A cooler me

Role libera tra Gin & Tobi

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    GIN NAKANO
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    Lasciato il marchio sulla pelle del ragazzo seduto davanti a lui, Gin prese una patatina con la stessa mano e l'avvicinò alle labbra.
    La sua passione e quella di suo padre derivavano dal loro quirk, chiedeva? No, probabilmente no. E' certamente vero che è conveniente dedicarsi ad una passione per la quale si è naturalmente portati, ma il ragazzo dai lunghissimi capelli non pensava le due cose fossero collegate o comunque, viceversa, che la loro unicità derivasse dalla loro passione per i tatuaggi e non viceversa.
    Insomma, Gin l'aveva sempre applicata in quel modo abituato a vederla da suo padre, ma dire che il concetto di base fosse legato ai tatuaggi stessi era probabilmente sbagliato. C'era una profonda differenza tra i costrutti della loro unicità e i tatuaggi, e guarda caso era proprio quella che sempre veniva presa come definizione da manuale dei tatuaggi: ciò che i membri della famiglia Nakano erano in grado di generare - come detto dallo stesso ragazzo tatuato poco prima - non era permanente. E questo è quanto.
    Era stata probabilmente la loro passione per i tatuaggi a portarli ad applicare tale unicità in quel modo e non quell'applicazione dell'unicità a farli appassionare al mondo della body modification.
    No, non penso. - rispose dopo aver finito di masticare - Come probabilmente tu non sarai diventato bravo a suonare la chitarra perché sei bravo ad utilizzarla con la tua unicità, semmai avrai applicato la tua unicità al suonare la chitarra proprio perché ti piaceva. - aggiunse per spiegarsi, pur facendo un esempio assurdo. Non aveva la minima prova che al ragazzo piacesse suonare la chitarra o meno, era un esempio del tutto ipotetico ma abbastanza esplicativo della situazione. In effetti, pensava, con un'unicità simile si sarebbe dedicato a suonare qualsiasi strumento musicale al mondo: chissà che musica stupenda sarebbe stato in grado di creare in quel modo. Era un'applicazione fantasiosa ed artistica, come quella che i Nakano erano riusciti ad inventarsi con la propria unicità che permetteva di creare marchi sulla carne.
    Eppure, si ritrovò a pensare, quel ragazzo era autorizzato ad utilizzare la sua unicità? Quel ragazzo poteva non usare la sua unicità, o una volta preso un oggetto in mano era automaticamente conscio di come utilizzarlo al meglio, senza la minima capacità di decidere se farlo o meno? E questo lo avrebbe obbligato a richiedere una licenza per l'utilizzo dell'unicità o meno?
    Non avrebbe posto quelle domande, perché non intendeva ammorbare un bamboccio di quindici anni, ma il pensiero lo avrebbe probabilmente tormentato per tutta la giornata. Gin, non ne faceva un mistero, era un "avvocato delle cause perse": dai diritti dei mutant, all'emancipazione sessuale, alla libertà di utilizzo dell'unicità.
    Il panino era ormai concluso, rimanevano poche patatine sparse sul vassoio e anche la sua bibita era ormai prossima al termine.
    Di lì a poco sarebbe ripresa la sua vita normale: si sarebbe diretto all'università con solamente un CD in tasca, pronto a studiare per i prossimi esami. Il cliente che gli aveva dato buca non sarebbe stato tatuato e sebbene Gin si fosse comunque intascato buona parte del prezzo, era comunque deluso. Gli piaceva fare il suo lavoro (sebbene fosse ancora in apprendistato) e non potersi esprimere sulla pelle di un cliente gli provocava tristezza. Sapere di lasciare un segno di sé e del proprio passaggio sulla terra sulla carne di un altro essere umano era la cosa che lo soddisfaceva di più al mondo. Il tatuaggio era allo stesso tempo arte permanente ed effimera: per quanto tutti dicano che "un tatuaggio è per sempre" è innegabile che il normale deperimento e la morte dell'essere umano fa sì che un tatuaggio duri notevolmente meno di una qualsiasi opera all'interno di un museo. La sua arte sarebbe morta assieme a coloro che avevano deciso di portarsela appresso. Strinse un secondo gli occhi, per poi risvegliarsi dai suoi pensieri alle parole successive del ragazzo seduto di fronte a lui.
    Tutti sono più tonti di me. - rispose con sarcasmo e accennando un sorriso sornione. Non era vero e non lo pensava, ma faceva parte del suo personaggio. Probabilmente non avrebbe mai più rivisto quel ragazzo in quell'enorme alveare che era Tokyo, per cui non aveva alcun senso essere onesto con lui. Si alzò in piedi, prendendo la giacca dell'università che aveva precedentemente rimosso per indossarla di nuovo e prendere il suo vassoio ormai vuoto.
    E' stato un piacere, Tobiko. - disse quindi con semplicità - Ci sentiamo. - concluse. Col suo benestare si sarebbe poi avviato a posare il vassoio sul cestino apposito dopo averlo svuotato al suo interno e si sarebbe immesso nuovamente nella vita frenetica della metropoli giapponese.

    | Vigilantes | #Livello 2 | 23 y/o | © |
    Energia: 100 | Forza: 20 | Quirk: 25 | Agilità: 30
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    Scheda: Gin Nakano




    Perdona il ritardo.
    Per me possiamo concludere, ma se Tobi ha ancora qualcosa da dire che non esiti a fermarmi!
    In entrambi i casi, ti ringrazio già per la role. ^^
     
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    TOBIKO FUKUDA

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    Narrato.
    -Parlato Tobi.-
    -Parlato Altri.-
    "Pensato."



    Il ragazzo dagli occhi felini ci tenne a precisare che no, per lui non era la passione per i tatuaggi a derivare dal Quirk, al massimo, anzi, aveva adattato l'uso del Quirk in modo da conformarlo al suo hobby. Per farsi meglio comprendere portò l'esempio del suonare la chitarra a Tobi, al ché il ragazzo annuì. Gli rimanevano dei dubbi, ma scelse di non esplicitarli a Gin, poiché si rese conto che le sue risposte raramente lo soddisfacevano completamente. Certo, aveva adattato il suo Quirk alla sua passione, ma questa non è una cosa universalmente possibile. Con un Quirk come quello, si sarebbe mai dedicato a una passione come coltivare fiori? Oppure, ancora, con un Quirk che gli permetteva di far crescere fiori, gli sarebbe mai balenato nella mente di diventare un tattoo artist? Nel caso specifico magari sì, per via dell'influenza della sua famiglia, ma il discorso di Tobi era più generico, e riguardava più che altro la relazione fra Quirk e passioni: le Unicità erano delle vere e proprie caratteristiche fisiche, ed era naturale che qualora qualcuno avesse una predisposizione per qualcosa gli venisse in qualche modo più "naturale" appassionarvisi, un po' come è più probabile che il basket sia la passione di un ragazzo di due metri, piuttosto che di uno di un metro e cinquanta. E inoltre... Gin diceva che per lui non era così, ma la passione dei tatuaggi da dove gli derivava? Da suo padre, e quella di suo padre da dove derivava? Magari a sua volta dal proprio padre o madre, ma arrivati alla radice come si era originata quella passione? Gin sapeva per certo che non aveva nulla a che fare con il suo Quirk, o parlava solo per sé stesso?
    Ma le speculazioni sull'effettiva o meno associazione fra certi Quirk e la predisposizione a certe attività sarebbe rimasta solamente nella mente del ragazzino della Yuuei, per ora: sicuramente si sarebbe interrogato a lungo sulla questione, aggiungendola alle già innumerevoli sfumature che gli rendevano i Quirk così appassionanti.
    -Capito.- Disse, invece, senza lasciar trasparire nulla se non una pausa leggermente troppo lunga fra l'affermazione di Gin e la risposta.

    -Tutti sono più tonti di me.- Asserì Gin, senza rispondere esplicitamente alla domanda di Tobi, ma comunicandogli implicitamente che sì, adorava prendersi gioco delle persone e se avesse potuto non avrebbe fatto altro dalla mattina alla sera. Il ragazzino ridacchiò sommessamente, chinando il capo.
    -Chiaro.- Confermò, ironicamente. Il ragazzo dai lunghi capelli neri si alzò, dunque, indossando la divisa che aveva posato sulla sedia prima del pasto, e si congedò da Tobi, dicendogli che era stato un piacere conoscerlo e chiamandolo Tobiko, nome per cui non aveva mai nascosto il suo disappunto, trasformando in un certo qual modo il senso anche del resto della frase.
    -Immagino.- Non riuscì a non lasciarsi sfuggire, con espressione beffarda. -Arrivederci e scusa per il disturbo.- Salutò, ritrovando all'ultimo secondo i suoi modi educati e concedendo al suo interlocutore il classico mezzo inchino, senza tuttavia alzarsi dal tavolo.
    Dunque, pochi istanti dopo, si ritrovò nuovamente solo, situazione che accompagnò con un lungo sospiro. Era sollevato? Un po', non poteva negare che parlare con Gin lo mettesse in agitazione, specie data la bugia che gli aveva raccontato. Per tutto il tempo era preoccupato che Yumeru o chissà chi altri potessero sbucare da qualche parte e lo salutassero amichevolmente, dicendo poi qualcosa che vanificasse completamente il suo tentativo di mentire. Invece era andata bene, ed ora provava il giusto sollievo. Ma era solo per quello, che era rincuorato? A parte la sua ossessione per il fare bella figura, persino lui ed il suo terrore di essere inadeguato dovevano riconoscere che Gin era stato un interlocutore estremamente discostante: non importava cosa Tobi dicesse, gli sembrava di dire sempre la cosa più sbagliata. E, nonostante il suo speciale talento nel dire la cosa sbagliata al momento sbagliato, riconobbe che questa volta non era stata completamente colpa sua.
    Chissà, forse lui e Gin avevano semplicemente due caratteri totalmente incompatibili. In fondo era impossibile piacere a tutti, no?
    Tobiko sospirò di nuovo, questa volta più sconsolato. Mangiò l'ultimo boccone di patatine e ripose ordinatamente vassoio ed immondizia al loro posto, dopodiché si avviò verso casa. Uscito dal negozio un'inaspettata brezza lo accolse, facendolo quasi sobbalzare: si accorse quindi che stava venendo a piovere, ma non si affrettò.
    Per come la mettesse, per quanto cercasse di dare la giusta dose di colpa a Gin, alla fine della giornata il ragazzo dagli occhi felini avrebbe proseguito la sua vita come se nulla fosse: era lui, invece, che sarebbe stato tormentato dal fantasma della sua inadeguatezza, un mostro invisibile che lo cingeva nel suo abbraccio di ansia e paranoie, a volte togliendogli persino il fiato.
    "Sei strano, Tobiko, hai anche un nome strano", la voce del mostro ora somigliava a quella di Gin, Tobi poté sentire le sue invisibili membra tentacolari iniziare a risalirgli le gambe. Se anche all'inizio del dialogo con l'universitario avesse pensato a quanto si somigliassero (nell'essere lo stereotipo del tipico ragazzo giapponese) e sebbene fosse arrivato addirittura a pensare che Gin fosse una sua "versione migliorata", al momento gli sembravano su due pianeti totalmente diversi.
    Per un attimo fugace, tuttavia, sentì come se non gli importasse. La meravigliosa sensazione di non dover provare nulla a nessuno, accompagnata anzi da un certo risentimento per una società che si rifiutava di accettarlo così com'era.
    "Magari fossi così sicuro di me." Concluse, lasciando infine che il peso dell'autoconsapevolezza gli curvasse nuovamente le spalle.


    SCHEDA TOBI FUKUDA - LIVELLO 3

    Forza: 50
    Quirk: 40
    Agilità: 60
    Energia: 175
    Condizione:
    Inalterata


    CITAZIONE
    NESSUN EQUIPAGGIAMENTO




    Grazie a te, 'twas fun.
    Alla prossima \ò
     
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    Bella role, prendete entrambi il massimo :zizi:
    Gin: +50 exp
    Tobi: +50 exp
     
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17 replies since 26/8/2019, 11:17   454 views
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