistro silenzio che aleggiava su tutta la zona.
    Istintivamente, l'albino ebbe un sussulto, voltandosi di scatto verso destra.

    E così ci rivediamo... Roy giusto?

    Mosse la testa leggermente in avanti per mettere meglio a fuoco l'improvviso interlocutore. Dopotutto, il buio non aiutava e quella voce, a suo dire, non gli diceva ancora nulla.

    Ehi... tu...

    Non ne era sicuro ma, se aveva affermato di essersi già visti e - cosa peggiore - conosceva il suo nome, non poteva che essere il ragazzo con cui si era quasi scontrato nei laboratori, quella stessa mattina. Vederlo con le mani alzate lo rassicurò per un attimo ma non poteva ancora fidarsi appieno e nel frattempo che lo studente gli andava incontro, Ash indietreggiava di qualche passo, poggiando la sua mano destra sull 'apertura del corpetto in pelle: era pronto a sfoderare la sua arma celata, qualora fosse stato necessario.
    Con sorpresa, Ash capì che quell'incontro non fu dettato dal destino, non erano eventi puramente casuali dettati da chissà quale entità superiore. Aveva perso il suo prezioso taccuino in cui annotava tutte le informazioni, gli ingaggi ma soprattutto, tutti i suoi pensieri personali, versi poetici dettati dalla profonda tristezza che si portava con sé sin dalla tenera età.

    Sono un'idiota... credevo di averlo lasciato da qualche parte al Soseiji e invece l'avrò perso quando sono fuggito? O quando mi sono difeso dal piromane?

    Ascoltò con attenzione le parole del ragazzo che aveva di fronte e il suo tono, così come tutto il suo corpo, il come si muoveva, come respirava... non poté avere dubbi al riguardo: non stava mentendo, aveva bisogno del suo aiuto, così come Ash aveva bisogno di quelle informazioni.
    Yuya e il bambino dell'orfanotrofio erano stati portati via da dei tizi incappucciati. La cosa era alquanto preoccupante. Se si arriva a rapire un bambino, di sicuro non ci sono delle "semplici" cattive intenzioni e poi, quel bambino gli stava pure simpatico e Yuya non meritava affatto di fare una brutta fine. Fino a quel momento era stato pressoché un collega "perfetto", aveva la sua fiducia e non aveva intenzione di abbandonarlo con parte del malloppo.

    Lo studente gli propose l'accordo di collaborare, aiutandosi reciprocamente ma, purtroppo per lui, Ash non aveva la minima idea di cosa stesse accadendo in quell'orfanotrofio.
    Guardò la mano protesa verso di lui in segno di alleanza... Era la prima volta che si trovava in una situazione del genere. Seppur il ragazzo gli era sembrato sincero, sapeva che, quell' alleanza, quella collaborazione sarebbe poi sfociata in un nuovo scontro.
    Prima di accettare, doveva prenderne la massima consapevolezza.
    Socchiuse per un attimo gli occhi e con un sorriso beffardo gli rispose con un tono calmo e deciso.

    Ti aiuterò, a patto che tu non faccia brutti scherzi.
    Tese la mano destra e, con un gesto un po' goffo, anziché stringergliela come di norma si usa fare, si limitò a toccarla momentaneamente, strinsciandola con la sua, come a voler significare un maldestro "Dammi il cinque!". Dopotutto, ad Ash non piacevano i contatti fisici e, in quella circostanza, temeva che quel ragazzo, dall'aspetto forte e marzialmente preparato, potesse sfruttare quel gesto per qualche strana presa o proiezione.
    Avrebbe potuto rilasciare meschinamente dei gravitoni sul suo palmo, così da sfruttarli al momento più opportuno ma, nonostante Ash non fosse un stinco di santo, aveva una sua etica precisa da rispettare: se pretendeva rispetto ed onestà da qualcuno, allo stesso modo avrebbe rispettato e trattato onestamente l'altro.
    Subito dopo il contatto fisico, prese parola per non perdere altro tempo:

    Il prete di questa chiesa, credo abbia qualche rotella fuori posto e con lui, il sagrestano, un tizio con una barbetta bianca. Hanno scambiato il mio collega per un... demonio, Satana, non so per quale motivo... L' acido, ti chiederai? Beh, siamo stati ingaggiati per procurargliene un po' ed è questo il motivo per cui siamo qui, ma con questo posto non abbiamo alcun legame. Sicuramente, all'interno della struttura potremmo trovare le risposte alle nostre stesse domande.
    Ed ora, dimmi, dove hanno portato il mio compagno e il ragazzino? Erano in tanti?


    Avrebbe atteso la risposta del ragazzo per poi, avanzare una richiesta diretta:

    Una cosa però devo chiedertela... il taccuino... sai, non è per via delle informazioni riguardanti vecchi lavori... per quanto mi riguarda potresti anche averne fatta una copia... è che... sono un po' maniaco possessivo con certi oggetti e sapere che ce l'hai tu mi crea una sorta di nervosismo che non mi permetterebbe di essere pienamente concentrato. Ti sarei grato se se me lo restituissi...




    Roy Ash O'Connor

    Livello - 5

    Energia - 500

    Forza - 80
    Quirk - 255
    Agilità - 140


    TECNICHE
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    EQUIPAGGIAMENTO
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    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.

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    YUYA MIROKUJI

    L'orfanotrofio


    Narrato x Parlato Yuya x Pensato Yuya

    Yuya si sentiva, ancora, confuso e frastornato. Non aveva per niente colto il senso di quello che stava accadendo lì dentro. Non sapeva dove era stato portato, né da chi, né per quale motivo. L'unica cosa di cui era certo, a livello istintivo, era che fosse in pericolo, e che, con lui, era stato coinvolto anche il ragazzino. Forse per errore, forse no, non poteva saperlo. Stava gradualmente recuperando coscienza e controllo dei suoi sensi, ma - ancora - il suo quirk di teletrasporto sembrava non voler funzionare, così come la sua coda. Non si era mai sentito così esposto ed indifeso in vita sua. Era una sensazione... sgradevole. Più sgradevole di dover ascoltare quel prete che ripeteva meccanicamente cose prive di senso e colme di una fede sbagliata.
    Shou, si stava agitando, legato alla sedia: doveva essere spaventato e smarrito. Seppure fosse così piccolo per capire con precisione, vedere riunite in quella stanza - priva di qualsiasi logica - alcune delle persone di cui più si era fidato in quella che era stata la sua vita fino a quel momento aveva fatto crollare le sue certezze.
    Yuya non sapeva che cosa fare, le corde erano strette, non abbastanza da bloccargli la circolazione, ma sufficientemente da non permettergli di liberare i polsi. Imponente, non gli rimase altro da fare che osservare la scena, cominciando a flettere i muscoli delle braccia tentando di allentare quei lacci che lo condannavano alla prigionia.
    Uno dei suoi pensieri andò ad Ash, l'albino che lo aveva accompagnato in quella missione. Che li avessero fatti separare di proposito in modo da catturarli più facilmente? Oppure forse, il ragazzo era in combutta con loro ed era lui che aveva sbagliato a fidarsi?
    In ogni caso niente di tutto ciò aveva senso. Avevano rischiato per la missione, per far avere l'acido all'uomo che ora era di fronte a lui, ma forse prima di accettare avrebbero dovuto porsi delle domande. Quel posto era sbagliato.
    Bolek menzionò un esorcismo, e Yuya cominciò a ricollegare i pezzi. L'impressione che aveva avuto all'inizio non era, forse, inesatta. Era stato davvero scambiato per un demone. Cominciò a sbottonarsi il camice.
    «Ehi no, aspetta--» mormorò il ragazzo. Davvero non aveva nessun desiderio di vederlo nudo, sarebbe stato come osservare suo nonno - che non aveva mai conosciuto, pace all'anima sua - togliersi i vestiti. Ma aveva già constatato che qualsiasi cosa avesse detto di normale il prete, non lo avrebbe ascoltato.
    L'unica cosa che gli venne in mente, fu tentare di giocare al suo stesso gioco, almeno per fermarlo dallo spogliarsi, ugh.
    «Credi davvero di liberarti di me, esorcizzandomi in questo modo? Da quanto stai provando a combattermi?» rise, assumendo l'espressione più spavalda che riuscì a trovare. Era rischioso e stava giocando con il fuoco, ma doveva farlo o presto con il fuoco se lo sarebbe ritrovato addosso. «Puoi provarci, ma sai quante persone ci sono in questa stanza?» Ghignò. Beh, non molte a dire la verità, Yuya. Ma non era questo il punto. «Mi basterà prendere possesso di una di loro, tipo quel bambino laggiù che credi puro e senza macchia.» sorrise. «Non puoi vincere contro di me, sei solo un misero umano.» In verità, stava sudando freddo, ma in quello stato non gli era venuta in mente idea migliore.


    Y U Y A

    Esperienza: 475
    Forza: 60
    Quirk: 90
    Agilità: 100
    Energia: 275
    Stato fisico: Illeso (quasi)

    Scheda

    TECNICHE USATE



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    RAUL GARRET




    Narrato - Parlato - Pensato



    A quella mia proposta, il ragazzo dai capelli bianchi rispose solo dopo un'attenta riflessione ed infondo era giusto così, in quel modo dimostrò di saper ragionare attentamente sulle cose e di saper prendere decisioni ponderate. Anche il tipo di risposta e l'analisi che ne seguì, fecero guadagnare al ragazzo altri punti rispetto e devo dire che la cosa non mi dispiacque, iniziava quasi a starmi simpatico.

    Il prete di questa chiesa, credo abbia qualche rotella fuori posto e con lui, il sagrestano, un tizio con una barbetta bianca. Hanno scambiato il mio collega per un... demonio, Satana, non so per quale motivo... L' acido, ti chiederai? Beh, siamo stati ingaggiati per procurargliene un po' ed è questo il motivo per cui siamo qui, ma con questo posto non abbiamo alcun legame. Sicuramente, all'interno della struttura potremmo trovare le risposte alle nostre stesse domande.
    Ed ora, dimmi, dove hanno portato il mio compagno e il ragazzino? Erano in tanti?


    Ascoltai con attenzione la spiegazione di Roy ed a quella risposi in tutta tranquillità

    Capisco, immaginavo che fosse qualcosa del genere visti gli eventi... Poco dopo che sei entrato ho visto il tuo amico perdere i sensi, non so come abbiano fatto, se sia opera di un Quirk o di una droga, poi diversi uomini incappucciati, e con una lunga tonaca, hanno preso entrambi e li hanno portati al'interno attraverso quella porta...

    Fu allora che con la mano destra indicari al giovane la posizione della porta, mentre con la sinistra, da dietro la schiena, avrei indicato al mio fidato compagno il furgone dei ladri. Non avevo modo di comunicargli le mie idee se volevo tenere segreta la sua presenza, ma speravo in una sua intuizione. A quel punto mi apprestai a fare strada verso quel misterioso ingresso secondario ma prima di arrivarci giunse una richiesta inaspettata ma infondo accettabile di Roy.

    Una cosa però devo chiedertela... il taccuino... sai, non è per via delle informazioni riguardanti vecchi lavori... per quanto mi riguarda potresti anche averne fatta una copia... è che... sono un po' maniaco possessivo con certi oggetti e sapere che ce l'hai tu mi crea una sorta di nervosismo che non mi permetterebbe di essere pienamente concentrato. Ti sarei grato se se me lo restituissi...

    Furono in particolare i suoi modi a convincermi a farlo, o meglio, lo avrei fatto in ogni caso, ma quella richiesta così accorata mi convinse a farlo subito, perciò sorridendo presi l'oggetto dalla tasca e glielo porsi

    Nessun problema, infondo dobbiamo essere entrambi al nostro meglio... Non sappiamo cosa troveremo la dentro!

    Riconsegnato il taccuino mi accostai alla porta e feci segno a Roy di restare qualche passo indietro.

    Beh... Vista la situazione direi che un approccio stealt servirebbe a poco... Non abbiamo tempo da perdere... Quindi provvederò io a bussare!

    Detto ciò iniziai a far fluire la mia energia fulminea verso il pugno destro, caricandolo positivamente, a quel punto assunsi una guardia marziale e mi apprestai a sferrare un poderoso pugno al centro della porta. Se avessi eseguito correttamente il tutto, la porta sarebbe stata spazzata via in svariati frammenti lignei, anch'essi carichi positivamente, e quei detriti avrebbero viaggiato in avanscoperta ferendo eventuali presenze a portata di "scoppio".

    Andiamo!

    Al che sarei entrato pronto ad eventuali ingaggi, forte della presenza di Roy al mio seguito.

    Raul Garret - Lv8

    Attacco: 70
    Quirk: 600
    Agilità: 430
    Energia: 1125 - 40 = 1085
    Tecniche/Equipaggiamento usato
    CITAZIONE
    Lightning Bolt -40

    -Lightning Bolt LV 4: Sempre previo contatto fisico, l’utilizzatore potrà trasmettere una quantità tale di energia elettrica concentrata riproducendo l’effetto che si otterrebbe entrando in contatto con un fulmine seppur ad intensità inferiore. Ciò oltre a causare danni alla parte colpita lascia inevitabilmente gli effetti di una folgorazione continuando a provocare dolori nel tempo a chi subisce il colpo.
    Effetti:
    Danno: Grave
    Danno continuativo: Medio/Medio-Grave
    Attivazione: 40
    Effetto: Lancio D20, con almeno 17 la parte colpita va in necrosi (Solo con Apocalisse attiva)



     
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    The Chesapeake Ripper

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    La tana del Bianconiglio

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    The Alchemist ( ) - Adventure Mode - // - Orfanotrofio
    «The tragedy is not to die, but to be wasted»
    Finalmente Hans ebbe la possibilità di studiare le parole della propria ossessione, del ragazzo dai capelli bianchi che s’era stampato nella sua mente. Per l’Inglese stava lentamente diventando più un’opportunità che un qualcuno da rinchiudere da qualche parte ed abbandonare ad un destino di lenta agonia prima della naturale morte. Era stato freddo e razionale nella propria analisi, non s’era lasciato andare a illogicità o dati occulti: aveva intenzione di recuperare il proprio compagno ed andarsene, niente più per il momento. Vide distintamente il segno di Raul e con gli occhi seguì il percorso fino al camioncino. Mentalmente iniziò a bestemmiare ogni divinità creata dall’uomo: dividersi non sarebbe stata l’idea migliore, specialmente se questo avesse voluto dire lasciare l’amico con uno sconosciuto dentro un covo di psicolabili. Avevano appena discusso sul come, nel caso ci fosse stato da sacrificare qualcuno sull’altare al posto di Isacco, avrebbe preferito essere lui la vittima. Si morse la lingua silenziosamente ed appena i due si allontanarono, corse cercando di non dare nell’occhio verso il camioncino. Per prima cosa avrebbe tentato di memorizzare la targa del veicolo e poi, con delicatezza, avrebbe fatto saltare la serratura dell’abitacolo per entrare e vedere se ci fosse qualcosa di utile. Gli occhi di Hans schizzarono su e giù in cerca di informazioni abbandonate a loro stesse: note, capelli, macchie, appunti, oggetti o qualsiasi altra cosa potesse giustificare quella incursione. Con la coda dell’occhio osservava il team allegrotto intento ad avvicinarsi alla porta del mistero. Al sentire l’ormai familiare rumore d’elettricità di Raul, Hans avrebbe finito di razziare il camioncino per poi incamminarsi a passo spedito verso la porta principale della chiesa. Il passo veloce e deciso, i guanti già inforcati nelle mani e pochissima voglia di dover contrattare con coloro con cui supponeva di avere a che fare. Raggiungere Raul sarebbe stato inutile, in due erano più che sufficienti a gestire la situazione, ma prendere di contropiede chiunque si celasse dentro quella che sarebbe dovuta essere una stanza comunicante con la chiesa avrebbe fatto decisamente loro comodo. Probabilmente, nascosta da qualche parte, ci sarebbe stata una porta e sfruttarla per sorprendere il proprio nemico non avrebbe fatto troppo schifo, dopotutto creare un luogo con un solo punto d’entrata ed uscita sarebbe stata una mossa decisamente poco saggia. Senza pensarci troppo entrò dentro la chiesa senza nemmeno bussare. “Bonsoir, mes amis!” esclamò cercando qualche figura che potesse venirgli incontro. Con noncuranza prese una sigaretta dal pacchetto “In caso d’emergenza” per poi tenerla delicatamente tra le labbra: “Je cherche des infos...”. Aveva iniziato a ballare da solo, caso fosse stato avrebbe dovuto cavarsela da solo per poi andare a dar manforte all’amico e la sua possibilità. “Vous avez du feu?”.
    Narrato - Parlato (Hans)

    Hans Hawking


    Livello: 3
    Attacco: 55
    Quirk: 125
    Agilità: 70
    Energia: 250

    the heart is deceitful above all things,


    Edited by -The Alchemist- - 28/10/2018, 10:58
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