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YUYA MIROKUJI«Oh, certo che mi da fastidio. Non sai quanto.» rise Yuya, senza nemmeno prendersi la briga di fingere. Probabilmente ormai non aveva senso, ma l'idea di esporsi gli dava fastidio a prescindere. Togliersi la maschera, metterla sul tavolo e far vedere a Yami il suo volto; mettere a nudo le sue insicurezze, lui che di insicurezze non avrebbe proprio dovuto averne, lui che non era così perché lo aveva voluto, ma perché qualcosa lo aveva costretto a rinchiudersi in un guscio. Sempre meglio essere il cacciatore che la preda. «Ma... sono stato io il primo a chiederti un "favore" e non mi piace restare in debito con le persone, per cui grazie, ma rimandiamo pareri sdolcinati su amici e famiglie a più tardi.» asserì, conscio che se il quel momento avesse rimandato ancora una volta il momento della verità, avrebbe cercato, in futuro, di tagliare i ponti con Yami per sempre. La psicanalisi su Ash, Daisuke, Ryo e... persino Yama poteva aspettare un altro po'.
Istintivamente si ritrasse, riappoggiandosi allo schienale del divanetto. Si era accorto della ricerca di contatto di Yami, ma in quel momento era lui a non cercarlo il contatto fisico. In più, non la voleva illudere più di tanto. Solo il fatto che fosse consapevole della sua cotta, non voleva dire che poteva ricambiarla. Sinceramente lui, abituato ad oggettificare il sentimento come faceva di solito, non si sentiva nemmeno in grado. Sbuffò, e mosse la coda da destra a sinistra un paio di volte. Perché non entrava la cameriera? Ma insomma quanto ci voleva a preparare un hot dog e un po' di takoyaki?
«Sai, anche i miei avevano un sacco di soldi. — cominciò, rassegnato. — Abitavo in una di quelle megaville in stile occidentale a Shinagawa. Mia madre è tedesca e non le sono mai piaciute troppo le abitazioni tradizionali. Lei era... una modella emergente, bellissima. — pausa, Yuya prese il suo cellulare, e aprì la galleria. Scavò un po' fra le foto, poi ne mostrò una a Yami. Raffigurava una donna dalla carnagione scura, di un colore molto simile al blu metallico, lo stesso della coda di Yuya, costellata di una miriade di lentiggini e tatuaggi bianchi simili a costellazioni. I capelli candidi, gli occhi gialli, ed una coda, identica a quella del ragazzo. Indossava una corona di ametiste, era palese che fosse uno scatto studiato, ma era comunque bello. Mosse la coda. — Beh. Di tutto questo ben di dio io ho ereditato solo questa. E... alcuni tatuaggi sulla schiena, ma ho la pelle chiara, e quindi si vedono solo al buio ogni tanto. Comunque, non importa.» mise via il cellulare. «Mio padre era un Eroe, invece.» mormorò poi, socchiudendo gli occhi, con una sorta di sofferenza nella voce. «Non esercitava più la professione propriamente detta da tempo, ma era dirigente di una corposa azienda, e principalmente, studiava i quirk. In particolare... le dimensioni parallele. Aveva un quirk molto simile a quello di Daisuke. Poteva aprire dei portali connessi ad un qualche spazio parallelo e transitarci attraverso. L'unica differenza è che poteva aprirli a senso unico, nel senso che poteva rimanere, vivere, in quello spazio a tempo indeterminato e tornare indietro a suo piacimento. Da quel che ricordo, ha sempre descritto quel posto come uno spazio senza limiti di tempo e spazio. Per questo agli altri appariva come teletrasporto. Non hai mai... provato a venire con me, se non sbaglio no?» chiese, mormorando quelle che a pelle sembravano solo tantissime chiacchiere senza senso. Con la mano sinistra, raggiunse la sua coda, e vi chiuse attorno il proprio palmo, lisciandola come se fosse una superficie di metallo. Era lucida.
«Io non... No, mmh. Mettiamola così, sono una brutta copia dei miei genitori. I loro quirk si sono fusi in modo strano e mio padre mi ha passato la sua struttura molecolare solo nella coda, occhi e polmoni. Non posso aprire portali e questa è come se fosse un cordone ombelicale tra me e quel posto. Quando tento di fare quello che faceva mio padre ed entrare in quella dimensione, mi respinge. Perché io non sono fatto per viverci come lui. Posso attraversarla e non subire effetti collaterali che avete voi perché sono leggermente diverso, ma non posso comunque viverci. Attraversandola con delle coordinate in mente, riesco il a teletrasportarmi. Mi segui?» mormorò, esponendo una rudimentale spiegazione. Purtroppo era noioso, ma necessario. «Ed andava tutto bene. Avevo una vita magnifica e bla bla, poi un giorno mio padre è... semplicemente sparito. Dietro uno dei suoi portali, nessuno sapeva di preciso cosa stesse facendo. Lo hanno cercato per sei mesi, dopodiché è stato dato per disperso ed il caso è stato chiuso.» scostò lo sguardo, passando in rassegna gli oggetti sul tavolo. Non avevano nemmeno acceso il televisore. «Mia madre ha provato a far fronte a tutto da sola, ma non è andata bene. L'agenzia chiuse, e lei si trovò sommersa di debiti e con un figlio da mantenere. Vendette la casa, la macchina, tutto. Né risentì psicologicamente, perse il lavoro, cominciò a bere e a dare di matto. Iniziò ad avere bisogno di medicine, ma ci mancavano i soldi. — altra pausa. — Io ho fatto brutte amicizie, ho iniziato a spacciare, ma lo avrebbe fatto chiunque al mio posto, soprattutto se cerchi d'impedire che tua madre diventi una prostituta. — sembrava quasi che volesse giustificarsi. — Poi... è arrivato un vecchio amico di mio padre, e mi, anzi, ci ha salvato dalla strada. Si è preso cura di mia madre e mi ha offerto un lavoro. Il resto lo sai. Se qualcuno mi paga, faccio qualunque cosa. Questa persona... da il mio contatto a chi ne ha bisogno e loro mi chiamano. Lavoro per lui, in un certo senso. Ma non posso dirti chi è. Mi dispiace.» sospirò. In teoria, non aveva altro da raccontare, però gli venne un flash. Yami aveva menzionato la storia dell'acido e non credeva sapesse tutte le dinamiche precise, a meno che non gliele avesse raccontate Ash, del resto erano stati entrambi tra i Bloody Snake, e per poco non ci era finito in mezzo anche lui. «Certo, ogni tanto ci sono degli intoppi, come la storia dell'acido. Sai, lo abbiamo rubato io, Ash ed un altro tizio. A mia discolpa posso dire che non sapevo volessero usarlo per scioglierci dei bambini. Credo di avere ancora un briciolo di morale da qualche parte. Poi, beh, un prete si è convinto che io fossi la reincarnazione del diavolo, mi ha iniettato una droga anti-quirk e per poco non ci rimetto la pelle. Puoi ridere se vuoi.» asserì, cercando si smorzare un po' l'atmosfera. Avrebbe lasciato alla ragazza il compito di fare due più due: non era difficile capire che il ragazzo della notizia che aveva fatto scalpore un paio di anni fa era proprio lui.
«Cerco solo di vivere la mia vita come avrei voluto, non sono un "idol".» brontolò infine, con una smorfia. Si sentiva un po' la gola secca, aveva parlato troppo. «Ah, dannazione. Ho sete.»| Villain | #Livello 6 | 23 y/o | ☀ |
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YUYA MIROKUJIYuya aveva appena finito di parlare, che la cameriera che li aveva serviti per tutto il tempo, era entrata portando loro da mangiare. Non aveva fatto nemmeno in tempo a rispondere per le rime a Yami, che aveva liquidato il suo discorso con un sintetico e laconico "sì, so dell'acido" e Yuya non ci credeva che non volesse aggiungere altro. Semplicemente non ci credeva, dopo che gli aveva servito quell'occasione per prenderlo in giro su un piatto non d'argento, ma d'oro. Forse però, Yami era un po' più matura di lui e nel bel mezzo di un discorso serio riusciva anche a mantenere un certo contegno, non vedendo ogni occasione come un pretesto per sfottere la gente. Anche se a Yuya piaceva farlo con una certa classe, ammetteva che non sempre poteva risultare gradevole.
In ogni caso, l'ingresso della cameriera interruppe la loro conversazione in medias res e Yuya dovette prenderne atto e ringraziare la cameriera per avergli portato la bottiglia d'acqua assolutamente non richiesta perché stava effettivamente morendo di sete.
Dopodiché, con un'inchino, li aveva congedati ed era uscita dalla stanza, lasciandoli di nuovo soli.
Tornato al presente, il ragazzo sospirò, e si aprì la bottiglia d'acqua, versando il contenuto nel bicchiere di vetro che gli era stato portato con essa. Yami, alla fine, aveva davvero ordinato un hot dog. La fissò ancora qualche altro istante, mentre la giovane svedese sollevava il panino, e poi si costrinse a distogliere lo sguardo. Yuya si chiese se fosse consapevole di averlo fatto: insomma, mangiarne uno davanti ad un ragazzo era più o meno come ordinare un calippo in spiaggia e chiedere agli amici maschi perché sono sdraiati a pancia in giù sugli asciugamani.
«Non è tutta questa grande meraviglia. Ti senti male e basta.» asserì, riferendosi alla sua unicità, e tentando un minimo di distrarsi e cambiare discorso. Non gli importava che Yami si accorgesse di essere fissata, l'importante era che rimanesse relegata nella sua innocenza e che non capisse perché.
«Ma se proprio ci tieni possiamo, sì. — aggiunse, portandosi il bicchiere alle labbra e prendendo un sorso d'acqua. — Mi stavo chiedendo quanto ancora dovevo aspettare per sapere di cosa dovevi parlarmi all'inizio.»
Quella in realtà, era una bugia bella e buona: Yuya se ne era già dimenticato da un pezzo di cosa voleva parlargli Yami all'inizio, e non in modo volontario. Ma era tutto successo in modo un po' strano. Era cominciata con una seduta esoterica mentre parlavano di tarocchi... ed avevano finito parlando delle loro vite. O meglio, non era finita affatto, a quanto diceva Yami, ma Yuya fece finta di niente.
Aveva già sfigurato abbastanza per oggi. Dalle sue parole sembrava non se ne fosse mai dimenticato.
«Piuttosto, come fai a mangiare quella roba?» disse, indicando il panino nelle mani della ragazza, quasi come fosse un rimprovero. Ognuno dei takoyaki nel vassoio che la cameriera gli aveva portato era infilzato con un sottile stuzzicadenti in legno. Yuya posò il bicchiere e ne prese uno. Ci soffiò sopra e lo portò alla bocca. Erano caldi, ma non così tanto da scottare. Lui non andava pazzo per gli hot dog, e nemmeno per la coca cola a dire il vero. Non che fosse un salutista, stava letteralmente mangiando delle polpette fritte alla fine, ma perché mangiare delle cose simili quando appunto esistevano cose come il salmone o il ramen?
Probabilmente di geni tedeschi sul gusto da sua madre ne aveva ereditati davvero pochi.
Inoltre, nonostante si stesse sforzando di fare del suo meglio per vedere la sua compagna attraverso un filtro di castità e purezza, la ragazza non sembrava collaborare.
Aveva solo morso l'hot dog, e si era già sporcata con il ketchup. Senza accorgersene per giunta, o almeno non ancora. Non che Yuya avesse intenzione di dargliene, del tempo. L'unica cosa che aveva intenzione di darle in quel momento, era un motivo per far esistere quel rossore che le aveva colorato le guance qualche attimo fa e ancora persisteva lì, come volesse solo rendere l'espressione della ragazza più appetibile ai suoi occhi.
E ci stava riuscendo abbastanza bene.
Yuya allungo una mano verso Yami, e protese l'indice sinistro verso il suo labbro. Sfiorandola appena, non esitò un'istante a toglierle quella sbavatura rossastra dal viso, abbozzando un sorriso, per poi si portarsi il dito alla bocca, racchiudendolo tra le labbra, lavando via la macchia anche dalla sua pelle.
Ketchup.
Fu sufficiente quella minuscola quantità per convincerlo a fare una smorfia poco convinta. L'evidente faccia di quando si assaggia qualcosa di poco gradito. «Ha proprio un sapore orribile. Insomma, perché il ketchup quando esiste una cosa meravigliosa come la salsa otafuku?» mormorò, indicando il proprio piatto, ovviamente riferendosi al condimento che copriva i takoyaki. «Ammesso che... tu la abbia mai assaggiata. No, vero? Ne vuoi uno?» chiese, ed il suo sorriso si ampliò leggermente.
Senza darle tempo di rispondere, Yuya afferrò un secondo stuzzicadenti dal vassoio, e sollevò un takoyaki fumante. Non sapeva perché gli fosse venuta l'idea, ma come Yami aveva detto all'inizio probabilmente non era mai davvero stata ad uno di quei negozi lungo le strade, assieme agli amici, dopo gli esami scolastici o qualcosa di simile. E se mangiava hot dog e coca cola... era forse una fan del cibo spazzatura americano, probabilmente.
Yuya protese di nuovo la mano verso Yami, ma non si fermò abbandonando lo stuzzichino sul piatto, dove probabilmente una persona normale lo avrebbe lasciato. Yami aveva le mani occupate a reggere l'hot dog, per cui non poteva prenderlo. L'unica soluzione sarebbe stata o rifiutare o aprire la bocca ed assecondare il gesto di Yuya che pareva proprio volerla imboccare.
«Fai attenzione, scottano.» sogghignò, senza nascondere un briciolo di malizia. La stava decisamente stuzzicando.
Per qualche attimo, sembrarono decisamente tornati ad una normale coppia di ragazzi qualunque; il loro passato sigillato alle spalle, un po' più uniti di prima.| Villain | #Livello 6 | 23 y/o | ☀ |
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YUYA MIROKUJIQuando Yuya si era alzato, dopo aver finito i takoyaki, dicendo a Yami di aspettare qualche secondo, il suo primo pensiero era stato, tristemente, per il karaoke. Era un po' buffo pensare che fossero venuti fin lì e che, alla fine, non avessero cantato nulla, ma era anche l'ora che la smettessero di giocare a fare gli adolescenti in calore. Almeno, quelli erano stati i pensieri del giovane giapponese dopo aver visto la svedese alle prese con l'hot dog.
Era strano che non se ne fosse accorto prima, ma si era reso conto di aver trovato Yami... attraente, dal punto di vista fisico. Forse persino provocante, a tratti, nonostante fosse quasi certo che lei non ne fosse totalmente conscia. Gli era sembrata, cresciuta, rispetto alla ragazzina che gli aveva offerto di unirsi alla sua causa quasi tre anni prima. E, insomma, era ovvio, perché erano sempre passati tre anni.
Il resto del pranzo era trascorso in mezzo a discorsi più o meno tranquilli, mettendo da parte qualche commento strano sulla catena immobiliare Ikea e sulle loro unicità. Yuya del resto era rimasto alla versione "Disneyland" dei fatti: ricordava di aver già provato ad indovinare che tipo di unicità possedesse l'albina, ma che lei, per contro, non avesse né confermato né smentito nessuna delle sue versioni.
Yuya, comunque, aveva promesso che avrebbe offerto il pranzo, motivo per il quale, in conclusione, si era alzato ed era andato alla cassa di persona. E non perché non volesse scomodare ulteriormente la cameriera, ma perché - ormai - aveva una certa fretta. Avrebbe potuto stuzzicare Yami all'infinito, ma... beh, prima voleva sapere cosa la ragazza volesse dirgli, e dopo voleva continuare. Diciamo che, non era mai stato il tipo di persona capace di stare a girarsi i pollici davanti a qualcosa che voleva, soprattutto se per ottenerla gli bastava allungarsi un pochino. La questione era che in quel momento non era di un oggetto che stava parlando, ma di una persona, e anche se già pendeva dalle sue labbra... gli piaceva fare le cose con criterio.
La cameriera gli diede il resto, Yuya la ringraziò e se lo mise in tasca, percorrendo a ritroso il corridoio dal quale era venuto.
Socchiuse la porta scorrevole e si appoggiò allo stipite con la spalla, facendo un cenno a Yami. Era l'ora che se ne andassero.
«Yami. — mormorò. — Andiamo.»
Il che in sintesi era equivalente a "mi spiace per il karaoke, ci rifaremo un'altra volta, ma parliamo d'affari".
Se la ragazza avesse deciso di seguirlo, ad accoglierli, una volta fuori, avrebbero trovato il decisamente poco piacevole dislivello di temperatura tra caldo e fresco, dovuto all'aria condizionata. Ma l'ora era quella che era, e le strade di Ginza non erano certo la cima del monte Fuji.
Se davvero Yami era intenzionata a provare il quirk di Yuya, si sarebbero dovuti allontanare dal karaoke almeno un po'. In realtà si sarebbero dovuti allontanare almeno un po' dalle strade in generale. «Quindi, dove vuoi andare?» chiese Yuya, cominciando a fare strada. In realtà, lui aveva una meta ben precisa in testa: casa sua. Qualunque risposta, da parte della svedese, probabilmente avrebbe solo cambiato il tempo che ci avrebbero messo ad arrivarci. «Quanto è top-secret quello di cui vuoi parlarmi? In ogni caso, se pensi di essere una persona forte di stomaco possiamo andare anche a Parigi.» ironizzò, porgendo il braccio destro alla ragazza. Come le aveva già detto, non sarebbe stato un viaggio di piacere. «In più, sarebbe meglio tu scegliessi un posto in cui usare il tuo di quirk sia safe. Altrimenti ti porto a casa mia, possiamo salire sul tetto.»| Villain | #Livello 6 | 23 y/o | ☀ |
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continua qui.
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.CITAZIONEPrendete entrambi 75+Bonus PG (Yami 150, Yuya 100).
Buon proseguimento!.