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Evelynn Harcrow Ah il Tanabata, quello che io reputavo un secondo San Valentino in Giappone. Probabilmente non lo era, non avevo tuttavia motivo per non pensarlo dato che si trattava letteralmente della celebrazione del ricongiungimento di due innamorati, quelli che nella cultura occidentale erano chiamati come Vega ed Altair: avevo sentito che qui avevano un altro nome e giuro che avevo provato ad impararlo con scarsi, scarsissimi risultati però. Mi ricordavo solo Ori---qualcosa e che l'altro iniziava con la lettera "H" dunque posso dire che il mio non fosse un fallimento completo, almeno mi ero interessata e ci avevo davvero provato. Poteva andare peggio, assolutamente.
Rimane il caso che per quel che mi riguardava se non aveva la stessa valenza di un San Valentino era solo perché il clima nell'aria che si respirava era diverso: questa era più una sorta di celebrazione, non c'erano quelle vibes di tensione che aleggiava nell'aria anche solo al pensiero di dover fare un regalo a qualcuno perché farne in quella circostanza aveva un significato preciso, qui non troppo.
Forse ero anch'io letteralmente incapace di leggere l'atmosfera giapponese e dei festeggiamenti vari di questo paese ma questo non voleva dire che non me la potessi godere, anzi mi ero "permessa" anche di fare qualcosa che normalmente non mi sarei concessa: andarci da sola. Sì, la userò spesso come scusa ma a causa dell'aspetto andarmene in giro senza compagnia non era la migliore delle alternative per me ed avevo perso un po' di quella confidenza che mi spingeva a viaggiare in compagnia solo della mia ombra a seguito di un paio di circostanze ma avevo una maschera, avevo uno yukata e per l'occasione mi ero anche tinta i capelli: a mio avviso tre elementi sufficienti a non farmi finire al centro dell'attenzione nonostante non avessi nessuno al mio fianco.
Il particolare più immediato, dal mio punto di vista, era la tonalità di capelli: per l'occasione ero passata dal bianco cinereo ad un rosso tutto sommato acceso, cambiando anche il modo di tenerli con un taglio che arrivava poco sopra le spalle. Sì, li avevo tagliati: lo facevo sempre per l'estate dato che tenevano caldo. Comunque era diverso dal mio solito, ogni tanto sperimentare qualcosa di nuovo non era poi così male.
Lo yukata era tutto sommato semplice, era un (ovviamente) pezzo unico viola pulito e dai contorni più chiari, era un po' meno tradizionale perché invece che presentare una chiusura standard sul collo mi lasciava le spalle scoperte avendo dei lembi ondulati al posto delle maniche che arrivavano fino al gomito. Forse non era proprio uno yukata ma lo stile era quello, la lunghezza era quella...potevo farmelo passare. Per quello che riguardava la maschera non era per niente insolito vedere delle persone indossarne una dalla forma di kitsune in questa fiera e per coprirmi il volto era proprio su una di quelle che avevo orientato.
Classica bianca, slanciata verso il basso con lineamenti rossi (dirò la verità, era per quello che mi ero tinta i capelli).
C'era un po' di gente, non l'avrei creduto: avevo sentito che era una festività popolare in Giappone e che offriva l'occasione alle persone di entrare in un po' di tradizione e nella cultura giapponese più di altri giorni, non essendoci mai stata perché mai ritenuta interessante più di tanto non avevo mai provato sulla mia pelle cosa volesse dire ed ammetto che mi ero persa qualcosa di valevole. Adoravo almeno com'era stato sistemato questo angolo di Tokyo con bancarelle, luci e quelle adorabili piante di bambù dove le persone appendevano i loro desideri.
Era proprio di fronte ad una di queste che mi ero fermata con un bigliettino bianco in mano, biglietto che mi avevano regalato per caso invitandomi a fare la stessa cosa: che avrei mai dovuto scriverci? Che desiderio avevo che aveva bisogno di ricevere un po' di incitamento da...qualcosa che stava in altro? Non mi veniva in mente niente, o meglio forse sì tuttavia non volevo che ci si affidasse alla speranza che qualche stella in qualche sistema stellare o qualche divinità strana lo facessero avverare una volta per tutte. Yami da quel punto di vista era stata chiara, se volevo che un desiderio si avverasse non dovevo far altro che provare a farlo avverare io. Era quasi una perdita di tempo, soprattutto considerando che la maggior parte sarebbe stato qualcosa di generico: salute, famiglia, che qualche persona si accorgesse di chi aveva scritto il biglietto, un po' di fortuna in generale---era tutto così banale che non credevo valesse la pena nemmeno spenderci del tempo. Infilai il biglietto bianco tra la cintura ed il vestito, riprendendo a camminare verso le bancarelle e---quello era un panda gigante. Un peluche di panda gigante, a dirla tutta, e non era nemmeno però in mezzo alla via ma era uno di quegli oggetti di cui mi sarei sempre accorta. Non ne avevo mai avuto uno così grande e non me n'ero mai presa uno per mancanza di voglia, ora però che mi si presentava davanti dovevo solo cogliere l'opportunità: cosa dovevo fare?
« Tiro al bersaglio? » Era una di quelle pochissime bancarelle non a tematica alimentare che si trovavano in queste circostanze, non poteva non saltare all'occhio: in genere queste festività erano usate per far sentire i prodotti tipici della cultura giapponese e non, il cibo era uno dei punti chiave per attrarre ma senza qualche svago che piccolo festival sarebbe stato? Che il cielo benedisse bancarelle come questa, davvero. Mi avvicinai al piccolo stand dove un ometto non molto alto stava cercando di incitare un ragazzino a sparare per prendere più bersagli possibili con la pistola ad aria compressa che forniva l'attrazione, dunque era quel tipo di tiro al bersaglio.
« Quanto dovrei fare per quello? » Domandai indicando il peluche gigante e...cavolo tanto. Probabilmente non mi sarebbe bastato nemmeno un giro solo a punteggio pieno ed io non ero così esperta di tiro: la mia fortuna sarebbe stata che non ci fosse un tempo limite e mi sarei potuta prendere qualche secondo in più per mirare. Ma sì, qualcosa dovevo fare per passare il tempo. « Caricane una allora, devo prendere quel peluche gigante. »
Non mi vergognavo nemmeno nel dire che quello fosse il mio obiettivo.
L'avrei chiamato Bobby.. -
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Evelynn Harcrow Sono sincera, mi sarei aspettato di far tutto fuorché tirare un po' al bersaglio in una fiera come questa tuttavia poteva essere una distrazione tutto sommato simpatica in mezzo a tutti gli assaggi che avevo fatto e che avrei sicuramente continuato a fare più avanti. L'avevo detto anche a Daichi tempo addietro, nonostante fossi in Giappone da diverso tempo non ero quel tipo di persona che aveva ancora esplorato a fondo almeno la cultura culinaria del posto ed ero più solita ordinarmi qualcosa di familiare o cucinarmi qualcosa che mi sarei preparato anche negli Stati Uniti rispetto al semplice adattarmi ai prodotti del posto che ovviamente avevo provato - ci mancherebbe altro che in cinque/sei anni non abbia mai mangiato niente di giapponese - ma che non avevo ancora familiari a pieno. Soprattutto le cose che si potevano trovare alle fiere o ai festival, erano tutti prodotti che non prendevo praticamente mai considerando la frequenza con cui frequentavo manifestazioni simili come il Tanabata: zero. L'ultima volta che ricordo di esser stata ad una festività simile era al mio primo anno in Giappone quando mia madre mi aveva trascinata a vedere delle bancarelle sperando che mi calassi nell'atmosfera nipponica in fretta, peccato che non conoscessi nessuno all'epoca e non me lo fossi goduto a sufficienza, però vederla con uno yukata addosso era stato bello. Aveva insistito perché provassi pure io ad indossarlo ma non lo reputavo necessario e soprattutto ai miei occhi era davvero superfluo, strano per una abituata ad un altro modo di vivere: perché indossare qualcosa solo per una festività particolare?
Cosa ci trovavano le persone ad indossare quel tipo di vestito? Non era per cattiveria, proprio non ci riuscivo a capirlo. Erano vestiti, no? Solo dopo avrei capito l'importanza di una veste e di quelle che erano le prime impressioni.
Comunque tornando a noi, questo Tanabata. Anche a questo giro - il secondo in assoluto per me - mi ero trovata da sola ma non mi pesava più di tanto, la curiosità aveva avuto la meglio sul mio non voler mai uscire senza compagnia: magari dopo tanto tempo mi sarei potuta godere questa parte culturale che non era davvero mai entrata nelle mie corde. A dirla tutta avevo ricevuto anche una richiesta di un cliente ma mi ero permessa di rifiutarla senza nemmeno pensarci più di tanto e questo perché...non lo so, sentivo che accettare un lavoro per un accompagnamento stasera non mi avrebbe permesso appieno di godermi il festival e mi avrebbe costretta ad indossare la mia miglior maschera da cortesia assecondando la maggior parte delle sue richieste ed ascoltando i suoi pianti perché magari la situazione a casa non era delle migliori ed aveva bisogno di un po' di conforto. Magari non era nemmeno così ed aveva solo bisogno di un po' di compagnia perché non ne aveva, non potevo saperlo finché non avessi accettato davvero l'incarico ma non era raro per me ricevere richieste durante qualche giorno dall'importanza particolare: le festività sono i giorni di lavoro quasi più pieni in assoluto, non so come mai però è un concetto che accetto volentieri. Alla fine lo scopo è guadagnarci, no? Tra l'altro non sono nemmeno persona da festività o che le senta tanto, dunque se posso farci qualche soldo posso dire che quello sia il mio modo poi di farmi un regalo.
Così come volevo farmi un regalo adesso, ovvero quel peluche gigante. Mentre aspettavo che l'ometto mi preparasse la pistola ad aria compressa per sparare, rimisi le cose in chiaro perché ormai l'obiettivo era fissato. « Dunque. » Appoggiai intanto una banconota da cinque sul bancone che, a quello che avevo letto dal listino, era lo standard per un giro con qualsiasi "arma". « Mi conferma che per prendere quello--- » Indicai il peluche gigante, dato che gliel'avevo chiesto poco fa non aveva bisogno di riguardarlo anche lui: avrebbe capito subito. « ---serve fare punteggio pieno per almeno due giri ad essere bravi bravi, giusto? » E considerando che non lo ero, di giri completi me ne sarebbero serviti probabilmente tre. Non sapevo di preciso quanti colpi avesse l'arma che mi stava dando, i bersagli però erano tanti e confidavo nel fatto che un caricatore avesse munizioni a sufficienza per colpirli tutti una volta.
« Sembra dispendioso, ma gli ho già trovato un nome dunque farò un sacrificio. »
Presa la pistola e soppesata, la puntai di fronte a me verso la serie di bersagli dopo aver dato una rapida occhiata alle altre persone che volevano partecipare al tiro al bersaglio. Accanto avevo una ragazza rossa come un peperone in volto, non sapevo come mai ma sembrava aver intenzione di giocare dunque...beh. « Credo che questa ragazza abbia bisogno di lei. »
Invero non ci avrebbe messo molto l'ometto ad andare da Rei ed informarla del prezzo che aveva un tentativo nonostante appeso su un lato ci fosse letteralmente il listino. Stava a lui però attirare persone conversando un po', cosa che sembrava pratico a fare dato che le domande poste subito furono due verso Rei: quanti giri? Hai visto qualcosa che ti interessa?. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)Ho sottinteso che si tratti di una di quelle bancarelle con diverse postazioni per giocare contemporaneamente. Se così non fosse puoi benissimo considerare che Rei abbia sparato a vuoto durante il turno di Eve, a me va benissimo uguale..
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Evelynn Harcrow Non avevo più dato molta attenzione alla ragazzina dopo che avevo detto all'ometto della bancarella che questa avesse bisogno, le avevo giusto osservato lo yukata che aveva indosso e l'avevo ritenuto adorabile a partire dal grande fiocco che aveva sulla schiena. Non era una cosa così poco comune quella, avevo visto tante ragazze che tendevano a chiudere quella veste con un ornamento simile - cambiando ovviamente colore - e mi domandavo come fosse stato possibile per loro, trovando poi una facile risposta: avevano chiesto aiuto a qualcuno. Poi c'erano quelle come me che avevano fatto tutto da sole e si distinguevano dal fatto che la chiusura del vestito fosse costituita da un nastro normale che poteva richiamare una cintura da karateka tanto fosse semplice: di sicuro non era la stessa cosa (almeno parlavo per me, non potevo mai sapere le altre persone cosa facessero del loro vestiario), era giusto per rendere l'idea.
Era già tanto ero riuscita ad infilarmi e sistemarmi per bene questo yukata senza che rischiasse di cadere ogni due secondi e non si guardi il fatto che avevo le spalle scoperte, questo era dovuto al fatto che la forma del vestito fosse esattamente quella e l'avevo comprato proprio per quello. Va bene che lo prevedeva la festa ma se avevo modo coprirmi qualcosa in meno, allora così fosse fermo restando che non dovevo di sicuro rompere il limite della decenza e del comun pudore. Comunque mi domandavo se la ragazzina non fosse arrivata con qualcuno perché era vestita e conciata talmente bene che sarebbe stato un peccato se non avesse avuto nessuno ad apprezzare questi sforzi vanificati, forse, solo dal fatto che fosse di una timidezza imbarazzante. Sempre se di timidezza si poteva parlare.
Intanto io, svolto il mio compito, ero tornata a dedicare le mie attenzioni a Bob senza aver sentito che la ragazzina avesse domandato proprio di lui. Ed il fatto che l'ometto fosse rimasto un attimo sorpreso dall'aver visto improvvisamente di fronte a sé una banconota di grosso taglio era un dettaglio che non avevo nemmeno considerato: che bello essere ricchi. Però sentire che anche lei volesse il panda gigante aveva fatto comparire sul suo volto un bel sorriso di chi aveva visto un'occasione: se due persone volevano il premio più costoso, l'unica alternativa era che le due sparassero in fretta e furia per prenderselo il prima possibile. Ergo più soldi.
Allora dovrai sbrigarti ragazzina, non dovrei dirtelo ma l'ha preso di mira anche lei.
Giusto questa la frase all'uomo e quella "lei" ero ovviamente io.
La stessa o che ancora non aveva sentito quasi nulla, concentrata come fosse a sparare e cercare di buttare giù più bersagli possibile. Fino ad ora stava andando...normale? Non credo servisse un qualsiasi addestramento per colpire delle cose simili ma era solo questione di trovare il trucco. « Credo di aver quasi capito. »
Il trucco non era tanto mirare al centro del piccolo bersaglio per buttarlo giù ma vicino alla parte superiore, dove c'era evidentemente meno peso a sorreggere l'oggetto. Che poi quella era la parte più facile, quella più difficile era aver a che fare con la mia mira che si aggirava sostanzialmente nella norma e nella mediocrità, complice anche la maschera che avevo addosso e non mi ero ancora tolta. « Forse questa mi conviene spostarla. »
Sì, sarebbe stato molto più facile. Spostato il copricapo sul lato del volto, potevo tornare a riprendere la mira e provare a sparare di nuovo. Ehi, era più facile così! Riuscivo a distinguere le profondità! Poteva essere più facile de-« What the... »
Quell'urletto mi fece saltare sul posto mandando un colpo irrimediabilmente a vuoto, colpendo il retro dello stand mancando senza troppe misure il mio bersaglio. Mi appoggiai una mano al petto per controllare che il cuore non se ne fosse andato: ero talmente concentrata che aver sentito quello strillo mi aveva fatto venire un mezzo infarto soprattutto perché era arrivato dalla ragazza di fianco a me, dunque davvero tanto vicina. « Che è successo? »
Anche l'ometto ed un paio di persone che passavano lì vicine avevano fatto un piccolo salto spaventato, colte alla sprovvista. Lanciai uno sguardo alla ragazza che aveva emesso quella piccola onda sonica, recuperando la compostezza dallo spavento iniziale. « Tutto ok? » Forse si era fatta male...?
(Particolare il fatto che se avessi saputo che anche questa fosse sulle tracce del panda avrei continuato a sparare). -
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Evelynn Harcrow Spavento a parte, non sembrava essersi fatta niente quella ragazza: meno male, anche però se c'era da dire che per farsi male con una pistola del genere probabilmente si poteva solo spararsi addosso volontariamente. Le armi che proponevano in questi stand erano davvero fatte a prova di bambino: erano leggere, sparavano ad aria e non avevano rinculo dunque a parer mio era davvero arduo riuscire a danneggiarsi. Magari una persona non c'era abituata e poteva trovar difficoltà nel semplice sparare, oppure chi era solito usare quelle vere poteva trovar difficoltà nel bilanciare il peso delle due versioni però dal punto di vista del dolore che si poteva procurare, anche sparando a qualcuno lontano era come se si venisse colti da un sassolino lanciato ad una buona velocità. Almeno quelle poche volte che da ragazzina avevo i compagni di classe che d'estate se le portavano sempre dietro per giocare sulla spiaggia, mi aveva sempre dato quell'impressione.
Almeno la ragazza sembrava stare bene, confermando appunto che non si fosse fatta alcun tipo di male ma che, a detta sua, si fosse solo sorpresa dal fatto che l'arma avesse...sparato? A parte il fatto che non capivo come avesse fatto a premere il grilletto per sbaglio, insomma in uno stand del genere o spari o no, ma addirittura si era spaventata per il suono dell'aria che veniva soffiata? Chissà questa ragazza dove aveva vissuto fino ad ora. Non metto in dubbio che ci possano essere delle persone che non abbiano mai maneggiato questo tipo di oggetto ma di qui a spaventarsi ammetto che fosse un effetto capace di lasciarmi sorpresa. Niente comunque di troppo scandaloso, probabilmente era una ragazza dai nervi un po' deboli e che tendeva a spaventarsi facilmente.
Emisi un respiro di sollievo comunque, sapere che lo spavento non era dovuto a niente di troppo pericoloso era quantomeno rassicurante: sarebbe stato molto peggio se tipo le fosse esplosa in mano o se per sbaglio ce ne fosse stata una vera e fosse capitata proprio alla mia "compagna di tiro", per fortuna non era nessuno di questi casi. « Meglio così. » Sorrisi verso la ragazza nel tentativo di rassicurarla, che fosse una di quelle persone che chiedevano scusa per qualsiasi cosa? Poteva essere, in genere era questo il comportamento generale delle persone caratterialmente un po' più impressionabili o meno forti. Una ragazza che si spaventava per un soffio di un'arma finta non poteva di certo avere un carattere forte, almeno così volevo credere. Agitai anche la mano davanti, che carina però che si scusasse. « Non preoccuparti, solo non me l'aspettavo. » Vero, chi mai si aspetterebbe di sentire una ragazzina urlare di fronte ad una pistola ad aria compressa che cercava di colpire dei bersagli? Nessuno, anche perché forse aveva avuto modo di guardare chi prima di lei (o di fianco) si stava impegnando a giocare ma a quanto pareva non era questo il caso. Scosso appena il capo mi rimisi in posizione e recuperata un po' di tranquillità, alzai di nuovo la pistola intenta a mirare ai bersagli e...ecco, avevo perso il ritmo. Avrei dovuto aspettare un po' prima di recuperarlo e magari avrei sparato un po' di proiettili abbastanza lentamente prima di riuscire a ritrovare la condizione precedente.
Solo che---solo che ora ero un attimo anche curiosa di vedere come se la sarebbe cavata la ragazza che di fianco a me si era messa a sparare cercando di colpire almeno un paio di bersagli: avevo giusto sparato un paio di colpi prima di mettermi ad osservare e---il suono ovattato del retro della bancarella colpiti da due piccoli pallini di plastica a buona velocità.
No, non era per niente pratica.
Chissà se col tempo avrei dovuto imparare ad usare una pistola vera per mia necessità, speravo di no perché non mi sentivo per niente confidente a portare con me un oggetto del genere e dato che ormai i quirk erano più importanti di una qualsiasi arma da fuoco, mi sentivo decisamente a mio agio con l'idea di dover usare la mia unicità per qualsiasi cosa: ci ero più abituata e la conoscevo meglio. Non potevo escludere il fatto che esistessero anche persone con l'idea contraria alla mia, però, dunque non dovendo scartare l'ipotesi anche questa poteva essere una piccola pratica in miniatura anche se ne dubitavo: solo la questione del rinculo era qualcosa da non scartare e da tenere in considerazione.
Solo che non me la sentivo di ignorarla: non ero una bravissima persona, va bene, ma nemmeno così pessima da far sprecare i soldi alle persone in questo modo. Almeno fino a quando non si trattava di spenderli per me, in quel caso me ne stavo bella zitta. « Cerca di non muovere il polso prima di premere il grilletto. » Le dissi stando poco attenta ai bersagli che avevo di fronte. Avevo tempo per sparare. « Non c'è molto rinculo, anzi quasi per niente. » Spari con getti d'aria, non con polvere da sparo e non c'è un tamburo che scorre. Non era così difficile.
Un po' di incoraggiamento di certo non le avrebbe fatto male.
« E soprattutto respira, ricordati che non è un'arma vera. » Le sorrisi, provando a darle un po' di fiducia e con un movimento del capo le feci cenno di provarci: quanto mai doveva essere difficile? Ce la stavo facendo persino io che le armi da fuoco non sapevo nemmeno come fossero fatte.. -
.CITAZIONEOkay, I Believe You but my Tommy Gun Don't [Livello 1] [Costo: 10 (x5 colpi) PE]
Love scarica cinque colpi di inchiostro addosso all'avversario. L'inchiostro assume poco dopo la sua emissione forma solida, risultando dannoso come i colpi di un fucile da softair. I colpi viaggiano ovviamente in linea retta e si dissolvono una volta usciti dall'area d'effetto di Love.
Danno: Lieve, Area: 5m.. -
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Evelynn Harcrow Quella ragazza non doveva per niente essere abituata nemmeno a dei giochi del genere perché stava quasi sparando ad occhi chiusi come se non sapesse che quelle pistole non ti facevano male nemmeno se ti sparavano addosso dalla distanza che separava me e lei. Magari sì tuttavia si limitava, la sensazione, a quella magari di una forte puntura che rimaneva qualche secondo e poi se ne andava. Tutto dipendeva da quanto fosse forte il getto d'aria compressa che soffiava via la pallina.
Magari avrebbe potuto farselo vincere da qualcuno ma sembrava sola e pensai che da sola dovesse esserci venuta: chi mai poteva abbandonare una ragazzina così ben conciata ad un festival simile? Solo uno stolto, solo gli occhioni potevano valere il prezzo del biglietto. E poi era anche gentile, mi aveva ringraziata fondamentalmente per una sciocchezza: le risposi con il classico gesto di "lascia stare", solo fatto con una delle code dato che le mani stavano già rialzando la pistola. « Per così poco? Non preoccuparti: avrai qualcosa da voler vincere, no? » Darle una mano a raggiungere quel premio per cui effettivamente aveva speso soldi (tanti o pochi che fossero) non era un gesto così poi eclatante e poteva a volte rallegrare una persona.
Così come mi avrebbe rallegrato portarmi via Bob. Sì, ormai ti ho già dato un nome dunque sarai mio.
Dato quel consiglio mi rimisi ad osservare i miei di bersagli, va bene che non c'era tempo però non mi potevo permettere di occupare una postazione sola per tutto questo tempo senza continuare la mia corsa che probabilmente avrebbe fatto da apripista per una serie fino a quando non avrei raggiunto i punti necessari per il mio obiettivo. Magari poteva servirmi da allenamento futuro per quando avrei dovuto maneggiarne una vera? Non escludevo che più in là avrei provato a comprarne una, avere un quirk era comodo e sicuramente più efficace di tante altre cose ma un'arma da fuoco era sempre un'arma da fuoco: una pistola dava quella sicurezza in più che potevo perdere nel caso in cui qualsiasi mio bersaglio si fosse trovato fuori gittata del mio potere. Andando più avanti con il tempo avrei potuto raggiungere di sicuro distanze più ampie e grandi, al momento dovevo limitarmi a ciò che passava in convento e pensare a coprire il meglio possibile il raggio che le mie capacità mi permettevano.
Di sicuro, e su questo non ci pioveva, una pistola ad aria fatta per sparare ad un bersaglio non era la stessa cosa di una vera: cambiava intanto la potenza di tiro, poi questa non aveva il più classico dei rinculi e soprattutto sparava molto meno lontano di una normale nove millimetri. Non ero sicuramente un'esperta del settore, ciò che sapevo era ciò che vedevo da film, telefilm e sentivo in giro: non avevo nemmeno mai visto nessuno sparare dal vivo, era una domanda che avrei dovuto fare anche agli altri miei colleghi di arcani.
Magari avrei potuto prendere lezioni da loro se avessero saputo usarle? Perché no, era un buon modo per fare bonding: dovevo solo stare attenta a non farne troppo con quello Yuya che dovevo ancora incontrare, non volevo che Yami pensasse qualcosa di strano. Si poteva dire qualsiasi cosa di me ma non che andassi a rubare le persone dagli altri.
In genere erano gli altri che chiedevano di me. Quasi simile ma fondamentalmente diverso.
E guarda come cadono i bersagli. Non li stavo prendendo tutti al primo colpo, ero però confidente nelle mie abilità ed in un paio di giri al massimo avrei avuto un nuovo amico.
Ogni tanto davo un'occhiata alla ragazzina per vedere come se la cavasse e non sembrava molto bene, era anche un po' demoralizzata? Forse potevo darle una man-no, dubito: perché spendere i miei soldi per qualcun altro? Una qualsiasi altra persona si sarebbe girata dall'altra parte e no le avrebbe nemmeno detto di sparare ad un certo modo, non avrei fatto più di quello che stavo facendo adesso.
Avevo rallentato il ritmo perché la curiosità sulla mia vicina di postazione aveva avuto la meglio senza comunque abbandonare il mio compito, ero anche distratta ma quando sentii il rumore di cinque colpi sparati in rapidissima successione e poi, voltandomi, vidi cinque bersagli stesi mi ritrovai un po' piacevolmente sorpresa. « Visto che è facile? »
Ero stranamente contenta, forse pensavo che ce l'avesse fatta con i miei consigli e dunque mi volevo prendere un po' di merito? Non mi sfiorò nemmeno per l'anticamera del cervello il fatto che avesse potuto imbrogliare dato che sembrava incapace anche di pensare cose cattive sul conto delle persone - una persona così timida? Davvero? - e devo ammettere che mi incuriosì talmente tanto da farmi scappare un... « Fallo di nuovo. »
Che avesse un talento nascosto? I rumori erano stati anche rapidi, ero curiosa di vedere se fosse stato un colpo di fortuna o no. E se anche avesse imbrogliato...come aveva fatto? Avrebbe dovuto farmelo sapere perché l'avrei fatto di sicuro pure io anche se com'era che si diceva? Un mago non svela mai i propri trucchi?
(Disclaimer - nessuna delle due ragazze qui presenti era esperta di magia a meno che non si considerino i quirk come manifestazioni magiche.). -
.CITAZIONEOkay, I Believe You but my Tommy Gun Don't [Livello 1] [Costo: 10 (x5 colpi) PE]
Love scarica cinque colpi di inchiostro addosso all'avversario. L'inchiostro assume poco dopo la sua emissione forma solida, risultando dannoso come i colpi di un fucile da softair. I colpi viaggiano ovviamente in linea retta e si dissolvono una volta usciti dall'area d'effetto di Love.
Danno: Lieve, Area: 5m.. -
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Evelynn Harcrow Ah che carina, una ragazzina che non sapeva sparare ma che si sforzava di farlo perché aveva intenzione di vincere il peluche gigante che era tanto bello e sarebbe stato tanto bene nella sua camera a ravvivarla un po'. Sembrava una di quelle bambine che chiedevano al padre di vincerle il regalo perché le piaceva e--- « Il peluche? »
Feci mente locale, elaborando la risposta. Ce n'erano svariati in quella piccola bancarella tuttavia solo uno di questi aveva l'attrattiva e la forma per essere considerato come "il" peluche per eccellenza e considerando quanto poco ci aveva messo a rispondere, ero abbastanza convinta che stesse parlando di quello che avevo adocchiato anch'io. Insomma, era quello più evidente da notare. Stava puntando anche lei a Bob.
« ...oh. » Inizialmente avevo assunto un'espressione incuriosita perché avevo intenzione di capire perché si sforzasse così tanto, ora che lo sapevo non era tanto curiosità ciò che dipingeva il mio volto quantopiù era solo pura e semplice realizzazione di aver davanti una piccola rivale che però in teoria non avrebbe dovuto nemmeno spaventarmi per sbaglio: perché mai avrebbe dovuto? Aveva colpito si e no cinque bersagli su quasi un caricatore intero mentre io qualcosa in più avevo fatto, ci avrei messo sicuramente meno tempo a raggiungere il punteggio indicato. Non che fossi un'esperta, di sicuro non ero una cecchina né sapevo maneggiare armi da fuoco però si trattava di un gioco e per quanto uno potesse essere spaventato, era fatto apposta perché potessero vincere tutti: non era un poligono di tiro dove ti valutavano per quanti bersagli colpivi, no? « Oh. Capisco. »
A maggior ragione allora avrei dovuto vedere quel tiro miracoloso per capire se avessi di fronte davvero una ragazza talentuosa oppure se fosse stata davvero fortuna o qualcosa di diverso. Al momento non stavo nemmeno pensando all'eventualità che potesse barare, insomma chi barava ad una bancarella del tiro a segno? Oltretutto per provare a barare dovevi essere davvero confidente o brava a nascondere le cose dato che il giostraio, chiamiamolo così, non poteva che guardarti costantemente quando aveva tutte le postazioni piene per attendere di fornirti altri colpi o per vedere il tuo punteggio e darti il premio di conseguenza. Ci voleva un coraggio che quella ragazzina non mi dava l'idea di avere, insomma aveva sobbalzato per il rinculo di una pistola ad aria. Per l'amor del cielo, non mi sarei sorpresa se avesse avuto paura anche della sua stessa ombra.
Anche il fatto che mi avesse risposto in quella maniera così poco convinta e guardinga lo interpretai come semplice timore verso gli sconosciuti, dava l'idea di essere una di quelle persone e nonostante dentro di me stessi sperando con tutto il cuore che mancasse ogni colpo - e probabilmente avrei cercato di farglieli mancare poco più avanti se davvero avesse mostrato di avere talento -, avere un po' di competizione non mi avrebbe fatto male. Se non avessi avuto niente da fare sarebbe stata una serata terribilmente noiosa. « La fortuna del principiante è l'arma migliore di chi non ha mai provato. » Sorrisi alla ragazza, attendendo che si calmasse per scaricare qualche altro colpo verso i bersagli dal mio lato giusto per andare avanti e non far sì che stessi occupando una postazione senza far nulla. Non stavo andando malissimo, di certo non facevo cinque colpi di fila con quella precisione però appunto perché aveva detto che volesse quel peluche non potevo non fissarla adesso sparare altri cinque colpi ed abbattendo altri cinque obiettivi.
Va bene, non era fortuna del principiante e forse mi stava prendendo in gir-aspetta. La stavo guardando per capire quale fosse la sua tecnica di tiro ma c'era differenza di suono tra un colpo sparato ed un colpo a vuoto: l'aria compressa e basta faceva un rumore differente rispetto a quando faceva partire un proiettile. Sono abbastanza sicura che almeno uno fosse stato "a salve", dunque come avevano fatto a caderne cinque? C'era definitivamente qualcosa che non andava e quella ragazzina stava nascondendo qualcosa dunque...
« Quello è stato... » Pressione. Mettiamole pressione. Sembra una persona dai nervi fragili, potrebbe non reggere e far saltare il trucco che aveva usato: accusarla non sarebbe servito a niente ed onestamente questa poteva essere un'occasione per divertirmi più dello sparare. Portare una persona al limite era quello che facevo spesso e volentieri già a lavoro, non mi era mai capitato di provare a farlo anche qui: potevo aggiungerlo al mio curriculum? Il tono di queste prime parole era grave, come se fossi pronta a dire il segreto più oscuro del mondo ma poco dopo diventai dal giorno alla notte il ritratto dell'entusiasmo come quando un bambino vede il suo eroe preferito in un cartone animato. Unii le mani davanti al volto.
« ...fantastico! Come hai fatto? Non puoi dirmi che è solo fortuna del principiante, insomma... » Indicai i bersagli che aveva appena buttato giù, mettendoci euforia, ciò che speravo non reggesse. Inoltre comportarmi così avrebbe attirato anche qualche orecchio od occhio in più mettendola al centro dei riflettori sotto una pressione più grande. « Non ho mai visto abbattere due bersagli con un colpo solo! Un secondo cinque su cinque di fila sarebbe stato fenomenale, ma questo lo è stato di più! » Non era fisicamente possibile buttarne giù due con un tiro solo, solo che io sono sempre stata la bionda del gruppo: almeno così valeva per quando abitavo negli States. Perché non comportarmi come tale? « Voglio rivederlo. Puoi rifarlo? Puoi? » Se avessi potuto aggiungere delle stelle attorno agli occhi avrei fatto, purtroppo quell'effetto speciale mi mancava. Qualcosa non andava ed ero intenzionato a scoprire cosa comportandomi come se invece volessi solo vedere qualcosa di eccezionale.
Potevo riuscire a farla crollare dalla tensione?. -
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Evelynn Harcrow C'era una distinzione da fare quando si parlava di kitsune nella mitologia e nel folklore giapponese: volpi zenko (o inari) e volpi yako (o nogitsune). Le prime, da quel che avevo letto, erano volpi benevole ed associate al culto di una divinità da cui prendevano il nome di cui però non avevo informazioni mentre le seconde erano un po' più maliziose ed intenzioni tutt'altro che gentili con gli individui che andavano ad incontrare e non credo, personalmente, che il tipo di malizia mostrata fosse quella con cui sono abituata di solito a lavorare.
Se avessi dovuto definire che tipo di volpe fossi avrei sicuramente optato per la seconda perché di benevolo non avevo niente, almeno non in questa situazione dove avevo visto che qualcosa non mi quadrasse e semplicemente volevo arrivarne a capo ma non chiedendo direttamente, era come se volessi spingere quella ragazzina a confessare di propria spontanea volontà sottoponendola ad una pressione di fronte alla quale speravo avrebbe crollato dato che dal momento in cui mi ero messa a guardarla, aveva avuto un po' di timidezza oppure di...accortezza, quella di chi poteva avere qualcosa da nascondere. Inutile dire che mi potessi anche sbagliare, in quel caso l'avrei quasi tormentata per niente e per questo potevo dire che la mia, di kitsune, appartenesse alla seconda categoria: quello che c'era dipinto sopra non era un sorriso gentile, era il sorriso di chi ti vuole ingannare, tentare e spingere nel campo dell'errore.
La cosa che mi sorprendeva era che in tutto questo non sentivo attrattiva dall'opportunità di vincere il peluche sabotando, sentivo attrattiva di fronte la possibilità di divertirmi tormentando un po' una timida ragazzina. Cosa diamine ero diventata in questo tempo? Forse una persona meravigliosa, forse una persona orribile: dipendeva dai punti di vista sicuramente e non mi vergognavo, dal mio, di considerarmi appartenente anche qui alla seconda categoria.
« Oh, non sono una così brava insegnante. » Che carina però provare a lusingarmi, doveva esser presa anche dalla tensione per tenersi il petto e regolarizzare il respiro in questo modo. Me la sentivo davvero di stare tanto appresso ad una ragazzina del genere?
Certo che sì.
La maschera appoggiata in testa la guardava, la ragazza, e quasi la giudicava mentre io pensavo solo ad ottenere un piccolo passatempo. « Alla fine è questione di prendere il ritmo, una volta capite un paio di cose abbatterli è facile e--- » Si era appena fregata da sola? Davvero? Avevo cercato di coprirla, mettiamola così, con un "doppio colpo" e lei al primo affondo già cadeva a terra in questo modo? Stavo sorridendo fino a quel momento e per un secondo ammetto che quel sorriso nascondesse anche un "ti ho beccata", però da brava attrice qual'ero - credo - assunsi subito un'aria sorpresa nel sentire quella frase. Un paio di persone si erano avvicinate alla mia esclamazione e grazie al mio tono più alto del normale, dunque anche loro sarebbero state in grado di sentire quello che avrei detto di lì a breve.
« Strano. » Iniziai.
« Come hai fatto ad abbatterne cinque con quattro colpi? » Ricorda Eve che sei un'oca americana bionda, sei una ragazza che non può sospettare e che è irrimediabilmente ingenua dunque non puoi permetterti di sospettare di qualcuno o di far capire che stai sospettando. Tamburellai le dita sul bancone, facendo spallucce poco dopo.
« Di sicuro ne colpirai altri, però non mi torna: è davvero impossibile? » Domandai più al giostraio che alla ragazza, con l'omino che di sicuro non aveva visto niente come me ma di fronte a quella domanda magari un occhio di riguardo alla ragazzina ce l'avrebbe dato capendo se davvero aveva imbrogliato o no. Carino il tentativo di sparare, peccato che avesse finito i colpi come sua stessa ammissione e la cosa mi fece sorridere in maniera divertita: aveva provato a tenere una faccia tutto sommato seria ma vederla sfaldarsi, tra virgolette, dopo aver capito di non aver più nulla da sparare era stato decisamente snervante e dal mio punto di vista aveva quasi alleggerito la situazione.
Peccato che io appunto non fossi una kistune inari.
« Tranquilla, non c'è fretta: il peluche non può di certo scappare da solo. »
Era ovvio che mi fossi messa a sparare per i miei bersagli, però con la coda dell'occhio l'attenzione alla mia compagna di postazione e non solo quella: ormai avevo deciso che dovevo metterle i bastoni tra le ruote e dato che non avevo voglia di sprecare energie per i quirk, avrei usato ciò che fino ad ora avevo tenuto nascosto sotto il vestito per infastidire, ovvero le mie code. Dovevo giusto attendere che la ragazza riprendesse a sparare, o almeno si accingesse a farlo, per provare a far scivolare silenziosamente la mia coda dal fondo del vestito fino verso di lei e pungolarle la caviglia poco prima che premesse il grilletto. Poi l'avrei ritratta, ovviamente, ma ammetto che sarebbe potuto uscire qualcosa di tutto sommato appagante.
Non so perché ma a Bob non stavo adesso pensando nemmeno per sbaglio, avevo trovato un giocattolino migliore.. -
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Evelynn Harcrow Non credevo di riuscire ad essere così tanto fastidiosa in così poco tempo con qualcuno che avevo incontrato da pochissimi minuti, dovetti ricredermi però nel vedere e sentire con quanta facilità fossi riuscita nel mio intento senza nemmeno aver bisogno di disturbarla con le code. Probabilmente sarei una volpe Yako provetta se solo avessi avuto modo di diventare quell'animale spirituale, dovevo tenerne conto. Insomma il mio obiettivo principale era quello di farla innervosire per farle scappare qualche commento fuori luogo che l'avrebbe incastrata da sola e forse c'ero riuscita dato che più passavano i secondi, più la ragazzina mi guardava e più probabilmente avrebbe desiderato essere in qualsiasi altro posto fuorché a sparare accanto alla me che stava facendo la tipica ragazza bionda americana, cosa che tecnicamente non ero solo per via di una tintura.
E perché in fondo non ero così stupida, quello solo quando volevo ma mi reputavo una persona dall'intelligenza nella media: niente di eccellente, niente di irrimediabilmente fallace. Comunque era inutile che mi mettessi a fissare la ragazzina ancora, sparare avrebbe sicuramente facilitato il mio compito dato che stuzzicare e poi non guardare era uno dei modi migliori che si aveva per far innervosire qualcuno e la reazione desiderata l'avrei avuta di lì a poco con il suo primo sbotto. Non stavo andando nemmeno male, avrei dovuto recarmi in qualche sala giochi per fare pratica perché sentivo che potevo avere del talento da qualche parte nascosto. Dovevo solo scavare un po' per trovarlo e...guarda come vanno giù quei bersagli. Peccato che avrei dovuto interrompermi di lì a breve ma quello che stava avvenendo accanto era più divertente di questo.
Inutile dire che di fronte alla prima affermazione mi interruppi e feci una faccia a dir poco sbalordita così come penso anche le persone che stavano ad osservare, la differenza era che quella altrui era naturale mentre la mia un po' (tanto) finta però insomma, era quello che volevo anche se dovevo mostrarmi sorpresa. Non potevo mica tradirmi così. « Occhiali? C'è qualcosa che dovevo vedere che non ho visto? » E poi perché doveva offendermi la maschera? Era carina in fondo, faceva parte di quel folklore giapponese che per certi versi era adorabile. Potevo capire se la prendesse con me - basta che non mi dicesse fossi brutta, lì non avrei risposto di me - ma con un accessorio...che modi, davvero.
I ragazzini d'oggi...
La frase successiva mi fece appoggiare una mano sul petto e mi fece trasalire, permettendomi di assumere un'aria quasi offesa. Scambiai un'occhiata con il giostraio che era in evidente imbarazzo, non sembrava volermi aiutare o forse sì ma non sapeva come. Per fortuna che ci potevo pensare io.
« Che ragazza rude che sei, tutto questo per un peluche? » Scossi il capo, che strano per una volta non essere la vittima ma era stranamente piacevole come sensazione. Ne dovevo assolutamente approfittare. « E pensare che ti stavo solo facendo dei complimenti, che maleducata. » Mi girai verso i bersagli quasi con aria offesa, sparando gli ultimi colpi che avevo un po' alla cieca. Sapevo già cosa fare, avevo fatto la Nogitsune abbastanza per oggi e la mia dose di divertimento l'avevo avuta.
Ciao Bob, rimarrai sempre nel mio cuore.
« Se davvero ti interessa così tanto, quel maledetto peluche, allora facciamo così. » Una volta finito il caricatore guardai il giostraio, indicandogli con le code la ragazzina. « Dalle i miei punti, così può prenderselo senza urlare ancora. »
Magari si calmava e la facevo contenta.
Poverina, un po' mi dis-no non è vero, ero molto più che soddisfatta del risultato che avevo ottenuto e non lo avrei cambiato nemmeno per un peluche gigante. Speravo solo riuscisse a portarselo in giro.
Non era una cosa da tutti i giorni andare ad un festival che capitava una volta l'anno, trovare una ragazzina che per citare una poesia "tanto gentile e tanto onesta pare" e riuscire a farla arrabbiare in questo modo: era una cosa che potevo inserire nel mio curriculum senza troppe cerimonie, essere una ragazza che sapeva infastidire senza troppe difficoltà e dissimulando interesse. Volevo ringraziare tutti quelli che hanno creduto in me per questo traguardo, soprattutto tutti quei clienti che mi hanno aiutata a fare pratica facendomi dissimulare attenzione per tutte le cose che mi dicevano quando invece probabilmente stavo solo pensando a quanto comodo fosse il letto di camera mia. Senza di loro sono sicura che non sarei mai riuscita ad arrivare ad un traguardo così importante come quello raggiunto stasera e poi vorrei ringraziare la mia maschera Leslie per esser stata al mio fianco, il suo sorriso è stato d'ispirazione.
In tutto ciò ancora non avevo risolto l'arcano dei bersagli abbattuti senza colpi. Quello è un vero peccato..