Last Summer Whisper

Tanabata Festival [Summer Role] | Ryo Tatsuki & Daisuke Okada

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    « Ah no! Nulla di importante. » - Ryo nascose molto velocemente la notifica, spegnendo lo schermo e facendo una faccia innocente verso il corvino. Forse così sembrava ancora più sospetto, ma non voleva che Daisuke vedesse che stava controllando triste ed affranto il banner di Whisper. Gli aveva anche dato l'amicizia su quel gioco e sapeva che ogni tanto ci giocava ma non voleva sembrare fin troppo ossessionato. Magari ne avrebbero parlato dopo, visto che di tempo ne avevano. Lui sembrava in vena di fargli complimenti quella sera ed anche se non capiva al 100% se fosse ironico o meno gli faceva più o meno piacere che si preoccupasse per lui. Certo, non tanto da dirgli pure della sua estrema delusione nell'aver speso tutti i suoi soldi virtuali senza aver trovato nulla.
    Più che altro sperava non lo prendesse in giro per la questione della pasticceria, anche se si fidava abbastanza di Daisuke per dirglielo. Forse un giorno avrebbe sul serio avuto bisogno di un commesso come lui che poteva teletrasportare tutti i piatti al bancone. Sarebbe stato un colpo di genio da parte sua, se solo lui ed il corvino non fossero stati ex criminali con una fedina criminale ancora pulita, ma con tutta la polvere sotto il tappeto che aspettava solo di essere scoperta.
    « Sono contento ti piaccia. Ovvio, ti metterò a servire tutti i tavoli. » - Avrebbe sorriso timidamente verso di lui. Aveva mille dubbi per ogni sua singola idea, figurarsi per un investimento di tempo e soldi così grande. Avere anche un piccolo appoggio da parte sua era importante, anche perché era una delle poche persone di cui gli importasse l'opinione. Di certo si sentiva di continuo osservato dal mondo, ma solo i membri di ETERNIUM avevano una certa rilevanza nei suoi pensieri e nelle sue scelte. Se loro dicevano che una cosa era una buona idea, si sentiva molto più incoraggiato di prima. Era il caso anche di Daisuke, ovviamente.
    « Certo. » - Puntò gli occhi verso gli attori di Hollywood che tramontavano dietro di loro, le stelle che così tanto allineate avrebbero potuuto formare una costellazione da sole. Non ci avevano passato così tanto tempo, ma di sicuro gli avevano fatto una strana ma bella impressione. Chissà se avrebbe potuto pubblicare più tardi quelle foto per dare una recensione al museo, visto che il suo telefono sembrava essersi già sintonizzato per chiedergli di lasciarne una. Era abbastanza inquietante come cosa, ma allo stesso tempo non era abbastanza bravo ad orientarsi tanto da lasciare il GPS sempre staccato. Forse avrebbe fatto meglio a non lasciarsi troppe tracce dietro, ma voleva ogni tanto togliersi quella sensazione di nervosismo che aveva spesso quando passava vicino a luoghi frequentati dalle autorità. L'albino ascoltò con attenzione il lungo racconto del ragazzo dai capelli neri, chiedendosi se si fosse infilato in un altro di quei suoi lunghissimi discorsi che non sembravano finire mai. No, non doveva pensarla così. Alla fine era piacevole sentirlo parlare di quelle cose e forse doveva interpretare quel suo lungo dialogare in un altro modo. Forse era solo logorroico, oppure come lui non aveva molta gente con cui parlava. Sembrava quasi di ascoltare i racconti di viaggio di un famoso esploratore, che forse avrebbero potuto incontrare di lì a breve.
    « Incredible, mister Okada . » - Commentò nel suo inglese poco ricco. Doveva essere interessante sapere bene l'inglese. In effetti viaggiare così tanto e sapere solo il giapponese doveva essere una bella rogna, considerato che per quanto complicato e completo quasi mai la lingua nipponica aveva una corrispondenza andando più lontano della regione asiatica. Quando vide che si erano infilati nella sezione degli sportivi, pensò che in effetti si trovava in un luogo che conosceva allo stesso livello degli attori di prima. Di certo non avrebbe fatto fatica a riconoscere il grande giocatore di baseball, anche perché a casa sua un tempo lo guardavano assieme. A lui non piaceva più di tanto, anche se conosceva bene le regole per un semplice motivo: Tever era sempre stato bravissimo in quello sport e forse si stava ancora allenando per entrare a far parte della lega professionista. Forse avrebbe dovuto controllare prima o poi i giocatori della lega nazionale, ma il baseball non era stato proprio il centro dei suoi pensieri negli ultimi anni. Non sapere chi fosse Sadaharu Oh sembrava anche a lui incredibile, che di sport non ne sapeva più di tanto.
    « Oh, lui lo conosco. E' stranamente... dinamico, da un momento all'altro potrebbe olpirmi. » - Avrebbe risposto dopo quella breve pausa, prima di ascoltare nuovamente i racconti di Daisuke. Forse aveva ragione ed il corvino aveva decisamente bisogno di parlare con qualcuno, visto che non gli aveva mai detto di sentirsi così. Nonostante un'esperienza simile, Ryo non poteva capire appieno i suoi pensieri ma poteva solo immaginarli. Avrebbe voluto parlarne di più, sapeva che sulla coscienza di una persona normale un omicidio, sopratutto quello di un ragazzo così giovane, non doveva essere facile. Ma non voleva rompere troppo quella calma ed era già felice avesse aperto una finestrella per aprirne con lui. Era stato via così tanto che quei novi mesi avevano quasi dato vita ad un nuovo Daisuke e non sapeva se era meglio o peggio. Aveva di sicuro corretto un bel po' dei suoi difetti, ma gli sembrava molto più solo. O forse lo era anche prima e semplicemente lo nascondeva con l'alcool e le sigarette?
    « Onestamente non mi aspettavo avessi viaggiato così tanto, pensavo fosse una tua esagerazione. » - Con gli occhi passò sulla pattinatrice, notando per un attimo quella posa così dinamica che sembrava stesse in procinto di volare. Chi era quella? Ryo poteva riassumere tutta la sua conoscenza degli sport nel baseball ma del pattinaggio non ne sapeva proprio niente. Daisuke sembrava abbastanza interessato, quindi magari lui era appassionato. Non l'hobby che si immaginava più adatto a lui, ma non voleva giudicare. In effetti gli sembrava avesse proprio il fisico da pattinatore. Non è che anche lui nascondeva una carriera da professionista di quella disciplina e stava solo cercando il coraggio di dirglielo? Il non vedersi spesso magari coincideva con gli allenamenti. « Dovresti scrivere un libro secondo me. La gente legge tutto quello che gli sembra cool. » - Avrebbe iniziato, prima di passare oltre la statua della pattinatrice. Facendo qualche passo in avanti si sarebbero imbattuti in quelli che sembravano invece esponenti del mondo del calcio. Non ne riconosceva quasi nessuno, senza la sorpresa dell'albino. Piegato su una panchina avrebbe notato però una figura che stranamente gli sembrava familiare.
    « Questo è Beckam, una volta ho visto un film su di lui. Lo conoscevi? » - Ryo non voleva passare come esperto di sport, ma stranamente aveva una conoscenza abbastanza ampia in quel reparto. « Ah. Mi fa piacere tu sia tornato comunque. Alla fine noi siamo i membri che si conoscono da di più, credo. Non pensavo neanche tornassi. » - Guardò un'altra serie di calciatori, che sembravano quasi più bassi di lui. Erano davvero così "piccoli" i campioni di calcio mondiali o era solo una cattiva riproduzione? Onestamente non se lo aspettava. Chiuse quel discorso più o meno in fretta, non voleva rendere la serata troppo pesante.
    « A quanto pare più avanti si possono fare delle foto in posa con una mazza da baseball. Ti va? » - Avrebbe indicato sul volantino con il dito una delle tante attività che erano proposte per la serata.

     
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    Ryo si stava comportando in modo altamente sospetto, e quella era anche la prima volta in tutta la serata che lo faceva, una cosa che non migliorava affatto l'inusualità della situazione. Che notifica gli era arrivata? Se prima l'interesse di Daisuke era puramente amichevole, ora era diventato qualcosa di più, quasi morboso, ma chi poteva dargli torto, l'albino aveva letteralmente fatto finta di niente e aveva spento lo schermetto luminoso del telefono in fretta e furia, come se in quei pixel si nascondesse la verità assoluta su un qualche segreto filosofico. C-che fosse un messaggino da una qualche dolce metà segreta?
    No, no, non poteva essere, gli sembrava troppo strano che il Folle avesse una persona di quel tipo e che nessuno lo sapesse, ed era sicuro che nessuno lo sapesse, d'altronde nè Yami nè Yuya - e figurarsi Evelynn - ne avevano mai parlato, nemmeno di striscio. Magari, chissà, forse il mulatto gli aveva chiesto espressamente di non parlarne in sua presenza, ma ciò andava ad insinuare che sapesse dei suoi sentimenti... no, quest'ultima cosa era davvero impossibile. Il corvino era sempre stato incredibilmente cauto, evitando di scoprirsi troppo, ma cercando di avvicinarsi a livello personale al ragazzo, nessuno avrebbe compreso i suoi parziali pensieri così facilmente. Che i due piccioncini avessero unito le forze per comprendere le relazioni all'interno del gruppo? Ma non doveva sembrare così ovvio nemmeno in quel caso, il comportamente di Daisuke era particolarmente aperto ed amichevole con tutti, li riteneva amici stretti alla fine, sarebbe stato stupido il contrario.
    Probabilmente era colpa di Yuya, se proprio doveva essere qualcuno a comprendere qualcosa, era abbastanza sicuro che dovesse essere lui, e gli sembrava anche la persona più diretta in quella coppia, probabilmente non avrebbe esistato troppo nel chiedere a Ryo una simile domanda.
    D'altro canto, non poteva immaginarsi Yami in una situazione di quel tipo, era sicuro che fosse una persona per bene e che sapesse farsi i fatti suoi, ma quella era puramente una sua convinzione, magari esisteva un lato di lei che non conosceva... Ormai era tardi per preoccuparsene però, gli sarebbe piaciuto saperlo per primo, almeno avrebbe potuto smentire quelle verità importanti, ma ciò non era successo, ed ora doveva comportarsi con le conseguenze di ciò in testa. Era inutile rimuginare sul passato alla fine, qualunque fosse la realtà sentimentale del giovane Ryo, doveva essere felice per lui e considerare quell'uscita come una gita al museo tra amici, un occasione comunque importante, non meno di un appuntamento, sebbene quello non fosse il nome più corretto per ciò che stavano facendo.
    Ora, era certamente possibile che avesse frainteso l'intera situazione, ma il Carro non si sentiva a suo agio nel chiedere maggiori informazioni al Folle, non voleva metterlo sotto pressione per un motivo così stupido, e non voleva nemmeno rischiare di rovinare quella serata per una cosa tanto casuale... forse poteva porre la domanda come una battuta, magari così non si sarebbe creata un'atmosfera pesante, che male poteva mai fare una battuta alla fine, il concetto stesso delle battute era alleggerire la tensione no? Ok, forse era meglio evitare, non era poi così talentuoso in quel campo, fare il comico non era decisamente tra le carriere a cui puntava alla fine. Forse sarebbe stato davvero meglio ignorare e basta la situazione, una risposta sarebbe arrivata da sola a tempo debito, e quella era una chiara certezza. L'ansia in attesa di tale risposta però, non sarebbe stata facile da sopportare.
    Fortunatamente però, parlando maggiormente con l'albino, i dubbi del ventisenne vennerò nascosti sotto una patina di nuovi pensieri, uno strato sicuramente temporaneo e poco duraturo, ma che avrebbe evitato altri sfogi di paranoia come quello avuto dopo le azioni di Ryo. Il nuovo argomento in tavola era la possibile apertura di una pasticceria personale, dove ovviamente l'albino sarebbe stato il capo, un ruolo davvero importante, e che Daisuke non avrebbe mai osato prendere probabilmente.
    Preferiva stare in disparte, fornire supporto a chi doveva fare la parte più dura del lavoro ma non dover fare effettivamente nulla di troppo esaustivo, un po' come un parassita simbionte alla fine, poteva fornire vantaggi a chiunque gestisse, però non sarebbe mai stato in grado di cavarsela senza un qualcuno in quel ruolo, non essendo in grado di prenderlo direttamente per sé stesso. Era una triste realtà, ma era l'unica a cui il ventiseienne era abituato. Forse prima di entrare nel mondo del lavoro sarebbe stato meglio darsi una svegliata, non c'era la certezza di trovare un qualcuno di clemente come manager, anzi.
    "Potrebbe diventare il locale con il servizio più rapido di Tokyo in quel caso~" - era una semplice battuta, ma probabilmente era anche la verità. Se si metteva in conto il poter utilizzare le proprie unicità, un quirk come quello del corvino gli permetteva di compiere una miriade di azioni giornaliere in modo rapido e veloce. Sarebbe stato in grado di servire ogni tavolo all'interno di un piccolo locale in giro di pochi secondi, con un ritmo di due piatti o più per volta. Chissà, forse un giorno sarebbe diventato realtà, prima però doveva prendere piede l'idea attualmente utopistica che Yami aveva, prima di allora sarebbe stato semplicemente illegale.
    Chissà se Ryo lo volesse assumere davvero, da un lato gli sarebbe piaciuto moltissimo lavorare con lui, lo conosceva ed era consapevole di come si comportasse, sebbene non lo avesse mai visto in un contesto puramente lavorativo, percui perfettamente professionale. Dubitava potesse essere poi così diverso però, magari un po' più asettico sì, ma ciò era più che giusto per un ambiente di lavoro qualitativamente alto. Per il momento quella sua pasticceria era solo un sogno però, probabilmente nemmeno Ryo sapeva chi potesse assumere o chi gli servisse.
    Dopo aver ascoltato la risposta affermativa del Folle sul cambio di sezione, il corvino diede un ultimo sguardo agli attori appena sorpassati. Erano decisamente statue di alta qualità, e sebbene a Londra ne avesserò in maggior quantità, doveva ammettere che si stava codendo quella gita immensamente di più. Forse era la presenza di Ryo a rendere l'intera gita più interessante, ma anche solo più divertente e leggera. Oppure, l'effettiva conoscenza di celebrità nipponiche riusciva a trarre maggior interesse di persone conosciute unicamente in Gran Bretagna. anche se doveva ammettere che la quantià di giapponesi in quella sezione fosse decisamente ridotta, si potevano contare praticamente sulle dita di una mano, una cosa assai particolare essendo nel paese del Sol Levante, ma probabilmente intelligente a livello di marketing. Nessun turista andrebbe mai in un museo riconoscibile solo da cittadini esperti della cultura giapponese, d'altro canto, potrebbe provare interesse nel sapere che le grandi celebrità occidentali sono comunque presenti.
    Gli faceva strano parlare dei suoi viaggi mentre camminavano così allegramente per i corridoi del museo, forse ad un orecchio esterno poteva sembrare quasi che stesse parlando di trasferte lavorative, ma la realtà dei fatti era ben diversa, quelli erano puri viaggi di divertimento alla fine, una scelta fatta in modo avventato, portata avanti in modo avventato e che era finita nello stesso identico modo, avventatamente. In realtà comunque, parlare di quelle cose non gli piaceva poi troppo, erano ricordi abbastanza buii alla fine, e nel reportorio aveva memorie decisamente migliori, che facevano impallidire l'uomo rovinato e decadente dei suoi primi mesi di viaggio. Le avrebbe mai raccontate però? Forse in seguito sì, ma dipendeva più dall'albino che da lui. Non voleva annoiarlo con altre storie relativamente noiose, come quelle dei suoi primi viaggi in Oriente, allo stesso tempo però, non era troppo sicuro di quanto potessero interessargli i suoi viaggi in Europa e negli Stati Uniti, la solfa era sempre quella, l'unica cosa che cambiava erano i suoi livello di tensione, e sebbene sembrasse poco, poteva importare davvero molto.
    Finalmente, passando davanti a Sadaharu Oh, il mulatto reagì alla statua. Era effettivamente parecchio dinamica, sembrava pronto a fare un home run da un momento all'altro, sebbene fosse chiaro che non potesse farlo davvero. Non per niente però, quell'uomo aveva il record mondiale per il maggior numero di home run, quell'aura di tensione che lo circondava, che ti faceva pensare che avesse colpito la palla, e che essa stesse viaggiando ad altissima velocità al di fuori dello stadio, non era un qualcosa di finto, sebbene la statua in sé per sé lo fosse. Chissà, magari se avesse iniziato a giocare a baseball durante l'adolescenza sarebbe diventato anche bravo, purtroppo però non era andata così, ed ora doveva arrangiarsi con i pochi talenti che possedeva, una triste realtà per un'altrettanto triste persona.
    "Già, sembra quasi che stia per colpire davvero la palla. Però è fatto davvero bene, sono stupito" - in parte lo era davvero, non si aspettava una qualità così alta nel museo giapponese, non in confronto con quello inglese perlomeno, ed invece, eccolo lì che si stupiva per una statua ben modellata, un po' come un bambino che si stupisce nel guardare il cielo notturno. Chissà cosa ne pensava Ryo però, il suo commento non gli sembrava né positivo né negativo, perciò magari era una via di mezzo tra quelle, uno strano cambio di ruoli, di norma la persona incerta era il Carro.
    Ascoltando le parole di incredulità del compagno, un leggero sorriso sbucò sul volto del corvino, in effetti per una persona normale le sue "avventure" per il mondo potevano sembrare una grandissima balla, una di quelle cose che si racconta giusto perché si vogliono attenzioni, ma la realtà era diversa, e quel lungo viaggio era davvero una parte di sé, forse anche più del tempo che aveva speso in solitaria nella capitale giapponese. Lo avevano segnati entrambi in modo pesante, ma il primo era riuscito effettivamente a cambiarlo, a grande differenza del secondo, che lo aveva solo mantenuto in uno stato di equilibrio, che era probabilmente sconsigliabile per la situazione in cui si trovava a quei tempi. Aveva bisogno di tornare coi piedi per terra, di ragionare a mente fredda e comprendere la realtà, ma il lavoro criminale e quella rabbia superficiale verso il resto della famiglia lo aveva costretto a rimanere alto nei suoi dubbi, costringendolo ad aspettare sempre più.
    "DIci? Dovrei trovare una scusa poi... e probabilmente anche un ghost writer, non penso di essere così bravo nello scrivere." - in realtà non aveva mai provato, e probabilmente ci sarebbe anche riuscito da solo, però avere una seconda persona avrebbe sicuramente aiutato a creare un prodotto migliore, sebbene quello fosse destinato ad essere un progetto mai terminato. Era normale, il suo interesse era minimo, e le parole di Ryo erano probabilmente più di supporto che di reale convinzione.
    Arrivati davanti alle statue dei grandi calciatori del mondo sportivo, Ryo stupì il ventiseinne con una strana conoscenza su David Beckam. Era inaspettata sì, sopratutto dopo la mezza ignoranza che il Folle aveva mostrato sugli attori, che erano celebrità decisamente più rinomate del famoso calciatore, sebbene anche lui non fosse una star poi così tanto piccola. Ovviamente lo conosceva anche lui, non era un amante esagerato del calcio, ma era abituato a guardare i Mondiali e le Coppe D'Asia, come un bravo Giapponese dovrebbe fare, e proprio per quel motivo si ricordava qualche nome delle grandi celebrità calcistiche, sebbene i più li buttasse nel dimenticatoio una volta finiti quei tornei internazionali. Alla domanda del ragazzo infatti, Daisuke rispose con un breve cenno di testa, dimostrando assenso leggero. Conoscere era un parolone sì, però sapeva chi era e più o meno dove giocava, sebbene probabilmente non sarebbe stato in grado di indicare il suo ruolo.
    "Sarebbe stato un po' drastica come soluzione, e poi mi mancavano i miei amici." - ed i soldi iniziavano a scarseggiare, ma quel motivo era meglio tenerlo per sé stessi, non voleva fare la figura del morto di fame davanti al Folle, anche perché non lo era, la maggior parte di quel budget era di suo fratello, ed una buona parte di quelli rimanenti venivano dal suo conto bancario di risparmi, che aveva accumulato grnadi quantità di denaro per anni. Aveva vissuto di noodles precotti, ramen e cibo spazzatura ed economico per anni alla fine, e la sua vecchia casa aveva praticamente zero costi a livello di bollette, perciò poteva mettere tutto da parte per un futuro migliore, cosa che aveva più o meno fatto alla fine - "Certo comunque, possiamo farci la foto a vicenda se vuoi!
    Quella gli sembrava effettivamente la prima foto interessante della serata, ed era molto felice che il mulatto avesse scelto di proporla, ora dipendeva tutto da quanto avesse voglia di mettersi in posa e farsi fotografare.
    Qualunque fosse il caso però, il corvino sarebbe andato a farsi quella bendettissima fotografia, senza esitare ulteriormente. Il setup non era niente di incredibile, ma andava più che bene per una bella foto a tema. Il Carro avrebbe preso una delle tante mazze lasciate disponibili all'uso, si sarebbe messo sulla rispettiva base del diamante ritagliato, e si sarebbe messo nella sua miglior posizione da battitore. Non aveva mai giocato a baseball, per cui non sapeva come fosse meglio mettersi, però aveva provato ad emulare quella che aveva visto numerose volte in televisione. Gambe inclinate, mettendo tutto il peso su piedi e caviglie, bacino e torso in tensione, pronti a scaricare tutta l'energia di inerzia accumulata sulla mazza, andando poi a scaricarla nuovamente sulla pallina. Stava tenendo la mazza in ferro dalla parte più bassa del manico, sebbene non fosse troppo sicuro di come andasse tenuta. Ovviamente, il suo corpo era rivolto quasi totalmente verso destro, mentre il suo volto guardava in camera. Si sarebbe fatto fare due foto però. Quella come prima, in piena posizione, sperando che non venisse nulla di troppo imbarazzante o brutto, ed una seconda, con più calma e tranquillità. La mazza da baseball poggiata sulla spalla destra, cioè quella del braccio che la teneva - nonché quello con cui faceva tutto - ed il resto del corpo più molleggiante, un po' la posizione del classico teppista edochiano, sebbene il ventiseienne non rientraasse più in quella categoria. Da un lato gli sarebbe piaciuto mettersi anche in uno squat quasi totale, un'altra peculiarita del teppista stereotipato con la mazza da baseball, una figura che probabilmente non si vedeva a Tokyo da oltre trent'anni. Sperava che non fossero venute troppo male, e nel caso in cui avesse voluto, il corvino avrebbe ceduto la sua mazza ed il suo posto al Folle, preparandosi per fare le foto a sua volta.
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    Ryo non aveva idea dei pensieri oscuri che vorticavano nella mente di Daiuske in quel momento perché... beh, era già un miracolo che fosse riuscito ad intuire più o meno i suoi sentimenti riguardo il viaggio ed altro e non era così bravo in quel tipo di interazioni sociali. Dopotutto il suo primo smartphone lo aveva comprato poco tempo dopo essere sfuggito dalle mani della serpe e fino a quel momento il suo cellulare più moderno era uno di quelli con una tastiera simile ad un computer. Per lui spegnere lo schermo e nascondere una notifica era come chiudere un libro quando parlavi con una persona, quindi semplicemente si chiese il motivo per cui avesse messo il broncio per qualche secondo. Forse si era ricordato di qualche avvenimento triste avvenuto durante il suo giro attorno al mondo? Oppure si era ricordato di quell'omicidio di tanti anni prima? Sperava di non essere stato troppo insensibile su quel campo, anche perché non era sua intenzione.
    « Ecco, dovresti prenderti la licenza e farmi brevettare i tavoli-portali. » - Aggiunse al suo commento. Gli piaceva poter parlare di quelle cose un po' sceme con lui, anche perché dubitava che Daisuke avesse intenzione di frequentare un qualche corso professionale per diventare un onesto lavoratore. O forse sì? Nella sua mente si immaginava che volesse evitare di esporre un'Unicità così rara alle autorità, considerati tutti i casini in cui era immischiato in passato.
    « Ah beh... nemmeno io. » - Rispose tranquillo, prima di ascoltare quella dolce frase che aveva pronunciato. Era carino vedere che ci tenesse a loro in qualche modo. Considerato quanto Ryo facesse pena nel dimostrarlo, avere qualcuno di leggermente più sincero all'interno del gruppo era meglio. Probabilmente Yuya non lo avrebbe ammesso nemmeno tra un milione di anni, mentre Yami era pur sempre Yami. Per lui quell'amicizia era praticamente scontata e sapeva che potevano contare l'uno sull'altra. Si chiedeva se il corvino possedesse altri giri di amicizie ed un po' glie lo augurava, un po' era quasi invidioso che avesse una vita fuori da ETERNIUM. Lui stava bene così, ma si domandava se prima o poi un gruppo di amici non avrebbe soppiantato l'altro. Rifiutò quel pensiero in automatico nella sua mente, abbandonare quel gruppetto non era qualcosa che Daisuke avrebbe fatto. Rimase in silenzio, sorridendo sotto i baffi.
    « Fermo così. » - Avrebbe ordinato al corvino mentre questo stava provando a mettersi in posa per sembrare un provetto giocatore di baseball. Faceva un po' ridere quanto volesse provarci a sembrare realistico, con quell'espressione da duro che pareva sul punto di uccidere qualcuno più che di colpire una palla. Non che non apprezzasse il tentativo però - era una parte della sua personalità che gli piaceva - visto che alla fine le foto uscivano bene come si immaginava. Forse doveva darsi anche alla fotografia e lui ad una carriera da modello? Gli scattò diverse foto nelle posizioni che aveva desiderato, sembrando un po' strano con lo yukata ed una mazza da baseball ma decisamente carino quando si era posizionato in maniera più rilassata. « Tieni. » - Gli passò il telefono, mentre facevano a cambio di "equipaggiamento", uno con la mazza da baseball e l'altro con la fotocamera aperta. Trovò lì, lasciato da un altro turista, un elmetto e se lo mise in testa con delicatezza per non scompigliarsi troppo i capelli. Ricordava ancora come si faceva? Ricordava che bisognava tenerla con una certa delicatezza, la mano destra sopra la sinistra, non completamente dritta ma parallela ad un certo punto del corpo... forse voleva solo fare bella figura con lui, forse voleva rivivere qualche ricordo lontano. Piegò leggerme le ginocchio ed allargò le gambe, mentre si metteva a guardare la fotocamera. Probabilmente sembrava più una persona che teneva in mano una katana. Si chiedeva mentre cercava di sorridere se anni prima sarebbe mai arrivato a farsi fare una foto così ridicola in pubblico, o farsi fare una foto in generale. Quando Daisuke avrebbe scattato la foto avrebbe posato la roba e controllato le foto - erano carine, purtroppo la luce dentro quel posto non era proprio ideale. O forse era a lui che non piacevano tutti i faretti puntati con quell'arancione particolare? Non capiva molto bene il mondo dela fotografia., rivalutando il pensiero di prima.
    « Possiamo andare avanti direi. » - Propose, anche perché non gli piaceva particolarmente quel reparto. Era come andare ad un concerto di una band senza conoscere le canzoni e tentare in qualche modo di cantare seguendo gli altri. Magari a Daisuke piacevano quelle cose, ma a parte Oh non sembrava che fosse particolarmente interessato. La prossima sezione era più che altro estremamente curiosa: quella dei politici e delle figure storiche più famose. Si chiedeva se avessero chiesto il permesso per raffigurarli, perché aveva visto online che nei paesi occidentali amavano creare strane caricature dei propri leader in uno stile decisamente grottesco. Nella sua fantasia era raffigurato il primo ministro scolpito in quel modo, quasi da assomigliare un piccolo goblin, così come Oda Nobunaga raffigurato assurdamente come una bassa donna. Addentrandosi ancora di più all'interno i muri sarebbero stati decorati da numerose bandiere che ricoprivano tutto come se si trovassero in un'ambasciata. Le guardò curioso, cercando di ricordarsi i paesi e provando ad associarle, anche se l'occhio gli sarebbe caduto sulla grande fila per una star che non poteva eguagliare le altre, proprio all'ingresso dell'area: il presidente degli Stati Uniti era seduto alla sua famosa scrivania della casa bianca, attirando un sacco di curiosi che volevano farsi una foto con lui. Non sapeva perché, ma pensare un uomo così potente lì seduto di fronte a lui e con una faccia amichevole era quasi divertente ed estremamente assurdo. Avrebbe fatto segno a Daisuke di avvicinarsi con lui, sempre volesse.
    « Signor presidente, cosa ne pensa della politica sui Quirk? » - Gli avvicinò il telefono al viso come se fosse una specie di intervista, per scherzare spensierato. « Yami ora è il primo ministro del Giappone, ha fatto carriera. Ahem, scusa. » - Si era lasciato un po' prendere da quella visione mistica, ma forse stava un po' esagerando. A meno che Daisuke non volesse rimanere lì a farsi una foto col presidente, sarebbe andato avanti per arrivare di fronte ad una grossa statua di All Might che troneggiava su tutte le altre. L'eroe era in pratica in pensione ed erano ormai anni che non si vedeva in giro, ma anche lui si ricordava delle sue prodezze. Era abbastanza divertente come anche se la statua in cera era probabilmente precisa nei minimi dettagli, All Might sembrava quasi provenire da un qualche cartone animato, come se fosse il Pro-Hero ideale per la nazione.
    « Che strano vederlo qui nella sezione un po'... politica. Mi chiedo se ci siano altri Pro-Hero davanti. Scommetto che quel pazzo di Endeavor esploderebbe dalla gelosia se mai fosse qui. » - Era conoscenza generale che l'eroe infuocato non vedesse proprio di buon occhio l'altro, quindi quel commento era puro gossip rispetto ai due. « Potevano comunque mettere più giapponesi in questa sezione. Semrano quasi tutti stranieri per ora.» - Commentò, sperando di non venire frainteso. Come prima, non amava non conoscere bene quel che vedeva e doversi avvicinare alla targhetta per capire chi fossero. Si stava trasformando in un qualche turista fin troppo esigente?

     
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    Daisuke non voleva sospettare di Ryo. Prima di tutto non gli sembrava una cosa carina da fare, e poi non aveva nemmeno un punto di partenza che desse una motivazione valida per farlo. Sì, aveva fatto quell'inusuale gesto - dal punto di vista del corvino - con il telefono, ma poteva dire con certezza che stesse nascondendo qualcosa? No, era solo caduto vittima della sua paranoia, e si era fatto intrappolare in quel vortice di pensieri e paure senza fine.
    Quello era uno dei suoi difetti più grandi, nei momenti di grande panico si rifugiava nei suoi pensieri, iniziando ad analizzare più del dovuto le cose. Sì, talvolta poteva tornare utile come cosa, ma in quel momento rischiava solo di metterlo in imbarazzo. A ragionare rischiava di ottenere l'effetto contrario però, risultando incredibilmente sospetto allo sguardo gentile del Folle, una cosa che avrebbe evitato davvero volentieri, quella serata era già sul filo del rasoio così, non serviva una spinta in più per farla crollare. Cosa che - sia chiaro - probabilmente non sarebbe successa, ma che il cervello del corvino si immaginava come incredibilmente imminente. Anche non volendo, le sue sinapsi erano abituate a pensare più del dovuto. Forse doveva imparare dal vecchio Ryo, agire senza pensare e rendersi conto delle conseguenze solo in seguito, anche se con l'albino quella metodologia non aveva funzionato poi così tanto. Era finito in coma anche per quel motivo, no? Non conosceva troppo bene quella storia, ma conoscendo parzialmente la persona in questione, poteva immaginare i motivi. Forse un giorno avrebbe fatto qualche domanda più specifica a Ryo, e perché no, magari anche alla svedese. D'altronde era stata lei a portarlo in salvo, o perlomeno così avevano detto le due persone in questione. Effettivamente, il pasticcere era stato un punto focale anche nel suo primo incontro con Yami, e grazie ad una qualche grazia divina era riuscito a scoprire qualcosa di più sul ragazzo. Che ricordi antichi però, erano passati più di quattro anni da quando gli aveva proposto di lavorare assieme... beh, alla fine quel piano era andato a buon fine, e nel migliore dei modi possibili. Faceva quasi strano però, a pensarci ai tempi non avrebbe mai immaginato di darsi all'attivisimo nei confronti delle unicità, aveva un atteggiamento molto più passivo nei confronti del potere con cui era nato. Ma era lui la persona strana, non i milioni di persone che dovevano tenerlo nascosto per tutta la vita.
    "Ma sai che quasi quasi..." - quella frase era accompagnata da una leggera risata, il pensiero era effettivamente divertente, non si sarebbe mai riuscito ad immaginare con la licenza per usare l'unicità, d'altronde avrebbe tradito i principi di Yami, ma più generalmente non era il tipo di persona adatto, decisamente no.
    Sperava che le foto venissero bene, ma doveva affidarsi al giudizio del Folle, non aveva mai avuto un gran giudizio critico su quel tipo di cose, e non si sentiva in grado di autogiudicarsi, non in modo positivo perlomeno. Si era impegnato però, gli sarebbe dispiaciuto abbastanza se fossero venute male. Ora toccava a Ryo però, ed anche il ragazzo sembrava particolarmente concnetrato nel mettere su una posa ottimale. Il busto ben piegato, le braccia che reggono la mazza con una presa relativamente inusuale, ma che si poteva vedere in svariate occasioni nelle partite ufficiali - d'altronde il modo in cui si tiene la mazza, influisce molto su come la palla verrà colpita e lancata - ed infine quel semplice caschetto, appoggiato grossolanamente sui suoi capelli, probabilmente per evitare che si scompigliassero troppo. Erano venute un paio di foto carine, ma come detto in precedenza, il Carro non aveva un ottimo giudizio critico. Probabilmente avrebbe detto che una foto di Ryo, Yami o chiunque altra persona gli stesse vicino, fosse bella in qualunque caso, e nemmeno per lusingheria, era una vera e propria convinzione mentale.
    Qualunque fosse il caso, sembrava che la zona sportiva avesse fatto cilecca, sebbene sperasse che potesse cogliere l'interesse del Folle, che sotto certi punti di vista poteva risultare un po' ignorantello. No, non la stava pensando come una pecca, era una cosa parecchio comune nel cittadino nipponico medio, proprio per quel motivo sperava che lo sport potesse raggiungerlo un po' più facilmente. Evidentemente però, non rientrava negli interessi dell'albino. Fu proprio il compagno a proporre la prossima area, Storia e Leader, una zona dove chiunque avrebbe trovato delle figure abbastanza famose. Chi non conosceva i leader del mondo, o le grandi figure storiche del passato? In quel caso, non era questione di ignoranza, quanto di disinteresse.
    La prima statua ad accoglierli, fu proprio quella del presidente degli Stati Uniti d'America. Una delle personalità più potenti del mondo, d'altronde gli USA erano una delle nazioni più importanti, che fosse a livello economico, culturarle o eroistico. Ironicamente però, sebbene fosse una persona tanto importante, la sua raffigurazione in cera sembrava quasi esageratamente amichevole, come se fosse un vecchio amico che non si faceva vedere da anni, se non persino mesi. Ed il commento di Ryo era abbastanza adatto a quell'atmosfera, un piccolo "scherzo" sul futuro che i membri di ETERNIUM volevano raggiungere... forse, non era sicuro se Yami volesse diventare effettivamente primo ministro del Sol Levante, era decisamente più facile limitarsi al mettere in atto quella rivoluzione generale, la politica era un settore incredibilmente corrotto e complesso alla fine. Chissà, forse sarebbe davvero giunto il giorno in cui si sarebbero messi a pensare a quelle cose in modo serio... un futuro dove le unicità erano libere e nessuno doveva temere di essere multato per una parte del proprio corpo, un futuro probabilmente molto lontano. Chissà però, sarebbero stati in grado di andare oltre il Giappone? Forse sì, magari altre nazionia avrebbero preso ispirazioni, ma era anche possibile che le politiche internazionali costringessero l'archipelago nipponico a limitare di nuovo le unicità. Il corvino non era molto esperto in quel settore, ma si aspettava che Ryo o Yami sapessero molto più di lui.
    "Effettivamente, mettere un eroe in una zona così politica ha un qualcosa di sbagliato... però è stato effettivamente un simbolo per la gioventù giapponese, immagino sia per quello." - con quelle parole Daisuke non voleva insinuare che lo fosse anche per lui, non lo era mai stato alla fine, e non capiva come così tante persone si facessero convincere da quella gigantesca farsa. Non esisteva nessuno di puro, di completamente buono ed onesto, il mondo in cui Daisuke aveva vissuto era fatto di gente che non faceva mai nulla se non per un qualche tornaconto personale, e probabilmente era quella la realtà di All Might, sebbene al pubblico risultasse solamente un gigantesco protettore sorridente. Al commento di Ryo, al Carro scappò una leggera risata, effettivamente si sarebbe ben immaginato la scena dell'attuale eroe numero uno se avesse visto quella statua, conoscendo i suoi numerosi raptus di rabbia in interviste e riprese. Ecco, già lui sembrava un eroe più onesto, sebbene il corvino non lo aprezzasse comunque. Tra i due però, avrebbe probabilmente scelto il secondo.
    "Ma come, lì in fondo c'è Ryoma Sakamoto, non sono così tanti ma ci sono anche i nostri compaesani." - il famoso leader della rivoluzione avvenuta durante l'era Meiji, nonché uno dei padri del giappone moderno, una figura non da poco, e che giustamente era rappresentata in quella splendida sezione politica.
    Chissà, forse Ryo era particolarmente appassionato di storia giapponese, a Daisuke non dispiaceva poi così tanto, e tra i due sarebbe stato un discorso decisamente inusuale.
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    L'albino rifletté sul significato delle parole di Daisuke. All Might era davvero ancora un simbolo così importante per quella società? Ci aveva pensato spesso quando era più giovane ed era un adolescente che amava definirsi ribelle ed andare contro le opinioni degli altri per il gusto di farlo. Ora quelle idee che andavano contro gli eroi in sé gli sembravano infantili e frutto di un punto di vista che non poteva portare a niente. Per quanto non gli stesse simpatico, non poteva negare l'effetto che aveva avuto sulla società, visto che ormai il crimine era aumentato a dismisura dopo il suo ritiro dalle scene. Non amava particolarmente la condotta degli eroi, semplicemente perché erano gli unici in grado di poter usare l'Unicità. Sapeva che non a tutte le persone si poteva dare la fiducia di usare il proprio Quirk per il bene, ma tanto i criminali se ne infischiavano di quelle leggi. Anche i vigilanti erano ricercati tanto quanto i villain più ostici, soprattutto perché non c'era niente che li potesse fermare dal compiere una strage di criminali. E stava per finire vittima di uno di loro, anni prima.
    « Ho sempre preferito Endeavor., una volta avevo pure comprato la sua felpa. » - Confessò, prima di ripensare all'oggetto in questione. Chissà se lo avevano buttato o conservato con cura. Era abbastanza divertente immaginarsi la sorte delle sue cose, forse distribuite a decine di persone in tutta la città e magari anche fuori. La sua preferenza verso il baffo di fuoco era data più che altro al suo comportamento freddo e rude con le masse e soprattutto perché a tutti piaceva All Might e quando ancora gli importavano quelle cose sapeva che non a tutti piaceva Endeavor. Era un qualcosa di molto infantile ma quando non riusciva a capire la gente, si immaginava che anche il Pro-Hero semplicemente non capisse l'affetto e l'adorazione per lui. Questo relazionarsi con le star gli sembrava ormai una cosa molto comune, anche se non riusciva più ad immedesimarsi in loro. Aveva capito che non erano perfetti e che ognuno di loro aveva la propria vita dove erano persone che erano tristi e si arrabbiavano. Chissà, forse era meglio prima quando non se ne era accorto.
    « Ah. Non avevo notato. » - Quel commento era stato un po' di troppo, tanto che gli sembrò che Daisuke lo stesse quasi richiamando. Beh, sperava non fosse quello il caso perché gli avrebbe spaccato la faccia probabilmente. Era una reazione fin troppo esagerata e lo pensava solo nella sua mente contorta, ma sperava che nessun Quirk di lettura mentale gli togliesse anche quella libertà. Ovviamente erano amici e poteva reggere un po' il far notare quanto a volte fosse scemo, bastava che non lo facesse troppo spesso.
    Sakamoto Ryoma. Una figura che aveva così tante rappresentazioni anche negli show e nelle opere più moderne che probabilmente anche gli occidentali conoscevano il suo nome. Provò una sensazione ancora più strana della statua di Marylin. L'attrice era comunque una parte della cultura pop e considerato il suo successo era facile considerarla come "viva". Una figura storica del genere, messa in una statua così come se fosse una persona che poteva camminarti accanto a Shibuya... era una bella sensazione, come se si sentisse più collegato alla propria storia. Poi lui non era così tanto bravo in quella materia ed aveva la conoscenza popolare su di lui come quella di un qualsiasi giapponese, ma per l'albino era quasi una ragione di felicità vedere l'uomo che aveva fatto la storia dell'arcipelago di fronte ai suoi occhi. Per quella volta non fece una foto ma guardò con curioso silenzio la statua di cera che restituì a loro uno sguardo fiero. Per quanto non fossero popolari come gli attori, quelle statue avevano di certo un'espressione molto più umana dei sorrisi degli americani. Camminarono ancora vedendo da una parte il pacifico Gandhi, dall'altra ulteriori capitoli della storia giapponese. Seduto in un angolo, su uno sgabello decorato, c'era un uomo dai folti capelli corvini e l'aspetto decisamente più piacevole delle altre figure storiche o politiche. Accanto alla sua postazione c'era un ritratto che risolse i dubbi dell'albino: era il temibile comandante dello Shinsengumi, Hijikata Toshizo. Per quanto la sua reputazione fosse quella di un demone, la posa della statua era quella di un tranquillo uomo che si stava facendo ritrarre per quella che era in realtà una foto. Guardando meglio quella parte di corridoio sembrava dedicata ai membri più famosi dello Shinsengumi, da Okita Souji a Yamanami Keisuke. Anche se beh, probabilmente nessuno era così particolare come il primo che avevano visto. Notò una certa somiglianza tra chi lo accompagnava ora e l'uomo seduto sulla sedia.
    « Un po' assomigli ad Hijikata, sai? » - Si rivolse a Daisuke, sorridendo beffardo. Sicuramente non c'erano membri del plotone che avessero i capelli bianchi e la pelle scura, quindi perlomeno era salvo da una possibile ripicca. Forse sarebbero rimasti un po' a parlare, ora che era finita la sezione politico-storica.

    « Ma c'è una nuova sezione eroi... » - Con gli occhi si tuffò verso il volantino, notando che in effetti una piccola area era stata allestita per ricordare a tutti i più grandi eroi del Giappone. Avrebbe convinto Daisuke ad andarci, visto che lo interessava parecchio vedere chi ci fosse in quella sezione. Non avrebbero dovuto camminare molto, bastava solo attraversare un paio di corridoi e poi sarebbero giunti a destinazione. Per strada avrebbe notato un luogo indicato da un grosso cartellone: sembrava che ci si potesse far fare uno stampino della propria faccia con la cera. Un'attività estremamente interessante, almeno secondo il punto di vista dell'albino. Era un modo per vedersi da un altro punto di vista? Per poter lasciare il proprio volto al futuro? O per rimanere per sempre immortalati con una tecnica che forse avrebbe fatto ridere gli archeologi del futuro? Gli sembrava una buona idea, però. Forse... forse poteva regalarla a qualcuno di speciale. « Ci si può fare una maschera con la propria faccia, wow... ti va di farlo dopo? » - Avrebbe domandato a Daisuke, sperando che accettasse. Costava un po' di yen ma avrebbe piuttosto pagato lui se l'amico non voleva spendere troppo o era al verde. In ogni caso, Ryo da lontano avrebbe intravisto la coloratissima area Pro-Hero, che sembrava essere una delle più nuove e curate e soprattutto una delle più affollate.
    « Qui le statue sembrano ancora più particolari, guarda! » - Si sarebbe avvicinato allegro ad una statua che riprendeva le forme della famosa ed amata Kaori Shizune. La donna era stata ritratta in una posa molto dinamica, come se fosse nel bel mezzo di trasformarsi in gelatina ed andare a salvare qualche civile dentro un palazzo in fiamme. I lunghi capelli verdi così come la maggior parte del corpo erano piegati in avanti e composti da quella che sembrava del materiale verde semitrasparente: toccando la statua Ryo e Daisuke avrebbero potuto notare come fosse più morbida e viscida al tatto. Non sapeva perché era così entusiasta di vedere quegli eroi: il tempo in cui sognava di essere un Hero erano ormai finiti, ma non riusciva a trattenersi nel pensare che fossero in qualche modo cool. Non apprezzava il loro contributo nella società da un punto di vista culturale, ma era sempre bello vedere qualcuno che usava i suoi poteri così bene. Forse era solo una speranza che prima o poi tutti i cittadini avrebbero sviluppato quel potenziale.
    « Whisper, Endeavor, Trashman... li hanno messi proprio tutti. » - Passò da una statua all'altra un po' come un fanatico, aspettando però Daisuke. Notò con la coda dell'occhio una Pro-Hero che non riconobbe subito, anche perché era praticamente nuova sulla scena. La sua tuta sembrava molto particolare ed assomigliava quasi ad un drago con quei colori. Il nero ed un rosso scarlatto erano predominanti, una maschera sul volto ed un paio di corna che spuntavano dalla testa. Guardò meglio il nome e lesse "Twilight". « Ah... lei non la conoscevo. Magari è nuova e ha fatto una collaborazione? » - Propose per risolvere il mistero. Guardò per un attimo Daisuke con gli occhi verdi, chiedendosi se... beh, gli piacesse seguirlo per tutte quelle stanze in quel modo. Si chiese se non stesse pensando solo a sé stesso in quel preciso istante. Non aveva in mente gli interessi di Daisuke tanto da... sapere se gli piacevano quelle sezioni che lui sembrava adorare, come un bambino accompagnato da un genitore di mezza età che non capisce niente. I suoi occhi vagarono velocemente da una parte all'altra della stanza posandosi su Daisuke per un millisecondo, prima di riprendere a parlare imbarazzato.
    « Ah... uhm, scusami. Mi sono lasciato prendere di nuovo. » - Assottigliò le labbra, prima di guardarlo con un mezzo sorriso. Era di nuovo una palla al piede? Di nuovo? Un ragazzino che non sapeva nulla del mondo e delle sue persone? « Non so se ti piacciono queste cose, ti sto facendo vagare per il museo di fretta... sono un po' un disastro con queste situazioni sociali. » - Non sapeva se fosse giusto giustificarsi, evidenziare i propri errori.
    « Non vorrei farti pentire di passare questa serata con me. » - Si grattò la guancia nervoso, guardando di lato, un sorriso malinconico sulla sua faccia mulatta.

     
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    Il corvino non avrebbe mai pensato che a Ryo potesse piacere Endeavor. Se lo era sempre immaginato in modo diverso, come il ragazzino che disprezza gli eroi, sebbene non abbia un vero motivo per farlo. Ma effettivamente quell'idea erronea di Daisuke non aveva basi da nessuna parte.
    Anche se in realtà - durante i suoi primi incontri con l'albino - gli era sembrato di vedere un chiaro disaccordo con gli eroi, che in alcuni frangenti sembrava tramutarsi davvero in odio. Ma probabilmente il Ryo che aveva conosciuto era molto diverso dal Ryo adolescenziale, non poteva metterlo in dubbio.
    Chissà perché proprio l'attuale eroe numero uno però. Forse il giovane Ryo voleva fare il bastian contrario, e supportare l'eroe che la maggior parte delle persone non apprezzavano. Però poteva anche essere una simpatia casuale, magari l'eroe gli sembrava semplicemente più affine a sé stesso, e ciò lo portava ad apprezzarlo molto più di All Might. Qualunque fosse il caso, quella poteva essere un ottima idea per un regalo goliardico nel futuro. Una felpa del famoso eroe, così da far scaturire qualche risata tra i due. Sempre che il Folle aprezzasse scherzi di quel tipo, non ci avrebbe messo la mano sul fuoco.
    Forse Daisuke sbagliava ad avere pensieri tanto blandi nei confronti dei grandi eroi dell'archipelago però, erano figure importanti, forse persino più dei politici stessi, ed entrambi - sia Endeavor che All Might - sarebbero stati in grado di controllare enormi flussi di ammiratori, quasi come se quello fosse un potere aggiuntivo nelle loro unicità. Potevano risultare pericolosi per i fini di ETERNIUM, come potevano anche non esserlo, dipendeva tutto dalle opinioni che potevano mostrare nei confronti dell'idea di Yami. Era molto probabile che non fossero troppo amichevoli però, alla fine erano loro a perderci, uno la pensione, e l'altro l'effettivo stipendio. Solo quello non gli sembrava abbastanza per odiarli però, erano comunque persone, e probabilmente meritavano un rispetto non ignorabile.
    Non osava immaginare quante persone avessero salvato da situazioni critiche, magari evitando la morte di centinaia - se non migliaia - di persone. Daisuke invece, cosa poteva sfoggiare? Aveva ucciso un ragazzino, ma allo stesso tempo aveva contribuito nel salvataggio della città. Forse era un esagerazione dire così però, erano stati quei due vigilanti a salvarla, i vecchi membri di ETERNIUM avevano solo assistito alla scena, riuscendo solo parzialmente ad aiutare. Ma cosa poteva farci? D'altronde non aveva una licenza che gli dava il permesso di fare quello che voleva con l'unicità.
    L'ultimo commento del Carro aveva scaturito una risposta amara da parte di Ryo, quasi come se fosse offeso dall'affermazione del corvino, sebbene Daisuke non ne capisse il motivo. Che cosa aveva detto di strano? Immaginava che il Folle non avesse visto la nobile figura di Sakamoto, e quindi l'aveva indicata. Era stato lui a dire che c'era carenza di giapponesi alla fine, se non voleva ascoltare l'opinione del corvino avrebbe fatto meglio a stare zitto.
    A Daisuke quel tono amaro non faceva impazzire infatti, gli dava l'idea di aver rovinato la serata, così, in giro di pochi secondi. Ed in quel momento, la cosa peggiore era che non aveva la minima idea di quale fosse la sua colpa, lo faceva arrabbiare ancora di più. Ma non era ancora ora di andare nel panico, d'altronde - sebbene sembrasse incredibilmente offeso - Ryo non se ne era ancora andato, ed evidentemente la serata era ancora intatta.
    La statua di Sakamoto era decisamente bella, sembrava quasi avere un fascino superiore a qualsiasi altra statua in quel museo, sebbene Daisuke non ne capisse il motivo. Forse quella sensazione era data dall'importanza che il samurai aveva ricoperto nella storia giapponese, era una personalità decisamente fondamentale per ciò che la nazione del Sol Levante era in quel momento, e sembrava impossibile immaginarsi un futuro dove non esistesse.
    Guardandolo però, nessuno avrebbe immaginato che fosse una persona così tanto importante, non era poi così diverso dal classico giapponese, quello che potresti vedere in una passeggiata a Shibuya, ma anche Daisuke stesso per esempio.
    Continuando in quella sezione poi, poterono osservare altre persone davvero importanti, come Ghandi per esempio, sebbene non fosse poi così fondamentale da un punto di vista giapponese. Anche lui però, con quel suo sguardo gentile e tranquillo, aveva fatto la storia dell'umanità nell'ultimo secolo.
    Proseguendo sempre più a fondo in quella parte del museo, arrivarono persino in una zona dedicata alla Shinsengumi. Hijikata, Okita, Yamazaki, Kondo. Solo alcune delle persone presenti in quella piccola sezione, ma tutte egualmente importanti. Anche loro, proprio come Sakamoto in precedenza, avevano segnato la storia del Giappone, e proprio come l'uomo visto prima, non erano poi così tanto dissimili dal classico giapponese stereotipato. Ma d'altornde era un epoca ormai antica, dove le unicità non esistevano, e probabilmente nessuno di loro poteva immaginare cosa il futuro avrebbe portato.
    Ascoltando il commento di Ryo, Daisuke rispose con una leggera risata. Effettivamente una certa somiglianza c'era davvero, ma bisognava dire che Daisuke aveva tutti i tratti del giapponese tipo, se non per l'altezza un po' sopra la norma. Purtroppo, nella simil polizia di fine ottocento non c'erano persone di colore con i capelli bianchi, e quindi Daisuke non poteva rispondere a Ryo per toni, era davvero un peccato.
    E così, dopo aver superato quella ammirabile sezione, arrivò il momento di una delle zone più innovative del museo. Quella in cui venivano raffigurati gli eroi. Sinceramente, Daisuke non ci teneva poi così tanto ad attraversarla, a differenza delle altre personalità infatti, non riteneva necessario raffigurare tutti quelle semplici persone in statue. Le faceva quasi sembrare delle celebrità - anche perchè effettivamente lo erano - ma la cosa era incredibilmente sbagliata. Non erano persone da glorificare, stavano facendo il loro lavoro alla fine, e il museo non poteva certo metterla da un punto di vista filosofico, mancavano delle statue di dottori, vigili del fuoco o normali poliziotti per quello. Era chiaro che fosse una semplice mossa di mercato, così da gonfiare ancora di più la fama degli eroi ed accrescere parallelamente i fondi del museo stesso.
    Ma sebbene non fosse così tanto invogliato, Ryo riuscì a "convincerlo". Non si sarebbe certo messo a far foto, però gli dispiaceva dir di no al compagno, sembrava quasi un bambino davanti al suo idolo, come se l'idea di esplorare quella nuova sezione fosse decisamente più allettante rispetto a tutte le zone osservate in precedenza, e ciò un po' lo rattristava.
    "Oh, certo! Sono curioso sul procedimento sinceramente." - effettivamente, fare la maschera era uno dei motivi per cui aveva scelto di andare proprio in quel museo, e se ne stava quasi per scordare. Sarebbe stata incredibilmente divertente come cosa, e sinceramente Daisuke stava pensando di regalare la sua faccia all'albino, era una cosa decisamente ilare da fare, molto più rispetto alla felpa ipotizzata in precedenza.
    E dopo quella breve pausa, ricominciò il viaggio dei due giovani per il museo, sebbene questa volta la persona entusiasta fosse Ryo, con un Daisuke decisamente meno interessato alle statue. Sì, le statue erano impeccabili, ma i soggetti non gli interessavano poi così tanto, percui stava in disparte, osservando solo ogni tanto le sculture in cera. Però gli faceva piacere vedere il Folle così allegro, sebbene non pensasse avesse una tale passione per gli eroi.
    "Possibile sì, anche se sarebbe un po' triste come cosa." - effettivamente, collaborare con un museo di quel tipo era un azione abbastanza losca, come se si volesse accrescere artificialmente la fama di una persona praticamente sconosciuta. Era ancora presto per giudicare però, d'altronde non l'aveva effettivamente mai vista, né sul giornale, né su Internet, e sembrava che quella fosse un opinione abbastanza comune tra i visitatori del museo, che non la circondavano poi così tanto, a differenza delle altre "celebrità" in quella sezione.
    "No no, non preoccuparti! Amo stare in tua compagnia, anche se questa sezione non mi interessa poi così tanto, già." - la reazione preoccupata dell'albino lo mise un attimo sull'attenti. Pensava di essere lui l'anello debole di quella serata, pensava di star fallendo ad intrattenere il Folle, e si sentiva in colpa per non essere abbastanza allegro, ma evidentemente il ragazzo dai capelli bianchi la pensava diversamente. Beh, perlomeno Daisuke era riuscito a trasmettergli la sua reale opinione, in una delle poche occasioni dove non si auto-censurava. Aveva anche ammesso di star bene con il mulatto, una cosa decisamente coraggiosa per gli standard esremamente bassi del Carro.
    Era da parecchio che camminava, e il non aver cenato del corvino iniziava a farsi sentire. E sinceramente aveva molta paura sul tempo che avrebbero dovuto aspettare per farsi fare le maschere, d'altronde non si immaginava un processo poi così rapido.
    "E' un po' imbarazzante, ma io sto iniziando ad avere un po' di fame…" - era una cosa un po' triste da dire, però non era il momento adatto per nascondersi dietro l'imbarazzo - "Tanto penso non ci sia più molto da osservare, no?"
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    Era davvero triste che un Pro Hero collaborasse con agenzie pubblicitarie ed altro per diventare famoso? Ryo non ne era così sicuro. Per lui non c'era nulla di male nel diventare famosi, anche se era ormai comune assistere alle figuracce dei Pro-Hero piuttosto che alle loro premiazioni. Era ancora più strano che nella sua mente cominciasse a difendere mentalmente coloro che un tempo considerava dei nemici, ma forse era veramente solo una sua fissa adolescenziale il doverli avvertire come tali. Con tutte le esperienze che aveva avuto in passato chissà cosa ne pensava Daisuke, chissà se lo riteneva uno sciocco a pensare quelle cose. Alla fine lui aveva avuto strani contatti con famiglie della Yakuza, ma non sapeva se questi rapporti continuassero fino ad oggi. Un po' sperava di no e che si fosse messo a posto. Come si erano detti prima, il corvino cercava un mestiere per sistemarsi e per quanto Ryo avesse totalmente stravolto la sua vita (in meglio) sapeva che non era facile per tutti. Sperava solo che un giorno si sarebbero potuti trovare tutti in pace da qualche parte, magari la sua stessa pasticceria, senza temere che qualcuno finisse nei guai per affari loschi.
    « AH, certo. In effetti non abbiamo preso niente prima di entrare, anche io ho un po' di fame. Penso troveremo qualcosa da mangiare anche solo camminando, dai. » - Le parole di Daisuke lo avevano rincuorato molto, anche se era difficile riassumere quelle emozioni in poche parole. Non aveva detto niente ovviamente, anche perché dopo quell'imbarazzante confessione non c'era molto che potesse aggiungere senza peggiorare quella situazione. Amava così tanto la sua compagnia da sacrificare una possibile serata dove si sarebbe potuto divertire? Oppure si stava già divertendo in quel momento? L'albino sorrise guardando dall'altro lato, prima di mettersi poco elegantemente le mani nelle tasche del vestito tradizionale. Lo rendeva abbastanza felice che fosse veramente contento di stare con lui, che fosse in qualche modo desiderato ed apprezzato da qualcuno. Anche se era qualcosa che ormai doveva essere ovvio, non smetteva mai di ringraziare il destino per aver trovato delle persone che potessero essere sue amiche. Si sentiva un po' come un artista che guarda l'orizzonte, mentre il vento sussurra tra i capelli. Come poteva definirlo... si sentiva in qualche modo completo in quell'istante? Fino a quando camminava in quello che era quasi un travestimento per Halloween da quanto non sembrava appartenere alla sua pelle. Che idiota che era diventato, da diventare sentimentale in momenti come quelli.
    « In effetti abbiamo quasi finito. Magari per le maschere possiamo tornare un'altra volta, il museo non mi sembra così affollato. » - Avrebbe proposto, incamminandosi verso l'uscita. C'erano sicuramente delle sezioni che non avevano visto bene, come uno spettacolo di ballerini olografici che ballava all'infinito le stesse coreografie, ma era abbastanza soddisfatto di aver visto la maggior parte delle statute. Si sarebbe divertito molto a guardare le foto che aveva fatto dopo. Il tempo era passato in fretta, ma uscire di nuovo all'esterno lo faceva sentire come se avesse fatto un salto temporale. Quasi come se fossero passati quattro mesi da quando era entrato lì dentro. Ignorando quella sensazione, sarebbe uscito facendo un piccolo inchino al receptionist e immergendosi di nuovo tra la gente. C'era di nuovo fila per entrare e Ryo fu molto felice di essere entrato subito senza dover attendere un'eternità per entrare. Rispetto al chiacchiericcio che caratterizzava il museo c'era di nuovo la calda atmosfera di una Tokyo nel bel mezzo di un festival, tutte quelle persone che si assomigliavano e che al contempo erano uniche. Chissà se la folla sarebbe risultata diversa se la parola di ETERNIUM avesse preso piede. Dovevano decidere dove e cosa mangiare. Magari meglio un classico al polpo, che piaceva più o meno a tutti? O forse meglio provare qualcosa di dolce e caratteristico, visto che se ne intendeva un po' di più? I pensieri del membro di ETERNIUM furono interrotti dall'ennesima notifica che controllò a malavoglia.
    « Scusa... ah, è di nuovo quel gioco scemo. Un attimo che lo apro e tolgo le notifiche... » - Heroes Against Evil lo avvisava che il banner di Whisper Summer sarebbe presto finito, facendo nascere in Ryo l'ennesima irritazione causata dai gacha. Mentre camminavano prese il cellulare in mano, deciso ad eliminare quell'elemento di disturbo che continuava a prenderlo in giro. Tanto non poteva ottenere il personaggio che tanto voleva, tanto valeva dimenticarselo per qualche giorno. Lo schermo di caricamento fu presto sostiuito dalla home del gioco, che raffigurava alcune delle sue unità e le varie possibili attività. Buttò un occhio mentre pigiava per andare tra le opzioni, notando un pallino rosso che prima non c'era, o perlomeno che non aveva notato. Aveva... aveva ancora una summon disponibile per il banner che scadeva in un minuto. Era un segno? Possibile che il gioco volesse premiarlo dopo aver ascoltato le sue lamentele interiori? No, anche contanto tutti i sistemi per i personaggi rari era quasi impossibile trovare proprio lei. Pensandoci, Daisuke ci giocava. Magari gli avrebbe portato fortuna nell'infinitesimale possibilità che una stella cadente li stesse guardando in quel momento.
    « Ti ricordi Heroes Against Evil? Prova ad evocare qualcosa, ho un biglietto. » - Ryo avrebbe passato lo smartphone a Daisuke, ancora aperto sulla pagina delle evocazioni. La Pro-Hero Whisper in un colorato kimono sorrideva al Carro di ETERNIUM, invitandolo a provare ad evocarla mentre loro camminavano verso gli stand del cibo. Ryo non si aspettava granché, se doveva essere onesto. Gli faceva solo ridere che si fosse dimenticato di avere una possibilità in più proprio ad un minuto della scadenza.

     
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    L'atto di estremo coraggio di Daisuke non aveva ripagato poi così tanto. Anzi, si potrebbe dire che non aveva ripagato affatto, non dal punto di vista del corvino perlomeno. Era stato onesto con sé stesso, e aveva ammesso quanto gli piacesse la compagnia del Folle, sperando di ricevere una reazione un po' più... come dire, visibile. L'albino non gli era mai sembrato un ragazzo troppo aperto nei confronti dei propri sentimenti, si ricordava ancora parecchio bene quella sera di anni prima, dove - dopo una quantità di alcool non indifferente - era riuscito a conoscerlo più a fondo. Forse quei sentimenti che provava erano sbocciati da lì, da quella discussione che avevano avuta in quella terribile casa che aveva ai tempi. Da un lato era meglio così, sarebbe stato fin troppo imbarazzante per il ventiseienne se Ryo avesse dato effettiva importanza a quelle sue parole. Non era minimamente pronto a rispondergli, non aveva nemmeno la minima idea di cosa l'albino potesse dirgli in risposta. L'idea di buttarsi nel vuoto con gli occhi chiusi era una cosa che lo spaventava decisamente troppo, seppur definire il Folle come un abisso sconosciuto fosse particolarmente offensivo.
    D'altro canto, una cosa a cui Ryo aveva dato importanza era quell'imbarazzante domanda che Daisuke aveva fatto subito dopo, quasi a nascondere quell'affermazione di puro apprezzamento, come se si fosse imbarazzato moltissimo dell'aver pronunciato quelle poche parole. Un po' come un bambino che finge di farsi male dopo aver fatto un danno, sperando inutilmente che la punizione si riduca. Quell'inevitabile realtà però, era stata agilmente evitata dal corvino, che con rammarico - ma forse anche un filo di felicità - aveva visto il Folle rispondere a quel suo bisogno umano di mangiare.
    "Beh sì, credo che basti fare cento metri, ci sono bancarelle praticamente ovunque alla fine." - perché non aveva dato peso alla sua affermazione però, era quello ciò che Daisuke avrebbe voluto chiedere al ragazzo. Che provasse un opinione così tanto diversa? Che avesse fatto quella domanda solo per conferma? Sarebbe stato un duro colpo per il ragazzo, ma lo avrebbe compreso. Quel silenzio però era peggio di un rifiuto, lo costringeva a rimanere solo con la sua mente, una cosa decisamente opprimente per il ventiseienne. Il suo cervello era perfettamente spaccato in due, una parte voleva urlare al ragazzo dai capelli bianchi, chiedendogli delle risposte. L'altra invece, riteneva quel pensiero incredibilmente inopportuno, ed era consapevole di come Daisuke stesse semplicemente dando troppo peso alla cosa. Forse Ryo era solo troppo imbarazzato per rispondere, o magari non riusciva a trovare le parole corrette per non risultare troppo smielato. Magari le abilità del corvino non avevano affatto sbagliato in precedenza, ed il vice di ETERNIUM era davvero in una relazione romantica con qualcuno che non conosceva, in quel caso era ovvio che non potesse rispondere ad un'affermazione come quella, avrebbe solo rischiato di creare equivoci. Ma per quanto il cervello di Daisuke si ostinasse a trovare una risposta valida, l'unica ad essere completamente tralasciata era proprio quella più probabile. Forse, i due ragazzi avevano dato due pesi diversi a quell'affermazione, e proprio per quel motivo la reazione dell'albino era venuta a mancare. A volte pensare troppo non aiuta, ma quella era una cosa che Daisuke non avrebbe mai imparato.
    "Già. Sarebbe bello rivisitarlo tutti assieme in futuro, dovremmo proporlo a Yami. - quello, a differenza della sua affermazione precedente, era un'qualcosa che aveva realmente pensato. Sarebbe stato bello riesplorarlo di nuovo, tutti e cinque assieme. Per Daisuke e Ryo sarebbe stata un'esperienza un po' noiosa sì, però era abbastanza sicuro che essendo in gruppo si sarebbero divertiti comunque. E poi Evelynn era americana, chi meglio di lei per riconoscere le innumerovli celebrità che Ryo non conosceva minimamente.
    In realtà, guardando meglio quella brochure esplicativa del museo, si potevano vedere numerose zone che i due non avevano nemmeno sfiorato, ad esempio un piccolo palco adibito alle foto, dove i visitatori potevano fotografarsi con una band relativamente famosa, emulando di essere in concerto. No, Daisuke non conosceva minimanete il gruppo in questione, però l'idea era incredibilmente figa. Beh, come detto dal Folle però, c'era sempre tempo per tornare, anche in un giorno non festivo.
    Uscendo dal locale - facendo ovviamente un piccolo inchino alla ragazza della reception - i due si sarebbero finalmente avviati, potendo osservare come la fila si fosse allungata incredibilmente. La temperatura della capitale era piacevole in quel momento. Non c'era freddo sebbene fosse sera, ma proprio per quel motivo non c'era nemmeno caldo. Ed il tutto accompagnava così bene quella calda atmosfera che avvolgeva tutta Tokyo. I giorni di festa erano davvero molto diversi da quelli normali, pensare che la grigia città poteva assumere un aspetto così... allegro? Sì, forse allegro era la parola giusta. Le persone in strada sembravano felici, chi più, chi meno, ma in quella massa uniforme - d'altronde la maggior parte delle persone stavano indossando uno yukata, per quanto essi potessero variare non poco tra di loro - quello era l'atteggiamento più comune. Chissà come appariva il duo alle altre persone. Anche loro sembravano felici? Soddisfatti magari? O forse stanchi ed affamati?
    Ad un certo punto, al giovane compagno dai capelli bianchi giunse l'ennesima notifica, sebbene questa volta venne trattata con più importanza. Parlava di un gioco, che fosse HAE? Sapeva che il Folle ci giocava abbastanza, ed in realtà anche il Carro non era un totale novellino.
    Non era esattamente un fan sfegatato dei giochi per telefono, però era andato parecchio avanti nella trama, e a dire il vero era anche parecchio fortunato. Bastava prendere per esempio Summer Whisper, aveva fatto un paio di tentativi a caso, giusto per provare, ed era riuscito a trovarla praticamente subito. Non gli importava poi così tanto però, non era un personaggio che attendeva o altro.
    Ad un certo punto però, quasi a riprendere i suoi pensieri, Ryo gli fece una richiesta particolare. Poteva fare un tentativo, con l'ultimo biglietto rimastogli. Sinceramente Daisuke non gli aveva dato troppo peso, pensava che fosse semplicemente una richiesta casuale, magari Ryo non era riuscito a trovare nulla, e quindi voleva provare a chiedere ad altri.
    Perciò, cercando di far vedere lo schermo anche al Folle, Daisuke clicco con il dito indice sul pulsante a schermo, quello per fare una singola evocazione.
    In quel momento, con un leggero freeze del gioco, una particolare animazione si fece spazio sullo schermo. Era leggermente diversa da quella normale, una cosa che attirò non poco l'occhio vigile del corvino. Ed infatti, pochi seocndi dopo, la splendida immagine disegnata di Whisper, con addosso un Kimono, si fece spazio sullo schermo del telefono.
    "Che culo! Ne avevi già una per caso?" - sinceramente non si aspettava di trovare effettivamente qualcosa, ma come detto, era parecchio fortunato su quel gioco.
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    TANABATA FESTIVAL
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    Era uno strano connubio mistico quello che si era creato tra il festeggiare il Tanabata e giocare al gacha sul proprio cellulare. Soprattutto festeggiarlo con Daisuke, uno dei suoi amici più cari. Si chiedeva se in qualche universo alternativo Ryo Tatsuki stesse camminando per quelle stesse vie affollate come con qualcun altro. La propria famiglia, uno strano misto di capelli bianchi e scuri come la notte? Un gruppo di colleghi di lavoro che cercava di dimenticare la fatica dell'ufficio? O qualcuno di più vicino, una fidanzata magari. O anche un fidanzato, era abbastanza impossibile che qualcuno potesse sopportarlo a tal punto da mettersi insieme a lui. Ryo temeva di essere noioso come persona: non aveva molti hobby ed erano quasi tutti cose abbastanza da nerd. Probabilmente la Serpe anni prima aveva fatto male a regalargli un cellulare, considerato che appena aveva preso un modello che poteva reggere i videogiochi si era appassionato, fin troppo. L'ultimo che aveva giocato era un RPG con la console di suo fratello, qualcosa di fantasy su cavalieri europei. Riguardandolo di recente si era accorto di quanto orribile fosse la grafica, ma forse il valore maggiore proveniva da quei ricordi di momenti tranquilli.
    « Già, sono sicuro le piacerebbe un sacco. Anche a Yuya, heh. » - Si chiedeva tutte le foto che si sarebbero potuti fare assieme e che strane combinazioni di statue. Magari c'era qualche regina svedese e Yami avrebbe potuto fare una foto con i suoi consanguinei. Non aveva detto di avere dei castelli in Svezia? Forse era veramente una nobile e avrebbe semplicemente aggiunto una foto all'album con la sua trisnonna. Mentre camminava accanto al corvino gli sembrò che quest'ultimo fosse un po' più pensieroso del solito. Chissà cosa gli frullava nella testa, di continuo. Tutte le parole che ogni tanto gli uscivano come una specie di fiume in piena di cui si rompevano gli argini? Era una similitudine fin troppo offensiva per Daisuke, che probabilmente avrebbe semplicemente continuato a pensarci sopra fino a farsi esplodere la testa. Si chiedeva se convenisse mangiare qualcosa di fritto con quello yukata, visto che era nuovo. Voleva mangiare per evitare l'imbarazzo di prima e proseguire quella serata divertendosi. Ponderava sul futuro con le dita appoggiate al mento, poco dopo aver passato il cellulare al Carro. Onestamente non ci credeva per niente, ma c'era una piccola speranza nel suo cuore che avvenisse un miracolo. Spostò gli occhi verdi sulle persone che aveva davanti per notare uno dei tanti stand che offrivano streetfood a prezzi fin troppo alti, distraendosi un secondo dall'evocazione compiuta dall'amico. Un flash, un lampo dorato catturò le sue iridi mentre l'animazione era già a metà. No... era impossibile. Un personaggio di rarità così alta, con un roll a caso? Non era di sicuro Whisper, anche trovando un personaggio oro in quel banner le probabilità erano fin troppo basse per trovarlo nell'infinita schiera di personaggi. Ed eppure, i capelli biondi della Pro-Hero incorniciati dallo speciale fermaglio del Tanabata apparvero sullo schermo. Aveva persino un kimono personalizzato e quella versione aveva delle skill di supporto totalmente sbilanciate, un po' come tutte le versioni speciali dei vari eroi. Ryo aggrottò le sopracciglia ed appoggiò le dita della mano sulla tempia, guardando Daisuke. Quanto era fortunata la persona che aveva di fronte?
    « No... che culo... » - Pronunciò, facendosi passare il telefono. « Non scappare da nessuna parte, ti faccio evocare ogni volta che esce un personaggio che mi piace. » - Non sapeva cosa dire. Ringraziarlo? Abbracciarlo? Sentiva un peso levarsi dal suo petto, il peso di essere quasi arrivato a spendere soldi veri su quel gioco orribile.
    « Grazie! Sul serio, come hai fatto. Ho speso tutte le evocazioni, mi hai salvato. - Quella serata era finita in maniera decisamente migliore di quanto si aspettasse. Forse era una felicità fin troppo artificiale, ma almeno poteva godersi quelle feste e tornare a casa potenziandola al massimo. Per ora si doveva concentrare però, non poteva passare tutta la serata a guardare lo sprite della Pro-Hero. Posò il cellulare e prese la mano di Daisuke, sorridendo deciso. Quelle cose si vedevano solo nelle serie animate, ma forse era meglio spronare un po' il corvino.
    « Andiamo, su. Offro io, come minimo! » - Lo trascinò in mezzo alla folla, portandolo poi di fronte ad un piccolo ramen-ya che sembrava però accogliente ed abbastanza libero. Non gli dispiaceva anche spendere un po' più di soldi del solito per offrire a Daisuke qualcosa di buono, visto che aveva probabilmente esaurito tutta la sua fortuna in quell'evocazione. Probabilmente avrebbe speso meno soldi a comprare semplicemente l'unità, però era molto meglio vivere il calore di un bel pasto. Avrebbe chiesto al proprietario un posto per due, che per fortuna era disponibile. Tutta la fortuna che aveva perso durante quelle settimane l'aveva riguadagnata lì. Si sarebbero poi seduti assieme vicini alla strada, a contatto con il festivale e le persone che navigavano nel caldo. Sperava che quei momenti non finissero mai, non sapendo quello che da qualche mese a quella parte sarebbe accaduto alla città.


     
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    Ciao ragazzi,

    Dato che la role sfruttava lo Slot Tanabata e si è conclusa molto dopo la fine dell'Evento, secondo le regole,

    Daisuke: +25 exp
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    Passo e chiudo! :**:
     
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