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.♦ JASON LEROY ♦Alle dodici del giorno prima, il palco veniva allestito: iniziavano ad essere effettuati i primi collegamenti elettrici, si testavano le luci e si effettuava ogni sorta di preparativo si potesse effettuare in anticipo. Fortunatamente, almeno quel giorno, Jason non aveva dovuto presenziare, sebbene fosse stato comunque impegnato con i preparativi: il gruppo stava facendo le prove, ed ovviamente il giorno prima dello spettacolo stavano tirando fuori le loro peggiori performance ed ogni singolo dubbio possibile ed immaginabile. Jason sapeva che erano solo nervosi e sapevano fare meglio di così, ovviamente, ma non riusciva a non farsi prendere dalla frustrazione per carattere. Lo spettacolo sarebbe stato un disastro.
-Forza, niente panico, lo spettacolo andrà alla grande.- Li aveva congedati, alle otto di sera del giorno prima, pur con evidente preoccupazione dipinta in volto a tradirlo. L'unica relativamente tranquilla - e le cui performance rimanevano piuttosto costanti - sembrava essere quella tizia nuova, Sakiko. Ecco la differenza che faceva l'esperienza, lei in fondo era abituata alle luci dei riflettori: sperò che in qualche modo la sua spensieratezza contagiasse gli altri membri del cast, o non ne sarebbero usciti: tante qualità gli si potevano attribuire (/s), ma di certo non era molto bravo a consolare e portare il buonumore.
Quella sera Jason chiuse gli occhi e gli sembrò di riaprirli letteralmente cinque minuti dopo, eccetto che era già praticamente ora di andare al festival. Crisi di panico varie ed eventuali accompagnarono i più sensibili degli attori al vedere quel palco così maestoso allestito solo per loro, ma alla fine tutto passò. Provarono dietro le quinte solo un'ultima volta e venne... abbastanza bene. Forse si stavano rilassando. Forse l'essersi trovati lì di fronte al palco costruito per loro aveva in qualche modo fatto calmare i bollenti spiriti, forse avevano già sfogato tutta la loro negatività. O forse era la quiete prima della tempesta, nella forma del fiasco più clamoroso della compagnia di suo cugino, che per inciso era stato totalmente bandito dall'avvicinarsi: era decisamente troppo stressato, ultimamente, ed essendo una persona estremamente emotiva avrebbe finito per gettare ombre nefaste sulla troupe. Nah, chi prendiamo in giro, sebbene la scusa fosse quella, in realtà Jason voleva solo evitare che Castiel avesse un breakdown emotivo. Se la sarebbero cavati anche senza di lui, doveva convincerlo (e convincersene) e far sì che si mettesse il cuore in pace e si concedesse più tempo anche per sé stesso. Chiaramente Jason lo faceva perlopiù per non averlo tra i piedi, ovvio. Poi chi si sarebbe sorbito le sue lagne se avesse davvero avuto una crisi? Esatto, meglio prevenire.
Ora la parte complicata: cavarsela per davvero. Dov'erano i costumi? Perché tardavano? Erano le diciassette e trenta, e Jason andava avanti e indietro franticamente cercando persone, spostando cose e tenendo un telefono costantemente tra la spalla e l'orecchio. Non era da solo, c'erano altri quattro collaboratori più fidati di Castiel che si occupavano della gestione, ma le cose da fare per uno spettacolo così grosso non mancavano.
-No, non tra venti minuti, mi servono adesso.- Sbottó, a telefono, mentre imbracciava uno scatolone a un suo collega e gli faceva l'ok con il pollice, indicandogli dove posarlo e correndo subito a recuperare un altro scatolone. -No, perché se poi non vanno bene non facciamo più in tempo a cambiarli. Mi. Servono. Adesso.- Proseguì, allontanando poi il telefono dal muso ed attaccando, ma iniziando subito a cercare un altro numero in rubrica. -Hyuse, hanno sistemato quel faretto? Sto per mandare Kai a fare due spese, deve comprarne uno?- Posò lo scatolone a terra e si passò il cellulare all'altro orecchio. -Ok, ok.- I preparativi continuarono più o meno a quel modo sino alle ventuno e trenta, quando tornò tutto il panico iniziale e con gli interessi. Jason rimase fino all'ultimo minuto con il resto del cast, ma alle ventidue e venticinque dovettero separarsi: di lì a poco sarebbero entrati in scena. Un ultimo in bocca al lupo, un ultimo scambio di incoraggiamenti, ed il nostro li lasciò al loro destino. Si rinfrescó al bagno, togliendosi persino la camicia per bagnarsi le braccia e le ascelle, si asciugò, si spruzzó abbondante deodorante e si rivestì: la camicia bianca tenuta con le maniche rimboccate e due bottoni aperti e la cravatta rosso scuro che penzolava un po' troppo in basso. La sua elegantissima giacca nera, parte del completo che aveva quel giorno, era al sicuro da qualche parte nel backstage e decise di lasciarla lì: rinfrescato e profumato, si diresse verso la platea e si sedette sulla sedia riservata per lui in prima fila, lasciandovisi cadere con aria esausta. Immediatamente alla sua sinistra ci sarebbe stato il posto riservato per Desmond, che aveva ovviamente invitato, e se questi fosse già arrivato lo avrebbe salutato con un cenno della mano e gli si sarebbe rivolto con aria stanca un istante prima che iniziasse lo spettacolo.
-Che giornata.- Ed il sipario si aprì dinanzi agli spettatori, alle ventidue e trenta del sette luglio, nella suggestiva spiaggia di Odaiba dove il tutto era stato allestito.
Non era la prima volta che Desmond assisteva ad una rappresentazione assieme a Jason, dunque ormai sapeva che il ragazzo preferiva stare in assoluto e totale silenzio, assorbito nella narrazione e nella recitazione, spesso sporgendosi in avanti e giungendo le mani davanti alla bocca con i gomiti posati sulle ginoccchia. Concitazione? Eccitazione? Orgoglio? Difficile capire cosa gli passasse per la testa, quella posizione estremamente concentrata era il massimo di dimostrazione di cui era capace, in quei momenti. A mezzanotte, il sipario si chiuse e, contemporaneamente all'inchino degli attori, dei meravigliosi fuochi iniziarono a rischiarare il cielo notturno.
Solo in quel momento, Jason si concesse di rilassare un po' la sua posizione e tirare un lunghissimo sospiro di sollievo. Lo spettacolo, per inciso una rappresentazione ispirata alla leggenda di Orihime e Hikoboshi, era andato alla grande, non li aveva mai visti recitare così bene, e Sakiko era stata un successone.
-Se la sono cavata, dai.- Sicuramente Desmond ormai aveva capito che sentirlo dire una cosa del genere era l'equivalente di una recensione 10/10. Il nostro sarebbe rimasto seduto ad osservare i fuochi d'artificio, sperando che anche Desmond volesse concedersi qualche minuto per vederli prima di andare. In fondo, stavano rimanendo un po' tutti. -Che ne pensi?- Sapeva che il suo interlocutore, pur non essendo un esperto di teatro, era un grande oratore ed elargiva sempre volentieri la propria opinione soggettiva. -Tutto bene, comunque?- Già, dopo tutto quel silenzio, forse era ora di scambiarsi anche un po' di convenevoli.| Vigilantes | #Livello 3 | Età: 28 |© |
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▸ Scheda: The Unsung ◂CITAZIONEAvrei voluto aprire prima ma non sono più riuscito ;~; chiedo scusa. A te
Sapphire313. -
.Desmond P. Archisorte
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.♦ JASON LEROY ♦Jason ridacchiò ai grandiosi complimenti rivolti da Desmond allo spettacolo.
-Sakiko, sì, che memoria.- Si complimentò, seppur con aria un po' beffarda, non del tutto sicuro sul perché il suo amico avesse tenuto a mente quel dettaglio. -Ti procuro il suo numero?- Ridacchiò. -Tra l'altro mi sa che non posso nemmeno, non senza beccarmi dieci denunce dal suo agente quantomeno. Ha un contratto a prova di carro armato.- Rifletté, ricordando le complicazioni venute dal lavorare con una vera e propria star. Alla fine ne era valsa la pena, comunque, come aveva notato anche Desmond era stata grandiosa. -Sì, sì, se l'è cavata. Niente male come esordio.- Acconsentì, annuendo con il mento fra le mani, gli occhi stanchi fissi sullo spettacolo pirotecnico che stava deflagrando centinaia di metri sopra le loro teste. Annuì alla ricostruzione di Desmond: l'idea era quella, sì, rievocare in chiave più moderna e fruibile al pubblico del 2022 delle vicende narrate da centinaia di anni più o meno sempre allo stesso modo.
-Mi fa piacere sentirtelo dire. Spero il pubblico la penserà allo stesso modo, per ora applaudono ma chissà poi che pubblicità ci faranno.- Ridacchiò, poi, come se la cosa in fondo non lo riguardasse più di tanto. Ovviamente lo riguardava eccome, ma non voleva dare a Desmond l'impressione di curarsene troppo. -Sì, le luci erano perfette, i colleghi di mio cugino hanno fatto un gran lavoro.- I suoi occhi brillarono, spostandosi per un istante dai fuochi d'artificio al palco, seppur ormai chiuso, come se potesse rivedere le luci che prima vi erano proiettate. -Proprio come le immaginavo.- Sussurrò poi, con un tenue, distante sorrisetto. Chiaramente non si occupava interamente della sceneggiatura, aveva già il suo da fare con gli attori, ma in fondo la sua esperienza tornava utile in diversi campi, molti dei collaboratori di Castiel per quanto talentuosi erano ancora alle prime armi, e spesso si trovava a mettere bocca anche dove non c'entrava più di tanto. Non lo faceva apposta né voleva sembrare arrogante, semplicemente la cosa lo appassionava e gli piaceva che fosse sempre tutto perfetto.
Quando Desmond gli parlò del lavoro, lo riportò sul Pianeta Terra. L'argomento era cambiato, e lo spettacolo era finalmente finito. I suoni, quasi ovattati fino a quel momento, sembrarono tornare a pulsare vivi nelle sue orecchie, e le immagini tornarono più vivide. Non fece in tempo a rispondergli riguardo le ferie, che si ritrovò a ridere di gusto all'aneddoto sulle colleghe.
-Pfft. Beh, sarò lieto di soddisfare il loro interesse accademico.- E che altro poteva fare? Certo, probabilmente arrivati al dunque (se veva ben inteso ciò che Desmond stava cercando di comunicargli) le avrebbe irrimediabilmente deluse, ma fino ad allora... chissà che non fossero due biglietti venduti in più. -Magari si appassionano ed entrano nel cast. Avremmo bisogno di più attrici, onestamente.- Aggiunse, scrollando le spalle.
Rise di gusto quando il suo amico lo etichettò come "provato".
-Provato? Sono a pezzi. Credo sia stata l'esperienza più stancante della mia vita. Però è finita. E sai, sono abbastanza soddisfatto.- Mormorò, con un sorrisetto che lasciava intendere che quell'abbastanza era sicuramente un po' di più. Rise ancora quando Desmond incalzò con le sue domande per accertarsi che avesse mangiato e dormito a dovere. -Dormirò stanotte, e domani notte, e per un bel po' di notti, ora.- Rassicurò. -Per quanto riguarda il nutrimento, dunque... ho fatto colazione e poi verso le sei di sera ho mangiato una ciambella. Ho preso diversi caffè però.- Aggiunse, come se la cosa dovesse giustificarlo. -Scherzi a parte, sto morendo di fame, sì, quindi...- Fu interrotto da un paio di ragazzi del cast, che gli si avvicinarono e gli lanciarono una manciata di stelle filanti addosso, mettendo in mano a lui e Desmond (non avrebbero sentito ragioni ed ormai avevano imparato a riconoscere "il tizio seduto vicino a Jason" almeno di vista) un bicchiere di un qualche vino bianco frizzante. L'intento era chiaro, volevano trascinare Jason (e forse anche Desmond) nel backstage a fare un po' di baldoria, e Jason quasi si lasciò trascinare meccanicamente.
Poi lo colse come un fulmine la realizzazione che per quella sera ne aveva veramente abbastanza. Okay assecondare i ragazzi, okay festeggiare con loro, okay tutto, ma adesso voleva staccare. Non era stato come gli altri spettacoli della compagnia, era stato tanto grandioso quanto stressante, ed ora che era terminato si stava rendendo conto di quanto non vedesse l'ora che finisse, in realtà. Cioè, era ovviamente contento di aver partecipato, era orgoglioso di ciò che ne era uscito, ma era egualmente felice che fosse finito.
-Uh... no ragazzi, questa sera non verrò a fare festa con voi, mi dispiace.- Mormorii di proteste vari ed eventuali, insistenza. -No, davvero, preferisco di no. Sono... sono un po' stanco. Io e Desmond stavamo per avviarci.- Si alzò, invitando il suo vicino di sedia a fare altrettanto con un'occhiata laterale. -Divertitevi anche per noi. Bye bye~- Si sarebbe avviato lungo la spiaggia - auspicabilmente con Desmond al seguito o di fianco - salutando teatralmente con la mano il cast ed ignorando tutte le loro successive insistenze, allontanandosi sino al punto di non sentirli più. -Uff. Succhiasangue.- Li etichettò, pur giocosamente, una volta rimasto da solo con Desmond. -Dicevamo? Ah, sì, muoio di fame. Sono sicuro che hai già qualcosa in mente, a me basta che sia abbondante, grasso e fritto, ho voglia di distruggermi.- Con una sorta di mezzo passo di danza, Jason si spostò all'indietro e terminò la movenza in un elegante inchino con un braccio teso di lato che invitava Desmond a proseguire per primo. -Dopo di lei, re delle bancarelle.- Solo in quel momento, si sarebbe reso conto di stringere ancora lo stretto calice in plastica che i ragazzi gli avevano ficcato in mano poco prima. Se anche Desmond avesse avuto il proprio, avrebbe indetto un breve, improvvisato brindisi e lo avrebbe scolato in appena due sorsi (non era niente di particolarmente forte o pregiato), per poi gettare il bicchiere in un cestino poco distante.| Vigilantes | #Livello 3 | Età: 28 |© |
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.Desmond P. Archisorte
EDIT: Visto che ha deciso di esplodere perché sì, ho sistemato il link del peluche antistress.
Edited by Sapphire313 - 18/8/2020, 16:35. -
.♦ JASON LEROY ♦-Ti stupirà sapere che ha già tipo... venticinque anni o giù di lì.- Rispose Jason all'allusione sulla presunta illegalità della questione Sakiko. -Non glieli daresti, uh? Sarà che deve mantenere una parvenza giovane e innocente per il suo lavoro, non so.- Concluse, scrollando le spalle. -Dovrebbe essere una specie di idol.- Mormorò, con aria un po' scettica. In tutta onestà, non capiva molto bene l'attrattiva di quel mondo, ma in Giappone sembravano andare forte. Beh, anche fuori dal Giappone ad essere sinceri, ma nonostante suo cugino ne facesse parte (o ne avesse fatto parte), non riusciva a cogliere appieno cosa ci fosse di entusiasmante. In ogni caso non era un mondo che denigrava e disprezzava (non per davvero perlomeno, poi cosa dicesse era un'altra storia), in fondo sicuramente molte persone la pensavano allo stesso modo sul teatro. -Ahw, che dolce.- Fece, con evidente tono sarcastico, quando Desmond tirò in ballo i dolci che gli portava ogni tanto, che a dire suo gli assicuravano un posto speciale nel suo cuore. -Beh, quantomeno sei low-maintenance, lo apprezzo.- Non sapeva bene come trasporre quel concetto in giapponese, sebbene vivesse lì da molti anni talvolta gli mancavano ancora le parole. Meno male che la sua stazza ed i suoi lineamenti prominenti lo identificavano molto facilmente come un gaijin (parola che, tra l'altro, di recente gli avevano fatto notare che aveva pronunciato in maniera inesatta per anni), e dunque molte cose gli venivano scusate, ma era comunque lieto di non doversene preoccupare troppo parlando con Desmond: poteva permettersi qualche inglesismo.
-Ah, lo spero.- Mormorò Jason, un po' più serio, torcendosi un po' le mani. Era soddisfatto di ciò che era uscito, era stata una dimostrazione di qualità, e sicuramente gli bastava, ma purtroppo c'era anche da guardare in faccia la cruda realtà: gli incassi di quella sera erano già decisi, ma quelli futuri potevano dipendere dalla pubblicità che gli sarebbe stata fatta dai presenti, e questa sarebbe stata direttamente proporzionale al loro gradimento dello spettacolo. Era veramente ironico che il futuro di una compagnia teatrale dipendesse da delle persone che di teatro non capivano un accidente, senza offesa, come Jason non capiva un accidente di canto o... quasi letteralmente qualunque altra cosa non fosse teatro, fatta forse eccezione per la moda elegante uomo.
Preso com'era, se Desmond avesse tentato di rassicurarlo a malapena lo avrebbe sentito, ma la domanda su Castiel lo scosse dalle sue riflessioni.
-Ah. Non lo so sinceramente, può darsi. Ultimamente era stressatissimo, e i suoi colleghi gli hanno proibito di avvicinarsi più di tanto e di accollarsi ulteriori responsabilità. Abbiamo organizzato tutto senza di lui, di suo ci sono solo l'idea iniziale e le firme per i permessi.- Gongolò dunque Jason. -Doveva tornare per vedere lo spettacolo, però, ma sinceramente non l'ho visto.- Si guardò intorno, alzando il collo per cercare di trovare quella familiare chioma verde ma non ebbe successo. -Magari è già nel backstage. Quando lo vedo riferirò, comunque.- Concluse, scrollando le spalle, tutto sommato abbastanza tranquillo nel lasciare Castiel da solo. Cosa mai poteva succedergli di brutto, in una notte come quella in cui la gente si riversava sulle strade di Tokyo fino quasi al mattino dopo?
Allontanatisi dall'allegra combriccola, Desmond parve avere dei ripensamenti.
-Sopravvivranno. Mi dispiace, ma non ce la faccio proprio, voglio stare un po' tranquillo.- Asserì, con tono abbastanza categorico. Gli dispiacque che i ragazzi se ne avessero a male, ma in fondo era anche per loro: se già non era esattamente l'anima della festa quando aveva voglia di festeggiare, figurarsi lasciarsi trascinare ad un party con l'unico chiodo fisso del volersene andare che gli rimbombava nella mente. Rischiava seriamente di rovinarglielo, e tutto voleva tranne quello, non dopo uno spettacolo così perfetto. Avevano il diritto di festeggiare e di non avere l'uccello del malaugurio fra i piedi. Si rese però conto che al suo semplice ragionamento mancava un fattore. -Ah... a meno che tu non volessi festeggiare con loro? Scusami, sinceramente non ci ho nemmeno pensato, te l'ho detto che sono stanco. Se vuoi tornare indietro dimmi pure, no problem.- Rassicurò poi, passandosi una mano in faccia con l'aria di chi si è appena reso conto di qualcosa di ovvio.
-Fritto col grasso della carne? Oof. Sembra una cosa così americana che non posso non provarlo. Fai strada.- Invitò dunque, salvo arrestarsi quando Desmond affermò di avere qualcosa per lui. A Jason si strizzò genuinamente il cuore: aveva comprato qualcosa per lui? Così, in maniera del tutto spontanea? Per quanto fosse una cosa stupida, non gli capitava spesso di ricevere dimostrazioni del genere, anzi, non gli capitava mai. Fu colto talmente tanto in contropiede che non seppe nemmeno cosa ribattere quando l'altro gli disse di chiudere gli occhi, non gli venne nemmeno una battutina da fare.
-Oh... ok, ok.- Balbettò, incerto, eseguendo. Si ritrovò fra le mani una pallina di tessuto nero, ma non osò guardare finché Desmond non gli chiese se non gli sembrava identico a lui. A quel punto, Jason si disse che doveva dire qualcosa, ma fortunatamente ciò che vide aprendo gli occhi fu abbastanza per smuoverlo. Non era una palla, era una sorta di pennuto minuscolo, molto rotondo, tutto nero e con lo sguardo truce.
-Umpf.- Si sforzò di tenere la bocca chiusa, ma le guance gli si erano evidentemente gonfiate e stava iniziando a tremolare. Durò solo qualche istante, poi scoppiò a ridere in una risata spontanea e sorprendentemente melodiosa, per i suoi standard. A sentirla, probabilmente Desmond (e chiunque altro) si sarebbe reso conto che non aveva mai sentito Jason ridere veramente, non per qualcosa ma quando si trattava di quel tipo di dimostrazioni spontanee il ragazzo era sempre molto contenuto, troppo abituato ad essere impeccabile. E invece ora si teneva lo stomaco e rideva, piegato in avanti, con gli occhi quasi umidi.
-Oh, wow. Beh...- Una seconda scarica di risate lo interruppe mentre tentava di riguadagnare compostezza. -Che dire, grazie, è stupendo. Ne farò tesoro.- Mormorò, asciugandosi una lacrimuccia e facendolo scivolare in tasca con delicatezza, talvolta scosso da altri fremiti di ilarità. Il suo stono era stato ironico, ma le sue parole più sincere di quanto ci si aspetterebbe. Aveva già inconsciamente iniziato a trattare l'innocuo regalino come una reliquia. Evitò lo sguardo di Desmond, un po' in imbarazzo per la sua reazione esagerata, non era sicuro di voler sapere cosa ne pensava l'altro della sua risata. Aveva una faccia stranita? Era a sua volta divertito? La risata lo aveva infastidito ed era stato troppo rumoroso magari? Non volle una risposta, con la scusa di infilare il regalino in tasca si prese tutto il tempo necessario perché la sensazione di disagio svanisse, dunque si schiarì la voce e fece cenno al compagno di avventure di proseguire.
L'uomo dai lisci capelli lunghi condusse Jason ad una delle tante bancarelle da cui si levavano quegli odori che impregnavano l'aria e gli ricordavano quanto vuoto fosse il suo stomaco.
-Qui? Ok.- Chiese, come ultima conferma, prima di rivolgersi all'uomo sulla cinquantina dall'altro lato del bancone. Era abbronzato, stempiato e una fascia gli decorava la fronte, sebbene fosse sicuramente portata solo per vezzo visto che non aveva più capelli a cui impedire di cadere sul piatto. -Salve, vorrei ordinare un, uh...- Gli occhi di Jason saettarono avanti e indietro sul menu, appeso in alto. -Sōsu yakisoba con pollo e un'Asahi da mezzo. Grazie.- Concluse, con un inchino. posandosi poi al bancone con il gomito e tornando a rivolgere la sua attenzione verso Desmond. Non beveva spesso la birra, ma voleva una bevanda che fosse fresca e tanta, e non gli andavano le bibite zuccherose, quindi la familiare bevanda ambrata sarebbe andata bene. Quella giapponese non era nemmeno così male, sinceramente.| Vigilantes | #Livello 3 | Età: 28 |© |
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.Desmond P. Archisorte
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.♦ JASON LEROY ♦Jason ridacchiò al tentativo di impreziosirsi di Desmond. Fu subito evidente che i suoi desideri erano così semplici da renderglielo impossibile: il peggio che riuscì ad inventarsi fu il mangiare una bistecca di manzo pregiato a settimana.
-Oh no. Dovremo rompere se alzi così tanto l'asticella.- Mormorò, alzando le mani in segno di resa. Era un po' strano come le circostanze assurde del loro primo incontro fossero sfociate in un'amicizia così... normale? Per quanto potesse essere normale qualcuno che riusciva ad essere amico di Jason, s'intende. Ovviamente Jason apprezzava la cosa, e non aveva nemmeno idea ci fosse un'alternativa a tutto ciò: chi avrebbe potuto indovinare che Desmond stesso si improvvisava vigilante nel suo tempo libero? Non sembrava proprio il tipo, specie per quanto si schifava del suo stesso Quirk. Se solo Jason avesse saputo... Niente, probabilmente avrebbe tentato di fermarlo: nella sua mente, solo lui avrebbe potuto (dovuto?) sopportare quel tipo di punizione. Probabilmente non l'avrebbe più lasciato andare da solo, quindi in un certo senso era quasi meglio che non ne sapesse nulla.
-Hmmm... non direi proprio il boss.- Scrollò le spalle. -Ma il lavoro era ben ripartito fra Castiel e i suoi collaboratori, quindi la sua assenza ha portato parecchio lavoro extra anche a me per un effetto a cascata.- Era vero, per quanto gli piacesse mettere bocca un po' ovunque e gli fosse in qualche modo tacitamente concesso, vista la sua esperienza in merito, era consapevole di non essere realmente nessuno, nella compagnia. Non metteva firme, non c'era il suo nome nei documenti ufficiali, zero, ed era giustissimo così: lui stesso si vedeva più come un aiutante di passaggio più che come un vero e proprio assetto. D'altronde, era il primo che continuava a sostenere di non lavorare per suo cugino, no?
Ripensarci in quei termini gli dette un istantaneo, quanto fugace, senso di tristezza. Significava che in fondo, non aveva più di tanto il diritto di godersi i frutti di quel successo? Forse era così, ma del resto era abituato a parassitare la felicità altrui, non conosceva altri modi di vivere. Dipendeva sempre da qualcun altro.
Basta, via quei pensieri nefasti, sorrisetto e avanti con la serata.
Desmond rassicurò Jason sul preferire a sua volta una serata più tranquilla e intima - non che fosse particolarmente stressato, ma in fondo era nella sua indole essere un animale schivo e non apprezzare più di tanto il chiasso in compagnia di sconosciuti (gatto confirmed), e Jason lo sapeva. A lui invece le festicciole non dispiacevano, ma in fondo era anche vero che lui le persone della compagnia teatrale le conosceva meglio. Le feste più in grande già tendevano ad annoiarlo più facilmente, sebbene ci andasse sempre volentieri (specie in presenza di alcool). Sebbene, dopo i fattacci del Salem, fosse un po' più selettivo.
-Tsk, se la godano pure perché è una tregua temporanea.- Minacciò, assottigliando gli occhi. Ascoltò poi le preoccupazioni di Desmond, a suo avviso piuttosto infondate poiché il cast era molto inclusivo e non era la prima volta che coinvolgevano qualcuno di non addetto ai lavori nelle proprie celebrazioni. Che poi, sembrava sempre che fossero chissà quali party ma si trattava a malapena di un paio di bottiglie di bollicine stappate e condivise, qualche pasticcino e qualche chiacchiera: nulla in comune con i grandi college party americani.
-Beh, se mai ti farai coinvolgere mai ti sentirai in diritto di essere coinvolto. Non serve farsi questo tipo di problemi, sinceramente, e tanto prima o poi riusciranno a trascinare anche te. Mi chiedono sempre di te, visto che ti vedono quasi sempre vicino al mio posto.- Mise in guardia infine, con un sorrisetto sornione. Era vero, non dipendeva da lui, ma dalla forse poco legittima curiosità del cast: come avevano trascinato lui, prima o poi sarebbe toccato anche a Desmond. Inoltre Jason aveva il sospetto che Castiel avesse chiesto a qualcuno del cast di tenere d'occhio "l'amico di Jason", quell'inguaribile ficcanaso. Chissà che idea si era fatto.
Fu lieto che Desmond non avesse nulla da dire sulla sua esagerata (ma dove?) dimostrazione di poco prima, ma fu consapevole che l'altro lo faceva solo per essere cortese. Nessuno avrebbe ignorato un'opportunità così ghiotta per punzecchiarlo, altrimenti. Gli fu silenziosamente grato, e sperò che la questione fosse archiviata per sempre.
Poco dopo, fu messo davanti al giovane dagli occhi scarlatti un grosso boccale di birra ambrata, che sorseggiò immediatamente per godersene la frescura.
-Ma che fai, non bevi nemmeno? Con questo caldo? Vuoi svenire? Ehi senta, me ne faccia un altro per favore.- Concluse, rivolgendosi all'uomo dietro il bancone indicando con l'indice il proprio boccale: questi gli rivolse un sorriso complice ed iniziò subito a spinare. Chiaramente se la preoccupazione principale di Jason era che Desmond non svenisse, la scelta più ovvia sarebbe stata l'acqua. Ma si trattava pur sempre di Jason, anche nei gesti più cortesi doveva infilarci un qualche tipo di dispetto, e l'idea di rifilare a Desmond mezzo litro di birra così, di punto in bianco, lo divertiva assai. -Offro io, ovviamente.- Sminuì, prima che l'altro potesse obiettare. Un altro boccale fu posato sul bancone, mentre gli ingredienti del suo succulento yakisoba venivano assemblati da un cuoco ben più giovane dell'omino con cui si era interfacciato il nostro. La generosa ciotola fu di lì a poco posata con un sonoro rumore sul banco e Jason l'afferrò, assieme al proprio boccale di birra, andando a sedersi ad un tavolo. Desmond ovviamente non avrebbe lasciato lì quell'altro boccale già pagato, no?
Ridacchiò quando l'altro si allontanò qualche istante e tornò con una porzione di takoyaki, presi a dire suo solo per gola poiché aveva cenato.
-Ne assaggio uno, ma il resto ti conviene mangiarli o mi tocca riportarti a casa in braccio prematuramente.- Ammonì, alludendo al gigantesco boccale che l'altro aveva, forse, a malapena intaccato. Il karma lo punì quasi istantaneamnete, aveva allungato le bacchette per afferrare un takoyaki, ingannevolmente tiepido di fuori, e se lo era ficcato in bocca solo per rendersi conto di quanto cazzo era caldo. -Oof.- Biascicò, cercando di celare il dolore causatogli dalla bambinesca leggerezza commessa. Si coprì la mano con la bocca per poterla tenere un po' aperta e ricevere sollievo, finché non riuscì ad inghiottire quella sfera demoniaca. Buona, però.
-Yes. Ci venivo sempre con Ken.- Sicuramente Jason aveva già fatto quel nome in presenza di Desmond, quindi quest'ultimo sapeva benissimo chi era. Jason non era il tipo da tenere segrete queste cose e, un argomento tira l'altro, era sicuramente già saltato fuori, specie con una personaimpiccionacuriosa come Desmond. Sapeva che tutto sommato a Jason non dispiaceva parlare di lui, ma che erano acque su cui non indugiare per troppo tempo. -Tu, invece? Non mi dire che è il tuo primo Tanabata, questo?- Realizzò solo in quel momento, rendendosi conto che Desmond era lì da molto meno tempo di lui.| Vigilantes | #Livello 3 | Età: 28 |© |
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.♦ JASON LEROY ♦Jason alzò un sopracciglio quando Desmond riformulò ciò che aveva detto lui ma con parole diverse, ma Jason intendeva proprio che quel comportamento avrebbe generato un circolo vizioso per cui Desmond avrebbe continuato a sentirsi escluso.
-Puoi porla come ti pare, è un serpente che si morde la coda.- Fece notare. L'inglese voleva l'ultima parola? Purtroppo stava parlando al maestro dell'ultima parola. Poco male, comunque, aveva comunque detto che non avrebbe rifiutato un invito esplicito, quindi era solo questione di tempo. Sollevò un angolo della bocca verso l'alto quando sentì l'altro allarmarsi per essere al centro dell'attenzione. Beh, forse Jason aveva usato delle parole volutamente un po' esagerate, in fondo dopo qualche bicchiere quelli là si dimenticavano anche della loro famiglia, ma si godette ben volentieri la reazione dell'amico. Scrollò poi le spalle, come a sottolineare che non era una cosa su cui aveva controllo
-Glielo farai presente quando riusciranno a trascinarti.- Suggerì, con leggerezza. Si fece un po' più serio quando l'altro tirò in ballo le circostanze della loro conoscenza. -Ovviamente gli ho dato un'altra versione. Ho tenuto solo il locale che non era niente male.- Sminuì, ricordando invece ciò che era avvenuto prima del loro ingresso nel locale. Con la scusa dello spettacolo e tutto il resto, era veramente da tanto che non andava di pattuglia. La cosa, come sempre, gli dava dei sentimenti misti, perlopiù sensi di colpa. Era vero che era finalmente riuscito a ridare un minimo di valore alla sua vita, ma non aveva ancora perso di vista completamente il suo obbiettivo di rendere più sicure le strade di Shinjuku. Lo aveva solo... ridimensionato un po', ed in parte i sentimenti che provava mentre era all'opera erano diversi. Non più rabbia e frustrazione da sfogare, non più un'affannata ricerca senza fine, bensì... preoccupazione. Genuina paura che certa gente potesse incontrarla qualcuno che non era in grado di affrontarla. I suoi vicini di casa, Desmond stesso, i suoi colleghi. Già da diversi mesi non vedeva più in giro quel bambino che era solito veder correre in bicicletta dalle sue parti: la sua sparizione a grandi linee era coincisa con la notizia della fuga del Sagrestano, quindi era possibile che i genitori semplicemente avessero smesso di farlo uscire o gli avessero imposto un qualche coprifuoco incompatibile con gli orari di Jason. Però in qualche modo la cosa gli metteva una grande agitazione. E se gli fosse successo qualcosa? Non sapeva nemmeno come si chiamava o dove abitava (per quanto ne avesse una vaga idea) e quindi aveva le mani completamente legate. Si affrettò a scrollarsi di dosso quei pensieri nefasti, sperando che Desmond non avesse dato troppa importanza al suo meditabondo silenzio, fuori luogo dopo un discorso dai toni tutto sommato allegri come quello che stavano tenendo.
Fortunatamente, i toni si sarebbero risollevati nuovamente di lì a poco, grazie al profumo del cibo, la freschezza della birra e l'inaspettata complicità di un omino pelato giapponese - anche se più che di complicità, probabilmente si trattava solo di cogliere al volo l'occasione per vendere una birra in più.
-Questo non te lo posso garantire, sai. Farò in modo di non procurarti ferite mortali però.- Fu la rassicurazione di Jason. Inevitabilmente, si ritrovò a chiedersi come avrebbe fatto a trasportare Desmond se ciò si fosse davvero rivelato necessario: probabilmente la cosa più comoda sarebbe stata trattenerlo fra le ali piegate, in fondo erano piuttosto forti e dal piumaggio abbastanza morbido da far stare comodo un eventuale ospite. In ogni caso l'occasione non sarebbe stata quella del Tanabata né una qualunque altra (eventuale) sbronza, perché sicuramente a Desmond non piaceva bere da solo, e anche se avesse retto poco l'alcool, per portarlo al punto di rottura doveva necessariamente aver bevuto un bel po' anche Jason. Si sarebbero semplicemente accasciati entrambi sul posto o in un taxi sperando di aver comunicato l'indirizzo giusto all'autista.
La punizione divina dell'ustionante polpettina lo risvegliò dai suoi pensieri e lo costrinse a farsi aria, finendo per inghiottirla un frammento alla volta.
-Tsk. Per mettermi in difficoltà ci vuole ben altro.- Non era vero, già rimpiangeva di non potersi godere appieno lo yaki soba per la sopravvenuta assenza del 70% delle sue papille gustative. -Buone, comunque. Dovresti assaggiarle anche tu.- Terminò, con un sorrisetto, ben conscio di aver reso ovvio quanto fosse pericoloso assaggiarle prematuramente senza farle prima freddare. Non batté ciglio quando Desmond allungò le bacchette verso il suo abbondante piatto, salvo il farsi leggermente indietro per permettere all'inglese di servirsi, dunque assaggiò a sua volta il frutto del lavoro dell'omino pelato e dei suoi minion. Ne aveva preso un boccone bello grosso, quindi non riuscì a confermare subito il giudizio di Desmond, ma aveva già iniziato ad annuire con la bocca piena.
-Molto, sì. Davvero saporito.- Riuscì a dire infine, sentendosi le vie respiratorie un po' più libere per i vapori bollenti del piatto che gli risalivano in gola e nel naso. Afferrò con le bacchette un bocconcino di pollo fritto e lo divorò con convinzione, squisito anch'esso.
-Mi sono abituato con quelli che ordino a domicilio che arrivano sempre un po' tiepidi.- Si giustificò Jason, scrollando le spalle. Era da molto tempo che non acquistava delle polpettine di polpo direttamente da una bancarella o al ristorante. Era da un po' che non andava al ristorante in generale, in effetti, i siti per ordinare cibo a domicilio erano ormai fra i preferiti del suo portatile e ne faceva un uso decisamente poco commisurato a quello che sarebbe dovuto essere un adulto responsabile che vive da solo.
-Oh, capisco.- Desmond sembrò alludere a dei viaggi perlopiù in infanzia ed adolescenza, effettivamente tendeva a dimenticare che l'amico era per metà giapponese e doveva quindi visitare il Sol Levante relativamente spesso. -Quando è stato il tuo ultimo Tanabata?- Chiese, giusto per capire se aveva più o meno indovinato. Del resto crescendo si tende ad interessarsi meno a quel tipo di cose, specie quando si è impegnati con scuole, università ed altri problemi di quell'età, ad esempio quelli di cuore o di incomprensioni con i genitori. Non per fare di tutta l'erba un fascio, ovviamente, in fondo Jason stesso era un esempio di quanto lo spettro dei problemi di gioventù fosse variabile. -Uff, non me ne parlare, è terribile. Io il caldo lo odio pure.- Il ragazzo aveva una temperatura interna abbastanza alta di suo e sopportava a stento le estati normali. Da quando si era trasferito in Giappone la sua unica strategia difensiva era barricarsi da qualche parte con l'aria condizionata.| Vigilantes | #Livello 3 | Età: 28 |© |
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.♦ JASON LEROY ♦-Lo sai che ho un cuore d'oro.- Sminuì, quando Desmond lo ringraziò pomposamente per l'avergli promesso che non lo avrebbe fatto finire all'ospedale, qualora si fosse trovato a doverlo trasportare. Ridacchiò quando l'altro disse che lo avrebbe graziato, scrollò le spalle ed infine gli rispose, con tono un po' più serio. -Non pensiamoci, per ora. Bevi quello che devi bere senza preoccuparti, io ti garantisco che farò altrettanto.- Sollevò il suo boccale per indire un rapido brindisi appena accennato, dunque bevve a sua volta un altro bel sorso: le bollicine gli solleticarono il naso. Conosceva la tendenza dell'inglese a preoccuparsi fin troppo degli altri a discapito di sé stesso e non voleva che eventualmente decidesse di limitare l'apporto alcolico solo perché aveva dato troppa importanza ad un innocuo scambio di stronzate. Certo, non erano nuovi a questo tipo di discorsi senza capo né coda, ma in fondo Jason era consapevole che era un po' difficile capire quando stesse scherzando e quando no, e sebbene sfruttasse la cosa per farsi qualche risata spesso e volentieri sapeva anche quando rendere le sue intenzioni leggermente più esplicite. Chiaramente non di molto, ma Desmond lo conosceva abbastanza bene da capirlo probabilmente. In fondo non ci voleva così tanto, se Desmond era così affine ai gatti anche Jason non doveva essere troppo dissimile da un qualche animale domestico... ancora non meglio definito, ma decisamente domestico, con abitudini e pattern ben definiti.
-... Magari alla fine dovrai trasportarmi tu. Sarebbe divertente.- Gongolò infine, osservando una gocciolina scendere lungo il collo del boccale di birra. Si immaginava una scena tipo carriola umana, con Desmond che lo trascinava con le sue gambe infilate sotto le ascelle e lui, braccia e testa molli, che sbatteva su ogni sasso e si lamentava sommessamente, in stato confusionale.
Jason ascoltò con aria paziente la ramanzina dell'amico - chiaramente abituato a lavorare con orari ben precisi e pre-stabiliti, senza doversi preoccupare di "chissà che ore farò stasera". Certe volte ordinare a domicilio era d'obbligo, a volte si trovava anche ad ordinare direttamente in ufficio, magari in compagnia del cugino - tanto in quel giga-ufficio che si era procurato ci si potevano fare pranzi e cene con decine di ospiti. Okay forse non così tanti, ma per dire. Difficilmente lo avrebbe ammesso nemmeno con sé stesso, ma la MANKAI lo aveva aiutato a legare un po' di più con il fastidioso parente e la cosa lo rendeva abbastanza allegro. Aldilà di tutto, aldilà di come sarebbero andati gli incassi, la cosa veramente importante era che Castiel foss- ok, basta, nemmeno nel suo subconscio Jason sarebbe riuscito a completare una frase tanto smielata.
-Oh, ashpetta.- Boccheggiò, con la bocca piena di succulenti spaghetti di soba, agitando l'indice verso la direzione generica di Desmond senza puntarglielo addosso direttamente, come se avesse avuto un'intuizione. Masticò, deglutì, si schiarì la voce. -Tu dici da quel tuo amico, lì, a Ueno. Vero?- Ridacchiò. -Sei sempre lì dentro! Ma ti piace il ristorante o il cuoco?- Domandò, facendo su e giù con le sopracciglia con finta aria ammiccante, sebbene fosse più per canzonarlo che altro. -Ad ogni modo, ormai mi hai messo curiosità, quindi in settimana ci facciamo un salto.- Confermò, accettando l'implicito invito. Non avrebbe saputo dirgli un giorno preciso nemmeno volendo, doveva vedere un po' come sarebbe stato organizzato il lavoro quella settimana e per farlo avrebbe dovuto aspettare il lunedì. -Non so già dirti il giorno ma abbiamo appena concluso uno spettacolo quindi penso di essere relativamente libero. Ti do' la conferma lunedì.- Concluse dunque.
Jason ascoltò con interesse la storia di Desmond, sorridendogli vagamente: da come ne parlava, sembrava gli mancassero un po' quei tempi.
-Wah, ma la storia si ripete allora!- Esclamò, allargando le braccia come ad indicare sé stesso. -Devi avere un qualche tipo di karma legato al trascinare gaijin al Tanabata e farli abbuffare.- Gli occhi di Jason si assottigliarono, dunque puntò le bacchette verso l'amico. -Non è che sei uno di quei cosi, lì... uno yokai?- Lo accusò, con sguardo serissimo: l'americano non era molto superstizioso, ma quelle storielle lo divertivano.
Annuì, poi, alle parole rivolte al festival: era vero, rispetto a molte altre festività giapponesi aveva un che di magico. Loro amavano i festival ed ogni occasione era buona per una qualche sfilata di chissà cosa, ma questa in particolare era molto sentita, e sinceramente la cosa aveva contagiato un po' anche Jason.
Anche Ken adorava il Tanabata, forse era semplicemente la sua eredità.
-Se non avrò da fare con qualche spettacolo vedrò di procurarmi uno yukata, promesso.- Rifletté, cercando di ricordare se ne aveva mai posseduto uno. -In effetti, credo di non averlo mai portato.- Ammise, sebbene senza la minima aria di pentimento. -Shiori è la vecchina, giusto?- Domandò poi, per conferma, sebbene ne fosse abbastanza sicuro: sapeva che Desmond era ospite di una coppia di giapponesi con cui la sua famiglia aveva un qualche legame, ma non sapeva molto di più. Non per qualcosa, semplicemente non erano mai cascati in argomento: se era per quello, non era nemmeno sicurissimo del perché Desmond fosse in Giappone. -Te lo ha cucito lei? Molto carino.- Il suo sguardo cadde sull'indumento di Desmond: chiaramente non gli era sfuggito, adorava fissare i vestiti delle persone e farsi un'idea dei loro guardaroba, ed aveva imparato a farlo anche con una certa discrezione. Non era un grande fan dei vestiti tradizionali orientali, né era particolarmente esperto al riguardo, ma doveva ammettere che a Desmond stava molto bene.| Vigilantes | #Livello 3 | Età: 28 |© |
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.♦️ JASON LEROY ♦️Vide Desmond lanciargli un'occhiataccia e istantaneamente capì che non aveva nemmeno considerato il fatto di non bere. Forse per puro senso del dovere verso gli antenati, come aveva detto, forse semplicemente per avversione personale agli sprechi, o forse in fondo perché aveva davvero intenzione di affrontare la serata con leggerezza senza preoccuparsi di cosa beveva. Quale che fosse il caso, Jason gli avrebbe dedicato un'alzata di spalle: non sapeva se era una fissa inglese, giapponese o solo di Desmond, ma era abbastanza sicuro che non era la prima volta che parlava di un qualche antenato che l'avrebbe maledetto. Detta così, sembrava una cosa più giapponese che occidentale in effetti.
-Quanta pressione questi avi, io non riuscirei a tenerli tutti sempre in considerazione. Infatti ho fatto del mio meglio per deluderli il prima possibile, inclusi quelli ancora in vita.- Aveva incluso nella sua battutina una micro-confessione personale, ossia il non essere in ottimi rapporti con la sua famiglia, ma in fondo sapeva di potersi slacciare un po' di più con Desmond. Non ricordava di avergli mai parlato della sua famiglia in America, ora che ci pensava, sinceramente era uno degli argomenti che meno gli piacevano. Sicuramente parlava molto più volentieri di Ken, alla fine di lui aveva solo bei ricordi e gli piaceva riviverli, ancora e ancora, all'infinito. Dicevamo? Sì, la famiglia, brutta cosa. Comunque.
-Eviteremo.- Asserì poi, come degna conclusione al loro interessantissimo discorso sul chi dovesse trascinare a casa chi e le modalità in cui espletare l'ingrato compito. Tanto, la triste verità era che se uno dei due si fosse ubriacato si sarebbe inevitabilmente ubriacato anche l'altro. Rise quando Desmond riprese un'ultima volta la questione con una vena preoccupata, probabilmente rendendosi conto che trascinare un quintale in giro per Tokyo non sarebbe stato piacevole nemmeno per lui, indipendentemente da quanto Jason avesse sbattuto la testa. -Ci proverò.- Confermò, scrollando le spalle, volendo comunque mantenere un minimo di dubbio sulla faccenda, pur giocosamente.
La reazione di Desmond alla faccenda del cuoco ovviamente non fece altro che insospettirlo ulteriormente: se davvero erano solo amici come ostentava, perché prendersela così tanto? Insomma, se Jason avesse iniziato a frequentare ogni sera lo stesso bar ed ogni sera avesse attaccato bottone con il barista, le sue intenzioni sarebbero state piuttosto chiare. Ovviamente a lui mancava tutta la parte delle bizzarre circostanze che avevano fatto conoscere e legare Shinjiro e Desmond, probabilmente se avesse saputo tutto non avrebbe messo in dubbio che potesse essere solo un'amicizia, ma raccontata così come gliela raccontava l'inglese... Praticamente un giorno era entrato nel suo locale e da quel giorno tornava almeno tre volte a settimana. Dai, ci stava provando con il cuoco, era palese e non c'era nulla di male. Non che a Jason importasse più di tanto, ovviamente, era giusto per prenderlo un po' in giro.
-Certo certo.- Sminuì, con qualche gesto circolare della mano, rifugiandosi negli yaki soba per non punzecchiarlo ulteriormente dato che sentiva che stava per dire qualcos'altro. Shinjiro, ecco come si chiamava, continuava a scordarselo. -Ouch.- Jason sapeva bene com'era prendersi una cotta per un ragazzo etero. Lui era una persona diffidente e molto chiusa per natura, e non era una di quelle persone che si innamoravano di continuo nella vita, anzi, ad essere sinceri non ricordava più di due persone che gli fossero piaciute sul serio. Ed uno dei due era quello stronzo di Alex, alle superiori. Era ancora giovane e ingenuo ed anzi, Alex era stato proprio il punto di svolta che gli aveva fatto realizzare la sua omosessualità. Peccato che, beh, se Shinjiro era la persona più etero di quel pianeta, Alex era di sicuro nella Top 5. -Brutta storia.- Commentò infine, rivolgendo uno sguardo sbilenco a Desmond mentre si avvicinava il boccale per bere. Non lo mise in guardia né lo ammonì, tuttavia: gli sarebbe dispiaciuto vederlo con il cuore spezzato, ma sembrava ben cosciente dei pericoli di navigare certe acque. In fin dei conti, a trent'anni, era più che plausibile che avesse avuto a sua volta le sue esperienze in quel campo. Certo, se poi lo avesse visto perdere la testa in maniera eccessiva avrebbe provato a farlo ragionare, ma per il momento sembrava al sicuro.
Ridacchiò a sua volta nel vedere Desmond sbellicarsi per la storia dello yokai. Non gli sembrava niente di che ma era sempre lieto quando riusciva a farlo ridere di gusto, ed inutile negare che l'inglese era abbastanza contagioso.
Se ti nutri di felicità, mi sa che hai scelto il gaijin sbagliato. Non dirlo, Jason, pensalo quanto ti pare ma ti prego non dirlo, non sei così edgy. Ti prenderebbe in giro per sempre ed avrebbe anche ragione, tu faresti altrettanto.
-Se non altro è un modo molto dolce per andarsene. Spero mi ucciderai prima di mangiarmi così non soffrirò troppo.- Ridacchiò, prese un altro pezzettino di pollo e lo gustò. -Anche perché se mi fai soffrire poi diventerò uno yokai anche io e ti perseguiterò facendoti i dispetti. Tanto mi sembra che, tipo, chiunque potenzialmente può diventare uno yokai no? Sono tipo... spiriti inquieti, o qualcosa del genere.- Jason era sicuro che l'archeologo ne sapesse più di lui, non per qualcosa ma era più giapponese di quanto non lo fosse lui, e secondariamente (almeno secondo Jason) il suo lavoro di storico lo doveva portare a contatto con la mitologia molto spesso, probabilmente erano concetti più interessanti per lui che per Jason. Sapeva che non era specializzato nella storia e mitologia giapponese, ma immaginava che avesse assimilato anche altre nozioni, se non altro per osmosi. Lui non era sicuro di aver capito perfettamente cos'era uno yokai, sinceramente, la mitologia giapponese gli sembrava un po' stramba.
-Certo, più tardi faremo un salto. Vale anche se lo abbiamo fatto dopo mezzanotte?- Domandò ridacchiando, alludendo alla faccenda dell'appendere i tanzaku, mentre scrutava il contenuto del suo piatto per stimare quanto tempo gli servisse ancora per terminarlo: non più di dieci minuti. Non era una persona che mangiava in maniera particolarmente vorace o troppo rapidamente, anche perché gli avevano insegnato che più in fretta mangiava più sarebbe ingrassato: che poi fosse un falso mito o che ci fosse un fondo di verità, sinceramente non lo sapeva e nemmeno gli importava più di tanto, probabilmente non si sarebbe comunque abbuffato. Non era elegante.
Ascoltò Desmond descrivere con aria rapita gli steli di bambù adornati dei desideri delle persone e... beh, non era una cosa che condivideva particolarmente, erano solo piante con dei pezzettini di carta attaccati in fondo. Ma da questo punto di vista, Desmond gli ricordava molto Ken, era più che sicuro che il suo partner avesse pronunciato quella stessa esatta frase almeno una volta.
-Immagino di sì.- Concesse, con un sorrisetto un po' nostalgico. Meno male che il momento durò relativamente poco, poiché aveva fatto l'errore di definire Shiori una "vecchina", quando apparentemente era una delle colonne portanti dell'Universo, un elemento immutabile o un antico Precursore. O uno yokai, come giustamente aggiunto dall'inglese. Jason rise di gusto alla pittoresca rappresentazione.
-Accidenti, chiedo scusa. Non lo intendevo in quel senso.- Alzò le mani, in segno di resa, senza volersi inimicare uno spirito potente come quello. La sua vita faceva già abbastanza schifo così. Rise ancora quando sentì l'improbabile lista della spesa di Desmond, non tanto per il rancore e i luoghi comuni che sembravano classici ingredienti da fattucchiera, ma per il cacciatorpediniere: quello l'aveva colto completamente alla sprovvista e si era ritrovato a ridere pensando a Desmond che tenta di acquistare una cosa del genere al Mercato Nero. Posso pagare con bancomat? -Un cacciatorpediniere. A quanto li fanno?- Chiese, asciugandosi le lacrime agli occhi. Sentiva la soba fargli su e giù nella pancia mentre rideva e dunque cercò di contenersi un po', almeno per il momento. Quel piatto era veramente abbondante. -Capisco, comunque. Beh, se non mi si accusa di cultural appropriation lo faccio volentieri. Alla fine anche lo yukata è molto elegante, a modo suo.- Non era proprio nel suo stile, ma per una sera si poteva fare.| Vigilantes | #Livello 3 | Età: 28 |© |
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.♦️ JASON LEROY ♦️Ridacchiò, in effetti gli avi di Desmond sembravano essere molto clementi, si limitavano al non fargli compiere sciocchezze irragionevoli come il non finire il rinfrescante boccale di birra giapponese.
-I tuoi avi sono molto ragionevoli. Le domande scomode puoi sempre fingere di non capirle, in fondo sono spettri, duh. Finché non te lo scrivono sul muro a caratteri cubitali col sangue, sei scusato.- Ridacchiò poi, immaginandosi i caratteri che componevano la frase "QUAND'È CHE TI SISTEMI CHE HAI TRENT'ANNI?" grondanti dense gocce rosse su una parete. Non condivise questa, a dire suo, divertentissima immagine con Desmond perché... beh, sebbene non avesse capito bene in che misura, per quanto poco aveva intuito che l'amico fosse infastidito dalla vista del sangue e insomma, non voleva fargli venire gli incubi (sia per il sangue sia per il contenuto della frase). Ma Desmond lo distolse dalla manifestazione del suo macabro umorismo, dicendogli che in fondo era una fortuna essersi liberato dei pranzi di Natale. Gli puntò l'indice contro.
-Assolutamente. Oh, e il Thanksgiving. Quanto odio il Ringraziamento.- Storse il labbro, al ricordare quella tremenda ipocrisia. Tralasciando le tristi premesse della festa in sé, ovviamente, era probabilmente una delle poche ricorrenze in cui i suoi genitori si riunivano ai loro parenti anche un po' più lontani, inclusi cugini e zii. Come se gliene fosse mai fregato qualcosa. Come se non avessero passato il resto del tempo ad insultarli e criticarli. Quella ha troppi figli, quelli si vestono male, quelli hanno una fattoria che schifo. Ma che schifo voi, semmai, cari coniugi Leroy-Hostetler.
-Stai cercando di convincere me o te?- Domandò, ridacchiando, alla sospettissima insistenza da parte dell'inglese riguardo al non avere una cotta per quel Shinjiro. Scrollò le spalle, dunque, conscio che in parte era dovuto alle sue risposte monosillabiche al riguardo, doveva sembrare che ci stesse riflettendo parecchio, e invece si era solo perso a rivangare ricordi. -Ho capito, comunque, don't worry.- Gli fece un'occhiolino, un'ennesima allusione al fatto che gli credesse poco, anche se in quel caso era stata al 100% goliardica. Non aveva grandi motivi per non credergli, in fondo, sebbene fosse sospetto. Magari, semplicemente, gli piaceva Shinjiro ma ancora non se ne rendeva conto. -Mi hai solo ricordato la mia prima cotta, parlando di innamorarsi di uomini etero.- Alzò le spalle con un sorriso rassegnato. -Beh, dalla premessa puoi immaginare come sia finita. Mi è dispiaciuto solo che abbia deciso che non potevamo nemmeno rimanere amici.- Il suo sorriso si fece un po' più amaro, come se in parte quel rancore non fosse ancora scemato del tutto. Del resto, aggrapparsi a faccende del passato era la sua gimmick, no? -Come se avessi potuto stuprarlo da un momento all'altro. Like, calmati Alex, non sei così insostituibile.- Beh, ai tempi per Jason lo era stato, il cuore gli si era spezzato e non credeva sarebbe mai tornato al suo posto. Ma guardando indietro provava solo pena per entrambi, sé stesso ed Alex, due ragazzini giovani ed inetti, forse entrambi vittima dei pregiudizi che la società instillava in loro.
-Pfft, e che ne so, sei tu lo yokai.- Ridacchiò, poi. In un certo senso, aveva già espresso una preferenza riguardo il modo in cui voleva essere mangiato, quindi non poté smentire Desmond quando gli disse che non voleva sorbirsi le sue critiche mentre lo masticava. Ascoltò invece con più interesse la spiegazione sugli yokai in generale, riconfermando la sua tesi che la mitologia giapponese fosse davvero molto stramba. Qualunque cosa poteva essere uno yokai, dunque? Anche... la ciotola su cui stava mangiando i soba? Che cosa stupida, ma a modo suo quasi affascinante. Sicuramente dava un livello di profondità totalmente nuovo anche a qualcosa di scontato come un paio di bacchette, forse miti del genere servivano proprio per insegnare ai bimbi a non disprezzare ciò che possedevano e non dare per scontato nulla, perché se non le riponi ordinatamente nel piatto quelle bacchette un giorno verranno a cavarti gli occhi. Okay, forse non era proprio così, ma in fondo la fantasia di Jason tendeva a creare sempre gli scenari peggiori. Forse Desmond era meglio, in quello, le sue fantasie erano molto più innocenti.
Per questo gli piaceva ascoltarlo.
-Che bizzarro.- Mormorò, senza tuttavia voler suonare più cinico del dovuto. -Uh, allettante. Potrei tormentare il prossimo fino alla fine dei tempi.- Abbassò un po' la voce. -O potrei diventare il nuovo incubo dei criminali. Uno yokai-vigilante che li perseguita per l'eternità.- Rialzò nuovamente il volume, ridendo di gusto all'idea. In effetti era una cosa parecchio comoda: poteva spaventarli a morte all'infinito, giorno e notte, senza aver bisogno di bere, mangiare o riposare, non poteva essere ferito e non poteva essere messo in prigione. Accidenti, quasi quasi era meglio rimandare le sue mansioni da vigilante a quando era morto, non c'era nemmeno un downside. A parte l'essere morto, forse.
Ovviamente, la mente di Jason immaginò dei mini-cacciatorpedinieri interi immersi nella zuppa come dei savoiardi, il problema della taglia gli si presentò subito dopo. Forse da qualche parte c'era un gigantesco piatto di zuppa di miso in cui navigavano flotte di cacciatorpedinieri? Chissà, era una prospettiva interessante. Sicuramente sarebbe stato visibile dallo spazio.
-Accidenti. Spero dal tuo amico Shinjiro ci siano perché mi è venuta voglia di provarli.- Asserì, con serietà. Annuì, poi, alle parole dell'inglese: non sapeva bene cosa pensare riguardo il fenomeno della cultural appropriation, non era sicurissimo di come si fosse originato e se dietro alla sua nascita vi fossero dei motivi ben più importanti e giusti, ma certamente stava notando una tendenza pericolosa che sembrava voler attaccare anche i fenomeni più... innocenti? Come un turista americano che vuole provare uno yukata durante il suo viaggio in Giappone, ad esempio. C'era veramente qualcosa di male? Chissà, forse era a lui che sfuggiva la questione più grande, ma non riusciva a vedere quegli atteggiamenti come un qualcosa di troppo pericoloso o dannoso. La cosa più pericolosa che poteva succedere era che un qualche turista americano si sfracellasse al suolo per colpa di quei goffi sandali giganti.
-E meno male, per carità.- Beh, non era un segreto che a Jason gli americani non stessero troppo a cuore, non aveva un grande senso della Madre Patria come invece sembrava averlo Desmond. Arrossì impercettibilmente alle parole dell'inglese, poi, che lo incoraggiò a provare lo yukata dicendo che avrebbe fatto un figurone. -Oh, certo che farò un figurone.- Asserì, celando l'imbarazzo dietro un finto pavoneggiamento. Avrebbe dovuto aggiungere altro? Probabilmente sì. -Ah... anche tu stai molto bene.- Quella frase gli costò molta più fatica, sinceramente, e non riuscì a guardare negli occhi Desmond mentre la pronunciava, ma giustificò la cosa fissando con attenzione i dettagli del capo di vestiario per cui si stava complimentando. Era legittimo che nel parlarne si fosse messo a fissarlo, no? -Beh... ho finito, comunque.- Alzò leggermente la ciotola in direzione di Desmond poiché l'inglese potesse scrutare il fondo lucido e liscio del piatto, dunque terminò ciò che rimaneva del suo boccale di birra con un paio di sorsate. -Ci avviamo?- Propose, alludendo a quei cosini da appendere al bambù.| Vigilantes | #Livello 3 | Età: 28 |© |
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