Specializzazione Robert Rossi e Tobi Fukuda

Narrato. ; "Pensato." ; -Parlato Tobi.- ; -Parlato altri- ;

Perché doveva capitare proprio quel giorno?
Tobi Fukuda era un ragazzo metodico e abitudinario, che seguiva un rigido regime ogni santo giorno, salvo eccezioni. Non era, tuttavia, così maniacale, ed era più che disposto ad alterare la sua routine in alcuni casi. La sera prima, era stato uno di quei casi: gli era capitato di sentire, in metropolitana, uno spot che pubblicizzava un servizio speciale dedicato alla fuga del Sagrestano Homura e al suo presunto collegamento con alcuni casi. Il servizio si rivelò essere un flop che non aveva nulla di interessante da dire che non fosse già stato detto dalla stampa ordinaria, e la cosa sarebbe stata prevedibile per qualcuno che seguisse la televisione più di Tobi, il cui televisore ormai si accendeva solo per proiettare le immagini che il cavo della sua console trasmetteva. Ma sfortunatamente, appunto, il ragazzo non conosceva bene i programmi attualmente in onda e non gli passò nemmeno per la testa che la gente potesse speculare su un argomento delicato come quello, perciò aveva deciso di vederlo senza informarsi e ne era rimasto completamente deluso: un totale spreco di tempo. Ovviamente, per via del tema sensibile, il servizio andò in onda a partire da mezzanotte e mezza e durò fino quasi alle due. Non era proprio così tardi, certo, ma non erano orari a cui Tobi era abituato e la mattina dopo il sonno si era fatto sentire.
Pazienza, aveva già messo in conto che sarebbe stato poco produttivo quel giorno e si era già fatto i suoi conti: se lo poteva permettere, per un giorno, gli sarebbe bastato saltare gli allenamenti pomeridiani e farsi un sonnellino invece, per recuperare.
E invece no: durante la quinta ora, fu avvicinato da un qualche addetto alla segreteria che ancora non aveva mai visto e gli fu chiesto di svolgere un ennesimo compito ingrato: rimanere dopo pranzo per portare ad un'azienda che forniva equipaggiamenti alla Yuuei degli scatoloni di reso, o qualcosa del genere.
-Ecco... veramente io oggi...-

Nulla, lo avevano incastrato anche quella volta.
Quantomeno, quella volta era stato incastrato insieme a Robert, no? Era stata una bella fortuna, no?
Beh, ni.
Il fatto era che ultimamente non riconosceva più il suo amico. O forse si era fatto l'idea sbagliata su di lui fin dall'inizio? In fondo non è che si scambiassero chissà quante confidenze, convivevano pacificamente e condividevano pasti scambiandosi qualche chiacchera. Forse aveva creduto di conoscerlo più di quanto in realtà non lo conoscesse. Dopo la Manifestazione Ani-Mutant, Tobi aveva un po' preso le distanze: non per qualche forma di razzismo legato alla sua condizione di mutant, ma perché sebbene la stampa non avesse riportato nel dettaglio tutto ciò che era successo, nel 2020 ci si poteva aspettare che i video filmati dai telefoni cellulari dei manifestanti sarebbero iniziati a circolare anche prima delle notizie ufficiali. E, beh, alcuni sembravano ritrarre una performance non proprio eccezionale da parte del suo amico. Aveva scambiato anche qualche parola con Yumeru al riguardo e, sebbene questi non avesse voluto dire nulla di esplicito, Tobi ebbe l'impressione che Robert fosse sul punto di compromettere la squadra. Voleva evitare di affrontarlo su questo, non gli andava proprio né lo riguardava personalmente, ma non riusciva a non pensarci, e per questo aveva deciso di allontanarsi un po'. Certo, gli errori capitano a tutti, ma se davvero eravamo a quel livello magari era il caso di fermarsi a pensare un momento in più e valutare se si era effettivamente pronti a tutto, prima di imbarcarsi in situazioni del genere. Ovviamente nel manifesto non c'era scritto "attenzione, verremo attaccati da un gruppo di mutanti", ma in una manifestazione razzista episodi del genere non erano certamente imprevedibili: perché, altrimenti, serrare la città ed imbottire le strade di security?
Inoltre, proprio l'altra sera, avevano avuto una strana interazione su Twitter in cui evidentemente non si erano proprio capiti, ed in preda alla frustrazione Tobi aveva tagliato corto dicendo che ne avrebbero parlato meglio a scuola, salvo poi non riprendere più l'argomento. Senonché, lo stesso Robert si era contraddetto rispondendo al post di un'altra studentessa dello Yuuei dicendo l'esatto opposto di quello che sosteneva nella sua discussione con Tobi, con sommo ed incredulo disappunto da parte di quest'ultimo che aveva seguito anche questo scambio.

Quindi, tra la carenza di sonno, il compito ingrato e la compagnia forse un po' forzata, non si poteva dire che Tobi fosse di buonumore, anzi.
-Visto che sei più muscoloso, ti spiace prendere la scatola con il jetpack? Grazie.- Propose Tobi, per poi afferrare l'altra scatola senza attendere la conferma ed avviarsi verso la metropolitana. Lungo il tragitto non avrebbe rotto il silenzio per primo, al massimo avrebbe risposto se Robert lo avesse fatto lui.
Di tanto in tanto, uno sbadiglio sottolineava una condizione sonnolenta annunciata anche dalle borse sotto agli occhi. Lo scatolone che trasportava era ingombrante ma non eccessivamente pesante, tuttavia era scomodo da trasportare in giro per la città, specie vista la mole di persone che la percorrevano: per fortuna la stazione non era lontana, da lì lui e Robert avrebbero preso un treno fino a Shinagawa, la loro destinazione.
Certo, con il sonno che aveva, non aveva la minima intenzione di farsela a piedi nonostante non fosse così distante: era un po' maleducato portare un carico così ingombrante a bordo di un mezzo pubblico, ma Tobi rispondeva alle occhiatacce di chi lo fissava con uno sguardo sfatto e carico di rancore che li faceva subito desistere.
E poi, in fondo, indossava l'inconfondibile divisa UA: i cittadini sapevano che potevano incappare negli alunni della prestigiosa scuola in giro per la città a fare le cose più strampalate che passavano per attività scolastiche.

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Tobi sospirò: prima o poi sapeva che Robert gli avrebbe chiesto spiegazioni. In realtà, sperava di risolvere i suoi dilemmi interiori e tornare e parlargli normalmenrte prima che Robert potesse chiedergli nulla, ma l'incastrarli entrambi a fare quel lavoro comportava una compagnia forzata che non poteva trascorrere tutta in silenzio.
Ma perché tutto proprio quel giorno? Gli dava fastidio che proprio nel giorno in cui era di umore più nero si dessero tutte quelle coincidenze, e si era creato un circolo vizioso per cui ogni volta che succedeva qualcos'altro il suo umore peggiorava ancora.
In ogni caso, non poteva partire in quarta con tono accusatorio, e poi magari anche Robert voleva dare la sua versione dei fatti. Perciò, semplicemente, dopo un secondo sospiro la domanda che Tobi pose fu:
-Va tutto bene, Robert?- Seguì una pausa, era una domanda fin troppo generica, in fondo. Forse avrebbe dovuto aggiungere qualcosa, qualunque cosa. -Sembri.... non so, sembri diverso da dopo la Manifestazione.- Non voleva dirgli che più o meno si era fatto un'idea di cosa era successo, ma del resto Robert poteva immaginarlo: i video su internet circolavano, e sicuramente ne aveva visti alcuni anche lui. Forse era anche per questo che non faceva parola con nessuno di ciò che era avvenuto. Si vergognava? O forse era terribilmente affranto? Forse entrambe le cose? Forse era arrabbiato e frustrato, anzi? Del resto poteva benissimo essere così: l'isolamento non era solo da parte di Tobi, anche Robert se ne stava parecchio sulle sue. Forse un vero amico sarebbe andto da lui a chiedergli cosa c'era che non andava, ma Tobi semplicemente non se la sentiva. Significava che non era un suo vero amico, dunque? Chissà, del resto Tobi aveva parecchi problemi a relazionarsi con le persone. Era privo di empatia? Nì, per alcune cose molto più che per altre, forse questo era uno dei casi in cui ne aveva troppo poca.
Forse avrebbe dovuto solamente tagliare corto e mentire, inventarsi qualche storia per rendere plausibile il suo distacco. Qualche disgrazia in famiglia, sì, certo non aveva intenzione di tirarla per le lunghe: se l'intenzione di Robert fosse stata quella di affrontarlo in una lunga polemica, Tobi l'avrebbe stroncato con qualche bugia a cui Robert non poteva ribattere. Non era il massimo e Tobi non poteva fare a meno di sentirsi in colpa nel pensarlo, ma l'unica cosa che gli andava meno di mentire ad un amico era litigare con il suddetto amico.
Era un modo tossico di affrontare la cosa? Sì.
Lo avrebbe fatto lo stesso? Certo che sì.

Meno di dieci minuti più tardi di quel botta e risposta, il treno annunciò la loro fermata e Tobi precedette il mutant lupesco giù dal treno. Una rapida occhiata al navigatore, ancora aperto sullo schermo del suo cellulare, e poi via verso quella prestigiosa compagnia di gadget. In tutto ciò, non si era minimamente incuriosito per guardare dentro la scatola, e non poté fare a meno di incolpare mentalmente Robert: chissà quanta roba interessante stava ignorando bellamente da decine e decine di minuti solo per parlare di quelle stupidaggini? Avrebbe volentieri sbirciato, ma ormai erano a pochi minuti a piedi dal luogo di consegna: a quel punto, aveva più senso consegnarli e sperare che il destinatario li aprisse subito in modo da poterci dare un'occhiata.
Tobi, dunque, incrociò le dita e riprese a camminare.

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Robert esordì rispondendo con aria calma, ma chiedendo istantaneamente cosa Tobi aveva visto di diverso in lui, come se in qualche modo si aspettasse una risposta del genere e gli premesse di arrivare dove voleva arrivare. Tobi sospirò, dunque scrollò le spalle, temporeggiando in cerca della risposta più adatta: i due stavano giocando una sorta di partita a scacchi, entrambi giravano intorno alla cosa senza arrivarci direttamente e forse il perdente sarebbe stato decretato nel momento in cui uno dei due avesse aperto per primo il rubinetto dei propri sentimenti. I pochi istanti di attesa, fecero sì che Robert riprendesse a parlare senza attendere la risposta del ragazzo dai capelli neri. Il ragazzo iniziò a parlare della sua esperienza alla Manifestazione, dicendo che gli aveva risvegliato alcuni brutti ricordi del passato inerenti la sua discriminazione: al sentirlo, Tobi alzò un sopracciglio.
-Sì, eh, strano discriminassero i Mutant alla Manifestazione Anti-Mutant.- Il sarcasmo forse non era il modo migliore per uscirne, ma non riuscì a trattenersi. A quel punto, Robert tirò in ballo una certa ragazza "dalle mani di forbice", e l'interesse di Tobi si ravvivò: c'era del footage anche su di lei e sembrava far parte della fantomatica Task Force intervenuta quel giorno. Avrebbe voluto saperne di più, ma sentiva che Robert doveva ancora terminare il suo discorso e lo lasciò fare: questi infatti fece altre considerazioni sull'esito degli eventi e terminò dicendo che il suo cambio di carattere era prevalentemente dovuto al fatto che ora non prendeva più nulla alla leggera. In un certo senso era encomiabile, ma fissarsi sulle cose poteva essere anche più dannoso. In ogni caso, Tobi non commentò quel punto.
-Ma non avevi, tipo, una maschera anti-gas che usavi apposta per non sentire il sangue?- Domandò dunque. -Ad ogni modo sì, è una fortuna tu sia capicollato a terra, potevi finire per fare a pezzi Yumeru.- Rincaró il ragazzo, dunque tirò un lungo sospiro. -Dai, è andata come è andata. Pazienza. Parlami di più di questa ragazza con le lame al posto delle dita e degli altri della Task Force, se li hai visti. Ovviamente rimane tutto tra me e te.- L'argomento gli interessava sul serio, ma non poteva negare che in minima parte fosse anche per far deviare la discussione su lidi più facilmente navigabili. E poi, magari, finalmente sarebbe riuscito ad avere una ricostruzione di cosa fosse realmente successo alla manifestazione.

Scesi dal mezzo, i due giovani studenti si incamminarono verso la loro destinazione, immergendosi in uno dei quartieri più vivi dal punto di vista industriale e lavorativo. Centinaia, no, migliaia di persone in giacca e cravatta si riversavano sui marciapiedi ed affollavano gli attraversamenti pedonali della zona, una frenesia di colletti inamidati e cravatte ondeggianti quasi ipnotica, ma i due ragazzi non potevano certo soffermarsi troppo ad osservare il movimento dei businessman: avevano uno scopo ben preciso ed era meglio non perdere troppo tempo.
Come non detto: un fragoroso urlo echeggió da una strada poco distante e Tobi si arrestò bruscamente. Chiaramente non era compito suo occuparsi di qualunque fosse il problema, quindi non fu sicurissimo di cosa avrebbe dovuto fare. Riprendere a camminare? Era un ipotesi, certo, ma voleva evitare che si verificasse il cosiddetto bystander effect, effetto per cui più persone osservavano un determinato incidente e meno erano effettivamente portate a chiamare i soccorsi, tutte convinte che lo avrebbe fatto qualcun altro. Dunque il ragazzo sospirò e, dopo qualche decina di secondi posò la scatola a terra.
-Rob-kun, io vado a dare un'occhiata. Aspettami qui, per favore, non si sa mai, potrebbe esserci qualcuno che sanguina. Tieni d'occhio gli scatoloni, per favore. Grazie. Torno subito, il tempo di assicurarmi che qualcuno abbia chiamato i soccorsi.- Detto ciò, il ragazzo dai capelli corvini si avviò verso la fonte dell'urlo, facendo attenzione a chiudere bene la cerniera del cappotto per celare la divisa Yuuei.
Non si sa mai, no?

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-Robert!- Esclamò Tobi a mezza voce, sentendo dello sferragliare dietro di sé che gli suonò familiare: era la merce all'interno dei pacchi che, pur ben imballata, non riusciva a non muoversi almeno un po', specie visto che Robert non stava certo camminando piano. -Ti avevo detto di aspettare laggiù!- Lo ammonì il ragazzo, tuttavia correndogli incontro e riprendendo la propria scatola di equipaggiamenti e posandola a terra. Fece cenno anche a Robert di fermarsi, dunque gli indicò una porta sulla destra e poi una finestra al secondo piano: della porta si poteva notare la serratura scardinata in maniera piuttosto brutale, con il meccanismo penzolante verso il basso, mentre alla finestra si poteva vedere una persona di spalle che sembrava indietreggiare. Era in pericolo? Era minacciato da qualcosa? Chissà, da lì sotto era difficile stabilirlo, poteva essere qualunque cosa.
Lui e Robert, però, in quel momento, avevano una responsabilità, e non una responsabilità in quanto eroi (che non erano), ma in quanto cittadini: chiamare i soccorsi. Tobi estrasse quell'orrendo mattoncino di plastica che ormai sostituiva il suo smartphone dalla notte di Halloween e lo sbloccò, apprestandosi poi a scrivere il numero di emergenza. Si fermò solo un istante, rivolgendo un'occhiata neutra alla finestra ed una un po' più preoccupata a Robert.
-Di' un po', tu saresti in grado di afferrarlo al volo se quello cadesse giù o si lanciasse? Il volo non è altissimo e magari saltando... sai, con la tua agilità da lupo, magari potresti prepararti a quattro zampe, non so.- Azzardò Tobi. -Va beh, in ogni caso tieniti pronto per qualunque cosa, io chiamo i soccorsi. Sperando che li abbia già chiamati qualcun altro e che si riveli inutile.- Concluse il ragazzo, guardandosi fugacemente intorno e notando come bene o male tutti sembravano ignorare la scena e proseguire con la loro giornata. We live in a society, pensò il ragazzo scuotendo il capo e tornando alla sua occupazione.

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Avrebbe atteso con pazienza che qualcuno gli rispondesse, dunque avrebbe preso parola.-Uhm, buongiorno. Sì, in pratica sono davanti ad un edificio con la porta scardinata, la serratura è completamente a penzoloni, e al secondo piano è visibile una persona che sembra un difficoltà. Sì, certo, no non si vede molto bene da qua sotto, ma sembra stia indietreggiando. Ha le spalle rivolte verso la finestra, quindi non vedo cosa c'è dietro, ma potrebbe avere bisogno di aiuto. Certo, mi scusi, l'indirizzo è...- Tobi si guardò un istante intorno in cerca di qualche cartello che lo aiutasse, poiché non conosceva la zona. Lesse il nome della via e poi il civico sul portone, dunque riferì a chiunque gli avesse risposto. -Io e il mio amico siamo arrivati qui un po' in ritardo rispetto a quando abbiamo sentito l'urlo. Sì, c'è stato un urlo, mi scusi, è questo che ha attirato la nostra attenzione. D-dicevo, non eravamo già sul posto quando è successo, quindi può darsi che qualcun altro abbia chiamato il 110. Me lo auguro, almeno.- Il ragazzo fece una breve pausa e mise la mano che aveva libera in tasca per scaldarla un po'. -Cosa dovremmo fare io e il mio amico?- Avrebbe chiesto infine, auspicabilmente dopo che il suo interlocutore gli avesse assicurato che i soccorsi erano stati mobilitati.
Il ragazzo non parlò del fatto che fossero studenti della Yuuei, e fu una scelta voluta: spesso per chi era estraneo alla scuola, le dinamiche interne della stessa erano un po' confuse, c'era chi aveva una licenza per usare l'Unicità e chi non l'aveva, perciò se Tobi avesse specificato "siamo studenti della Yuuei" temeva che la cosa sarebbe stata interpretata come un'offerta di aiuto. Il ragazzo avrebbe alzato nuovamente gli occhi alla finestra per tenere d'occhio la situazione, dunque si sarebbe guardato intorno, specchiandosi di nuovo dinanzi alla frenetica indifferenza con cui il resto dei passanti proseguiva imperterrito lungo gli ampi marciapiedi.
Forse stavano girando un film? E se sì, dov'erano tutte le attrezzature? A parte microfoni e telecamere che per forza di cose dovevano essere lì al secondo piano, dov'era il classico furgoncino pieno di apparecchiature elettroniche e attrezzi che servivano solo in determinate occasioni? Dov'erano quei soliti due-tre figuri che seguivano le riprese da lontano, chiacchierando con dei bollenti caffè in mano? Dov'era quel groviglio di cavi che saliva al secondo piano per alimentare le varie luci e telecamere? No, non sembrava decisamente un film, e se proprio lo fosse stato avrebbero potuto mettere un qualche cartello: era legittimo vedere una situazione del genere e pensare al peggio, in fondo.
Detto ciò, perché nessuno si fermava? Perché persino una persona priva di empatia e indecifrabile come Tobiko sapeva che era giusto fermarsi e segnalare la vicenda a chi di competenza? Non aveva fatto nulla di eroico o pericoloso, nulla che avesse messo a rischio la sua vita o quella di Robert, e ci aveva messo appena pochi minuti: se quel singolo atto bastava a, potenzialmente, salvare la vita a qualcuno, perché era stato l'unico a prendersi la briga di farlo? E se qualcuno l'aveva già fatto, perché se n'era andato? Dov'era quel senso civico di cui i giapponesi si vantavano con il resto del mondo?

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Come volevasi dimostrare, forse per puro menefreghismo o forse per il già citato bystander effect, nessuno aveva chiamato i soccorsi. In quel momento, Tobi sembrò acquisire piena consapevolezza di ciò che aveva fatto: era stato il primo ad allertare i soccorsi, in un certo qual modo aveva messo in moto qualcosa, qualcosa che senza di lui non sarebbe successa. Sentì un grosso peso, il peso della responsabilità, piombargli per la prima volta fra le scapole, mozzandogli il fiato.
E, giusto per complicare le cose, l'uomo che prima sembrava solamente indietreggiare un attimo dopo volava giù dalla finestra: il ragazzo aveva distolto un attimo lo sguardo, dunque non era sicurissimo di come fosse caduto, ma alzando lo sguardo nuovamente verso l'apertura fece in tempo a veder ritrarsi un braccio avvolto in una bizzarra tuta-armatura bianca. Boccheggiò, era ancora al telefono con la persona che gli aveva risposto al numero di emergenza, ma non riuscì a dire nulla: qualche istante dopo, il proprietario del braccio bianco che aveva visto poco prima fece a sua volta capolino dalla finestra, e a Tobi per poco non cadde il cellulare per la sorpresa.
L'incubo di Aogiri ricambiò il suo sguardo. La sua maschera integrale rendeva poco chiaro dove stesse guardando, ma il ragazzo poté giurare di sentire i suoi gelidi (?) occhi posarsi su di lui per meno di un secondo.
Chiaramente il ragazzo non poteva essere sicuro di trovarsi dinanzi proprio al famigerato Vigilante Bianco, ma ovviamente un fanatico dei Quirk come lui si era informato sul misterioso individuo non appena questi aveva fatto capolino fra le strade di Tokyo: fra una foto sfocata e l'altra, una descrizione sommaria e una magari un po' più condita, il ragazzo si era fatto un'idea piuttosto precisa di come dovesse essere fatto, e la persona che si sporgeva dal piano di sopra sembrava corrispondere in pieno alla descrizione. Lo osservò, curioso e in cuor suo anche leggermente ammirato, e capì di non avere molto tempo per agire quando lo vide estrarre dalla cintura una strana pistola dall'aria futuristica: l'uomo in bianco la puntò sul bersaglio a mezz'aria e seguì lentamente la sua discesa. Stava per fare fuoco? Esitava solo perché non riusciva a prendere la mira? No, perché prendersi la briga di sparargli in volo se poteva freddarlo nella stanza o mentre varcava la soglia? Il Vigilante Bianco non era certo famoso per esitare. Senza contare che no, quella non sembrava decisamente una pistola ordinaria caricata a proiettili: tralasciando l'enorme difficoltà nel procurarsene una in Giappone e la totale mancanza di coerenza con una figura che tutto sommato sembrava positiva come la sua, sembrava avere proprio una forma diversa.
Poteva essere una semplice scelta estetica ma no, qualcosa suggerì a Tobi che non stava per assistere a nessun omicidio.
A quel punto, però, si ricordò di Robert, a cui lui stesso aveva detto di tenersi pronto. Aveva atteso un po' troppo, la sua mente aveva spaziato e lo aveva portato a dimenticarsi del compagno, erano passati diversi secondi da quando l'uomo era stato catapultato via dalla finestra ed ora era pericolosamente vicino alla strada. Tobi si voltò di scatto verso il suo amico lupesco.
-Robert!- Parte di lui voleva rassicurarlo e dirgli che non serviva il suo intervento, ma dopo averlo chiamato non seppe cosa dire. Era davvero sicuro che il Vigilante Bianco avesse intenzioni pacifiche? Certo, non è che Robert fosse incapace di pensare con la sua testa, ma al momento sembrava che il lupo si fosse rimesso al suo giudizio e seguisse le sue indicazioni. Si sentì come il comandante di una base a cui rimaneva un solo missile e doveva scegliere il momento strategico opportuno per farlo decollare, o se non farlo decollare affatto.
Beh, se il Vigilante Bianco davvero non voleva commettere un omicidio, non se la sarebbe sicuramente presa se Robert avesse allentato la caduta del disgraziato, no?
-Vai!- Fece Tobi, quindi, al termine del suo ragionamento, rivolgendosi al compagno. Se quella strana pistola fosse stato un qualcosa per intrappolare il nemico, poteva sempre intrappolarlo dopo che Robert ne aveva arrestato la caduta, in fondo. Tobi (che in tutto ciò era rimasto al telefono con i soccorsi - ammesso che ci fosse ancora qualcuno dall'altra parte della cornetta) rivolse un ultimo sguardo verso il Bianco, per poi osservare l'azione del compagno.
Ora rimaneva da vedere se Robert sarebbe stato in grado di compiere il miracolo.