Chi non muore... - CASE II: Life is a Play

AM per the saxofonist, Lostien, Farnia_Play - Kabuki-za

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    La situazione si faceva più complicata e le risposte della donna non stavano per nulla aiutando a risolvere la situazione. Come volevasi dimostrare Shoya era rimasto l’unico a mantenere un atteggiamento di tipo empatico verso la testimone, mentre tutti gli altri la bombardavano di domande. La donna era chiaramente obbligata a collaborare con la polizia e con gli eroi, però se non si sentiva a suo agio avrebbe potuto omettere qualche piccolo dettaglio, magari per coprire i colleghi.
    Shoya in silenzio ascoltava la voce del detective diventare sempre più chiara e affermata, i ragionamenti che stava facendo erano effettivamente utili a capire meglio il quadro della situazione. Nessuno aveva scassinato le porte del teatro e nessun allarme era scattato. Tutto questo è semplicemente troppo complicato per essere portato a termine da una sola persona, per quanto essa possa essere brava in questo genere di crimini.
    La mente del ragazzo si aggrottò e gli occhi si fecero pensierosi, mentre il respiro diventava sempre più lento e la sua mente iniziava a viaggiare immaginando qualche possibile scenario.
    Stare in piedi e fermo tutto quel tempo lo stava rendendo nervoso, doveva muovere qualche passo e così si distaccò dalla balaustra per iniziare a camminare avanti e indietro molto lentamente in quella zona occupata dal gruppo. Gli occhi del giovane dai capelli neri balzarono su Amachi, la quale sembrava essersi zittita tutto ad un tratto: infatti inizialmente era lei che aveva parlato più di tutti e forse anche troppo. La lemure sembrava voler iniziare a parlare ma poi si tratteneva. Alla fine espresse comunque il suo pensiero liberandosi probabilmente di un peso interno che quasi era possibile percepire.
    Shoya si fermò ed ascoltò attentamente, condivideva parte del ragionamento che Amachi stava esplicando: infatti ormai non riteneva più che un solo uomo era stato capace di effettuare un omicidio così ben congeniato, sicuramente c’era lo zampino di qualche aiutante, magari proprio qualcuno che lavorava all’interno del teatro o faceva parte della compagnia teatrale nuova citata poco prima dalla testimone.
    Riprese a camminare proprio come prima. Il movimento lo aiutava a rilasciare endorfine all’interno del circolo sanguigno e quindi lo aiutava a rilassarsi e ragionare meglio.
    Anche Sumire decise di prendere parola in maniera più che decisa e sottolineò come anche lei avvallava l’idea del gruppo di assassini piuttosto che del singolo assassino.
    Shoya annuì e sorrise compiaciuto, se tutti erano giunti allo stesso punto allora forse qualcosa di vero doveva pur esserci.
    Si fermò a fianco al detective e abbastanza vicino alla testimone. Tutti avevano detto la loro opinione adesso toccava a lui chiudere la conversazione.
    Bene penso siamo arrivati tutti alla stessa conclusione, non stiamo cercando un assassino, ma un gruppo di persone. E perché non iniziare proprio con la nuova compagnia teatrale? Non mi stupirebbe se ci fosse qualche intruso male intenzionato
    Sorrise compiaciuto e si rivolse alla testimone con tono sicuro e chiaro
    Ci sa per caso dire quanti sono i componenti della compagnia teatrale e dove possiamo trovarli?
    Da qualche parte dovevano pure iniziare questa indagine.


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    Una gang. - sorrise il detective Kimura, puntando i suoi penetranti occhi verdi sulla ragazza mutant - Una "setta" è il termine che userei, sì. - la corresse, tra virgolette, recuperando l'ultima parte del suo discorso. Solitamente una gang era qualcosa di diverso da un gruppo dedito a compiere omicidi in giro per la città. Ciononostante il ragionamento, che però lui stesso aveva avviato, filava. Rimanevano ancora delle incognite però, enormi incognite necessarie da chiarire.
    All'Ikegami Honmon-ji, il tempio della setta Nichiren ad Haneda. - rispose quindi alla Murakami - Una giovane ragazza, per la precisione. - specificò dunque il sesso della vittima dato che la demografica era più o meno quella, ma difficilmente doveva essere casuale il fatto che si trattasse di due individui del sesso opposto.
    Escluso un cenno compiaciuto alle parole della ragazza dai capelli bianchi, ascoltò il ragazzo più grande e il suo apporto alla conversazione. Il detective Kimura era sicuro per un buon 95% che non si trattasse della compagnia teatrale. Insomma, in tutta onestà, si sarebbe trattato della banda di criminali più stupida della storia a commettere un crimine in quel modo, dato che era certo che i sospetti sarebbero ricaduti su di loro. Ciononostante, avere un contatto con loro poteva comunque essere utile. Molto spesso i teatri erano aperti, ad un prezzo minore, per osservare le prove prima degli spettacoli ufficiali. Potevano magari aver notato qualcuno di particolare più interessato all'ambiente circostante che alla loro rappresentazione. Insomma, non era da escludere che gli assassini (o l'assassino) avessero fatto un sopralluogo per studiare il posto prima di agire. La rimozione dell'allarme e il malfunzionamento delle telecamere di sicurezza dovevano per forza presupporre uno studio della situazione o enormi abilità di improvvisazione. Abilità che, solitamente, i mandanti di omicidi a scopo religioso non avevano. Scosse la testa indispettito tra sé e sé.
    Sono sei. Li abbiamo ovviamente contattati dicendogli di non venire visto che... Insomma, la situazione... - rispose la donna alla domanda del ragazzo, indicando con lo sguardo la mattanza messa in scena sul palco - Po-posso fornirvi il loro contatto telefonico se volete però... - disse la donna, per poi avviarsi verso la segreteria a seguito dell'annuire del detective.
    Stiamo mancando il punto. - disse quindi con semplicità l'uomo, voltandosi verso il palco una volta allontanatasi la donna - Gruppo o non gruppo, c'è comunque qualcosa di distorto. Bolek e il Sagrestano erano genuinamente convinti che sarebbero riusciti a "guarire" le persone dalle loro unicità. La loro morte era un'infausta conseguenza di una prassi inefficace, non l'obbiettivo. E questo? - aggiunse, indicando il ragazzino carbonizzato di fronte a loro - Il seppuku non è una cura, è un omicidio. Sono sicuro che Homura potrà aver avuto tutto il tempo in gabbia per mutare le sue visioni, fatto sta che questa non è una cura in alcun modo possibile. Zodiac, lo conoscete Zodiac? - domandò dunque ai ragazzi, riferendosi al "killer dello zodiaco" che aveva terrorizzato la California sul finire degli anni sessanta - Questo è un messaggio, è un puzzle da risolvere. Per capire chi ci sta parlando dobbiamo capire cosa vuole dirci. - aggiunse.
    Alzando la mano destra sfregò pollice e medio per schioccare le dita e attirare l'attenzione. Purtroppo per lui i guanti in lattice indossati per non inquinare la scena del crimine gli impedirono l'effetto scenico e, anzi, rischiò quasi di romperli.
    Teatro Kabuki. Seppuku. - disse quindi osservando la scena - Brainstorming, su. Cosa vi viene in mente? Cosa significa, cosa vuole dirci? - aggiunse, mentre la donna impiegata del teatro stava tornando per allungargli un biglietto da visita contenente nome e numero di telefono della compagnia teatrale "Lovely Han'nya".

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    Lo sguardo della lemure era finito sul detective e la sua piccola correzione l’aveva fatta trasalire. Imbarazzata guardò i compagni di istituto, poi verso terra ed annuì “Ecco, forse è meglio appuntare questa piccola cosa. Non è una gang ma una setta!” E così pensando, si mise a scrivere quel piccolo appunto sul proprio quaderno. La coda si abbassò per un momento e sembrò rimanere ferma immobile.
    Ascoltava con attenzione le varie informazioni, ipotesi e simile da parte dei presenti, annotandosi ogni poco qualcosa di nuovo che le serviva per trovare nuove soluzioni a quel crimine..Anche se, sembrava essere davvero difficile. Sospirò ed in fine disse verso il detective:

    «Quindi c’è anche un secondo omicidio, ma in un luogo diverso. Ma la ragazza era simile a come avete trovato il ragazzo? Dico come posizione, posta in un punto diciamo importante del luogo.. Che so, un altare, un rialzo..»

    E cercava di poter avere altre informazioni che magari potevano portarla a trovare un altro indizio su come mai era stato eseguito questo scempio. Non si azzardava mai a posare lo sguardo su quel ragazzetto morto carbonizzato, ma si limitava a fissare la compagna di classe, il ragazzo della UA, la donna e il detective.
    Continuava a scrivere, disegnare, aveva un bel caos su quel quaderno, ma per lei era uno schema bello chiaro e preciso che la stavano portando a … Nulla al momento. Doveva per ora assimilare il maggior numero di informazioni “Dovrei fare altre domande, ma potrebbero apparire stupide.” E le orecchie sussultarono smuovendo appena i capelli neri “Uhm, però come posso capire che messaggio volevano dare i criminali? Cioè.. Il tipico Siamo tornati, non mi pare adeguato.” Fece spallucce, per poi inclinare la testa verso destra.
    Guardò a lungo il foglio e cercava di ragionare il più possibile su cosa volesse dire quell’immagine del ragazzo sul palco. Iniziò a bofonchiare tra sé e sé , ma la gente poteva sentire un leggero mormorio di lei che stava facendo semplici supposizioni in solitaria:

    «E se fosse solo un messaggio per dire che sono tortati in scena più spietati che mai? Oppure che non hanno remore a fare i loro porci comodi ovunque ce ne sia la possibilità.. Che sia un luogo sacro, pubblico, privato o che altro. Mh, non riesco a capirci molto. Mi staranno sfuggendo un mucchio di cose. Eppure non mi levo dalla testa l’idea che il guardiano notturno abbia messo il suo zampino per far accedere i criminali qui dentro. Dire che sia stato un quirk a disturbare le telecamere, allarme e simile..Mmh, mi convince poco.»

    Scuoteva la testa a più riprese, come se si fosse levata dalla mente quelle possibili scene che si erano consumate al teatro Kabuki. Per un momento fissò la donna che si stava allontanando e trasalì quando l’uomo si era preso la scena tutta per se, stimolando ed invogliando i ragazzi studenti a dire le loro possibili conclusioni. Lei si era stretta nelle spalle, mentre incassò la testa tra di esse e la coda iniziò nuovamente a muoversi con movenze lente e fluide. Da brava ignorante andò a scuotere la testa in segno di negazione, mentre ingenuamente domandò al detective:

    «Non so nulla di Zodiac. Mi potrebbe dire di più?»

    Arricciò il nasino nero quando lui cercò di stimolare i ragazzi a parlare, ma Amachi inizialmente rimase interdetta ed andò a guardare i propri compagni d’avventura e d’istituto. Timidamente chinò la testa e il suo sguardo era palesemente un chiaro messaggio che chiedeva il permesso o meno di parlare “Amachi taci, sennò gli resterai sul caz*o a questi due qua..” E rimase in silenzio, mentre cercò di guardare verso il proprio quaderno tutto scribacchiato e pieno di indizi ed informazioni.
    Un mormorio appena si azzardò a dire, proprio dopo che gli altri avevano esposto le loro ragioni ed idee a riguardo:

    «Si apra il sipario e che inizi lo spettacolo. A me da questa idea di messaggio.»

    E cadde nuovamente in silenzio, andando a guardare verso la donna che era una possibile testimone, anche se non aveva visto nulla di quello che era successo di notte, ma aveva solo trovato il risultato di un macabro spettacolo o rituale da parte di alcuni criminali.

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    L’altra vittima era stata trovata in un tempio buddista, una giovane ragazza. Amachi la precedette con le domande, l’ultima in realtà risultò leggermente strana agli occhi di Sumire, ma intuì a che punto volesse arrivare: messa in rilievo facile da trovare, oppure stava cercando ancora qualche ipotesi per risolvere il messaggio.
    Erano tutti e quattro giunti alla stessa conclusione, il Sagrestano non aveva agito da solo. Shoya suggerì di parlare con la nuova compagnia teatrale, segnalandoli come possibili sospettati. Il fatto che fossero arrivati qualche settimana prima di un omicidio in effetti era sospetto, sicuramente parlare con loro avrebbe aiutato a chiarire la situazione. La custode fu disposta a dare loro i contatti della nuova compagnia teatrale, ma il detective li portò su un’altra strada, ovvero quella del messaggio che dovevano decifrare.
    Nominò lo Zodiac, un criminale piuttosto vecchio, nè Sumire nè i suoi due compagni erano nemmeno ancora nati all'epoca in cui lui vigeva. Purtroppo la ragazza dai capelli bianchi non ne sapeva quasi nulla, ma almeno si risparmiò di compiere lei la domanda sui chiarimenti, ancora una volta preceduta dalla lemure.
    Quest’ultima iniziò poi a riflettere a bassa voce, senza rendere partecipi i suoi compagni, per quanto le sue parole, dato il silenzio che li circondavano, erano abbastanza udibili per chi si trovava accanto a lei. E Sumire la ascoltò, ma quando capì che così non sarebbe andata da nessuna parte, cambiò prospettiva. Teatro Kabuki. Seppuku. Cercò di riflettere su quelle due parole, concentrandosi più sull'ultima spostando lo sguardo sul soffitto luminoso del teatro, isolandosi mentalmente dagli altri tre.
    I suoi occhi si posarono di nuovo su quelli della mutant solo nel momento in cui parlò di nuovo, Sumire non poté fare a meno di notare che da quando l’aveva un po’ punzecchiata, lei aveva tirato fuori il lato più insicuro e timoroso di sè, temendo d’esser giudicata dal gruppo. ‹ Se il messaggio fosse davvero solo questo, sarebbe quasi deludente. La metafora potrebbe essere giusta, potrebbe essere una parte del messaggio, ma non credo sia tutto qui. Anche perchè dobbiamo tenere in considerazione anche l’altro omicidio al Tempio buddista, in quel caso non avrebbe senso. › corresse la compagna, stavolta senza alcuna malizia, riflettendo semplicemente su ciò che aveva detto. Sapendo bene però che forse le stava mettendo addosso sempre più pressione.
    ‹ Comunque… il seppuku veniva usato come espiazione di una colpa commessa, oppure come una condanna a morte che non comportasse disonore... il Sagrestano vede i quirk come qualcosa di negativo, una “colpa”. › la sua fu più un informazione che un’ipotesi, avrebbe lasciato agli altri cercare di collegare i pezzi, in questo lei non si riteneva proprio un asso.
    Poco dopo la custode tornò, con in mano un bigliettino da visita, quello della nuova compagnia teatrale.

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    La testimone si mostrò subito molto disponibile e decise di collaborare ulteriormente fornendo al gruppo di eroi i numeri di telefoni e i nominativi della compagnia teatrale. Shoya sorrise compiaciuto e trasse un profondo respiro gonfiando il petto. Si sentiva soddisfatto ad aver trovato il consenso del cinico detective e delle due compagne dia avventura.
    Fu richiamato prontamente all’attenzione da uno schioccare di dita smorzato generato dai guanti in lattice del signor Kimura, il quale riprese ancora una volta a parlare del teatro Kabuki, del seppuku e poi di un certo Zodiac che nessuno aveva mai sentito prima.
    Shoya mostrò uno sguardo interrogativo e tenne leggermente il sopracciglio destro alzato mentre con gli occhi seguiva i movimenti del detective.
    Pensavo fosse più giovane… tirare fuori storie di cinquanta anni fa mi sembra proprio anacronistico
    Non espresse in alcun modo il suo giudizio anche se lo si poteva leggere in volto che non aveva capito nulla del ragionamento dell’uomo elegante.
    Calò il silenzio all’interno del teatro, fu rotto soltanto dai passi della testimone la quale rientrava dal suo ufficio per consegnare i documenti al detective.
    Amachi sembrava aver perso quello spirito di iniziativa che l’aveva contraddistinta fino ad ora. Il giovane dai capelli neri allungò lo sguardo verso di lei notando un quaderno apparentemente scarabocchiato e pieno di linee nere.
    Wow ne ha scritte di cose…
    Sumire fu più veloce e con molta calma e pacatezza espresse il suo pensiero: C’era da tenere conto anche dell’altro omicidio al tempio buddista e il seppuku era un messaggio di espiazione più che di condanna a morte. Shoya annuì portandosi la mano destra la mento e massaggiando leggermente come un vero filosofo. Si trovava perfettamente d’accordo con la ragazza dai capelli bianchi.
    Beh osservazione parecchio intelligente
    Visto che nessuno sembrava avere altre idee e il detective si aspettava un brainstorming Shoya decise di lanciarsi con qualche affermazione giusto per far vedere che era vivo e stava seguendo il discorso, ma nel profondo non sapeva minimante dove andare a parare.
    Detective, ma se lei pensa che ci sia un messaggio, non avrebbe senso avvicinarsi e ispezionare più da vicino il corpo del ragazzo?
    Finì la frase indicando il palco con la mano sinistra. Teneva il braccio testo e l’indice dritto verso il corpo carbonizzato, mentre manteneva la schiena dritta e lo sguardo verso i suoi compagni.
    Poteva sembrare un’osservazione stupida,ma fino ad ora il gruppo era stato in tribuna a parlare senza mai cambiare prospettiva. Forse gli assassini volevano che si vedesse qualcosa da vicino, potevano aver lasciato qualche traccia in più.



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    E' stato trovato nel... - Kimura fece per rispondere alla domanda della lemure riguardo all'altro omicidio, ma si fermò - Onestamente faccio prima a farvi vedere una foto, tanto non è peggio di questo. - aggiunse, puntando l'orribile scena alle sue spalle col pollice sinistro - Tra poco mando un messaggio alla signorina LaCroix e mi faccio mandare i dettagli. - concluse. In effetti, il fatto che i due omicidi fossero così pittoreschi e fossero anche stati commessi nella stessa notte poteva essere indicatore del fatto che, per comprendere il messaggio che si celava dietro di essi, fosse necessario analizzarli congiuntamente.
    Inarcò un sopracciglio alla domanda riguardo al Killer dello Zodiaco, anche se in effetti si trattava di ragazzi giovani e neppure detective. Anche se, in realtà, la sua passione per gli omicidi esulava dal suo lavoro, e aveva fatto numerose ricerche per mera curiosità personale, da amateur.
    Umh, si tratta di un serial killer californiano che ha ucciso almeno cinque persone sul finire degli anni 60. - iniziò dunque a spiegare, portando la mano destra al mento glabro - E' un caso particolare perché si è attribuito il nome da solo. Era infatti solito inviare lettere ai giornali con crittogrammi ed indovinelli. - aggiunse, evidenziando quindi il motivo per cui gli era venuto in mente riguardo a ciò che avevano davanti: quella aveva tutta l'aria di essere una sorta di sfida lanciata alle autorità, una dimostrazione di intelligenza o forse invece un messaggio indirizzato a qualcun altro, magari membri della stessa setta che potevano comprenderlo. L'idea dell'"apertura del sipario" era certamente suggestiva ma, come sottolineato anche dalla ragazza dai capelli bianchi, non poteva essere solo quello. Quei ragazzini, comunque, sembravano abbastanza svegli. Sorrise.
    In ogni caso, alcuni messaggi sono rimasti privi di risposta e non l'hanno mai beccato. - decise quindi di aggiungere alla sua storia - Per un periodo si è pensato che la sua mano fosse anche dietro agli omicidi del "Mostro di Firenze" in Italia, e sul finire dello scorso millennio abbiamo avuto il "nostro" Zodiac, a Kobe. Anche se era solo un ragazzino. - concluse. In ogni caso, ciò che voleva dire era semplice: brutalità così astruse e differenti tra di loro dovevano per forza essere un messaggio, perché nessuno avrebbe rischiato di farsi beccare per allestire una scena del crimine in modo rituale tanto per il gusto di farlo. E, spesso, a tali individui piaceva giocare con la polizia e i media affinché il loro messaggio passasse.
    Grazie per la condivisione, signorina Murakami. - sorrise l'uomo - Qualcuno di voi sa perché si recideva proprio il ventre? - domandò dunque, prima della domanda da parte del ragazzo dai capelli neri, che chiese di avvicinarsi alla scena per cambiare prospettiva d'osservazione.
    Sì, era mia intenzione. - rispose il detective Kimura, alzando a fianco del suo volto il biglietto da visita della compagnia teatrale consegnatogli poco prima dalla dipendente del teatro - Volevo solo concludere con la signora per evitare di farla avvicinare alla scena. - aggiunse. A quel punto il gruppetto sarebbe sceso dalla tribuna utilizzando le scale laterali, avvicinandosi quindi al palco. Più si era vicini e più l'odore di sangue raggrumato e carne bruciata, purtroppo, si facevano forti.
    Oh, cercate di limitare i pregiudizi in fase preliminare. - disse quindi mentre scriveva a Whisper col suo smartphone, per richiedere la foto del delitto al tempio, riferendosi sia alle accuse verso la compagnia teatrale che quelle nei confronti del guardiano - Questo è evidentemente non un delitto passionale, ma uno premeditato. Solitamente un criminale preferisce stare ben lontano dalle sbarre, quindi fa del suo meglio per far sì che altre persone siano più facilmente incolpabili di lui. - specificò quando il gruppo era ormai sotto il palco, in attesa di una risposta da parte dell'eroina francese per mostrar loro anche l'altro, orribile crimine che era stato compiuto.

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    Guardava ripetutamente i propri compagni d’istituto e li ascoltava nei loro piccoli ragionamenti, anche se chi si faceva molti viaggi mentali era proprio la lemure. Si umettò le labbra per un momento, mentre cercava di appuntarsi qualche piccola informazione e sbarrava con una linea quello che secondo lei non era più una informazione utile per arrivare alla vera risposta. Che cosa voleva dire quell’orribile omicidio? Era un messaggio che si collegava anche a quell’altro scenario di morte che si era consumato in un tempio?
    “Mh, sono un pochino spiazzata! Ma forse è meglio che continuo ad appuntarmi quel che si dicono.. Almeno più informazioni avrò, meglio potrò trovare una risposta a questo messaggio che voleva lasciare l’assassino..o gli assassini!” In effetti potevano essere stati più individui ad architettare quella orribile scena, ma era tutto campato in aria. Doveva di certo indagare, anche se per il momento era molto all’acqua di rose, parecchio inesperta rispetto ai propri compagni di “lezione” che stavano lì vicino a lei.
    Ascoltò la storia, anche se breve, su Zodiac e cercò di registrarselo bene a mente. Dopotutto lei sta studiando per diventare un'eroina, quindi doveva conoscere anche una infarinatura generale dei peggio killer che hanno vissuto nell'ultimo secolo, più o meno.
    A quanto pare il ragazzo poco più grande di lei aveva proposto di scendere giù al palco, ma Amachi inizialmente trasalì e sbarrò gli occhi neri e gialli. Era tremendamente sorpresa ed allo stesso tempo sembrava poco felice di quella proposta che era uscita fuori “Oh no, avvicinarsi a quel cadavere? Così? M-Ma io non sono pronta per questo! “ Pensò con timore, mentre alternava lo sguardo dai ragazzi al detective. Si limitò a fare un inchino, anche se un po’ accennato con la testa e spalle, verso la donna che aveva deciso di congedarsi, anche perché lo stesso detective aveva deciso che ormai lei non era più di aiuto per il momento.
    Vide che comunque l’idea di Shoya era stata presa in considerazione dall’uomo che stava portando con se la scolaresca per “allenarsi” con la mente su casi così delicati e pieni di orrore. Amachi se non avesse la pelliccetta sulla faccia, si sarebbe notato la sua pelle impallidire. Inghiottì un nocciolo di saliva e per un momento si sentì senza salivazione, come se le fauci fossero improvvisamente divenute secche, impedendole di replicare verso il trio. La coda si muoveva agitata alle sue spalle, mentre le mani chiusero il quadernetto e cercò, anche se con leggera goffaggine e fatica, di rimettere lo zaino in spalla.
    “Dobbiamo scendere…N-Non ce la faccio. E’ troppo presto andare a vedere cose simili.” Pensò preoccupata, mentre iniziava a percorrere le scale che la portavano in direzione del palco del teatro kabuki. Ogni passo che faceva per lei era come avere dei macigni addosso, precisamente alle caviglie, percepiva con chiarezza che le gambe erano rigide e non volevano collaborare con lei per farla andare avanti. Solo a metà gradinata si fermò un momento, proprio quando quel pungente odore di morte incominciava ad intasarle le narici. Si sa, lei aveva un olfatto sviluppato a differenza degli altri, quindi se a loro dava fastidio, figuriamoci a lei!
    Le palpebre si erano abbassate e cercò di emettere un sospiro per scaricare la tensione che le si era accumulata addosso, ma con insuccesso “Amachi devi scendere. E’ difficile.. La prossima volta non verrai più ad una lezione simile, promesso!” Si auto convinceva che la prossima volta non avrebbe più avuto tali problemi.. Ma sarà così?
    Riprese così a scendere, ma appena arrivarono ai piedi del palco, quell’odore di sangue e di carbonizzato le davano davvero fastidio. Inizialmente chiuse gli occhi e cercò di chinare appena la testa, ma poi le era preso un capogiro e la mano sinistra cercò di andare proprio a massaggiare la tempia del medesimo lato. Il respiro iniziava ad essere leggermente più appesantito, mentre nello stomaco sentiva solo un gran subbuglio. Non stava reagendo bene, non riusciva a concentrarsi con quell’orribile olezzo che le si era piazzato nel naso nero. Cercò di alzare per un momento l’attenzione sul detective e mormorò con vocetta tremante:

    «Detective, ho un problema.. Non mi sento molto b-»

    Ma non finì neppure la frase che si sentì risalire dall’esofago un conato di vomito. Non lo rigettò fuori, bensì cerco di trattenerlo in corpo e di non farlo neanche arrivare alla gola, ma si capiva benissimo dall’esterno che lei aveva la nausea e si stava sentendo male. Cercò di guardare a destra e a sinistra per cercare dei cartelli dove potessero indicare dove si trovassero i bagni pubblici. Cercò di respirare profondamente, ma riusciva solo a fare piccoli respiri, quasi singhiozzati:

    «Devo correre in un bagno.. Un bagno..»

    Stava entrando nel pallone. Purtroppo ancora non era abituata a tali odori, era la primissma volta che si ritrovata davanti un cadavere che aveva ricevuto le peggio torture. Amachi per non disturbare ulteriormente il momento die compagni, decise di dirigersi verso la destra del palco, cercò così un bagno per potersi liberare almeno del fastidio allo stomaco e di darsi una rinfrescata prima di ritornare lì… Roba che la rendeva assente dalla cena per una manciata di minuti o poco più.

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    Il criminale a cui Kimura aveva fatto riferimento, era un criminale internazionale, degli Stati Uniti più precisamente, che si era attribuito il nome da solo si divertiva a giocare con la polizia e i media, mandando loro indovinelli da risolvere. Uccideva per intrattenersi. Doveva trattarsi di un pazzo, ma allo stesso tempo estremamente intelligente se non erano mai riuscito a beccarlo. A differenza però di questo fantomatico killer californiano, Sumire aveva il sospetto che il messaggio del loro caso si trattasse più di una questione filosofica, o per meglio dire di ideali che contrastavano quelli della società odierna, piuttosto che una semplice dimostrazione d’intelligenza.
    Dato che nessuno sembrò voler rispondere alla domanda del detective, l’albina ne prese la responsabilità. ‹ Si diceva che il ventre fosse la sede della nostra anima, quindi il significato simbolico era quello di mostrare agli astanti la propria essenza, priva di colpe, pura. › affermò, poco prima della domanda dal ragazzo dai capelli corvini. Era una cosa a cui Sumire aveva ovviamente pensato, ma non aveva osato chiedere ad alta voce, anche perchè in cuor suo sperava non si sarebbero affatto avvicinati alla scena del crimine. Il suo sguardo cadde sulla lemure, quella che aveva notato essere più suscettibile a quella vista: era visibilmente in panico e non trovava fosse una buona idea farla avvicinare alla scena. Chinò leggermente il capo, in segno di saluto verso la custode che ora li avrebbe abbandonati, e poi fece un profondo e silenzioso respiro, mentre si dirigeva verso le scale che l’avrebbero condotta vicino al palco.
    Di nuovo, nel silenzio, risuonarono soltanto i loro passi, e l’albina iniziò a sentire l’odore, prima lieve e quasi impercettibile, di bruciato, ora diventare intenso man mano che i quattro raggiungevano il piano inferiore. Nascose una smorfia sotto uno sguardo di disappunto, portandosi una mano a coprirle naso e bocca, sentendo quasi il bisogno di smettere di respirare perchè quel tremendo odore non arrivasse alle sue narici. E’ solo un cadavere... ne ho già visti parecchi in centinaia di film, non è poi così diverso. Sii forte... sarebbe molto peggio svenire e fare una figuraccia davanti a un detective... ecco quello farebbe molta più paura. pensò, mentre le sue iridi erano ancorate sul pavimento in legno.
    La voce di Amachi la portò via dai propri pensieri, aveva lo sguardo di una sul punto di vomitare e, infatti, dopo aver dichiarato di non sentirsi bene, corse da qualche parte in cerca del bagno. L’albina, essendo già stata alcune volte in quel teatro, sapeva bene dove fosse posto, avrebbe potuto aiutarla, avrebbe dovuto, ma in quel momento trovava più importante lo stage e non voleva perdersi nulla di ciò che diceva il detective, per quanto l’idea di allontanarsi un po’ da lì e respirare aria pulita era molto allettante. ‹ La scusi, è molto sensibile. › disse, rivolgendosi al detective.


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    Shoya ancora in piedi sulle sue gambe e con la schiena dritta fissava il detective negli occhi mentre ascoltava la storia del killer americano fingendo un grande interesse. Annuiva e accennava ad un “Sì” ad ogni frase. Ma la verità è che ancora non ci aveva capito un bel niente di questa storia.
    Il giovane tamburellava con le dita della mano destra sui pantaloni della tuta, mentre la mano sinistra era salda nella tasca della felpa. Iniziava a pensare che aver optato per indossare il costume da eroe sotto gli indumenti sin da subito era stato forse eccessivo, aveva fatto l’errore di dare per scontato che ci sarebbe stata subito azione, come le ultime missioni che aveva affrontato; invece no, in questa avventura sarebbe servito il cervello e non i muscoli.
    Lo studente dai capelli neri da un lato era scocciato e visibilmente lo si poteva notare, ma dall’altro cercava anche di convincersi che era l’unico modo per poter crescere come eroe, affrontare situazioni che erano fuori dalla propria comfort zone.
    Il detective chiese al gruppo se sapevano perché si recideva proprio il ventre durante uno spettacolo Kabuki. Amachi non rispose, mentre Sumire parlò con una convinzione tale che Shoya per non fare la figura di quello che non sapeva nulla aggiunse rapidamente:
    [colo=red]Sì,sì esattamente come dice Sumire.[/color]
    Con tono deciso e tutto d’un fiato. Mosse leggermente la testa in segno di approvazione e mostrò un sorriso sicuro di se stesso; in questo modo andò a rafforzare il concetto della compagna di scuola e cercò di sembrare brillante. Il corvino smise di tamburellare con la mano destra e alzandola velocemente se la passò tra i capelli, infine emise un rapido sospiro soddisfatto.
    Il detective decise di accogliere la richiesta di Shoya, ma prima dovevano congedarsi con la custode che così cortesemente aveva risposto a tutte le loro domande.
    Il gruppo la ringraziò e Shoya fece la sua parte con un profondo inchino pieno di rispetto e gratitudine.
    La ringrazio per il suo prezioso aiuto, le prometto che troveremo il colpevole e lo assicureremo alla giustizia.
    Il giovane finì la frase con la schiena ancora piegata a novanta gradi e con il viso rivolto verso il terreno. Non era forse anche quello il compito di un eroe? Rassicurare la gente comune anche quando la situazione sembrava disperata?
    Infine si alzò rimettendosi in posizione perfettamente eretta e facendo perno sulla scarpe dalla suola gommata si voltò per seguire i compagni di classe e l’ispettore. Adesso iniziava la parte più complicata, si sarebbero dovuti avvicinare al palco e analizzare più da vicino la raccapricciante scena del crimine.
    La scalinata laterale della tribuna conduceva direttamente ai piedi del palco, il tessuto morbido e soffice faceva sì che il rumore dei passi venisse attutito nel migliore dei modi. Un corrimano freddo e placcato fiancheggiava la struttura così che anche i più anziani avessero potuto sorreggersi in caso di necessità.
    Man mano che il gruppo si avvicinava l’odore di morte diventava sempre più forte e Shoya iniziò a respirare molto più lentamente, sfruttando più la bocca che il naso.
    Maledizione, ma non potevano almeno cancellare l’odore con qualche Quirk? È straziante.
    Il giovane si era mostrato alle sue compagne di classe sempre sicuro di sé stesso, adesso avrebbe dovuto mantenere la calma e non mostrare il minimo cedimento.
    Shoya decise che mentalmente avrebbe pensato ad una messa in scena, il corpo non era reale, tutto era stato preparato come se fosse una simulazione. Con la mano destra si appoggiò al corrimano, poi con un piccolo saltello scese gli ultimi tre scalini e si posizionò affianco al detective superando Amachi e Sumire.
    L’adulto elegante era intento a scrivere un messaggio all’eroina francese ribadendo al gruppo di non avere pregiudizi.
    Amachi raccolse l’attenzione di tutti su di sé, stava per vomitare e corse via al bagno visibilmente scossa. Sumire non le andò dietro.
    Shoya mosse lo sguardo tra il detective e la lemure che stava correndo via. Avrebbe voluto aiutarla, il suo istinto da eroe gli suggeriva di andarle dietro e darle una mano, ma in questo caso non c’era alcun pericolo di morte. Se la sarebbe cavata sicuramente.
    Perdonami se non corro in tuo aiuto
    Penso fra sé e sé il giovane dai capelli neri.
    Poi si voltò e riprese a fissare la scena del palco. Un giovane corpo morto carbonizzato e con il ventre squartato.
    Detective, comprendo il corpo carbonizzato per il quirk del reverendo, ma l’arma con cui è stato aperto il ventre del giovane è stata trovata da qualche parte?
    Disse Shoya con una voce leggermente tremolante, mentre abbassava lo sguardo verso il pavimento e cercava di tranquillizzarsi.

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    Bingo. - disse l'uomo puntando l'indice della mano sinistra verso la ragazza dai capelli bianchi, il pollice verso l'alto a simboleggiare una pistola, in reazione alla sua risposta riguardo al seppuku. Avrebbe però ripreso il discorso una volta più vicini alla scena del crimine. Il gruppetto si avviò quindi verso il palco, ma persero un membro abbastanza velocemente sul tragitto. La ragazza pelosa non riuscì infatti a sopportare la situazione e decise di abbandonare momentaneamente la barca. Sentendola, il detective alzò il braccio destro per indicarle la strada per il bagno, ma la ragazza era sparita dalla sua vista prima che potesse proferire parola. Spalancò gli occhi, voltandosi poi verso Sumire quando questa decise di scusarsi al posto della ragazza pelosa che era scappata.
    Sapete se ha il naso fino? - domandò quindi portando l'indice destro al naso. Ovviamente si riferiva alla possibilità che ad essere mutato non fosse solo l'aspetto esteriore del suo corpo ma, ad esempio, anche i suoi recettori. Benedict però era un appassionato di omicidi e non di animali, non aveva neppure la minima idea di che razza di animale rappresentasse quella ragazza, tantomeno se potesse avere il fiuto delicato oppure no.
    La scena di morte sul palco era chiara. Nonostante il fascino che la malvagità umana aveva sul trentenne, sapeva che nessuno si meritava di morire in quel modo, certamente non un bambino. Aveva un senso? Era una vittima designata o chiunque sarebbe andato bene? Sapevano il suo nome mentre lo privavano della vita o era solo una persona qualsiasi? Al di là delle implicazioni morali a cui ora si stava riferendo, in realtà quella domanda era importante anche ai fini del caso. Se si fosse trattato di una persona a caso sarebbe stato molto, molto più difficile riuscire a collegarlo ai criminali. Socchiuse gli occhi sulla scena.
    Che fine misera. - borbottò tra sé e sé, osservando poi le reazioni dei due. Una si coprì bocca e naso, l'altro ruppe la sua manifesta sicurezza con voce tremolante. Non era proprio un vanto, ma dal canto suo il detective Kimura era abituato a quelle situazioni. Ascoltò la domanda del ragazzo.
    E' nel suo stomaco. - gli rispose quindi, indicandolo col guanto bianco. Probabilmente il ragazzo non lo aveva visto per il colore scuro come la pelle carbonizzata oppure aveva abbassato lo sguardo in fretta non riuscendo a sostenere la visione di quell'orribile scena - Un tanto, arma tradizionale e quella utilizzata praticamente sempre nel seppuku. Ah già, il seppuku. - sospirò spalancando gli occhi come se si fosse dimenticato di quanto detto poco prima - Stavamo parlando dell'anima, ecco. Guardate qui. - disse posizionandosi sul bordo del palco in modo da non inquinare le prove e tirando fuori il suo telefono per mostrare ai due ragazzi quanto era accaduto al Tempio la notte stessa: un giovane corpo carbonizzato come quello davanti al loro era intero e non ferito, sospeso tra due colonne del tempio con delle corde.
    Non so quanto siate pratici di cristianesimo, io non molto, ma una cosa la so: anche lì l'anima c'entra qualcosa. - iniziò a spiegare, ammesso che quella si potesse chiamare tale - Quindi la mia domanda è... Questo era un rituale di purificazione o di liberazione? - domandò loro, per poi togliere il telefono con la foto dell'omicidio al tempio per rimetterlo in tasca. Come aveva sottolineato Sumire, il seppuku serviva a mostrare la propria anima pura, mentre nel pensiero del Sagrestano i possessori di quirk erano peccatori che necessitavano di essere purificati. E quindi? Aveva cambiato idea? Oppure non era stato lui a compiere quegli omicidi, ma un imitatore?




    Senza pensarci troppo, Amachi aveva preso il corridoio solo per lo Staff. Il lungo corridoio, coperto da due tende di colore nero, era costellato di camerini, depositi per oggetti di scena e quant'altro. Dopo una decina di stanze sarebbe arrivata finalmente alla porta dei servizi. Non erano divisi per sesso in quanto riservati allo Staff. Le pareti del bagno erano bianche e una lunga specchiera sovrastava tre lavandini in ceramica incastonati in un banco di marmo o finto tale. Negli specchi era possibile vedere il riflesso dei servizi: una struttura in plastica o un materiale simile divideva tre diversi sanitari, la porta del primo vicino all'entrata era aperta mentre le altre due erano socchiuse. Che Amachi si fosse rivolta ai sanitari o ai lavandini poco sarebbe cambiato: dopo un paio di minuti qualcuno sarebbe uscito dal bagno più distante dall'ingresso.
    Si trattava di un uomo di massimo quarant'anni, occhiali con una spessa montatura nera inforcati sugli occhi, viso pulito e quasi androgino, capelli castani medio-lunghi gli cadevano con un ciuffo sul naso. Si avvicinò ad uno dei lavandini per lavarsi le mani, osservando la ragazza qualora fosse stata visibile. Indossava una camicia bianca e dei pantaloni eleganti neri come le sue scarpe in pelle e la cravatta che portava stretta al collo.

    benedict scott kimura | 34 y/o | CIVILIAN | POLICE | Code ©


    CITAZIONE
    Ci tengo a specificare che del tanto avevo già parlato in apertura e non è un'informazione che ho tirato fuori ora per mettere in difficoltà Shoya. :**:
    Amachi è libera di reagire come vuole, anche di tornare in sala ed assistere al mostrare la foto del Tempio se vuole, basta non "prendere possesso" del PNG qualora decida di farlo.
     
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    Le figure di merd* ormai le collezionava da non si sa quanti anni! Amachi era il boss delle figuracce, lo sanno tutti.
    Purtroppo quel che stava accadendo non era un fatto di influenza o debolezza di stomaco alla vista di un cadavere, bensì era il suo olfatto fine che l’aveva resa uno straccio. Gli odori sono accentuati, moltiplicati se vogliamo essere pignoli, perché se l’odore del sangue e carne carbonizzato era un odore fastidioso, per lei era peggio! Non aveva più resistito e purtroppo per la lemure era arrivato il momento in cui doveva scappare via per qualche minuto.. Doveva cercare un bagno, oppure avrebbe creato un Picasso sul pavimento del teatro Kabuki. Non era decisamente il caso, no.
    Nessuno l’aveva seguita per aiutarla, ma lei neppure se lo aspettava che qualcuno la aiutasse.. Spesso era sola, priva di amici o simile. Ai gruppi di studio non partecipava mai e questa attività extra orario di scuola era il massimo che potesse concedere. Alla fine sapeva cavarsela anche da sola “Corri Amachi, corri!” Incitava nella mente, doveva cercare quel bagno che orma era non troppo lontano.
    Le tende nere che coprivano l’accesso alla zona staff, vennero con brutalità spostare dalla mano destra della mutant. Continuava a correre e la coda alle sue spalle si muoveva seguendo la corsa che stava facendo, così da darle maggiore equilibrio e soprattutto stabilità nel caso dovesse deviare la sua traiettoria. Il corridoio era spazioso, se così vogliamo dire, ed aveva lungo le pareti tante porte che per ora erano per la maggiore chiuse o socchiuse. Quelli erano sicuramente i camerini, ma non sembrava che le interessasse al momento. Si precipitò senza esitare nel bagno che era alla fine del corridoio e si chiuse dietro una delle porte che davano la privacy che la gente solitamente cerca per fare i suoi comodi. Non stava bene, infatti si poteva sentire qualche rumore ovattato dei versi di chi stava rimettendo anche il cenone di natale del 2002(?).
    Nella sua testa viaggiavano tanti pensieri, tra cui uno che la fece per un momento irrigidire nel corpicino che era piegato in avanti sulla tazza di ceramica “NO! Il quaderno mi sarà caduto nel teatro.. Che caz*o! Speriamo non me lo calpestino!!” Eh, era troppo impegnata a cercare una via di fuga, se così la si poteva intendere, per non coinvolgere nei suoi problemi gli studenti ed il detective, ma cosa più importante non poteva inquinare le prove dell’omicidio con il suo vomiticcio!
    Dopo qualche minuto uscì dalla porta del suo bagno, ma prima aveva premuto il tasto dello sciacquone che stava portando via ciò che Amachi aveva rigettato fuori dal suo stomaco. Il faccino era sconvolto e per metà, la parte del naso e bocca, era coperta ancora da qualche pezzo di carta igienica che stava usando come fazzoletto per pulirsi la faccia. Sospirò dal naso e l’odore di disinfettante del bagno quasi le piaceva di più rispetto all’ odore pungente di morte che sentiva prima. SI avvicinò ad uno dei lavandini e cercò di aprire l’acqua calda, poi gettò la carta usata nel cestino lì vicino così da avere le mani libere.
    Si chinò sul lavandino e con entrambe le mani prese l’acqua che scorreva tiepida dal rubinetto, per poi tentare di sciacquarsi la bocca e lavarsi la faccia. Era sconvolta e tant’è che non si era accorta che poco fa un’uomo era uscito dal bagno. Quando lei si sollevò, chiudendo l’acqua con l’apposito rubinetto metallico, cercò di darsi un’occhiata allo specchio che aveva davanti, ma proprio sul riflesso vide a qualche lavandino più in là la figura del quarantenne. Sfarfallò le ciglia ed il faccino sembrava essere in parte sorpreso ed in parte sconvolto. Guardò con attenzione quel uomo, sia nel suo viso, acconciatura, ma anche l’accessori che indossa e l’abbigliamento. Si strinse nelle esili spalle, era palesemente imbarazzata. La coda scattò appena alle sue spalle per fendere un paio di volte l’aria, mentre le orecchie erano tenute basse per la vergogna che stava provando nei confronti dello sconosciuto “E questo chi è? Sicuramente mi avrà sentita vomitare. Che figura di mer*a!” Passarono alcuni secondi, poi cercò di andare verso il distributore di fogli di carta per asciugarsi le mani e lei lo utilizzò uno o due per asciugare anche il viso. Lo tamponò con delicatezza, poi cercò di guardare con gli occhi neri e gialli verso l’individuo e disse con timidezza:

    «Buon pomeriggio. E’ un dipendente presso questo Teatro? Le chiedo perdono se non l’ho salutata prima.. Ero impegnata a darmi una rinfrescata.»

    Ed accennò un inchino in segno di scuse, mentre il corpo era leggermente irrigidito per l’imbarazzo ed anche timore. Non sapeva chi aveva lì davanti a se, infatti cercava in qualche modo di conoscerlo e rassicurarsi che non fosse un pericolo o simile.
    Purtroppo la foto che il detective stava mostrando a Shoya e Sumire non l’aveva potuta visualizzare, la sua lezione di Indagini e simile era per il momento interrotta.

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    Probabilmente, essendo lei una sua compagna di corso, avrebbe dovuto seguirla ed aiutarla, ma Sumire difficilmente si sarebbe smossa per una persona che non era nemmeno sua amica se non obbligata e in quel caso, non lo era affatto. Nemmeno il ragazzo che fino al omento si era mostrato più gentile e umano, decise di seguirla. ‹ Credo di sì. › confermò le parole del detective, la verità era che quella era la prima volta che rivolgeva parola a Amachi, essendo questultima particolarment schiva e non così interessante sotto gli occhi freddi dell’albina.
    I suoi occhi ricaddero sul cadavere carbonizzato evitando con accuratezza il suo volto; da lì, i dettagli erano molto più evidenti, il ventre squarciato, e il tanto che riposava dentro esso. ‹ Quindi è possibile trovare qualche traccia del dna del colpevole sul tanto? O più in generale, in giro per il palco, non è stato trovato nulla? Capelli? Impronte di scarpe? › domandò lei, spostando per qualche istante lo sguardo sul pavimento del palco come se le stesse cercando lei stessa. Dveva esserci per forza qualcosa, dovevano essersi dimenticati qualcosa, lasciato un indizio, non esisteva il crimin perfetto.
    Si avvicinò poi al detective per poter guardare meglio la foto del secondo crimine. Esso era stato compiuto in un antico tempio, vi era il corpo di una giovane ragazza carbonizzata, irriconoscibile ma ancora intera. Era legata con delle corde alle colonne della struttura, sospesa nell’aria. L’immagine era davvero racappricciante, ma non ebbe su Sumire lo stesso effetto che lo scenario davanti a lei, forse perchè si trattava soltanto di una foto, come se in qualche modo ciò lo rendesse meno reale, o più facile da sopportare.
    Ascoltò il discorso di Kimura sul cristianesimo, nemmeno lei era molto ferrata perciò preferì non aggiungere altro. Ma perchè utilizzare simbolismo della cultura occidentale?
    ‹ Rituale di liberazione? › rispose, con un’altra domanda. Qual’era la differenza tra purificazione e liberazione? In tutte e due i casi si parlava della cancellazione del quirk, in qualche modo. ‹ Intende forse che la loro intenzione non è più “guarire” le persone dai loro quirk, ma eliminarle? Sarebbe assurdo, più dell’ottanta percento della popolazione ha un unicità, loro stessi probabilmente ne hanno una. › chiese al detective. Notò che la lemure non era ancora tornata da loro, nonostante sembrasse quasi la più interessata tra i tre studenti a risolvere il caso.

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    Come aveva potuto non notarlo? Si domandava Shoya tra sè e sè mentre il detective Kimura spiegava che l’arma del delitto era un “tanto” conficcato nel ventre del giovane e rimasto carbonizzato esso stesso. Il corvino mantenne lo sguardo verso il basso per un minuto abbondante, poi prese fiato, socchiuse velocemente gli occhi e decise di ritornare a prendere visione del palco e della scena del crimine.
    Che fine orribile... gli eroi dov’erano?
    Il suo pensiero fisso era relativo al ruolo dell’eroe in tutta questa vicenda. Com’era possibile che nessun eroe fosse intervenuto per fermare i criminali o quanto meno per tentare di salvare il giovane ora morto squartato e carbonizzato. Serrò i pugni e digrignò i denti dalla rabbia. Sentiva il corpo pervaso da diversi spasmi dovuti alla tensione.
    Il detective nel frattempo continuava a muovere quei suoi guanti bianchi per indicare diversi punti della scena del crimine. Non sembravava minimamente colpito dalla situazione o dallo sgomento dei ragazzi. Non reagì neppure quando Amachi corse via, le indicò semplicemente dove era il bagno e la lasciò andare senza incaricare nessuno di verificare che stesse bene.
    Un’espressione interrogativa comparve sul volto di Shoya, che con un sopracciglio leggermente alzato osservava i movimenti dell’adulto e cercava di seguire il filo del discorso.
    Si tornò a parlare ancora una volta di Seppuku, ma in questo momento il detective decise di avvicinarsi al palco e mostrare ai due studenti rimasti la foto dell’altro omicidio, quello del tempio. Shoya non si tirò indietro e con due passi veloci e rigidi si affiancò all’uomo e puntò gli occhi verso lo schermo del telefono. L’immagine non era dattagliatissima visto la dimensione del display però era evidente che ci fosse un corpo appeso a delle corte carbonizzato ma intatto.
    Lo studente dai capelli neri cercò di fissare l’immagine in mente e poi mosse la testa verso il palco per cercare le somiglianza, ma a parte il fatto che i due corpi fossero carbonizzati non vedeva altro di simile. Se il cervello avesse potuto emettere fumo adesso starebbe fumando come un treno a vapore.
    Sumire sembrava apparentemente più calma e più lucida, rispose subito al detective ponendo anche lei un’altra domanda.
    Shoya portò entrambe le mani alla testa e iniziò a sfregare velocemente i capelli come a cercare di trovare una soluzione a questo groviglio. Sentiva che la risposta giusta ce l’aveva davanti agli occhi ma non riusciva per qualche assurdo motivo ad afferrarla.
    Prese fiato e rispose con un tono più deciso.
    Non so molto di religioni e rituali. Però credo che il punto chiave stia nella carbonizzazione dei corpi.
    Respirò profondamente, distese le braccia e continuò con più calma.
    Penso che il giovane sul palco si sia fatto convincere a commettere seppuku e poi sia stato carbonizzato, mentre al tempio la giovane donna non si sia fatta convincere ed è stata direttamente carbonizzata. Quindi l’assassino sta cercando di convincere i possessori di Quirk a liberarsi della propria vita e quindi della propria unicità.
    Non era una domanda, era un’affermazione. Forse presuntuoso, forse sbagliava di grosso. Però il giovane studente sentiva questa idea.


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    Ahahah, non c'è bisogno di scusarsi. - rise l'uomo impegnato a lavarsi le mani alle scuse della giovane lemure. Dopo aver mosso le mani con veloci scatti per far volare un po' di gocce in quell'ovale di ceramica si diresse quindi anche lui verso il distributore di carta per asciugarsi le mani a sua volta - No, purtroppo non lavoro qui, anche se sarebbe senza dubbio interessante. - le sorrise dolcemente passando la carta tra le insenature tra le sue dita, per poi appallottolarla e buttarla nel cestino - Sono qui per le indagini col Detective Kimura. - aggiunse aggiustandosi gli occhiali sul naso col medio della mano sinistra, osservando la ragazza - E' orribile, vero? - le domandò osservando poi il suo riflesso allo specchio - La crudeltà dell'essere umano, dico. Non ti biasimo per... Insomma, la tua reazione. - le sorrise nuovamente - Sono passati anni, eppure neanche io mi ci sono ancora abituato.
    L'uomo sospirò osservandosi allo specchio per un paio di secondi, poi sorrise ancora alla ragazza e si diresse verso la porta del bagno.
    Beh, ci vediamo. - le disse - Prenditi il tuo tempo! A volte certe unicità possono essere delle vere e proprie maledizioni in qualche situazione. - aggiunse salutandola con un cenno della mano destra, e poi sarebbe uscito dal bagno.



    Non siamo in una serie televisiva, signorina. - rispose il Detective alla domanda della studentessa dai capelli bianchi, alzando l'indice destro verso il soffitto, mano a fianco al proprio viso, come un vero sapientino - I test del DNA richiedono del tempo, per il momento la scientifica non è ancora neanche arrivata. - spiegò quindi in una nota un po' più seria - Quanto al tanto, che dire. Onestamente lo spero, ma dopo il disturbo che si sono presi per entrare senza lasciar traccia e l'impegno nel disabilitare le telecamere sarei certamente deluso da questi criminali se si facessero prendere in un modo tanto stupido. - aggiunse. Kimura era certamente un bravissimo poliziotto sulla carta, difficile dire se fosse anche una brava persona. La sua passione smodata per gli omicidi (inteso sia come plurale di "omicidio" che di "omicida") a volte avrebbe forse potuto persino far pensare che non avesse alcuna intenzione di provare a beccare i colpevoli solo per vedere fin dove potessero spingersi.
    Ci pensi. - aggiunse poi per rispondere alla sua successiva domanda, quella riguardo alla "liberazione" - Lo stesso Homura ha un'unicità, no? Eppure è comunque convinto che queste siano un qualche tipo di dono malvagio. - iniziò a spiegare - Insomma, è plausibile che ci siano tante altre persone convinte della malvagità delle unicità ma che ne siano dotate. Oh, ad esempio... Come li chiamano già? - fece un paio di secondi di pausa aggrottando le sopracciglia mentre rifletteva sulla parola che stava cercando - Ah! Negaquirk, sì. Ecco, magari pensano che il Sagrestano possa davvero essere un qualche inviato divino in grado di liberarli da questa maledizione. Un po' come i suicidi di massa del People's Temple o dell'Heaven's Gate. - aggiunse.
    I due ragazzi probabilmente non avevano neppure la minima idea di cosa si trattasse, ma Benedict si era guadagnato quel posto proprio perché era una maledetta enciclopedia di quanto più brutto e tragico ci fosse stato al mondo. In questo caso si riferiva a due suicidi collettivi di cui erano stati vittima i membri delle due citate sette, eventi in cui avevano perso la vita 39 persone nel caso di Heaven's Gate e ben 909 al Tempio del Popolo.
    Certo, come dice lei è un obbiettivo bizzarramente improbabile, ma in fondo al mondo c'è gente che crede che delle stelle scoppiate millenni di anni fa possano influenzare la loro giornata o che il numero quattro porti sfortuna. - le sorrise.
    E parlando di ipotesi bizzarre e altamente improbabili, il compagno della giovane dai capelli bianchi si sentì in diritto di esprimere la sua strampalata opinione. E sì, gli piaceva molto.
    Ohhh. - sorrise l'uomo, i suoi occhi verdognoli praticamente si illuminarono - E' un'ipotesi così improbabile che sarò deluso se non si rivela vera! - proseguì entusiasta - Un criminale che va in giro a cercare di convincere dei bambini a farsi uccidere per ascendere ad un piano superiore. Decisamente intrigante e cattivo. Ci sarebbe solo da capire il perché del seppuku dato che il Sagrestano non è giapponese. - aggiunse riflettendo tra sé e sé - Oh, ammesso che si tratti del Sagrestano ovviamente. La domanda ovvia però è... Perché appendere l'altra vittima invece di farla sparire e basta? - domandò, per poi voltarsi verso la giovane studentessa - Also, se non se la sente di stare in questa brutta situazione può andare a cercare la sua compagna. - le disse - Non vorrei combinasse casini in giro. - concluse. Sì, era quella la sua preoccupazione: che non vomitasse da qualche parte. Il Detective Kimura non era certamente la persona più empatica tra le fila della polizia. La sua comunque era una semplice proposta, la giovane poteva benissimo rimanere lì a disquisire sul caso. L'occhio disilluso e privo di pregiudizi di due giovani poteva rivelarsi una manna in certe situazioni, magari anche in quella.

    benedict scott kimura | 34 y/o | CIVILIAN | POLICE | Code ©
     
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    lemurpower10|| Amachi Jabar ||




    Narrato - Parlato - Pensato



    La mutant, dopo essersi scusata, si era rivolta a quell’uomo sconosciuto che si trovava al interno dei bagni dello staff. Quel individuo inizialmente aveva messo un leggero timore addosso alla lemure, ma quando incominciò a parlare si dimostrò cordiale ed educato, una persona che agli occhi di lei era tranquilla.
    Trasalì sorpresa a sentir che anche lui era lì per le indagini e che stava lavorando a stretto contatto con il detective che li stava seguendo a loro studenti. Infatti subito d’impulso rispose con tono più gioviale:

    «Oh! Il Detective Kimura! Sa, anche noi studenti della UA siamo con lui a cercare di fare le prime lezioni investigative. Anche lei è un Detective quindi, Come si chiama? Io sono Amachi, studentessa al primo anno dell'istituto Yuuei.»

    Spiegò verso lo sconosciuto, ma prima che lui si dirigesse altrove, lei con imbarazzo cercò di dire la sua. La voce era leggermente dispiaciuta e gli occhi neri e gialli per un momento si puntarono sul riflesso dello specchio e si guardò. Le orecchie pellicciose rimasero basse, mentre la coda era anch’essa tenuta verso il basso a sfiorare il pavimento:

    «Già, ho fatto una figura pessima di là. Immagino già che il detective non abbia molta voglia di avere a che fare con me in futuro.» Sospirò e guardò verso l’uomo «Il mio olfatto, mi ha dato parecchio fastidio l’odore. Adesso andrò lì con un fazzoletto sulla faccia! Ma lei come mai non è con noi? Sta indagando in un altro punto del teatro? Avete trovato altri indizi?»

    Sperava in una risposta da lui prima che se ne andasse definitivamente, ma forse non avrebbe avuto quello che stava cercando.. Informazioni!
    Le parole dello sconosciuto però rimbombavano nella sua testa. Era una persona fragile la minuta Amachi, soprattutto in questo periodo che c’era la moda dell’Anti Mutant, dove la gente spesso non si risparmiava e se aveva da dire cattiverie su di lei ( social o dal vivo) lo dicevano.
    Quando rimase sola nel bagno, la sua testa incominciò a farsi i suoi viaggi mentali, ma intanto cercava di accaparrarsi un paio di fogli puliti con cui ci si asciugava le mani dopo averle lavate e li stringeva nella mano destra “Una maledizione… Certe volte le unicità possono essere delle vere e proprie maledizioni.” Ripeteva nella testa quelle parole dell’uomo “Mh, un po’ come il pensiero del Sagrestano. Lui cercava di estirpare le unicità dai corpi delle persone perché le riteneva doni del demonio, quindi maledizioni.” Rabbrividì e cercò di percorrere il lungo corridoio, all’inverso, che aveva percorso di corsa qualche minuto fa “Certo detto da un collega del Detective Kimura.. E’ un po’ inquietante.” Si stava rispondendo da sola, mentre una vocina bastarda si faceva strada nella testa di lei. Era la sua coscienza che spesso veniva fuori ma in uno stato di cattiveria e malignità che sapeva ben pugnalare l’anima della povera Lemure “Ecco Amachi, forse ti ha dato un consiglio tra le righe, magari anche tu devi farti levare questa maledizione di dosso. Nessuno ti vuole, nessuno ti accetta per come sei fatta…Ihihih.” E a questo pensiero, ecco che la coda scattò un paio di volte a fendere l’aria dietro di se, nervosa, mentre il viso si stava indurendo nei tratti e le arcate dentali si stavano stringendo tra loro. Stava trattenendo la rabbia, la frustrazione, ma cercò di stre calma sbuffando aria dal proprio nasino nero.
    Tempo una manciata di minuti ed eccola risbucare nel teatro. Il tanfo che si sentiva era sempre lo stesso, infatti subito cercò di portarsi al naso i due fazzoletti spessi di carta per le mani, cercando così di tamponare e tenere a freno quel nauseante odore che ormai ne era piena la sala del teatro. Cercò di avvicinarsi al trio e di guardarli, ma anche di ascoltare cosa stavano dicendo e discutendo, senza interromperli “Che succede? Di che parlano? Ho perso parte delle lezioni del Detective, caz*o!” Gli occhi balzavano da un individuo all’altro, poi cercò di guardare verso le seggioline “Dove avevo lasciato il mio quadernetto?” Con tutta quella foga e quel fuggi, fuggi non aveva più memoria di dove avesse mollato il suo quaderno degli appunti.
    Appena i tre finirno di parlare, lei si rivolse al detective Kimura e cercò di dire con voce un po’ nasale:

    «Detective Kimura, in quanti siete qui ad indagare? Ho trovato in bagno un uomo occhialuto che ha detto di lavorare con lei a queste indagini. Quindi ci sono altri indizi trovati nel teatro che ricollegano all’omicidio? Altre prove?»

    Forse aveva perso qualche pezzo per la via e non ricordava affatto se erano solo loro presenti, se le prove erano solo lì sul palco o anche in altri punti della struttura.. Meglio chiedere.

    AmDv8iE
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    CITAZIONE
    Aspirante Hero
    Energia: 100
    Forza: 20
    Quirk: 30
    Agilità: 25
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    TECNICHE/EQUIP



     
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