Painting in the wind

Role - [Slot Extra] - Sapphire 313 (Desmond) x BlueJowy (Takeru)

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    Takeru Himawari
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    Il parco di Ueno è probabilmente uno dei posti preferiti di Takeru, almeno in quella zona. La giornata era stata relativamente pesante: il fratello aveva appena litigato con i genitori ed era stato messo in mezzo, come al solito, fino a quando non aveva deciso di prendere colori, album e pennello e uscire di casa. Non era la prima volta che lo faceva, in realtà, quindi non gli pesava neanche farlo.

    Aveva scelto di piazzarsi nella zona del Tempio Kaneiji questa volta, trascinandosi dietro una sorta di contenitore con dei tubetti e dei godet colorati, un paio di pennelli e l'album da disegno con la carta da acquarelli. Indossava dei vestiti molto semplici: una felpa azzurra a maniche lunghe con cappuccio, leggera, con sotto una maglietta nera, e un paio di pantaloni blu scuro abbastanza usati e palesemente non stirati. Portava indietro di tanto in tanto i capelli indietro, di una tonalità tra il blu e il nero, portando sulle spalle uno zainetto con tutte le sue cose.

    "Dov'ero arrivato l'altra volta...?"

    Il ragazzo era così sovrappensiero mentre camminava per il parco che dovette anche scusarsi un paio di volte per aver calpestato i piedi a qualcuno, prima di riuscire a trovare l'obiettivo del suo vagare: il Tempio Kaneiji, centro nervralgico del parco di Ueno. Il ragazzo cercò di trovare un posto vicino ad un albero vicino l'ingresso del tempio, poco ai suoi confini. Era una giornata particolarmente ventosa al Parco di Ueno e cercò di trovare un posto più riparato e con una buona visuale all'ingresso. Una volta trovato un albero vicino cercò di sedersi ai suoi piedi e appoggiare la schiena sul tronco, lasciandosi andare in un sospiro leggero.

    "E adesso...al lavoro."

    Tirò fuori l'album da disegno dallo zainetto, insieme al contenitore con i godet e i tubetti. L'album era piuttosto grande, di quelli larghi circa 50 centimetri, e lo aprì in una pagina a caso, dove era già iniziato uno schizzo dell'entrata del tempio. In primo piano c'erano gli alberi, con i rami, il tempio sullo sfondo. Cominciò a disegnare prendendo il pennello e mettendo i colori nella vaschetta, con gli appositi strumenti.
    Una farfalla spuntò dal nulla in un ramo degli alberi e Takeru iniziò a disegnarla anche nel suo disegno, continuando anche dopo che la farfalla se ne fosse andata. Il disegno in acquarello era fatto molto bene, simbolo dell'abilità del ragazzo, e Takeru sembrava avere una smorfia quasi asettica mentre disegnava, concentrato di tanto in tanto a osservare il paesaggio. Il vento faceva un rumore strano attraversando le fronde dell'albero sopra di lui, distraendolo.



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    Desmond P. Archisorte
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    Desmond quel giorno era felice.
    Non allegro o di buonumore, proprio felice.
    Ben decisa a contribuire al momento di serenità, Shiori aveva deciso di festeggiare cucinando metà delle provvigioni alimentari di Tokyo e così, dopo un pranzo che l'aveva fatto uscire di casa quasi rotolando (che la donna non si lamentasse più che sembrava smagrito, aveva mangiato così tanto da essere pieno per settimane) Desmond aveva deciso che era ora di fare quattro passi godendosi la bella giornata, anche se un po' ventosa.
    Con la mente persa nei propri pensieri ed un gran sorriso stampato sul volto, l'inglese aveva inserito il pilota automatico e stava gironzolando letteralmente a caso, senza prestare troppa attenzione a ciò che lo circondava e scansando i pedoni solo per un qualche tipo di istinto, per poi ritrovarsi – non senza una certa sorpresa, manco fosse stato portato lì da altri mentre dormiva – davanti al tempio di Kaneiji.
    Non che fosse un male, gli piaceva quel posto e trovava che si adattasse perfettamente al resto del parco, senza contare che–– una raffica di vento particolarmente forte sollevò, foglie, fiori e terra, ma soprattutto i suoi capelli, che aveva avuto la brutta idea di lasciare sciolti. Nel giro di pochi minuti si ritrovò a fare concorrenza al cugino Itt, ma senza occhiali da sole e con più schifezze addosso.
    Borbottando qualcosa nella propria lingua madre (qualcosa di un po' offensivo nei confronti dei parchi, dei giapponesi e del loro stupido vento) decise di togliersi da quella che sembrava una corrente d'aria messa lì solo per rovinare il suo buonumore e, cercando riparo dietro al tronco di un grosso albero posto all'entrata del tempio stesso, dopo aver rovistato un po' nello zainetto che si portava sempre dietro estrasse una spazzola da viaggio rosa con sopra appiccicato un adesivo a forma di pesce.
    Un regalo di sua nipote e di Umi-chan, rispettivamente.
    Togliendosi di dosso tutte quelle schifezze, ciocca dopo ciocca, il suo sguardo cadde dall'altro lato dell'albero, dove vi era un ragazzo che non aveva notato in precedenza, forse perché aveva la faccia coperta dai capelli.
    «Wow, sei molto bravo.»
    Facendo capolino, aveva deciso di importunare il giovane che stava dipingendo il paesaggio che avevano davanti in modo alquanto realistico e ben fatto.
    Sperava di non dargli troppo fastidio, ma alla fine i complimenti piacciono a tutti, no?
     
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    Takeru stava continuando a disegnare con tranquillità, il pennello poggiato di tanto in tanto sul contenitore con i colori e la bottiglietta d'acqua accanto quando i colori diventavano troppo secchi. Il disegno sembrava prendere più forma di minuto in minuto, per quanto ancora non fosse completo. Anche la farfalla era diventata un pò diversa dalla realtà: era decisamente più grande e dai colori più accesi, il corpo fatto di un semplice color oro con il pennello.

    Il vento continuò a distrarlo di tanto in tanto, deglutendo e alzando gli occhi verso il paesaggio. L'arrivo di Desmond lo notò abbastanza presto se non altro per via del vento che gli scompigliò già da subito i capelli, strappandogli un sorriso lieve verso l'altro, sorriso che decise di far morire quasi subito nel caso l'altra persona lo considerasse di derisione. Cercò di concentrarsi di nuovo sul disegno con il pennello, i tocchi lievi e brevi per creare il disegno dalle macchie di colore più che dalla sua precisione.
    Si fermò un attimo ad osservare il pennello e poi il tempio, pensieroso. Corrugò leggermente la fronte e avvicinò il capo verso il tempio, improvvisamente distratto.

    "Ma quell'albero è sempre stato lì?"

    Sembrò colpirlo proprio quell'albero vicino al tempio, un pò spostato, che nel disegno non c'era e sembrava aver del tutto omesso, senza un vero e proprio perchè.
    "Come ho fatto a-"

    Il pensiero si interruppe nel momento esatto in cui Desmond, ignorato dall'incidente con i capelli, decise di complimentare il ragazzo, distraendolo dai suoi pensieri.
    La testa di Takeru si alzò un momento per individuare Desmond, una smorfia un pò sorpresa sul suo viso.
    < Oh.> Scuotè leggermente la testa, facendo poi un lieve sorriso cortese verso l'altro.

    < Grazie mille. E' da un paio di giorni che mi sto dedicando a questo disegno. Il tempio mi rilassa. Credo sia uno dei posti più belli del parco.> Indicò il disegno con aria tranquilla, la testa leggermente inclinata verso l'altro.
    < Ma...credo di aver mancato un albero. > La mano con il pennello cercò di indicare a Desmond uno spazio nel disegno, con l'erba e qualche cespuglio, per poi sollevare il pennello e indicare il paesaggio stesso e in particolare un albero vicino alla parte sinistra del tempio, di lato, anche non del tutto facile da vedere.
    < Non può essere spuntato un albero improvvisamente oggi, vero?> Domandò a Desmond con la fronte leggermente corrugata, per poi sospirare piano. Osservò meglio l'altra persona e, in particolare, la spazzola rosa con l'adesivo a forma di pesce che l'altro aveva ancora tra le mani. Non disse nulla, osservandola un momento, prima di tornare al suo disegno e alle sue pennellate.




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    Scusa il ritardo, trasloco in corso! Sarò più puntuale nelle prossime
     
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    Tranquillo e per nulla infastidito, per fortuna il ragazzo non sembrava risentito dalla sua interruzione e anzi gli rispose con garbo.
    «Credo che il tempio sia un ottimo soggetto, da qui si vede bene, non c'è una grande folla che potrebbe distrarti ed è... molto rilassante, sì.»
    Si perse un attimo nella contemplazione del tempio, in silenzio, cercando di coglierne i colori e i dettagli come avrebbe potuto fare il ragazzo pittore, per poi posare lo sguardo sul disegno del giovane che era estremamente verosimile, era innegabile.
    A differenza della realtà, però, sul foglio vi era una bella farfalla dipinta con colori accesi e, in particolare, con il corpo dorato che attirava lo sguardo. Era abbastanza sicuro che fosse una interpretazione personale del giovane – era stato innegabilmente distratto, ma non gli pareva di aver visto farfalle con quei colori, nei dintorni – e lo trovava un dettaglio interessante: non che fosse in grado di evincere chissà quali teorie da profiler sulla psiche dell'artista, ma era comunque significativo.
    Gli acquerelli avevano un qualcosa di malinconico, secondo lui, eppure quel piccolo dettaglio trasmetteva vitalità e una nota di allegria all'intero disegno.
    «Eh? Un albero?»
    Diede un'ultima spazzolata ai capelli, ripose la spazzola e li legò in modo da non essere più vittima degli scherzi del vento, poi tornò a posare lo sguardo sul disegno, sul tempio vero, di nuovo sul disegno.
    «Ora che ci faccio caso, è vero, se non me lo avessi fatto notare non avrei individuato la mancanza.»
    Era uno di quegli scherzi del cervello, probabilmente, la tua mente registra i vari dettagli di un ambiente e ne tralascia altri magari non minuscoli, come un albero.
    "Non può essere spuntato un albero improvvisamente oggi, vero?"
    Domanda interessante.
    «No, direi di no.»
    A meno che qualcuno con un Quirk legato alla crescita delle piante non si fosse divertito a confondere i giovani artisti durante la notte.
    «Se il professore a cui devi consegnarlo non ha una foto del luogo o non lo conosce veramente bene puoi tralasciarlo, consideralo una licenza artistica.»
    Aveva dato per scontato che Takeru fosse uno studente di una qualche accademia d'arte che si stava esercitando per conto della scuola, alla fine l'età e la bravura c'erano, no?
    «In caso contrario, spero non sia troppo complesso inserirlo ora.»
    Ne sapeva meno di niente di tecniche di disegno, almeno a livello pratico, era sempre stato negato per qualsiasi forma d'arte, che fossero la pittura, la musica o il canto.


    Ci mancherebbe, gli impegni irl hanno sempre la priorità~
     
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    Gli occhi erano ancora verso quell'albero, mancante nel disegno ma presente nella realtà, lo sguardo come se non ci potesse credere realmente. Sospirò piano e scuotè la testa, concentrandosi nuovamente verso l'altra persona che gli stava accanto. Cercò di allontanare il pensiero ma gli occhi tornavano verso l'albero di tanto in tanto, come se quella presenza lo distraesse in qualche modo.
    < Mi sono sempre trovato meglio a dipingere paesaggi, rispetto alle persone. Con gli acquarelli è più facile dipingere i primi, temo.> Raccontò all'altro ragazzo alzando gli occhi verso Desmond, il tono di voce usato ancora basso e un pò asettico, il pennello ancora in mano. Era vero, quello che stava dicendo. Ormai aveva imparato a dipingere entrambi ma i soggetti in primo piano erano ancora difficili, a livello stilistico. Gli acquarelli non lasciavano molto spazio alla precisione, soprattutto quando era inesperto. Era stato innegabile che il suo quirk gli avesse dato una marcia in più in termini di motivazione, se non di tecnica.

    < E non amo le grandi folle neanche nella realtà, meno che mai nei miei disegni.> Cercò di dire con un altro sorriso cortese verso Desmond, tornando all'album da disegno. La mano si mosse per dare alcune pennellate verso la farfalla, come per renderla addirittura un pò più variopinta di prima. Sì, il corpo dorato attirava un pò lo sguardo nel disegno, probabilmente perchè era un pò lontano, in termini di colori, a quelli di una comune farfalla che poteva girare lì a Ueno. Continuò a parlare con Desmond quando lo vide posare la spazzola e cercare di individuare l'albero mancante, Takeru che provò anche a indicarglielo con la mano libera per cercare di aiutarlo.

    < Non l'ho notato neanche io all'inizio ma.... mi sembra strano non averlo notato quando ho fatto gli schizzi preparatori. E'...strano. >
    Pensò anche lui a qualche Quirk di qualcuno ma sembrava strana anche solo l'idea. A Ueno? Così, da un giorno all'altro? Per quale motivo, poi? Cercò di abbandonare il pensiero ancora una volta, prima di concentrarsi nuovamente sul disegno. Intinse il pennello nell'acqua prima di tornare a caricarlo di colore, andando verso la parte relativa all'albero. L'osservazione di lui lo fece scuotere la testa verso Desmond quasi subito.
    < In realtà non devo consegnarlo a nessuno.>
    Rivela verso Desmond con tono leggero e ancora un pò basso, sollevando leggermente gli angoli della bocca. < Lo sto disegnando per me, in realtà. Quando individuo posti belli da ritrarre provo a basarmi su di essi per i miei disegni. Lo uso per....esercitarmi, diciamo. E per calmarmi.> Spiega verso Desmond, indicando con il pennello ancora il Tempio di Ueno.
    Alle parole dell'altro invece sull'albero sembrò infastidito per un attimo, guardando il disegno e poi l'albero "reale". <mh.> Mormorò qualcosa di indefinito, subito dopo. < E' complesso ma non più di tanto, visto che quella parte è ancora fresca. Solo che....> Alzò le spalle piano e per un attimo l'espressione cortese e un pò assente lasciò il posto a una più incerta e imbarazzata. <... è stupido dire che mi da fastidio?> La domanda era un pò retorica, in realtà, lo dimostrava il fatto che il pennello vagò subito dall'acqua ai pigmenti e a quella parte, muovendolo con delle pennellate lente ma decise, creando una sorta di sfumatura. < Non credo di poter cancellare un albero dall'esistenza solo perchè non c'è nel mio acquarello, però.> L'ultima parte lo disse con un tono un pò scherzoso, alzando leggermente le spalle.
    Fece una pausa dalle pennellate per andare nuovamente verso Desmond con gli occhi. Sembra esitare per un attimo, prima di fare quella domanda. < Se stessi disegnando tu questo paesaggio e dovessi scegliere qualcosa di diverso, che non c'è nella realtà, da aggiungere in questo disegno...> La domanda era strana e suonava anche strana, in realtà. <....cosa aggiungeresti?> Il tono non era imbarazzato dal fatto di fare una domanda così strana all'altro ragazzo, anzi. Sembrava rilassato e tranquillo, neanche gli stesse chiedendo l'ora.

    Tornò a guardare il disegno e la farfalla aggiunta, per un attimo: era rimasta più o meno simile a prima, solo le ali sembravano un pò più lunghe in proporzione rispetto al corpo. Non era del tutto sicuro di quella farfalla, in realtà: aveva seguito semplicemente l'istinto ed era come se la mano avesse guidato la sua mente nel scegliere i colori e la forma. Non era la prima volta che capitava, però: era abituato che succedesse.


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    Edited by BlueJowy - 16/6/2020, 14:26
     
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    Si ritrovò ad annuire di fronte alla precisazione dell'altro, come se comprendesse sul serio la preferenza nel dipingere paesaggi anziché persone, quando in realtà non aveva la benché minima idea della cosa. Forse stendere roba acquosa era più facile sui paesaggi perché c'erano meno dettagli rispetto a un volto? Perché si potevano fare pasticci con i colori e poterli attribuire ai giochi di luce sull'erba, le montagne o qualsiasi cosa avesse davanti?
    «Anche mia madre dipinge con gli acquerelli e preferisce i paesaggi, ma nel suo caso credo sia più una scelta personale che una dettata dalla capacità.»
    Quando aveva qualche giorno libero andava in giro per Londra cercando scorci poco noti, oppure se il tempo non lo consentiva (molto spesso, quindi) componeva e dipingeva mazzi di fiori in una curiosa rielaborazione dell'Ikebana.
    «Però lei gioca sporco, ha un Quirk legato alla manipolazione dei fluidi e anche se non lo ha mai ammesso, secondo me ogni tanto ritocca i suoi disegni con quello.»
    Era comunque molto brava, ma aveva il sospetto che parte di quella resa perfetta nelle sue opere fosse per quel piccolo intervento esterno che magari applicava in modo inconscio.
    "E non amo le grandi folle neanche nella realtà, meno che mai nei miei disegni."
    Come dargli torto, non per la parte sui disegni, ovvio, ma per la folla nella realtà che piaceva molto poco pure a lui.
    La sua attenzione venne nuovamente attirata dalla farfalla raffigurata sul foglio che, come se non fosse già stata abbastanza variopinta, venne ulteriormente caricata di colore, finendo per far concentrare lo sguardo su di essa come se fosse il centro focale dell'intero disegno, dando carattere all'opera e al ragazzo, aggiungeva un tocco di straordinario ad un qualcosa di ordinario.
    "Non l'ho notato neanche io all'inizio ma.... mi sembra strano non averlo notato quando ho fatto gli schizzi preparatori. E'...strano."
    Diamine, la presenza (o precedente non presenza?) di quell'albero lo turbava più di quanto si fosse aspettato, non poteva aggiungerlo dopo e basta? Okay, gli mancava la sensibilità artistica e non sapeva definire quanto fosse effettivamente grave la mancanza di un dettaglio simile, ma di certo non poteva essere spuntato da un giorno all'altro... in realtà sì, poteva essere passato di lì un certo losco figuro in grado di mettere a soqquadro l'intera flora di Tokyo solo perché ne aveva la voglia e la capacità, ma per quanto imprevedibile e incline agli scherzi assurdi, posso assicurare che rovinare i disegni dei giovani pittori non era nella sua "lista della cose da fare" della settimana.
    «Oh, quindi non sei lo studente di una scuola d'arte, avrei scommesso il contrario»
    Era bravo, chissà se aveva un qualche tipo di talento innato coltivato sin da quando era piccolo, e si sentiva un po' in colpa a disturbarlo mentre lavorava e cercava di rilassarsi, ma il ragazzo non sembrava troppo infastidito dalla sua presenza e non sembrava volerlo mettere metaforicamente alla porta.
    «Ti dà fastidio? Oh no, assolutamente no, ognuno ha le proprie piccole... convinzioni e non c'è niente di male.»
    Stava per dire manie, ma era riuscito a bloccarsi per tempo, temendo di offenderlo.
    «Può non esserci nell'esistenza all'interno del tuo disegno, però, alla fine anche quello può essere considerato un mondo a sé» Tanto per cambiare, stava perdendosi nei suoi discorsi teorici «Il fatto che sia in questo piano della realtà non vuol dire che debba essere anche in quella realtà.»
    Indicò prima il suolo, come per sottolineare il concetto di "questa realtà" e poi il disegno, con un sorriso, sperando che non lo prendesse per pazzo e in ogni caso doveva guardare un po' meno telefilm di fantascienza.
    «Magari nel tuo disegno quell'albero è stato colpito da un fulmine, oppure abbattuto durante uno scontro tra eroi e villain, è stato divorato da quella farfalla o non so, l'artista sei tu.»
    Tra l'altro, quello di immaginare cose e cambiare la prospettiva di osservazione di una storia o illustrazione, era un gioco che faceva spesso con i suoi piccoli studenti all'ospedale, doveva cominciare a proporlo anche con i disegni che facevano.
    "Se stessi disegnando tu questo paesaggio e dovessi scegliere qualcosa di diverso, che non c'è nella realtà, da aggiungere in questo disegno... cosa aggiungeresti?"
    Oh, interessante.
    L'uomo portò lo sguardo prima sul disegno, poi sul paesaggio che aveva davanti, pensando con attenzione alla risposta a una domanda che non considerava affatto stupida o strana. Alla fine l'utilizzo della fantasia e dell'immaginazione non doveva essere riservata ai soli bambini, no?
    «Uno yokai che si intravede, mezzo nascosto dal tempio» Rispose con serietà, dimostrando come non avesse preso alla leggera quella richiesta «Non so se ne esistono di specifici legati a questo luogo, ma potrebbe essere una creatura che ama il parco e le persone che lo frequentano.»
    Voleva mantenere un'atmosfera positiva, che ben si legasse al'aria tranquilla del pittore e della farfalla dai colori variopinti già raffigurata.


    EDIT: Sistemato un errore
     
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    Quando Desmond parlò di sua madre Takeru sembrava farsi un pò più allegro, il sorriso più ampio e le pieghe degli occhi che andarono a formare un'espressione sinceramente contenta. < Oh, bello! I miei genitori non capiscono molto tutta la parte della pittura e degli acquarelli, anche se sono spesso i primi a vedere i miei disegni. Deve essere bello avere una madre che li sa usare. > Il tono era allegro, anche se pur sempre lieve. Aveva la stupida idea che un genitore artista fosse una bella cose a prescindere, anche se in realtà non era così. Magari Desmond odiava l'arte anche se il fatto che si era fermato a guardarlo era sicuramente un segno positivo rispetto a questo.

    "«Però lei gioca sporco, ha un Quirk legato alla manipolazione dei fluidi e anche se non lo ha mai ammesso, secondo me ogni tanto ritocca i suoi disegni con quello.»"


    A quelle parole, però, l'espressione da allegra sembrò farsi un pò incerta, socchiudendo la bocca in una piccola "O" sorpresa.
    < Manipolazione dei fluidi? > Ripetè, curioso. < Come funziona? > Provò a chiedere, per poi fare un altro piccolo sorriso lieve e sbuffando una piccola risatina bassa.
    < Credo che penserai la stessa cosa di me, allora.> La voce di Takeru era tornata un pò più bassa, senza spiegare di più e continuando a dedicarsi al disegno che stava facendo. Passò una pennellata dietro l'altra, dedicandosi all'albero che prima non c'era, continuando ad ascoltare l'altro con fare interessato, annuendo di tanto in tanto. Non era infastidito dalla conversazione con Desmond ed era evidente dal lieve sorriso che continuava a portare in viso, la testa leggermente inclinata.

    «Può non esserci nell'esistenza all'interno del tuo disegno, però, alla fine anche quello può essere considerato un mondo a sé.Il fatto che sia in questo piano della realtà non vuol dire che debba essere anche in quella realtà.»


    Ok, questa era un'osservazione interessante. Così tanto che Takeru smise di usare il pennello e girò del tutto il capo verso Desmond, socchiudendo la bocca. Era forse più collegata al suo quirk di quanto immaginava: in fondo il suo quirk non gli permetteva di portare "qualcosa" dal mondo all'interno del disegno...a quello esterno? Da quel punto di vista, poteva anche essere interpretato in quel modo, quello che lui faceva con il suo Quirk.
    Ma stava pensando troppo e lo sapeva, rimanendo un attimo silenzioso e perso nei suoi pensieri.
    < Se consideriamo questo, sì. Nessuno dice che quello che c'è nella realtà del disegno debba esserci anche in quella esterna. E'...interessante. Anche a pensare che possano viaggiare tra quello...e la nostra realtà..> Frase che sembrava avere poco senso, visto che il povero Desmond non conosceva il suo Quirk.
    Tornò a guardare l'albero e poi il disegno, per un attimo. Sì, forse in quel disegno qualche losco figuro aveva deciso di portarselo a casa, l'albero, perchè conteneva il Santo Graal o qualcosa del genere. I telefilm strani che andavano in TV iniziavano così, in fondo. Con qualcosa sotto gli occhi di tutti che nascondeva qualcosa di supermega nascosto.
    < E' un concetto interessante, per quando non c'è qualcosa che corrisponde alla realtà. Grazie. >
    Ed era sinceramente grato per quella spiegazione visto che non aveva mai immaginato i suoi disegni come qualcosa di staccato rispetto alla realtà. Il suo scopo era riprodurla, per poi usare il suo Quirk. Il problema che stava avendo era proprio quello: era troppo abituato a riprodurre qualcosa di già esistente, rispetto a creare qualcosa di nuovo. E non sempre avrebbe potuto contare su quello che aveva già disegnato, se voleva continuare ad allenare il suo Quirk. Doveva agire d'istinto, essere veloce. E doveva essere in grado di disegnare quello che serviva, al momento giusto.
    Per questo la domanda a Desmond.


    «Uno yokai che si intravede, mezzo nascosto dal tempio»


    Quando gli rispose dello Yokai sembrò rilassarsi e di nuovo sorridere, il sorriso più ampio, annuendo piano e lasciandogli vedere il disegno.
    < Uno Yokai va bene, in realtà. L'idea che esista qualcuno di loro che protegge questo parco è probabile, anzi. > Sembrò quasi, improvvisamente, sbattere una mano sull'altra, il pennello ancora in mezzo e l'espressione contenta di quell'idea.
    < Volevo abituarmi a disegnare anche cose lontane da quello che vedo, per allenarmi. Io ho scelto una farfalla. Credo siano tra le creature più adatte, a sorvegliare e proteggere un parco. Di solito spesso passano inosservate, se stanno sugli alberi, però...> Indicò il disegno e la farfalla con le ali variopinte, dal corpo dorato. < Volevo qualcosa che si vedesse e sembrasse... magica, credo. Anche se non esiste in questa realtà. >
    Ha adottato forse un pò troppo velocemente la teoria delle due realtà, senza timore di sembrare un folle o uno stupido. Anzi, sembrava particolarmente contento di citarla, senza alcun ombra di derisione nel suo tono di voce. E stava straparlando, in quel caso, senza freni nel parlare dei suoi disegni e degli acquarelli.




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    [spoiler_tag][/spoiler_tag] il link a Shion mi ha ucciso XD
     
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    Non che fosse così eccezionale avere una madre artista, dal suo punto di vista, era come essere figlio di un medico, di un pilota d'aerei oppure un operaio, l'importante è che fossero buoni genitori in grado di sostenere le scelte del figlio, comprendendole ed indirizzandole senza però risultare troppo invadenti.
    Ecco, forse era quello il punto cardine delle parole del giovane, i suoi genitori non approvavano ciò che faceva.
    «Credo che riescano comunque a comprendere la tua bravura e la passione che ci metti.»
    Tono pacato, cercò di risultare convincente per quel ragazzo che pareva così insicuro. Poi certo, avere qualcuno in grado di insegnare e correggere sarebbe meglio, per un giovane artista, mentre per lui quella abilità non era stata particolarmente significativa in quanto era totalmente negato per qualsiasi forma d'arte.
    «La manipolazione dei fluidi funziona... in breve è in grado di spostare e dare una forma momentanea a qualsiasi piccola quantità di fluido abbia davanti, che sia un bicchiere d'acqua o una tazza di tè, ma non di produrli da sé.»
    Era chiaro come risultasse molto comodo per la pittura ad acquerello, se si sbagliava a intingere il pennello dell'acqua, si bagnava troppo il foglio o stendeva troppo poco il colore.
    «Molto comodo se rovesci il caffè.»
    Un po' gli dispiaceva di non aver ereditato in toto quel Quirk, la sua incapacità di intendere e volere mattutina aveva fatto parecchi danni durante la colazione.
    "Credo che penserai la stessa cosa di me, allora."
    Desmond incrociò le braccia al petto, aggrottando appena la fronte con aria pensierosa.
    «Ohi, non mettermi in bocca parole che non ho mai pronunciato, né tantomeno pensato» Quella sulla capacità di dipingere con l'aiuto del Quirk voleva essere una curiosità, una cosa che magari poteva divertire l'altro, e invece sembrava quasi punto sul vivo «Si tratta di un'eccezione, non ho detto che tutti gli artisti fanno così, altrimenti non esisterebbero quadri ad acquerello risalenti a prima della scoperta dei Quirk, non credi?»
    Non voleva essere una ramanzina, quanto una bonaria precisazione perché, tanto per cambiare, non si poteva avere l'ultima parola con lui.
    «Posso?»
    Aggiunse poi, chiedendo il permesso di accomodarsi a sua volta sull'erba a rispettosa distanza dall'altro, in modo da non metterlo troppo a disagio continuando a stare lì in piedi né accomodandosi troppo vicino a lui.
    Era un grande fan degli spazi personali, sì.
    E... il ragazzo sembrava davvero colpito dalla sua interpretazione delle cose, che soddisfazione, era bello quando qualcuno prendeva (più o meno) sul serio le sue teorie. Al riguardo anche Jason era stato un ottimo interlocutore e infatti si era guadagnato un buon posto nella sua personalissima lista delle persone simpatiche.
    «Assolutamente, secondo me si può prendere ispirazione dalla realtà e poi ampliare quell'universo secondo il proprio gusto personale e ciò che suggerisce la fantasia... anche perché dipingere solo paesaggi esistenti, perfetti nel loro realismo e assolutamente aderenti a ciò che già esiste sarebbe un po'noioso.»
    Guardò nuovamente il disegno che il giovane stava poco a poco ritoccando.
    «Quella farfalla, ad esempio, non è presente nella realtà, ma trovo che dia carattere e personalità al tuo dipinto.»
    Trasformava un banale esercizio atto al miglioramento della tecnica in qualcosa di più personale.
    «E viaggiare tra il dipinto e la realtà... sarebbe molto affascinante, è innegabile, si potrebbe vivere l'opera d'arte in modo completamente diverso.»
    Rimase un attimo in silenzio, cercando di visualizzare nella propria mente come potesse essere camminare sotto al cielo della Notte stellata di van Gogh, oppure vedere lo stagno delle Ninfee di Monet.
    «Chissà se esiste un Quirk in grado di proiettarti nei quadri... non fisicamente, magari, ma con la coscienza o mentre dormi.»
    Una rivoluzione nel fruire l'arte, indubbiamente, nonché un percorso assolutamente affascinante.
    "E' un concetto interessante, per quando non c'è qualcosa che corrisponde alla realtà. Grazie."
    Lo guardò con una punta di sorpresa, lo aveva davvero ringraziato? Non sapeva bene perché farlo, non gli sembrava di aver rivelato chissà quale verità della vita... nulla di serio, sicuramente, però le sue parole sembravano essere tornate in qualche modo utili al ragazzo.
    «Figurati, sono contento se posso essere utile a qualcuno.»
    Anche solo perdendosi in chiacchiera all'apparenza senza alcun senso.
    "Volevo abituarmi a disegnare anche cose lontane da quello che vedo, per allenarmi. Io ho scelto una farfalla. Credo siano tra le creature più adatte, a sorvegliare e proteggere un parco. Di solito spesso passano inosservate, se stanno sugli alberi, però... Volevo qualcosa che si vedesse e sembrasse... magica, credo. Anche se non esiste in questa realtà."
    Era un esercizio interessante, che volesse dedicarsi a qualche nuovo tipo di rappresentazione? Aggiungendo appunto esseri fantastici ad un paesaggio realistico, ad esempio, donando quel già citato "tocco di carattere" che poteva farlo conoscere ad un pubblico più giovane o da chi apprezzava il genere.
    «Oh, capisco» Mormorò tornando a portare lo sguardo sul disegno «Potresti leggere qualche libro di miti, la cultura giapponese ha tantissimi yokai uno più particolare dell'altro e potrebbero darti l'ispirazione per i prossimi dettagli da inserire nei disegni... oppure quelli occidentali, alcune culture, come ad esempio quella greca antica, presentano numerose divinità e semidivinità più o meno benevole.»
    Poi non sapeva se voleva basarsi solo ed esclusivamente sulla propria fantasia, ma avere un qualche tipo di ispirazione e provare ad elaborare ciò che leggeva poteva essere un buon inizio.
     
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    Per Takeru avere genitori e parenti artisti, invece, era più di qualcosa di eccezionale: era cresciuto con nessuno con talenti artistici in famiglia e il suo quirk, così come la sua abilità nel disegno ad acquarello, erano visti inusuali. Perciò il fatto che Desmond invece avesse una madre con cui parlare di arte e di pittura era qualcosa che a Takeru mancava, decisamente.
    < Sicuramente la bravura e la passione la capiscono.> concordò il ragazzo annuendo con la testa, tornando ad osservare Desmond. < Ma sarebbe bello non essere l'unico in famiglia ad avere questa passione, tutto qui.> Il viso si trasfigurò in una lieve smorfia tranquilla verso Desmond, per poi farsi decisamente più interessato alla spiegazione della manipolazione dei liquidi. Portò una mano verso l'altra in un segno di impazienza, con un sorriso meno sottile e più accentuato verso l'altro.
    < E' super bello. Potresti prendere i fluidi e manipolarli fin dall'inizio e dando più forme. Si potrebbero anche creare opere d'arte...tridimensionali e che cambiano velocemente, diciamo. E viventi. Senza bisogno di disegnarle prima ma formandole mentre accadono.> Il tono era decisamente più concitato e interessato, agitando la mano senza il pennello e perdendosi un attimo a guardare il proprio disegno, concentrandosi sulla farfalla dorata.

    «Molto comodo se rovesci il caffè.»

    L'ultima frase lo interruppe dai suoi pensieri e gli strappò una piccola risata bassa ma tranquilla, facendo un lieve sorriso verso Desmond. Sorriso che si trasfigurò in un espressione stupita quando l'altro precisò il resto delle sue frasi in risposta alla sua osservazione sul proprio quirk.

    «Si tratta di un'eccezione, non ho detto che tutti gli artisti fanno così, altrimenti non esisterebbero quadri ad acquerello risalenti a prima della scoperta dei Quirk, non credi?»


    Alzò tranquillamente la mano libera verso Desmond, con un altro lieve sorriso sul volto, l'espressione calma.
    < Perdonami.> Disse Takeru con lo stesso tono tranquillo di prima. < Forse è stato un commento fuori contesto. Scherzavo, non pensavo sul serio lo dicessi anche di me.> Ed era sincero: il fatto che il suo Quirk agisse dopo che Takeru aveva disegnato qualcosa sicuramente lo proteggeva da commenti di questo genere. E non pensava seriamente che l'altro lo intendesse sul serio, soprattutto perchè Desmond il suo Quirk neanche lo conosceva, in fondo.
    < Anche perchè il mio quirk funziona in maniera un pò diversa, anche se è legato al mio dipingere.>
    Le parole di Takeru erano tranquille e cordiali e lo stesso sembrava essere il suo modo di fare, quando fece un gesto di invito indicando l'erba, dopo la richiesta altrui di sedersi vicino. Sembrava apprezzare particolarmente la cortesia di Desmond: non era per nulla abituato a casa a qualcuno che rispettasse il suo spazio vitale e il fratello di solito quando lo rispettava era solo perchè gli seccava stargli vicino. Cosa comprensibile: stare vicino a Takeru mentre disegnava e non diceva niente poteva essere un pò noioso. Desmond lo stava spingendo a parlare, però, e non sembrava per nulla disturbato dalla cosa.
    Quando l'altro si sedette sull'erba Takeru continuò a guardare il disegno, senza però continuare a dipingere nè ad avvicinare il pennello verso l'album da disegno. La parte dell'albero "mancante" si stava quasi formando, anche se era una semplice bozza e aveva disegnato soltanto i contorni, mischiandoli un poco con lo sfondo precedente. Ascoltò ancora un momento Desmond, annuendo piano alle parole altrui.

    «Quella farfalla, ad esempio, non è presente nella realtà, ma trovo che dia carattere e personalità al tuo dipinto.»


    < Grazie mille.> Ringraziò Desmond con un tono di voce ancora basso, un lieve sorriso di ringraziamento verso l'altro ragazzo. < La realtà è bella da rappresentare ma è ancora più bella se aggiungi qualcosa di tuo. E' qualcosa che ho imparato solo di recente.> Ripetè ancora una volta, la mano libera che andava verso il dipinto e verso la parte della farfalla, un pò incerto se toccarla o meno.

    «Chissà se esiste un Quirk in grado di proiettarti nei quadri... non fisicamente, magari, ma con la coscienza o mentre dormi.»


    < Chissà...> Il pensiero era bello, doveva ammetterlo. Il suo Quirk aveva dei forti limiti: Takeru non era capace di modellare i pigmenti che non avessero già preso una forma nei disegni o nei dipinti e poteva solo far prendere vita a forme già definite. Non poteva mischiare automaticamente i pigmenti e l'acqua e non poteva far prendere vita all'intero disegno, portandolo per intero nella realtà. Non sapeva se perchè si era concentrato troppo sul dipingere invece che al suo quirk o perchè era così e basta. E pensare di poter entrare nel "mondo" di ogni dipinto, per adottare la teoria di Desmond, era qualcosa di bello. Chissà se alla Scuola di Eroi esisteva qualcuno con un quirk simile a quello citato da Desmond. O simile al suo o quello della madre di Desmond. Chissà.

    Sembrò svegliarsi nuovamente dai suoi pensieri al parlare della cultura giapponese, annuendo piano e facendosi, nuovamente, un pò più concitato nel parlare quando l'argomento sembrava interessargli.
    < Ne ho letto uno, una volta a scuola, su quelli del nostro paese. Ma non avevo mai pensato di inserirli nei disegni. E' una buona idea.> Lo ringraziò implicitamente, abbassando un attimo le spalle verso l'altro e poi rialzandole, in un gesto di ringraziamento verso Desmond. < Penso che le persone possano essere più stupite quando hanno a che fare con qualcosa che sembra più "magico" che reale. O del mondo dei miti e delle leggende. Soprattutto in contesti reali e vicini a loro, come il parco di Ueno. Poi...per il mio quirk e per quello che voglio fare penso sia più utile.> Sussurrò poi, guardando di nuovo il disegno e la farfalla, oltre le bozze dell'albero e dello yokai. Andò verso quella parte con il pennello, continuando a disegnarlo assorto nei suoi pensieri. In effetti era più utile: se la sua intenzione di entrare a far parte degli eroi era corretta, un criminale poteva spaventarsi di più avendo a che fare con arpie provenienti dal mondo dei miti greci rispetto ai suoi pettirossi, anche se sapeva che avrebbero avuto lo stesso effetto. Evocare direttamente una Kitsune poteva spingere un criminale ad attaccarla pensando fosse un eroe con un quirk potente, quando in realtà era solo un suo disegno.
    La conversazione con Desmond stava evidentemente dando dei pensieri al ragazzo, pensieri che stavano prendendo una forma più definita ad ogni riflessione.




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    Quindi il cruccio dell'altro era non avere persone in famiglia con cui condividere la passione dell'arte, da una parte poteva comprendere la faccenda ma dall'altra era convinto che gli amici esistevano anche per quello.
    «Uh, non avevo mai pensato alle sculture fluide in grado di muoversi, sarebbe un modo molto interessante per utilizzare quella abilità... sia per dare vita a delle mostre d'arte o particolari spettacoli, magari dopo aver preso il patentino per l'utilizzo professionale del Quirk, sia nel caso uno volesse diventare un eroe.»
    Si perse un attimo nei propri pensieri realizzando che, pur non essendo un grande fan degli eroi e del sistema alle loro spalle, un eroe che utilizza creature fatte di caffè per combattere e salvare le persone sarebbe indubbiamente diventato il suo preferito... per non parlare dello sponsor da parte delle torrefazioni, fantastico perché non esiste sul serio un pg del genere.
    «Sarebbe il re incontrastato delle missioni fluviali o marittime, con tutte quelle grandi masse d'acqua da manipolare, per non parlare delle giornate piovose.»
    Anche se l'uomo-caffè rimaneva un sogno.
    Sentendo ridere l'altro si aprì in un sorriso, era effettivamente divertente come l'artista avesse pensato al lato più creativo dell'utilizzo di quel Quirk mentre lui... era un casino rovesciare il caffè al mattino, davvero, nel 90% dei casi si ustionava, sporcava ciò che si ostinava a lasciare in disordine e la giornata partiva malissimo.
    "Anche perchè il mio quirk funziona in maniera un pò diversa, anche se è legato al mio dipingere."
    Oh? Sul serio? Quindi le ipotesi che al momento erano solo rimaste tali stavano per tramutarsi in realtà? Inutile dire che era curioso e non poco al riguardo.
    «Come funziona, se posso chiedere?»
    Se era un Quirk legato alla pittura il ragazzo era così bravo grazie ad esso oppure aveva cominciato ad esercitarsi, da bambino, per poterlo sfruttare al meglio? In entrambi i casi era una prospettiva interessante.
    Agitò appena una mano come a dirgli di non preoccuparsi, di certo non si era offeso né l'altro aveva il dovere di scusarsi e poi si ritrovò a riflettere sulle parole del giovane che aveva ripreso a spandere colore sul foglio.
    "La realtà è bella da rappresentare ma è ancora più bella se aggiungi qualcosa di tuo. E' qualcosa che ho imparato solo di recente."
    Rimase un attimo ad osservare il suo operato, chiedendosi qualche processo o percorso personale avesse portato il ragazzo a comprendere una cosa simile.
    «Credo che queste parole valgano per tutto, se ci si mette d'impegno ed emerge la passione in ciò che si fa, i risultati sono migliori per sé e per gli altri.»
    Era anche per quello che aveva seguito le proprie inclinazioni personali, preferendo una vita di incognite e poche certezze, ma con un lavoro che amava.
    «Potresti lanciare un trend, diventare il precursore di quella che magari diventerà una nuova ed importantissima corrente artistica in cui realismo e fantastico si mescolano in modo coerente... e io potrò vantare di aver conosciuto il suo fondatore.»
    Spazzò via un inesistente granello di polvere dalla camicia candida come a darsi aria di importanza anche se era palese che stesse scherzando, e poi guardò l'altro realizzando una cosa.
    «Non mi sono presentato, che scortesia, sono Desmond, piacere.»
    Chinò il capo, oramai era diventato bravo a non tendere la mano agli altri com'era abituato.
     
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    Lui invece a cose del genere ci aveva già pensato, in effetti. Il suo Quirk poteva essere sfruttato in modo simile, in fondo: per il mondo dell'arte e dello spettacolo. Ma non era mai stato una persona adatta ad attirare l'attenzione su se stesso in questo modo e... non era qualcosa che poteva aiutare qualcuno. No, il suo obiettivo era diventato uno molto diverso dal giorno in cui suo padre era stato derubato.
    Sorrise piano verso Desmond, osservandolo meglio quando parlò delle potenzialità di un quirk del genere per un eroe, annuendo e trovandosi d'accordo con l'altro ragazzo.
    < Salverebbe sicuramente tante persone. Ma credo valga per qualunque persona abbia un quirk in grado di manovrare...un elemento, ecco. Pensa a qualcuno in grado di manovrare il fuoco: salverebbe tante persone da incendi dolosi o altro.> Si fece leggermente esitante subito dopo, corrugando leggermente la fronte. < Certo...dipende sempre quanto si è in grado di utilizzarlo, il proprio Quirk.> Ed era anche il problema che riguardava Takeru stesso, in realtà. Si era limitato a far crescere le sue capacità di disegnare, pensando che portando in vita i suoi disegni erano quelle da dover sviluppare. Ma era altro che doveva sviluppare per utilizzare al meglio il suo Quirk, e se n'era accorto troppo tardi.

    «Come funziona, se posso chiedere?»


    La domanda altrui la accolse con una sorta di smorfia tranquilla e serena, per quanto il tono utilizzato sembrava un pò esitante e in imbarazzo nella risposta altrui.
    < Sono in grado di far prendere vita a parte dei disegni in acquarello. O agli acquarelli in genere. Non so perchè non funzioni con altro. Forse è qualcosa con l'acqua mischiata ai pigmenti....> Cercò di spiegare, alzando la mano con il pennello e indicando il resto dell'attrezzatura che utilizzava per dipingere. Osservò nuovamente il quadro e poi la farfalla, lo sguardo indeciso su qualcosa, la fronte leggermente corrugata.
    Se doveva prendere per buone le elucubrazioni sue e di Desmond di poco prima, era come se facesse passare qualcosa dal mondo del disegno al loro mondo, in fondo?
    Era una teoria interessante, anche se lo dipingeva più come un quirk di passaggio, il suo.

    «Credo che queste parole valgano per tutto, se ci si mette d'impegno ed emerge la passione in ciò che si fa, i risultati sono migliori per sé e per gli altri.»


    Annuì piano, ancora osservando il disegno, per poi girarsi leggermente verso Desmond. < Sì, almeno spero valgano per tutto. Un mondo in cui la passione è la discriminante per avere risultati migliori è un mondo in cui vale la pena vivere. Almeno per me. No?> Sembrò chiedere, perso un secondo nei suoi pensieri, il tono basso e leggero come sempre.
    Perchè non valeva per tutti: sua madre odiava il suo lavoro. O almeno diceva di odiarlo: Takeru aveva imparato che forse non era la stessa cosa, riguardo sua madre. Erano discorsi troppo profondi, in realtà, per farli con uno sconosciuto in un parco: ma Desmond aveva preso Takeru in un momento di concentrazione ed era così abituato a non poterli fare a casa che un pò si stava sfogando con il povero Desmond, lasciando libera la mente e i suoi pensieri per un attimo.
    < Tu hai un hobby in particolare? Qualcosa che ti rende felice fare?> Gli chiese poi, allontanando lo sguardo finalmente dal disegno, il dito ancora che tocca il disegno.

    Quando l'altro parlò della corrente artistica sembrò prenderlo decisamente di sorpresa e Takeru rise piano, una risata bassa e leggera, rivolgendo un sorriso più ampio verso Desmond. < Dubito succeda. Ma se sarà così non mi dimenticherò di citare nella mia prima intervista il primo che mi ha ispirato in questa nuova corrente.> Annuì semplicemente, indicandolo con il capo, per poi socchiudere la bocca stupito quando l'altro si presentò a lui.

    < A-ah. Giusto. Perdonami. Io sono Takeru Himawari, piacere di conoscerti.> Si presentò un pò formale, abbassando il capo verso Desmond un secondo, il volto un pò più serio nel presentarsi. Cercò di nuovo di guardare il disegno e fece un piccolo sospiro, lieve.
    < Vediamo com'è venuta, allora.> Non sembrava convintissimo, dal tono di voce, che era un pò più insicuro ed esitante di quello di prima.
    Le dita andarono a toccare le parti del disegno con la farfalla e, proprio quando Takeru ritirava la mano, la farfalla....uscì dal disegno. Lo fece delicatamente, come se fosse normale e in maniera fluida, sbattendo le ali e volando in giro con le proprie ali, il corpo dorato e qualche segno di azzurro, di verde e di altri colori sulle ali. I contorni della farfalla rimanevano un pò sfocati, come se effettivamente il colore utilizzato fosse più diluito: solo il corpo sembrava più preciso.

    Takeru alzò la mano senza il pennello e alzò il dito indice, dove andò a posarsi la farfalla dorata. Lo sguardo che Takeru diede alla farfalla era quasi inespressivo, la testa leggermente inclinata verso di lei. La farfalla continuò ad agitare le ali, però, mentre stava ferma sul suo dito.



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    QUI la farfalla, anche se i colori sono leggermente diversi!
     
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    Si ritrovò ad annuire di fronte alle parole del ragazzo, soprattutto per la parte che riguardava la capacità di utilizzare il proprio Quirk: uno poteva disporre dell'unicità potenzialmente più forte al mondo, ma se non la sapeva utilizzare non era più utile di un qualsiasi cittadino.
    «Credo che qualsiasi Quirk possa risultare utile per aiutare gli altri, se utilizzato in modo... differente dal solito» Potevano indirizzare la discussione come volevano, ma alla fine arrivavano sempre a parlare di fantasia e creatività «Come hai detto tu una persona che sa manipolare le fiamme potrebbe essere utile in caso di incendio, eppure di per sé è una unicità estremamente distruttiva e teoricamente portata per l'attacco.»
    Quando poi l'altro rispose alla sua domanda, illustrandogli la natura del proprio Quirk, Desmond lo guardò per un attimo, sorpreso.
    «Ma è bellissimo» Non lo diceva tanto per fargli un piacere, era seriamente una capacità che trovava incredibilmente originale e dal potenziale espressivo enorme, utilizzabile in diversi campi che peraltro comprendevano quelli già discussi «Poi tu sei bravo, immagino sia piacevole essere circondati da bei fiori ad acquerello o farfalle colorate.»
    Era comprensibile che Quirk e capacità creativa si fossero sviluppati di pari passo, che magari il giovane poteva essere interessato al disegno sin da piccolo e scoprire di avere una simile capacità lo avesse spronato a migliorare.
    «Se io avessi un Quirk come il tuo sarebbe un disastro» Si ritrovò a realizzare all'improvviso «Darei vita a mostri orribili, terrorizzando i bambini e facendo venire gli incubi alle persone... però potrei essere un ottimo Villain, con una carriera praticamente scritta e un nome evocativo tipo... uhm, Nightmare Fuel o Alptraum
    Il terrore della notte e del sonno tranquillo, da Villain in piena regola.
    «A proposito di mostri, hai mai pensato di utilizzare il tuo Quirk per animare le feste di Halloween?» Quella sì che era un'applicazione grandiosa, senza contare che-- venne colto da un'idea improvvisa, modestamente geniale «Oppure per rendere più interessanti i laboratori di lettura creativa? Animando ciò che compare all'interno della storia è più facile attirare la già scarsa attenzione dei bambini.»
    I suoi giovani allievi dell'ospedale avrebbero adorato una cosa del genere, coinvolgere il ragazzo in un progetto simile poteva essere estremamente interessante per tutti.
    "Un mondo in cui la passione è la discriminante per avere risultati migliori è un mondo in cui vale la pena vivere. Almeno per me. No?"
    Si aprì in un sorriso.
    «Mi trovi assolutamente d'accordo.»
    E cosa gli piaceva fare? Cosa lo rendeva felice? Era un uomo semplice dai desideri poco complessi, chissà se la sua risposta avrebbe soddisfatto la curiosità dell'altro.
    «Potrà sembrare banale, ma mi piace leggere e più il libro è interessante e meno mi accorgo del tempo che passa» Quante volte gli era capitato di perdersi nella lettura, isolandosi completamente dal mondo esterno «Mi piace camminare, scopro aspetti sempre diversi di Tokyo e ogni tanto incontro persone interessanti con cui chiacchierare.»
    Il riferimento a Takeru stesso era ovvio, altrimenti non si sarebbe fermato lì con lui.
    «Poi ci sono delle persone a cui tengo molto ed è importante passare del tempo con loro.»
    Era difficile dare una definizione di felicità, stabilire cosa lo rendeva veramente felice, eppure nella propria semplicità di persona normale che fa cose normali, nonostante gli impegni poter passare del tempo con le persone che amava era ciò che probabilmente preferiva. Aiutava Shiori a cucinare (lei non aveva ancora perso la speranza che Desmond imparasse come si deve, prima o poi), parlava di politica con Daisuke, svolgeva il proprio "lavoro" di Vigilante con Shinjiro e recentemente a quella piccolissima cerchia di persone speciali si era aggiunto anche Jason con gli spettacoli a teatro e le serate di pigrizia guardando un film.
    «Sono una persona banale» Disse infine stringendosi nelle spalle, come per scusarsi per le risposte poco emozionanti «Che cosa rende felice te, invece?»
    Era giusto ricambiare la domanda, curioso com'era, poi poteva ricevere risposte sorprendenti.
    Ricambiò il sorriso dell'altro, chinando il capo come per ringraziarlo del grande onore in caso di intervista, ma successivamente la sua attenzione venne attirata dai gesti del giovane, che utilizzando la propria unicità aveva appena... fatto uscire la farfalla dipinta dal foglio, invitandola a posarsi sul suo dito.
    «Incredibile.»
    Mormorò con un filo di voce, guardando quello spettacolo con il candore e la meraviglia di un bambino.
    Nel corso della propria vita aveva incontrato tante persone diverse con Quirk diversi: alcuni avevano applicazioni inimmaginabili, utili sul lavoro e nella vita quotidiana, altri erano talmente strani da suscitare meraviglia, c'erano quelli tanto particolari da risultare inutili e altri ancora come quello di Takeru, che sembravano legati a ciò che è bello e basta.
     
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    Incrociò lo sguardo dell'altro alle sue parole e annuì con una certa forza, lo sguardo ancora leggermente concentrato. Sì, arrivavano sempre a parlare di fantasia e creatività. Ma non valeva un pò per tutti i quirk, il discorso che stavano facendo?
    <il problema è capire come. Potenzialmente sono sicuro che i quirk di ognuno possano essere usati in modi diversi dal modo più...immediato, diciamo.> Il tono era ancora basso, parlando quasi tra sè. <Ma ci vuole un ottimo controllo sul proprio quirk per poterlo fare. Non è così facile come sembra: a volte è più semplice gettarsi su quello che sai fare.>
    Alla reazione dell'altro sul proprio Quirk un sorriso più ampio e forse un pò più sincero degli altri fece capolino sul volto di Takeru, senza commentare fino a quando non sentì la versione di Desmond con il suo potere, che gli strappò una risata bassa e una smorfia più divertita.
    <Mi sopravvaluti. Quando ero piccolo il mio primo utilizzo del quirk è stato dare vita a scarabocchi e spaventare la mia intera famiglia.> Puntualizzò, con un alzarsi lieve del capo e un'occhiata più rilassata verso Desmond. <Ho imparato a disegnare e a dipingere con il tempo. Ho anche frequentato una scuola d'arte, per imparare a disegnare e a dipingere sempre meglio. Altrimenti anche io sarei diventato probabilmente uno di quei cattivi che spaventano i bambini la notte.> Scherzava, posando ancora una volta il pennello da parte. <Ma ho sempre amato disegnare. Non so se è stato per via del Quirk o...è sempre stato così.> Riprese, parlando a voce leggermente più alta.
    Era così, infatti: non sapeva definire quando la sua passione per la pittura e i colori era iniziata e quando si era reso conto del suo Quirk. Dove iniziava uno e finiva l'altro. Probabilmente il primo aveva portato all'altro o viceversa.

    «A proposito di mostri, hai mai pensato di utilizzare il tuo Quirk per animare le feste di Halloween?»

    La domanda di Desmond lo lasciò con uno sguardo confuso e la bocca semi-aperta, in una muto silenzio. Anche la seconda proposta sembrò lasciarlo confuso, guardando da Desmond al suo disegno e ai suoi acquarelli. < Potrei farlo, non è vero?> Sussurrò, semplicemente. < No, non ci avevo mai pensato, in realtà. Non sono un grande fan delle feste, in generale, e al momento non so utilizzare il mio Quirk al meglio. Non riesco a far allontanare le figure che creo di molti metri e a generarne più d'una.> Gli spiegò, annuendo piano con la testa. < Però sono buonissime idee. Perchè no?>
    Era strano che non aveva pensato a niente del genere, prima d'ora. Il suo passato era costellato di lui all'interno della sua stanza o in aula, a disegnare. Ma anche se quell'idea erano geniali... sapeva che non era quello il modo in cui avrebbe sfruttato a pieno i suoi poteri. Anche se poteva essere un modo per guadagnare qualche soldo nel frattempo che avrebbe frequentato l'accademia, perchè no? Erano delle idee sicuramente valide.

    Quando parlò di cosa lo faceva felice il ragazzo lo ascoltò con molta attenzione, fissando il volto di Desmond e senza interromperlo, prima di annuire piano alla frase sul camminare in giro.

    «Sono una persona banale»

    Lì Takeru sembrò scuotere la testa piano, interrompendolo. < Non mi sembra. Credo che non esista qualcosa di banale, in ciò che ci fa stare bene. Siamo spesso influenzati dai racconti in cui la felicità si raccoglie in eventi super spettacolari... in realtà se si riesce a trovare come essere felici nel piccolo di tutti i giorni, è più efficace.> Parlare con Desmond evidentemente lo rendeva ancora più pesante e profondo del solito nei discorsi, senza rendersene conto e parlando a ruota libera, senza limitarsi come al solito. Almeno, finchè Desmond non gli farà rendere conto che esagera: cosa che a casa di Takeru succedeva abbastanza spesso.
    Alla domanda su quando è felice lui lo può vedere annuire, guardando poi anche il disegno davanti.
    < Dipingere.> Ammise. <Disegnare e dipingere è una delle cose che mi rende felice. Nella mia stanza, o dipingere qualcosa di bello che vedo in giro. Mi rilassa e mi fa stare bene. E' un pò triste per alcuni ma...> Tornò ad osservare Desmond, con un lieve sorriso. <...spesso le attività che mi fanno più felice le faccio da solo. Anche a me piace leggere, anche se spesso leggo libri di arte. Mi piace anche semplicemente osservare bei paesaggi o posti che poi posso fissare alla memoria per dipingerli.>


    Quando finalmente la farfalla compare la tenne sulla mano, osservandola, per poi sentire il commento dell'altro vicino. Alzò la mano e la farfalla iniziò a volteggiare attorno Desmond e Takeru. < Non è male.> Commentava, tra sè, prima di girarsi verso Desmond. <Il problema del mio Quirk è che non posso tenerla qui per moltissimo. E...dopo che il mio Quirk ha effetto...> Indicò il disegno subito dopo. <...non può più tornare nel disegno. Diventa pigmenti e acqua, che si scioglie nell'aria. Mi piacerebbe imparare a gestire meglio il mio quirk per tornare a riportare tutto nel disegno.>
    Per motivi in realtà non solo di bellezza: se doveva usare il suo Quirk per salvare le persone, dover disegnare più volte qualcosa significava girare per la città con mille fogli da disegno e passare le giornate a disegnare più volte la stessa cosa. Non era utile, non era pratico. Ma non aveva altra scelta per il momento: se voleva fare veramente l'eroe, doveva ideare metodi sempre diversi per usare il suo quirk per aiutare gli altri.



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    QUI la farfalla, anche se i colori sono leggermente diversi!
     
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    Desmond P. Archisorte
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    Capiva perfettamente le parole dell'altro poiché in qualche modo rientravano nella sua esperienza personale: non era molto tempo che aveva deciso di imparare ad utilizzare come si deve il proprio Quirk e mentre all'inizio si era concentrato sugli effetti base dello stesso, manipolando le gocce di sangue in modo un po' grossolano ed impacciato, con la pratica (e le padellate di Shinjiro) aveva cominciato a pensare a nuove modalità d'utilizzo decisamente più raffinate.
    Quando Takeru gli raccontò il primo utilizzo della propria unicità, non riuscì a trattenere una mezza risata divertita immaginando la scena ed il panico dei presenti che si erano ritrovati in giro per casa degli autentici scarabocchi vaganti.
    «Probabilmente entrambe le cose, ti piaceva disegnare e scoprire di avere un simile Quirk ti ha spronato ulteriormente ad imparare ed approfondire ciò che già amavi.»
    Anche se l'idea del Villain che terrorizza la popolazione con disegni deformi e senza nozione dell'anatomia era divertente.
    "Potrei farlo, non è vero?"
    Ecco, quella era una domanda un po' spinosa... in teoria no, senza un'autorizzazione, un patentino o la licenza di una delle scuole di eroismo, ma in pratica... in una festa privata nessuno avrebbe detto niente, mentre lavorando ipoteticamente all'ospedale se ne poteva parlare con chi di dovere.
    «Faccio il volontario per 30MIN, sostanzialmente insegno l'inglese ai bambini dotati di Nega-Quirk... hai presente? Quelle unicità che anziché rendere la nostra vita più interessante, la complicano con malattie strane o pericolose» Posò lo sguardo sulla farfalla che volteggiava attorno a loro, assorto «Magari non ti interessa e non te ne faccio una colpa, avrai sicuramente altro a cui pensare, ma se volessi fare qualcosa per gli altri, animando i personaggi delle storie o semplicemente rendendo un po' meno monotone le giornate di quei bambini, puoi contattarmi.»
    Estrasse un porta biglietti da visita da una delle tasche interne dello zaino e gliene porse uno: di cartoncino bianco con un bordino bordeaux e le scritte nere, era un banalissimo biglietto da visita che riportava il suo nome completo, la professione – archeologo –, la mail e il numero di cellulare.
    «Prenditi tutto il tempo che vuoi, impara a gestire il tuo Quirk e prendi confidenza con esso, se l'idea ti piace...» Si strinse nelle spalle, sorridendo appena «Sono sicuro che qualcuno ai piani alti compilerà abbastanza scartoffie da permetterti di usarlo.»
    Come volontario non l'avrebbero pagato, ma solo quella mattina l'avevano chiamato per confermare il suo posto al Kokugakuin University Museum e dunque, con uno stipendio, avrebbe potuto usare parte di esso per dare ciò che spettava a Takeru.
    Gli sembrava un buon compromesso, si era iscritto al servizio di volontariato per mettere a tacere il senso di colpa dopo la visita a PL e Hisashi e aveva inevitabilmente finito per affezionarsi ai suoi piccoli allievi.
    "Siamo spesso influenzati dai racconti in cui la felicità si raccoglie in eventi super spettacolari... in realtà se si riesce a trovare come essere felici nel piccolo di tutti i giorni, è più efficace."
    Sentendo quelle parole, si ritrovò a guardare con una certa sorpresa il ragazzo.
    Era... incredibilmente maturo per la sua età, ma non poteva dargli torto, o almeno era ciò che aveva compreso da sé nel corso del tempo. Al di là di quelle scorribande notturne che erano nate come un modo per mettere a tacere la propria coscienza sporca e che erano diventate parte della propria quotidianità, il resto della sua vita era tranquillo, banale e quasi noioso e gli andava benissimo così.
    Era troppo pigro per desiderare una vita movimentata.
    «Mi fa piacere che ci sia qualcuno che la pensa così, la routine è troppo sottovalutata.»
    E non gli avrebbe mai dato del pesante, invitandolo a cambiare discorso, per il semplice fatto che Desmond stesso adorava perdersi in discorsi pseudofilosofici e dunque oltre a perdere un interessante spunto di discussione, sarebbe risultato alquanto ipocrita.
    «Oh, è un po' triste che non possa tornare nel disegno.»
    Era una cosa strana, ma sapere che quella farfalla nata su un foglio sarebbe morta dissolvendosi nell'aria in un altro mondo – il loro – era... triste, sì.
    «O magari è contenta perché ha potuto vedere qualcosa di nuovo.»
    Non doveva dare nulla per scontato, magari era una creatura avventuriera.
    In ogni caso con una Abilità un po' di pratica sarebbe stato in grado di risolvere il problema, no?


    Se l'idea ti piace (sentiti liberissimo di rifiutare, in caso contrario), quando avrai tempo/voglia/il pg avrà capito come utilizzare al meglio il Quirk, puoi considerare la proposta di Desmond una vera e propria offerta per una role futura come volontari per 30MIN~
     
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    Ascoltò le parole di Desmond sulla crescita del proprio quirk annuendo semplicemente, piano, per poi farsi più interessato quando l'altro parlava del fare il volontario per 30MIN, socchiudendo la bocca e ascoltandolo.
    Annuì velocemente, di nuovo, al parlare dei NegaQuirk. Sì, li conosceva. Per lui era stato un pò uno shock ascoltare dei NegaQuirk, tempo fa: era sempre stato convinto che i quirk potessero aiutare la persona, non complicarla. Lui era stato fortunato, come diceva Desmond la sua unicità si era sviluppata con il suo talento e non aveva avuto conseguenze se non sviluppare la propria unicità e la propria creatività. C'erano persone che non erano state altrettanto fortunate.
    La farfalla continuava a volteggiare loro intorno mentre Takeru osservava ancora Desmond, senza rispondere subito. Quando l'altro gli porse il biglietto da visita lo prese lentamente, guardandolo meglio.
    < Non ci ho mai pensato.> Ammise, come poco prima. < Ma...aiutare persone come loro sarebbe bello, in realtà. Non ho mai condiviso molto il mio Quirk, neanche alla scuola d'arte, e...usarlo per aiutare altri a stare meglio è uno dei miei obiettivi. Ti ringrazio per la proposta, mi piacerebbe.> Risponde, serio e sicuro, andando di nuovo ad osservare il biglietto da visita.
    Ed era vero: il suo voler diventare un eroe era strettamente legato ad aiutare gli altri. E se poteva aiutarli anche emotivamente, oltre che concretamente...poteva essere sicuramente una buona idea. Faceva parte del suo ideale di eroe, in fondo: salvare le persone dalle difficoltà, anche della vita di tutti i giorni.
    Ma prima di fare anche quello, doveva migliorare.

    < Archeologo?> Sembrò domandare verso Desmond, lo sguardo leggermente curioso, senza domandare altro.
    Sembrò agitare una mano, come a chiamare la farfalla, e quella sembrò poggiarsi sulla sua spalla per un momento, continuando ad agitare le ali.
    Quando parlarono della routine Takeru annuì, nuovamente. < Ho un fratello che è palesemente in disaccordo con questa teoria, in realtà.> Confessò, guardando ancora verso il punto dove c'era l'albero che non sarebbe dovuto esserci. < Mi dice sempre di dover fare qualcosa di più attivo, per essere contento.>
    Che era un eufemismo, in realtà: le discussioni di suo fratello era più sul lamentarsi di avere un fratello silenzioso che se ne stava più per i fatti suoi che per altro. Anche se, dopo la candidatura alla Yuuei, aveva percepito un certo cambiamento.
    Stava evidentemente bene a parlare di quelle cose con Desmond, altrimenti non avrebbe accennato a suo fratello o alla sua famiglia. Si sorprese a pensarlo subito dopo.

    Quando parlarono della farfalla fece una smorfia un pò assente, prima di tornare a parlare a Desmond.
    < Forse è contenta, sì. Al momento la mia corrente artistica è più vicina a quelle esperenziali, come vedi.> Scherzò piano, anche se con un semplice sorriso lieve. < Creo qualcosa che vive i suoi attimi in questo mondo e poi...si dissolve piano.>
    Sì spendendo punti esperienza tanto impegno e perseveranza sicuramente era qualcos'altro da migliorare. Per praticità, più che altro: non poteva girare per tutta la città con mille disegni della stessa cosa, per usarla contro i criminali. O, peggio, rimanere senza forme da rendere reali nel mondo reale.


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    L'idea mi piace un sacchissimo!
     
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