La parte migliore di ogni giornata di lavoro... Era la fine. E non per il lavoro in se – quello a Hisoka divertiva e non poco – ma per la gabbia che si era costretti ad indossare, detta anche l'uniforme del Casinò.
Avendo speso più di metà della propria vita in addobbi giullareschi, per Hisoka non era affatto facile infilarsi in abiti "normali". Lo distraevano, lo facevano sentire come se non fosse capace di ragionare a mente libera, dovendo dare una parte della propria attenzione sempre a quanto detestasse essere così scomodo.
Ricordava che la notte della sua iniziazione in Aogiri, dopo essere sopravvissuto per miracolo alla punizione del suo supervisore Xander, rincasare e spogliarsi della felpa e dei jeans gli diede più sollievo della morte scampata. Irrazionalmente sentiva che senza quei vestiti addosso avrebbe potuto sconfiggere Xander e tutta Aogiri assieme... Ma quella era decisamente un'esagerazione data dal buon umore.
Al termine di ogni turno era libero di tornare negli abiti che davvero lo rispecchiavano. Il busto era avvolto dal pezzo centrale dell'intero outfit, la base su cui tutti gli altri elementi basavano il loro stile e i loro colori: una mezza-tunica semirigida che non si abbassava troppo sotto i pettorali, di tessuto nero con rilievi dorati al collare e alle spalle, raffigurante in rosso gli stemmi dei semi delle carte (cuori e quadri davanti, fiori e picche dietro). Le braccia erano libere, adornate soltanto da bracciali rigidi dorati attorno a bicipiti e polsi. In abbinamento vi erano lunghi pantaloni bianchi terminati da nere scarpe appuntite da giullare.
Fischiettando si accingeva a completare il look, quando nello spogliatoio dello staff entrarono due altri individui intenti a cambiarsi per il loro imminente turno. Hisoka non se ne prendette cura mentre si concentrava sull'applicare con attenzione sulle guance gli stemmi, uno rosso uno verde, di una stella e una lacrima.
« Non è che per caso hai sentito qualcosa di questo "fiasco" a Ueno? Nessuno sembra saperne molto, però girano voci persino qualcuno tra i piani alti si sia dovuto scomodare per risolvere il problema... »I fischi s'interruppero. L'abitudine di Hisoka di farsi sempre i fatti altrui lo portava spesso ad origliare le discussioni che gli capitavano attorno, e quel giorno sembrava essere incappato in un discorso parecchio interessante.
Che stessero parlando della stessa serie d'eventi a cui lui stesso aveva partecipato solo pochi giorni prima assieme a Ishtar?
« Pare proprio non vogliano far sapere troppo, e sicuramente non a gente come noi. »« Mi puzza di imbarazzo... »« Potrebbe essere, sai? Il collega di un collega che ora lavora sotto Teardrop dice di averla vista essere chiamata d'urgenza la notte del fatto. Qualcosa riguardo uno chef o una roba del genere da "sistemare", poi dell'esito non se ne sa nulla. »« Quando è stato questo? ♦ »Una voce estranea ai due irruppe nella discussione senza invito. I due si rivolsero allo strano uomo che si stava alzando i capelli con il gel e un pettine, rispondendo con titubanza e confusione. Nessuno dei suoi colleghi all'Éclipse era mai troppo a suo agio attorno a Hisoka.
Il giullare non distolse i luminosi occhi gialli dallo specchio nè per chiedere nè una volta ottenuta la risposta, rimase con l'espressione immutata senza perdere un battito nei movimenti. Il placido ed enigmatico sorriso permaneva come sempre sulle sue labbra ma, dietro questo, Hisoka era immerso in riflessioni.
La notte era quella della sua missione, non c'era dubbio che il "fiasco" fosse qualcosa legato alla chiavetta. Ma doveva necessariamente esserci qualcosa dietro le quinte più di ciò che sapeva, dopotutto Xander si era presentato sporco di sangue e gli aveva detto di tornare a casa senza USB.
Quella voce su Teardrop era di particolare interesse... Se quello "chef" non fosse stato collegato al Kagejikan in qualche modo sarebbe stata una coincidenza troppo astronomica. Che quel locale avesse un ruolo più grande di quanto aveva presunto fino a quel momento?
In fin dei conti quel che cercava nei bagni non l'aveva trovato, era possibile il proprietario se ne fosse impossessato prima di loro. Ma in quel caso... Cos'era successo dopo la fatidica notte?
Hisoka aveva tenuto d'occhio le notizie di Ueno sin dal giorno della sua missione, per tenersi aggiornato su particolari sviluppi dell'investigazione nelle vicende. Non aveva saputo della morte, sparizione, o aggressione del proprietario di quel locale, o anche solo qualsiasi tipo di notizia rilevante esso.
« ...How interesting~ ♣ »Si fece scappare tra se e se mentre s'infilava gli orecchini dorati, al destro un cuore e al sinistro picche. L'intera vicenda aveva catturato la sua curiosità. Il cuoco di un semplice Izakaya che era riuscito non solo ad immischiarsi con un'organizzazione terroristica, ma anche a sopravvivere una visita da uno dei suoi membri... Poteva essere un tizio che valeva la pena conoscere meglio.
♦ ♣ ♥ ♠
Le forze dell'ordine avevano ripulito quanto potevano ma l'asfalto rimaneva macchiato da una sbiadita macchia rossastra, nel luogo che segnava la morte di Ishtar. Il suo corpo era stato carbonizzato ma prima di evaporare aveva perso un sacco di fluidi, così come li aveva persi anche Hisoka.
Non c'era da preoccuparsi troppo, però. Anche se il suo DNA non si fosse perso contaminandosi con il sangue di Ishtar o il calore di Xander, delle sue biometriche non vi erano record da nessuna parte. Piccoli vantaggi dell'essere nato fuori da un ospedale e aver vissuto l'intera vita in movimento.
Questo fu solo una considerazione fuggente, la maggior parte dei suoi pensieri riguardavano ben altro.
Difficile dire di preciso perché avesse deciso di presentarsi. Forse era la curiosità del sapere di più sulla sua missione, era irritante pensare che certe informazioni gli fossero trattenute. L'altra parte poi era quella che spingeva un drogato a cercare la prossima botta... Quella notte aveva avuto il primo assaggio di un mondo che da anni bramava, ma da allora non gli erano stati affidati altri compiti.
Doveva andare a cercarsi il divertimento da solo, non poteva affidarsi agli scarti che gli passavano dai piani alti.
Entrò al locale un'oretta prima della chiusura, ormai sapeva gli orari di quel posto a memoria, e subito sapeva avrebbe attratto gli occhi di tutti. Se non l'avesse fatto il suo
stile, l'avrebbe garantito la sua altezza lampionica rispetto agli standard giapponesi. C'era da stare attenti a quel che si diceva se non si voleva rivelare troppo.
« Un Aogiri Special, thanks ♥ »Avrebbe richiamato così l'attenzione della cucina... Un Jester che sorridente e a petto gonfio invocava il nome proprio di
quella organizzazione. Se davvero il proprietario ne avesse saputo qualcosa della faccenda, l'avrebbe riconosciuta come l'esca che era. E al contempo era anche un sottile, ma presente, tentativo d'intimidazione.
Chissà che conclusione ne avrebbe tratto il proprietario, vedendosi un presunto membro di Aogiri entrare con cotanta nonchalance nel suo locale. Forse l'avrebbe anche riconosciuto, magari non immediatamente per via della non-normalità con cui si stava presentando, ma collegando Aogiri e la voce familiare sarebbe stato facile far due più due.
« Oh, sorry~ ♦
Intendevo un Nigiri Special ♠ »Quell'ultima parte avrebbe cercato di smorzare i sospetti di chi stesse ascoltando. Dopotutto non era giapponese e stava ostentando un falso accento inglese, sarebbe stata credibile la confusione di due termini così simili.