Last Summer Whisper

Tanabata Festival [Summer Role] | Ryo Tatsuki & Daisuke Okada

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    L'estate, una delle stagioni più amate, ma allo stesso tempo una delle più disprezzate. Il corvino - come suo solito - si trovava nel mezzo, nella perenne ed ineluttabile indecisione. Da un lato provava profondo odio per il caldo, una cosa che lo perseguitava fin dall'infanzia, dall'altro apprezzava parecchie cose che la bollente stagione portava. La possibilità di fare un bagno nell'oceano, le svariate festività in giro per l'arcipelago giapponese e... forse l'opinione di Daisuke pendeva più per un lato che per l'altro, ma chi poteva dargli torto? Era disoccupato, quindi non poteva nemmeno godersi le settimane di pausa che scuole e uffici potevano fornire, e doveva ammettere che l'afa estiva lo rendeva più pigro, decisamente più pigro. Era davvero colpa sua? Sì, probabilmente sì. Però era una cosa che non poteva evitare, il pensiero di lavorare - a meno che non si parlasse di cose che lo interessassero - gli uccideva, in modo abbastanza letterale, lo spirito. Questo non voleva dire che durante quei tre mesi diventava una totale ameba però, continua a seguire la sua "routine" quotidiana, e sebbene il caldo lo ostacolasse molto, continuava a fare esercizio fisico e mentale.
    Sarebbe stato bello prendersi una casa in campagna, lontana dall'umidità edochiana e dalle folle. Sarebbe stato in grado di convincere Yami a comprarne una per il gruppo però? Forse, non aveva osato provarci però. Sì, la svedese era ricca sfondata, probabilmente in banca aveva più soldi di quanti gli altri quattro membri di ETERNIUM potessero sperare di avere, anche dopo aver messo insieme i loro guadagni di una vita, ma questa non era una giustificazione per farle sprecare il suo denaro. Aveva già comprato quella splendida casa ad Ueno, ed il Carro non aveva la benché minima idea di quanto potesse aver speso per essa. Era una villa grande e nuova, ma soprattutto era in una zona dove le case costavano un'occhio della testa. Chi non avrebbe voluto una casetta in mezzo al parco alla fine? Era la cosa più vicina alla tranquillità della periferia che si potesse ottenere all'interno della metropoli.
    La realtà però, era decisamente triste. Senza Yami, quel piccolo - ed abbastanza insignificante - desiderio, avrebbe fatto fatica a diventare tangibile. La cosa più ironica? Era probabile che solo per lui fosse così. Era l'unico membro del gruppo senza un lavoro, sempre se si considera la ricchezza ereditata dalla svedese come uno pseudo-lavoro. Che fosse finalmente giunta l'ora di cercarne uno? Ne sarebbe stato in grado? Lo avrebbero accettato anche considerando la sua effettiva mancanza di esperienza o titoli di studio? La fannullaggine di Daisuke aveva questo effetto. Lo faceva pensare, più di quanto già facesse normalmente. Poteva essere visto come un qualcosa di positivo, o - considerando il cervello del corvino - come un qualcosa di estremamente spiacevole.
    Una volta arrivato Luglio però, un nuovo pensiero rinfrescò la testa del Carro. Una delle cose che, durante le estati dei suoi tre anni all'estero, aveva rimpianto di più. Il primo festival della calda stagione, il Tanabata, o anche Festa delle stelle innamorate. Era una delle festività che più apprezzava durante l'anno, probabilmente a causa di ricordi piacevoli della sua infanzia, nonché le prime esperienze "romantiche" durante l'adolescenza. I colorati fuochi d'artificio, che illuminava artificialmente il triste cielo della capitale, che spesso non mostrava una grande quantità di stelle, le bancarelle di giochi e di cibo, ma soprattutto la possibilità di divertirsi facilmente con le persone a cui si tiene. Sia chiaro, non era la festività preferita di Daisuke, però era uno dei pochi motivi per cui riusciva ad apprezzare l'estate, e quindi assumeva facilmente un'importanza ben diversa. La domanda che si stava ponendo ora però, era ben più importante di qualsiasi altro quesito si fosse posto nella prima settimana di Estate. Sarebbe riuscito ad uscire con gli altri membri del gruppo?
    Yami e Yuya erano due splendidi piccioncini, perché mai si sarebbero dovuti perdere il secondo "San Valentino" dell'anno? Nah, era più facile che andassero a fare qualche attività di coppia, non sarebbe stato carino intromettersi nei loro affari. Poteva provare a convincere gli altri due single, ma ne sarebbe stato davvero in grado? Forse con Ryo sì, lo conosceva da "anni", e avrebbe potuto provare a convincerlo... sempre che non dovesse lavorare, in quel caso sarebbe stato probabilmente inutile. Con Evelynn invece? Poteva dire di "conoscerla", però non avevano un rapporto poi così profondo. Non ancora perlomeno. Sarebbe stato in grado di farle scegliere ETERNIUM rispetto a qualche altro gruppo di amici che poteva avere? Probabilmente no, non era poi così bravo a convincere la gente, e non si sarebbe certo messo ad indagare sul nuovissimo membro della "classe" solo per qualche possibilità in più. E poi sarebbe stato imbarazzante, il Folle e gli Amanti non si conoscevano affatto, come si sarebbe comportato nel caso in cui non andassero d'accordo? Avrebbe lasciato che del semplice attrito gli rovinasse la serata? Conoscendosi, il Carro seppe rispondersi molto facilmente. Non era molto bravo a risolvere litigi, e probabilmente non avrebbe voluto rischiare di creare spaccature più profonde. Era davvero un peccato però, il festival poteva essere l'occasione perfetta per sviluppare rapporti più forti, prima di poterlo fare però, bisognava indubbiamente crearli.
    La scelta di Daisuke quindi, ricadde inevitabilmente su Ryo. Chissà, magari sarebbe stato in grado sfruttare l'opportunità per "rinvigorire" il suo rapporto con lui, avere una relazione più profonda ed "intima" con il Folle non gli sarebbe dispiaciuto, ma questa era una cosa che il compagno non doveva assolutamente sapere. La prima idea che gli venne in mente, fu quella di mandargli un messaggino via QMail. Era la soluzione più rapida, e anche la più informale, però doveva ammettere che sembrava anche la meno interessata. Che altro poteva fare? Incontrarlo nella ET House ed invitarlo direttamente? Era una cosa certamente considerabile, d'altronde la frequentavano entrambi parecchio, e probabilmente era l'opzione più normale. L'ultima possibilità? Andare in pasticceria e chiedergli se avesse tempo il sette luglio, sperando possibilmente in una risposta affermativa. Sarebbe stato imbarazzante se gli avesse detto un "No" secco, soprattutto considerando la possibile presenza di altre persone. No, quest'ultima era decisamente troppo formale, e poi - se fosse stato nei panni del ragazzo - il Carro non avrebbe apprezzato l'essere disturbato durante l'orario lavorativo per delle questioni personali. Era una cosa decisamente irrispettosa, sia nei confronti dei clienti, che verso i tuoi superiori. Così, dopo una ventina di minuti di ragionamenti, la scelta - alquanto scontata in realtà - venne fatta, all'indomani gliene avrebbe parlato faccia a faccia in casa, e nel migliore dei casi avrebbero discusso sul da farsi. Daisuke non aveva grandi preferenze, c'erano svariate attrazioni interessanti, e con la giusta preparazione se ne potevano girare parecchie. La cosa importante erano luogo ed orario per incontrarsi, il resto era "secondario".
    Così, cercando di essere il meno imbarazzato possibile, sebbene fosse decisamente probabile che il giovane fallisse in ciò, il Carro propose l'uscita al Folle. Voleva essere il più casuale possibile, come quando si ha un'idea stupida in testa, e la si dice a voce alta tanto per fare. E per la fortuna del corvino, Ryo accetto l'offerta, proponendo persino un posto dove andare. Il Madame Tussauds a Odaiba.
    Daisuke non ci era mai stato, o meglio, non a quello di Tokyo. Durante i suoi viaggi ci era capitato ben due volte. La prima a Londra, con altissime aspettative sulle spalle, la seconda invece a Parigi. Voleva capire se ci fossero grandi differenze tra i vari musei in paesi diversi, e a suo rammarico scoprì che non era così. Sì, cambiavano moltissime statue, però l'esperienza era decisamente simile a quella precedente. Sarebbe stato così anche in quello della capitale giapponese? Probabilmente sì, però sta volta non sarebbe stato da solo, magari questo piccolo cambiamento avrebbe reso l'intera esperienza diversa, possibilmente migliore. Chissà, magari dopo aver completato il tour al museo sarebbero anche andati in giro per il quartiere, sarebbe stato carino visitare qualche bancarella con l'albino, magari gli poteva regalare anche qualcosa, probabilmente cibo, ma chi poteva dirlo.
    Alle 20:30 nella Tokyo Teleport, si erano messi d'accordo così, nei giorni a venire avrebbero anche comprato i biglietti per il museo, così da non dover perdere tempo facendoli lì. Daisuke doveva ammettere di essere abbastanza orgoglioso del suo successo, inizialmente pensava che avrebbe fallito miseramente, e invece era riuscito ""perfettamente"" nel suo intento, ora non gli rimaneva altro che prepararsi per quella serata. Difatti, per la testa aveva già qualche idea, come quella di comprare uno yukata per l'occasione. Non ci sarebbe stato bisogno di spendere enormi quantità di soldi, ma gli sarebbe piaciuto averne uno, anche per possibili uscite future.
    Dopo qualche ora di vagabondaggio impulsivo, ne trovò uno in un negozio di vestiti di seconda mano. Era quasi completamente blu elettrico, a tinta unita, l'unica eccezione era l'obi, il quale brillava in un rosso chiaro, che tendeva quasi all'arancione. Era costato decisamente poco, ma Daisuke doveva ammettere che fosse praticamente perfetto. Probabilmente però, non lo era abbastanza per chiunque lo avesse rivenduto al negozio, meglio per il corvino no? Per l'occasione, aveva anche comprato dei Geta, inizialmente aveva pensato a degli Zori, però aveva cambiato idea piuttosto rapidamente. Se doveva seguire la tradizione, tanto vale farlo per bene, no? Proprio per quel motivo avrebbe anche evitato l'utilizzo dei Tabi, sarebbe stato anche più comodo considerando la temperatura, che probabilmente non si sarebbe abbassata poi così tanto. Chissà come si sarebbe vestito Ryo però, sarebbe andato anche lui con dei vestiti tradizionali? Oppure si sarebbe presentato con degli abiti più moderni, facendo fare a Daisuke la figura del fesso? Solo il tempo avrebbe fornito una risposta.
    Quando il giorno del giudizio giunse, l'ansia del Carro si era decisamente ridotta. Le ore passate a pensare lo avevano certamente aiutato, trasformando quella sensazione negativa in una particolare eccitazione. Fremeva dalla voglia di incontrare Ryo, e non vedeva l'ora di girare per il museo assieme a lui. Stranamente, non si imbarazzò nemmeno troppo durante il viaggio verso la famosa stazione di Odaiba, cosa che di norma sarebbe sicuramente successa. Era sempre il solito corvino però, infatti era arrivato lì con largo anticipo, per paura che per un qualche motivo potesse tardare. Guardando sul telefono - che era posato delicatamente all'interno di un Kinchaku - il ragazzo pote leggere l'orario, le 20:20, dieci minuti prima del dovuto. Per il momento non poteva fare altro che attendere.
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    Edited by DualSlayerBlade - 31/8/2020, 18:44
     
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    In quel periodo, Ryo stava pensando tutt'altro che ai festival e ad uscire. Probabilmente non si sarebbe mai sognato di arrivare in un punto della sua vita dove in effetti erano gli impegni e i progetti ad impegnare i suoi pensieri, invece del divertimento e del lasciar scorrere inutilmente le giornate. Odiava ritenere che fosse maturato in qualche modo, anche se non poteva che notare i cambiamenti che aveva attraversato durante quegli anni. Sembrava quasi una persona normale ultimamente, con una routine ed un qualche hobby che gli occupava il tempo libero che riusciva a conquistare. Non avrebbe mai potuto sopportare il doversi chiamare "adulto", ma si stava accorgendo che quella vita calma quasi gli piaceva. Aveva da poco partecipato a quell'asta, ma più o meno cercava di tenere insieme quel delicato costrutto che era la sua identità da semplice aiuto-pasticcere. Aveva cominciato ad aiutare il suo capo a preparare le cose più semplici e a sistemare gli ingredienti nel laboratorio per rendere il lavoro più facile alla donna. Non avrebbe mai detto che faceva qualcosa di particolarmente utile, si occupava solo di creare gli impasti e le creme varie. Lavorava alla cassa sempre meno spesso, funzione ormai quasi occupata completamente dalla figlia della signora Miko. Il rapporto tra loro due era ancora piuttosto freddo e quasi ostile, ma in qualche modo quella donna si era calmata un po' dopo che le aveva lasciato volentieri il posto da cassiera. Lo faceva imbestialire che con tutta probabilità pensasse che volesse in qualche modo approfittarsi di quell'attività, ma non poteva risolvere i suoi problemi come in passato. Proprio il fatto che non si potesse mettere a risolvere quella situazione a modo suo lo infastidiva, perché lui conosceva solo quel metodo per far cambiare idea a qualcuno. Non avrebbe mai trovato l'occasione o le parole giuste per dire cosa pensava e chiedere il motivo di quell'ostilità, ironicamente quella donna quasi lo spaventava. Avrebbe preferito sopportarla altri 2 anni piuttosto che convincerla con un qualche colpo di retorica. Era proprio il tempo a disposizione a mettergli ansia.
    Il Miko's era un luogo che riteneva stabile e lo rendeva tranquillo quando pensava al futuro. Probabilmente avrebbe potuto lavorare tutta la vita lì, il lavoro non mancava soprattutto in quella stagione. Per la felicità di Ryo l'attività stava diventando mano a mano più popolare, anche se c'erano delle bizzarre voci riguardo al locale che non comprendeva. Neanche negative, solo effettivamente strane. Tralasciando tutto ciò però, a rendere l'albino ansioso era proprio il pensiero di rimanere lì per sempre e la stupidità del suo desiderio. Lui era stato un omicida, un criminale a cui non dispiaceva fare del male alle persone. Non riusciva a perdonarsi per ciò che aveva fatto in passato, come se le sue emozioni negative fossero un corso d'acqua che rodeva di continuo la roccia della sua tranquillità. Poteva essere un semplice ragazzo appassionato di pasticceria quando le sue mani erano macchiate di crimini? Si meritava di poter vivere tranquillo? E sopratutto, poteva realizzare quello che aveva in mente come progetto? Non lo aveva rivelato a nessuno la sua idea di creare una pasticceria sua, nemmeno a Yami o Daisuke. Aveva parlato con loro di cose ben più gravi e segrete di un semplice progetto imprenditoriale, ma sentiva quasi vergogna nel dichiarare che si voleva staccare dal Miko's. Forse era proprio perché lo conoscevano da ben prima che si trasformasse in un semplice commesso a farlo sentire a disagio? Oppure era segno che lui stesso riteneva quell'investimento poco saggio, rischioso, inutile? Non si trattava troppo di una questione di soldi. Poteva accumulare denaro, avrebbe fatto i sacrifici necessari per aprire un locale che poteva essere suo e soltanto di sua proprietà. Ciò che temeva era il giudizio non solo degli altri membri di ETERNIUM, ma anche di chiunque dovesse valutarlo da un punto di vista professionale ed economico.
    La signora Miko l'aveva preso senza fare troppe domande, quasi affezionandosi a lui. Ma aveva letto online di come funzionassero i prestiti e la ricerca di uno spazio per un'attività commerciale. Ironicamente, non erano tanto i possibili crimini che aveva compiuto in passato a mettergli i bastoni tra le ruote. Il problema era che il vecchio Ryo Tatsuki stesso non era altro che un giovane nullafacente che non aveva fatto assolutamente nulla per anni se non lavorare in una pasticceria. Non aveva finito le scuole in tempo, non aveva titoli di studio prestigiosi né possedimenti che lo aiutassero a renderlo affidabile da un punto di vista monetario. Era un impiegato come tanti altri che non aveva garanzie sulla sua persona. Ciò lo rendeva estremamente ansioso nel cercare i soldi necessari per l'apertura del locale. Era solo un sogno, un'idea che era lì nella sua testa. Ma quasi lo sconfiggeva sul nascere quella crudeltà del sistema giapponese e del fatto che fosse giudicato per ciò che era in passato. Si sarebbe arrabbiato di meno se lo avessero rifiutato perché era stato accusato di crimini successi anni prima. Quindi erano solo quelli i pensieri che occupavano la sua mente, che gli rimanevano in testa anche mentre andava alla ETERNIUM House. Ultimamente ci passava più spesso del solito per distrarsi e per insegnare a Yami a cucinare, oltre che per salutare gli altri membri quando passavano. Era divertente vivere in quella falsa famiglia che era stata creata dalla svedese. C'era sempre un velo di malinconia nel suo cuore quando si sentiva felice con loro, o forse era rimorso. A tormentare la sua psiche era anche la nostalgia di casa sua, cosa che si era ripromesso di non avere mai. Però era innegabile che nel vivere quella situazione, si sentiva quasi nostalgico di una famiglia vera e propria. Prima si era detto che andava benissimo così la sua vita, non aveva bisogno di altri. Ma quando vedeva gli altri andare avanti per la loro strada senza di lui... nonostante l'albino stesso avesse un proprio percorso, non poteva che ripensare e chiedersi se quello che stava facendo fosse giusto.
    Il Tanabata era arrivato come volantino nella pasticceria, ricordandogli che in effetti esisteva ancora una festività del genere. In un momento senza clienti aveva perso un minuto della sua vita a leggere una semplice pubblicità di un locale che sarebbe stato allestito lì. Si ricordò di quando ci andava da piccolo con i suoi genitori, quando era ancora un marmocchio che non faceva che perdersi per le vie di quel festival. Inizialmente aveva lasciato perdere lì, ma una settimana prima del Tanabata aveva dato un'occhiata ai programmi. C'era così tanta roba da fare quell'anno che gli sarebbe piaciuto andarci, anche solo per fare un giro. Forse poteva girare tra gli stand e provare a vincere qualcosa nel tiro a segno, oppure poteva semplicemente gustarsi ogni pietanza possibile tra le decine che poteva trovare. Ma con chi ci poteva andare? E come? Doveva impegnarsi per vestirsi in maniera decente e soprattutto non avrebbe avuto compagnia. Da quel che aveva capito, Yami e Yuya se ne sarebbero andati a fare qualcosa assieme e non poteva biasimarli. Dopotutto erano una coppia e non poteva di certo disturbarli. Non conosceva bene Evelynn, anzi era quasi un mistero per lui. Sembrava una brava persona, forse un po' particolare, ma quella descrizione poteva accogliere tutti i membri del gruppo. Daisuke sarebbe stato la sua prima scelta, ma non aveva idea se lui avesse voglia di uscire con lui. Erano amici, certo, ed andavano così d'accordo che lo aveva ritenuto la compagnia perfetta. Ma molto probabilmente andava con un gruppo diverso, magari tutte le persone che aveva incontrato durante i suoi viaggi in visita a Tokyo. Non voleva disturbarlo inoltre per dirgli di accompagnarlo lì quando probabilmente aveva qualcosa di più di un amico. Aveva deciso di ignorare completamente il festival e semplicemente lavorare e ragionare sul suo progetto.
    Tutto fino alla proposta stessa del corvino di andare lì assieme. L'albino non poteva che essere stupito che glie lo avesse chiesto proprio lui, ma non poteva che ritenersi contento. Avere qualcuno con cui andare rendeva la serata molto più bella e meno malinconica, soprattutto quando era così tormentato dai pensieri. Non era stato nulla di particolare, neanche un invito vero e proprio. Lui aveva accettato perché non capiva molto bene l'ironia e Daisuke aveva risposto positivamente. Dopo averne discusso un po', si erano accordati per andare al Madame Tassauds. Il perché di quella scelta non aveva particolari ragioni dietro, Ryo pensava solo che fosse figo un posto dove erano raccolte tutte le cere dei personaggi famosi giapponesi o meno. E non l'aveva mai visitato, quindi gli era venuta la curiosità. Inoltre sapeva che ti facevano una maschera con il tuo stesso volto, cosa che gli sembrava estremamente interessante. Magari potevano farlo diventare un oni od un qualche demone simile. Per sua fortua non lavorava così tardi quella sera, più che altro perché ne aveva parlato con il suo capo che per fortuna l'avrebbe fatto uscire un po' prima a patto finisse le sue mansioni con un largo anticipo. Avrebbe preparato tutte le paste del mondo per non passare quella serata da solo, quindi aveva promesso con ardore di compiere quel gesto estremo. A rendere un po' più drammatica l'organizzazione della serata fu che, così come il corvino, nemmeno Ryo aveva un yukata. O perlomeno, lo aveva nella sua vecchia casa ma di sicuro non sarebbe andato a prenderlo. Era un po' in ansia a dire il vero, visto che non sapeva se Daisuke si sarebbe vestito tradizionale o meno. Però conoscendolo gli sembrava il tipo da mettersi tutto in mostra per quell'occasione, quindi aveva deciso di rischiare senza inviargli un messaggio. Sarebbe uscito dopo aver cercato consiglio sul web su quale colore mettere: era difficile trovare indicazioni per pelle scura e capelli bianchi, ma aveva preso una decisione dopo una lunga scelta. Aveva pure comprato le calzature adatte e quasi si sentiva tornato bambino, cosa che non sapeva se ritenere positiva o negativa. Arrivata dunque la fatidica serata, già dalla sera prima e per tutta la mattina ed il pomeriggio si sentiva ansioso. Avrebbe fatto bella figura? Avrebbe annoiato Daisuke? Alla fine stavano uscendo tra amici e si conoscevano ormai da un sacco, ma era la prima volta che facevano una cosa del genere assieme. Era inoltre un sacco di tempo che non ci andava, quindi sperava di non trovare squadre di bambini delle elementari pronte a prenderlo in giro. Si era quasi bloccato un attimo nel pensare che forse avrebbe potuto incontrare i suoi fratelli lì. Ma lui era cresciuto e diventato diverso, quindi probabilmente non c'era pericolo di vederli. Sperava, almeno.
    Era uscito da lavoro salutando allegro le due donne, prima di dirigersi a casa per cambiarsi velocemente. Si era lavato accuratamente ma cercando di sbrigarsi per non arrivare in ritardo, visto che non aveva tutto quel tempo a sua disposizione. Messo lo yukata di un uniforme color cremisi, con il tessuto bianco che usciva appena al di sotto di esso, si guardò allo specchio poco prima di uscire. I capelli bianchi ormai gli arrivavano di nuovo alle spalle, avendoli fatti crescere. Non sapeva perché ma aveva sperimentato, provando a differenziarsi da quello stile così ordinato che aveva adottato in quegli anni. O forse non sapeva semplicemente capire quando era il momento di smetterla con pessime scelte di stile. Uscì dal suo piccolo appartamento dopo aver preso il portafogli ed il cellulare ed averli messi nelle voluminose tasche del vestito tradizionale. Inizialmente si vergognava un po' ad uscire in quel modo, ma sembrava che nessuno ci facesse particolarmente caso, forse perché appariva ben più giovane della sua vera età. Superata l'odissea dei trasporti pubblici intasati, arrivò finalmente al festival vero e proprio solo dopo una breve camminata. Questo si estendeva a perdita d'occhio di fronte a sé, lasciandolo intimidito e meravigliato. Era decisamente bello come se lo ricordava, ma c'era qualcosa nell'aria diverso dal solito. Forse erano semplicemente le lenti dell'infanzia a rendere quel luogo così speciale, ma per un momento smise di preoccuparsi dei suoi gravosi impegni dopo quella serata. Cominciò a camminare fino al punto dove e lui e Daisuke si erano messi d'accordo per incontrarsi, sperando di non perdersi. Anche perché ormai erano le 20.30 e doveva sbrigarsi a trovarlo per non fare una brutta figura.
    « Hey! Ciao! » - Avrebbe esclamato, appena lo ebbe notato in mezzo alla confusione, avvicinandosi subito dopo. Aveva per fortuna anche lui l'abito tipico del festival, un imbarazzo in meno da parte sua.
    « Non ti avevo mai visto così elegante, ti sta bene lo yukata. » - Avrebbe detto al corvino con un sorriso. La sua idea di eleganza si avvicinava di più a quella che Daisuke indossava in quel momento, più che i completi fin troppo cupi che gli ricordavano i membri della Yakuza. Quel colore gli donava e sembrava aver pensato molto di più ai dettagli rispetto all'albino. Sperava di stare anche lui bene quanto lui in quegli abiti.
    « Che vuoi fare? Entriamo subito o vuoi fare un giro prima? » - Chiese mettendo le mani dietro la schiena, senza stare troppo a pensare ai convenevoli. Si vedevano effettivamente abbastanza spesso da non dover chiedergli ogni volta come andasse la sua vita. Non che non ci tenesse a lui, ma non voleva sembrare troppo formale in quel momento. Per lui era uguale entrare subito o meno, ma gli sarebbe piaciuto cominciare la serata con quello. Sembrava l'inizio di una bella serata, almeno per lui. Una serata nostalgica, in qualche modo.

     
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    Dopo ore ed ore di pensieri, ragionamenti e paure, il suo cervello era riuscito a calmarsi, come un mare molto stabile dopo una forte tempesta. Aveva mantenuto quel comportamento per tutto il giorno, senza alcun accenno di smarrimento, ma ora - dieci minuti prima del fatidico incontro - l'ansia stava ricominciando a prender piede nel suo animo. Era una cosa davvero ironica, sembrava quasi che il suo stesso cervello lo stesse prendendo in giro, considerando che aveva passato parecchie ore nel tentativo di rendersi il più rilassato possibile. Come poteva fare? Chiedere qualche minuto aggiuntivo a Ryo? No, non avrebbe risolto nulla in modo così rapido, e anche se ci fosse riuscito, non sarebbe stato in grado di rassicurare la sua tranquillità per tutta la serata. Forse la soluzione migliore era far finta di niente, interagire con Ryo come faceva sempre nella casa del gruppo, ed evitare di pensare in modo particolare a questa occasione, sebbene facesse fatica a non vedere quell'uscita a due sotto una luce inusuale.
    I pensieri del corvino aumentavano di minuto in minuto, in modo praticamente incontrollabile. Forse aveva sbagliato a venire lì così presto, forse aveva sbagliato in principio. No, non doveva pensare a queste cose, non avrebbe ottenuto niente di utile da quei pensieri corrotti. Doveva essere felice di quell'opportunità, e doveva sfruttarla al massimo. Chissà, magari sarebbe riuscito a rendere più saldo il suo rapporto con l'albino, sarebbe stato un successo importante in quel caso.
    Oppure... chissà... magari avrebbe portato il rapporto ad un livello successivo... Il viso del Carro prese un colore carminio per qualche istante, sperava che nessuno lo avesse visto, e sperava che nessuno avesse udito questo suo pensiero, era imbarazzante ammetterlo, e gli sembrava anche poco professionale. Con questi pensieri per la testa, la presa del ventiseienne si fece più salda, a discapito della piccola cordicella che consentiva di trasportare il Kinchaku.
    Doveva trovare un modo per pensare ad altro durante la serata, sempre nel caso in cui parlare con il Folle non lo aiutasse poi così tanto. Era improbabile però, normalmente parlare con le persone lo aiutava a calmarsi, sebbene ciò fosse valido solo durante lo scambio di battute, non prima e sicuramente non dopo. Dai, magari girare per il museo delle cere lo avrebbe tenuto impegnato. Non sarebbe stato poi così differente da quelli che aveva già visto sì, però sarebbe stato pieno di celebrità della sua terra natia, magari avrebbe riconosciuto molte più persone. Quella era una delle poche cose che gli dispiaceva di quelli esteri, non sempre riconosceva attori o musicisti rappresentati, in alcuni casi era ignorante lui, in altri erano celebrità locali, che all'estero avrebbero riconosciuto con più difficoltà.
    Nel momento in cui scoccarono le venti e trenta, una voce soave si fece prepotentemente spazio tra i sue pensieri. Era finalmente arrivato il suo compagno di uscita, sebbene la lunga attesa del corvino fosse tutta colpa del suo arrivare con largo anticipo.
    "Oh! Ciao!" - la voce allegra del corvino venne seguita dal suo sguardo leggermente spaventato, il quale ritornò alla normalità una volta visto il volto del suo collega. Era davvero felice che avesse accettato quell'uscita, non poteva negarlo. E guardandolo negli occhi, il suo cervello non capiva il motivo dei suoi pensieri, non che il corvino potesse farci poi molto. Era felice che anche Ryo era venuto in yukata poi, sarebbe stato leggermente imbarazzate essere l'unica persona della coppia con dei vestiti tradizionali. Doveva anche ammettere che il vestito dell'uomo era alquanto azzeccato, si allineava particolarmente bene con la sua pelle scura, e creava uno splendido contrasto con i suoi lunghi capelli bianchi. Gli sarebbe piaciuto chiedergli se lo avesse comprato apposta per l'occasione o meno, ma gli sembrava una domanda abbastanza ambigua da fare, perciò scelse di evitare. Pensandoci a mente lucida poi, non capiva per quale motivo dovesse provare imbarazzo per lo yukata. Non era certamente l'unica persona in tutta Tokyo, anzi, era abbastanza normale girare con quel abito tradizionale, più che fregarsene e vestirsi come si farebbe normalmente.
    Alle successive parole del Folle, una lieve sfumatura vermiglia si fece spazio su gote ed orecchie di Daisuke. Era felice di star bene nel vestito, d'altronde ci aveva speso parecchi soldi e svariate ore, però era leggermente insultato per le parola che aveva detto in precedenza. Probabilmente l'albino stava scherzando giocosamente, conoscendo la vecchia abitudine che il ragazzo aveva, cioè utilizzare quasi unicamente completi eleganti, anche in occasioni dove non erano propriamente adatti. O magari, pensava davvero che uno yukata fosse più elegante di un completo, un pensiero più particolare ma altrettanto valido.
    "Grazie! Ho girato svariati negozi per trovarne uno dal prezzo accessibile. Anche il tuo ti sta molto bene." - la voce del corvino era particolarmente allegra, sebbene dentro di sé provasse una leggerissima rabbia, non aveva dato parola ai suoi pensieri però, non gli sembrava una cosa molto educata da fare, non fin da subito perlomeno. Non che in futuro sarebbe uscita l'occasione per dirgli come la pensava sui completi, probabilmente sarebbe stato uno dei mille mila pensieri che finivano nel dimenticatoio del Carro, perdendosi per sempre nel suo cervello.
    "Per me possiamo entrare anche adesso. Non so se hai già cenato, ma se ti va potremmo anche mangiare qualcosa alle bancarelle, più tardi ovviamente." - Daisuke aveva scelto di non mangiare proprio per quel motivo, sperando che Ryo non lo avesse fatto, nel peggiore dei casi avrebbe comprato una porzione di Takoyaki da una delle tante bancarelle, non era un'problema poi così grande.
    Qualunque fosse la risposta però, la serata non sarebbe cambiata così tanto. Gli sembrava interessante iniziare direttamente con il piatto forte, anche solo per essere più tranquilli a sera inoltrata. Chissà poi, magari sarebbero stati in grado di vedere i fuochi d'artificio, non era sicuro di quanto ci potessero mettere all'interno del museo però. In qualunque caso, sarebbe stato meglio iniziare a muoversi verso il Madame Tussauds di Odaiba, non era nemmeno troppo lontano dalla stazione alla fine, circa mezzo chilometro.
    Perciò, cercando di affiancarsi al Folle, il Carro iniziò a muoversi a passo normale, né troppo lento né troppo veloce.
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    Edited by DualSlayerBlade - 31/8/2020, 18:43
     
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    Sorrise maliziosamente nel vedere Daisuke arrossire, come se fosse un piccolo demone che si diverte a combinare guai. Non era proprio sua intenzione metterlo a disagio ma gli faceva ridere quanto fosse sensibile ai complimenti. Non si immaginava gli infiniti labirinti mentali che il corvino avesse creato solo per la questione dell'abito tradizionale, ma doveva accettare che poteva stare bene senza arrossire. Era felice di vederlo, non poteva negarlo, ed era contento che lui avesse avuto la stessa reazione verso di lui. Era sempre un po' stupito di poter considerare qualcuno un amico vero e che non lo trattasse come un peso, anche se ormai si conoscevano da anni l'amicizia di tutti i membri di ETERNIUM era sempre corrisposta con gratitudine dall'albino. Non si aspettava di stare così bene in abiti tradizionali, in pratica non li metteva da quando era bambino. Inizialmente era quasi imbarazzato a presentarsi così, forse perché non avevano mai frequentato quei posti assieme. Si chiedeva in effetti cosa facesse Daisuke nel tempo libero quando non stava alla ETERNIUM House. Anche a lui sarebbe piaciuto rendere il loro rapporto diverso da quello che era in quel momento. Erano tutti amici ma... come dire, forse era l'età ma non sapeva molto delle loro vite private. Non voleva essere l'invadente del gruppo, ma considerato da quanto lo conosceva e quanto poco sapeva di lui pensava che prima o poi avrebbero parlato di qualcosa di più serio.
    « Oh, grazie. Non è nulla di che, però non ne compravo uno da una vita e volevo rinnovare. » - Confessò, prima di capire cosa avesse in mente il corvino per la serata. Alzò lo sguardo verso di lui e rispose, con le mani ancora dietro la schiena come se fosse un qualche monaco. « Nah, non ancora, ma l'idea delle bancarelle va benissimo. Se andiamo ora al museo secondo me evitiamo la fila. » - Fu così che si improvvisò capitano di quella spedizione verso il museo, in realtà semplicemente seguendo le direzioni di Daisuke. Anche se era partito molto entusiasta doveva confessare di non ricordarsi con precisione dove si trovasse il festival, anche se non erano particolarmente lontani. Probabilmente sarebbe bastato seguire le decorazioni affisse dappertutto ed il flusso di gente vestita in modo tradizionale per trovare l'area dei festeggiamenti in sé, ma si fidava molto di più dell'altro ragazzo per le direzioni. Forse era un'intuizione sbagliata, ma immaginava che dopo anni di viaggi avesse imparato ad orientarsi. Cominciavano quindi i pochi minuti che li separavano dall'attrazione principale della serata, passati in silenzio almeno da parte di Ryo. Per lui era molto più imbarazzante dover cominciare un qualche discorso e poi interromperlo perché non si sapeva come continuare del silenzio, ma lui era fatto così. Era una persona silenziosa, preferiva riempirsi gli occhi del paesaggio che la bocca di parole. E poi non gli piaceva rompere il ghiaccio, non era bravo con queste cose. Pensava a cosa gli poteva dire quando si sarebbero inevitabilmente fermati per la fila. Per quanto sperasse di non attendere troppo, se c'era una cosa di cui era sicuro era che avrebbero affrontato una mandria di persone per poter entrare.
    E così fu, nonostante i suoi sogni di poter girare libero all'interno appena arrivato. Nonostante la struttura non fosse particolarmente attraente dall'esterno si poteva vedere già da lontano che una grande quantità di gente, messa in modo straordinariamente ordinato come era uso dei giapponesi, aspettava il suo turno impaziente. Se qualcosa poteva consolare l'albino era che almeno erano fuori e potevano restare a contatto con l'aria estiva e con le persone che passavano e cercavano di conquistarsi già qualcosa da mangiare ed un posto a sedere nei pienissimi stand di streetfood. Ryo si sentiva in qualche modo a suo agio ora che erano vestiti tutti in modo più o meno simile e tutti sembravano più occupati ad essere felici che a giudicarsi l'uno con l'altro. Vide inoltre un sacco di persone che sembravano provenire da qualche paese occidentale, forse l'America od il Canada. Vederli in yukata accanto a vecchi giapponesi che sembravano andare a pezzi era quasi divertente.
    « Quanta gente da fuori, hai visto? » - Commentò mentre si avvicinavano alle persone e si mettevano in fondo alla fila. Aver fatto i biglietti online era stata un'ottima idea da parte del corvino, visto che potevano direttamente fare la fila per entrare e non quella per assicurarsi un biglietto. Non sembrava esserci poi così tanta gente di fronte a loro ora, la fila più paurosa e mastodontica sembrava quella per chi doveva ancora acquistare. Probabilmente perché bisognava armeggiare soldi, pensò tra sé e sé. In verità ci aveva messo un sacco anche lui solo a capire come effettuare il pagamento, ma almeno lo aveva fatto a casa sua. Cominciò a tirare fuori il biglietto dal portafogli, mentre avanzavano piano piano in avanti. « Meno male che non dobbiamo fare il biglietto, abbiamo fatto bene a prenderli prima. » - Gli disse sollevato, mentre teneva il pezzo di carta con cura tra le mani. Ora che erano fermi il silenzio era leggermente più imbarazzante, quindi decise di cominciare a parlare con Daisuke di quello che stava vedendo.
    « Ah... quella è Marilyn Monroe? » - Alzò lo sguardo su una delle insegne pubblicitarie del museo, notando in effetti che la famosissima attrice bionda li guardava con uno smagliante sorriso. Non era difficile trovare segni della cultura occidentale in centro a Tokyo, ma era molto curioso vedere una vecchia attrice americana proprio lì. Chissà se a Daisuke interessava Marilyn.
    « E quindi che mi racconti? Devo confessarti che non mi aspettavo il tuo invito, anche se mi ha fatto piacere. » - Avrebbe continuato a parlare poco dopo, probabilmente dopo l'esaurimento dei discorsi sulla donna, ponendo quel quesito in tono gentile. « Ultimamente in pasticceria è un po' pesante, quindi non ci vediamo così spesso. » - Finì di parlare con un sospiro, mentre guardava negli occhi grigi il corvino. Già, stava proprio bene vestito così.

     
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    Le parole di Ryo lasciarono un pizzico di stupore sul volto di Daisuke, che non pensava il ragazzo potesse tenere tanto all'uscita. Però, aveva anche detto esplicitamente che aveva bisogno di rinnovare l'armadio, e che non comprava uno yukata da molto tempo, quindi era molto più probabile che avesse solo preso la palla al balzo. Una parte del corvino però, sperava vivamente che l'albino lo avesse fatto anche per dimostrare interesse per l'uscita. Una persona svogliata alla fine, avrebbe scelto di festeggiare con degli abiti normalissimi, o magari con un qualche abito semi-elegante già presente nell'armadio. Ma sebbene il Carro potesse perdere anche decine di ore su questo argomento, non sarebbe mai arrivato ad una risposta certamente corretta, solo il collega poteva saperlo, e forse era meglio così. Esternamente, la risposta all'affermazione di Ryo fu un semplicissimo sorriso, fintamente rilassato. Esso poi, venne accompagnato da un cenno di approvazione verso le seguenti parole del ragazzo.
    "Già. Le bancarelle avranno sicuramente meno clienti sul tardi poi." - il corvino era soddisfatto del suo piano per la serata, ed era felice per l'approvazione del compagno. Andando fin da subito al museo avrebbero sicuramente risparmiato tempo, sebbene fosse improbabile che fossero gli unici ad averci pensato. Era onestamente sicuro che la loro attesa non sarebbe stata così duratura, alla fine avevano già comprato i biglietti, e così avevano eliminato la parte più lunga e noiosa per l'ingresso al museo. E così, la loro serata pote finalmente iniziare, con l'albino che - a pochi passi da lui - si faceva spavaldamente strada per le trafficate vie di Tokyo.
    Al corvino faceva strano girare con il ragazzo, essere da soli non era una cosa così tanto comune alla fine, ed il silenzio che si era venuto a generare non aiutava di certo. Proprio come l'albino, nemmeno lui era troppo bravo ad attaccare bottone, sebbene gli piacesse molto parlare una volta iniziato un discorso. In quel momento infatti, stava faticando parecchio per trovare un argomento interessante su cui parlare, una cosa che gli veniva parecchio difficile però. Il suo sguardo era concentrato principalmente su ciò che gli stava intorno, ma ogni tanto si soffermava sulla schiena del ragazzo, che a causa del vestito era di un profondo rosso. In quei momenti, il suo cervello si soffermava su pensieri decisamente negativi, ma che erano ormai parte della sua mentalità. Aveva paura, se così si vuole chiamare. Si stava immaginando una serata noiosa e piatta per la sua incapacità nel parlare, e non si sentiva bene all'idea di rovinare totalmente quell'opportunità. Sì, si era preparato preventivamente qualche argomento, giusto per rompere il ghiaccio nei momenti più aridi della serata, ma gli sembrava troppo presto per usufruire di essi. Non erano passati nemmeno cinque minuti dal loro primo incontro alla fine, farsi prendere dal panico fin da subito non avrebbe certamente aiutato.
    Dopo quei brevi minuti di viaggio, i due membri di ETERNIUM furono in grado di osservare la quantità di persone già in fila per il locale, che davano un'idea ben chiara di quanto avrebbero dovuto aspettare. Le speranze di Daisuke però, erano rivolte a qualche possibile conversazione da fare in attesa di entrare, così da non ripetere il silenzio della passeggiata.
    "Non avevo notato a dire il vero. Immagino sia un'ottimo periodo per venire in vacanza qui a Tokyo." - sebbene avesse viaggiato molto, non si era mai trovato nei panni di un turista straniero in Giappone, però poteva immaginare l'interesse degli occidentali nel frequentare i famosi festival del Paese del Sol Levante, i quali erano spesso rappresentati nelle opere che andavano oltreoceano. Poteva comprendere il fascino del Tanabata, era una bella festività, ed era quasi sempre accessibile, indipendentemente dagli anni. Adolescenti e giovani adulti potevano andare con la loro anima gemella, le persone più in là con gli anni potevano riconciliarsi con le memorie passate, mentre ne creavano di nuove assieme ai loro nipoti più piccoli, i quali potevano divertirsi non poco con i numerosi "giochi" presenti.
    In che categoria ricadevano il Carro ed il Folle? Gli sarebbe piaciuto domandarlo all'albino, ma non gli sembrava una domanda interessante, e si sarebbe sentito assai imbarazzato nel farla. Alcune volte l'ignoranza poteva essere meglio della conoscenza.
    "L'ho imparato a mie spese. Quando sono andato al museo a Londra ho dovuto aspettare per quasi due ore..." - le parole del ragazzo vennero accompagnate da un sorriso amareggiato. Quello era uno dei motivi per cui la sua esperienza precedente non fu delle migliori, a nessuno sarebbe piaciuto attendere così tanto per osservare qualche volto famoso fatto in cera, tanto meno quando si è una persona straniera, e oltre metà dei volti presenti non ti dicono nulla. Questa volta però - anche solo per la felicità del compagno - aveva pianificato l'uscita, e l'attesa sarebbe stata relativamente misera. Magari non ci sarebbe nemmeno stato troppo bisogno di un pretesto per rompere il ghiaccio, ma questa era una piccola speranza segreta di Daisuke.
    Lo sguardo e le parole di Ryo, attirarono l'attenzione del Carro verso l'insegna pubblicitaria con Marilyn Monroe, una famosa attrice occidentale di cui il corvino sapeva veramente poco. Non si era mai interessato troppo alla cinematografia, e l'unico motivo per cui la conosceva era la sua presenza in altri musei. Ma la sua conoscenza non andava molto oltre, inizialmente non pensava nemmeno fosse deceduta.
    "Oh, vero. Immagino ci siano molte statue occidentali quindi, non pensavo." - una spudorata menzogna. Aveva osservato vagamente il catalogo di sculture in cera presenti, sebbene non tutte fossero presenti. Non voleva far brutta figura con l'albino, perciò gli sarebbe piaciuto avere una conoscenza basica verso le personalità occidentali che non conosceva, sebbene avesse scoperto il numero alquanto ridotto di celebrità che non conosceva. Era un museo per giapponesi alla fine, sarebbe stato stupido se avessero messo persone sconosciute ai più.
    In modo inaspettato poi, il collega andò a rubare silenziosamente uno degli argomenti che si era preparato in caso di evenienza. Non gli faceva troppo piacere, aveva paura della possibilità di rimanere a secco in seguito, ma non avrebbe certamente ignorato le sue parole. Non era mica un maleducato alla fine.
    "Beh, ci tengo al nostro rapporto, e poi i due piccioncini volevano godersi la serata da soli, fare qualcosa con tutto il gruppo sarebbe stato impossibile." - stranamente, Daisuke disse la verità, sebbene avesse escluso i suoi ragionamenti nei confronti di Evelynn. Magari non doveva citare tutto il gruppo però, così Ryo sembrava quasi una seconda scelta. Ma d'altro canto, il loro rapporto non era così tanto stretto, sarebbe stato sospetto invitare direttamente l'albino - Oh, state avendo molti clienti per "colpa" dell'estate?
    Non sapeva molto sul locale in cui lavorava il collega, anche perché non gli piaceva invadere la privacy dei suoi amici. Sì, ogni tanto era andato a prendere qualche dolcetto, ma non lo imbarazzava non poco farlo.
    "Non ho molto da dire comunque. Stavo pensando di trovare un lavoretto o qualcosa negli ultimi tempi, ma non saprei dove cercare." - finalmente poi, il corvino rispose alla domanda del ragazzo, sperando che il collega con più esperienza potesse dargli qualche valido consiglio. Chissà, magari quella serata avrebbe portato qualche grande novità.
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    Anche Ryo si chiese se non fosse il caso di parlare in quei momenti di vuoto, ma non osò aggiungere altro. Chissà se il corvino voleva parlare e lui stava solo rendendo il tutto molto più difficile per entrambi, o se queste erano solo paranoie sue. Si scervellò per un attimo nel pensare qualcosa da dire, ma il suo fioretto di evitare conversazioni imbarazzanti e lasciate aleggiare nell'aria lo fermò. Pensò tra sé e sé che era piuttosto normale che all'inizio non si parlasse molto, anche perché non è che fossero sconosciuti a cui era stato organizzato un appuntamento da qualche amico in comune. Quella sembrava di più la trama per qualche commedia romantica che trasmettevano di notte sui canali gratuiti. Daisuke rispose al suo commento con un altro, facendolo annuire. Lui non era praticamente mai uscito da Tokyo, una città così grande che probabilmente poteva essere una nazione da sola. Non ne aveva mai sentito il bisogno ed era fuggito nelle sue vie come se potessero metterlo al sicuro dal pericolo. Chissà se un giorno si sarebbe ritrovato in una terra diversa da quella su cui stava camminando. Lì a Tokyo aveva tutto ciò che era necessario per vivere una vita decente ed occupata, come il suo lavoro e i suoi amici. Come aveva sentito in un film una volta però, non si sa mai cosa ci riserva la vita.
    « Due ore? E ne è valsa la pena? » - Sul suo viso sarebbe comparsa un'espressione esageratamente spaventata, ragionando se sarebbe stato in grado di resistere così tanto in una situazione del genere. Lui se ne sarebbe semplicemente andato ed avrebbe cercato altro da fare, soprattutto se si fosse trovato da solo. Beh, in quell'occasione aveva Daisuke a tenergli compagnia, anche se non dovevano aspettare ore come lui tempo addietro. E se proprio dovevano stare due ore lì davanti era sicuro che prima o poi lui avrebbe cominciato una delle sue infinite conversazioni, una caratteristica di lui che lo faceva sempre ridere sotto i baffi. Chissà se poteva giudicarlo, visto che quando si erano incontrati per la prima volta lui era decisamente in uno stato abbastanza ridicolo. Si era dimenticato degli anni precedenti? Oppure lo aveva perdonato in qualche modo, sempre avesse avuto bisogno di essere perdonato? Per fortuna, l'argomento passò velocemente all'attrice americana. Onestamente non ne aveva idea nemmeno lui o se non altro immaginava che come celebrità "da copertina" la scelta sarebbe gravitata su un uomo o una donna giapponesi. Si chiedeva il motivo di quella scelta, forse per attirare anche i turisti stranieri. Era anche vero che in Giappone c'era un certo fascino per l'America ed altri luoghi lontani, forse come gli occidentali l'avevano per loro. Accantonò semplicemente il pensiero, visto che tra poco toccava a loro. Ai riferimenti di Daisuke su Yuya e Yami rise i gusto, prima di continuare a parlare.
    « Hai ragione. Forse ora sono a godersi una luna di miele segreta. » - Il fatto che il corvino ci tenesse così tanto al loro rapporto non era stato di certo ignorato da Ryo, ma aveva trovato molto più facile cambiare argomento velocemente con una risata. Non... non era sicuro di cosa intendesse Daisuke ed era successo già anni prima che avesse frainteso completamente le sue intenzioni, quindi cercò di ficcarsi in testa che era semplicemente una una scelta di parole particolare. Rimase per un attimo pietrificato nel suo sorriso guardandolo negli occhi, prima di girarsi verso la fila mentre lui continuava a parlare. Per lui era già incredibile che fossero amici. L'albino era una persona molto strana, con un sacco di manie e hobby che non si traslavano bene in una situazione sociale. Era stato fortunato ad imparare a cucinare ed avere quasi una scusa per continuare a frequentare l'ETERNIUM House. Si conosceva, sapeva che probabilmente avrebbe smesso di andarci per sue paranoie. Però era contento che potesse considerare tutti, specialmente il corvino di fronte a sé, persone care a cui dare affetto. Beh, non conosceva bene Evelynn e quindi non sapeva se volesse il suo affetto imbarazzante da morire, però forse poteva includere pure lei.
    « Uhm... diciamo che il locale è stato sistemato... e c'è più gente da un bel po'. La figlia del mio capo mi odia da morire per qualche motivo, però devo resistere per la signora Miko. » - Aggiunse grattandosi la testa imbarazzato. Forse stava esagerando con la parlantina da lavoro, però doveva confessare che era tanto che non parlava di quella situazione con qualcuno. Era giusto usare Daisuke come una piccola valvola di sfogo? Non era sicuro e si era quasi pentito di aver sputato fuori quelle parole dalla sua bocca. Fecero un altro paio di passi verso la cassa mentre la fila avanzava. Sperava non lo odiasse per aver parlato di quegli argomenti ben poco consoni ad una serata di festa. Stava finendo come i soliti impiegati lamentosi di Tokyo?
    « Mmmh... io ammetto di essere stato fortunato. Chiederei volentieri alla signora Miko ma purtroppo non credo cerchi qualcuno. » - Guardò di lato sconsolato, infelice di non poterlo aiutare. Ci pensò un attimo e poi gli venne in mente una persona adatta a quel genere di cose. « Perché non chiedi a Yuya? Lui conosce un sacco di gente. » - Propose, prima di aspettarsi una sua risposta. Probabilmente avrebbero potuto chiacchierare ancora un bel po' prima di arrivare alla cassa, dove un commesso sembrava ovviamente chiedere il biglietto prima di far entrare i clienti paganti. Quando toccò a loro lui allungò il biglietto e dopo una veloce controllata gli venne restituito accompagnato da un volantino che sembrava contenere qualche informazione sul museo. Aspettò che Daisuke passasse il cassiere prima di avviarsi assieme all'interno.
    « Wow... non mi immaginavo fosse così grande... » - Avrebbe mormorato il ragazzo, alternando lo sguardo tra le pareti del museo ed il volantino. Le prime si distinguevano principalmente per il colore rosso ed il bianco, unite da numerose decorazioni che si estendevano in ogni angolo della struttura. Non si aspettava che un museo potesse essere così enorme, anche se l'estensione era nascosta in parte dall'architettura particolare che collegava le varie stanze. Gli sembrava quasi una casa, visto che i tetti non erano particolarmente alti e volevano forse creare un qualche effetto di "casa delle bambole" per le imitazioni dei personaggi famosi. La parte iniziale sembrava più che altro uno spazio libero dove si potevano già intravedere alcune statue in lontananza, in piedi o sedute. O perlomeno, sembravano statue visto che a quella distanza non era particolarmente facile distinguerle dalle persone. Vide anche una persona muoversi da una sedia dopo che aveva pensato fosse una statua, vestita così elegante. Inoltre, le numerose indicazioni facevano intuire che ci fossero tantissime categorie da vedere all'interno del museo. Sul volantino una mappa sembrava indicare la divisione delle opere in cera, cosa che mostrò a Daisuke entusiasta. Quella era solo la parte più superficiale del percorso visto che erano adibite numerose aree speciali, ma gli sembrava giusto partire dalle cose semplici. Si mise accanto a lui e gli mise il volantino aperto di fronte agli occhi, mostrandogli con l'indice ciò che era scritto.
    « Guarda, ci sono le categorie! Storia, Celebrità, Sport, Zona Fashion, Leader Mondiali, Musica, Film... da quale vuoi partire? A me piacerebbe vedere gli attori! » - Doveva ammetterlo, gli sembrava molto più interessante ora che aveva capito come fosse strutturato, sembrava quasi un bambino allegro. E non aveva nemmeno sfogliato tutte le pagine! Si chiedeva quante cose nascondesse quel museo e quali sorprese gli avrebbe riservato.

     
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    "Sì dai, non conoscevo parecchie celebrità, però è stato molto interessante" - una sottile ed innocente menzogna, volta unicamente a non rovinare la serata. A nessuno sarebbe piaciuta una recensione negativa di un attività in procinto di essere fatta, e Ryo - probabilmente - non era l'eccezione. Sperava vivamente che non ci pensasse il locale a deluderlo, ma in quel momento erano in Giappone, molte personalità in forme di statua sarebbero state riconoscibili, d'altronde questa sede del museo era fatta da suoi connazionali.
    Era difficile non provare imbarazzo in quella situazione. Si conoscevano abbastanza bene per non dover fare small talk, ma allo stesso tempo non si conoscevano così tanto da poter parlare di qualsiasi argomento. L'affinità nei rapporti non poteva essere controllata alla fine, l'unica cosa che potevano fare era spendere più tempo assieme, sperando di sviluppare una relazione più profonda, e dove parlare di argomenti casuali non rischiava di creare imbarazzo.
    Chissà se anche Ryo la pensava allo stesso modo, gli sarebbe piaciuto chiederlo, ma era una delle tante domande troppo imbarazzanti per essere fatte. L'unica cosa che poteva fare, era ridere sotto i baffi - che si era ovviamente tagliato prima di uscire - per l'espressività che il volto dell'albino poteva avere. Aveva assunto un espressione di stupore esagerata, e sembrava quasi che lo stesse prendendo in giro di nascosto, sebbene rimanendo perfettamente visibile.
    La mente di Daisuke si allontano rapidamente dai vari pensieri che Ryo gli aveva fatto venire sulla famosa attrice americana, non era una celebrità per cui provava poi così tanto interesse. Sebbene fosse un po' triste pensare come stesse venendo usata anche dopo la sua morte, solo per attrarre qualche cliente straniero in più. Se fosse stato al suo posto come si sarebbe sentito però? Rabbia per la mancanza di rispetto? Tristezza per la poca riservatezza data ad uno spirito? Non lo sapeva a dire il vero, ma bisognava anche dire che lui non era Marilyn, e che - con grande probabilità - non lo sarebbe mai stato. Poteva davvero ragionare come una celebrità super famosa? No, onestamente avrebbe trovato onorevole anche solo l'interesse da parte dei suoi cari.
    "Spero di sì dai." - la voce felice di Daisuke era accompagnata da un sorriso sincero, diretto sia alle parole del Folle, che al pensiero degli altri due ragazzi. Gli faceva piacere sapere che la loro relazione era ancora stabile, ed era contento che potessero prendersi una pausa dall'ordinarietà, di tanto in tanto perlomeno.
    Il corvino aveva anche provato ad inserire qualche parola particolare, giusto per aumentare leggermente il rischio, e sperare che l'albino potesse cogliere qualcosa. Da un lato lo spaventava la cosa, ma dall'altro ne sentiva ironicamente il bisogno, come se fosse una necessità non voluta. Chissà, magari prima o poi il ragazzo se ne sarebbe reso conto, o magari gli avrebbe fatto una qualche domanda precisamente su di ciò. Per il momento però, sembrava che al ragazzo non interessassero quelle poche paroline, e forse era meglio così.
    "Oh, mi spiace... hai provato a parlarne direttamente con la signora Miko? Magari hai fatto qualcosa per sbaglio, può succedere." - sinceramente non capiva come si potesse odiare una persona tranquilla ed allegra come Ryo, sempre che non si conoscesse il suo passato. Magari lo disprezzava perché lavorava con sua madre? Non era un atteggiamento molto normale però, anche perché l'albino non aveva fatto nulla di male in quel caso, la "colpa" sarebbe stata della signora Miko, che lo aveva prontamente assunto. Chi poteva dirlo con certezza però? Magari il collega aveva davvero fatto qualcosa di brutto senza pensarci, e la ragazza si era legato l'avvenimento al dito.
    La risposta del ragazzo alle parole del Carro non era troppo dissimile da quella che si aspettava. Doveva ammettere però, che non aveva mai considerato l'opzione Yuya. Sì, probabilmente l'altro corvino del gruppo sarebbe stato in grado di metterlo in contatto con qualcuno, aveva ottime conoscenze alla fine, però doveva ammettere di non fidarsi troppo del Diavolo. Non perché non fosse una persona affidabile, ma perché poteva rischiare di trovarsi in una situazione particolarmente scomoda per opera sua, e conoscendosi non sarebbe stato in grado di fermarsi per tempo. Quasi come quella volta che aveva mandato Ryo ad un asta, dato che aveva avidamente accettato un contratto, solo per poi ricordarsi di altri impegni che aveva con Yami. Doveva pensarci sicuramente su prima di chiedere un favore al Diavolo.
    Dopo svariati minuti, giunse finalmente il loro turno alla cassa, era servito meno tempo del previsto per fortuna. Il Carro tirò fuori il biglietto dal portafogli, che era ancorato all'interno del Kinchaku, era decisamente più comodo di quel che pensava, sebbene non fosse poi così bello esteticamente. Una volta osservato il pezzo di carta, lo ricevette indietro, assieme ad un volantino descrittivo del museo. Si poteva quasi dire che la loro serata iniziava in quel momento. Sopratutto osservando quanto felice l'albino fosse.
    "Possiamo partire dagli attori certo. Poi mi piacerebbe passare anche dalle figure storiche!" - il museo era grande, e l'entusiasmo del Folle lo stava leggermente contagiando, avrebbe fatto meglio a contenere l'interesse per tutta la durata del "tour" però.
    D'altronde, questo Madame Tussauds era davvero pieno di cose incredibili da vedere, sembrava quasi meglio di quello che aveva visto a Londra, ma forse le due ore di attesa gli avevano rovinato l'esperienza fatta in passato.
    Così, con un allegro sorriso sul volto, il Carro si preparò a seguire l'albino nelle sue avventure, sembrava la persona più interessata della coppia alla fine, non avrebbe avuto senso costringerlo a stare fermo.
    E poi si era preparato per ogni possibile scultura, non si sarebbe fatto cogliere impreparato dal Folle!
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    « A parte essere il miglior commesso del mondo, non saprei. » - Rispose l'albino alzando gli occhi al cielo. Non si voleva arrabbiare con Daisuke, ma era più che certo che il loro rapporto burrascoso fosse totalmente causato dalla stessa donna. Non voleva pensare veramente alle possibili ragioni per cui potesse odiarlo, né voleva pensare che fosse in qualche modo colpa sua. In realtà era la prima volta che ne parlava con qualcuno quindi era la prima volta che sentiva un'opinione esterna su quella situazione. Non era stata una discussione particolarmente fruttuosa per la sua causa ed era la prima volta che si interrogava sulla possibilità che potesse aver fatto qualcosa di sbagliato. Si chiedeva se quel suggerimento per il mondo del lavoro lo convincesse, ma gli sembrava l'opzione più facile da seguire. Sembrava quasi suo padre in quel momento, a raccomandargli cosa fare del proprio futuro. Mentre facevano la fila sembrò rimuginare sul pensiero della pasticceria, ma una volta arrivati dentro cercò di non sembrare particolarmente impensierito. Daisuke sembrava molto più esperto di lui su quelle attrazioni e sembrava orientarsi molto meglio, con un'aria molto più dignitosa della sua. All'inizio gli sembrava fosse stanco oppure non particolarmente entusiasta, ma quando lo vide felice sembrò dimenticarsi per un attimo dei suoi dubbi. Anche lo splendore del museo contribuì a farlo pensare semplicemente a ciò che stavano per visitare.
    « Bene, andiamo allora. » - Ryo non aveva nulla da ridire sulle figure storiche, anche perché era abbastanza ignorante sui nomi meno famosi della storia giapponese e globale. Di certo non si sarebbe fatto sfuggire i principali leader mondiali del passato, ma il fatto che a scuola seguisse con un interesse pari a zero non aiutava molto la sua cultura. Cominciò quindi a camminare verso il percorso indicato dalle varie frecce, guardando a destra e sinistra per evitare di perdersi e trovare un volto conosciuto. Non era di certo uno di quelli che amava guardare film occidentali, ma alcune facce erano impossibili da non conoscere. In realtà gli basto fare pochi passi accanto a Daisuke per notare l'attrazione alla sua destra che aveva osservato anche da fuori. Non si aspettava di vederla subito, ma una Marilyn a carponi su una scatola rossa era stata cristallizzata nel momento in cui stava scrivendo il suo nome sulla via delle stelle di Hollywood. Il fatto che una riproduzione così realistica gli fosse apparsa davanti gli faceva quasi impressione, unita allo stupore ed un po' anche all'ammirazione per chiunque avesse modellato quella cera.
    « Ah, eccola già lì...sembrano proprio vere, vero? » - Guardò Daisuke ed indico la statua con lo sguardo. Si sarebbe sentito quasi in colpa ad additarla. Si avvicinò un po' assieme al corvino per controllare meglio i dettagli. Con uno sguardo più attento era sicuramente notabile fosse una statua, ma il suo sorriso era talmente realistico che lo fissò per un po'. Non aveva mai visto una persona sorridere in quel modo così vistoso, poteva quasi vedergli i molari. Anche nel suo sguardo c'era qualcosa che per l'albino era quasi misterioso, che non riusciva a definire bene. Forse il fatto di essere una statua aveva reso quegli occhi così innocenti e privi di preoccupazioni? Uscì fuori da quello strano stato di osservazione per evitare di sembrare strano agli occhi del corvino, prima di commentare semplicemente sul suo aspetto. « E' fatta proprio bene. » - Avrebbe aspettato Daisuke in caso avesse voluto una foto con la star o guardarla un po' di più, in caso contrario avrebbe continuato con lui l'esplorazione del museo.
    Ed in effetti poteva notare come in realtà quella Marilyn fosse solo una piccola parte della sezione attori, anzi neanche ne faceva parte. Probabilmente era solo un'attrazione di benvenuto per far salire subito gli standard. La vera e propria sala che racchiudeva le stelle di Hollywood e del Giappone si trovava un poco più avanti, con così tanti attori che si poteva quasi dire di trovarsi in mezzo ad una costellazione. La maggior parte delle statue non erano in mezzo ai percorsi per camminare per ovvi motivi, ma Ryo poteva notare come fossero in rientranze che come sfondo o avevano paparazzi oppure scene basate sui film. Alcune di queste sembravano avere molto più spazio di altre e le loro pose erano decisamente più creative. Da sole nelle loro rientranze poteva notare dei visi familiari, a cui si avvicinò prontamente tirando fuori il telefonino per scattare delle foto. Da un lato c'era Bruce Lee con la sua famosa tuta color giallo in posa da combattimento, poco più in fondo c'era il famoso Jackie Chan che sembrava vestito da... meccanico, almeno credeva. Non gli sembrava di aver visto quel film. Si avvicinò al corvino e gli consegnò il suo telefono in mano, con la fotocamera aperta.
    « Ehm... mi fai una foto con Bruce Lee? » - Chiese all'amico. Lo stava proprio stressando in quel momento. Se Daisuke avesse accettato, si sarebbe messo in una posa simile all'ormai trapassato attore per imitarlo con un'espressione seria e minacciosa, a modo suo. Sperava di non sembrare troppo imbarazzante, voleva solo mandare quella foto a Yami. Passando avanti, la prima coppia di riproduzioni realistiche che l'albino notò rappresentavano quelli che sembravano due eleganti attori che sembravano essersi messi in posa per una foto. Onestamente non aveva idea di chi fossero quei due, ma sembrava che la maggior parte della gente li guardasse stupiti, soprattutto gli occidentali. Quel tipo biondo e coi capelli lunghi gli ricordava qualcosa, mentre l'altra donna sembrava possedere i tratti così affilati e definiti che probabilmente lo avrebbe potuto uccidere con un colpo di mento. Erano evidentemente Brad Pitt ed Angelina Jolie, ma Ryo non aveva idea di chi si trovava di fronte.
    « Hai idea di chi siano questi due? » - Chiese al ragazzo incuriosito. Forse c'era una qualche targhetta da qualche parte, ma era probabilmente coperta dalla gente che mano a mano si accumulava e provava a farsi una foto coi due. Chissà se il corvino avrebbe saputo rispondergli.

     
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    Lo doveva ammettere, gli dispiaceva parecchio per Ryo. Avere una brutta relazione con un collega non è mai bello, e lo è ancora meno quando non si ha la minima idea di quali possano essere le motivazioni della controparte. Una volta consapevoli di quel tassello, la soluzione non era troppo ardua da trovare. O accettare la propria colpa e scusarsi con l'altra persona, oppure imbestialirsi e tranciare completamente il rapporto negativo. Due soluzioni estremamente correlate, ma allo stesso tempo opposte.
    Quando non si sa nulla però, la situazione diventa ben più ardua. Non è piacevole scusarsi a vuoto, e non lo è nemmeno rinunciare all'orgoglio e chiedere alla controparte, abbassando la testa in segno di resa. Cosa succedeva quindi? Si rispondeva alla rabbia con altra rabbia, oppure si ignorava totalmente, sperando che con il tempo la situazione migliorasse. Spesso però, i rapporti non cambiano senza un supporto esterno, ed ignorando la situazione si rischia solo di cristallizzarla per un futuro prossimo. Proprio per quel motivo Daisuke aveva scelto di far quella domanda. Spesso la risposta è già presente, semplicemente non è abbastanza chiara per essere considerata tale. Ma cosa sarebbe successo se la parte sottomessa si fosse resa conto della situazione? Non era una domanda troppo difficile, si sarebbe "risolto" tutto, in un modo, o nell'altro.
    Non avrebbe costretto il Folle a pensare però, non in quella serata perlomeno, erano lì per divertirsi, ed il lavoro non era mai divertente. In parte poi, era anche a causa di una sua vera e propria ignoranza. Non aveva idea di cosa Ryo potesse aver fatto, e anche pensandoci non gli veniva in mente nulla. Era anche quello il sottotono della sua domanda, cercare di comprendere meglio la situazione sfruttando il ragazzo, e sperando che si rendesse conto di qualsivoglia cosa negativa potesse aver fatto.
    La reazione del Folle però, fece intuire chiaramente come la sua missione fosse fallita. Da lì in poi, il corvino non sarebbe stato in grado di aiutare più di tanto, non aveva una conoscenza così profonda sul loro rapporto, e non era nemmeno troppo bravo a gestire i suoi stessi problemi relazionali. Avrebbe fatto finta di niente, sorridendo leggermente alla goliardica risposta del compagno. E stranamente, non era nemmeno un espressione finta, ma la sua reale reazione al commento del ragazzo. Era anche pienamente convinto che le sue parole fossero vere.
    Ogni volta che osservava il volto sorridente e soddisfatto del Folle, al Carro migliorava leggermente la giornata. Era decisamente meglio che girare da soli, e sperava che anche il collega la pensasse uguale. L'unica cosa che avrebbe potuto rovinare la serata da quel momento in poi, era la qualità del museo. Si potrebbe quasi dire che dipendeva tutto sulla qualità delle statue, sulla capacità di generare interesse e sulla quantità di persone, ma forse era un'affermazione esagerata.
    La cosa più importante non era il museo, ma il fatto che fossero assieme. Era questo il pensiero che il corvino si stava ripetendo in testa, per un numero esageratamente alto di volte.
    La prima scelta era stata dell'albino, che per un qualche motivo si era catapultato sulle stelle del cinema. Ed ironicamente, la prima statua a dargli il benvenuto fu Marilyn Monroe in.. non proprio carne ed ossa. Era una scena abbastanza iconica per il cinema occidentale, e ciò si poteva notare parecchio anche per gli sguardi dei turisti. D'altro canto però, per chi veniva dalla Terra del Sol Levante, quella situazione non diceva poi tanto, magari alcuni non avrebbero nemmeno riconosciuto l'attrice.
    Doveva ammettere quanto fossero ben fatte però, non avevano nulla da invidiare con quelle che aveva visto a Londra, anzi, forse la differenza in attesa le aveva rese ancora più godibili. Chissà come sarebbe stato un paragone tra l'ormai deceduta attrice, ed una delle tantissime statue presenti sul globo, magari il costrutto in cera avrebbe sfigurato terribilmente, o magari la purezza di un corpo artificiale avrebbe tolto i riflettori dalla realtà. Tristemente, era una cosa impossibile da realizzare, o perlomeno lo era con Marilyn.
    Era leggermente inquietante però, una replica quasi immacolata di una persona defunta, che ritrae in modo impeccabile un momento a dir poco importante della sua storia. Il sorriso a trentadue denti, lo sguardo - ovviamente - vacuo, e quella dinamicità artificiale. Era un sentimento particolare, tra la repulsione e l'interesse, le quali non producevano nulla dal loro scontro. Chissà cosa stava provando Ryo, magari essendo la sua volta si era fatto assorbire molto di più dalla qualità della statua in cera, o magari stava solo aspettando che il corvino si muovesse.
    "Già, e forse altre saranno persino meglio di questa." - era una cosa possibile, personale ma certamente possibile. La realtà dei fatti però, era leggermente più deprimente. Nemmeno Daisuke sapeva nulla sulle statue, le sue ricerche avevano portato solamente ad una lista approssimativa di quali fossero. Magari, dopo la Monroe, tutto sarebbe andato a farsi benedire, o chissà, magari la situazione sarebbe migliorata esponenzialmente.
    Dopo qualche statua, arrivò la fatidica domanda del Folle. Voleva una foto, forse per ricordo, forse per passione, o magari per passarla a qualcun'altro. O chissà, magari tutte e tre le possibilità. Era una statua molto dinamica di Bruce Lee, nella sua classica tuta di colore giallo, ed era in una splendida posa di combattimento. Il Folle, sebbene fosse chiaro che non si allenasse seriamente da parecchio tempo, sembrava non aver perso troppo la mano. Era una scena abbastanza divertente però, considerando anche che non era troppo più alto del artista marziale. Chissà, magari un giorno ETERNIUM avrebbe iniziato a fare qualcosa di serio, e quella posa goliardica sarebbe servita a qualcosa di più materiale. Il Carro però, sperava che il giorno fosse lontano.
    "Sei venuto benissimo~" - non lo stava nemmeno prendendo in giro, le foto erano venute bene, e ne aveva fatte un paio giusto per sicurezza. Chissà, magari si sarebbe fatto fare qualche foto a sua volta, non sarebbe stato troppo male. Prima però, sarebbe stato meglio restituire il telefono al ragazzo.
    Camminando oltre, altre statue entrarono nel campo visivo dei due criminali. Prima Jackie Chan, il famoso attore di Hong Kong, a sua volta un artista marziale. Era anche quella una statua di alta qualità, sebbene Daisuke non fosse un grandissimo fan della cinematografia occidentale.
    Poco dopo, arrivò anche una coppia di statue che stava venendo sommersa di apprezzamenti da parte dei turisti. Erano due attori americani, e facendo mente locale su ciò che aveva "studiato" prima di quel giorno, il corvino si ricordo chi fossero.
    "Credo siano Brad Pitt e... Angelina... qualcosa... dovrebbero essere due attori americani però!" - la prima brutta figura della serata, si era scordato il cognome dell'attrice, e probabilmente aveva fatto una figura a dir poco barbina. Poteva farci poco però, non se lo ricordava, e valeva davvero la pena di perdere tempo su quello? Sperava solo che Ryo non lo giudicasse male, ma non gli sembrava una persona così meschina.
    Proseguendo nella sezione Film, si poterono notare un numero molto più alto di statue. Ad esempio, quella che più attiro lo sguardo del corvino, fu quella di Tom Cruise, che si piegava in moto e sembrava congelato nel tempo. Era incredibilmente ben fatta, sebbene non avesse la minima idea del film da cui fosse tratto quel momento.
    La moto era probabilmente vera, e la posa che la statua assumeva su di essa la rendeva perfetta per quel ambiente.
    "Chissà come hanno fatto a scolpirla...." - le sue parole non erano rivolte a nessuno, ma molto probabilmente il Folle sarebbe stato in grado di sentirle. Era una domanda legittima però, chissà se avevano usato direttamente il telaio della moto, o se invece lo avevano montato sopra di essa in sede successiva.
    Una statua che invece aveva riconosciuto, era quella di Terminator. Non aveva idea di chi fosse l'attore in questione, però quel film lo aveva visto anni prima. Non gli era sembrato niente di che, sebbene le scene di azione fossero certamente ben fatte.
    Una cosa bisognava ammetterla però, come museo era davvero ben fornito.
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    Daisuke sembrava osservare con attenzione la statua della bionda attrice che si metteva in quella posa così esposta di fronte a loro. Ryo cercò di scorgerne i particolari, mentre il corvino sembrava intento a fissare silenziosamente la riproduzione. Chissà se gli piaceva veramente o se non era tipo da interessarsi a cose del genere, ma dopotutto avevano scelto assieme di andare lì. C'era da dirlo, nemmeno l'albino aveva visto un solo film di Marylin. Forse era stupito tanto quanto lui di vedere una cosa del genere? Il suo commento fu breve, anche se agli occhi contenti di Ryo sembrò più che altro un impaziente invito ad andare avanti per statue ben più interessanti e che magari conoscevano. Non rimasero a fare foto lì evitando la fila che si creava attorno alla sua figura per raggiungere altri luoghi sconosciuti.
    Ryo non aveva mai frequentato un vero corso di arti marziali o autodifesa. Da piccolo preferiva fare altre cose e gli anni che aveva passato per strada non gli avevano di certo insegnato la meditazione o lo scorrere dei chakra lungo il corpo. Più che altro quelle volte che lottava sembrava più un cane rabbioso, tanto da fargli ridere pensare che un tempo si gettava sulla gente senza pensarci. Riflettendoci, un maestro di strada che gli insegnava a combattere per difendere il proprio onore e tornare a casa sembrava proprio la trama di un film sulle arti marziali, considerato che era vestito come un qualche combattente orientale stereotipato. Si mise nella posa generica di chi vuole far finta di sapere gli stili di combattimento, i palmi delle mani puntati verso direzioni strane. Guardò la fotocamera mentre si metteva accanto alla celebrità, trovando in lui un compagno di lotta un po' rigido ma con una forma perfetta. Notò che Daisuke sembrava particolarmente contento mentre gli scattava la foto, cosa che scambiò per una dimostrazione che stesse venendo male.
    « Hey! Non ridere. » - Brontolò, prima di avvicinarsi dopo aver scattato le foto. Avrebbero probabilmente chiarito subito, ma doveva pur protestare in qualche modo se faceva anche finta di prenderlo in giro. La controllò velocemente per controllare che non fossero venute sfocate, appurando che era venuto discretamente bene. A lui non piaceva spesso come veniva in foto, ma usando un termine che aveva sentito online Daisuke era riuscito a catturare la sua "essenza". Si girò verso di lui, facendo una faccia un poco altezzosa come se fosse lui quello che voleva prenderlo in giro quella volta, mentre portava il telefono di fronte a Daisuke per scattargli una foto.
    « Vediamo... ti è venuta bene, signor fotografo. Sorridi. » - Sarebbe bastato meno di un secondo per catturare il viso probabilmente stupito di Daisuke nella memoria del suo telefono. Voleva provare ad essere più amichevole, ad avere foto sfocate degli amici sul telefono come per ricordarsi quanto si erano divertiti. Non lo aveva notato fino ad adesso, ma gli piaceva avere tutte quelle foto. Prima non era mai stato una persona così sentimentale o che ci tenesse così tanto a conservare i propri ricordi. Non c'era niente degno di nota in passato. Ma ora... aveva qualcosa che era degno da fotografare, anche se si trattava di qualcosa di semplice come il sorriso di Daisuke. Non le pubblicava nemmeno quelle foto, preferiva al limite postare qualche meme su Babel. Sperava che i suoi amici non scoprissero mai questa imbarazzante mania.
    « Ahh... ma Brad Pitt è biondo? Non aveva i capelli corti? » - Un'espressione parecchio pensierosa si fece strada sul suo viso, mentre le sue certezze sul mondo dello spettacolo andavano in frantumi. Non pensò particolarmente alla figura di Daisuke, più che altro perché anche lui era alquanto ignorante sul mondo dello spettacolo estero. Assomigliava un po' a suo padre in questo aspetto, non era particolarmente portato ad apprezzare il mondo occidentale. Non che lo odiasse, ma trovava una confortevole familiarità per le cose locali. Probabilmente il corvino avrebbe potuto dire che si trattava di Adam Sandler e lui avrebbe annuito senza farsi troppe domande. Era abbastanza strano vedere quelle due statue in coppia, come se fossero due innamorati proprio come gli attori di Hollywood che passavano di lì per caso. Era la loro interazione a renderli stranamente più umani, cosa che forse si poteva applicare anche tra lui e Daisuke. Sì, era così chiacchierone e spigliato perché c'era lui e sapeva che non doveva vergognarsi di essere più libero e sciolto. Rimase ad osservarle qualche istante di più mentre ragionava su quanto si fidasse di lui per non essere il solito ragazzo malinconico che parlava poco.
    « Uh? » - Avevano attraversato velocemente la sezione riservata al famoso Jackie Chan, ma più in fondo e con uno spazio degno di una star c'era un attore in moto che guardava deciso un inesistente orizzonte. Eppure in quel momento congelato nel tempo sembrava che stesse davvero guardando la cosa più bella del mondo, come in una foto. Quella volta riuscì a capire chi fosse senza doverlo chiedere a Daisuke, visto che riuscì a leggerne il nome. Tom Cruise. Ok, nemmeno lui se lo aspettava così. Sapeva che degli attori con quei nomi esistevano, ma la sua conoscenza visiva era limitata da anteprime di articoli online. Vedere quella moto gli ricordò Saito e la notte in cui era scappato con Yami. Incredibile pensare che tutto ciò era successo pochissimo tempo dopo l'incontro con Daisuke e Yuya. Erano veramente tutti collegati dal filo invisibile del destino, un filo che il Folle non poteva vedere ma che continuava a percorrere da anni. Non era triste a pensare a quella faccenda, anche se ovviamente gli rimaneva sul cuore il fatto di non essersi mai scusato. Era una cosa del passato e a quanto ne sapeva ora stava bene. Gli faceva quasi ridere il pensiero... sì, di farsi una foto in moto come per lasciare indietro ogni traccia dei problemi che aveva prima.
    « Usano un Quirk che genera cera, magari. Mi sembra il procedimento più veloce. » - Rispose alla domanda che aleggiava nell'aria, cercando di dare una spiegazione al processo misterioso. Si girò poi improvvisamente verso Daisuke, mentre gli faceva quella richiesta stramba. « So che ti sto stressando, ma ci facciamo una foto sulla moto? » - Era abbastanza imbarazzato a chiederglielo, in realtà. Se la sarebbe fatta da solo, ma poi sarebbe stato imbarazzante avere tutte quelle foto di lui che importunava statue. Gli andava di fare una foto con lui, dopotutto. Inoltre si poteva salire tranquillamente sul motociclo, che a questo punto non sapeva se fosse vero o meno. Aveva già visto persone salire in coppia lì, quindi andava bene. Avrebbe aspettato una risposta del corvino ed in caso avrebbe chiesto alla prima persona giapponese che si trovava accanto e che avesse un'aria simpatica di scattare loro una foto con il suo telefono. Lui si sarebbe messo appena dietro Tom, che continuava a fissare il vuoto di fronte a sé. Avrebbe aspettato Daisuke, in caso.

     
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    Una delle cose che lasciò più in stupore Daisuke, era come la compagnia di Ryo fosse assolutamente fantastica. Nei giorni passati, il suo cervello si era immaginato quella serata in modo completamente diverso. Silenzi imbarazzanti, gesti carenti di un fine logico, e parole di cortesia che non facevano altro che rendere maggiormente disagiata la situazione. Per quale motivo tutto ciò? A dire il vero non lo sapeva, era un pensiero uscito dal nulla, e probabilmente si era generato in modo autonomo. Non aveva nemmeno poi così tanto senso. Sì, forse non avevano un legame profondissimo, ma erano comunque buoni amici, sopratutto per le numerose esperienze che avevano vissuto assieme.
    Quella prima parte di visita però, era stata più che abbastanza per far ricredere la minuscola parte di cervello dove quel pensiero corrotto aveva attecchito. Il Folle era un perfetto compagno di avventure, e quel museo non stava facendo altro che confermare quell'idea. Ciò però, aveva ovviamente un lato negativo, come tutte le cose d'altronde. Era il Carro abbastanza per quel ragazzo dai capelli bianchi? Forse avrebbe dovuto essere più energico, o magari più allegro, non sarebbe mai stato in grado di dirlo in modo preciso, e forse era anche grazie alla mancanza di commenti da parte del collega. Chissà, forse il significato di essa era ben più semplice, un ordinata e pulita accettazione per ciò che il ventiseienne già era, o forse così non era. Anche questa, era una cosa impossibile da confermare.
    Osservando la goffa posa che Ryo aveva appena assunto, per imitare goliardicamente Bruce Lee, il cervello del corvino iniziò a viaggiare leggermente. Chissà come sarebbe andato quello scontro di tre - quasi quattro - anni prima, se solo il mulatto avesse avuto anche solo una qualche conoscenza sulle arti marziali. Ai tempi, Daisuke si allenava quasi costantemente nella boxe, più precisamente quella di strada, ma non si era mai chiesto quanto capace fosse, magari non avrebbe superato nemmeno un round contro un praticante reale, una cosa decisamente probabile. Era un ricordo abbastanza triste a dire il vero, non toccava dei guanti da boxe da anni, e probabilmente non avrebbe mai ripreso in modo serio. Ormai gli sembrava un opzione fin troppo datata, ma sarebbe stata certamente utile per possibili zuffe future.
    Era una cosa abbastanza ironica a dire il vero, in quel momento sarebbe stato impossibile da dire, ma quei due ragazzi si erano conosciuti in uno scontro quasi-mortale, in un qualche fight club ormai diroccato a Tsukiji. Se erano lì in quel momento, dovevano ringraziare Yuya, era stato lui a salvarli in modo quasi provvidenziale. Chissà quale sarebbe stato il futuro del Carro, se solo il Diavolo non lo avesse tratto in salvo. Magari sarebbe ancora in carcere, o magari sarebbe rimasto tale e quale a ciò che era quattro anni prima. Chissà, magari in un qualche futuro alternativo era anche morto e sepolto, e possibilmente senza alcun rimpianto, una cosa relativamente impossibile però.
    "Tranquillo, tranquillo. Rido perché sei venuto benissimo~" - la foto - difatti - era venuta parecchio bene, ma Daisuke aveva voluto sfruttare l'occasione per punzecchiare leggermente il suo compagno, era un diritto che si riservava assai raramente però. E la risposta beffarda del Folle non tardò ad arrivare, dopo avergli strappato il telefono di mano - così da osservare la sua splendida forma - decise di scattare una rapida foto all'ignaro corvino. Le labbra del ragazzo infatti, non fecero nemmeno in tempo a contrarsi in un vero e proprio sorriso, che quello scatto era già terminato. Non sarebbe stata la migliore delle foto, di questo era abbastanza certo, però non avrebbe certamente costretto Ryo ad eliminarla, d'altronde non gli interessava poi così tanto di ciò che girava sulla sua persona.
    Ascoltando i commenti del giovane giapponese su Brad Pitt, il ventiseienne non poté trattenere una leggera risata. L'ignoranza di Ryo - non che lui fosse poi così ben messo - sul mondo del cinema occidentale, era un qualcosa di decisamente ilare. La cosa più divertente, era come il Folle non fosse nemmeno l'unica persona con delle conoscenze così limitate, ma solo uno dei tanti giapponesi impossibilitato dal comprendere al cento per cento la maggioranza di quelle statue.
    "Dici? A giudicare dal realismo potrebbe essere sì, ma magari sono solo artigiani molto bravi, non saprei." - chissà, non si era mai chiesto come le unicità si correlassero all'arte, anche perché non era un grandissimo amante di dipinti e sculture. Immaginava che si potesse prendere la licenza anche per quel motivo, sebbene fosse una cosa particolarmente limitante. In una cosa liberatoria e personale come l'arte, il corvino si immaginava che ogni persona potesse utilizzare ciò che il proprio corpo offre in modo libero ed indipendente, e probabilmente succedeva anche. Non aveva mai fatto ricerche sul caso, ma non si sarebbe stupito di vedere artisti arrestati o multati per l'uso del quirk senza licenza - "Volentieri comunque!
    Quella, era probabilmente una delle sue prime foto - proprio a livello generale - con il Folle. Ripensandoci, sarebbe stato carino avere qualche foto di gruppo con tutti i membri di ETERNIUM, attualmente non ne aveva praticamente nessuna, ed era una cosa decisamente deprimente. Che onore però, una delle prime foto con Ryo su quel telefono, avrebbe anche avuto l'onore di avere Tom Cruise... circa. La sua statua valeva comunque no?
    L'albino si era seduto sul motociclo, stando direttamente dietro l'attore in una posa altamente fotogenica, ma che lo nascondeva leggermente dietro alle spalle dell'uomo. Il corvino, seguendolo a ruota, si mise a sua volta su quella moto elegante, che sembrava quasi uscita da un film d'azione, appoggiandosi però solo in parte ad essa, con la parte bassa della schiena, e guardando direttamente nell'obbiettivo del cellulare. Gli sembrava una posa ben più comoda di quella del Folle, e poteva persino tenere le mani consorte, così da raggiungere l'apparenza di uomo serio e pericoloso, sebbene il suo yukata potesse facilmente dar via quell'impressione.
    Fare foto di sé stesso non lo attirava poi troppo, però quella era un occasione da non perdere, perciò non fece nemmeno un lamento, sperando che la foto venisse bene.
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    Guardò divertito il ragazzo corvino, come se stesse per decretare se la sua versione dei fatti fosse vera o meno. Beh, gli abiti tradizionali gli stavano meglio di quanto pensasse. La foto di Daisuke era venuta in qualche modo non brutta, considerato che glie l'aveva fatta di sorpresa. Di sicuro mettendosi in posa avrebbe evitato il risultato finale di una fotografia sfocata e la luce non era proprio ideale se si voleva catturare qualcosa che non fosse una statua di cera, ma se la sarebbe conservata nel telefono in ogni caso. In effetti i faretti che illuminavano le star le rendevano proprio il centro dell'attenzione, come se il resto del museo fosse ignorabile. Dovevano guardare proprio loro e nessun altro. Chissà se le statue potevano provare gelosia nei confronti del ragazzo. Gli esseri umani con tutte le loro imperfezioni erano soggetti molto più interessanti per una foto in qualche modo. Non che Ryo trovasse deludenti quelle che aveva appena fatto, di sicuro le avrebbe condivise con il gruppo appena avesse avuto l'occasione di vederli. Solo che nella sua stranezza provava molto più affetto per l'espressione stupita del ragazzo che per una statua che non poteva cambiare. Era proprio rimasto uno psicopatico nel suo profondo, non poteva negarlo.
    « Anche tu sei venuto bene. » - Rispose ridendo e passandogli accanto, come per prenderlo in giro, per poi continuare l'esplorazione del labirinto di cera. Non poteva che accettare la risata di Daisuke, anche perché non poteva difendersene in quel caso. Era il suo punto debole come... beh, come la maggior parte dei personaggi storici non giapponesi o chiunque non apparisse ogni tanto su internet per motivi umoristici od altro. Forse l'idea di andare ad un museo di figure da tutto il mondo quando lui ne sapeva pochissimo non era stata la migliore del pianeta. Non voleva sembrare un ignorante di fronte a Daisuke, generalmente l'albino con la sua tranquillità e gentilezza riusciva a nascondere il fatto di non aver mai finito le scuole in tempo. Ma stava cominciando ad avere il timore di non sapere quasi nulla su chi avrebbero visto di lì a breve.
    Fu felice che Daisuke avesse accettato, però. Non l'aveva dato per scontato anche se forse era giunto il momento di pensare meglio delle persone che frequentava. Alla fine erano amici, non doveva dubitare ogni volta che il loro livello di amicizia fosse sceso in qualche modo sconosciuto. Era una sua paranoia, ma non credeva che sarebbe mai riuscito a cambiare sotto quel punto di vista. Anche se non aveva capito di nuovo il soggetto della statua di cera, poteva almeno farsi una foto con l'amico. In quel momento pensò a venire bene nella foto e non far aspettare troppo chi gli stava facendo la foto. Cercò di imitare l'espressione intensa dell'attore, guardando nella direzione della telecamera con Tom e Daisuke che li seguiva da dietro appoggiandosi alla moto. Cercò di sporgersi come per sembrare il braccio destro del protagonista che controlla la situazione, mettendo poi la mano di fronte al viso come per agire da vedetta contro potenziali pericoli. Chissà in che film recitava Tom Cruise, anche se immaginava un qualche thriller d'azione americano. Si distrasse un secondo al pensiero e probabilmente una di quelle foto era venuta con lui che guardava un mistico orizzonte invisibile per davvero. Sarebbe sceso poco dopo dalla moto, riprendendo il cellulare in mano restituito con un debole sorriso. Sperava di non aver disturbato troppo quella persona.
    « Ah, questa volta sei venuto bene sul serio Te la mando? » - Avrebbe commentato, passandogli lo schermo un'altra volta mentre gli proponeva di non essere il solo possessore dele sue facce più strambe. Il tipo che aveva scattato la foto sembrava saper usare un cellulare, visto che grazie al focus della telecamera era uscita una composizione abbastanza graziosa. Se si tralasciava lui che stava decisamente provando fin troppo ad essere un aspirante attore, era una foto carina. Daisuke era stranamente naturale in quella posa. Chissà se era per il suo passato da criminale che sembrava sul punto di apparire in un film e mettere nei guai sia il protagonista che gli antagonisti. Si chiedeva se il lavoro che non stesse cercando potesse rivelarsi proprio la carriera d'attore. Poteva usare le sue abilità da criminale per far finta di recitare parti di gangster o malintenzionati. Non era proprio il ruolo migliore del mondo, ma magari lo avrebbero preso per un provino. Forse dopo avrebbe mandato la foto sul gruppo o se la sarebbe tenuta per sé, chissà. L'avrebbe condivisa col corvino prima di andare, altrimenti avrebbe fatto dopo in ogni caso. Non gli sembrava giusto tenersela sul telefono senza che almeno lui avesse una copia. Per ora si erano fermati un attimo lì, forse si sarebbero spostati per lasciare che gli altri potessero posare con Tom. In realtà Ryo aveva una domanda che gli era venuta in mente proprio prima mentre Daisuke aveva riconosciuto gli attori. Camminava piano mentre altri volti gli si paravano davanti.
    « Mentre viaggiavi sei mai stato negli Stati Uniti? Non mi hai mai parlato bene dei tuoi viaggi. » - Avrebbe chiesto curioso, prima di attendere una risposta da parte sua. Non era una domanda particolarmente ispirata, ma si chiedeva se questa conoscenza degli attori non provenisse da una qualche esperienza di vita lì. In realtà lo faceva rimuginare in silenzio quanto Daisuke avesse visto del mondo mentre lui continuava a trovarsi in Giappone da tutta la vita. Si sentiva quasi in colpa di non sapere niente di quegli attori, come se si trattasse di un sempliciotto di Tokyo od un qualche vecchio che viveva lì prima dell'esistenza dei Quirk. Magari poteva raccontargli qualcosa di quel paese, visto che non aveva mai avuto l'occasione di illustrare le sue mete nel dettaglio.

     
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    La felicità dell'albino era a dir poco contagiosa, difatti, proprio come un virus altamente infettivo, era bastato un suo sguardo divertito per far ridere sotto i baffi il corvino. In realtà non stava nemmeno mentendo, o per meglio dire, non stava mentendo se si tralasciava la posa decisamente bizzarra che il ragazzo aveva scelto di assumere. Ma anche tenendo in conto quella, la sensazione che quella foto gli passava era tutto sommato positiva. Un miscuglio tra ingenua dolcezza ed intensa concentrazione, quasi come se il collega si fosse impegnato moltissimo per trasmettere quelle emozioni, sebbene fosse chiaro che quella posa imbarazzata era solo frutto della sua ingenuità. E ciò non era obbligatoriamente una cosa negativa, spesso non sapere era meglio che sapere, un detto relativamente ovvio, ma che poteva significare moltissimo per svariate persone.
    Fortunatamente poi, quella sua foto scattata inaspettatamente non era venuta nemmeno così male. Sì, era venuta ovviamente mossa, d'altronde si stava muovendo in quel frangente, e non era nemmeno riuscito a fermarsi in tempo. Ma probabilmente era proprio quello l'obbiettivo di Ryo, scattargli una foto silenziosamente, così da poterla tenere sul suo telefono. Chissà, magari prima del termine della serata gli avrebbe scattato anche lui una foto di quel tipo, giusto per poter ricordare il Tanabata in modo "reale", e non con delle foto relativamente casuali con delle statue in cera, quelle potevano farlo in qualunque momento dell'anno alla fine, nulla gli avrebbe vietato di ritornare in quel museo dopo un paio di mesi, giusto per vedere se si fosse aggiunta qualche statua.
    La risposta - probabilmente ironica - dell'albino, generò una leggera risata da parte di Daisuke. Era stato preso in giro ingiustamente, ma sotto sotto se lo meritava, aveva fatto la stessa identica cosa con la sua foto assieme a Bruce Lee, ed in quello c'era persino stato un lieve impegno da parte del collega. A dire il vero, il Carro era a dir poco felice di avere quel tipo di rapporto con il Folle, era una delle poche persone con cui si sentiva davvero a proprio agio, una delle poche conoscenze con cui poteva scherzare, senza paura che prendessero le sue parole per vere. E sebbene il corvino fosse sempre stata una persona relativamente popolare - essendo un ragazzo particolarmente sociale, e con cui è certamente facile parlare - con poche poteva vantare un rapporto davvero stretto, e la maggior parte dei membri di ETERNIUM erano tra quelle poche. Chissà cosa ne pensava Ryo di lui però. Magari lo vedeva come un amico normale, o magari come un ottima amicizia, con la quale non si hanno problemi a confessarsi, anche su cose parecchio gravi. Fortunatamente, l'occasione non era mai giunta, ma Daisuke si interrogava spesso su cosa sarebbe successo in quel caso.
    Dopo quella risata involontaria del corvino, un lieve strato di imbarazzo ricoprì la conversazione.
    Forse il Carro non doveva mettere il dito nella piaga ignorante che affliggeva il Folle, sebbene nel momento del danno quell'idea non gli passò nemmeno per la testa. Forse non gli sembrava un problema poi così grande? Sì, era probabilmente quello il motivo. Essere ignorante su argomenti di quel tipo gli sembrava perfettamente accettabile, e tenendo in conto il "lavoro" che Ryo faceva qualche anno prima, non sarebbe stato strano se fosse stato poco informato anche su materie più fondamentali. Lo stesso corvino si reputava relativamente ignorante su argomenti a detta sua importanti, sebbene avesse teoricamente finito - sebbene in casa sua - le scuole obbligatorie, magari si sarebbe dovuto rimboccare le maniche con una scuola serale, così da poter finalmente ottenere un certificato valido.
    Era felice di poter fare quella foto con Ryo, se possibile ne avrebbe certamente tenuta una copia sul suo telefono, sebbene non rappresentasse un momento poi così importante. Gli elementi erano decisamente semplici poi. Tom Cruise in cera, l'albino dietro di lui, come una specie di spalla del protagonista, ed infine Daisuke, che era appoggiato in modo assai sospetto alla parte posteriore del motociclo. Probabilmente era anche fuori luogo, d'altronde la moto doveva essere immaginata come un oggetto in movimento, e non come una superficie su cui è possibile poggiare la schiena.
    Chissà come quella foto sembrasse ad occhi esterni, come quelli dell'uomo che l'aveva scattata. Magari sembravano una coppia... o più facilmente due amici, che si godevano una serata tanto speciale a modo loro, proprio come altre centinaia di persone.
    Osservando la foto dal telefono di Ryo, il Carro pote notare quanto sospetto sembrasse in quella posizione rilassata. Sembrava quasi un criminale in procinto di violare la legge, o magari un qualcuno che stava facendo finta di niente dopo averla violata. Era un pensiero parecchio imbarazzante però, voleva dire che anche altre persone potevano vederlo in quel modo, una cosa che affliggeva pesantemente la sua copertura, e anche il suo non aver commesso crimini - circa - negli ultimi anni.
    "Certo, mandamela pure! Che poi, anche tu sei venuto parecchio bene, no?" - era davvero ciò che pensava sì, su entrambe le questioni. Voleva davvero quella foto, sebbene avrebbe accettato ugualmente in segno di cortesia. Ed inoltre, reputava che l'albino fosse venuto davvero bene in quella foto, quasi come se si fosse fatto prendere molto dal ruolo di secondo protagonista o, in modo più corretto, aiutante del personaggio principale.
    "E' una storia un po' lunga, per quello ho sempre preferito evitare..." - e trovava estremamente imbarazzante parlare dei dolori passati durante il viaggio, quello era uno dei suoi più grandi punti deboli. Magari un giorno ne avrebbe parlato apertamente a tutti i suoi compagni, sebbene gli sembrasse una cosa relativamente futile, d'altronde era finalmente tornato con stabilità nella capitale giapponese, e se mai fosse partito nuovamente,si sarebbe portato dietro uno dei suoi simpatici compagni. Magari proprio Ryo, chissà. Nel caso avrebbe potuto portarlo in uno dei molteplici posti che aveva contrassegnato sul suo quadernino dei viaggi, erano punti parecchio belli che aveva scelto appositamente per le sue poche amicizie, e l'albino era fra quelle - "Ho passato... due mesi negli Stati Uniti, credo. Uno tre anni fa, e l'ultimo l'anno scorso. Però ho girato davvero molto tra le centinaia di città importanti, penso di essermi perso molteplici monumenti famosi. Penso che in futuro potrei anche ritornarci, giusto per finire di vedere tutte quelle cose che mi sono perso."
    Chissà, magari in quel futuro sarebbe stato accompagnato dall'albino, una bella gita fuori dal Paese del Sol Levante, una cosa certamente possibile, ma forse non così probabile.
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    Passare dei momenti così innocenti e normali con il corvino era in effetti quasi un premio che gli era stato concesso dopo la vita movimentata che aveva vissuto poco tempo fa. Non si sarebbe mai aspettato di poter discutere di cose così... comuni con gli altri, senza che qualcuno lo giudicasse per come era nel suo profondo. Forse Daisuke sapeva che non era proprio la persona più normale di Tokyo, ma non gli importava. Era un pensiero piuttosto strano ma anche molto consolante se era quello il caso. O forse lo riteneva solo un albino dalla pelle scura senza particolari fronzoli, un ragazzo con cui si poteva parlare ed uscire e che non era mai stato un criminale incallito. Se lo chiedeva ma probabilmente non avrebbe mai ottenuto una risposta, ma andava bene anche così. Poter fare quella foto così ridicola con lui bastava per il suo cervello stanco dei casini della vita. Sperava che quei momenti non finissero e non svanissero come il resto delle sue sicurezze. Voleva tenerli così stretti da non lasciarli mai andare via, ma temeva comunque il giorno in cui qualcosa avrebbe intaccato quella sua tranquillità.
    « Ok... diciamo che è meglio delle mie solite foto. » - Aggiunse sorridendo, mentre prendeva Qmail dalla lunga lista di app per mandare a Daisuke la foto. Scorrendo notò che gli era arrivata una notifica di Heroes Against Evil: il gioco per cellulare non si era fatto mancare l'evento per il Tanabata, ma per fortuna Ryo era riuscito a finire tutte le missioni prima di uscire con il membro di ETERNIUM. Quell'avviso non era tanto per l'energia ma per ricordare a tutti i giocatori che a breve sarebbe finito il periodo per provare ad ottenere l'edizione Tanabata di Whisper. Ryo sospirò interiormente pensando al pomeriggio del giorno prima, in cui aveva speso quasi tutta la sua valuta per tentare di trovarla senza alcun successo, lasciandogli l'amaro in bocca. Era abbastanza divertente pensare che stava collezionando quelli che un tempo considerava i suoi nemici. Era un gioco molto popolare ma si vergognava un po' a dire che la Whisper normale l'aveva potenziata al massimo e quindi voleva anche l'altra versione. Fece scorrere l'indice per cancellare il messaggio e non farsi ricordare del suo fallimento.
    « Va bene, uomo misterioso. » - Rispose scherzoso, mentre posava il telefono in tasca. Non pensò di essere invadente in quel momento. In realtà voleva sapere un po' di più del corvino, di cosa avesse passato durante quegli anni in cui non si erano visti. Forse era solo interessante capire cosa provasse un uomo che viaggiava, o più semplicemente voleva capire meglio Daisuke. Aveva con lui un rapporto diverso che con Yami: lei era un'amica con cui poteva parlare di cose a caso e persino cucinare assieme. Ma il Carro era pur sempre la persona che conosceva da un po' più tempo e si sentiva quasi in dovere di provare a stargli vicino. Sentiva che dovessero conoscersi meglio ma che comunque fossero molto più lontani nonostante le loro interazioni amichevoli. Se si fossero trovati in una stanza dove si poteva uscire vivi rispondendo precisamente a delle domande sull'altro, probabilmente Ryo avrebbe perso. Non sapeva quali fossero i suoi hobby preferiti, il suo piatto preferito o cosa facesse di preciso nei suoi momenti liberi. Per fortuna decise di aprirsi un po' finalmente, rendendo più contento l'albino mentre ascoltava. Chissà com'era vivere negli USA. Non conosceva in modo particolare nessuno da quel paese, anche se aveva sentito che Thunderstorm era stato arrestato da un eroe proveniente dagli Stati Uniti ma che aveva studiato in Giappone. Chissà cosa spingeva una persona a voler vivere qui. Ryo trovava l'atmosfera giapponese ordinata quanto soffocante, gli sarebbe piaciuto vivere per un po' in qualche posto diverso dal continente asiatico. Magari avrebbe potuto fare una gita in Svezia o direttamente nel Nord America, chissà.
    « Che figata. Penso che mi farò un viaggio da qualche parte prima o poi. Anche se... » - Pensò un attimo se dirlo all'amico, chiedendosi se fosse la cosa giusta. « Non dirlo a nessuno, ma sto pensando di aprire una pasticceria mia. E' molto imbarazzante, ma credo sia l'unica cosa che ho imparato a fare in questi anni. - Come se fosse una cosa vergognosa da dire, si grattò la tempia destra distogliendo lo sguardo.
    « E' un progetto per il futuro quindi acqua in bocca. Magari riusciremo ad usarla come base per le operazioni del gruppo. » - Aggiunse ridendo. Il rimanere nascosto di quel piccolo sogno era probabilmente per evitare un eventuale fallimento pubblico, ma anche perché la sua condizione economico-sociale non era proprio delle migliori. Sperava che non lo prendesse in giro e che non stesse parlando troppo di sé in quell'uscita. Onestamente gli sembrava che Daisuke non volesse raccontare fin troppo di sé, oppure era solo lui che non gli lasciava lo spazio... le relazioni con gli altri, che prima gli sembravano così facili, in quel momento erano una vera confusione per lui. Era anche misterioso il motivo di tali preoccupazioni. Non era un appuntamento romantico, eppure se ne preoccupava come se lo fosse. Voleva dire qualcosa? Doveva preoccuparsi di qualcosa che non conosceva nemmeno lui?
    « Beh... se vuoi parlare dei tuoi viaggi io ti ascolto. Come dire... non capita spesso che ci troviamo assieme da soli. Sempre se vuoi eh! » - Si fece un po' avanti per farlo parlare in quella conversazione forse un po' forzata. Voleva sembrare un invito senza particolari pretese, anche se forse sforzare un po' il corvino era la scelta migliore. Si doveva anche ricordare che il museo non si esplorava da solo, ma al massimo quello poteva aspettare. Era sicuro che le statue di cera non sarebbero corse da nessuna parte dopotutto. « In caso... direi che gli attori di Hollywood hanno fatto la loro parte. Dove vuoi andare? Ora scegli tu. » - Avrebbe chiesto, per poi aspettare le eventuali risposte.

     
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    Una delle domande più presenti nel cervello del corvino dopo il suo ritorno, involgeva specificatamente l'albino, ed era forse il quesito più difficile da rispondere in proprio, sebbene non avesse mai osato chiedere al compagno per paura che si potesse offendere. Come aveva fatto a ritornare così tanto normale? E quella del Carro non era nemmeno un'iperbole, sembrava quasi che il Folle fosse stato colpito da un'improbabile bipolarismo, e che in qualche modo fosse riuscito a sopprimere quella personalità violenta, aggressiva ed apatica all'interno di una gabbia ancorata al fondo dell'oceano, buttando in un inceneritore la chiave. In quei sette mesi non aveva - letteralmente - mai visto quella parte della sua persona, e bisognava dire che in passato avevano passato molto meno tempo assieme. Che davvero un lavoro stabile ed uno posto reale nella società potesse portare così tanto cambiamento in un uomo? Probabilmente no, il Ryo che Daisuke conosceva non avrebbe nemmeno mai cercato lavoro, quindi il punto di svolta non poteva essere la pasticceria, essa poteva essere una variabile di supporto che si era aggiunta per strada, ma la vera fonte di partenza rimaneva sconosciuta. Forse sarebbe giunta l'ora di chiedere? Quella era molto probabilmente l'occasione perfetta, d'altronde erano da soli e si stavano divertente, ma il rischio che quella singola domanda potesse rovinare completamente il mood non era da ignorare. Ci aveva messo così tanta preparazione in quella serata, rovinarla per soddisfare un singolo e deprimente dubbio non sembrava poi così allettante.
    La sua domanda però, era un qualcosa di davvero importante, magari avrebbe imparato qualcosa di nuovo, e sarebbe riuscito a svoltare pagina a sua volta. Ecco, quella era una cosa di cui aveva davvero bisogno, riuscire a superare il passato, senza dimenticarlo ovviamente, ma perlomeno scavalcando quel gigantesco blocco mentale che la morte di quello studente gli poneva nelle sinapsi. Un po' come un atleta che dopo un rovinoso infortunio ricomincia la propria carriera da capo, ripartendo dalle basi e non ritornando a delle memorie ormai passate. Ci sarebbe mai riuscito? Solo il tempo poteva fornire una risposta valida, ma sfortunatamente quella era una delle poche cose che il corvino non poteva controllare.
    "Non dire così dai! Vieni sempre bene~" - Ryo non gli sembrava il tipo di persona che si prendeva centinaia di selfie al giorno, ma più quell'utente a cui piace fotografare il suo cibo, o magari una qualche latte art fatta dopo ore di fatica, ma doveva ammettere che le poche foto fatte durante in serata erano tutte più che decenti, quella lamentela era probabilmente un tentativo dell'albino a fare il drammatico, come si poteva notare anche dal suo sorrisetto divertito. Notando come il ragazzo si fosse focalizzato per qualche istante sul suo telefono, senza muovere le dita e senza dire nulla, il Carro ipotizzo che gli fosse arrivata una qualche importante notifica, magari un messaggio dal lavoro, o forse una questione ancora più privata - "Ti è arrivata una notifica importante?
    Non gli piaceva troppo farsi i fatti degli altri, e probabilmente era una reazione involontaria al suo non amare che gli altri si facessero i fatti suoi, ma ci teneva al Folle, e quello sguardo concentrato sullo schermo luminoso del telefono lo aveva fatto leggermente preoccupare. Sì, poteva sempre essere una notifica di un qualche gioco a cui stava giocando di recente, o magari di un sito web a cui si era iscritto tempo prima e dal quale non aveva più tolto le notifiche, quelli erano due tipi di notifiche relativamente comuni sul dispositivo del corvino, e magari era così anche per il collega.
    Alla risposta goliardica del simpatico albino, la reazione spontanea del corvino fu quella di sorridere a sua volta. In quel momento, sembrava effettivamente un uomo misterioso, sebbene quell'immagine non lo allettasse così tanto. Sì, non amava che altre persone sapessero troppo su di lui, ma con Ryo la situazione era diversa. Erano amici, si conoscevano da anni, non gli piaceva l'idea di essere circondato da una strana e noiosa nebbia ai suoi occhi, sebbene fosse più che consapevole di come il ragazzo stesse scherzando, ma le battute hanno sempre un sottofondo di verità, no? Forse stava solo guardando troppo in profondità in quel semplice commento ironico, doveva imparare ad essere più tranquillo, invece di dare sempre ascolto a quella sua brutta paranoia, prima o poi lo avrebbe portato ad isolarsi per pura paura che possano farlo gli altri prima di lui.
    Forse era giunta l'ora di aprirsi nei confronti del compagno, non che gli desse fastidio parlare dei suoi viaggi, ma era effettivamente una cosa di cui parlava poco. Non gli sembravano un argomento di discussione così interessante, ma bisognava dire che non aveva mai considerato che la maggior parte delle persone non avrebbero mai viaggiato così tanto in tutta la loro vita, e che quindi anche un semplice viaggio dall'altra parte del continente poteva sembrare incredibilmente intrigante e profondo. Forse era così anche per il Folle, magari gli sarebbe piaciuto andare in Europa, magari negli Stati Uniti, o chissà, magari da qualche parte in Africa o in Sudamerica, non glielo aveva mai chiesto, ma dallo pseudo-interesse mostrato per gli attori statunitensi, pendeva più per la seconda opzione. Un giorno ci sarebbero andati assieme, magari solo loro due, magari tutto ETERNIUM, era quello il suo obbiettivo. Sì, i luoghi contrassegnati sul suo libretto erano per la maggiore in Europa, ma ciò non voleva dire che erano tutti lì. Un paio erano persino in oriente, sebbene non fosse rimasto per così tanto tempo in Asia.
    E quasi come se gli stesse leggendo il pensiero, l'albino andò a confermare i suoi dubbi interni, fornendogli una risposta più che positiva. Chissà, magari quel suo sogno si sarebbe davvero realizzato in un futuro prossimo, sebbene per il momento la sua situazione economica non potesse decisamente permetterselo. Prima doveva pensare a trovare un lavoro, e poi poteva anche considerare quella possibilità. E quasi come se Ryo stesse pensando assieme a lui, gli fornì una nuova risposta, sebbene quello non fosse chiaramente il suo obbiettivo.
    Doveva essere sincero, l'idea del ragazzo gli sembrava decisamente bella, sebbene vederlo in un locale diverso da quello della signora Miko gli avrebbe fatto strano. Chissà però, magari un giorno sarebbe stato famoso come il miglior pasticcere della città, una realtà decisamente distante ma che non gli sembrava impossibile. Inoltre, l'idea di utilizzarla come base "segreta" di ETERNIUM poteva interessare anche gli altri membri del gruppo. Sì, c'era la loro casa ad Ueno, però quella era più simile ad un covo protettivo per tutti e cinque i membri del gruppo. Una vera base segreta, dove magari ci si poteva accordare con importanti gruppi di vigilanti, o magari personalità famose interessate alla liberazione dei quirk, sembrava quasi un'opzione fondamentale.
    "Oh, starò muto come un pesce! Però mi sembra una bell'idea, non devi imbarazzarti! Ricordati di me quando avrai bisogno di un commesso però~" - Daisuke aveva finito di parlare con una risatina tranquilla, sperando che buttarla sul ridere potesse far passare inosservata quell'idea. Non avrebbe voluto lavorare alle spese dell'albino, ma nel peggiore dei casi poteva essere davvero un opzione, sebbene fosse relativamente imbarazzante come cosa. Ma quello non era decisamente il momento adatto per supplicare il ragazzo dalla pelle scura ed i capelli bianchi, se proprio ce ne fosse stato bisogno, lo avrebbe fatto nella casa di ETERNIUM, magari davanti ad un the caldo ed un paio di biscotti.
    "Spero di non annoiarti..." - la storia dei suoi viaggi era decisamente lunga, d'altronde aveva speso praticamente tre anni fuori dal paese del Sol Levante, non era così strano che avesse molto da raccontare. Alcune cose era meglio tenerle nascoste sì, però rimaneva comunque una quantità di informazioni esageratamente ampia. Da che punto sarebbe partito però? Dalla parte iniziale, cioè quella più deprimente, o magari dalle sue avventure in Europa, uno dei posti dove si era divertito di più. Forse era meglio la prima opzione, almeno l'ordine delle cose avrebbe avuto un senso, e il Folle non si sarebbe confuso fin da subito - "Posso raccontare mentre visitiamo il museo comunque."
    Ora, doveva anche pensare alla sezione in cui andare, forse era meglio dirigersi verso lo sport però, non lo seguiva in modo troppo profondo, ma era possibile che l'albino aveva qualche conoscenza più approfondita. In qualunque caso, aveva già osservato le varie statue, e la maggior parte di esse erano di atleti nipponici famosi, quindi il problema non si sarebbe nemmeno posto.
    "Ho iniziato dalle nazioni limitrofe. Cina, Corea del Sud, Taiwan, India, Thailandia e Singapore. Non tanto per una questione di soldi, mio fratello mi aveva lasciato un budget a dir poco grosso, ma per una semplice comodità pratica. Erano tutte nazioni dove sarei stato in grado di comunicare, circa, ed inoltre avevo qualche conoscenza in tutte e sei. Qualche mercante a Shangai, un paio di vecchi amici a Taipei, un parente a Bangkok e svariate altre conoscenze nelle altre nazioni. Non volevo fare il parassita, però potevano aiutare a girare per il posto, o anche solo a tradurre in giro per la città, una cosa non da poco quando si è in un paese straniero. Ora me la caverei anche da solo però, ho imparato l'inglese, e di persone che lo parlano se ne trovano a bizzeffe." - mentre parlavano, i due cambiarono sezione del museo, sorpassando quella degli attori e arrivando finalmente a quella degli atleti. La prima figura, quasi come ad invitarli più in profondità, era la statua in cera di Sadaharu Oh, l'uomo con più home run di sempre, che anni addietro giocava nei Tokyo Giants. Il baseball era uno dei pochi sport che Daisuke riusciva ad apprezzare, forse grazie alla stabilità dei ruoli e alle regole ferree, una cosa che lo rendeva quasi noioso per molti altri - "Oh, sembra quasi in procinto di colpire un home run decisivo, no? - dubitava che il Folle non conoscesse quella figura quasi leggendaria dello sport nipponico, ma non poteva dare nulla per scontato, magari Ryo non era un grande amante del baseball.
    "Comunque sì, penso di aver passato poco più di nove mesi in quelle nazioni, non ero ancora abituato a stare così lontano da casa, e il non poter vedere nessuno dei miei amici stretti mi stava mettendo in difficoltà. In svariati momenti ho considerato la possibilità di tornare, ma mi sembrava ancora troppo presto, l'incidente era ancora troppo vicino nella mia mente, ed avevo una paura immensa di ciò che sarebbe successo una volta messo piede a Tokyo. Devo ammettere di essermi goduto l'Oriente però, ho visto numerose località bellissime, sebbene la maggior parte di esse fossero luoghi altamente turistici, e quindi normalmente ben curati. La cosa peggiore è stata viaggiare però, ho fatto avanti e indietro dalla Cina per un tre, forse quattro volte, e in alcune zone più rurali mi sono anche dovuto muovere a piedi per svariati chilometri, una cosa che non ti consiglio affatto." - dopo aver visto l'assoluta eleganza di Sadaharu, poterono anche osservare la grazia e bellezza della statua di Mao Asada. Daisuke non era un grande amante del pattinaggio artistico, ad essere sincero era uno dei pochi sport che saltava durante le olimpiadi, però conosceva bene il nome di quella donna, negli anni passati era sbucata più volte al telegiornale, e sebbene non fosse una figura eroica come il battitore di prima, era comunque un'atleta memorabile e degna di nota. Doveva anche ammettere che era una bella donna, chissà cosa ne pensava il ragazzo dai capelli bianchi di quella figura elegante e delicata. La sua gamba era alzata, e le sue braccia erano quasi un invito ad applaudire verso l'ipotetico pubblico. Una classica posa da pattinaggio alla fine, che per il corvino sarebbe stato praticamente impossibile emulare su un paio di pattini.
    Ancora una volta però, il museo non deludeva, ed il Carro sperava che la sua storia potesse rimanere in pari passo con esso, non voleva annoiare il compagno, erano lì per divertirsi alla fine.
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