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.CITAZIONEEditata la posizione errata del museo
Edited by DualSlayerBlade - 31/8/2020, 18:44. -
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TANABATA FESTIVAL In quel periodo, Ryo stava pensando tutt'altro che ai festival e ad uscire. Probabilmente non si sarebbe mai sognato di arrivare in un punto della sua vita dove in effetti erano gli impegni e i progetti ad impegnare i suoi pensieri, invece del divertimento e del lasciar scorrere inutilmente le giornate. Odiava ritenere che fosse maturato in qualche modo, anche se non poteva che notare i cambiamenti che aveva attraversato durante quegli anni. Sembrava quasi una persona normale ultimamente, con una routine ed un qualche hobby che gli occupava il tempo libero che riusciva a conquistare. Non avrebbe mai potuto sopportare il doversi chiamare "adulto", ma si stava accorgendo che quella vita calma quasi gli piaceva. Aveva da poco partecipato a quell'asta, ma più o meno cercava di tenere insieme quel delicato costrutto che era la sua identità da semplice aiuto-pasticcere. Aveva cominciato ad aiutare il suo capo a preparare le cose più semplici e a sistemare gli ingredienti nel laboratorio per rendere il lavoro più facile alla donna. Non avrebbe mai detto che faceva qualcosa di particolarmente utile, si occupava solo di creare gli impasti e le creme varie. Lavorava alla cassa sempre meno spesso, funzione ormai quasi occupata completamente dalla figlia della signora Miko. Il rapporto tra loro due era ancora piuttosto freddo e quasi ostile, ma in qualche modo quella donna si era calmata un po' dopo che le aveva lasciato volentieri il posto da cassiera. Lo faceva imbestialire che con tutta probabilità pensasse che volesse in qualche modo approfittarsi di quell'attività, ma non poteva risolvere i suoi problemi come in passato. Proprio il fatto che non si potesse mettere a risolvere quella situazione a modo suo lo infastidiva, perché lui conosceva solo quel metodo per far cambiare idea a qualcuno. Non avrebbe mai trovato l'occasione o le parole giuste per dire cosa pensava e chiedere il motivo di quell'ostilità, ironicamente quella donna quasi lo spaventava. Avrebbe preferito sopportarla altri 2 anni piuttosto che convincerla con un qualche colpo di retorica. Era proprio il tempo a disposizione a mettergli ansia.
Il Miko's era un luogo che riteneva stabile e lo rendeva tranquillo quando pensava al futuro. Probabilmente avrebbe potuto lavorare tutta la vita lì, il lavoro non mancava soprattutto in quella stagione. Per la felicità di Ryo l'attività stava diventando mano a mano più popolare, anche se c'erano delle bizzarre voci riguardo al locale che non comprendeva. Neanche negative, solo effettivamente strane. Tralasciando tutto ciò però, a rendere l'albino ansioso era proprio il pensiero di rimanere lì per sempre e la stupidità del suo desiderio. Lui era stato un omicida, un criminale a cui non dispiaceva fare del male alle persone. Non riusciva a perdonarsi per ciò che aveva fatto in passato, come se le sue emozioni negative fossero un corso d'acqua che rodeva di continuo la roccia della sua tranquillità. Poteva essere un semplice ragazzo appassionato di pasticceria quando le sue mani erano macchiate di crimini? Si meritava di poter vivere tranquillo? E sopratutto, poteva realizzare quello che aveva in mente come progetto? Non lo aveva rivelato a nessuno la sua idea di creare una pasticceria sua, nemmeno a Yami o Daisuke. Aveva parlato con loro di cose ben più gravi e segrete di un semplice progetto imprenditoriale, ma sentiva quasi vergogna nel dichiarare che si voleva staccare dal Miko's. Forse era proprio perché lo conoscevano da ben prima che si trasformasse in un semplice commesso a farlo sentire a disagio? Oppure era segno che lui stesso riteneva quell'investimento poco saggio, rischioso, inutile? Non si trattava troppo di una questione di soldi. Poteva accumulare denaro, avrebbe fatto i sacrifici necessari per aprire un locale che poteva essere suo e soltanto di sua proprietà. Ciò che temeva era il giudizio non solo degli altri membri di ETERNIUM, ma anche di chiunque dovesse valutarlo da un punto di vista professionale ed economico.
La signora Miko l'aveva preso senza fare troppe domande, quasi affezionandosi a lui. Ma aveva letto online di come funzionassero i prestiti e la ricerca di uno spazio per un'attività commerciale. Ironicamente, non erano tanto i possibili crimini che aveva compiuto in passato a mettergli i bastoni tra le ruote. Il problema era che il vecchio Ryo Tatsuki stesso non era altro che un giovane nullafacente che non aveva fatto assolutamente nulla per anni se non lavorare in una pasticceria. Non aveva finito le scuole in tempo, non aveva titoli di studio prestigiosi né possedimenti che lo aiutassero a renderlo affidabile da un punto di vista monetario. Era un impiegato come tanti altri che non aveva garanzie sulla sua persona. Ciò lo rendeva estremamente ansioso nel cercare i soldi necessari per l'apertura del locale. Era solo un sogno, un'idea che era lì nella sua testa. Ma quasi lo sconfiggeva sul nascere quella crudeltà del sistema giapponese e del fatto che fosse giudicato per ciò che era in passato. Si sarebbe arrabbiato di meno se lo avessero rifiutato perché era stato accusato di crimini successi anni prima. Quindi erano solo quelli i pensieri che occupavano la sua mente, che gli rimanevano in testa anche mentre andava alla ETERNIUM House. Ultimamente ci passava più spesso del solito per distrarsi e per insegnare a Yami a cucinare, oltre che per salutare gli altri membri quando passavano. Era divertente vivere in quella falsa famiglia che era stata creata dalla svedese. C'era sempre un velo di malinconia nel suo cuore quando si sentiva felice con loro, o forse era rimorso. A tormentare la sua psiche era anche la nostalgia di casa sua, cosa che si era ripromesso di non avere mai. Però era innegabile che nel vivere quella situazione, si sentiva quasi nostalgico di una famiglia vera e propria. Prima si era detto che andava benissimo così la sua vita, non aveva bisogno di altri. Ma quando vedeva gli altri andare avanti per la loro strada senza di lui... nonostante l'albino stesso avesse un proprio percorso, non poteva che ripensare e chiedersi se quello che stava facendo fosse giusto.
Il Tanabata era arrivato come volantino nella pasticceria, ricordandogli che in effetti esisteva ancora una festività del genere. In un momento senza clienti aveva perso un minuto della sua vita a leggere una semplice pubblicità di un locale che sarebbe stato allestito lì. Si ricordò di quando ci andava da piccolo con i suoi genitori, quando era ancora un marmocchio che non faceva che perdersi per le vie di quel festival. Inizialmente aveva lasciato perdere lì, ma una settimana prima del Tanabata aveva dato un'occhiata ai programmi. C'era così tanta roba da fare quell'anno che gli sarebbe piaciuto andarci, anche solo per fare un giro. Forse poteva girare tra gli stand e provare a vincere qualcosa nel tiro a segno, oppure poteva semplicemente gustarsi ogni pietanza possibile tra le decine che poteva trovare. Ma con chi ci poteva andare? E come? Doveva impegnarsi per vestirsi in maniera decente e soprattutto non avrebbe avuto compagnia. Da quel che aveva capito, Yami e Yuya se ne sarebbero andati a fare qualcosa assieme e non poteva biasimarli. Dopotutto erano una coppia e non poteva di certo disturbarli. Non conosceva bene Evelynn, anzi era quasi un mistero per lui. Sembrava una brava persona, forse un po' particolare, ma quella descrizione poteva accogliere tutti i membri del gruppo. Daisuke sarebbe stato la sua prima scelta, ma non aveva idea se lui avesse voglia di uscire con lui. Erano amici, certo, ed andavano così d'accordo che lo aveva ritenuto la compagnia perfetta. Ma molto probabilmente andava con un gruppo diverso, magari tutte le persone che aveva incontrato durante i suoi viaggi in visita a Tokyo. Non voleva disturbarlo inoltre per dirgli di accompagnarlo lì quando probabilmente aveva qualcosa di più di un amico. Aveva deciso di ignorare completamente il festival e semplicemente lavorare e ragionare sul suo progetto.
Tutto fino alla proposta stessa del corvino di andare lì assieme. L'albino non poteva che essere stupito che glie lo avesse chiesto proprio lui, ma non poteva che ritenersi contento. Avere qualcuno con cui andare rendeva la serata molto più bella e meno malinconica, soprattutto quando era così tormentato dai pensieri. Non era stato nulla di particolare, neanche un invito vero e proprio. Lui aveva accettato perché non capiva molto bene l'ironia e Daisuke aveva risposto positivamente. Dopo averne discusso un po', si erano accordati per andare al Madame Tassauds. Il perché di quella scelta non aveva particolari ragioni dietro, Ryo pensava solo che fosse figo un posto dove erano raccolte tutte le cere dei personaggi famosi giapponesi o meno. E non l'aveva mai visitato, quindi gli era venuta la curiosità. Inoltre sapeva che ti facevano una maschera con il tuo stesso volto, cosa che gli sembrava estremamente interessante. Magari potevano farlo diventare un oni od un qualche demone simile. Per sua fortua non lavorava così tardi quella sera, più che altro perché ne aveva parlato con il suo capo che per fortuna l'avrebbe fatto uscire un po' prima a patto finisse le sue mansioni con un largo anticipo. Avrebbe preparato tutte le paste del mondo per non passare quella serata da solo, quindi aveva promesso con ardore di compiere quel gesto estremo. A rendere un po' più drammatica l'organizzazione della serata fu che, così come il corvino, nemmeno Ryo aveva un yukata. O perlomeno, lo aveva nella sua vecchia casa ma di sicuro non sarebbe andato a prenderlo. Era un po' in ansia a dire il vero, visto che non sapeva se Daisuke si sarebbe vestito tradizionale o meno. Però conoscendolo gli sembrava il tipo da mettersi tutto in mostra per quell'occasione, quindi aveva deciso di rischiare senza inviargli un messaggio. Sarebbe uscito dopo aver cercato consiglio sul web su quale colore mettere: era difficile trovare indicazioni per pelle scura e capelli bianchi, ma aveva preso una decisione dopo una lunga scelta. Aveva pure comprato le calzature adatte e quasi si sentiva tornato bambino, cosa che non sapeva se ritenere positiva o negativa. Arrivata dunque la fatidica serata, già dalla sera prima e per tutta la mattina ed il pomeriggio si sentiva ansioso. Avrebbe fatto bella figura? Avrebbe annoiato Daisuke? Alla fine stavano uscendo tra amici e si conoscevano ormai da un sacco, ma era la prima volta che facevano una cosa del genere assieme. Era inoltre un sacco di tempo che non ci andava, quindi sperava di non trovare squadre di bambini delle elementari pronte a prenderlo in giro. Si era quasi bloccato un attimo nel pensare che forse avrebbe potuto incontrare i suoi fratelli lì. Ma lui era cresciuto e diventato diverso, quindi probabilmente non c'era pericolo di vederli. Sperava, almeno.
Era uscito da lavoro salutando allegro le due donne, prima di dirigersi a casa per cambiarsi velocemente. Si era lavato accuratamente ma cercando di sbrigarsi per non arrivare in ritardo, visto che non aveva tutto quel tempo a sua disposizione. Messo lo yukata di un uniforme color cremisi, con il tessuto bianco che usciva appena al di sotto di esso, si guardò allo specchio poco prima di uscire. I capelli bianchi ormai gli arrivavano di nuovo alle spalle, avendoli fatti crescere. Non sapeva perché ma aveva sperimentato, provando a differenziarsi da quello stile così ordinato che aveva adottato in quegli anni. O forse non sapeva semplicemente capire quando era il momento di smetterla con pessime scelte di stile. Uscì dal suo piccolo appartamento dopo aver preso il portafogli ed il cellulare ed averli messi nelle voluminose tasche del vestito tradizionale. Inizialmente si vergognava un po' ad uscire in quel modo, ma sembrava che nessuno ci facesse particolarmente caso, forse perché appariva ben più giovane della sua vera età. Superata l'odissea dei trasporti pubblici intasati, arrivò finalmente al festival vero e proprio solo dopo una breve camminata. Questo si estendeva a perdita d'occhio di fronte a sé, lasciandolo intimidito e meravigliato. Era decisamente bello come se lo ricordava, ma c'era qualcosa nell'aria diverso dal solito. Forse erano semplicemente le lenti dell'infanzia a rendere quel luogo così speciale, ma per un momento smise di preoccuparsi dei suoi gravosi impegni dopo quella serata. Cominciò a camminare fino al punto dove e lui e Daisuke si erano messi d'accordo per incontrarsi, sperando di non perdersi. Anche perché ormai erano le 20.30 e doveva sbrigarsi a trovarlo per non fare una brutta figura.
« Hey! Ciao! » - Avrebbe esclamato, appena lo ebbe notato in mezzo alla confusione, avvicinandosi subito dopo. Aveva per fortuna anche lui l'abito tipico del festival, un imbarazzo in meno da parte sua.
« Non ti avevo mai visto così elegante, ti sta bene lo yukata. » - Avrebbe detto al corvino con un sorriso. La sua idea di eleganza si avvicinava di più a quella che Daisuke indossava in quel momento, più che i completi fin troppo cupi che gli ricordavano i membri della Yakuza. Quel colore gli donava e sembrava aver pensato molto di più ai dettagli rispetto all'albino. Sperava di stare anche lui bene quanto lui in quegli abiti.
« Che vuoi fare? Entriamo subito o vuoi fare un giro prima? » - Chiese mettendo le mani dietro la schiena, senza stare troppo a pensare ai convenevoli. Si vedevano effettivamente abbastanza spesso da non dover chiedergli ogni volta come andasse la sua vita. Non che non ci tenesse a lui, ma non voleva sembrare troppo formale in quel momento. Per lui era uguale entrare subito o meno, ma gli sarebbe piaciuto cominciare la serata con quello. Sembrava l'inizio di una bella serata, almeno per lui. Una serata nostalgica, in qualche modo.. -
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Edited by DualSlayerBlade - 31/8/2020, 18:43. -
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TANABATA FESTIVAL Sorrise maliziosamente nel vedere Daisuke arrossire, come se fosse un piccolo demone che si diverte a combinare guai. Non era proprio sua intenzione metterlo a disagio ma gli faceva ridere quanto fosse sensibile ai complimenti. Non si immaginava gli infiniti labirinti mentali che il corvino avesse creato solo per la questione dell'abito tradizionale, ma doveva accettare che poteva stare bene senza arrossire. Era felice di vederlo, non poteva negarlo, ed era contento che lui avesse avuto la stessa reazione verso di lui. Era sempre un po' stupito di poter considerare qualcuno un amico vero e che non lo trattasse come un peso, anche se ormai si conoscevano da anni l'amicizia di tutti i membri di ETERNIUM era sempre corrisposta con gratitudine dall'albino. Non si aspettava di stare così bene in abiti tradizionali, in pratica non li metteva da quando era bambino. Inizialmente era quasi imbarazzato a presentarsi così, forse perché non avevano mai frequentato quei posti assieme. Si chiedeva in effetti cosa facesse Daisuke nel tempo libero quando non stava alla ETERNIUM House. Anche a lui sarebbe piaciuto rendere il loro rapporto diverso da quello che era in quel momento. Erano tutti amici ma... come dire, forse era l'età ma non sapeva molto delle loro vite private. Non voleva essere l'invadente del gruppo, ma considerato da quanto lo conosceva e quanto poco sapeva di lui pensava che prima o poi avrebbero parlato di qualcosa di più serio.
« Oh, grazie. Non è nulla di che, però non ne compravo uno da una vita e volevo rinnovare. » - Confessò, prima di capire cosa avesse in mente il corvino per la serata. Alzò lo sguardo verso di lui e rispose, con le mani ancora dietro la schiena come se fosse un qualche monaco. « Nah, non ancora, ma l'idea delle bancarelle va benissimo. Se andiamo ora al museo secondo me evitiamo la fila. » - Fu così che si improvvisò capitano di quella spedizione verso il museo, in realtà semplicemente seguendo le direzioni di Daisuke. Anche se era partito molto entusiasta doveva confessare di non ricordarsi con precisione dove si trovasse il festival, anche se non erano particolarmente lontani. Probabilmente sarebbe bastato seguire le decorazioni affisse dappertutto ed il flusso di gente vestita in modo tradizionale per trovare l'area dei festeggiamenti in sé, ma si fidava molto di più dell'altro ragazzo per le direzioni. Forse era un'intuizione sbagliata, ma immaginava che dopo anni di viaggi avesse imparato ad orientarsi. Cominciavano quindi i pochi minuti che li separavano dall'attrazione principale della serata, passati in silenzio almeno da parte di Ryo. Per lui era molto più imbarazzante dover cominciare un qualche discorso e poi interromperlo perché non si sapeva come continuare del silenzio, ma lui era fatto così. Era una persona silenziosa, preferiva riempirsi gli occhi del paesaggio che la bocca di parole. E poi non gli piaceva rompere il ghiaccio, non era bravo con queste cose. Pensava a cosa gli poteva dire quando si sarebbero inevitabilmente fermati per la fila. Per quanto sperasse di non attendere troppo, se c'era una cosa di cui era sicuro era che avrebbero affrontato una mandria di persone per poter entrare.
E così fu, nonostante i suoi sogni di poter girare libero all'interno appena arrivato. Nonostante la struttura non fosse particolarmente attraente dall'esterno si poteva vedere già da lontano che una grande quantità di gente, messa in modo straordinariamente ordinato come era uso dei giapponesi, aspettava il suo turno impaziente. Se qualcosa poteva consolare l'albino era che almeno erano fuori e potevano restare a contatto con l'aria estiva e con le persone che passavano e cercavano di conquistarsi già qualcosa da mangiare ed un posto a sedere nei pienissimi stand di streetfood. Ryo si sentiva in qualche modo a suo agio ora che erano vestiti tutti in modo più o meno simile e tutti sembravano più occupati ad essere felici che a giudicarsi l'uno con l'altro. Vide inoltre un sacco di persone che sembravano provenire da qualche paese occidentale, forse l'America od il Canada. Vederli in yukata accanto a vecchi giapponesi che sembravano andare a pezzi era quasi divertente.
« Quanta gente da fuori, hai visto? » - Commentò mentre si avvicinavano alle persone e si mettevano in fondo alla fila. Aver fatto i biglietti online era stata un'ottima idea da parte del corvino, visto che potevano direttamente fare la fila per entrare e non quella per assicurarsi un biglietto. Non sembrava esserci poi così tanta gente di fronte a loro ora, la fila più paurosa e mastodontica sembrava quella per chi doveva ancora acquistare. Probabilmente perché bisognava armeggiare soldi, pensò tra sé e sé. In verità ci aveva messo un sacco anche lui solo a capire come effettuare il pagamento, ma almeno lo aveva fatto a casa sua. Cominciò a tirare fuori il biglietto dal portafogli, mentre avanzavano piano piano in avanti. « Meno male che non dobbiamo fare il biglietto, abbiamo fatto bene a prenderli prima. » - Gli disse sollevato, mentre teneva il pezzo di carta con cura tra le mani. Ora che erano fermi il silenzio era leggermente più imbarazzante, quindi decise di cominciare a parlare con Daisuke di quello che stava vedendo.
« Ah... quella è Marilyn Monroe? » - Alzò lo sguardo su una delle insegne pubblicitarie del museo, notando in effetti che la famosissima attrice bionda li guardava con uno smagliante sorriso. Non era difficile trovare segni della cultura occidentale in centro a Tokyo, ma era molto curioso vedere una vecchia attrice americana proprio lì. Chissà se a Daisuke interessava Marilyn.
« E quindi che mi racconti? Devo confessarti che non mi aspettavo il tuo invito, anche se mi ha fatto piacere. » - Avrebbe continuato a parlare poco dopo, probabilmente dopo l'esaurimento dei discorsi sulla donna, ponendo quel quesito in tono gentile. « Ultimamente in pasticceria è un po' pesante, quindi non ci vediamo così spesso. » - Finì di parlare con un sospiro, mentre guardava negli occhi grigi il corvino. Già, stava proprio bene vestito così.. -
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TANABATA FESTIVAL Anche Ryo si chiese se non fosse il caso di parlare in quei momenti di vuoto, ma non osò aggiungere altro. Chissà se il corvino voleva parlare e lui stava solo rendendo il tutto molto più difficile per entrambi, o se queste erano solo paranoie sue. Si scervellò per un attimo nel pensare qualcosa da dire, ma il suo fioretto di evitare conversazioni imbarazzanti e lasciate aleggiare nell'aria lo fermò. Pensò tra sé e sé che era piuttosto normale che all'inizio non si parlasse molto, anche perché non è che fossero sconosciuti a cui era stato organizzato un appuntamento da qualche amico in comune. Quella sembrava di più la trama per qualche commedia romantica che trasmettevano di notte sui canali gratuiti. Daisuke rispose al suo commento con un altro, facendolo annuire. Lui non era praticamente mai uscito da Tokyo, una città così grande che probabilmente poteva essere una nazione da sola. Non ne aveva mai sentito il bisogno ed era fuggito nelle sue vie come se potessero metterlo al sicuro dal pericolo. Chissà se un giorno si sarebbe ritrovato in una terra diversa da quella su cui stava camminando. Lì a Tokyo aveva tutto ciò che era necessario per vivere una vita decente ed occupata, come il suo lavoro e i suoi amici. Come aveva sentito in un film una volta però, non si sa mai cosa ci riserva la vita.
« Due ore? E ne è valsa la pena? » - Sul suo viso sarebbe comparsa un'espressione esageratamente spaventata, ragionando se sarebbe stato in grado di resistere così tanto in una situazione del genere. Lui se ne sarebbe semplicemente andato ed avrebbe cercato altro da fare, soprattutto se si fosse trovato da solo. Beh, in quell'occasione aveva Daisuke a tenergli compagnia, anche se non dovevano aspettare ore come lui tempo addietro. E se proprio dovevano stare due ore lì davanti era sicuro che prima o poi lui avrebbe cominciato una delle sue infinite conversazioni, una caratteristica di lui che lo faceva sempre ridere sotto i baffi. Chissà se poteva giudicarlo, visto che quando si erano incontrati per la prima volta lui era decisamente in uno stato abbastanza ridicolo. Si era dimenticato degli anni precedenti? Oppure lo aveva perdonato in qualche modo, sempre avesse avuto bisogno di essere perdonato? Per fortuna, l'argomento passò velocemente all'attrice americana. Onestamente non ne aveva idea nemmeno lui o se non altro immaginava che come celebrità "da copertina" la scelta sarebbe gravitata su un uomo o una donna giapponesi. Si chiedeva il motivo di quella scelta, forse per attirare anche i turisti stranieri. Era anche vero che in Giappone c'era un certo fascino per l'America ed altri luoghi lontani, forse come gli occidentali l'avevano per loro. Accantonò semplicemente il pensiero, visto che tra poco toccava a loro. Ai riferimenti di Daisuke su Yuya e Yami rise i gusto, prima di continuare a parlare.
« Hai ragione. Forse ora sono a godersi una luna di miele segreta. » - Il fatto che il corvino ci tenesse così tanto al loro rapporto non era stato di certo ignorato da Ryo, ma aveva trovato molto più facile cambiare argomento velocemente con una risata. Non... non era sicuro di cosa intendesse Daisuke ed era successo già anni prima che avesse frainteso completamente le sue intenzioni, quindi cercò di ficcarsi in testa che era semplicemente una una scelta di parole particolare. Rimase per un attimo pietrificato nel suo sorriso guardandolo negli occhi, prima di girarsi verso la fila mentre lui continuava a parlare. Per lui era già incredibile che fossero amici. L'albino era una persona molto strana, con un sacco di manie e hobby che non si traslavano bene in una situazione sociale. Era stato fortunato ad imparare a cucinare ed avere quasi una scusa per continuare a frequentare l'ETERNIUM House. Si conosceva, sapeva che probabilmente avrebbe smesso di andarci per sue paranoie. Però era contento che potesse considerare tutti, specialmente il corvino di fronte a sé, persone care a cui dare affetto. Beh, non conosceva bene Evelynn e quindi non sapeva se volesse il suo affetto imbarazzante da morire, però forse poteva includere pure lei.
« Uhm... diciamo che il locale è stato sistemato... e c'è più gente da un bel po'. La figlia del mio capo mi odia da morire per qualche motivo, però devo resistere per la signora Miko. » - Aggiunse grattandosi la testa imbarazzato. Forse stava esagerando con la parlantina da lavoro, però doveva confessare che era tanto che non parlava di quella situazione con qualcuno. Era giusto usare Daisuke come una piccola valvola di sfogo? Non era sicuro e si era quasi pentito di aver sputato fuori quelle parole dalla sua bocca. Fecero un altro paio di passi verso la cassa mentre la fila avanzava. Sperava non lo odiasse per aver parlato di quegli argomenti ben poco consoni ad una serata di festa. Stava finendo come i soliti impiegati lamentosi di Tokyo?
« Mmmh... io ammetto di essere stato fortunato. Chiederei volentieri alla signora Miko ma purtroppo non credo cerchi qualcuno. » - Guardò di lato sconsolato, infelice di non poterlo aiutare. Ci pensò un attimo e poi gli venne in mente una persona adatta a quel genere di cose. « Perché non chiedi a Yuya? Lui conosce un sacco di gente. » - Propose, prima di aspettarsi una sua risposta. Probabilmente avrebbero potuto chiacchierare ancora un bel po' prima di arrivare alla cassa, dove un commesso sembrava ovviamente chiedere il biglietto prima di far entrare i clienti paganti. Quando toccò a loro lui allungò il biglietto e dopo una veloce controllata gli venne restituito accompagnato da un volantino che sembrava contenere qualche informazione sul museo. Aspettò che Daisuke passasse il cassiere prima di avviarsi assieme all'interno.
« Wow... non mi immaginavo fosse così grande... » - Avrebbe mormorato il ragazzo, alternando lo sguardo tra le pareti del museo ed il volantino. Le prime si distinguevano principalmente per il colore rosso ed il bianco, unite da numerose decorazioni che si estendevano in ogni angolo della struttura. Non si aspettava che un museo potesse essere così enorme, anche se l'estensione era nascosta in parte dall'architettura particolare che collegava le varie stanze. Gli sembrava quasi una casa, visto che i tetti non erano particolarmente alti e volevano forse creare un qualche effetto di "casa delle bambole" per le imitazioni dei personaggi famosi. La parte iniziale sembrava più che altro uno spazio libero dove si potevano già intravedere alcune statue in lontananza, in piedi o sedute. O perlomeno, sembravano statue visto che a quella distanza non era particolarmente facile distinguerle dalle persone. Vide anche una persona muoversi da una sedia dopo che aveva pensato fosse una statua, vestita così elegante. Inoltre, le numerose indicazioni facevano intuire che ci fossero tantissime categorie da vedere all'interno del museo. Sul volantino una mappa sembrava indicare la divisione delle opere in cera, cosa che mostrò a Daisuke entusiasta. Quella era solo la parte più superficiale del percorso visto che erano adibite numerose aree speciali, ma gli sembrava giusto partire dalle cose semplici. Si mise accanto a lui e gli mise il volantino aperto di fronte agli occhi, mostrandogli con l'indice ciò che era scritto.
« Guarda, ci sono le categorie! Storia, Celebrità, Sport, Zona Fashion, Leader Mondiali, Musica, Film... da quale vuoi partire? A me piacerebbe vedere gli attori! » - Doveva ammetterlo, gli sembrava molto più interessante ora che aveva capito come fosse strutturato, sembrava quasi un bambino allegro. E non aveva nemmeno sfogliato tutte le pagine! Si chiedeva quante cose nascondesse quel museo e quali sorprese gli avrebbe riservato.. -
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TANABATA FESTIVAL « A parte essere il miglior commesso del mondo, non saprei. » - Rispose l'albino alzando gli occhi al cielo. Non si voleva arrabbiare con Daisuke, ma era più che certo che il loro rapporto burrascoso fosse totalmente causato dalla stessa donna. Non voleva pensare veramente alle possibili ragioni per cui potesse odiarlo, né voleva pensare che fosse in qualche modo colpa sua. In realtà era la prima volta che ne parlava con qualcuno quindi era la prima volta che sentiva un'opinione esterna su quella situazione. Non era stata una discussione particolarmente fruttuosa per la sua causa ed era la prima volta che si interrogava sulla possibilità che potesse aver fatto qualcosa di sbagliato. Si chiedeva se quel suggerimento per il mondo del lavoro lo convincesse, ma gli sembrava l'opzione più facile da seguire. Sembrava quasi suo padre in quel momento, a raccomandargli cosa fare del proprio futuro. Mentre facevano la fila sembrò rimuginare sul pensiero della pasticceria, ma una volta arrivati dentro cercò di non sembrare particolarmente impensierito. Daisuke sembrava molto più esperto di lui su quelle attrazioni e sembrava orientarsi molto meglio, con un'aria molto più dignitosa della sua. All'inizio gli sembrava fosse stanco oppure non particolarmente entusiasta, ma quando lo vide felice sembrò dimenticarsi per un attimo dei suoi dubbi. Anche lo splendore del museo contribuì a farlo pensare semplicemente a ciò che stavano per visitare.
« Bene, andiamo allora. » - Ryo non aveva nulla da ridire sulle figure storiche, anche perché era abbastanza ignorante sui nomi meno famosi della storia giapponese e globale. Di certo non si sarebbe fatto sfuggire i principali leader mondiali del passato, ma il fatto che a scuola seguisse con un interesse pari a zero non aiutava molto la sua cultura. Cominciò quindi a camminare verso il percorso indicato dalle varie frecce, guardando a destra e sinistra per evitare di perdersi e trovare un volto conosciuto. Non era di certo uno di quelli che amava guardare film occidentali, ma alcune facce erano impossibili da non conoscere. In realtà gli basto fare pochi passi accanto a Daisuke per notare l'attrazione alla sua destra che aveva osservato anche da fuori. Non si aspettava di vederla subito, ma una Marilyn a carponi su una scatola rossa era stata cristallizzata nel momento in cui stava scrivendo il suo nome sulla via delle stelle di Hollywood. Il fatto che una riproduzione così realistica gli fosse apparsa davanti gli faceva quasi impressione, unita allo stupore ed un po' anche all'ammirazione per chiunque avesse modellato quella cera.
« Ah, eccola già lì...sembrano proprio vere, vero? » - Guardò Daisuke ed indico la statua con lo sguardo. Si sarebbe sentito quasi in colpa ad additarla. Si avvicinò un po' assieme al corvino per controllare meglio i dettagli. Con uno sguardo più attento era sicuramente notabile fosse una statua, ma il suo sorriso era talmente realistico che lo fissò per un po'. Non aveva mai visto una persona sorridere in quel modo così vistoso, poteva quasi vedergli i molari. Anche nel suo sguardo c'era qualcosa che per l'albino era quasi misterioso, che non riusciva a definire bene. Forse il fatto di essere una statua aveva reso quegli occhi così innocenti e privi di preoccupazioni? Uscì fuori da quello strano stato di osservazione per evitare di sembrare strano agli occhi del corvino, prima di commentare semplicemente sul suo aspetto. « E' fatta proprio bene. » - Avrebbe aspettato Daisuke in caso avesse voluto una foto con la star o guardarla un po' di più, in caso contrario avrebbe continuato con lui l'esplorazione del museo.
Ed in effetti poteva notare come in realtà quella Marilyn fosse solo una piccola parte della sezione attori, anzi neanche ne faceva parte. Probabilmente era solo un'attrazione di benvenuto per far salire subito gli standard. La vera e propria sala che racchiudeva le stelle di Hollywood e del Giappone si trovava un poco più avanti, con così tanti attori che si poteva quasi dire di trovarsi in mezzo ad una costellazione. La maggior parte delle statue non erano in mezzo ai percorsi per camminare per ovvi motivi, ma Ryo poteva notare come fossero in rientranze che come sfondo o avevano paparazzi oppure scene basate sui film. Alcune di queste sembravano avere molto più spazio di altre e le loro pose erano decisamente più creative. Da sole nelle loro rientranze poteva notare dei visi familiari, a cui si avvicinò prontamente tirando fuori il telefonino per scattare delle foto. Da un lato c'era Bruce Lee con la sua famosa tuta color giallo in posa da combattimento, poco più in fondo c'era il famoso Jackie Chan che sembrava vestito da... meccanico, almeno credeva. Non gli sembrava di aver visto quel film. Si avvicinò al corvino e gli consegnò il suo telefono in mano, con la fotocamera aperta.
« Ehm... mi fai una foto con Bruce Lee? » - Chiese all'amico. Lo stava proprio stressando in quel momento. Se Daisuke avesse accettato, si sarebbe messo in una posa simile all'ormai trapassato attore per imitarlo con un'espressione seria e minacciosa, a modo suo. Sperava di non sembrare troppo imbarazzante, voleva solo mandare quella foto a Yami. Passando avanti, la prima coppia di riproduzioni realistiche che l'albino notò rappresentavano quelli che sembravano due eleganti attori che sembravano essersi messi in posa per una foto. Onestamente non aveva idea di chi fossero quei due, ma sembrava che la maggior parte della gente li guardasse stupiti, soprattutto gli occidentali. Quel tipo biondo e coi capelli lunghi gli ricordava qualcosa, mentre l'altra donna sembrava possedere i tratti così affilati e definiti che probabilmente lo avrebbe potuto uccidere con un colpo di mento. Erano evidentemente Brad Pitt ed Angelina Jolie, ma Ryo non aveva idea di chi si trovava di fronte.
« Hai idea di chi siano questi due? » - Chiese al ragazzo incuriosito. Forse c'era una qualche targhetta da qualche parte, ma era probabilmente coperta dalla gente che mano a mano si accumulava e provava a farsi una foto coi due. Chissà se il corvino avrebbe saputo rispondergli.. -
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TANABATA FESTIVAL Daisuke sembrava osservare con attenzione la statua della bionda attrice che si metteva in quella posa così esposta di fronte a loro. Ryo cercò di scorgerne i particolari, mentre il corvino sembrava intento a fissare silenziosamente la riproduzione. Chissà se gli piaceva veramente o se non era tipo da interessarsi a cose del genere, ma dopotutto avevano scelto assieme di andare lì. C'era da dirlo, nemmeno l'albino aveva visto un solo film di Marylin. Forse era stupito tanto quanto lui di vedere una cosa del genere? Il suo commento fu breve, anche se agli occhi contenti di Ryo sembrò più che altro un impaziente invito ad andare avanti per statue ben più interessanti e che magari conoscevano. Non rimasero a fare foto lì evitando la fila che si creava attorno alla sua figura per raggiungere altri luoghi sconosciuti.
Ryo non aveva mai frequentato un vero corso di arti marziali o autodifesa. Da piccolo preferiva fare altre cose e gli anni che aveva passato per strada non gli avevano di certo insegnato la meditazione o lo scorrere dei chakra lungo il corpo. Più che altro quelle volte che lottava sembrava più un cane rabbioso, tanto da fargli ridere pensare che un tempo si gettava sulla gente senza pensarci. Riflettendoci, un maestro di strada che gli insegnava a combattere per difendere il proprio onore e tornare a casa sembrava proprio la trama di un film sulle arti marziali, considerato che era vestito come un qualche combattente orientale stereotipato. Si mise nella posa generica di chi vuole far finta di sapere gli stili di combattimento, i palmi delle mani puntati verso direzioni strane. Guardò la fotocamera mentre si metteva accanto alla celebrità, trovando in lui un compagno di lotta un po' rigido ma con una forma perfetta. Notò che Daisuke sembrava particolarmente contento mentre gli scattava la foto, cosa che scambiò per una dimostrazione che stesse venendo male.
« Hey! Non ridere. » - Brontolò, prima di avvicinarsi dopo aver scattato le foto. Avrebbero probabilmente chiarito subito, ma doveva pur protestare in qualche modo se faceva anche finta di prenderlo in giro. La controllò velocemente per controllare che non fossero venute sfocate, appurando che era venuto discretamente bene. A lui non piaceva spesso come veniva in foto, ma usando un termine che aveva sentito online Daisuke era riuscito a catturare la sua "essenza". Si girò verso di lui, facendo una faccia un poco altezzosa come se fosse lui quello che voleva prenderlo in giro quella volta, mentre portava il telefono di fronte a Daisuke per scattargli una foto.
« Vediamo... ti è venuta bene, signor fotografo. Sorridi. » - Sarebbe bastato meno di un secondo per catturare il viso probabilmente stupito di Daisuke nella memoria del suo telefono. Voleva provare ad essere più amichevole, ad avere foto sfocate degli amici sul telefono come per ricordarsi quanto si erano divertiti. Non lo aveva notato fino ad adesso, ma gli piaceva avere tutte quelle foto. Prima non era mai stato una persona così sentimentale o che ci tenesse così tanto a conservare i propri ricordi. Non c'era niente degno di nota in passato. Ma ora... aveva qualcosa che era degno da fotografare, anche se si trattava di qualcosa di semplice come il sorriso di Daisuke. Non le pubblicava nemmeno quelle foto, preferiva al limite postare qualche meme su Babel. Sperava che i suoi amici non scoprissero mai questa imbarazzante mania.
« Ahh... ma Brad Pitt è biondo? Non aveva i capelli corti? » - Un'espressione parecchio pensierosa si fece strada sul suo viso, mentre le sue certezze sul mondo dello spettacolo andavano in frantumi. Non pensò particolarmente alla figura di Daisuke, più che altro perché anche lui era alquanto ignorante sul mondo dello spettacolo estero. Assomigliava un po' a suo padre in questo aspetto, non era particolarmente portato ad apprezzare il mondo occidentale. Non che lo odiasse, ma trovava una confortevole familiarità per le cose locali. Probabilmente il corvino avrebbe potuto dire che si trattava di Adam Sandler e lui avrebbe annuito senza farsi troppe domande. Era abbastanza strano vedere quelle due statue in coppia, come se fossero due innamorati proprio come gli attori di Hollywood che passavano di lì per caso. Era la loro interazione a renderli stranamente più umani, cosa che forse si poteva applicare anche tra lui e Daisuke. Sì, era così chiacchierone e spigliato perché c'era lui e sapeva che non doveva vergognarsi di essere più libero e sciolto. Rimase ad osservarle qualche istante di più mentre ragionava su quanto si fidasse di lui per non essere il solito ragazzo malinconico che parlava poco.
« Uh? » - Avevano attraversato velocemente la sezione riservata al famoso Jackie Chan, ma più in fondo e con uno spazio degno di una star c'era un attore in moto che guardava deciso un inesistente orizzonte. Eppure in quel momento congelato nel tempo sembrava che stesse davvero guardando la cosa più bella del mondo, come in una foto. Quella volta riuscì a capire chi fosse senza doverlo chiedere a Daisuke, visto che riuscì a leggerne il nome. Tom Cruise. Ok, nemmeno lui se lo aspettava così. Sapeva che degli attori con quei nomi esistevano, ma la sua conoscenza visiva era limitata da anteprime di articoli online. Vedere quella moto gli ricordò Saito e la notte in cui era scappato con Yami. Incredibile pensare che tutto ciò era successo pochissimo tempo dopo l'incontro con Daisuke e Yuya. Erano veramente tutti collegati dal filo invisibile del destino, un filo che il Folle non poteva vedere ma che continuava a percorrere da anni. Non era triste a pensare a quella faccenda, anche se ovviamente gli rimaneva sul cuore il fatto di non essersi mai scusato. Era una cosa del passato e a quanto ne sapeva ora stava bene. Gli faceva quasi ridere il pensiero... sì, di farsi una foto in moto come per lasciare indietro ogni traccia dei problemi che aveva prima.
« Usano un Quirk che genera cera, magari. Mi sembra il procedimento più veloce. » - Rispose alla domanda che aleggiava nell'aria, cercando di dare una spiegazione al processo misterioso. Si girò poi improvvisamente verso Daisuke, mentre gli faceva quella richiesta stramba. « So che ti sto stressando, ma ci facciamo una foto sulla moto? » - Era abbastanza imbarazzato a chiederglielo, in realtà. Se la sarebbe fatta da solo, ma poi sarebbe stato imbarazzante avere tutte quelle foto di lui che importunava statue. Gli andava di fare una foto con lui, dopotutto. Inoltre si poteva salire tranquillamente sul motociclo, che a questo punto non sapeva se fosse vero o meno. Aveva già visto persone salire in coppia lì, quindi andava bene. Avrebbe aspettato una risposta del corvino ed in caso avrebbe chiesto alla prima persona giapponese che si trovava accanto e che avesse un'aria simpatica di scattare loro una foto con il suo telefono. Lui si sarebbe messo appena dietro Tom, che continuava a fissare il vuoto di fronte a sé. Avrebbe aspettato Daisuke, in caso.. -
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TANABATA FESTIVAL Guardò divertito il ragazzo corvino, come se stesse per decretare se la sua versione dei fatti fosse vera o meno. Beh, gli abiti tradizionali gli stavano meglio di quanto pensasse. La foto di Daisuke era venuta in qualche modo non brutta, considerato che glie l'aveva fatta di sorpresa. Di sicuro mettendosi in posa avrebbe evitato il risultato finale di una fotografia sfocata e la luce non era proprio ideale se si voleva catturare qualcosa che non fosse una statua di cera, ma se la sarebbe conservata nel telefono in ogni caso. In effetti i faretti che illuminavano le star le rendevano proprio il centro dell'attenzione, come se il resto del museo fosse ignorabile. Dovevano guardare proprio loro e nessun altro. Chissà se le statue potevano provare gelosia nei confronti del ragazzo. Gli esseri umani con tutte le loro imperfezioni erano soggetti molto più interessanti per una foto in qualche modo. Non che Ryo trovasse deludenti quelle che aveva appena fatto, di sicuro le avrebbe condivise con il gruppo appena avesse avuto l'occasione di vederli. Solo che nella sua stranezza provava molto più affetto per l'espressione stupita del ragazzo che per una statua che non poteva cambiare. Era proprio rimasto uno psicopatico nel suo profondo, non poteva negarlo.
« Anche tu sei venuto bene. » - Rispose ridendo e passandogli accanto, come per prenderlo in giro, per poi continuare l'esplorazione del labirinto di cera. Non poteva che accettare la risata di Daisuke, anche perché non poteva difendersene in quel caso. Era il suo punto debole come... beh, come la maggior parte dei personaggi storici non giapponesi o chiunque non apparisse ogni tanto su internet per motivi umoristici od altro. Forse l'idea di andare ad un museo di figure da tutto il mondo quando lui ne sapeva pochissimo non era stata la migliore del pianeta. Non voleva sembrare un ignorante di fronte a Daisuke, generalmente l'albino con la sua tranquillità e gentilezza riusciva a nascondere il fatto di non aver mai finito le scuole in tempo. Ma stava cominciando ad avere il timore di non sapere quasi nulla su chi avrebbero visto di lì a breve.
Fu felice che Daisuke avesse accettato, però. Non l'aveva dato per scontato anche se forse era giunto il momento di pensare meglio delle persone che frequentava. Alla fine erano amici, non doveva dubitare ogni volta che il loro livello di amicizia fosse sceso in qualche modo sconosciuto. Era una sua paranoia, ma non credeva che sarebbe mai riuscito a cambiare sotto quel punto di vista. Anche se non aveva capito di nuovo il soggetto della statua di cera, poteva almeno farsi una foto con l'amico. In quel momento pensò a venire bene nella foto e non far aspettare troppo chi gli stava facendo la foto. Cercò di imitare l'espressione intensa dell'attore, guardando nella direzione della telecamera con Tom e Daisuke che li seguiva da dietro appoggiandosi alla moto. Cercò di sporgersi come per sembrare il braccio destro del protagonista che controlla la situazione, mettendo poi la mano di fronte al viso come per agire da vedetta contro potenziali pericoli. Chissà in che film recitava Tom Cruise, anche se immaginava un qualche thriller d'azione americano. Si distrasse un secondo al pensiero e probabilmente una di quelle foto era venuta con lui che guardava un mistico orizzonte invisibile per davvero. Sarebbe sceso poco dopo dalla moto, riprendendo il cellulare in mano restituito con un debole sorriso. Sperava di non aver disturbato troppo quella persona.
« Ah, questa volta sei venuto bene sul serio Te la mando? » - Avrebbe commentato, passandogli lo schermo un'altra volta mentre gli proponeva di non essere il solo possessore dele sue facce più strambe. Il tipo che aveva scattato la foto sembrava saper usare un cellulare, visto che grazie al focus della telecamera era uscita una composizione abbastanza graziosa. Se si tralasciava lui che stava decisamente provando fin troppo ad essere un aspirante attore, era una foto carina. Daisuke era stranamente naturale in quella posa. Chissà se era per il suo passato da criminale che sembrava sul punto di apparire in un film e mettere nei guai sia il protagonista che gli antagonisti. Si chiedeva se il lavoro che non stesse cercando potesse rivelarsi proprio la carriera d'attore. Poteva usare le sue abilità da criminale per far finta di recitare parti di gangster o malintenzionati. Non era proprio il ruolo migliore del mondo, ma magari lo avrebbero preso per un provino. Forse dopo avrebbe mandato la foto sul gruppo o se la sarebbe tenuta per sé, chissà. L'avrebbe condivisa col corvino prima di andare, altrimenti avrebbe fatto dopo in ogni caso. Non gli sembrava giusto tenersela sul telefono senza che almeno lui avesse una copia. Per ora si erano fermati un attimo lì, forse si sarebbero spostati per lasciare che gli altri potessero posare con Tom. In realtà Ryo aveva una domanda che gli era venuta in mente proprio prima mentre Daisuke aveva riconosciuto gli attori. Camminava piano mentre altri volti gli si paravano davanti.
« Mentre viaggiavi sei mai stato negli Stati Uniti? Non mi hai mai parlato bene dei tuoi viaggi. » - Avrebbe chiesto curioso, prima di attendere una risposta da parte sua. Non era una domanda particolarmente ispirata, ma si chiedeva se questa conoscenza degli attori non provenisse da una qualche esperienza di vita lì. In realtà lo faceva rimuginare in silenzio quanto Daisuke avesse visto del mondo mentre lui continuava a trovarsi in Giappone da tutta la vita. Si sentiva quasi in colpa di non sapere niente di quegli attori, come se si trattasse di un sempliciotto di Tokyo od un qualche vecchio che viveva lì prima dell'esistenza dei Quirk. Magari poteva raccontargli qualcosa di quel paese, visto che non aveva mai avuto l'occasione di illustrare le sue mete nel dettaglio.. -
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TANABATA FESTIVAL Passare dei momenti così innocenti e normali con il corvino era in effetti quasi un premio che gli era stato concesso dopo la vita movimentata che aveva vissuto poco tempo fa. Non si sarebbe mai aspettato di poter discutere di cose così... comuni con gli altri, senza che qualcuno lo giudicasse per come era nel suo profondo. Forse Daisuke sapeva che non era proprio la persona più normale di Tokyo, ma non gli importava. Era un pensiero piuttosto strano ma anche molto consolante se era quello il caso. O forse lo riteneva solo un albino dalla pelle scura senza particolari fronzoli, un ragazzo con cui si poteva parlare ed uscire e che non era mai stato un criminale incallito. Se lo chiedeva ma probabilmente non avrebbe mai ottenuto una risposta, ma andava bene anche così. Poter fare quella foto così ridicola con lui bastava per il suo cervello stanco dei casini della vita. Sperava che quei momenti non finissero e non svanissero come il resto delle sue sicurezze. Voleva tenerli così stretti da non lasciarli mai andare via, ma temeva comunque il giorno in cui qualcosa avrebbe intaccato quella sua tranquillità.
« Ok... diciamo che è meglio delle mie solite foto. » - Aggiunse sorridendo, mentre prendeva Qmail dalla lunga lista di app per mandare a Daisuke la foto. Scorrendo notò che gli era arrivata una notifica di Heroes Against Evil: il gioco per cellulare non si era fatto mancare l'evento per il Tanabata, ma per fortuna Ryo era riuscito a finire tutte le missioni prima di uscire con il membro di ETERNIUM. Quell'avviso non era tanto per l'energia ma per ricordare a tutti i giocatori che a breve sarebbe finito il periodo per provare ad ottenere l'edizione Tanabata di Whisper. Ryo sospirò interiormente pensando al pomeriggio del giorno prima, in cui aveva speso quasi tutta la sua valuta per tentare di trovarla senza alcun successo, lasciandogli l'amaro in bocca. Era abbastanza divertente pensare che stava collezionando quelli che un tempo considerava i suoi nemici. Era un gioco molto popolare ma si vergognava un po' a dire che la Whisper normale l'aveva potenziata al massimo e quindi voleva anche l'altra versione. Fece scorrere l'indice per cancellare il messaggio e non farsi ricordare del suo fallimento.
« Va bene, uomo misterioso. » - Rispose scherzoso, mentre posava il telefono in tasca. Non pensò di essere invadente in quel momento. In realtà voleva sapere un po' di più del corvino, di cosa avesse passato durante quegli anni in cui non si erano visti. Forse era solo interessante capire cosa provasse un uomo che viaggiava, o più semplicemente voleva capire meglio Daisuke. Aveva con lui un rapporto diverso che con Yami: lei era un'amica con cui poteva parlare di cose a caso e persino cucinare assieme. Ma il Carro era pur sempre la persona che conosceva da un po' più tempo e si sentiva quasi in dovere di provare a stargli vicino. Sentiva che dovessero conoscersi meglio ma che comunque fossero molto più lontani nonostante le loro interazioni amichevoli. Se si fossero trovati in una stanza dove si poteva uscire vivi rispondendo precisamente a delle domande sull'altro, probabilmente Ryo avrebbe perso. Non sapeva quali fossero i suoi hobby preferiti, il suo piatto preferito o cosa facesse di preciso nei suoi momenti liberi. Per fortuna decise di aprirsi un po' finalmente, rendendo più contento l'albino mentre ascoltava. Chissà com'era vivere negli USA. Non conosceva in modo particolare nessuno da quel paese, anche se aveva sentito che Thunderstorm era stato arrestato da un eroe proveniente dagli Stati Uniti ma che aveva studiato in Giappone. Chissà cosa spingeva una persona a voler vivere qui. Ryo trovava l'atmosfera giapponese ordinata quanto soffocante, gli sarebbe piaciuto vivere per un po' in qualche posto diverso dal continente asiatico. Magari avrebbe potuto fare una gita in Svezia o direttamente nel Nord America, chissà.
« Che figata. Penso che mi farò un viaggio da qualche parte prima o poi. Anche se... » - Pensò un attimo se dirlo all'amico, chiedendosi se fosse la cosa giusta. « Non dirlo a nessuno, ma sto pensando di aprire una pasticceria mia. E' molto imbarazzante, ma credo sia l'unica cosa che ho imparato a fare in questi anni. - Come se fosse una cosa vergognosa da dire, si grattò la tempia destra distogliendo lo sguardo.
« E' un progetto per il futuro quindi acqua in bocca. Magari riusciremo ad usarla come base per le operazioni del gruppo. » - Aggiunse ridendo. Il rimanere nascosto di quel piccolo sogno era probabilmente per evitare un eventuale fallimento pubblico, ma anche perché la sua condizione economico-sociale non era proprio delle migliori. Sperava che non lo prendesse in giro e che non stesse parlando troppo di sé in quell'uscita. Onestamente gli sembrava che Daisuke non volesse raccontare fin troppo di sé, oppure era solo lui che non gli lasciava lo spazio... le relazioni con gli altri, che prima gli sembravano così facili, in quel momento erano una vera confusione per lui. Era anche misterioso il motivo di tali preoccupazioni. Non era un appuntamento romantico, eppure se ne preoccupava come se lo fosse. Voleva dire qualcosa? Doveva preoccuparsi di qualcosa che non conosceva nemmeno lui?
« Beh... se vuoi parlare dei tuoi viaggi io ti ascolto. Come dire... non capita spesso che ci troviamo assieme da soli. Sempre se vuoi eh! » - Si fece un po' avanti per farlo parlare in quella conversazione forse un po' forzata. Voleva sembrare un invito senza particolari pretese, anche se forse sforzare un po' il corvino era la scelta migliore. Si doveva anche ricordare che il museo non si esplorava da solo, ma al massimo quello poteva aspettare. Era sicuro che le statue di cera non sarebbero corse da nessuna parte dopotutto. « In caso... direi che gli attori di Hollywood hanno fatto la loro parte. Dove vuoi andare? Ora scegli tu. » - Avrebbe chiesto, per poi aspettare le eventuali risposte.. -
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