Stringersi la mano con i palmi sudati

Le differenze tra Masami e Miyasato erano numerose, sia fisiche che psicologiche, ma ciò era più che normale. Ogni persona è praticamente unica, e trovare una coppia perfetta è più difficile che trovare un ago in un mastodontico pagliaio. Perciò, le loro differenze erano accettabili, sebbene potesse essere una cosa deprimente per una delle due parti.
Il castano, era probabilmente meglio di quello che dava a vedere. Una grande percentuale di come una persona appare alla fine, deriva da come essa si presenta. Un ragazzino fragile e spaventato, a meno che non nasconda un qualche incredibile asso nella manica, è normale faccia relativamente poco colpo. D'altro canto, una persona con dei tratti caratteristici molto forti, poteva sicuramente attirare più attenzione. In alcuni casi era positiva, in altri era negativa. In entrambi i casi però, si hanno comunque gli occhi altrui puntati su di sé.
Questo però, non escludeva che una persona come Miyasato potesse riuscire ad attirare qualche sguardo. Ancora una volta, dipendeva tutto da come si presentava, alcune volte basta così poco per cambiare le aspettative mentali delle altre persone, o in questo caso degli altri studenti.
Era più facile a dirsi che a farsi però, il nuovo studente infatti, non solo non spiccava normalmente, ma era anche testardamente sottomesso da sé stesso - anche perché agli altri importava relativamente poco - e dall'idea di essere inferiore a tutte le altre persone. Sì, tutto ciò era probabilmente superabile, ma Masami non era così tanto dedito alla causa, e poi non era nemmeno uno psicologo, non era certamente suo il compito di aiutare il ragazzo.
Ascoltando le sue parole, la triste teoria inerente al castano diventava sempre più reale. Il ragazzo dai capelli di smeraldo gli aveva offerto degli aiuti validi, non erano delle bugie buttate lì, ma erano i suoi reali pensieri sulla possibilità di decadere. Probabilmente, nel caso - assolutamente impossibile - in cui sarebbe successo, avrebbe seguito proprio quelle parole. La logica del suo compagno di classe però, era chiaramente costruita per essere impenetrabile. Se la vittoria è poco remunerativa, non rischiare nemmeno di perdere era il sentimento più pratico, ma non per questo il più corretto.
"Sarò sincero, non riesco ad immaginarmi una vita senza rischi. Alla fine anche alzandosi dal letto si rischia. Non mi sembra poi così differente da una morte cerebrale..." - aveva deciso di essere un po' più duro questa volta, era evidente come addolcire il fulcro di ciò che si intende, con parole dolci ed eleganti, funzionava decisamente poco. E pensare che si era persino impegnato per farlo, che tristezza. Effettivamente però, non aveva considerato la possibilità che delle parole così brusche in modo improvviso potessero far cadere il compagno in una fossa ancora più profonda, non che Masami potesse farci poi molto. Aveva provato entrambe le opzioni alla fine.
Forse aveva sbagliato a perdere tempo con quel ragazzino - sebbene avessero la stessa età - spaventato, forse avrebbe dovuto tirare dritto ed entrare in classe, non aveva ottenuto così tanto da quell'incontro, se non un curioso loto rosso opaco, che era tristemente senza utilizzo pratico, e che sarebbe finito a prendere polvere in una qualche scatola di casa sua. Da un lato però, aveva conosciuto qualcuno di nuovo all'interno della sua classe, forse non era la persona più interessante del corso, ma era comunque un inizio.
Chissà, magari sarebbe tornato utile in futuro, d'altronde gli doveva un favore non invidiabile, sarebbe rimasto fermo per molto più tempo senza l'intervento altruistico del sedicenne. Per cosa poteva tornare utile Miyasato però? Per il momento, i pensieri dello studente non fornirono risposte, ma il futuro era imprevedibile. Magari sarebbe migliorato esponenzialmente una volta all'interno della scuola.
"Oh, nessun problema. Siamo compagni di classe alla fine!" - una volta che il ragazzo dai corti capelli castani finì di parlare, il sedicenne poté seguire a ruota, fornendo una risposta alle sue domande. Doveva presentarsi alla classe? Sì, era quella l'etichetta. Aveva consigli da dare? No, doveva inventarsi qualcosa sul momento - "Certo comunque, prova a presentarti in modo sincero, senza farti opprimere dagli sguardi delle altre persone. Non penso che i nostri compagni ti vogliano mangiare alla fine."
Non aveva detto praticamente nulla, d'altronde non era una persona imbarazzata dal presentarsi, non aveva avuto problemi a farlo e non avrebbe avuto problemi a rifarlo. Non sapeva quanto i suoi consigli potessero aiutare il suo "collega", sperava abbastanza per non fargli fare una figura barbina, ma non ne aveva la totale certezza.