QUEST V - "Ahmya"

[Evento: L'ultimo Spettacolo di Madame S.] / Ryuko, Wyrd, Dopo la Pubblicità, ???

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    A H M Y A




    mrFA6hS

    Il viaggio verso la casa di questo "Blank" non fu certamente tra i più lunghi, ma la tensione poteva di sicuro renderlo tale. Seiko, la ragazzina apparsa dal nulla come un emissario del suo superiore, acconsentì a lasciar andare via quel tale in macchina. D'altro canto il suo obbiettivo era Karen e non aveva la minima idea di chi fossero quegli altri ragazzini. Una cosa era certa: per stare con la donna, non dovevano certamente essere degli scagnozzi di Eden's Rose e pertanto non rappresentavano, per i cosiddetti "Uomini in Nero", un problema in nessun modo possibile.
    Persa l'auto, il viaggio dei tre dovette ovviamente proseguire a piedi, scortati o forse prigionieri di quell'enorme massa di uomini vestiti elegantemente e pericolosamente somiglianti l'uno all'altro. Seiko, compiuta la sua missione, non sembrava certamente una chiacchierona, figuriamoci quell'insieme di cloni. Se non avessero interagito tra loro, sarebbe stato un viaggio decisamente noioso, animato solo dal rumore delle loro calzature ad affondare nella neve fresca che copriva la città di Tokyo.
    Dopo circa un quarto d'ora di tragitto a piedi, quella massa di un paio di dozzine di persone giunse infine a destinazione: davanti ai loro occhi si stendeva un'enorme villa dai contorni decisamente occidentali. Non sembrava infatti una costruzione asiatica, ma aveva un gusto europeo e, a conti fatti, sembrava un edificio anche abbastanza anziano. Il villone dalle pareti bianche si estendeva su un solo piano e probabilmente in passato era stato un qualche tipo di ambasciata di qualche stato straniero.
    Circondato da un giardino non enorme ma decisamente curato, il complesso era illuminato da vari fari posti a terra a qualche metro di distanza l'uno dall'altro, proiettando lugubri ombre verso l'alto. Dal marciapiede un piccolo sterrato libero dall'erba portava sino alle grosse porte d'entrata. Seiko, seguita dai suoi uomini, imboccò proprio quel sentiero lungo quattro o cinque metri. Si aspettava, ovviamente, di essere anche seguita dai tre ospiti. Le porte di ingresso erano sorvegliate da due individui, uno alla sinistra e uno alla destra dell'entrata, identici ai venti che fino a poco prima li avevano scortati. Venti che non attesero certamente gli ospiti ed entrarono nell'edificio, quasi dileguandosi in breve tempo.
    Il capo vi aspetta nel suo ufficio. E' in fondo a sinistra. - li congedò in breve la ragazza, per poi seguire i suoi uomini. Dietro le porte in legno si stagliava il complesso abitativo. Consci di essere all'interno dell'abitazione di un pericoloso criminale, probabilmente i tre si sarebbero attenuti a quanto detto e non avrebbero gironzolato a piacere, anche osservati da quattro guardie che - sempre uguali - sorvegliavano il corridoio a coppie, con la schiena ai muri opposti a qualche metro di distanza gli uni dagli altri. Una volta entrati avrebbero subito intravisto le porte di quattro stanze molto vicine, due a sinistra e due a destra. Proseguendo sulla destra una rampa di scale in marmo portava, stranamente, ad un piano interrato. L'edificio non si sviluppava quindi in altezza ma in profondità. Quasi una volta al termine del corridoio, che culminava in un'ampia vetrata, due porte si fronteggiavano una alla sinistra e una alla destra della villa. Quella a sinistra doveva essere l'ufficio in cui quel Blank li stava aspettando.
    Nonostante l'architettura dell'abitazione fosse occidentale, l'arredamento era tipicamente orientale seppur non giapponese. Arazzi con figure di draghi e veda ornavano le pareti laterali del corridoi, mentre mobili in ebano e di fattura pregiata sostenevano vasi e ceramiche il cui colore prevalente era il rosso, incisi o dipinti con figure e scene di gusto tipicamente cinese.
    divider
    UbBV7He

    Altrove, mezz'ora prima.


    Billie passava compulsivamente il proprio indice sinistro sul mobile che poco prima quello zoticone di Alex Drake aveva osato incidere con le proprie unghie. La Madame non ne sarebbe stata per nulla felice ma, come anticipato, gliel'avrebbe fatta pagare. In denaro o con una punizione corporale. Ora, però, la Madame voleva un lavoro e quello andava fatto. L'operazione era stata un disastro, dei cinque ragazzi che aveva chiamato in ben tre si erano ritirati. Naigus Mortotris aveva deciso di abbandonare la missione a causa dei suoi contrasti personali con Zhen Lubbock, Alex Drake si era dimostrato annoiato dall'incontro mentre Akio Oshiro era entrato e uscito senza dire neppure una parola. Il comportamento sempre più egoistico della Madame aveva iniziato ad allontanare possibili collaboratori e Billie si trovava in una pessima posizione. Zhen Lubbock e Kurumi Quinn si erano diretti al Parco di Ueno con l'obbiettivo di eliminare Viktor Asui, Edward Lapsus e Seishiro Harada, due ex collaboratori della Madame e un suo vecchio amico. Il lato positivo di quella storia era il fatto che quei due fossero probabilmente più interessati ad uccidere che al compenso in denaro, per cui difficilmente se la sarebbero data a gambe anche se in inferiorità numerica. La seconda parte dell'operazione, però, era completamente scoperta. Era quella che stava più a cuore alla Madame, ma era a corto di personale. Sospirò, grattandosi il naso col dorso di due dita della mano destra, mentre i suoi tacchi creavano una leggera eco a ogni passo. Ciononostante, non tutti i mali vengono per nuocere.
    L'abbandono di quei tre significava un budget rimanente per l'operazione di ben dodicimila yen, quelli con cui avrebbe appunto dovuto pagare quel trio. Con quei soldi poteva permettersi di assoldare qualcuno di più capace e probabilmente più mentalmente stabile. Aveva un contatto passatogli da un contatto di un ulteriore contatto. Non conosceva personalmente questa persona, ma sapeva che era disposta a fare di tutto per il giusto prezzo e che una volta si era introdotta senza troppi problemi allo U.S.J., il campo di addestramento speciale della nota scuola per eroi Yuuei.
    Prese il telefono del locale e fece il suo numero. Come tutti gli altri, sarebbe stato contattato direttamente col numero dell'Eden's Rose, un numero pubblico rintracciabile con giusto un paio di click su un qualsiasi browser. Grazie al suo quirk, era l'unica persona su cui poteva contare in tempistiche così strette. Avrebbe spiegato lo stretto necessario al telefono, assicurandosi di menzionare per bene l'entità del compenso, e gli avrebbe chiesto di recarsi lì nel minor tempo possibile. Giunto al locale una ragazza lo avrebbe accompagnato al piano di sopra, dove Billie avrebbe seguito la procedura che aveva ripetuto poc'anzi: offerto un cocktail dal colore blu, gli avrebbe mostrato la planimetria del palazzo di Blank e la foto della donna dai capelli neri, indicando quegli uomini vestiti di nero come i suoi rapitori. Era una star dello spettacolo della Madame, e andava salvata da quella casa infernale con la più totale riservatezza. Il compenso era relativo a quell'operazione, ma Billie si sarebbe assicurato di menzionare anche il semplicissimo lavoro di guardia del corpo allo spettacolo - di lì ad un paio di giorni - col quale Yuya Mirokuji avrebbe potuto fare ancora qualche migliaio di yen senza alcun tipo di fatica o di rischio. Una stretta di mano avrebbe siglato il contratto, ma non c'era tempo ulteriore da poter perdere.



    CITAZIONE
    ORDINE DI POST ► Master, Ryuko, Delin (Karen), Wyrd, Dopo La Pubblicità.
    Ryuko, descrivi come ottieni il contratto e puoi terminare il post una volta giunta in prossimità della villa.
    Tutti gli altri, siete liberi di fare ciò che volete nel viaggio verso la villa nel rispetto - ovviamente - di ciò che ho descritto. Potete fermarvi una volta giunti alla porta dello studio.
    Delin parteciperà a questa role nei soli panni di Karen, in modo che possa interpretare al meglio il suo png e voi non dobbiate leggere troppi dialoghi trascritti in un solo post di masteraggio. La trama è in mano vostra, quindi potete influenzare sia Karen che gli altri con le vostre scelte e proposte: fate attenzione a ciò che fate.

    CITAZIONE
    Due parole sull'introduzione di Ryuko.

    Faccio questo p.s. per spiegare il motivo per cui è stato introdotto il pg di Ryuko se, a conti fatti, non si è iscritta all'Evento.
    La vostra role precedente è andata completamente liscia e questo mi fa molto contento. Vi ringrazio per partecipare ed essere puntuali, questo Evento può esistere anche e soprattutto grazie a voi. Purtroppo, però, non tutto va sempre liscio. Nella Quest che ha preceduto questa e che sarebbe dovuta appunto sfociare in questa, ben tre giocatori hanno abbandonato l'attività. Ovviamente la trama di una Quest viene scritta a grandi linee e si evolve in base alle scelte fatte dagli utenti che hanno la completa libertà d'azione. Ciò non toglie che ci debbano comunque essere degli eventi cardine ad indirizzare la storia. Purtroppo con l'assenza di quei tre utenti uno di questi eventi cardine, quello che avrebbe reso questa attività in particolare possibile, sarebbe venuto meno. Tra la prospettiva di farvi affrontare una role inutile e noiosa o infrangere leggermente le regole, ho scelto quest'ultima.
    Vorrei solo specificare che Ryuko è stata scelta per vari motivi, alcuni che riguardano la sua persona mentre altri più strettamente legati al suo personaggio. Innanzitutto essendo un membro dello staff e conoscendola personalmente, so che non abbandonerà l'attività rendendola ingiocabile a metà percorso. Inoltre, ho molta familiarità col suo personaggio, ciò che può fare e il suo modo di comportarsi. Questo mi ha permesso di trovare il modo più organico e plausibile per poterlo inserire nell'attività senza doverci dedicare troppi post o fare forzature, rovinando quindi il vostro gioco. Yuya, inoltre, è l'unico pg di un livello abbastanza alto da poter interagire coi vostri ma abbastanza basso da non impedirvi un gioco equilibrato.
    Volevo quindi specificare che Yuya ha preso parte a quest'attività più per suoi meriti e caratteristiche che per il fatto di essere il pg di Ryuko. Quello che intendo è che non è in alcun modo un privilegio dello Staff il motivo per cui è stata scelta bensì un favore reciproco in quanto utenti. Spero che nessuno abbia rimostranze a tal proposito, è semplicemente il modo più comodo che ho trovato per portare avanti una Quest degna di questo nome.
    Questo significa anche che Yuya è completamente libero di agire e sta solo al suo roleplay decidere di continuare questo Evento ulteriormente oppure fermarsi a questa Quest.
    Buon gioco a tutti!



    Edited by exquisite†corpses - 28/1/2019, 23:36
     
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    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.

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    Scheda

    YUYA MIROKUJI
    TECNICHE
    La sveglia sul comodino segnava le ventitré e ventotto; seduta sul bordo del letto, le gambe ciondoloni e i piedi scalzi, Kairi si stava mordicchiando le labbra, visibilmente irritata.
    Inutile dire che si fosse sentita messa da parte, quando Yuya si era alzato dal letto per rispondere al cellulare, lasciandola lì, da sola, a prendere freddo. Il ragazzo non aveva la fama di uno che non rispondeva al telefono, eppure ci stava impiegando abbastanza, e quello non le andava giù. Quando, infatti, sentì la musica che l'aveva accompagnata tutta la sera, quietarsi d'improvviso, segno che lo stereo era stato spento, non ci mise molto a corrucciare lo sguardo, per poi rivolgerlo al ragazzo che era appena riapparso sulla soglia della camera.
    «Kairi, mi spiace, devo uscire. È... piuttosto importante.» Tipico.
    «Di nuovo? Non posso aspettarti qui? Me l'hai già detto la volta scorsa.»
    «Proprio no, non so quanto potrei metterci.»
    «Ma dove devi andare?»
    «Eh- Il... locale dove lavoro. Hanno bisogno. Urgente.» la liquidò il corvino. Inventarsi delle scuse era sempre faticoso, soprattutto quando le avevi già usate tutte perché uscivi con la stessa ragazza da tre settimane.
    Yuya si sistemò davanti allo specchio, raccogliendo i vestiti da terra.
    Uno sbuffo.
    «Sai, Yuya. Forse è meglio se non ci vediamo direttamente più.» la risposta, lievemente spazientita, gli giunse alle orecchie accompagnata da un frettoloso alzarsi della ragazza, che rimetteva le sue cose, e dal suo avvicinarsi alla porta. «Eh? Ma no, non dire così. - mormorò il giovane, senza guardarla però, mentre si agganciava i bottoni dei jeans. - Ehi, dove- Kairi, aspetta! Ti chiamo, eh!» Ma tutto quello che ricevette in cambio fu lo sbatacchiare della sua porta d'ingresso. Il giovane socchiuse gli occhi, come se quello fosse in grado d'attutire il colpo. Poi fissò la stanza in disordine e scrollò le spalle. Pazienza. Meritava di meglio. Lui, ovviamente.

    ---

    Quattro esatti minuti dopo, l'insegna dell'Eden's Rose stava lampeggiando ad intermittenza sopra la sua testa. Yuya ci era arrivato il prima possibile, giusto il tempo di mettersi qualcosa addosso e far mente locale su dove si trovasse quel posto. Ad averlo chiamato era stato un ragazzo, o almeno così aveva supposto, dalla voce, di nome Billie. Senza sorprese o altri colpi di scena, era andato dritto al punto. Aveva bisogno di qualcuno che svolgesse un lavoro per lui, aveva ciò con cui pagarlo, ed aveva fretta.
    E, a meno che non si trattasse di omicidio, Yuya non aveva altri particolari limiti che la sua etica personale gli'imponeva.
    Fuori dal locale si udiva l'eco di una musica martellante, ed una dozzina di persone stava in piedi, a sorseggiare qualche cocktail colorato. L'alcool probabilmente attutiva, per loro, il gelo della temperatura di quella sera. Ah, se Kairi avesse saputo d'esser stata liquidata per un posto del genere non l'avrebbe presa affatto bene. Fortuna che, probabilmente non l'avrebbe più vista. Senza pensarci troppo a lungo Yuya si fece largo fino all'ingresso, ed entrò. Quello che trovò oltre la soglia, non lo sorprese più di tanto. Una vasta pista da ballo si estendeva, infatti, per tutta la lunghezza del locale, illuminata da vari riflettori bianchi e rosa. E faceva caldo. La maggior parte delle ballerine erano vestite in modo molto minimale, acclamate e osannate da tutti, mentre altre giovani in abiti succinti svolgevano il ruolo di cameriere, spostandosi velocemente tra quegli agglomerati di persone con vassoi contenenti bicchieri e drink per gli assetati. Yuya si appuntò mentalmente di tornarci una volta in cui non sarebbe stato preso da lavori improvvisi, e si diresse verso il bancone. Non c'erano molti uomini, quindi chiese ad una ragazza dove potesse trovare un certo "Billie" e lei, con sua sorpresa, lo scortò di sopra.
    La musica svanì completamente, come se quella parte fosse completamente insonorizzata. La stanza in cui si trovava Billie era enorme, vuota e disseminata di tavoli circondati da poltroncine e divanetti, e quest'ultimo era un bel ragazzo. Giovane, capelli neri, un taglio corto ed un po' in disordine, simile al suo. Vestito elegante, con una giacca d'epoca ed un gilet nero sopra una camicia bianca. Yuya ringraziò la giovane, che si dileguò in fretta, tornando di sotto. Billie, invece, prima di iniziare a parlare d'affari, gli offrì qualcosa, e Yuya pensò per un attimo di rifiutare, salvo poi riconoscere dalla colorazione e dall'odore di Vodka, un angelo azzurro, uno dei suoi drink preferiti. In ogni caso, il giovane dagli occhi verdi sembrava leggermente stressato. Yuya si fece ripetere il compenso, dopodiché acconsentì a farsi spiegare i dettagli di quel "lavoro".
    Madame de Steal gestiva una serie di spettacoli molto popolari tra i piani alti di Tokyo. Yuya era certo di averne sentito parlare. Da Chris. Anche se non l'aveva mai vista di persona. In ogni caso una delle sue star per lo spettacolo, era stata presa di mira da un gruppo di suoi ex-dipendenti, e rischiava di essere rapita. Il suo compito era scortarla in un luogo sicuro, nel peggiore dei casi salvarla, e farle da guardia del corpo fino alla sera dello spettacolo. Non sembrava niente di estremamente difficile, e Yuya, mentre Billie gli mostrava la planimetria della villa, si chiese come avesse fatto la scelta a ricadere su di lui. Fece del suo meglio per memorizzare tutto quanto. Dubitava di riuscire a ricordare qualsiasi cosa alla perfezione, ma qualcosa era sempre meglio di niente.

    ---

    La villa in questione aveva le pareti bianche, e si stagliava lugubre sotto la luce dei lampioni posti nel giardino dal quale era circondata, che avevano l'effetto di farla apparire ancora più pallida. Non sembrava una costruzione asiatica, ma Yuya non era proprio un asso in architettura per cui non ci fece troppo caso. Un piccolo sterrato libero dall'erba divideva in due il giardino, portando fino alle grosse porte d'entrata. Yuya ripensò al suo obiettivo. Quella donna, era da qualche parte lì dentro. E chiunque fossero i nemici della madame, erano arrivati prima di lui. L'ingresso era sorvegliato. Due uomini vestiti completamente di nero si trovavano uno a destra ed uno a sinistra dell'entrata. Completamente immobili, quasi come fossero statue. Doveva essere dura con quel freddo. Yuya era appostato su un albero, non sapeva se fosse di proprietà del giardino o meno, ma tirava un po' di vento, quindi forse eventuali suoi movimenti non sarebbero stati notati - non subito almeno. Il come ci fosse arrivato lì non aveva importanza, il punto era che ci era arrivato, e ora, doveva entrare. Nonostante si fosse premurato di coprirsi il più possibile, lui il freddo lo sentiva eccome. Era vestito completamente di nero, la maglia e i pantaloni che componevano il suo outfit preferito, guanti, ed il casco, per proteggersi la testa, e soprattutto, per non farsi riconoscere.



    Equipaggiamento & Tecniche
    Tecniche

    ---

    Costume
    ► Black Panther: Tuta composta da una maglia e da dei pantaloni separati fra loro, entrambi aderenti e dal color nero pece. Il tessuto è in fibra di carbonio, materiale molto resistente in grado di fornire una difesa basilare, senza tuttavia limitare i movimenti.
    Abbinato ad esso, un casco integrale, nero, dal design che pare ricordare vagamente un gatto.
    ► Effetto: Protegge da danni medi alla testa.

    Equipaggiamento
    ► Lynx's Claw: Un paio di guanti tessuti con lo stesso materiale del costume di Yuya. Sopra ogni dito ci sono degli accessori metallici dalla forma di un artiglio, che possiedono delle lame retrattili dalla lunghezza di due centimetri. Sono degli ottimi strumenti di supporto per infliggere graffi arrampicarsi. Inoltre le lame secernono una lieve droga eccitante, che se entra a contatto con il sangue nel giro di qualche minuto inebria e confonde i sensi del bersaglio, rendendolo facilmente vulnerabile.
    ► Effetto: Stordimento [Lieve]
    ► Peso: [2]

    ► Tirapugni: Un tirapugni comprato al Mercato Nero. Composto da 4 anelli saldati assieme ad un pezzo di ferro, Yuya lo calza, di preferenza, sulla mano destra, la sua dominante. Vi ha fatto montare degli spuntoni, uno sopra ogni anello, e della lame laterali smontabili, seppur non molto taglienti.
    Date le piccole dimensioni è un'arma facilmente occultabile. Ovviamente non ha nessuna licenza, pertanto se venisse perquisito e fosse trovato in possesso di esso passerebbe dei guai non da poco.
    ► Danno: Lieve (taglio, perforazione/ contusione) [+10 in Forza]
    ► Peso: [1]

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    Karen




    Narrato - Parlato - Pensato


    I passi della donna scricchiolavano sulla neve, come avevano fatto poco prima nel momento in cui si erano diretti verso la macchina di Viktor, mentre una coltre nera li circondava ben attenta a non farli uscire dai suoi confini. Karen guardava con espressione pensierosa quei passi come se le impronte potessero rivelarle qualcosa, allo stesso modo di un'indovina di fronte ad un fondo di caffè. Aveva sorriso poco prima al Seishiro che aveva assunto l'identità della dolce ed ingenua Ayano, una misteriosa ragazza con un'obiettivo comune a quella della criminale: uccidere Madame de Steal. Era stato difficile dimostrarsi calmi poco prima di imbarcarsi in acque che non aveva mai percorso, in cui si immergeva senza prepararsi come non aveva mai fatto prima nella sua vita. Era sempre stata una persona che calcolava le proprie azioni e quelle degli altri e non avere la certezza di quello che stava facendo le faceva pesare la vita dei due che si era portata dietro come due cagnolini. Realizzava però che non erano semplici dipendenti da scartare come la miriade di gente che era giunta all'Eden Rose, ma persone a cui in un certo senso doveva badare. Non riusciva però a pensare a Seishiro od Edward in quel momento, poiché l'unica cosa che le frullava nel cervello era cosa volesse preciso Blank e soprattutto cosa avrebbe potuto dire ad un uomo così potente e poco conosciuto. C'era veramente la possibilità che fosse una trappola, ma la donna aveva deciso di scartare quell'opzione dal momento che erano ancora vivi. Se proprio avessero voluto ucciderli non ci sarebbe voluto molto considerata la superiorità bellica e numerica che possedevano. Parlando di quei numeri, Karen aveva di certo notato l'aspetto uguale di quella scorta silenziosa che non sembrava avere un difetto nelle loro azioni. Non esitavano, non inciampavano sull'asfalto sdrucciolevole, le suole delle loro scarpe aderivano perfettamente al terreno senza incontrare le difficoltà che lei sembrava avere a camminare con quel freddo, in mezzo alla neve. Sembrava muovessero le gambe all'unisono, fatta eccezione per la ragazzina che si era presentata come Seiko, che ogni tanto trotterellava in testa al gruppo o si affiancava a loro quasi più per curiosità che per controllarli. Le aveva dato fastidio sin dall'inizio quella che per lei era ai suoi occhi una bambina o una donna che avrebbe decisamente definito come un tappo. Le persone che si vantavano del loro potere che possedevano solo perché si nascondevano dietro ad un potente la infastidivano molto. Ne aveva incontrate così tante nella sua vita che provava una repulsione per qualsiasi stupida ostentazione che non portasse a qualcosa di concreto, ma decisamente non poteva non notare come lei fosse quella diversa del gruppo. Oltre a possedere una spada diversa, il suo atteggiamento risaltava così tanto rispetto alla massa di uomini in nero da chiedersi se facesse veramente parte di quel gruppo o fosse una qualche specie di guest star.
    Come richiamati a distanza da un telecomando, quel grande gruppo di servitori li avevano portati a destinazione dopo un breve viaggio tra vie intricate, evitando gli occhi sospettosi del pubblico che di certo non avrebbe dimenticato facilmente una parata di persone con la fedora, per quanto il sentimento di omertà potesse contagiare le persone che non cercavano guai. Karen osservò dispiegarsi di fronte un edificio che a chiamarlo notabile lo si sarebbe sminuito in mezzo a tutte le costruzioni orientali che lo circondavano. Non possedeva la tipica architettura sinuosa delle case più tradizionali ed antiche che si potevano trovare in alcuni quartieri di Tokyo, ma neanche la voglia sfrenata di occidentalizzarsi dei grossi grattacieli di vetro con qualche brand americano che scorreva su un megaschermo. Le sembrava di aver visto una costruzione simile solo in qualche pubblicità o volantino turistico, forse in qualche film che aveva avuto il tempo di vedere nelle poche pause che le venivano concesse. Non era molto alto ma il biancore che lo caratterizzava ed un tetto piuttosto anonimo che in stile occidentale, che guardava dall'alto un giardino che riceveva in modo evidente una continua manutenzione, lo faceva risaltare rispetto agli altri edifici. I fari che illuminavano la stessa casa o covo di Blank sembravano quasi voler creare un'illusione di ancora più smisurata grandezza o di volerlo fare brillare in modo ancora maggiore. Karen guardò mentre camminava verso l'ingresso quella villa, che nel migliori dei casi l'avrebbe accolta come un'alleata e fatta uscire come già vincitrice di quel conflitto e nella peggiore situazione un mausoleo per lei, Seishiro ed Edward. Si girò verso di loro cercando di assumere un'aria tranquilla prima di entrare, accorgendosi solo ora come lei non avesse spiccicato una parole mentre camminavano. Sperava che non l'avessero presa come se si fosse arresa in qualche modo o fosse troppo spaventata per agire. Era semplicemente...concentrata su quello che avrebbe detto, fatto e dichiarato quando si sarebbero visti faccia a faccia con il mafioso.
    Non vi preoccupate. Non è la prima volta che tratto con persone del genere. Voleva dimostrarsi sicura di fronte a loro, voleva essere un faro che potesse guidarli in quel nero in cui si stavano per immergere. A proposito di quel colore, Karen notò come anche la coppia di guardie che come due sfingi sorvegliavano l'entrata fossero uguali alle altre, ricordandole come gli affari di quel Blank fossero decisamente bizzarri. Erano sempre stati in conflitto con l'Eden Rose, semplicemente perché erano rivali in tutti i traffici che facevano, una concorrenza che era spesso risultata nel sangue. Il fatto che quelle due decine di uomini fossero completamente uguali poteva essere derivato da un quirk di clonazione di un solo individuo, il che avrebbe spiegato come agissero in sincronia. Ma esisteva una persona capace di gestire con tale precisione le azioni di suoi venti eventuali cloni? Le sembrava strano e nonostante il parlare con Blank la preoccupasse, quel mistero le mise un cattivo presentimento sul suo interlocutore. Si chiedeva se in quel momento avesse interagito con delle persone vere o dei fantocci, degli automi comandati a distanza. Qualsiasi fosse la risposta a quella domanda, che forse era meglio lasciare negli armadi nascosti del loro capo, Seiko li avrebbe liquidati con delle veloci istruzioni e senza troppe attese, disse a loro di andare in fondo a sinistra, parole alle quali Karen avrebbe semplicemente annuito. Girandosi nuovamente verso i suoi due colleghi e assicurandosi che fossero pronti ad entrare, avrebbe varcato la soglia della villa di Blank aperta gentilmente dalle due sfingi, finendo per trovarsi in un ambiente decisamente particolare. Era uno stile orientale ricco di decorazioni , opposto alla sobrietà della facciata, con colori caldi che caratterizzavano gli interni. Il rosso dei vasi e degli arazzi si univa al colore scuro del legno per creare una certa solennità a tutto l'ambiente, quasi non fosse una casa vera e propria. Forse era semplicemente la sua idea di abitazione ad essere troppo lontana da quella di Blank, poiché a Karen quel corridoio sembrava più che altro appartenere al museo di arte cinese. Diversi draghi serpenti scorrazzavano per i complicati giochi di tessuto che coprivano le pareti assieme a simboli che non aveva mai visto. La donna non aveva notato particolarmente dove portasse il passaggio sulla destra, ma il fatto che si venisse a creare una certa ombra in fondo a quel corridoio le suggeriva che quella parte della villa fosse sollo una minima parte del complesso, chiedendosi quanto fosse grande in realtà. Karen si sarebbe messa accanto ad Edward e Seishiro, prima di cominciare a dirigersi verso l'ufficio indicato dalla ragazzina mascherata, rallentando il passo cercando di guadagnare qualche secondo per parlare. Il pavimento faceva risuonare i suoi passi in quel silenzio tombale, causato anche dal mutismo completo delle guardie che facevano anche loro da decorazione immobile per il corridoio.
    L'importante con queste persone è non mostrarsi intimiditi. Karen avrebbe tenuto lo sguardo dritto verso di sé mentre pronunciava quel consiglio, senza guardarli negli occhi. Non sarebbe riuscita a non comunicare la tensione che aveva addosso in quel momento attraverso le sue iridi. Eppure aveva parlato con gente di quel calibro altre volte, no? Forse era l'argomento di quella discussione a renderla così irrequieta, forse era perché c'era sempre stata la Madame ad appoggiarla. Stavano passando in quel momento di fronte alla vetrata che offriva una splendida vista del giardino che abbracciava il perimetro della villa, offrendogli lo spettacolo della città e della natura in una sola occhiata.
    Io e questo Blank vogliamo la stessa cosa e se ha chiesto di vederci, c'è un motivo. Se vi interpella fate attenzione a ciò che dite, ma mi fido di voi. Finite queste parole sarebbero stati in pratica davanti alla porta dietro alla quale quella figura che li aveva convocati stava aspettando con evidente impazienza. Cosa avrebbe tirato fuori da quella conversazione dipendeva soprattutto da lei, o almeno era ciò che sentiva. Avrebbe voluto sentire i due ragazzi che le stavano accanto come dei pilastri per lei ma non riusciva in quel momento a non fare a meno di pensare come se in quella camera sarebbe entrata da sola. Con un gesto rapido avrebbe battuto non troppo forte le nocche tre volte, aspettando che il capo di quel posto decidesse di farli entrare.


     
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    » Seishiro Harada


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    Agilità 15





    Danni: //
    Tecniche: //
    Equipaggiamento: //


    » Scheda « » Quirk «

    Narrato Parlato Pensato



    Il freddo pungente della nottata si faceva sentire, insidiandosi nelle ossa e nei cuori, avvolgendo in un gelido abbraccio i propositi e la risoluzione di chi, sventurato, s’avventurava nella notte.
    Seishiro Harada sollevò la mascherina sulla bocca e sopra ad essa avvolse meglio la sciarpa, cercando di creare strati di tessuto e calore per proteggersi dalla temperatura. Era ancora abbastanza lucido per rendersi conto di non poter morire assiderato mentre camminavano, dopotutto.
    Immaginava che, prima o poi, sarebbe svenuto, ma dava fiducia alla magia dell’adrenalina che continuamente lo teneva vigile e pronto all’azione; la sua paura, la consapevolezza della propria paura… davvero era quello a permettergli di fare un passo e il successivo e così via?
    Se da una parte aveva fiducia in Karen, dall’altra non poteva fare a meno di preoccuparsi. D’altra parte, la situazione non era esattamente confortevole e di buon auspicio, quindi una parte di lui cercò di non prendere troppo male questa continua e incessante insicurezza.
    A tutto questo si aggiungeva il dover mantenere un certo personaggio, obbligandosi quindi a muoversi in una certa maniera, così da sembrare carina, sufficientemente solare e un po’ ”moe”. Era il tocco decisivo per dare l’impressione di essere quasi svampita e quasi sociopatica, nulla di ben precisato ma che dava tanto carattere e rendeva più verosimile.

    Tuttavia ebbe il coraggio di non parlare. Non avrebbe detto una parola se non necessario, imponendosi di stare, finalmente, zitto.
    Era difficile limitarsi in quel modo, specialmente quando avrebbe voluto davvero suscitare una qualsiasi reazione in quella Saeko o in uno degli altri uomini; voleva capire, voleva approfondire perché quelle figure anonime ed inquietanti lo incuriosivano da impazzire, ma non poteva parlare.
    Non doveva.
    I suoi pensieri erano parzialmente rivolti a Karen, donna paziente e sventurata, ma soprattutto a sé stesso: alla fine, voleva vivere, non sarebbe stato così stupido questa volta.
    E poi, doveva custodire tutto per la Madame.

    Così camminava, in silenzio e guardandosi attorno, trovando quasi ironico di ritrovarsi in un’enorme villa, come quelle delle produzioni letterarie, occidentale all’apparenza ma dagli interni orientali, memore di tradizioni e costumi; effettivamente era una cosa molto da yakuza e lui continuava a sentirsi in un film, come se non stesse davvero vivendo una cosa del genere perché era scritta troppo bene! La vita era il susseguirsi di impatti causali fra atomi in una gloriosa entropia, la probabilità che Blank fosse il classico boss da cinema era bassa.
    Inutile dire come questo lo rendesse ancora più interessante per Seishiro, che però non mostrava nessuna emozione particolare se non sincera curiosità e ammirazione per li ambienti.
    Non mancava di notare la struttura e il comportamento delle guardie, senza contare che sentiva benissimo le parole di Karen, a cui rispondeva eventualmente con un cenno, ma i suoi occhi erano sempre dove ci si aspettava che fossero quelli di un ospite educato: non sembrava per nulla curioso, come se volesse aprire ogni porta, e si mostrava educato e grato per l’ospitalità. Si sarebbe fermato anche ad asciugare la suola delle scarpe su uno zerbino se ne avesse trovato uno.
    Una volta nella villa si era anche allentato la sciarpa, lasciandola pendere in due ampi giri.

    Mentre camminavano, Seishiro non si sentì davvero lì; lo stomaco sembrava arrotolarsi su sé stesso, le gambe erano troppo leggere per sostenere tutto il suo corpo e la sua testa non guardava davvero ciò che vedeva.
    Durò un attimo, quanto bastava per comprendere che quelle manifestazioni dell’ansia erano il suo risultato di crescita personale; v’era sempre anche un po’ di curiosità ed eccitazione, ma la consapevolezza del rischio stava vincendo sulla stupidità.
    Almeno quella era una cosa buona.
    Strano, stava diventando troppo ottimista.

    Sospirò leggermente, chiedendosi cosa stesse pensando davvero Karen, e la osservò bussare, concentrandosi perché ogni parte del corpo lo tenesse in piedi, impedendogli di svenire.
    Buon viso a cattivo gioco: la sua specialità.
     
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    Edward Lapsus



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    - Edward
    - Seishiro/Ayano
    - Karen

    Piccoli cristalli di neve si depositarono delicatamente sulla falda del cilindro. Un colpetto veloce della mano guantata le spazzò via.
    Era ormai da un paio di minuti che avevano cominciato a camminare nella neve, scortati da quel misterioso gruppo di spadaccini anonimi. Ad Edward non dispiaceva essersi separato da Viktor: la sua presenza sarebbe stata un inutile rischio. Anzi, il fatto che un membro del gruppo fosse lontano e difficile da raggiungere rendeva in qualche modo l’intera operazione più sicura, sebbene non di molto.

    Il Mago camminava in silenzio seguendo con discrezione i movimenti degli uomini armati. La causa di questi sguardi non era tanto il timore di venire attaccato, quanto piuttosto una certa curiosità nel cercare di capire il funzionamento di quella specie di pedine. Aveva già fatto varie ipotesi al riguardo, ma finora non era riuscito a trovare nessun indizio utile a sfoltire il ventaglio delle possibilità. Al suo fianco, Karen ed Ayano camminavano pensierose nella neve. Persino la giovane, che finora si era dimostrata molto espansiva, sembrava aver capito che quello non era il momento per le parole.
    Buon segno. Almeno ora sapeva che probabilmente non si sarebbe intromessa in maniera troppo inopportuna, una possibilità che non era da escludere considerata la sua età. Chissà, forse con la sua aria ingenua avrebbe fatto abbassare la guardia a Blanko durante le trattative…

    Karen dal canto suo sembrava concentrata nella preparazione dell’imminente incontro. Non poteva biasimarla, ciò che la aspettava avrebbe richiesto nervi saldi e pensiero rapido. Edward in passato aveva avuto a che fare con altri membri della malavita, ma erano sempre stati pesci piccoli: ricettatori, truffatori, mercanti d’armi… Ma non si era mai trovato faccia a faccia con i pezzi grossi. Probabilmente Karen era stata la figura più importante che aveva incontrato finora, ed era ben lontana dall’essere in cima alla piramide. Quello che il destino gli aveva offerto era un assaggio, uno scorcio di come i Signori del Crimine gestivano tra di loro patti e trattative. Se voleva ritagliarsi il proprio spazio nella giungla violenta della città doveva imparare a gestire anche situazioni come quella.

    Eccolo, infine, il covo del Capo… O forse era più corretto definirlo una reggia. Tutto in quell’edificio sfoggiava benessere, potere, ricercatezza, oltre che un peculiare gusto orientale.
    Il Prestigiatore degnò a malapena di un’occhiata tutta quell’ostentazione. Pur avendo vissuto in povertà, non era mai stato impressionato o particolarmente interessato alla ricchezza in quanto tale. Considerando gli atteggiamenti avidi e opportunisti che il cartomante dimostrava in ogni occasione ciò sembrava uno stridente controsenso, eppure non era quello il caso.
    Mentre per molti criminali ricchezza e potere sono il fine ultimo delle loro azioni, per il Prestigiatore non sono altro che un mezzo, il carburante necessario per mantenere gli ingranaggi del Grande Spettacolo in funzione. Era il tipo di uomo che pur di comprarsi un costume di scena aveva passato mesi di stenti senza battere ciglio, vestendo stracci e nutrendosi di ramen in scatola. Questo era Edward Lapsus.
    E ora, quello stesso uomo calcava la magione di uno degli uomini più pericolosi e potenti della città, pronto a carpire la nuova occasione che gli si stava presentando.

    Lungo il percorso Karen cercò di rassicurarli con voce calma e determinata. Il Mago non rispose, si limitò a camminare come suo solito: passo lento e deciso; volto tranquillo, vagamente sorridente. Era evidente che per lui non c’era alcuna differenza tra una tranquilla strada in centro o la villa di un boss della yakuza. Del resto nessun luogo è sicuro quando il destino decide la tua ora.

    “Io e questo Blank vogliamo la stessa cosa e se ha chiesto di vederci, c'è un motivo. Se vi interpella fate attenzione a ciò che dite, ma mi fido di voi.”
    Il Prestigiatore annuì col suo abituale ghigno enigmatico: ”Sta bene. Se percepisci una sorte avversa, schiocca le dita.”
    Detto questo, avrebbe atteso la porta aprirsi. Era curioso di vedere che tipo fosse questo Blank.



    EDWARD LAPSUS - LIVELLO 3



    Attacco: 11
    Quirk: 91
    Agilità: 73
    Energia: 200
    Tecniche/Equipaggiamento usato: //
    CITAZIONE
    TECNICHE
    -Switch: scambia la posizione di due oggetti entro 10m dal Prestigiatore
    EQUIP
    -Mazzo di carte e Tarocchi
    -Vari oggetti per giochi di prestigio (non da combattimento)
    -Bacchetta con sorpresa (un colpo in canna, 2 proiettili in tasca)
    -Mazzo di carte lama (danno lieve)
    -Coltello finto con lama retrattile in metallo (con dentro sangue finto)
    -Pistola finta in metallo
    -1 granata giocattolo
    -1 Tubo spara-coriandoli

     
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    A H M Y A




    mrFA6hS

    Le nocche delle dita di Karen impattarono due volte contro la fredda porta in legno dell'ufficio di Blank. A numerosi attimi di silenzio seguì il rumore meccanico dello scatto di una serratura. Lentamente la porta venne aperta verso l'interno, rivelando l'ufficio e il proprietario di quella casa. La sua figura si ergeva imponente di fronte alla porta e quella visione poteva senza dubbio rivelarsi bizzarra in molti sensi. Alto più della media del Giapponese normale, quasi due metri, era interamente vestito con uno smoking di colore bianco, cravatta compresa, e una camicia nera. Gli abiti parevano di ottima fattura. Questa valanga bianca, come la neve che copriva l'asfalto fuori da quella magione, copriva alla visione la pelle interamente nera dell'uomo. Non si trattava di un uomo di colore, assolutamente: la sua pelle era effettivamente nera. Nera come il buio o come l'ebano, illuminata dalle rughe d'espressione che invece quasi brillavano in un bianco candore. La sclera degli occhi era anch'essa nera mentre le iridi erano, nuovamente all'opposto, bianche e fredde come il ghiaccio. Era evidente che si trattasse di un qualche tipo di unicità: che fosse l'unico effetto o solo un sintomo era al momento difficile da immaginare. Un'altra particolarità erano i suoi tratti somatici, ben evidenti nonostante quella strana apparenza: era evidente anche ad un occhio poco esperto che l'uomo era un gaijin: dall'aspetto comunque orientale, era molto probabilmente cinese e non giapponese. Questo giustificava in un certo senso il suo gusto d'arredo.

    Benvenuta, signorina Hanabira. Sono contento che abbiate accettato il mio invito.


    Disse freddamente l'uomo ma con una voce molto profonda, invitando i ragazzi ad entrare nel suo enorme ufficio con un gesto del braccio sinistro. Una volta entrati, avrebbe richiuso la porta alle loro spalle. L'ufficio era illuminato da una fioca lampada posta sulla scrivania al suo centro e dalla luce lunare che filtrava dall'enorme vetrata posta alla loro destra.
    La parete opposta invece fungeva da enorme libreria, ripiena di libri e cianfrusaglie varie. Il pavimento della stanza era in marmo ma buona parte dell'area circostante la scrivania era coperta da quello che sembrava un tappeto persiano costato probabilmente svariate migliaia di yen. Alle spalle della scrivania, dietro una poltrona in pelle, un enorme quadro dipinto a olio sembrava una sorta di ritratto di famiglia con l'uomo da giovane - riconoscibile dallo strano colore di pelle - e i genitori alle sue spalle. Dal lato più vicino alla porta invece la scrivania era incoronata da due poltrone.

    Chiedo scusa ma non vi aspettavo così numerosi. In ogni caso sono felice che la signorina Hanabira abbia così tante persone di cui pensi di potersi fidare.


    Accennò una sorta di sorriso, accomodandosi sul suo trono in pelle. I suoi occhi bianchi scrutavano ogni centimetro del corpo di Edward e di Seishiro, cercando forse di capire se potesse fidarsi di loro o - viceversa - analizzandoli per poter trovare le loro debolezze e capire come liberarsi di loro in caso di problemi. Ciononostante, se Karen aveva così tanta fiducia in quei due ragazzi, forse poteva fidarsi anche lui per il momento.

    Il mio nome è... Jiang Li. Ma potete e, anzi, vorrei che vi riferiste a me come "Blank", come fanno tutti. Allo stesso modo non voglio sapere necessariamente il vostro nome, un alias andrà pur bene. Eccetto lei, Karen. Purtroppo la Madame lascia un'infinita scia di tracce dietro di sé, e persino la sua identità è stata compromessa.


    Esitò prima di pronunciare il proprio nome, sebbene nessuno in quella stanza potesse sapere se era effettivamente sincero o stesse mentendo. Mentre si rivolgeva a Karen, i suoi indici e pollici si congiunsero a formare una sorta di triangolo, con la punta formata dagli indici a picchiettare contro le sue nere labbra. All'interno dell'ufficio vi erano solo lui, Karen, il mago e quel ragazzino che cercava di fingersi una femmina. Nessuna guardia a difendere l'uomo: forse un'ammissione di potenza, forse un segno di fiducia nei loro confronti. Proprio come l'antitesi tra il bianco del suo vestito e il nero della sua pelle, in ogni suo gesto parevano combattere antitesi e motivazioni contrastanti che culminavano, almeno per il momento, in un'incapacità del trio di capire quale fosse la risposta esatta.

    Sarò onesto e conciso: so che volete eliminare la Madame. E lo vogliamo tutti, ma non posso lasciare questo compito a... voi. Chiedo scusa se prenderete le mie parole come una mancanza di rispetto, ma mi sembra evidente che possiate ben poco contro l'Eden's Rose. Specialmente lei, Karen. Le sue capacità ora non sono che un'immagine sfocata di quelle che erano un tempo, o sbaglio? Se si vuole cacciare una bestia feroce si ha una sola possibilità. Un solo colpo. Se si sbaglia a sparare si rende evidente la propria presenza. Solo due esiti possono seguire: morte, o fuga. E se la bestia di cui parliamo è la Madame, entrambe le opzioni sono egualmente... terribili. Se fallite nel vostro piccolo teatrino potrebbero passare anni per una nuova apertura. E io non posso permettermelo.






    All'esterno, il ragazzo mandato dall'Eden's Rose, appollaiato su quell'albero, aveva visto senza troppi problemi quella strana processione. Una ventina di uomini vestiti di nero come i due che sorvegliavano l'esterno era arrivata al complesso e vi era entrata. Se quelli erano i rapitori, sembravano avere a disposizione un vero e proprio esercito. Assieme a loro, tre figure più anonime o forse più particolari facevano da coda. Si sarebbe potuto ipotizzare che fossero altri soggetti rapiti, non fosse che gli uomini li precedettero all'interno lasciandogli - apparentemente - libertà di scelta. Dopo qualche secondo, in ogni caso, anche i tre entrarono nel complesso. L'uomo chiamato Billie non aveva menzionato ingressi laterali o nascosti, quindi l'unica possibilità di un approccio frontale era cercare di eludere le guardie o abbatterle prima che potessero dare un allarme. Se però quel nugolo di uomini in nero che era entrato poco prima nella villa vi era ancora dentro, in caso di fallimento avrebbe avuto dei grossi, grossi problemi. Inutile a dirsi, dalle finestre era impossibile vedere l'ostaggio. Probabilmente, come ogni sano di mente, l'avevano rinchiusa al piano seminterrato molto più difficile da raggiungersi. Le scale, stando alla mappa mostratagli da Billie, erano a circa metà complesso verso l'ala destra. Dalla sua posizione, Yuya poteva vedere almeno una porzione di tutte le stanze da quel lato dell'edificio grazie alle finestre. Forse questo gli sarebbe bastato per utilizzare il proprio quirk e proiettarvisi dentro, ma nessuna di quelle opzioni portava ad un contatto diretto con le scale e non poteva escludere che vi fossero eventuali guardie in quelle stanze, in punti ciechi non visibili grazie alle vetrate delle finestre.







    CITAZIONE
    ORDINE DI POST ► Master, Ryuko, Delin (Karen), Wyrd, Dopo La Pubblicità.
    Probabilmente a questo turno si aggiungeranno altri due ospiti. Il loro turno di post sarà dopo quello di DLP.
     
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    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.

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    Peso Trasportabile: [4]

    Scheda

    YUYA MIROKUJI
    TECNICHE
    Dalla cima del suo albero, Yuya, si sentiva come una sorta marinaio di vedetta, di quelli incaricati di scrutare il mare continuamente nella speranza di scorgere qualche terra lontana. Certo, sperava di essere un tantino più utile di quelli del Titanic che si erano accorti dell'iceberg quando ce lo avevano davanti al muso, ma in effetti il suo compito era... decisamente più strano.
    Ma davvero poteva permettersi di parlare di "strano" dopo quello che aveva appena visto?
    Non sapeva in cosa si stava immischiando, come al solito, perché a lui interessava l'inizio e la fine del suo compito, quello che ci stava nel mezzo non era affar suo. O almeno questo era quello di cui cercava di convincersi tutte le volte, nonostante ultimamente avesse scoperto di avere il cuore più fragile del previsto. Forse aveva iniziato ad adagiarsi sugli allori negli ultimi due anni, rispetto a quando era diciottenne dove non si faceva alcun genere di scrupolo pur di riportare a casa dei soldi.
    In ogni caso, davanti ai suoi occhi era appena sfilata una processione che sembrava spuntata fuori da qualche genere di setta religiosa come scientology. Yuya ne aveva abbastanza di faide religiose quindi sperava con tutto il cuore che non fosse così. No, in realtà lo sapeva. Erano gli uomini in nero di cui gli aveva parlato Billie. E con loro, circondati come prigionieri, erano passate altre tre persone: un giovane e due donne. Una sicuramente più adulta di quella più carina con i capelli neri a caschetto.
    Yuya aveva sul serio pensato che fosse carina, però al tempo stesso gli era sembrata una sedicenne e ciò l'aveva indotto a metterci una grande croce rossa sopra. Se mai fosse finito in galera, sicuramente non sarebbe stato per pedofilia.
    Quel gruppetto insolito comunque era entrato, e la porta si era richiusa dietro di loro senza emettere alcun rumore, quasi neanche fosse mai stata aperta, e Yuya si era ritrovato ad aggrottare le sopracciglia, non certo di aver colto tutti i dettagli della situazione.
    Non che avesse tempo da perdere per soffermarsi ad analizzarli. Sicuramente non erano ostaggi di qualche tipo, in tutta onestà era più probabile che fossero lì per mettere i bastoni fra le ruote a lui, come del resto chiunque altro in quella villa.
    Beh, faceva niente. Era abituato a lavorare da solo. Quando lavorava con qualcuno finiva sempre male, una volta era quasi stato crocifisso.
    Comunque, era giunto il momento di rimboccarsi le maniche.
    Il giovane dai capelli corvini scrutò il perimetro della villa, ne vedeva ambi i lati. Mentalmente visualizzò la piantina che Billie gli aveva mostrato entro le mura dell'Eden's Rose. Sul fianco di sinistra, se non ricordava male, doveva esserci un bagno munito di una finestra.
    Per l'ultima volta il suo sguardo si posò sulle due enigmatiche figure all'ingresso. No, non aveva intenzione di metterle fuori combattimento, avrebbe fatto scattare l'allarme per nulla. Una strana nebbiolina scura, simile a fumo, circondò il corpo di Yuya, la sua coda si mosse, sferzando l'aria, ed un attimo dopo... il ragazzo era sparito.
    No, non si era ancora teletrasportato. Semplicemente aveva mascherato la sua presenza alla vista. Nel buio adesso, scorgerlo senza servirsi di un paio di occhiali ad infrarossi sarebbe stato pressappoco impossibile. Un piccolo trucchetto che aveva imparato tempo fa, era come iniziare un teletrasporto senza portarlo a termine.
    Dopo quello, il fianco sinistro della villa non era mai apparso così invitante. Yuya si teletrasportò direttamente adiacente al muro rimanendo nell'ombra dei faretti, in modo che le due guardie non avessero modo di vederlo, e quatto quatto slittò fino alla finestra. Ovviamente era chiusa, ma Yuya poteva guardarci all'interno. In realtà, in quel momento, lo colpì un dubbio lancinante. Perché mai se la donna era stata rapita le persiane e le tapparelle erano aperte? Non sarebbe stato più sicuro sigillare anche quelle, per evitare che scappasse, se ne avesse trovato l'occasione? Soprattutto a quell'ora di notte?
    Con quella domanda in testa, Yuya avrebbe scrutato all'interno della finestra, se fosse stato tutto completamente immerso nella penombra, con un secondo salto spaziale si sarebbe teletrasportato all'interno della stanza. Se ci fosse stata qualche luce accesa, invece, avrebbe aspettato che si spegnesse per poi compiere la medesima azione.



    Equipaggiamento & Tecniche
    Tecniche
    ► Teleport Lv 3
    Attraverso la particolarità del suo quirk, Yuya è in grado di effettuare una sorta di teletrasporto decisamente rapido ed efficace.
    - distanza inferiore ai 100 metri: 10 punti energia.
    Costo: [x2] = 20 PE

    ► Hide and Seek Lv 3
    Può rendersi invisibile quando si trova nell'ombra, quasi come si fondesse con l'oscurità. Si è scoperto che riesce a farlo deviando la luce attorno a sé attraverso la dimensione con la quale si teletrasporta e al colore particolare della propria pelle. Questa abilità funziona meglio di notte.
    Costo: 30 PE + 5 di mantenimento
    Effetti: +20 in riuscita dell'azione, effetto sorpresa.

    Costume
    ► Black Panther: Tuta composta da una maglia e da dei pantaloni separati fra loro, entrambi aderenti e dal color nero pece. Il tessuto è in fibra di carbonio, materiale molto resistente in grado di fornire una difesa basilare, senza tuttavia limitare i movimenti.
    Abbinato ad esso, un casco integrale, nero, dal design che pare ricordare vagamente un gatto.
    ► Effetto: Protegge da danni medi alla testa.

    Equipaggiamento
    ► Lynx's Claw: Un paio di guanti tessuti con lo stesso materiale del costume di Yuya. Sopra ogni dito ci sono degli accessori metallici dalla forma di un artiglio, che possiedono delle lame retrattili dalla lunghezza di due centimetri. Sono degli ottimi strumenti di supporto per infliggere graffi arrampicarsi. Inoltre le lame secernono una lieve droga eccitante, che se entra a contatto con il sangue nel giro di qualche minuto inebria e confonde i sensi del bersaglio, rendendolo facilmente vulnerabile.
    ► Effetto: Stordimento [Lieve]
    ► Peso: [2]

    ► Tirapugni: Un tirapugni comprato al Mercato Nero. Composto da 4 anelli saldati assieme ad un pezzo di ferro, Yuya lo calza, di preferenza, sulla mano destra, la sua dominante. Vi ha fatto montare degli spuntoni, uno sopra ogni anello, e della lame laterali smontabili, seppur non molto taglienti.
    Date le piccole dimensioni è un'arma facilmente occultabile. Ovviamente non ha nessuna licenza, pertanto se venisse perquisito e fosse trovato in possesso di esso passerebbe dei guai non da poco.
    ► Danno: Lieve (taglio, perforazione/ contusione) [+10 in Forza]
    ► Peso: [1]

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    Karen




    Narrato - Parlato - Pensato


    Bastarono due battiti veloci come il suo cuore ad aprire la porta che al suo interno avrebbe potuto contenere una tigre, così come nelle vecchie favole indiane. La serratura fece il suo rumore meccanico e alla donna sembrò quasi che i meccanismi della porta saltassero in una danza ben ritmata per farla entrare. Il legno rientrò all'interno della stanza e un gigante bianco la accolse, quasi come se si fosse rimpicciolita come Alice in un mondo di sogni. Il tessuto chiaro del vestito era solo un modo per risaltare ancora di più il colore innaturale della pelle dell'uomo. Un nero intenso come quello delle notti senza stelle in cui la luna non si degna di apparire, come quello di un cielo cittadino che è ormai stanco dei rumori degli umani. Karen rimase per un istante sullo smoking dell'uomo, più che altro perché non era decisamente abituata ad incontrare persone più alte di lei e che potessero guardarla dall'alto al basso. Così come l'uomo in smoking, nemmeno l'ex dipendente della Madame era completamente giapponese, nonostante lei non avesse mai scoperto le sue vere origini. Un vuoto che l'aveva accompagnata da tutta la vita, leggermente riempito dagli anni dove aveva lavorato per una donna crudele. Il volto dell'uomo con quegli occhi sottili le pareva ancora più alieno di quanto non considerasse la maggior parte delle persone che incontrava, era in qualche modo diverso dai soliti volti dozzinali giapponesi.
    All'invito di Blank non disse una parola ed accettò quella gentile proposta, la voce profonda dell'uomo che sembrava quasi farle fremere la sua già nervosa pelle e che cozzava con il suo tono pacato. Era ora, stava per fare conoscenza con quell'uomo che amministrava misteriosamente quella parte di città. Non poteva sentirsi nervosa in quel momento, o perlomeno non poteva dimostrarlo a chiunque la stesse osservando in quel momento. La sua sensibilità, la sua fragilità doveva sparire. Doveva essere come un albero nella neve, irremovibile e solida come la sua corteccia. Doveva ricordare che dopo il gelido inverno c'è sempre la primavera, doveva ricordare che lei era lì e non si sarebbe fermata di fronte a niente di ciò che Blank gli avrebbe detto. Entrò quindi in quell'ufficio e le sue scarpe dalla suola dura schioccarono sul pavimento in marmo, risuonando nella fioca illuminazione della stanza. A quell'uomo piaceva restare nell'oscurità forse, considerato che c'era la luce necessaria appena per illuminare la scrivania dove probabilmente passava la maggior parte del tempo ad amministrare i suoi affari. In ogni caso, il suo passeggiare non fece più rumore quando mise i piedi su un grande tappeto che sembrava coprire quasi tutta la stanza con le sue decorazioni e motivi intricati, sicuramente un arazzo che non aveva trovato al primo mercatino dell'usato. Karen fu sorpresa nel vedere un quadro così grande troneggiare sulla scrivania, con l'immagine di Blank da bambino e dei suoi genitori quasi ad accompagnarlo in quel momento. Non aveva mai visto un dipinto di quelle dimensioni con un simile soggetto ed il solo fatto che una famiglia si potesse permettere un'opera del genere le ricordava ancora di più quanto l'uomo fosse ricco. Avere un quadro di famiglia le sembrava una cosa strana, ma magari era un qualche tipo di tradizione straniera che solo chi contava i soldi con i secchi poteva capire. Fece qualche passo fino a ritrovarsi al centro della stanza di fronte al mafioso, che si era seduto come un sovrano che fa un'udienza ai suoi cittadini. Di fronte alle scuse per la mancanza di sedie, Karen non disse nulla e semplicemente si mise seduta su quella che dava alla destra di Blank. Le pareva normale sedersi lei e lo aveva fatto senza pensare che effettivamente uno dei due suoi compagni sarebbe rimasto in piedi, ma confidò che si potessero mettere d'accordo su chi si sarebbe seduto senza causare problemi. Forse fu un po' egoista da parte sua, ma in caso si sarebbe scusata dopo.
    Blank si presentò, rivelandosi come Jiang Li e confermando il fatto che fosse cinese. Forse questo spiegava lo stile d'arredamento orientale e quell'enorme ed inusuale quadro, anche se preferiva utilizzare tra quelle mura il nome con cui tutti lo conoscevano. In effetti non sapeva chi aspettarsi come capo di quegli uomini in nero. Di quell'uomo sapeva gli affari e che decisamente non volevi metterti contro di lui se ci tenevi a restare vivo. Ma per ora sembrava voler dare un'immagine gentile e posata di sé stesso, con quelle iridi di ghiaccio che sembravano quasi poter riflettere ciò che vedevano come specchi. Quando si rivolse a lei e spiegandole che la sua identità era ormai quasi di pubblico dominio, annuì guardando negli occhi il criminale. Avrebbe aspettato che Seishiro-Ayano ed Edward si presentassero, prima di rispondere a Blank in modo coinciso.
    Immaginavo. Le parole scivolarono dalla sua bocca piano e quasi dolcemente, come se scorressero forzate nell'aria. In effetti si chiedeva come sapesse il suo nome, ma ormai aveva capito che il suo capo si era data a maldestri tentativi per mettersi in mostra. Non si sarebbe stupita se la totalità dei dipendenti dell'Eden's Rose fosse stata schedata dalla polizia o perlomeno i loro nomi trapelati nel pozzo scuro e senza fondo della criminalità di Tokyo. Non che lei avesse mai deciso di usare un alias, considerato che raramente comunicava con qualcuno che non fosse un potenziale dipendente del locale o comunque persone con cui fare affari. Aveva avuto molti falsi nomi, ma non le era mai parso il caso di usare un nome inventato come facevano gli eroi od alcuni criminali. Disprezzava quella vita così sotto i riflettori, preferiva fare le cose dietro le quinte che sul palcoscenico. Era come se lei per tutta la vita fosse stata il tecnico di sala di un grande spettacolo e l'avessero improvvisamente costretta a fare l'attrice protagonista.
    Vide Blanc mettere le mani vicino a quelle labbra d'ebano, prima di cominciare un lungo discorso come se stesse incanalando i pensieri tramite le dita. Le parole fluivano dure e serie, ognuna calcolata con precisione e preparata alla perfezione. Karen si sentì insultata, quasi affranta e rubata di una possibilità quando Blank terminò di parlare. L'aveva chiamata solo per insultarla? Era una persona così crudele da semplicemente dirle che non aveva speranze di portare a termine ciò preparava da quando era fuggita? I canini e i molari si strinsero sulla molle care dell'interno della bocca, gli occhi e l'espressione che rimanevano di ghiaccio. Gli sembrava così assurdo che quell'uomo le avesse rivolto quelle parole, era entrata in quella casa con la convinzione che volesse trattare con lei. Ed invece la stava solo mettendo di lato come si fa con la povere raccolta dalla scopa? Lei non poteva accettare una cosa del genere. Come se non sapesse che quello che faceva fosse pericoloso, fosse quasi un suicidio. Ma lei era una bomba pronta ad esplodere se fosse servito, si sarebbe trascinata sui suoi arti rotti pur di raggiungere quella donna. Diceva che le sue capacità erano solo un'ombra di ciò che era un tempo? Lei non si sentiva così. Era stata ferita, ma si sentiva ancora forte e pronta a tutto. Non era rabbia quella che provava, ma quasi una sensazione di dovere verso quell'obiettivo. Solo lei poteva farsi carico di quel gesto che le avrebbe spezzettato l'anima. E se Blank l'aveva convocata c'era un motivo. A meno che non la volesse trattenere lì dentro a quella villa, non poteva averla chiamata solo per convincerla a desistere.
    Onestamente non mi aspettavo queste parole da lei, Blank. Karen si sistemò sulla poltrona, cercando di non affondare ancora di più in quella lussuosa postazione. Era vero, si era aspettata qualcosa di completamente diverso. Ma non voleva dire che si doveva fissare solo su quello. Il suo tono era pacato, senza dare spazio alle forti emozioni che si abbattevano sul suo stomaco come una tempesta.
    Credevo avessimo un obiettivo in comune. Non voglio sapere i motivi precisi del perché voglia mettere fuori gioco Madame de Steal, anche se posso immaginarli onestamente. Vorrei metter in chiaro che non sto caricando questa "bestia" frontalmente, ma sto aspettando il momento giusto per sparare il mio colpo. Dopotutto, la persona che conosce meglio quella donna sono io. Dopo quel breve discorso Karen prese fiato e guardò quasi istintivamente alla sua sinistra per vedere se Seishiro ed Edward stessero ascoltando le sue parole, per poi tornare a posare gli occhi sulle iridi bianche del padrone della villa.
    Nemmeno io voglio che la Madame scappi come ha fatto innumerevoli volte. Ma appunto perché so come fuggirà credo che dovrebbe lasciarmi fare ciò che avevo programmato. Andare contro di lei, Blank, sarebbe inutile e pericoloso, ma farò tutto il possibile per portare avanti questo mio dovere. A meno che lei non mi abbia convocato solo per tenermi prigioniera all'interno di questa villa. Il tono di Karen era serio e deciso, le mani che erano incrociate tra di loro ed appoggiate sulle gambe snelle della donna dai capelli rosati. Onestamente, sperava che quell'uomo offrisse la sua collaborazione, ma non si era azzardata a proporre nulla. Era meglio restare sul vago, fare capolino come un bucaneve col suo verde nel tappeto bianco invernale. Chissà se anche lei sarebbe riuscita ad oltrepassare quella coltre di bianco che si trovava davanti vestita in giaccia e cravatta.


     
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    Edward Lapsus



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    Edward
    Seishiro/Ayano
    Karen
    Blank

    Non aspettarono molto. In pochi secondi la porta si aprì, rivelando l’identità del misterioso capo criminale.
    Una figura bianca e imponente come una montagna. A contrastare il candore dell’abito c’era la pelle nera, che sebbene fosse insolita, grazie vestito creava un insieme elegante. Il volto nero punteggiato dalle iridi degli occhi contribuiva all’immagine, formando nella mente di Edward l’idea di uno Ying Yang vivente.

    L’uomo invitò, la donna entrò, il mago le fu dietro. Intento ad osservare la bizzarra figura di Blank, diede solo un rapido sguardo al ricercato arredamento dello studio, giusto per prendere nota mentale di eventuali guardie e della posizione di oggetti con cui si sarebbe potuto scambiare. Con un mezzo sorriso notò che non c’era nessuno a difenderlo: un gioco di potere che Edward non poté non notare. Li considerava così deboli da non meritare una sorveglianza? O forse voleva insinuare di essere abbastanza potente da poterli sconfiggere tutti da solo? Ripensò all’incontro con Papillon e con il misterioso assassino nel vicolo… Effettivamente non poteva certo definirsi di elevata capacità combattiva, ma in realtà la cosa non gli interessava un granché. Non desiderava essere un potente guerriero e nemmeno un temuto assassino: lui voleva dare spettacolo e avere i mezzi per farlo senza morire o finire in prigione.
    In questo flusso di pensieri, un’idea bizzarra fece capolino nella sua mente: che fosse possibile trovare un alleato in Papillon? L’idea non gli piaceva per niente, ed era sicuro che anche Karen sarebbe stata dello stesso avviso, tuttavia Viktor gli aveva raccontato di come l’uomo farfalla sembrava essere ossessionato dalla donna, e di come si fosse rivelato più forte del previsto. Probabilmente aveva dato a Karen un modo di contattarlo e forse sarebbe stato disposto a tutto per ottenere i suoi favori. Era un’alleanza spiacevole, ma in una situazione come quella dovevano almeno considerare tutte le carte a loro disposizione… Inoltre -pensò con un sorriso maligno- terminata questa storia avrebbe avuto la possibilità di fargliela pagare per aver interrotto il suo spettacolo.

    Si ripromise di parlarne con Karen una volta usciti da quella situazione… Sempre se ci fossero riusciti.
    Nel frattempo infatti Blank si era seduto sulla sua ampia poltrona di pelle, scrutandoli col suo sguardo di ghiaccio. Edward sostenne lo sguardo fissandolo con il suo solito sorriso di plastica. Probabilmente l’uomo era molto più forte di lui, ma con il suo quirk e quello di Karen era abbastanza sicuro di riuscire a mettersi in salvo se le cose fossero andate molto male.
    Nel frattempo, il mago rifletteva: Blank aveva detto di non aspettarsi tutta quella gente, quindi non era a conoscenza delle mosse di Karen per ottenere alleati. Questo significava che per intercettarli dovevano aver utilizzato qualche tipo di quirk, oppure un trasmettitore nascosto nei vestiti di Karen. Per certi versi era una buona notizia, vuol dire che avevano ancora qualche carta nascosta da giocarsi, per altri era una cattiva notizia, perché non aveva ancora capito come li avevano individuati.

    Karen seguì l’uomo e si sedette su una delle due sedie, nel suo sguardo c’era la decisione di qualcuno pronto a tutto. Edward non si sedette: preferì stare in piedi fra le sue sedie, leggermente più indietro in modo che se Ayano si fosse voluta sedere tutti avrebbero avuto modo di vedersi. Voleva rimanere sull’attenti e pronto a reagire, inoltre era l’unico uomo del gruppo: almeno in quella situazione ufficiale era una buona idea ricordarsi delle buone maniere.

    Si soffermò per un istante ad osservare il quadro di famiglia: di tutti gli oggetti costosi in quella stanza quello sembrava il più personale. Edward trovò strano che nessuno dei genitori avesse la stessa colorazione dell’uomo, evidentemente doveva essere frutto di qualche improbabile incrocio genetico.
    Si chiese che tipo di unicità potesse indicare: forse era un emitter di luce e oscurità, oppure era un mutant… ma erano tutte speculazioni inutili, non c’era modo di capire che potere potesse nascondere.

    Il mio nome è... Jiang Li. Ma potete e, anzi, vorrei che vi riferiste a me come "Blank", come fanno tutti. Allo stesso modo non voglio sapere necessariamente il vostro nome, un alias andrà pur bene. Eccetto lei, Karen. Purtroppo la Madame lascia un'infinita scia di tracce dietro di sé, e persino la sua identità è stata compromessa.



    A queste parole Edward accennò appena un inchino per presentarsi con un sorriso cordiale: “Sono il Prestigiatore. E’ un onore fare la sua conoscenza.” Come al solito, era difficile capire se le sue parole fossero ironia o sincerità.

    L’uomo sembrò aspettare per qualche secondo, prima di cominciare a parlare con la sua voce profonda.
    Il mago ascoltò in silenzio, notando con preoccupazione che l’uomo non aveva intenzione di fare una proposta: li stava mettendo da parte.
    Edward sorrise leggermente divertito di fronte a quella situazione che si stava facendo decisamente più scomoda e pericolosa del previsto. C’era la concreta possibilità che l’uomo li avesse invitati davvero in una trappola. Pensò a qualcosa che potesse dire per aiutare Karen ad uscire da quella situazione, ma prima di dire qualunque cosa doveva sentire cosa aveva da dire la sua datrice di lavoro. Dopotutto stava a lei tirare fuori il carattere in quel momento, qualunque altro intervento sarebbe stato inopportuno.

    Nonostante la durezza del boss, Karen non si lasciò influenzare. Con parole serie e sguardo deciso, affermò la propria convinzione nel poter raggiungere il suo obbiettivo.
    Finito il discorso della donna, il Prestigiatore fece un passo avanti, rivolgendosi con audacia al capo criminale, sul suo volto un sorriso astuto: “Se posso permettermi, Monsieur Blanck, posso capire le sue preoccupazioni, dopotutto che la Madame si renda vulnerabile non è un’occasione da tutti i giorni... Tuttavia ha di fronte un evento ben più raro e prezioso: un collaboratore interno che conosce i metodi e i pensieri del suo obbiettivo, oltre che una salda determinazione nel volerlo abbattere. Il fatto che sia qui ora, davanti a lei, a pochi giorni dal momento fatidico è un’opportunità che capita una volta nella vita, un segno del Destino…” Allargò le braccia con fare conciliatorio, nei suoi occhi un freddo sguardo calcolatore sosteneva senza vacillare le due lune piene negli occhi dell’uomo. “Essere prudenti è saggio, ma con la prudenza non si compiono grandi imprese… e immagino lei lo saprà più di chiunque altro. Sono dell’idea che unire i nostri sforzi in una collaborazione potrebbe rivelarsi la via più efficace per raggiungere la testa di Madame deSteal. Litigare tra di noi gli darebbe solo un inutile vantaggio.”
    Forse era stato troppo sfrontato, ma sentiva che parlarne apertamente fosse il modo migliore per evitare incomprensioni e chiarire le proprie posizioni, una necessità in una situazione così delicata.


    Ehm.. mi scuso per averci messo un po', la avevo pronta da un paio d'ore ma la stavo rileggendo e sistemando, pensavo di avere tempo fino a stasera ^^'


    EDWARD LAPSUS - LIVELLO 3



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    TECNICHE
    -Switch: scambia la posizione di due oggetti entro 10m dal Prestigiatore
    EQUIP
    -Mazzo di carte e Tarocchi
    -Vari oggetti per giochi di prestigio (non da combattimento)
    -Bacchetta con sorpresa (un colpo in canna, 2 proiettili in tasca)
    -Mazzo di carte lama (danno lieve)
    -Coltello finto con lama retrattile in metallo (con dentro sangue finto)
    -Pistola finta in metallo
    -1 granata giocattolo
    -1 Tubo spara-coriandoli

     
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    Ricordo che faceva male. Guardarla stare male.

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    Faceva dannatamente freddo, molto più freddo che nel giardino della scuola, oppure era solo una sensazione legata al fatto che adesso non si trovava più in un luogo sicuro, ecco Shoya non faceva che continuare a chiederselo mentre con le mani in tasca si dirigeva verso la villa che Karen gli aveva indicato.
    Spero che Lion riesca a stare al mio passo, non abbiamo tempo da perdere
    Fu un po’ difficile trovare l’edificio, il segnale gps era impreciso, ma fortunatamente la struttura attirava particolarmente l’attenzione: infatti non sembrava una classica villa giapponese, bensì presentava elementi fortemente occidentali, cose che il giovane studente aveva visto solo per foto e nei libri di scuola.
    Prima di entrare completamente nella visuale decise di fermarsi un attimo all’ombra per ragionare sul da farsi. Provava un po’ di paura misto a curiosità e adrenalina. L’obbiettivo era ambizioso, salvare una donna e affrontare dei nemici, ma quanti nemici? Nessuno poteva saperlo. L’effetto sorpresa sarebbe stato indispensabile, eppure Shoya aveva un brutto presentimento, come se quella missione non potesse fare altro che fallire.
    Allora Lion, diamo un’occhiata da lontano senza farci vedere e poi decidiamo che fare?
    Avrebbe atteso risposta, sia positiva o negativa, il giovane studente dai capelli neri si sarebbe iniziato a muovere lentamente verso l’ingresso di quel parco che portava all’entrata della villa. Sulla neve si potevano notare delle impronte non ancora coperte, tante impronte, qualcuno era passato qui poco prima di loro. Amici o nemici?
    Maledizione, non riesco nemmeno a contare quante orme ci sono… deve essere passata una carovana di persone qualche minuto fa, strano non averli visti
    Shoya continuò a bassa voce.
    Hey Lion, hai notato le impronte sulla neve? Dovremo tenere gli occhi aperti
    La villa non era poi così lontana e sull’uscio si potevano notare due figure che puntavano con lo sguardo dritto verso il vialetto d’ingresso. Shoya rimase ad osservarli per qualche secondo.
    Sembra che non respirino nemmeno… che siano vivi?
    Su una cosa era sicuro, quelli non erano amici, ma bensì nemici. Non potevano far saltare l’allarme o farsi beccare, dovevano trovare un ingresso secondario. Magari laterale e passare da qualche finestra.
    Ascolta Lion, ho un’idea, posso far saltare la corrente delle luci nel giardino e sfruttare l’ombra per correre verso una finestra, che ne dici?
    Dovevano lavorare assieme se volevano sperare di riuscire nella missione.




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    *Entrambi procedevano a passo svelto, Lion si trovava proprio alle spalle del suo compagno di classe, il quale aveva messo il GPS sul cellulare in modo da localizzare la casa e al leoncino non restava che seguirlo. Questo non era un allenamento, o una lezione, non ci sarebbe stato nessun professore a salvarli se fossero stati in pericolo, dovevano contare solo ed esclusivamente sulle proprie forze e dare il meglio di loro per tenere al sicuro quella ragazza.
    In vari minuti abbondanti di corsa, i due aspiranti eroi giunsero all'abitazione dai tratti occidentali, impossibile non notarla, anche di notte e con solo la luce artificiale dei lampioni quella casa spiccava fra tutte le altre. Non ne aveva mai viste di case così dal vivo, ma non era certo questo il momento per pensarci.*

    Mi sembra l'idea migliore, occhio a dove metti le zamp- cioè i pedi.

    *Forza dell'abitudine, si scordava che era l'unico ad avere le zampe li. Comunque, deciso il piano iniziale, entrambi si avvicinarono lentamente all'entrata dell'enorme villa, notando purtroppo la presenza di moltissime impronte sulla neve e parevano essere ancora fresche. Oltre a ciò, vi erano due individui vicino alla porta d'ingresso che osservavano il vialetto, praticamente entrare frontalmente era praticamente impossibile senza farsi vedere. Fu in quel momento che Shoya gli propose un piano, che però a Lion non faceva impazzire.*

    Non penso sia una buona idea... se togliamo la corrente potrebbe attivarsi un altro sistema di sicurezza e in ogni caso annunceremo il nostro arrivo. Dubito penserebbero ad un semplice malfunzionamento, o comunque starebbero più all'erta. Dovremo pensare a un'idea meno vistosa...

    *Erano arrivati da un solo secondo e già l'inizio non era per nulla facile, doveva comunque esserci un punto scoperto da cui potevano passare senza farsi vedere.*



    Lion Heroar

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    » Seishiro Harada


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    A chi non è mai capitato di sedersi davanti alla televisione e fare zapping fino a trovare un film più interessante degli altri? Purtroppo capita a tutti di vivere quelle serate un po’ monotone, in cui tutti i possibili compari hanno qualcosa di davvero importante da fare, così si recupera dal fondo dell’armadio quel paio di pantaloni larghi un po’ imbarazzanti per via della fantasia a fenicotteri, si ordina una pizza sufficientemente farcita e ci si parcheggia con fare annoiato davanti ad uno schermo. E’ in queste sere che si scoprono pellicole uniche, al tempo stesso avvincenti e orribili, quel tipo di film che desidereresti vedere per sempre ma al tempo stesso merita imprecazioni e maledizioni per il livello imbarazzante di trash.

    Quel Blank sembrava, in qualche modo, un protagonista di quelle storie. Forse per il suo atteggiamento freddo al limite dello sfacciato, forse per il narcisistico culto della personalità che si intuiva da dettagli dell’arredamento, o, più probabilmente, per il suo aspetto.
    Fin troppo spesso ci viene insegnato a non dare importanza solo all’estetica, di scavare nella personalità di qualcuno prima di giudicarlo e, così facendo, di migliorare noi stessi anche nell’anima e non solo nel fisico. Tutto molto bello e molto vero, ma, alla fine, la prima impressione è sempre quella che conta. E per un criminale ciò non faceva eccezione, anzi diventava ancora più importante.
    Il fisico massiccio dell’uomo veniva esaltato dal completo bianco, scelta tanto eccentrica quanto azzeccata: indossare un completo proprio di quel colore in un paese come il Giappone risaltava e, sicuramente, lasciava una forte immagine di sé, impavido di fronte alla Morte. E’ corretto dire che comunque anche il nero è un colore fortemente correlato con il lutto e, quasi come se fosse una simpatica coincidenza, la pelle ebano dell’uomo richiamava proprio il colore nero, che tutto assorbe senza riflettere nulla.
    In una forse casuale coincidenza, Blank portava i colori della Morte, esibendoli fiero sulla sua persona, come una inquietante coincidenza.
    Seishiro, tuttavia, non credeva al caso.
    E spesso faceva bene, dato che certe cose erano guidate solo dall’inevitabile.

    Visto da un’altra prospettiva, quel contrasto fra bianco e nero avrebbe potuto richiamare un aspetto forse dimenticato della cultura orientale, recuperando nel profondo abisso della tradizione ciò che riguarda l’equilibrio degli opposti Yin e Yang; ognuno si tuffa nell’altro completandosi e lasciandosi indietro una goccia, vorticando immobile, monito immutabile.
    Fu un attimo, come un vecchio ricordo che riaffiora e poi torna sopito: all’immagine forte e fiera si sostituì un concetto molto più profondo ed intenso.
    Poi rimase solo la figura dell’uomo, accompagnata da una brutta sensazione d’inquietudine.
    Nonostante tutto, entrò, per ultimo.
    Lasciò Karen davanti, permettendole di recuperare tutto quel coraggio e quell’audacia di cui aveva bisogno per affrontare la situazione; poi fece passare Edward: quel mago aveva bisogno di apparire, di avere un pubblico per sentirsi vivo. Erano abbastanza diversi da rendere facile comprendere le sue mosse: bastava pensare a cosa lui non avrebbe fatto.

    Per esempio, Seishiro si sarebbe seduto, immergendosi nella poltrona e diventando invisibile; Edward rimase in piedi, forse per cortesia forse per qualche paranoia.
    E Ayano? Ebbe qualche secondo per pensarci e, alla fine, decise che non si sarebbe seduta. Doveva fare da supporto, senza però esporsi troppo; si mise dunque vicino a Karen, dalla parte opposta rispetto al mago, dondolandosi da una gamba all’altra con fare infantile e carino.
    Il linguaggio del corpo comunica moltissimo, ma anche l’uso dello spazio è un elemento fondamentale per la comunicazione: ponendosi in disparte, in piedi, e lasciando Karen nel mezzo si attribuiva un palese significato sociale che sicuramente Blank non avrebbe ignorato, almeno inconsciamente. Sedersi avrebbe portato uno di loro al pari della donna, mandando un messaggio diverso rispetto all’autorità che Seishieo riteneva saggio attribuire a Karen; erano lì per poter uscire vivi, sperando magari di avere un alleato: scalfire l’immagine del leader sarebbe stato stupido, dato che il carisma era la loro unica arma al momento.
    Inoltre, rimanere in piedi non era per lui un problema. Essere seduto avrebbe limitato di molto le sue capacità recitative, portandolo, forse, a posizionare le gambe inconsciamente come un uomo invece che come una ragazzina. E’ anche vero che trattandosi di un giapponese decisamente educato, difficilmente si sarebbe lasciato andare a comportamenti più rozzi, ma in ogni caso preferì rimanere in piedi: ogni tanto voltava il corpo in direzioni differenti rispetto all’interlocutore, ascoltando Blank mentre si mostrava anche meravigliato dall’arredamento, con curiosità innocente.

    E arrivò il momento delle presentazioni.
    Anche in questo caso nessuno parlo prima di Karen, per rafforzare ancora quella posizione appesa ad un filo; inoltre Seishiro lasciò parlare Edward, convinto che quella formalità in realtà non interessasse a Blank. Provò, tuttavia, ad impegnarsi.

    « Sono Ayano! E’ un piacere ~ »

    Terminò con un inchino educato accompagnato da un sorriso visibile solo per il leggero stringersi degli occhi, non fraintendibile nella sua cortesia nonostante il volto fosse coperto dalla mascherina.
    E poi rimase zitto.
    Lui non era come Edward, aveva provato a sfidare qualcuno più grande di lui e per poco non era andata davvero molto male. Alcuni avrebbero potuto definirlo un codardo, una persona senza ambizione, ma in tutta sincerità Seishiro non si sarebbe fatto condizionare da appellativi del genere: dopo aver rischiato una volta si diventa leggermente più saggi, o almeno così ci si augura possa essere.

    E Seishiro era diventato saggio. Forse tutta quell’adrenalina in corpo sembrava averlo finalmente svegliato, forse più semplicemente Blank non lo convinceva, ma non appena accennò a voler ribattere offeso come avrebbe fatto Ayano, riuscì a trattenersi, tornando per qualche secondo sé stesso.
    Non spettava a lui mostrare risentimento per essere considerato poco più di niente, come effettivamente era agli occhi di quell’uomo; quel compito gravoso e spiacevole spettava ancora a Karen, donna così bella ma così tormentata da suscitare nel cuore di Seishiro un attimo di profonda tristezza. Riteneva che si meritasse di portare avanti quel piano tremendo, ma la situazione non stava procedendo come previsto in uno degli scenari migliori.
    Cosa avrebbe fatto Blank?
    Se davvero volevano tutti la stessa cosa, perché non… usarli? Gli uomini senza volto sarebbero sicuramente stati più efficaci, ma effettivamente lui ed Edward erano delle persone qualunque, delle anime anonime che per questa loro caratteristica avevano la possibilità di passare inosservate e fornire informazioni preziose, specialmente nel caso in cui fossero necessari più “effetti sorpresa” e molta fortuna, oltre ad un piano ben congeniato.

    Possibile che Blank non arrivasse a comprendere la forza del non conoscere?
    Lo osservò per un attimo e decise che non si trovavano di fronte ad uno sciocco; sembrava un uomo arrogante, ma sicuramente non uno stupido.

    Lasciò parlare Edward, ascoltando le sue parole più per cercare di capire di più quel personaggio eccentrico che per verificare di essere in accordo o meno. Nel suo cuore immaginava che Blank avesse già deciso ogni cosa, spettava solo a Karen cercare di capire se oltre la prima impressione v’era la possibilità di scavare fino ad ottenere una vera intenzione oppure se l’uomo aveva fin da subito eretto un muro e stroncato ogni discussione.

    In ogni caso piegò leggermente la testa, mostrando uno sguardo corrucciato durante questi scambi di battute.
    E, nel frattempo, uso la scusa di sembrare intento in ragionamenti per poter continuare a dare un’occhiata in giro, con la paranoia nel cuore che stava battendo all’impazzata, rombando nel petto del povero ragazzo che stava riconsiderando tutte le proprie idee sull’accettare quell’operazione suicida.
    Poi si sarebbe ricordato dei propri discutibili e contorti principi morali, rassegnandosi all’idea che, se avesse fatto diversamente, probabilmente avrebbe passato tutta la vita a domandarsi cosa sarebbe accaduto altrimenti.

    Giunse le mani e le appoggiò al mento, battendo ogni tanto gli indici fra loro, dondolandosi anche con il corpo in alcuni momenti. Non si permise di mettere una mano sulla spalla di Karen, ma l’intento emotivo era lo stesso ovvero di farle percepire la propria presenza, sperando che potesse darle un minimo di conforto e quella spinta per non lasciarsi scoraggiare dalle parole di Blank che, praticamente, non aveva fatto altro che affermare quanto la donna non fosse abbastanza per gestire quella situazione.

    Probabilmente non sarebbe servito a nulla, dato che lui era solo un ragazzino inutile, ma almeno aveva provato a dare una briciola di supporto morale.
     
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    A H M Y A




    mrFA6hS

    Avvicinatosi di soppiatto grazie alle straordinarie potenzialità della sua unicità, Yuya era ormai con le spalle al muro esterno della villa. Portatosi sul lato destro dell'edificio dove ben sapeva esserci un bagno di servizio, il suo piano era di entrare proprio da lì. Una mossa certamente astuta, trattandosi della stanza più vicina alle scale per scendere nel seminterrato e più lontana dal corridoio centrale, vitale per evitare le guardie. In un millesimo di secondo, avvolto da una nube di fumo nero, il suo corpo sparì dal prato che circondava il complesso abitativo e si ricompose all'interno di quel bagno su cui aveva puntato gli occhi. Nella stanza, una grossa doccia si affacciava sulla finestra salendo un paio di scalini. I sanitari, solo un water ed un lavandino, si trovavano sul lato destro della stanza. Yuya era riapparso qui di fronte. La stanza sembrava tutto sommato normale, ben lontana da quel gusto lussuoso e orientaleggiante che il gruppo di Karen aveva visto nel corridoio principale della villa di Blank e stava tuttora osservando nel suo ufficio. Alle sue spalle una porta portava ad un piccolo vano di collegamento, come ben sapeva grazie alla mappa fornitagli da Billie, che in un paio di passi ed una porta sulla destra dava ad una stanza allungata sul quale fondo si stendevano le scale di collegamento col piano inferiore doveva probabilmente si trovava il suo obbiettivo. Avrebbe fatto bene a fare meno rumore possibile, ma sul suo percorso non avrebbe incontrato delle guardie. Questo, forse, gli avrebbe anche fatto venire dei giustificati sospetti sul proprio operato e il vero obbiettivo dell'Eden's Rose...


    Alla presentazione dei due che accompagnavano Karen, anche un'autorità come Blank non poté fare a meno di alzare un sopracciglio, stupito.

    Non avrei mai pensato di dirlo, ma si direbbe che nella tua brigata tu sia quella più normale, Karen.


    Si lasciò scappare prima di proseguire nel suo discorso. Come ovviamente immaginava, i suoi ospiti ebbero da ridire, seppure non nel modo che aveva previsto. Probabilmente il suo giapponese doveva essere più arrugginito del previsto o, semplicemente, quei tre erano ad un passo da una crisi di nervi. D'altro canto avrebbe potuto immaginarlo: erano stati convocati (o forse sarebbe meglio dire "rapiti") nel covo di un criminale tanto importante quanto sconosciuto. E in quel mestiere l'anonimato era un'arma più pericolosa di una pistola. A colpirlo erano state in particolare le parole di quello che si era presentato come "Il Prestigiatore". Era raro per una persona di quell'età comportarsi in quel modo. Certo, ammesso che non avesse un qualche tipo di unicità in grado di farlo ringiovanire o celare la sua vera anzianità. In ogni caso, terminate le discussioni dei suoi ospiti, Blank scoppiò a ridere per poi trattenersi qualche secondo dopo.

    Chiedo scusa se vi sono sembrato scortese, probabilmente avrei dovuto scegliere meglio le mie parole. Collaborare, certo, era esattamente quello che intendevo. Ovviamente... Ogni cosa ha il giusto prezzo. Voi volete fermare la Madame, io voglio... Tutto.


    Accennò un sorriso tanto misterioso quanto lugubre. Da una persona di quella fattura, in fondo, non ci si poteva aspettare molto altro.

    Negli anni la Madame ha accumulato una serie enorme di ricchezze, per non parlare di reti di contatti. Lo sai molto meglio di me, Karen. Suppongo tu voglia lasciarti questa vita alle spalle, pertanto se agiremo assieme voi libererete questa città da un cancro e io mi... Impegnerò per far sì che a nessuno venga l'idea di creare scompiglio per impossessarsi di ciò che resterà di Eden's Rose e danneggiare altri innocenti.


    Si prese qualche secondo, osservando la donna seduta e i due ragazzi in piedi ai suoi lati. Per quanto uno si fosse presentato con uno pseudonimo, sentiva quasi di venir preso in giro dall'altra ragazzina. Qualcosa non andava in lei, ma eventualmente se ne sarebbe reso conto toccandola. D'altro canto aveva costruito un'intera carriera nella criminalità sul conoscere le persone che si trovava davanti e in particolare i loro corpi, a partire dalle piccole truffe sino a diventare ciò che era ora. Solo i pochi suoi subordinati, però, erano a conoscenza del funzionamento del suo quirk.

    Stando ai miei dati, un tale Hans Hawkins, studente della Yuuei, è stato rapito al Teatro Horimiya. Suppongo tu sappia meglio di me che questo significa che quella donna è pronta ad agire. La vostra risposta?








    I due giovani aspiranti eroi della Yuuei, Shoya Ishida e Lion Heroar, si trovavano ora quasi ironicamente nella stessa situazione in cui poco prima si trovava l'uomo che dovevano fermare, seppur meno preparati di lui. Scegliendo saggiamente di evitare un approccio frontale, non potevano far molto se non fare il punto della situazione. Da quella posizione potevano vedere cinque diverse finestre, due posizionate a sinistra dell'entrata mentre le rimanenti tre dal lato opposto. Se avessero provato ad aggirare il complesso a sinistra avrebbero trovato solo una grossa finestra che dava su una cucina al termine di un lungo muro, per poi trovare un'altra finestra dopo una lieve rientranza: questa dava direttamente sull'ufficio di Blank e avrebbero visto l'uomo di spalle e Karen e il suo gruppo di fronte a lui. Se invece avessero aggirato il complesso dal lato opposto, avrebbero visto quella stessa finestra del bagno utilizzata da Yuya per infiltrarsi e, poco oltre, una finestra che dava su un'altra cucina. Il lato posteriore dell'edificio aveva cinque finestre come quello frontale: una che dava su quest'ultima cucina, quella successiva si apriva su un soggiorno al lato di quella che mostrava il fondo del corridoio centrale della villa. Qui, fortunatamente o sfortunatamente in base alla loro discrezione, avrebbero visto le uniche guardie che avrebbero incontrato nella loro esplorazione nel caso si fossero spinti fino a quel punto. Entrambe le ultime due finestre, infine, davano nuovamente sull'ufficio di Blank ma da un'angolazione diversa.




    CITAZIONE
    ORDINE DI POST ► Master, Ryuko, Delin (Karen), Wyrd, Dopo La Pubblicità, the saxofonist, Lion Heroar.
    Ok ragazzi, a questo turno tra una cosa e l'altra i tempi si sono dilatati. Da ora ritorniamo ferrei con le tempistiche, ricordatevi che avete tutti ancora la proroga disponibile nel caso doveste averne bisogno!

    Inserisco qui di seguito la mappa del luogo per comodità ma ricordate che l'unico ad averla, al momento, è Yuya, quindi non fate meta! Lion e Saxo possono gestire il proprio post in base a ciò che si può vedere dall'esterno ma ovviamente non conoscono la disposizione interna delle stanze.

     
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    I could be so much worse and I don't get enough credit for that.

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    YUYA MIROKUJI
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    Le sue pupille si abituarono in fretta al buio. L'oscurità non era mai stata un grosso problema per lui, Yuya scoprì di essere approdato più o meno al centro della stanza.
    Non che fosse una novità ad essere onesti, visto che aveva scelto lui dove riapparire. Diede tempo giusto qualche secondo ai suoi occhi per abituarsi alla penombra, prima di guardarsi intorno e scoprire con disappunto che quel bagno fosse grande più o meno quanto metà del suo appartamento.
    Non era in grado di distinguere i colori, né i contorni definiti degli oggetti, i suoi occhi al buio funzionavano, ma non erano un paio di occhiali infrarossi, per cui aveva più o meno la percezione della posizione e della grandezza degli oggetti, ma nient'altro.
    In ogni caso, accantonando quel briciolo d'invidia provato, si disse che non poteva perdere poi troppo tempo a scrutare i servizi sanitari di una villa. Lo avrebbe fatto in futuro magari, quando se la sarebbe dovuta comprare, non prima.

    Socchiuse la porta, e quella cigolò terribilmente, emettendo lo stesso sgradevole suono della cladsica porta che devi aprire a notte fonda quando tutti stanno già dormendo da ore e tu devi andare in bagno. Nulla di che. Un rumore appena impeccertibile, ma che nel silenzio assordante in cui era immerso si faceva udire anche fin troppo bene.
    Ecco una cosa che Yuya odiava terribilmente. Dover lavorare in posti che non conosceva: se quel tale, Billie, lo avesse chiamato un po' in anticipo, avrebbe trovato modo di fare un sopralluogo un po' prima, e invece...
    Il lavoro è lavoro.
    Si disse mentalmente, scacciandosi quei pensieri dalla testa, mentre si accingeva a varcare la soglia del bagno.
    Anche il corridoio era immerso nella penombra fortunatamente, nonostante si potessero vedere delle luci provenire da qualche altra parte della magione. Yuya richiamò alla mente la mappa della villa. Alla sua destra c'era una porta, che avrebbe dovuto dare su una camera; alla sua sinistra invece, dove continuava il corridoio, un bivio che avrebbe dovuto portare ad altre camere e alle scale.
    Ovvero il suo obiettivo.
    Cioè non le scale, le scale erano il mezzo per arrivarci ovviamente.
    Il percorso era breve e Yuya abituato a quel genere di cose, però non poteva fare a meno di avvertire una certa dose d'adrenalina scorreregli nel corpo assieme al sangue. Sapeva, per giunta, che in quel momento in quella casa c'erano più di venti uomini e un altro gruppo di strani individui, anche se ancora non aveva modo di stabilire se fossero nemici o vittime.
    Nemici o vittime, perché per lui gli "alleati" non esistevano.
    Il corvino si acquattò di nuovo contro il muro, cercando di fondersi con le ombre il più possibile. Non aveva ancora avuto modo di rispondersi al precedente interrogativo, ma proprio mentre sgusciava sfiorando la carta da parati del muro, un nuovo dubbio s'instillò nella sua mente.
    Lì non c'era nessuno.
    Nessun genere di sorveglianza. Nemmeno di fronte alle scale. Possibile che tenessero così poco alla loro prigioniera?
    Non era un loro ostaggio importante?
    Yuya continuò a guardarsi intorno, non aveva nemmeno visto una singola telecamera. Niente di niente.
    Eppure questo, più che fargli venire dubbi sull'Eden's Rose, gli fece venire il dubbio che chiunque avesse rapito l'ospite della Madame fosse uno sprovveduto.
    Le scale erano proprio lì davanti a lui, bastava scavalcare il corrimano e cominciare a scendere.



    Equipaggiamento & Tecniche
    Tecniche
    ► Hide and Seek Lv 3
    Può rendersi invisibile quando si trova nell'ombra, quasi come si fondesse con l'oscurità. Si è scoperto che riesce a farlo deviando la luce attorno a sé attraverso la dimensione con la quale si teletrasporta e al colore particolare della propria pelle. Questa abilità funziona meglio di notte.
    Costo: 5 di mantenimento
    Effetti: +20 in riuscita dell'azione, effetto sorpresa.

    Costume
    ► Black Panther: Tuta composta da una maglia e da dei pantaloni separati fra loro, entrambi aderenti e dal color nero pece. Il tessuto è in fibra di carbonio, materiale molto resistente in grado di fornire una difesa basilare, senza tuttavia limitare i movimenti.
    Abbinato ad esso, un casco integrale, nero, dal design che pare ricordare vagamente un gatto.
    ► Effetto: Protegge da danni medi alla testa.

    Equipaggiamento
    ► Lynx's Claw: Un paio di guanti tessuti con lo stesso materiale del costume di Yuya. Sopra ogni dito ci sono degli accessori metallici dalla forma di un artiglio, che possiedono delle lame retrattili dalla lunghezza di due centimetri. Sono degli ottimi strumenti di supporto per infliggere graffi arrampicarsi. Inoltre le lame secernono una lieve droga eccitante, che se entra a contatto con il sangue nel giro di qualche minuto inebria e confonde i sensi del bersaglio, rendendolo facilmente vulnerabile.
    ► Effetto: Stordimento [Lieve]
    ► Peso: [2]

    ► Tirapugni: Un tirapugni comprato al Mercato Nero. Composto da 4 anelli saldati assieme ad un pezzo di ferro, Yuya lo calza, di preferenza, sulla mano destra, la sua dominante. Vi ha fatto montare degli spuntoni, uno sopra ogni anello, e della lame laterali smontabili, seppur non molto taglienti.
    Date le piccole dimensioni è un'arma facilmente occultabile. Ovviamente non ha nessuna licenza, pertanto se venisse perquisito e fosse trovato in possesso di esso passerebbe dei guai non da poco.
    ► Danno: Lieve (taglio, perforazione/ contusione) [+10 in Forza]
    ► Peso: [1]

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    Karen




    Narrato - Parlato - Pensato


    Quelle quattro figure sembravano immerse in una vasca piena di melassa da quanto la situazione era pesante, almeno sotto il punto di vista di Karen. Blank aveva ragione in quel caso: lei sembrava essere sull'orlo di una crisi di nervi, più che altro perché nel suo piano l'uomo che aveva davanti non centrava assolutamente nulla. Sembrava essere una nuvola nera venuta proprio per scatenare un acquazzone nella sua giornata di sole. I suoi due collaboratori erano rimasti al suo fianco, posizionati come se fossero due sfingi poste lì a proteggere la tomba del faraone che conteneva il tesoro. Le parole di Edward la lasciarono un po' interdetta, non tanto perché fossero intrinsecamente sbagliate, ma forse perché era proprio lui a pronunciarle. Karen non pensava che il mago fosse una persona inutile o poco raccomandabile, ma lei stessa non riusciva a capirlo fino in fondo. Si metteva in gioco così tanto per il semplice motivo di voler fare quelli che lui riteneva degli spettacoli? Non poteva negare di apprezzare il fatto che la supportasse e temeva più che altro che dicesse qualcosa di sbagliato o sottovalutasse l'influenza od il potere di quell'uomo. Erano semplici parole che cercavano di nuotare in quel liquido viscoso nel quale erano intrappolati. E lui era così giovane, eppure non sembrava temere ripercussioni su sé stesso. Chissà, forse era semplicemente pazzo oppure non dava alcun valore alla propria vita. Seishiro invece fu decisamente meno eloquente del mago, limitandosi a presentarsi con il suo fare da ragazzina. Pure lui lasciava Karen spesso perplessa, nonostante si conoscessero da pochissimo. Il fatto che si fosse travestito da ragazza poteva essere forse un modo per celare al meglio la propria identità, ma per la donna sembrava quasi che si crogiolasse nell'interpretare quella figura, così come aveva interpretato quella di ragazzo di spettacolo diverse notti fa. Era perché, come molte persone che aveva conosciuto in quell'ambiente, si sentiva del genere sbagliato rispetto a quello con cui era nato? Oppure gli piaceva semplicemente interpretare molti ruoli diversi? Magari era una voglia di attirare l'attenzione ai genitori per qualche motivo? Se era quello il motivo, questa strada del crimine era di certo la più pericolosa e sbagliata da intraprendere.
    Quando Blank le confessò interdetto che sembrava lei la più normale, per qualche motivo Karen sentì un leggero sollievo in un certo senso. Sembrava quasi che quell'uomo stesse tentando di tirare fuori un certo umorismo dalle profondità scure come l'abisso che si celavano dietro la sua pelle del medesimo colore. Sul viso della donna mezza straniera si dipinse un leggero sorriso, più che altro un piegamento degli angoli della bocca accompagnato da un leggero esalare d'aria del naso. Una risata meccanica a stento trattenuta, forse più che altro una reazione innaturale del suo cervello. Forse si aspettava una reazione, forse era un commento fatto per cercare di entrare in contatto con lei. E forse era il suo stesso obbiettivo sembrare più umano di fronte a quei tre, quando le sue prime parole erano state decisamente più dure nei loro confronti. Karen si sentiva un po' più sicura, con quei due che più o meno poteva sentire vicino a sé. In quel momento prima che Blank potesse riprendere a parlare, nel silenzio, la donna sentì prima una vibrazione proveniente dalla coscia destra ed un istante dopo un'acuta notifica sonora, che indicava che era arrivato un messaggio. Quel telefono non lo aveva dato a nessuno se non alle persone più fidate e quindi d'istinto raggiunse la tasca con la mano, tirando fuori il cellulare.
    È uno dei miei collaboratori, mi perdoni per un momento... Guardò Blank, prima che potesse pensare che stesse tirando fuori il telefono per qualche notifica futile. Era un telefono piuttosto moderno ed avrebbe di sicuro supportato i più nuovi social network se Karen avesse avuto voglia di installarli, ma decisamente non aveva tempo per quelle cose. Accese lo schermo velocemente, trovando un messaggio dal contatto che aveva salvato come "Viktor". Lo aprì velocemente, il suo viso che veniva illuminato dalla schermata della chat. Il ragazzo le aveva scritto preoccupato perché non c'era nessuno al punto indicato e temeva che tutto fosse saltato. La donna corrugò la fronte per un secondo, prima di esordire con un semplice "Uhm" spedito quasi subito. Era strano che uno di quegli studenti non fosse proprio lì, considerato il largo anticipo che gli aveva dato e quanto fossero determinati a salvare la situazione. Forse c'erano stati problemi anche per loro? Era tentata di chiamare quella ragazzina bionda per capire se fosse successo qualcosa, ma la vibrazione del telefono indicò l'arrivo di una nuova notifica. Una piccola tendina che spuntava dalla parte superiore dello schermo mostrava una singola domanda che le era stata rivolta da Lux. Le chiedeva dove fosse e per fortuna la donna non aveva ancora fatto nulla. Non aveva avuto il tempo di avvisare la studentessa del cambiamento di piano, ma fortunatamente le era arrivato il messaggio in tempo. Continuò a scrivere a Viktor, dicendogli che avrebbe presto visto un'appariscente ragazzina bionda. Quanto a Lux, gli spiegò semplicemente di dover avvicinarsi all'entrata del tempo e così avrebbe trovato il contatto. Con un po' di fortuna i due si sarebbero incontrati strada facendo e Viktor le avrebbe spiegato la situazione. Li avrebbero raggiunti più tardi, con un po' di fortuna. Karen fu nuovamente sollevata di aver risolto più o meno un'altra situazione. Poteva ora tornare ad occuparsi di Blank.
    Questa volta fu la donna stessa ad alzare le sopracciglia, dopo la dichiarazione del capo mafioso. Quell'uomo non aveva di certo intenzione di aiutarli gratis e non gli bastava levare di mezzo la sua nemica per convincerlo a smuoversi. Il suo sorriso perlaceo non prometteva nulla di buono, così come le sue "condizioni". Quando parlò delle ricchezze della Madame e dei suoi contatti così numerosi da far sfigurare una ragnatela, Karen sapeva benissimo che aveva ragione. Quella donna era sempre stata ricca, lo sapeva bene. Era però negli ultimissimi anni che era riuscita a diventare quasi il simbolo della criminalità di Tokyo, un faro nero che faceva invidia a qualsiasi commerciante del mercato nero. Quella donna era sì scorbutica e particolarmente cieca quando si parlava di soddisfare i suoi desideri, ma era allo stesso tempo molto furba ed astuta. Era quasi una volpe grassa ed immonda che era in grado di acchiappare qualsiasi preda che mettesse sotto gli occhi. Le parole di Blank erano decisamente una facciata molto nobile per nascondere le sue avide intenzioni. Lui diceva di voler evitare una corsa all'eredità maledetta della Madame, ma semplicemente stava solamente eliminando una possibile competizione. Era quasi divertente che lui le parlasse in questo modo, visto che non c'era nessuno in quella stanza a parte loro. Non c'era bisogno di mascherare un desiderio tanto ovvio, no? Era vero, lei non voleva avere più nulla a che fare con quella vita. Voleva semplicemente trovare un modo per poter vivere in pace con la gente a cui teneva. E forse quei soldi alla fine erano solo un peso, un'ancora che doveva lasciare andare per poter volare via libera. Erano però il frutto di anni di lavoro non solo suoi, ma di tutti i dipendenti del locale. Aveva lei il diritto di prendere le redini e scegliere lei per gli altri, a questo punto? C'era anche la questione di Hans che come aveva sospettato era andato al teatro da solo, facendosi rapire e molto probabilmente legare come un salame. Non poteva di certo ignorare il fatto che il suo destino sarebbe rimasto nelle mani di quella donna.
    Sì, la Madame ha sempre fatto quello che voleva. Karen avrebbe voluto sbattergli in faccia ciò che pensava, o perlomeno dirgli di non fare giochetti con lei, perché non era la prima volta che assisteva alla caduta di un impero. Qualche anno fa era bastata la morte di un villain importante perché le zone di influenza si rimescolassero come i pezzi di un puzzle da finire e decisamente lui era quello che avrebbe guadagnato più di tutti. Karen non sapeva se lei aveva il diritto di scegliere per gli altri, ma in quel momento sembrava essere l'unica persona dell'Eden's Rose che poteva e soprattutto voleva fare una scelta. Quell'uomo sembrava voler tramare qualcosa, ma rifiutare sarebbe stato ancora più controproducente. Ora che sapeva che anche lui mirava al suo stesso obbiettivo, non sapere cosa stesse facendo era molto più pericoloso di averlo come alleato anche solo in parte. Sarebbe stato di certo un grande aiuto, ma non poteva gettarsi direttamente nell'abisso senza avere almeno una certezza che sarebbe spuntata da qualche parte.
    Avrà la mia collaborazione, signor Blank. Può anche tenere ciò che la Madame possiede, non avevo intenzione di utilizzare il suo denaro in ogni caso. Karen unì i polpastrelli tra di loro, guardando Blank con sguardo sereno ma deciso. Doveva perlomeno assicurare che anche in caso di un suo fallimento, almeno non sarebbero affondati tutti.
    Le chiedo solo poche e facilmente risolvibili condizioni, considerato tutto ciò che quella donna possiede. Per poter mantenere una specie di pace ed evitare altri scontri di potere come è successo in passato, non molto lontano da qui. Karen era piuttosto sicura che Blank capisse cosa stesse intendendo, considerata la zona dove sia lui che la Madame avevano allargato la loro influenza. Le sarebbe piaciuto spiegare a Seishiro ed Edward come erano suddivisi prima i quartieri di Tokyo, sempre che avessero avuto voglia di ascoltarla. In un lampo però tutto era cambiato e questo enorme casino era il prodotto finale.
    Vorrei che i miei collaboratori fossero ricompensati adeguatamente. Per la cifra potremmo metterci d'accordo più tardi, quando tutto questo sarà finito. I suoi occhi passarono velocemente su Edward, che qualche ora fa si era interessato a questo aspetto, non tanto per schernirlo ma per rassicurarlo. Perlomeno non avrebbe lasciato nessuno a bocca asciutta e sarebbe riuscita in qualche modo a ripagarli, forse. Era piuttosto sicura che a Seishiro non importasse dei soldi, ma quello era l'unico metodo che conosceva per ripagare qualcuno.
    Inoltre, le chiederei di poter tenere una sola delle proprietà della Madame. C'è una grossa villa a Nagano, non troppo lontano da Tokyo, una delle varie residenze di quella donna. Tenendo quella, io e gli altri dell'Eden's Rose potremmo tranquillamente sparire da Tokyo e lei non sentirebbe più parlare di noi. La mise su quel punto, visto che molto probabilmente neanche Blank voleva avere altri eredi della Madame tra i piedi. Lasciare Tokyo le sarebbe dispiaciuto visto che era cresciuta lì, ma conosceva la città sul fiume ed era sicura di potersi adattare a poter vivere ovunque. L'ultima richiesta la preoccupava di più, più che altro perché non conosceva le vere intenzioni di Blank e soprattutto implicava un suo fallimento.
    E che nella possibilità che io fallisca nel mio intento, lei non farà alcun male agli altri dipendenti del locale o a chi sta lavorando per me. Karen naturalmente intendeva come fallimento la morte. Per lei, come aveva detto quell'uomo, di possibilità ce n'era solo una. Non c'erano seconde occasioni quella volta e quel pensiero la incupiva, ma allo stesso modo la riempiva di determinazione. Ci teneva a tutti quelli del locale, dalla prima spogliarellista al contabile che non usciva mai dal suo stanzino, al barista con le sue pessime scelte di moda ed il suo carattere taciturno. Era quasi come se stesse scrivendo il suo testamento in quel momento, le sue ultime volontà lasciate alla Morte e a due fidati testimoni.


     
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