Stringersi la mano con i palmi sudati

Role -- Masami Takahashi (Dual) x Miyasato Oshima (Stan)

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    DualSlayerBlade Spero ti piacciano le paranoie interiori.

    È il primo PG che tento di ruolare in questo "stile" quindi mi scuso in anticipo per il cringe ovunque questo possa manifestarsi. Possibile mi ci vorrà qualche post per capirne bene i punti di forza e quelli invece più deboli~
    Miyasato Oshima
    Che ansia, però.

    Non abito manco troppo lontano dalla scuola – anche se più che "scuola" la definirei un quartiere a se stante – però tutto il viaggio in autobus è stato interminabile. Io, che di solito tengo sempre le cuffie alle orecchie, me le son dovute abbassare perché anche soltanto la musica mi stava mandando in overload di sensi. Son rimasto tutto il viaggio con li auricolari penzolanti al collo e la faccia tra le dita, battendo il piede come la coda d'un castoro. Sicuro la gente vedeva un maniaco.

    Inutile dire che ho pensato di prenotare e scendere una decina di volte minimo. Tornare a casa dove non sono attanagliato da tutto questo stress. In generale faccio schifo a gestire l'ansia da prestazione di qualsiasi tipo, l'idea di dover andare alla UA e presentarmi davanti a tutta la classe come "quello nuovo"...

    Sudore e palpitazioni.

    E non solo quello nuovo ma anche quello raccomandato. Dovrei dirlo come prima cosa mentre mi presento? Mettere le mani avanti? Così temo starei già sulle balle a tutti alla prima ora manco dandogli l'opportunità di odiarmi con il tempo. Però non voglio nemmeno mentire e dire che ci sono arrivato con le mie abilità, insinuare d'essere al loro stesso livello...

    Nel dubbio si spera nessuno mi chieda del mio esame. Mai.

    Il bus non si è schiantato facendomi fuori, i miei genitori non mi hanno chiamato per dirmi che era tutto uno scherzo, non mi sono risvegliato scoprendo d'esser solo un cane dalla fervida immaginazione... Sono effettivamente sceso alla mia fermata.

    Le preghiere sono davvero inutili.

    Ormai ho mobilitato troppa gente per entrare in sta scuola, tutta la famiglia l'ha detto entusiasmata ad amici e conoscenti, mia sorella l'ha persino annunciato in un Vlog mannaggia a lei. Disdire il tutto al primissimo giorno sarebbe una mossa enormemente infame... Come minimo dovrei aspettare la fine della settimana.

    Eccomi qua come mio solito. Prima voglio qualcosa e poi mi viene il blocco quando effettivamente la sto per ottenere. L'ho voluto io essere Hero, cribbio! E ora a malapena riesco a camminare dal tremore alle gambe, che tristezza d'Aspirante Eroe, di uno studente che si merita di essere in questa scuola ho soltanto l'uniforme.

    Questa uniforme sarebbe potuta andare a qualcun altro. Qualcuno che veramente avrebbe la stoffa, non uno come me che è qui soltanto perché è un complessato capriccioso. Oddio magari ho infranto per sempre i sogni di qualcuno rubandogli il posto...

    Ok, direi che sto cominciando a calmarmi. Quando mi tornano questo tipo di paranoie significa che non ho più la mente occupata dallo stress e il panico più totale. Onestamente non so quale dei due stati d'essere sia peggio.

    M'infilo l'auricolare destro e subito mi entra in orecchio la playlist che nel mio attacco d'ansia non ho mai fermato. Dog Days Are Over -- Florence + The Machine... No, per nulla. I dog days sono appena cominciati, me lo sento. Mi serve qualcosa di decisamente meno ottimista. Hard Times -- Paramore, già molto meglio.

    Supero la famosa barriera che delimita l'Istituto tenendomi stretto il badge. Da una parte sperando non venga tranciato dai sistemi di sicurezza, dall'altra quasi volendo succedesse. Se mi bloccano l'ingresso posso dire di averci almeno provato, no? Non è colpa mia se non è andata bene.

    Ma anche per quella non c'è nulla da fare, passo senza problemi.

    Ora... Sono nella 1B. Il telefono mi dice 08:20 quindi dovrei aver il tempo giusto per arrivare entro l'inizio delle lezioni, anche perché arrivo sempre in anticipo siccome preferisco aspettare anche due ore piuttosto che tardare di dieci minuti. Devo soltanto trovare l'edificio delle classi e–....

    Oh no.

    Oh nooooooo.

    LA BOLLETTA DELLA SIM. HO DIMENTICATO DI FARE IL TOP-UP. MA PERCHÉ SONO COSÌ IMBECILLE??

    Io mi affidavo all'app della scuola per le indicazioni. Diamine perché non me le sono scaricate?? Sono proprio un idiota, mi vengono imprecazioni in lingue che manco conosco. Ho ventimila giga solo di canzoni scaricate e non avevo spazio per scaricarmi tutto offline?? AAAAAAAHHHHH.

    Ok. Ok. Ok. L'Edificio in cui sono entrato contiene le classi, sicuro seguendo i cartelli e le frecce troverò quel che mi serve, no? Mi basta trovare la sezione delle aule, e poi la mia aula, semplice.

    Una persona con meno preoccupazioni sociali di me partirebbe in uno sprint o almeno una marcia sostenuta, ma con tutti questi studenti per i corridoi mi sentirei gli occhi di tutti addosso. Devo per forza fingere vada tutto bene e continuare a camminare normale, mani nelle tasche, evitando il contatto visivo con chiunque...

    ...

    MA DOV'È STA CLASSE?? Sono io che sono stupido?? Probabilmente sì, ora che me lo chiedo espressamente. Guardo ancora il telefono e sono le 08:30. Oddio oddio oddio oddio.

    Ho vagato dieci minuti avanti e indietro per corridoi, su e giù per le scale, setacciato tutti i piani che son riuscito in cerca della 1B, e nulla. Ma ci dev'essere per forza sono soltanto io ad essere idiota e non riuscire a trovarla.

    Nella fretta manco ho avuto il tempo o la testa di effettivamente apprezzare quel che mi sta attorno. Sono alla UA. Non è cosa comune trovarsi dietro queste mura, esserne parte dell'ecosistema, vedere studenti andare e venire tutt'attorno ed essere effettivamente uno di loro... Ecco! Gli studenti, ce ne sarà uno che può aiutarmi a trovare la 1B no?

    Basta fermare qualcuno e chiedergli rapidamente delle informa– Ma chi voglio prendere in giro. Io che vado a fermare qualcuno?? Già a malapena riuscirò a parlare con i miei compagni e dovrei attaccar bottone disturbando una persona a caso che sta andando da qualche parte, presumibilmente la loro classe?

    Non sarei me se riuscissi in un'impresa come questa... Forse la scuola offre una rete Wi-Fi? Potrei andare online con quella, e ottenere così le indicazioni. Sì, deve funzionare, il tempo scorre!

    Mi metto schiena al muro in uno dei tanti corridoi e chino il capo sullo smartphone. Tento e fallisco miseramente di non far vedere il mio nervosismo. Le dita che non riescono bene a centrare il bersaglio di ogni tocco, i piedi che continuano a muoversi su e giù come posseduti, le labbra che mi sto mordendo come volesi spezzarle.

    Davanti passano uno studente dopo l'altro, e ogni faccia che entra e svanisce dalla mia visuale periferica è una persona a cui avrei potuto chiedere normalmente. E sarebbe così facile... Ma non ci riesco. Soltanto pensarci mi annoda la gola.

    Speriamo in quella Wi-Fi scolastica.

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    Masami Takahashi
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    Una giornata come tante altre, nulla di nuovo nella routine ferrea del giovane Masami. Inizialmente il cambio di stagione lo aveva costretto a fare qualche cambio, non era abituato alla temperatura afosa che la capitale nipponica poteva raggiungere, d'altronde non era a Tokyo da così tanto tempo, e ad Asahikawa le temperature non superavano mai una certa quota. Dopo poco più di una settimana però, si era abituato. Aveva scelto il metodo migliore per evitare i problemi causati dal caldo, modificare la routine che aveva seguito da quando era arrivato, in un qualcosa di più adatto alla situazione attuale. Il caldo gli dava problemi a dormire, perciò aveva ridotto la quantità di ore, cercando di pareggiare la mancanza di energie con una qualità del sonno maggiore. Probabilmente era una pessima idea, ma abitava in un appartamento, e la sua camera da letto/soggiorno aveva solamente un balconcino per far rinfrescare l'aria. La soluzione più facile sarebbe stata quella di comprarsi un ventilatore, ma il sedicenne non li aveva mai apprezzati, e le poche volte che li aveva usati mentre dormiva, si era risvegliato male.
    In ogni caso, aveva iniziato a svegliarsi prima, ancora prima di quanto facesse normalmente, e ciò gli dava la possibilità di arrivare prima sul terreno scolastico. Non era una persona che ricercava la puntualità in maniera estrema. Apprezzava però, la possibilità di seguire in modo perfetto la sua schedule, e quindi evitava di arrivare troppo in anticipo, e sia mai in ritardo. In questi casi però, avendo effettivamente tempo da perdere, gli sembrava inutile rimanere con le mani in mano. Sì, perdeva qualche minuto in più a coccolare Tofu, e magari si faceva una colazione un poco più elaborata, però alla fine dei conti non riusciva mai a colmare pienamente quel tempo libero. Inizialmente gli era balzata in testa l'idea di fare altro esercizio, ma aveva paura di arrivare poi troppo stanco alle lezioni, una cosa che avrebbe reso il resto della giornata meno producente. D'altronde, ciò che non comprendeva a lezione, doveva comprenderlo con lo studio, e ciò rischiava di fargli perdere più tempo del previsto.
    L'idea migliore, perlomeno tra quelle che aveva esaminato, era quella di studiare ulteriormente. E quale posto migliore per farlo se non la scuola in sé per sé. Poteva farlo nei bellissimi - ma soprattutto enormi - giardini, oppure poteva sfruttare il campus stesso, magari andando in libreria, in classe o qualcosa di quel tipo.
    Gli serviva davvero studiare più di quello che già facesse? Probabilmente no, aveva dei voti ottimi nelle materie che gli piacevano, e dei voti accettabili in quelle che lo attiravano meno. Ma impegnarsi di più non aveva mai ucciso nessuno, e brillare nei ranking accademici non avrebbe certamente fatto male alla sua fame di fama.
    E così, indossando la scomodo ma necessaria uniforme grigia ed ottone, il viaggio di Masami verso la scuola iniziò, decisamente prima di quanto avrebbe fatto normalmente. Era un viaggio abbastanza lungo, ma d'altronde la scuola era molto lontana dal centro città, e l'abitazione del sedicenne era a Bunkyo, il grande quartiere residenziale, nonché uno dei più vicini al centro città dopo Chiyoda, Chuo e Minato. Il viaggio, come quasi tutte le mattine, era coronato dalla musica occidentale che il ragazzo ascoltava, come quasi tutti i giovani giapponesi. Quanti fossero in grado di comprendere le parole all'interno delle canzoni poi, era una storia diversa. Sì, l'inglese non era tra le conoscenze ad ampia portata, sebbene fosse chiaro che il tempo stesse aiutando la sua espansione. In quella calda mattina estiva, il sedicenne aveva voglia di ascoltare qualcosa di energico, non era ben sicuro di cosa. Forse era meglio lasciar decidere all'applicazione che utilizzava per ascoltare la musica.
    Dopo circa una quarantina di minuti, l'ultima fermata del treno si parava davanti allo studente, che aveva passato gli ultimi tre quarti d'ora tra canzoni e la lettura di un romanzo fresco di stampa. Lo aveva comprato la settimana scorsa, e lo stava leggendo tutte le mattine nel viaggio di andata, e tutti i pomeriggi nel viaggio di ritorno. Faceva parte di un filone fantasy che aveva sempre apprezzato, l'autore sapeva mischiare miti reali e cose di totale fantasia in modo ammirevole, e ciò attirava molto l'interesse del ragazzo.
    Una volta a scuola, passò poco più di mezz'ora a studiare. Era rimasto leggermente indietro durante l'ultima lezione di Informatica, perciò scelse di rinfrescarsi la memoria con gli argomenti presenti sul testo scolastico. Aveva scelto un punto abbastanza isolato vicino alle palestre, si era seduto su una delle svariate panchine, e si era concentrato completamente nella lettura. Non gli faceva impazzire Informatica, sia per il professore, che per ciò che veniva insegnato, però doveva comunque cercare un punto di interesse in essa, altrimenti non avrebbe fatto altro che annoiarsi per tutte le lezioni future.
    Alle 8:25, i suoi auricolari bluetooth iniziarono a far suonare una breve sveglia, così da segnalare l'orario al ragazzo dai capelli di smeraldo, interropendo anche la musica che aveva apprezzato durante lo studio. Era ora di andare in classe, e anche con un margine di anticipo invidiabile. Le lezioni sarebbero iniziate dopo venti minuti, ed era più che abbastanza tempo per fare avanti e indietro due volte, ma perlomeno sarebbe stato in grado di evitare la grande massa di studenti che arrivavano in classe pochi minuti prima dell'inizio. Un grande numero di quest'ultimi era composto da quelli che abitavano nel campus scolastico, che una volta finito di mangiare si poteva dirigere direttamente in classe. Masami si sentiva estremamente fortunato, non sarebbe mai stato in grado di vivere così vicino alla scuola, aveva bisogno della sua libertà, e voleva anche sperimentare la vita da solo prima della maggiore età. E come dimenticare Tofu, non aveva mai controllato se gli alloggi scolastici accettassero gli animali, anche perché non era mai stato interessato ad utilizzarli.
    Camminando con relativa calma verso l'aula della 1B, indossando solamente un'auricolare su due, il ragazzo che torreggiava con i suoi centonovantaquattro centimetri d'altezza notò una scena particolare. Un ragazzino a dir poco basso - anche per i canoni del Sol Levante - che guardava in maniera ansiosa, quasi spaventata, il piccolo schermo del suo smartphone. Indossava la divisa della scuola, quindi era abbastanza chiaro che fosse uno degli studenti, la vera domanda era un'altra. In che sezione andava? Non poteva giudicarlo unicamente dall'altezza, non tutti i suoi senpai brillavano sotto quel punto di vista. Però una persona al terzo - o anche secondo - anno, non sarebbe andata in chiaro panico in uno dei tanti corridoi scolastici, per di più ad una distanza così ravvicinata dalle aule scolastiche. Che fosse un primino come lui? Magari era il suo primo giorno, o comunque la sua prima settimana, ed aveva realizzato solo ora quanto labirintica la UA potesse essere. Ci voleva poco tempo per abituarsi, però agli inizi anche Masami aveva avuto alcuni problemi ad orientarsi, sebbene stesse seguendo tutte le istruzioni e tutti i vari cartelli.
    Da un parte il cervello del sedicenne voleva passare oltre, ignorando bellamente quello sconosciuto, dall'altra però, non sapeva chi quella persona fosse. Non sarebbe stato male aiutare un qualcuno di importante, o magari anche uno dei tanti studenti dal futuro roseo. Seguire la logica o andare a sensazione? Seguendo la logica avrebbe stabilizzato l'immagine di persona responsabile ed amichevole che voleva creare, non sarebbe stato un effetto poi così negativo. Sì, avrebbe perso del tempo, ma quello non era certamente un'problema così grande.
    "Ehi, c'è qualcosa che non va? Ti vedo un po' spaesato..." - la voce bassa e tranquilla del ragazzo, che si era avvicinato lentamente al ragazzo dai capelli neri, era anche abbastanza amichevole.
    Il ragazzo dai capelli verdi, i quali - a causa del suo muoversi - stavano ondeggiando in tutta la loro lunghezza, dovette però piegarsi leggermente sulle sue ginocchia, così da poter osservare in volto lo studente dal nome sconosciuto che aveva davanti ai suoi occhi.

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    CITAZIONE
    Noto solo ora che ho lasciato livello ed età di Daisuke, my bad! Ho editato per aggiustarle.


    Edited by DualSlayerBlade - 12/7/2020, 22:06
     
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    Ecco. Proprio quello che non volevo, sentirmi gli occhi di qualcuno sopra. Ormai sono abituato a percepire se ho uno sguardo addosso, quasi come un sesto senso, anche se spesso sospetto sia soltanto io stesso a mettermi in soggezione. È un'abilità utile da avere però se stai sempre in ansia che la gente ti guardi e ti giudichi e stia ridendo di te. Tipo quella ragazzina che l'aveva appena superato ridendo sotto i baffi... Era davvero stato qualcosa al telefono a farla ridacchiare, o la divertiva vedermi così in ansia?

    Devo sembrare parecchio stupido... È per questo che il tizio dai capelli verdi si è soffermato su di me? Ce l'ho soltanto nella visuale periferica ma l'ho visto rallentare e rivolgersi in mia direzione. Fingo di non notarlo e rimango sul cellulare ma poi mi parla e quasi mi viene da morire.

    « E– E–... Ehi! »

    Ci metto un attimo a formare quelle tre lettere in maniera giusta, perché dal panico e la fretta la lingua s'è mossa prima che il cervello fosse pronto a comunicare. Mi sa che gli ho anche risposto prima d'alzare lo sguardo, giusto per tradire completamente che l'avessi già visto ma ignorato. Penserà che sono maleducato? No, al massimo solo strambo.

    « N– No! Io sono apposto! Tu?! »

    Cosa? Tu? Ma che modo è di rispondere a un totale sconosciuto?? La prima persona che trovo in sta scuola e già sto facendo la figura del tonto, calmati, dannazione! La cosa che mi da fastidio è non essere riuscito a nascondere meglio i miei problemi... Ora questo tizio si è preoccupato e si è fermato per darmi una mano (?), quando sicuro aveva qualcosa di meglio da fare.

    « Anzi, cioè, insomma, forse un po' spaesato lo sono, ahahahahahah! È il mio primo giorno! »

    Non c'è mai stata risata più finta e nervosa nella storia dell'umanità. Ora oltre che strambo e tonto sembro anche un maniaco psicotico. Ecco cosa succede quando cerco di sembrare normale in una conversazione... Però questo ragazzo si è fermato, già che ci sono posso provare a chiedergli qualcosa, no? Almeno importunerò solo lui e poi nessun altro, risolvendo il problema.

    « Dovrei andare alla classe 1B, però... Penso sia da queste parti? Forse? »

    L'altro studente è praticamente il mio opposto speculare. Alto, bello, dal tono pacato e il fare composto. D'istinto mi viene da pensare sia un mio Senpai, ma non sono bravo a distinguere le età così ad aspetto. Quelli più alti di me e più sicuri concludo subito siano più grandi... Ma praticamente tutti si qualificano in quei campi. Anche mia sorella quattordicenne...

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    Masami Takahashi
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    A dire il vero, Masami era abbastanza incerto sull'identità della persona che aveva scelto di "disturbare", a prima vista non sembrava nemmeno uno studente della scuola. Non che ci fosse uno standard medio da seguire, ovvio, però una persona si aspetterebbe un determinato tipo di fisico da un alunno della prestigiosa UA, era una delle scuole per eroi più importanti dell'intero Giappone alla fine. Che cosa aveva di spettacolare quel ragazzo però? Era parecchio basso, forse anche sotto la media nazionale, e non sembrava nemmeno troppo muscoloso, ma era possibile che i vestiti occultassero il suo fisico, nemmeno il ragazzo dai capelli verdi sembrava così muscoloso alla fine, sebbene sotto ai vestiti fosse ben più tonico e modellato della persona media. Che tutto il talento dell'altro "studente" si fosse riversato nel suo quirk? Era una cosa certamente possibile, una volta all'interno della scuola si imparava a non giudicare mai qualcuno dall'aspetto fisico, proprio perché le unicità potevano essere incognite di portata enorme. Ma davvero un quirk poteva sopperire completamente alla mancanza di una corporatura sviluppata? Se si voleva diventare importanti si aveva bisogno anche di un fisico in grado di seguire a ruota la propria unicità, anche perché non sempre ci sarebbe stata la certezza sull'utilizzo del proprio quirk. Che avrebbe fatto Masami se un possibile criminale - o anche rivale - avesse sfoggiato un potere in grado di rendere poco offensivi i suoi capelli? Probabilmente avrebbe fatto in modo di costringerlo in uno scontro fisico, così da poter provare a dominarlo sotto quell'aspetto. Che il quirk di quel ragazzo fosse così forte da non aver bisogno di quel supporto? Era una cosa strana sì, ma non impossibile.
    Vabbè, in ogni caso non sarebbe stato un problema. Era uno studente? Poteva provare a dargli una mano. Era un qualcuno di esterno alla scuola? Gli avrebbe gentilmente chiesto di andarsene. In entrambi i casi avrebbe fatto una figura più che decente con gli studenti che li circondavano, dimostrandosi superiore a tutti quelli che non avevano nemmeno provato ad interessarsi. Sì era un motivo decisamente egoistico, ma perché mai gli sarebbe dovuto importare di uno sconosciuto se non per la possibilità di guadagnare qualcosa dalle sue azioni. Nessuno poteva mentire, dicendo che non aveva mai agito con quell'idea in testa. L'egoismo fa parte dell'uomo, e Masami non era certamente l'unico essere umano in tutto il pianeta.
    Il ragazzo in questione però, non sembrava un granché interessante, probabilmente era lo stesso motivo per cui molti lo avevano ignorato. Già di base, a primo acchito, il suo aspetto non lo rendeva particolarmente unico, rispetto a tutte le altre persone che si potevano vedere all'interno dei corridoi scolastici. In secondo luogo poi, il suo comportamento lo faceva sembrare un qualcuno di particolarmente debole. La sua voce, il suo modo di muoversi ed anche le parole che usava. Erano tutti fattori che potevano facilmente collocare una persona a livello sociale. Sì, non sempre essere arrogante voleva dire essere forti, ma allo stesso tempo può darti un'aria di superiorità rispetto agli altri, una cosa che ti può decisamente rendere più notabile. Comportarsi come quell'altro studente invece, probabilmente non faceva altro che renderti ancora più ignorabile. Ma questo era il punto di vista di Masami, che non era certamente la persona più modesta e pacata della scuola.
    Quando la finta - fintissima - risata del ragazzo riecheggiò nell'aria, una breve smorfia di imbarazzo solcò il volto del sedicenne, una cosa che venne immediatamente allontana però. Non poteva essere maleducato, non ancora perlomeno. Non era piacevole ascoltare una risata così tanto finta però, sembrava davvero che lo stesse prendendo in giro, quasi come se fosse caduto in uno scherzo di cattivo gusto. Cosa che il ragazzo dai capelli verdi non avrebbe amato. Però, dopo pochi secondi, la rivelazione, una cosa che in realtà lo lasciò abbastanza soddisfatto, non avrebbe dovuto faticare poi così tanto per fare la persona educata, e magari lasciare una bella immagine negli occhi di svariate altre persone. Sembrava che quel ragazzo fosse effettivamente uno studente, e quello era il suo primo giorno in accademia. Ciò spiegava abbastanza il suo essere fuori-luogo, sebbene non fosse così tanto difficile orientarsi all'interno della scuola. Ed inoltre, gli sarebbe bastato accompagnarlo semplicemente in classe, che casualmente era la stessa in cui lui doveva andare. Che fortuna per davvero, non sarebbe stato bello doverlo accompagnare dall'altra parte dell'edificio, o tanto meno scoprire che non fosse parte della scuola.
    "Oh, anche io sono nella 1B. Non sapevo ci fosse qualcuno di nuovo però. Seguimi pure comunque, stavo andando in classe già di mio alla fine." - non stava mentendo, non lo sapeva davvero, non tanto perché i professori non facessero girare le notizie, quanto perché il suo interesse nei confronti dei suoi compagni non era poi così alto. Era più interessato ai suoi senpai, anche quelli dell'altra sezione, gli sembravano persone ben più interessanti con cui competere. In ogni caso però, non poteva nemmeno far totalmente finta di niente con i suoi compagni di corso, perciò ogni tanto doveva cercare di star dietro anche a loro, anche solo per mantenere la sua immagine di persona affidabile e simpatica - "Io sono Masami Takahashi comunque, tu?".
    Stava parlando senza nemmeno guardarsi indietro, sperando che l'altro ragazzo lo stesse seguendo ed anche ascoltando. La classe alla fine non era così tanto distante, ma c'era comunque tempo per scambiare due parole, sempre che l'altro fosse stato in vena di parlare.
    Dopo poco più di due minuti infatti, girando un paio di angoli ed andando sempre dritto, i due ragazzi sarebbero arrivati nell'aula principale della classe 1B, dopo aver superato vari laboratori ma anche altre aule. Non era poi così difficile da trovare, ma forse il panico da primo giorno di scuola aveva colpito l'altro studente con forza. Alcune persone erano troppo deboli per combattere lo stress, e si facevano assalire completamente dall'ansia, non era una cosa così tanto rara alla fine.

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    Miyasato Oshima
    Evinco d'aver fatto una seconda impressione anche peggio della prima, e non pensavo fosse manco possibile. L'espressione da imbarazzo di seconda mano del compagno la dice tutta... E "compagno" non solo di scuola ma di classe. Questo rende tutta la situazione qualcosa come tre volte peggio! Non ho manco il sollievo di pensare che per il resto della mia carriera studentesca potrò evitarlo se lo vedo per i corridoi.

    Me lo troverò tra i banchi, ogni giorno. E tutte le mattine penserà: "Ah, quello, mi ricordo quando ci siamo conosciuti... Quanto cringe."

    [INTERNAL SCREAMING]

    Soprattutto poi... Abbiamo la stessa età?? Oppure è uno di quelli rimasti bloccati in un anno per troppo tempo? Dall'aspetto sembra uno serio, me lo aspetterei preparato e capace... Forse un po' freddo, ma è quello il "fascino" dei ragazzi del genere no? Silenziosi, misteriosi, ma su cui puoi sempre contare nel momento del bisogno.

    O magari mi sbaglio totalmente, lo conosco da qualcosa come due minuti.

    « Piacere di conoscerti! Takahashi...-kun? »

    No! Avrei dovuto dire -san! Ma quello potrebbe esser stato troppo formale per un compagno, no?! Però uno serioso come lui magari ci terrebbe alla formalità. Con i miei coetanei alla vecchia scuola manco ci ho mai pensato a queste cose... Ma qui alla UA è difficile non sentirmi un subordinato a praticamente chiunque.

    « Io mi chiamo Miyasato Oshima, praticamente tutti mi chiamano Miya. »

    Tanto che mi pare strano dovermi presentare con nome e cognome in questa maniera. Forse perché in generale mi capita poco di incontrare persone nuove così direttamente. Ho la mia famiglia, i miei compagni, e le persone che conosco tramite questi di solito già sanno di me come "Miya" siccome sono altri ad introdurmi.

    Ora che seguo Masami e non devo preoccuparmi di cercare con lo sguardo qualsiasi insegna utile posso un po' rilassarmi, finalmente. Rimettermi l'auricolare che mi ero tolto per pensare più chiaramente, prendermi un momento per assorbire veramente quei corridoi... Mi abituerò mai ad essere uno studente? A non sentirmi fuori posto?

    Takahashi cosa penserebbe di me se scoprisse che sono qui soltanto perché ho i collegamenti giusti? Perché un membro dello staff in debito con i miei genitori ha fatto passare il mio nome sotto i giusti occhi. Chissà lui che esame ha dovuto affrontare per entrare, quanto si è preparato e impegnato... Solo per sedersi nella stessa classe con un tipo senza talento come me.

    Tutto questo stress da primo giorno di scuola mi fa preoccupare dei miei livelli d'Adelinium, a questo punto. Non sarebbe una cattiva idea svuotarmi un po' prima che incomincino le lezioni. L'ultima cosa che voglio è cominciare ad avere la nausea e vomitare davanti a tutti mentre mi sto presentando.

    Ma dove lo faccio? Andrei ai bagni un attimo ma ho la paranoia che non ritroverei più la classe. Potrei giurare che davanti a queste classi ci sono passato due o tre volte, come ho fatto a perdermi la 1B?? Meno male che Masami mi ha adottato come un gatto randagio.

    Hmm... Forse posso prender la palla al balzo per fare un po' di questa socializzazione di cui mi parlano tanto bene? La conversazione tra me e l'altro praticamente si è limitata a del cringe iniziale, seguito da rispettoso silenzio mentre abbiamo camminato fino all'aula. Magari vale la pena provare a spezzare il ghiaccio e attaccar bottone... Sperando di non degenerare le cose ulteriormente.

    « Comunque... Ehm... Ti va di vedere il mio Quirk? »

    ...Non la più brillante o naturale delle transizioni.

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    Masami Takahashi
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    Per il momento, quello era uno dei primi incontri più imbarazzanti che Masami avesse mai avuto. E il sedicenne di incontri spiacevoli - soprattutto nei suoi anni di scuola elementare - ne aveva fatti davvero tanti. Ma a quei tempi la colpa era quasi sempre sua, non poteva puntare il dito contro i suoi compagni di scuola, che solitamente provavano solamente a conoscere meglio un compagno di classe. In questo caso però, lo studente era convinto che la colpa fosse quasi completamente attribuibile al suo compagno di corso. Si stava comportando come se l'intera scuola volesse pestarlo a sangue, quando al novantanove per cento - osservando il suo comportamento sospetto e nervoso - la gente non faceva altro che diventerà più curiosa nei suoi confronti, in modo negativo probabilmente. Magari in quel momento era anche colpa di Masami... magari non era abbastanza "empatico" nei confronti del nuovo studente? Non poteva farci poi molto però, il suo primo giorno alla fine era stato molto tranquillo, anche perché non aveva avuto nessun problema ad orientarsi nella struttura scolastica. Ma a conti fatti, gli importava davvero di che cosa la gente pensasse del suo interlocutore? La cosa importante era che notassero il gesto cordiale che lui aveva fatto, il resto era futile.
    "Oh, piacere Oshima-kun. Vieni da una scuola media lontana? Oppure sei nato e cresciuto qui a Tokyo? - dopo la presentazione di rito, il ragazzo dai capelli smeraldo scelse di proseguire su quella strada, facendo una seconda domanda. Non era nulla di realmente interessante, ma magari avrebbe messo a suo agio il coetaneo. D'altronde nessuno avrebbe problemi parlando del passato, a meno che non si abbia qualcosa di losco da nascondere. Ma in quel caso, chi sarebbe stato così cretino da non creare una bugia ad hoc, stando attenti a renderla il più realistica possibile. Probabilmente Miyasato sarebbe ricaduto perfettamente in quella percentuale di persone in grado di sbagliare, sopratutto giudicando il suo comportamento in tutte le sue precedenti azioni. Probabilmente però, era solo una persona altamente timida e spaventata da ciò che la UA ti scaraventava contro nei primi giorni di scuola. Non che il sedicenne si potesse rivedere in ciò, ovviamente.
    Era innegabile però, la scuola poteva essere spaventosa agli inizi. Anche solo partendo dalle dimensioni epocali che il campus aveva. Probabilmente - sebbene fornisse un titolo di studio di livello inferiore - poteva rivaleggiare con i campus di alcune università importanti della capitale nipponica. Non era una cosa da poco, ma considerando il ruolo che l'accademia aveva nella società - cioè la formazione di eroi, che avrebbero preso il posto delle "celebrità" odierne nella società futura - era più che normale il suo brillare dal punto di vista economico, ed era giusto che quei soldi venissero investiti per migliorare l'esperienza degli studenti. Bisognava ammettere le qualità del Presi-King, e la capacità di gestire bene il denaro era tra quelle. Ma d'altronde, prima di diventare chi era in quel momento, Masami aveva letto che lavorasse in una qualche banca statunitense, o un qualcosa di quel tipo. Non si era mai interessato troppo nei suoi confronti... ma chi poteva dargliene colpa? Erano decisamente più interessanti i professori, ma anche studenti, ex-studenti ed alumni. Chissà cosa pensava il suo compagno di classe di tutto ciò, magari anche lui apprezzava la qualità indubbiamente alta delle strutture scolastiche... o più facilmente la quantità di impegno straordinaria che la scuola - ma anche gli studenti stessi - impiegavano in questo tipo di cose. Per sfortuna il sedicenne non aveva ancora ottenuto la capacità di leggere nella mente delle altre persone, sarebbe stata una cosa molto utile effettivamente, peccato che fosse altrettanto impossibile.
    Ad un certo punto, Miyasato fece al sedicenne un'offerta particolare, ma soprattutto molto inaspettata. Voleva mostrargli il quirk, sebbene fosse una cosa decisamente poco saggia. Non tanto perché stava mostrando il suo quirk ad uno sconosciuto, quanto perché lo stava mostrando senza una valida ragione. Non che a Masami importasse qualcosa delle leggi che limitavano il quirk, non le reputava troppo sensate, e nella privacy di casa sua usava continuamente la sua unicità. In pubblico non lo faceva però, non voleva macchiarsi la reputazione, e non voleva bloccare il suo stesso futuro per un motivo così stupido. Che il suo coetaneo volesse mostrarsi più coraggioso, portando un portamento diverso da quello che stava avendo fino a quel momento? Possibile, le persone più deboli tendono a rifugiarsi nel far cose pericolose, così da sembrare più interessanti alle altre persone. O magari, quella era la vera personalità del suo compagno di corso, e l'atteggiamento mostrato in precedenza era solo un residuo dell'essersi perso, una paura di mostrarsi deboli quando in realtà non lo si è.
    In entrambe le possibilità però, il ragazzo dai capelli lunghi non vedeva motivo per non accettare. Nel peggiore dei casi, avrebbe preso la palla al balzo per far finta di sgridare il ragazzo, dimostrandosi anche ligio al dovere. Poi doveva anche ammettere la sua curiosità, come aveva fatto una persona di quel tipo a superare l'esame della scuola? Le possibilità erano poche, o il suo quirk gli permetteva di far cose incredibili, oppure era riuscito a passare grazie ad un'opportunità fortuita.
    "Oh, certo. Immagino sia qualcosa di cool" - la voce di Masami era ancora una volta amichevole, ma in questo caso si poteva anche notare un filo di curiosità nelle sue parole. Chissà che cosa gli avrebbe mostrato il suo nuovo compagno di classe.

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    Miyasato Oshima
    Qualcosa di cool, dice.

    Ouch.

    Perché la gente deve aver speranze su di me? Preferisco di gran lunga quando nessuno s'aspetta niente oltre il minimo indispensabile. In quel modo posso solo raggiungere le aspettative o superarle, e non devo deludere qualcuno.

    « Beeeeh, probabilmente non cool come molti altri. Sicuramente il tuo è molto meglio! »

    Rispondo cercando di mettere le mani avanti. Sembro un ruffiano? Che male c'è una volta ogni tanto a cercare di farsi simpatici con delle lusinghe facili.

    Porto un palmo sotto lo sguardo del compagno e metto l'altro sopra, chiudendomi le mani in una stretta. Spero nessuno mi faccia una lavata di capo per l'utilizzo dell'Unicità nei corridoi... Ma, in teoria, senza scaricare l'Adelinium nel mio corpo corro il rischio di star molto male. È più una necessità medica che altro.

    E farmi bello davanti a qualcunp è solo una fortuita coincidenza.

    Comincio a sentire la sostanza percorrermi dallo stomaco su per la cassa toracica e proseguendo per il braccio, fino ad uscire trapelando per i pori della pelle. Che struttura fare? Sicuramente non un'arma o qualcos'altro, l'unica maniera per giustificarne l'utilizzo sarebbe magari fare un oggetto innocuo.

    Hmm...

    « All'interno del corpo ho un organo speciale, che produce una certa sostanza chiamata Adelinium. »

    Temporeggio un po' ancora con le mani chiuse, cercando di pensare a qualcosa da manifestare con la melma rossastra che mi sta fuoriuscendo. Cosa potrebbe piacere a Takahashi?

    « Il problema è che ne produco sempre. E ogni tanto devo scartarla tramite la pelle o... ehm... vomitandola... Altrimenti va in eccesso e mi fa stare male. »

    E direi che non è il caso di entrare nei dettagli più problematici, tipo che ha un effetto pesantemente depressivo su tutti i componenti chimici del mio cervello. Non voglio appesantire la conversazione... O ancor peggio fargli pena. Uno dei miei incubi ricorrenti alla vecchia scuola era che tutti scoprissero dei miei problemi e cominciassero a trattarmi con i guanti.

    Fortunatamente sono sempre riuscito a tenermi tutto dentro. Nemmeno i miei genitori hanno veramente idea di quanto stia male ogni giorno... E sicuramente manco il ragazzo dai capelli verdi intuirà qualcosa, con il sorrisetto soddisfatto che gli sto mostrando.

    Separo le mani e sul palmo rimane un piccolo fiore di loto. O meglio una statuina che lo rappresenta, rossa e opaca. Praticamente è un fermacarte fatto delle mie sostanze di scarto: Il regalo perfetto. La forma non è immacolata siccome non è che sia un esperto del fiore, ma ci si avvicina abbastanza.

    « Il lato positivo è che posso solidificare la sostanza una volta uscita, e riesco a crearci oggetti. »

    E – se servissero – armi o altri equipaggiamenti "da Eroe"... Ne ho creati giusto per vedere se potessi, ma non mi sono mai sognato di allenarmici o simili. Soltanto l'idea di creare un pugnale con l'Adelinium e doverci effettivamente tagliare qualcosa mi da i brividi.

    Forse non è il mindset ideale per essere un Pro-Hero questo. Ma l'ho detto che sono raccomandato, no?

    Passo la creazione a Masami nel caso voglia analizzarla un attimo. È inodore, insapore, e pulito, non c'è nulla di cui preoccuparsi per quanto riguarda l'igiene, ma capirei qualcuno che lo trovasse un po' disgustoso.

    « Comunque per la domanda di prima: Sì, sono a Tokyo da tutta la vita. Tu? »

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    CITAZIONE
    Pulse Fata [Livello 1]
    L'Adelinium estratto va a formare un oggetto qualsiasi a discrezione dell'utilizzatore, finché non è offensivo o difensivo. Teoricamente non esiste un limite a ciò che può essere creato, ma considerando che è un controllo conscio di Miya, dovrà essere abbastanza familiare con ciò che vuole plasmare. Ovviamente il loro funzionamento è legato alla forma, non possono imitare ciò di cui non hanno proprietà (ad esempio una scala o una tazza saranno perfettamente utilizzabili, ma una radio o un telefono saranno un guscio vuoto). Le dimensioni non potranno elevarsi troppo oltre oggetti di piccola-media taglia.
    Costo ad oggetto: 10
     
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    Masami Takahashi
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    La curiosità di Masami era come un pozzo durante un temporale, ogni secondo di attesa del suo compagno di corso, produceva unicamente più interesse nei suoi confronti. Era una curiosità abbastanza infantile a dire il vero, aveva paura che Miyasato avesse una qualche unicità esageratamente forte, e che potesse poi farlo sfigurare in classe - dove il sedicenne si sentiva ovviamente il migliore - ma in modo più generale nella scuola. No, il ragazzo non aveva una qualche fama all'interno della UA, d'altronde non aveva fatto ancora niente di memorabile, però vedere una persona arrivata dopo di lui al centro dell'attenzione, gli avrebbe fatto saltare i nervi per il fastidio. Ciò, era alimentato anche dal fatto che il suo nuovo compagno di classe avrebbe altamente odiato essere sotto ai riflessori, perlomeno a giudicare dal suo comportamento fino a quel momento.
    Dopo pochi secondi, un sorriso leggero solcò il volto di Masami, tutto a causa della risposta del castano alla sua precedente affermazione. Gli era stato fatto un complimento. E sì, sebbene fosse un commento a vuoto - fatto chiaramente in preda al nervosismo - e senza nessuna base solida al di sotto di esso, era riuscito a colpire comunque il ragazzo. Era una persona che amava essere apprezzata, non avrebbe certamente disprezzato l'affermazione positiva che il compagno gli aveva ciecamente fatto. Il piano di Miyasato aveva funzionato, sempre se si potesse chiamare piano. Con il sedicenne le lusinghe, in particolar modo quelle più elaborate, colpivano sempre a segno.
    Dopo quel breve scambio, l'interesse di Masami ritornò totalmente sulle parole e sui gesti del suo nuovo collega, che aveva iniziato unendo in una stretta le sue stesse mani. E spiegando in breve come il suo quirk influisse sul suo stesso corpo. A primo acchito, non sembrava niente di incredibile... anzi, sembrava quasi negativo rispetto alla moltitudine di quirk presenti nella scuola. Chi vorrebbe avere un quirk che ti costringe a stare male se non lo usi, probabilmente solo persone con negaquirk ben più gravi e detestabili, ma per la maggior parte di persone normali, un quirk di quel tipo sembrava solo ed unicamente negativo. Sì, magari ti permetteva di utilizzare la sostanza per fare cose incredibili al di fuori - o anche all'interno - del tuo corpo, ma ne valeva davvero la pena? Nella realtà moderna, dove era impossibile utilizzare il quirk salvo licenze particolari, poteva essere un qualcosa di abbastanza pericoloso. Che il castano avesse scelto di andare alla UA proprio per quel motivo? Era possibile, ma non era il caso.probabilmente.. difatti passare quei tre anni di scuola era una sfida parecchio ardua da superare. Il dubbio inerente a come avesse fatto a superare il famoso esame però, rimaneva. Non sembrava un qualcosa di così funzionale, né per salvare degli ostaggi, né per fermare dei criminali. Ma il suo compagno non gli aveva ancora finito di mostrare tutto, magari la soluzione sarebbe arrivata da lì a poco.
    E così, in modo improvviso, un fiore di loto rosso sbucò sulla mano di Miyasato. A prima vista sembrava fatto abbastanza bene, e ciò significava che il suo compagno di classe aveva probabilmente un'ottima maestria nella solidificazione della sostanza, una cosa non da poco a dire il vero. In effetti, Masami non aveva mai pensato alla possibilità di creare delle armi con i suoi stessi capelli, ma poteva essere un'opzione a dir poco utile, sopratutto considerando come essi potessero perdere ed assumere la forma di un eventuale arma in base alla situazione. Forse era un'idea degna di essere sviluppata, nel peggiore dei casi l'avrebbe semplicemente scartata.
    "Immagino tu possa creare qualsiasi cosa, giusto? E' abbastanza cool dai. Ah, domanda: Puoi creare solo oggetti semplici o anche meccanismi più complessi, magari con ingranaggi od altro? Sempre se vuoi rispondere." - l'interesse del sedicenne per il quirk di Miyasato era reale, anche solo per accumulare informazioni per il futuro. Alla fine era decisamente strana come unicità, ma ora si spiegava come fosse riuscito a superare l'esame di ingresso, infatti se davvero poteva crearsi un qualunque oggetto necessario, in base ad ogni possibile situazione, non sarebbe stato strano capire la tattica utilizzata per superare la prova. Magari era anche stato costretto a lavorare in gruppo, ed in quel caso sarebbe stato ancora più funzionale, ad esempio se si fosse trovato con un qualcuno dal fisico più sviluppato del suo, una cosa non difficile a dire il vero.
    "Oh, io vengo da Asahikawa, sono venuto a Tokyo per studiare... e magari lavorare anche, ma è ancora presto per pensarci." - la voce di Masami era molto amichevole, e le sue mani stavano "giocando" con il Loto creato dal castano. Era una struttura così strana, soprattutto pensando che era stata generata da una sostanza presente nel corpo del suo compagno di classe, sembrava artificiale alla fine - "Ma dimmi, hai già visto qualche senpai interessante?


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    Miyasato Oshima
    Ahia. Non gli è piaciuto. Ho fatto la figura dell'idiota, sicuro... Come sempre. Che imbecille che sono. Gli ho fatto crescere tutta sta carica e gli ho dato aspettative soltanto per deluderlo in questo modo. Certamente lui per essere alla UA ha un Signor Quirk di tutto rispetto, e si deve sorbire sto tappo che fa i fiori... Quella domandina lì del "puoi fare altro, vero?" era chiaramente un suo tentativo di darmi una seconda opportunità, così che possa redimermi dall'imbarazzo in cui mi sono buttato, e offrirgli qualcosa di più interessante.

    « Uhm... Penso dì sì... In teoria... »

    Mi chiudo in me non solo a parole ma anche fisicamente. Sono conscio delle braccia che mi s'incrociano al petto e lo sguardo che irrimediabilmente si porta al pavimento, ma non ho la forza di resistere ai meccanismi di difesa, mi lascio trasportare. Quanto vorrei riuscire a fingere d'essere sicuro di me.

    « Con abbastanza maestria dovrei esser in grado di replicare un macchinario di qualche tipo, finché è tutto analogico. Però le creazioni non mi escono per magia. Dovrei esser conscio di ogni singolo componente e plasmarlo come creta... Non so se uno come me sarà mai in grado di far cose troppo complesse, haha... »

    Ecco che mi metto a denigrarmi, seppur cercando di tenere un tono giocoso e costringendo le mie labbra a sorridere debolmente. Forse in quel modo anche Masami capirà che non deve fingere la mia Unicità gli piaccia o fare l'educato. Se sono il primo ad insultarmi, nessuno che mi ronza attorno deve preoccuparsi e trattarmi con i guanti. Lo so che con le mie capacità probabilmente manco mi diplomerò, lo so che sarei un fallimento come Hero, lo so che non mi merito nemmeno l'opportunità. E ora anche Takahashi l'ha scoperto.

    « Mi rendo conto che come Quirk è abbastanza mediocre ahah, però dai, forse una mano posso darla. »

    Chissà che pensieri ha già formulato sul mio conto il compagno. Spero di non essere mai in team con lui, magari. Ho sudato così tanto per trovarmi qui e sto marmocchio dovrebbe essere al mio livello? Non lo biasimo, è tutto verissimo.

    « Sicuramente tu sei molto più cool di me! Da Asahikawa ti sei trasferito a Tokyo pur di entrare nell'Accademia più prestigiosa della nazione, e ce l'hai fatta! Gli umili inizi di un grande Hero, hehe~ »

    Prima si distoglie l'attenzione dalle mie delusioni, meglio è. E quelle non erano manco semplici lusinghe, lo penso davvero! Io non credo sarei mai riuscito ad allontanarmi da casa... A malapena mi reggo in piedi così e vivo ad un bus di distanza. Masami deve avere una forza e determinazione enormi ed è della mia stessa età, quanto lo invidio. Ma c'è qualcuno che non invidio, in fondo?

    « Sono un vero e proprio studente da meno di un'ora, tu sei il primo con cui ho scambiato anche solo una parola... Come prima conoscenza mi è andata bene! Dovrei sapere di qualcuno, magari? »

    Non sarò mai il tipo d'attaccare bottone per primo, però siccome entrerò a far parte di una classe tutta nuova, in una scuola come quella, avere già qualche figura di spicco in mente potrà aiutarmi a non rimanere spiazzato da tutti e tutto. Un po' però mi dispiace mettere il compagno dai capelli verdi nella posizione di guida turistica...

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    Masami Takahashi
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    Le lunghe dita del sedicenne stavano giocando con quel fiore scarlatto, facendolo roteare e picchiettandolo con le unghie, forse altre persone avrebbero provato disgusto, ed alcune avrebbero ignorato la semplice struttura, ma questo non era il caso di Masami. Vedeva del potenziale nell'unicità del suo coetaneo - sebbene non fosse paragonabile al suo enorme talento - ed era curioso di come Miyasato potesse sfruttarlo. Era quella l'idea alla base della sua domanda, sapere fin dove lo studente potesse arrivare. A primo acchito, una persona avrebbe pensato che all'adolescente interessavano i poteri delle altre persone, ma non esisteva affermazione più errata.
    L'interesse del ragazzo era rivolto al contorno delle unicità altrui, quanto fossero utili, in che situazioni brillavano ed in quali no, e soprattutto come influivano sulla personalità di chi li possedeva. Erano tutte caratteristiche che conservava avidamente nella sua memoria, sperando che in un futuro non troppo lontano sarebbero tornate utili. In che modo? La risposta era semplice, nel modo che più lo potesse avvantaggiare. In alcuni casi poteva sfruttare queste conoscenze per supportare, in altri per aiutare, e perché no, anche per antagonizzare.
    In quale di queste tre categorie ricadeva il suo compagno di classe però? Difficilmente la terza, da quanto aveva visto infatti, dargli contro non avrebbe apportato grandi cambiamenti nella sua persona. Aiutarlo avrebbe avuto senso, ma per quanto gli aveva mostrato non ne valeva la pena. Perciò, rimaneva unicamente la prima categoria, il supporto diretto, il quale richiedeva decisamente meno impegno rispetto alle altre due.
    "Dai, sono sicuro che tu possa esserne in grado. Ti basterebbe studiare le strutture che ti interessano, e poi continuare a farle finché non sei in grado di emularle in modo perfetto, no?" - la voce amichevole e gentile del sedicenne uscì solo dopo che il compagno di classe ebbe finito di parlare, e la cosa più memorabile di tutte, era che le sue parole non erano nemmeno state manipolate troppo - "Non sarà il miglior quirk della scuola sì, ma non per questo è il peggiore. L'importante è saperlo usare nel migliore dei modi."
    L'adolescente aveva finito di parlare sfoggiando un sottile sorriso sul volto, era in parte onesto ed in parte no. Da un lato, le parole che aveva pronunciato erano le stesse che si era pronunciato per mesi, prima di fare l'effettivo esame di ingresso. Dall'altro, era consapevole che non fosse così facile trarre il meglio dalla propria unicità, non senza un'aiuto esterno perlomeno. Ma bisognava anche dire che Miyasato era alla UA, una delle scuole private per eroi più famose dello stato. Probabilmente non esisteva un posto migliore per trovare supporto, dipendeva tutto da quanto il ragazzo volesse davvero impegnarsi.
    Le successive parole che uscirono dalla bocca del suo compagno di classe, gli lasciarono un retrogusto agrodolce. Amava le lusinghe, sia quelle serie che quelle di facciata, però non apprezzava molto la scelta di parole del ragazzo. Non riteneva i suoi inizi poi così umili, gli sembrava quasi una presa in giro definirli così, ma immaginava che alle persone piacesse più l'immagine dell'eroe uscito dal nulla, piuttosto che il prodotto di una generazione precedente di eroi.
    "No dai, non sono così orgoglioso! Sono venuto a Tokyo anche per delle offerte sportive come atleta, su in Hokkaidō sono riuscito ad attirare qualche sguardo, ma qui c'è decisamente più competizione, no? Solo un pazzo si fionderebbe ciecamente in un futuro incerto comunque. - il sorriso che sembrava - sebbene non lo fosse - sincero di Masami, era rivolto allo sguardo del futuro compagno di corso. Aveva detto quelle parole sebbene ci credesse relativamente poco, voleva solo ostentare qualche risultato in faccia al ragazzo, sebbene fosse più che convinto di come questa fosse una cosa inutile. Una parte delle sue parole però, era relativamente vera. Aveva effettivamente lasciato il suo futuro da atleta aperto, con l'eventualità che il suo futuro come eroe non funzionasse, non era un'amante del rischio alla fine, e preferiva tenere conto anche delle più minuscole possibilità negative, perlomeno quando si parlava del suo futuro come persona.
    "Non saprei, non ho avuto delle grandi interazioni con i nostri senpai..." - lo sguardo del ragazzo era rivolto al soffitto, non aveva interagito molto in generale. L'unica persona più grande di lui con cui aveva parlato, era Hamuko, ma non sapeva praticamente nulla di lei, anche perché non gli interessava poi così tanto. Sì, gli venivano in mente i nomi più famosi all'interno della scuola, però non sapeva poi tanto su nessuno di essi, preferiva concentrarsi sulla sua persona alla fine - "Della nostra sezione mi ricordo solo Fukuda-senpai, ma non lo conosco poi così bene. Ah sì, ti consiglierei di stare alla larga da Ishida-senpai, non ha una grande reputazione tra noi primini, magari anche da Murakumi-senpai. Sono sicuro che con il tempo conoscerai qualche altro nome dai, magari qualcuno ti prenderà persino sotto alla sua ala, chissà~"
    La risposta del compagno era stata inaspettata, sperava di ricevere qualche informazioni più privata, magari una qualche senpai che gli piaceva per l'aspetto fisico piacente, o chissà, magari anche un senpai che lo aveva attirato da prima che entrasse alla UA. Invece, aveva ricevuto una domanda decisamente scomoda, a cui aveva fatto fatica a rispondere, l'opzione migliore era cambiare argomento, rimanendo però sullo stesso campo. O perlomeno questa era l'unica idea nel cervello dell'adolescente.
    "Per quanto riguarda i professori invece? Hai visto qualche nome interessante?"

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    Miyasato Oshima
    Queste parole fanno male, anche se Masami non lo fa apposta. Il problema sono di certo io. Non so nemmeno prendere un complimento per ciò che si mostra senza andar a trovare il pelo nell'uovo, la contraddizione, qualsiasi motivo possa smentire le sue parole. I complimenti sono sprecati su di me. Mi dice che in futuro potrò migliorare ma non sono qualcuno con quel tipo di determinazione, mi dice che qualcosa di buono dovrò averlo fatto per essere nella sua classe ma sono soltanto un raccomandato.

    I suoi complimenti vanno a qualcuno che non è il ragazzo inutile che si trova di fronte.

    « Sì... Hai ragione, grazie. Ci penserò. »

    Ho imparato che alla gente non piace quando le belle parole sono contestate, spesso la vedono quasi come un'accusa di disonestà anche se stai solo cercando di deprecarti. Oppure – peggio – cominciano a farmi domande. "Perché hai così poca fiducia in te stesso? Tutto okay?" Brividi soltanto a pensarci. Meglio fingere nulla sia fuori posto, ostentare un sorriso, e continuare a fissare il pavimento.

    Takahasi mi conferma che al mio livello attuale sono nessuno. E già lo sapevo... Ma sentirlo dire davvero da qualcun altro fa sempre più male. Se sono soltanto io a insultarmi posso vivere con il barlume di speranza che forse stia solo esagerando. Ma adesso ho l'evidenza sotto gli occhi.

    Sono scarso.

    Puoi sempre migliorare! Ma posso? Dovrei esser qui alla UA per quello... Eppure non riesco a dedicarmi a me in quel modo, non mi ci vedo. Allenarti e migliorarti è segno d'amore per te stesso, e a me Miya fa abbastanza schifo. Chissà a quante lezioni davvero presenzierò. Invece che uscire di casa e far qualcosa che potrebbe alzarmi l'umore, tre giorni su cinque rimango chiuso in camera, avvolto nelle coperte in balia di tutti i miei pensieri autodistruttivi.

    Più mi faccio schifo più rimango paralizzato a letto, più spreco la mia vita a letto più mi faccio schifo. È una rotonda senza via d'uscita... Non so quale miracolo mi abbia portato abbastanza avanti da divenire un Aspirante Eroe ma la magia si sta esaurendo. Ho già avuto un amaro assaggio della verità.

    « Solo un pazzo si fionderebbe ciecamente in un futuro incerto comunque. »

    « Haha... Già... »

    Sento un nodo allo stomaco. Altro Adelinium da scaricare o semplice panico? Cristo. Perché finisce sempre così. Non so reggere un minimo di pressione senza crollare, per quanto una conversazione normalissima si potesse definire pressione.

    Impallidisco. Comincio a sudare. Mi devo togliere il singolo auricolare perché la musica – anche se in quel momento una traccia abbastanza soft (renee -- SALES) – è troppo stimolo in un mondo che già mi sembra ostile. È orribile sentirsi così vulnerabile per nessun motivo. Avete presente quando in un videogioco entri in una nuova zona e senti la boss music ma non trovi nemici? Ecco, mi sento in quel modo. Avverto una minaccia che so non esistere ma sono convinto d'essere in pericolo mortale. Il cuore diventa un martello che da dentro vuole sfondare la cassa toracica. Le gambe sembrano fatte di vetro. Un passo e m'infrangerei. Mi sembra di star respirando alla cima del Kilimanjaro.

    Sto avendo un attacco di panico.

    Non posso fare la figura pietosa del "ragazzo speciale" il primo giorno, proprio davanti a Masami. Già si è preoccupato troppo di me. Cosa gli direi poi? Sto avendo questa reazione praticamente a nulla. Castelli d'aria che mi creo in testa, in cui mi sento prigioniero. Se poi si sentisse in colpa per aver detto qualcosa di male? Se mi trattasse da oggi in poi con i guanti di velluto, come fossi una bomba che potrebbe implodere su se stessa al minimo tocco?

    « Quindi... Sei un atleta, eh... Bello! Che sport? Basket? Nuoto? »

    Mi muovo giusto di un passo per affiancare il muro, e già questo mi fa traballare. Ma con una spalla sulla parete posso... Non lo so... Far finta di starmi rilassando in una posa casual? Seppure abbia le braccia incrociate così strette dal nervoso che rischio qualche contusione interna. E non riesca nemmeno a formulare più di tre parole consecutive, con il fiato mozzato che mi trovo.

    « Onestamente, io... Non saprei cosa fare se qui non riesco... Haha! Ha... »

    Un'idea la avrei... Ma è meglio non parlarne. E nemmeno a quello sono bravo siccome ci ho provato e l'ho cannata. Cos'altro potrei fare, sennò? Non sono capace in nulla, non riesco a farmi davvero piacere nulla, non ho talenti o passioni. Forse si tratta meno di se e più di quando...

    Posando lo sguardo sul mio compagno vedo l'immagine di un ragazzo che davvero si merita la vita. Bello, abile, determinato. Affidabile. Probabilmente ha già dei buoni piani per i suoi prossimi, e li raggiungerà. Chissà se anche gli altri nominati sono come lui: Fukuda, Ishida, Murakumi... E tutti quelli della classe e la scuola.

    « Uhm, professori? »

    Il tasto dolente. Che dirgli? Nemmeno sono sicuro se l'inside-man con cui ho fatto l'audizione fosse un professore o meno, probabilmente sì, ma ne ho voluto sapere il meno possibile. Un po' per vergogna un po' per vivere in beata ignoranza. Faceva leggermente meno male se le cose rimanevano vaghe.

    « Ho fatto giusto l'esame d'ingresso con un prof, credo... Nakijima o qualcosa del genere. Dici potremmo averlo a lezione?? »

    Prego a tutte le divinità di qualsiasi culto che non mi faccia domande sul mio "esame", le ridicole formalità che ho attraversato quando già aveva deciso mi avrebbe accettato solo per il cognome. Tanto fasullo che l'abbiamo fatto nel salotto di casa mia dopo avergli offerto un posto a cena con tutta la famiglia.

    Se fossi stato assalito dall'ansia quella notte, come ora, dove sarei oggi?

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    Masami Takahashi
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    Parlare con Miyasato era tutto fuorché piacevole. Era come... parlare con un muro, però ricevendo risposte vaghe e parzialmente inutili. Per qualche secondo, il cervello di Masami sorvolò l'idea di levare la sua spessa maschera per qualche secondo, giusto per vedere come l'imbarazzante compagno potesse reagire. Ripensandoci però, si rese conto di quanto stupido sarebbe stato nel farlo. Sì, probabilmente l'altro ragazzo non avrebbe fiatato di ciò con anima viva, però, essere a conoscenza di un qualcuno che sapeva sarebbe stato alquanto fastidioso.
    Ne valeva davvero la pena di perdere tempo in quel modo? Probabilmente no, ma le sue parole erano buttate lì tanto per parlare alla fine. Gli interessava il futuro della persona sì, ma non si sarebbe spinto a troppo solo per un lieve interesse. Alcune volte, le risposte migliori si trovavano da soli, o almeno questo era ciò che il sedicenne aveva letto anni prima su un qualche stupido sito per imparare a fare amicizia.
    Magari avrebbe investito più tempo in Miyasato, se solo non fosse stato una palla di ansia ed insicurezza, ma questa non era un affermazione certa. Sì, poteva dover arrivare ad accontentarsi, ma allo stesso tempo sarebbe stato stupido farlo. Se voleva circondarsi di personalità secondarie per il futuro, doveva essere sicuro che quest'ultime non lo rendessero meno grandioso di quel che voleva aspirare ad essere.
    Ancora una volta, la risposta del suo compagno di classe fu alquanto insoddisfacente. La cosa ironica, era che non poteva nemmeno dire che gli dava fastidio, dato che non era così. Poco a poco, il suo interesse stava andando a dilagare, non che potesse farci molto però. Lo infastidiva leggermente che non riuscisse a comprenderlo, ma soprattutto il fatto che - probabilmente - non sarebbe mai riuscito a farlo. In alcuni momenti gli sembrava poco interessato, in altri gli sembrava triste, ed in altri solamente imbarazzante, principalmente quando piazzava un sorriso finto e qualche bella parola solo per non lasciare a secco la bocca. Sì, come detto le lusinghe non gli dispiacevano, ma ciò non influiva con l'immagine che aveva verso chi le faceva.
    La risposta del castano, fu decisamente più strana del normale a questo giro. Non poteva essere una reazione adatta ad un humble brag ed una piccola dichiarazione sulle sue idee future. Sembrava quasi che le poche parole di Masami lo avessero colpito in piena pancia, così da farlo tornare nel mondo dei vivi. Si era persino rimosso l'unico auricolare che stava utilizzando in quel momento, come per concentrarsi maggiormente sulla situazione. La mente del sedicenne era stata parecchio rapida però. Come doveva comportarsi? Prendere dei guanti di velluto ed evitare l'argomento? Fregarsene totalmente ed insistere? Oppure girarsi ed andarsene verso la classe? Erano le uniche tre opzioni che gli venivano in mente, ma tutte e tre non sembravano poi così gradevoli. Con la prima, si sarebbe dovuto sforzare decisamente più di quanto volesse, con la seconda avrebbe calato troppo la sua maschera, e con la terza avrebbe rischiato problemi futuri. Esisteva una quarta opzione? Sì, ma era anche quella più imbarazzante da prendere, e perciò l'aveva esclusa fin dal principio. Molto semplicemente, poteva chiedere cosa non andasse, ma a quel punto avrebbe provato una lieve pietà nei confronti di Miyasato. Perciò, contrariamente a tutto ciò che i suoi pensieri volevano, scelse di stare muto come un pesce, osservando le azioni del ragazzo, o perlomeno finché l'altro non volesse interagire.
    "Già! Atletica Leggera, principalmente 400 metri e 200 metri. Tu invece? Fai qualche sport?" - il castano sembrava il tipo di persona che odiava totalmente lo sport, principalmente perché inadatto ad esso. Chi poteva dirgli contro però? Di bassa statura, visibilmente fragile e con un quirk che poteva farlo stare male. Già, al ragazzo dai capelli verdi sembrava più probabile che se la cavasse meglio in attività meno pesanti per il fisico, ma non poteva esserne certo.
    In tutto questo, gli occhi del sedicenne ignorarono la possa assunta dal compagno di classe, che per un qualche motivo aveva scelto di appoggiarsi ad uno dei muri del corridoio. Ancora una volta, non voleva portare in ballo la questione, sarebbe stato decisamente meglio evitarlo piuttosto che chiedere direttamente al ragazzo. C'era un motivo se aveva provato a cambiare argomento con la sua domanda.
    Un'altra risposta demotivante. Ormai Masami aveva perso il conto. Non sapeva nemmeno più quanto utile fosse cercare di motivarlo ormai, sembrava che ogni sua parola lo facesse cadere in uno stato di ansia più profondo, quasi come se Miyasato fosse in una gigantesca pozza di sabbie mobili.
    "Beh, potresti diventare un poliziotto, non è molto lontano dall'essere un eroe. O magari anche un impiegato in una qualche agenzia. Sempre che tu voglia rimanere su questo tema poi." - una risposta onesta, ma proprio per questo motivo asettica. Quelli però, erano i percorsi più facili se si voleva rimanere su quella strada senza avere talento, sempre che non si volesse diventare un qualche squallido eroe di serie Z, che riusciva a malapena ad aiutare il vicinato, e che non sarebbe nemmeno in grado di fermare un ladro di caramelle. Beh, non poteva negare che non fosse difficile immaginarsi l'adolescente in quei panni, sebbene fosse una cosa parecchio deprimente nei suoi confronti.
    "..." - ascoltando le parole riguardanti i professori, la bocca di Masami si aprì per un secondo, senza però emettere alcun suono, come se fosse confuso dalle sue parole. Chi era Nakijima? Era questa la domanda che voleva fare. Non gli sembrava il nome di un professore, o perlomeno non si ricordava di nessuno con quel cognome. Magari uno dei tanti esaminatori scolastici? Sarebbe stato corretto definirli professori però? No, non erano nemmeno figure tanto importanti, c'era un motivo - alla fine - se lo facevano fare anche agli studenti, per accumulare crediti ed esperienza - "Chi?"
    Forse era stato un po' maleducato nei confronti del ragazzo, ma era onestamente confuso da quel nome. Che male poteva mai fare una domanda però? Alla peggio gli avrebbe fatto ricordare le memorie dell'esame, che - perlomeno per Masami - erano decisamente piacevoli. Il suo esaminatore era stato Kamakura-sensei, se lo ricordava come se fosse ieri, sebbene fossero già passati svariati mesi.

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    Miyasato Oshima
    Ogni risposta di Masami accentua il distacco tra noi, non che mi faccia molti favori io stesso quando parlo di me. Come fa ad essere così ben messo? Bravo, sveglio, capace... Gente come lui mi fa sempre sorgere il dubbio: Sono davvero come sembrano, o c'è la fregatura sotto? Magari sono io che per sentirmi un po' meglio sulla mia situazione devo trovare il pelo nell'uovo altrui. Sapere che non sono l'unico incrinato significa essere meno soli... Che pensiero orribile. Invece che augurarmi il meglio per gli altri spero che non siano felici quanto sembrino.

    « Io ne so così poco di sport che non sono manco sicuro in cosa consista l'atletica leggera. Corsa? Salti? Boh. Personalmente non riesco nemmeno a sollevare polemiche. »

    L'ansia non demorde ma... In un certo senso diventa più facile da gestire più mi opprime. Perché a quel punto l'unica opzione per non frantumarsi è allontanarsi da se. Andare in background e guardare se stessi quasi in seconda persona. Disassociarsi con ciò che ti fa star male.

    Il commento del compagno sul "fare il poliziotto" in caso di fallimento ordinariamente mi avrebbe fatto star peggio, invece non lo sento nemmeno diretto a me. È diretto a Miya. Ciò non mi fa stare meglio, però sono a galla in un mare insipido. E forse è preferibile all'affogare, anche se non esiste una riva...

    « Tu... Tu cosa faresti, in quel caso? »

    Esternarsi da ciò che si è può rendere più facile tirar fuori i pensieri. Se si è meno consci di se, si è meno consci del cringe. Sarò strano ma con Takahashi mi sento sicuro. Probabilmente perché già so che non ha un'opinione altissima di me, glielo vedo da certi sguardi di sufficienza che si lascia sfuggire, ma non lo biasimo. Dopotutto sicuramente io ce l'ho più bassa. E al contempo non devo preoccuparmi troppo di deluderlo.

    Già è deluso.

    « A tutti piace pensare che basti credere in se stessi per arrivare ovunque. Pensiero positivo, fiducia nelle proprie abilità, e tutta quella roba... Ma se comunque fallisci?

    Non sto parlando di un atleta che si spezza una gamba e non può più correre. O un Eroe che viene messo in carrozzina dopo un combattimento... Ma puro e semplice fallimento. Non essere all'altezza del proprio sogno anche mettendoci tutto l'impegno umanamente possibile.

    Cosa faresti in quel caso? »


    Essere un Eroe non è proprio il mio sogno... Ma la realtà è che un sogno non ce l'ho, e non so se mai riuscirò ad averlo. In tal caso dove finirei? Se tutto ciò che il mondo ha da offrire o non m'interessa o non sono capace di farlo. Una via d'uscita mi viene in mente... Ma il compagno è più furbo e intelligente di me. Mi illuminerà?

    « Sono sicuro che sei parecchio capace, e che tutti attorno a te lo riaffermano... Ma se scoprissi che non sei capace abbastanza? Se non riuscissi mai ad arrivare dove punti? Cosa... Cosa rimane da fare? »

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    Masami Takahashi
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    Ironicamente, il primo ad osservare il mondo con un paio di occhi critici era proprio Masami. Lo faceva anche su sé stesso alla fine, sebbene il più delle volte non trovasse grandi problemi o pecche nella sua persona. Forse era accecato dall'orgoglio, o magari il suo impegno gli dava abbastanza sicurezza per considerarsi al limite della perfezione. Probabilmente era un miscuglio delle due, non si poteva negare la superbia del sedicenne, ma allo stesso tempo, la quantità di impegno che impiegava per migliorarsi era decisamente alta, quasi come se la sua stessa vita dipendesse sulle sue capacità. La pensava davvero così? Dipende dai punti di vista. Uno dei motivi con cui tirava avanti, era effettivamente la sua promessa recondita di vivere al massimo il suo viaggio verso l'apice, e chissà, magari anche verso ciò che sarebbe venuto dopo. Allo stesso tempo però, era una persona razionale, non sarebbe crollata solo per una mancanza di capacità. Una vittoria senza competizione non era divertente alla fine, nemmeno per un adolescente megalomane come lui. Sinceramente però, non si era mai sentito incapace, non verso cose di cui gli importava davvero perlomeno. Sì, era stato incapace di stringere rapporti senza l'utilizzo non convenzionale di una maschera, ma per l'appunto, aveva risolto quella cosa aggirando il problema. Forse aveva sbagliato, forse si sarebbe dovuto fermare, cercando di cambiare in modo radicale la sua persona, ma indossare una personalità diversa dalla sua si era rivelato decisamente più pratico e veloce, e persino funzionale.
    Ascoltando le parole del compagno, un leggero sorriso amaro solcò il volto di Masami. Evidentemente, i due non avevano in comune nemmeno lo sport. Era una cosa abbastanza triste a dire il vero. Per qualche momento, l'idea che uno sport potesse portare aiuto a Miyasato, rendendolo meno coscienzioso - e magari anche più adatto alla UA - e deprimente, passò per le sinapsi del giovane, ma sarebbe mai servito a qualcosa parlargliene? Probabilmente sarebbe terminato tutto in una qualche frase di auto-deprecazione, con una risata imbarazzata o un qualche movimento ambiguo. Alcune persone erano fatte così, ci si poteva far davvero molto poco.
    Dopo quel commento ironico, delle parole inaspettate fuoriuscirono dalle labbra dello studente, parole che il sedicenne non si sarebbe mai aspettato a dire il vero, non da una persona che aveva passato i precedenti minuti a lusingarlo e a prendersi in giro da solo.
    Come si sarebbe comportato il ragazzo dai capelli di smeraldo? Se doveva essere onesto, non aveva una risposta precisa. Era uno dei tanti argomenti taboo nella sua mente. Odiava pensare al fallimento, era una cosa che secondo lui non esisteva, ma quella non era la realtà per moltissime altre persone. Come si sarebbe comportato se non fosse stato in grado di diventare l'eroe più famoso dell'arcipelago? Come si sarebbe comportato se la sua carriera da atleta si fosse conclusa senza nessun successo memorabile? Sarebbe riuscito a tirare avanti una volta raggiunto il fondo del barile, senza nessuno pronto a supportarlo? La risposta più onesta, era anche la più spaventosa. Non lo sapeva. Una parte di sé era fermamente convinta che non esistesse il lastrico, ma solo una piattaforma di lancio più spaziosa. Il suo cervello però, era consapevole di quanto piatta fosse la vita, ed era consapevole di ciò che il fondo fosse. Né una piattaforma di lancio e nemmeno un luogo di disperazione. Era semplicemente un'arena differente, dove ciò a cui potevi puntare era ovviamente meno complicato, ma non per questo meno glorioso. Masami era fermamente convinto delle sue capacità però, non sarebbe mai giunta l'ora di mettere piede in quel "posto".
    "Credo che ridurrei i miei obbiettivi, cercando di renderli più facili e raggiungibili. Una volta completati, proverei ad alzarli ancora, senza esagerare però. La vita è fatta per essere vissuta alla fine, disperarsi perché non si è abbastanza capaci non è nei nostri diritti." - il ragazzo aveva terminato di ascoltare il breve monologo di Miyasato, e quindi aveva iniziato subito a parlare. Le sue parole erano una via di mezzo tra la verità ed una dolce bugia, non voleva mostrarsi così tanto alle altre persone, però immaginava che quello fosse un contesto adatto per essere leggermente più onesto - "Credo che sia meglio essere il peggiore nel campo che si preferisce, piuttosto che essere il peggiore senza alcun aspirazione."
    Con l'ultima frase, ciò che il sedicenne intendeva era stato abbastanza occultato, ma forse un cervello acuto se ne sarebbe reso conto. Essere il peggiore in un qualcosa di preciso, sottintendeva la possibilità di uscire da quel ruolo. Esserlo comunque, ma senza nessun "sogno" invece, ti rendeva uguale a tutti coloro che si sono rassegnati, impedendoti categoricamente di migliorare.
    Ma quelli erano puramente i pensieri dello studente, magari la sua idea sarebbe cambiata con il tempo, o magari si sarebbe unicamente rafforzata.

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    Miyasato Oshima
    Come si fa a non invidiarlo. Ha sempre la risposta pronta, non ha esitato né ha dubitato di se sotto una linea inquisitiva tale. Mentre io praticamente mi sono disfatto dopo i più leggeri accenni in quella direzione. Davvero abbiamo la stessa età?? Parla con una saggezza che io penso non raggiungerò mai. Ho sentito discorsi simili innumerevoli volte in terapia, dai miei genitori più di chiunque altro.

    Datti dei brevi e semplici traguardi da fare ogni giorno. È difficile uscire dal letto per andare a scuola, ma più facile alzarsi per lavarsi i denti. Una volta fatto quello ci si può concentrare a farsi una doccia. Poi magari anche a vestirsi... E così via.

    Sembra una cosa così diretta e facile... Eppure comunque ci riesco massimo tre giorni su cinque, se proprio mi sento positivo. Masami non è psichiatra ma anche lui è arrivato alla "soluzione", davvero tutti sanno risolvere i miei problemi a parte io stesso.

    « Credo che sia meglio essere il peggiore nel campo che si preferisce, piuttosto che essere il peggiore senza alcun aspirazione. »

    « Forse hai ragione... Però a volte mi viene da pensare sia meglio non tentare e basta. Rinunciare alla possibilità di vincere pur di non esporsi al rischio di perdere. Fallire spesso mi distrugge più di quanto riuscire mi renderebbe felice, haha... »

    Ormai le risate hanno perso tutto il loro scopo fuorviante, è chiaro che più rido più in realtà vorrei piangere. Non era così che mi immaginavo il primo giorno di scuola, sorretto da un muro, assalito dal panico che si stava ritraendo molto piano. Sono stato fortunato ad incontrare Takahashi, o sfigato?

    Non è stato lui a farmi stare male, è stata la verità, la realtà dei fatti che forse oggi non volevo affrontare così direttamente. Il compagno è stato un mero proxy per confermare le mie insicurezze. Non gli si può dar colpa. E inoltre, il primo passo per migliorarsi non è prendere coscienza delle proprie lacune?

    Sì, in teoria. Più probabilmente mi fustigherò e non cambierà nulla, come solito.

    « Grazie... Per avermi dato una mano, oggi. »

    Dico evitando gli occhi dell'altro.

    « E scusami se ti ho annoiato, o sono stato una spina nel fianco! »

    Mi si apre un leggero sorriso, giusto un po' meno artificiale degli altri, anche se il nervosismo rimane palese da come mi gratto la guancia. Chissà come vedrà il nostro incontro Masami ripensandoci. Si renderà conto che "la mano" che mi ha dato potrebbe essere più che averlo condotto in classe?

    A proposito di essa.

    « ...Dici che come primo piccolo obiettivo possa andare bene entrare in classe e presentarmi? »

    Chiedo timidamente, scrutando con titubanza i banchi attraverso la porta aperta poco distante da loro.

    « Se hai consigli da darmi, spara! »

    Sicuramente non sarò mai sicuro e tranquillo come lui... Ma finché ancora non sono totalmente spezzato, posso fare qualche piccolissimo passetto in quella direzione... Forse. Se questo è il mio primo assaggio di UA, di certo non posso rimanere con le mani in mano se voglio morire in maniera utile.

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17 replies since 5/7/2020, 02:37   422 views
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