Silly Bunny meets Sly Fox

[Fight Role] Yumerno Saki - Morrigan O'Brien

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    Narrato - Parlato



    Per sicurezza Sakiko con espressione assorta osservò per un ultima volta il proprio riflesso allo specchio. Sembrava tutto a posto. Ovviamente ad eccezione del fatto che il riflesso che appariva sullo specchio non era quello della solita biondissima Sakiko ma di una Sakiko dalla scura chioma bruna.

    La “bruna” idol studiò attentamente la chioma scura con sguardo critico. Sarebbe stato problematico se la parrucca si fosse sfilata fra un movimento e l’altro. Ma la ragazza si sentiva abbastanza sicura – dopo un paio di mesi di pratica aveva acquisito una certa maestria nel fissare la parrucca in maniera stabile. Avrebbe potuto saltare, correre e fare capriole senza rischiare di rivelare la sua reale chioma dorata. L’idea le era venuta durante l’ultimo Comicon che aveva visitato insieme a Joshua – in quell’occasione aveva approfittato per confondersi in incognito fra la folla indossando un costume da cosplay. Era stato fantastico. Tutta la gente in cui si era imbattuta aveva riconosciuto il personaggio che stava interpretando ma non lei. Per lei era la cosa più vicina all’essere invisibile.

    In passato aveva adoperato diversi metodi per muoversi incospicua in luoghi pubblici ma dopo un po’ aveva realizzato che non c’è niente di più cospicuo di qualcuno con occhiali da sole e cappello nero che si guarda costantemente attorno per assicurarsi di non essere notato.
    Ovviamente, in genere una semplice parrucca non le avrebbe garantito l’anonimato – seppure nel suo caso la chioma era cosi distintiva che la gente sembra usarla come principale punto di riferimento per riconoscerla e descriverla. Per sicurezza la ragazza aveva optato per utilizzare le nozioni sul make-up per modificare leggermente il tono del suo volto e aggiungere un ulteriore strato al suo camuffamento.

    La prima volta che era uscita fuori di casa sfoggiando questo suo nuovo look “anonimo” era super-nervosa temendo che da un momento all’altro una schiera di paparazzi potesse tenderle un imboscata. Ma non successe nulla – nessuno sembrava averla guardata o le aveva prestato particolare attenzione. Sakiko fu euforica di questo risultato.
    Presa dall’entusiasmo la idol aveva testato più volte questo sua nuova liberta d’anonimato per un variegato numero di attività banali e mondane, come andare a fare shopping, prendere un caffè ad uno Starbucks o passegiare al parco. Visitò anche un piccolo super market giusto vicino al suo appartamento dove spudoratamente si era presentata alla cassa con una rivista di moda dove lei figurava in copertina. La cassiera le aveva degnato a malapena un occhiata! Che magnifica esperienza!



    Dopo essersi assicurata in maniera soddisfacente della stabilità della parrucca Sakiko spostò lo sguardo verso il basso per verificare complessivamente il suo outfit. Il fatto che fosse in incognito non significava che non dovesse prestare attenzione al suo abbigliamento. In quel momento stava sfoggiando una semplice tenuta sportiva con una canotta slargata bianca, indossata sopra un toppino sportivo azzurro, e abbinata con un paio di shorts aderenti neri. L’insieme riusciva a mettere in risalto le sue forme non particolarmente formose senza intaccare la sua mobilità.

    Soddisfatta la idol finalmente distolse lo sguardo dallo specchio voltandosi e guardandosi attorno trovandosi cosi ad ammirare la stanza di uno spogliatoio femminile. Questo perché in quel momento Sakiko si trovava presso il Tokyo Silat Club per arti marziali indonesiane e auto-difesa. L’edificio che ospitava questa palestra si trovava nel quartiere di Bunkyo proprio nei pressi dell’università di Tokyo.
    La sua collocazione e la buona reputazione dell’istruttore che gestiva il Tokyo Silat Club lo avevano reso piuttosto popolare specialmente fra le ragazze che frequentavano l’università.


    Sakiko era però un caso decisamente a parte. Lei si trovava lì tecnicamente per lavoro. Giusto un mese prima suo padre che le faceva anche da manager le aveva comunicato che voleva farla scritturare per la parte di protagonista per un film sulle arti marziali. A quanto pare il team di analisi del marketing della compagnia aveva decretato che un film del genere avrebbe riscosso un notevole successo con il pubblico. Per quanto la riguardava il progetto era abbastanza entusiasmante – non c’era dubbio che interpretare il ruolo di eroina che prende a calci e pugni i cattivi era sicuramente nelle sue corde. Sarebbe stato divertente inscenare qualcosa che in un certo senso lei ormai faceva abitualmente durante le sue ronde da vigilante.
    Ma Sakiko era una professionista e malgrado le proteste del padre se avrebbe partecipato a questo progetto intendeva girare quante più scene possibili senza l’ausilio di una controfigura. Non intendeva lasciare a qualcun altro tutte le parti divertenti.

    Per fare ciò però Sakiko aveva bisogno di colmare almeno un minimo le sue lacune e migliorare la sua conoscenza delle arti marziali che fino ad ora si era basata unicamente sul cercare le mosse più sceniche di serie anime e giochi di combattimento. Con il benestare del padre Sakiko aveva quindi deciso di frequentare questo corso per apprendere le basi delle discipline marziali in modo da poter sfruttare questa conoscenza durante le riprese. Fortunatamente il padre per facilitare le cose si era rivolto ad Hasan Prakoso, l’istruttore del suddetto Tokyo Silat Club, che era una sua vecchia conoscenza in quanto in passato aveva lavorato nello show business come stuntman e adesso collaborava saltuariamente come consulente proprio per il genere di film per cui Sakiko voleva prepararsi. Prakoso aveva accettato volentieri di inserire Sakiko fra gli studenti del suo corso e, con estrema gratitudine della medesima, aveva collaborato a preservare il suo anonimato presentandola con uno pseudonimo anziché che il suo vero nome. Cosi anziché Sakiko Yumeno era Sachie Scott a frequentare il corso.

    Avendo completato i preparativi la ragazza si apprestò dunque ad uscire dallo spogliatoio per unirsi alla lezione che sarebbe iniziata a breve…

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    Morrigan O'Brien

    Morrigan era appena uscita dall'edificio della sua facoltà, aveva dato l'ultimo esame di quella sessione ed era soddisfatta del risultato, considerando sopratutto il fatto che non aveva studiato poi molto, la sua mente in quel periodo era occupata da altri pensieri e l'università era passata in secondo piano.
    Non era però l'unico esame che doveva affrontare quel giorno, il secondo era personale e per lei decisamente piú faticoso che mettersi a studiare su qualche libro: l'irlandese si era iscritta ad un corso di auto-difesa per testare quant'era diventata scoordinata in tutti quei anni in cui non aveva fatto assolutamente niente. Ricordava che l'ultima volta in cui aveva messo piede in una palestra era stato nel suo ultimo anno di scuola superiore, per il ballo di fine anno.
    In quegli ultimi mesi aveva imparato che non sempre le sarebbe stato possibile scappare e non aveva intenzione di farsi prendere a pugni come l'ultima volta con Desdemona, oppure farsi esplodere. Certo, la determinazione sarebbe durata finché lo sarebbe stato il suo entusiasmo e di solito bastava davvero poco per spegnerlo, era divertente finchè era una cosa nuova, ma dopo che si installava come routine diventava solo un peso, sopratutto quando sapeva che il suo fisico ne avrebbe risentito e sarebbe tornata a casa perdendo la capacità di camminare.
    Il suo smartphone la stava guidando per le strade di Bunkyo, nonostante questo era riuscita a sbagliare strada almeno due volte. Erano ormai quasi le otto di sera, il sole non batteva più forte sul suo capo ma faceva capolino dagli alti edifici della metropoli ed era pronto a lasciar spazio alla notte quando lei varcò la soglia del Tokyo Silat Club. Una volta dentro chiese informazioni alla reception e poi si diresse agli spogliatoi femminili per cambiarsi.
    Per l'occasione Morrigan si era comprata un borsone dallo sgargiante colore azzurro con alcuni dettagli in bianco, contenente i vestiti sportivi, dato che per l'esame orale non si poteva presentare in tuta da ginnastica, ed i libri che si era portata per ripassare. Portarselo appresso per tutto il giorno l'aveva stancata, non era un buon segno.
    Si cambiò, e se la borsa era nuova non si poteva dire lo stesso dei vestiti, un semplice leggings nero che aveva trovato nel fondo del suo armadio, e una maglietta bianca a maniche corte, che spesso utilizzava come pigiama: "I'm good in bed. I can sleep all day." recitava. L'immagine che le restituiva lo specchio nel bagno degli spogliatoi non le piaceva: le calze fasciavano le sue gambe fin troppo magre, chiunque l'avrebbe vista avrebbe subito capito che bastava semplicemente toccarla per farla rotolare per terra. Non aveva trovato nulla di più adatto, raramente, se non mai, vestiva abiti sportivi.
    Uscì così dallo spogliatoio, legandosi i capelli in una disordinata coda di cavallo, e raggiunse i suoi nuovi compagni; non conosceva nessuno, ma non aveva mai avuto particolari problemi a farsi nuovi amici. Il gruppo sembrava abbastanza omogeneo, vedeva molti giovani della sua età, forse alcuni leggermente più piccoli.
    Aveva scelto di imparare le basi delle arti marziali e l'autodifesa, ma per un lungo periodo aveva anche riflettuto se iniziare un corso di boxe che le sembrava in qualche modo più effettivo, e forse un po' più semplice. Poi si era resa conto che non aveva abbastanza soldi per rifarsi il viso nel caso qualcosa fosse andato particolarmente storto, e aveva optato per le arti marziali.
    Non avevano ancora iniziato, la ragazza dai capelli rosa era semplicemente lì in piedi, che si guardava attorno, e in qualche modo si sentiva un po' a disagio, goffa, come se da un momento all'altro si aspettava di cadere inciampando sul nulla. Se questi erano i suoi pensieri, essi non venivano riflessi nella sua espressione, che rimaneva serena, con un piccolo sorriso a incorniciarle il volto.

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    Narrato - Parlato



    Sakiko si era unita al resto del gruppo dei partecipanti giusto in tempo per l’inizio della lezione. Il gruppo era costituito da una poco più di una decina di persone, in buona parte ragazze più o meno della stessa età della idol ma erano presenti anche un paio di casalinghe di mezza età. Il gruppo si era radunato nella sala principale della palestra – si trattava di un ampia sala con pavimento in parquet color miele, una lunga parete a specchio e il resto delle pareti era addobbata con spalliere per lo stretching e un paio di armadietti adibiti a conservare accessori e strumenti utilizzati per lezioni speciali.

    Il centro del pavimento di legno era coperto da una serie di materassini blu acceso dall’aspetto leggermente usurato ma tutto sommato pulito. Era qui che Sakiko trovò radunato il gruppo di compagne di corso sistemate in un semicerchio scomposto attorno all’istruttore temporaneamente impegnato a conversare amichevolmente con il gruppo. Quando scorse la ragazza in arrivo l’istruttore, noto a frequentatori del corso come Prakoso-sensei, alzò la mano in un cenno di saluto e commentò “Ah, vedo che è presente la nostra cara Sachie quest’oggi. Molto bene, direi che allora possiamo iniziare. Vedo che ci sono un paio di facce nuove oggi, quindi ne approfitto per dare voi il benvenuto. Io sono Hason Prakoso, pratico la disciplina marziale del Silat da quando ero un adolescente e sono un Guru di questa disciplina da ormai più di vent’anni. Potete riferirvi a me come Prakoso-sensei o semplicemente sensei.” – l’uomo fece una pausa per osservare il gruppo radunato attorno a se con sguardo critico per assicurarsi che tutti lo stessero ascoltando.
    Prakoso-sensei era un uomo che aveva superato ormai abbondantemente la mezza età, non era particolarmente alto e il suo corpo appariva ingannevolmente magro ed esile ma ad un esame più attento un buon osservatore avrebbe potuto notare che l’uomo vantava un denso tono muscolare. Prakoso aveva la testa rasata a zero e un pizzetto brizzolato – l’uomo sembrava avere un espressione gioviale permanente con vispi occhi sottili e nonostante la sua età avanzata il viso non dimostrava i suoi anni sfoggiando una pelle inusualmente liscia e tirata.


    L’istruttore soddisfatto dell’attenzione del gruppo si schiarì la voce per riprendere “Qui avrete la possibilità di imparare le basi della disciplina marziale del Silat, ma vi insegnerò anche in maniera estensiva tutto ciò che vi servirà sapere per la disciplina dell’auto-difesa.” – l’uomo s’interruppe per esaminare un'altra volta con lo sguardo il gruppo e poi riprese – “Maruki e Sachie oggi siete le due con più esperienza qui presenti quindi affiderò a voi il compito di impartire le basi alle vostre due nuove compagne. Ovviamente prima ci aspetta obbligatoriamente un po’ di riscaldamento e stretching, quindi non perdiamo altro tempo e diamoci sotto. Su, signorine, prendete posizione e cominciamo!” – esclamò infine con tono imperativo e inequivocabile.
    Sotto la inclemente guida di Prakoso-sensei il gruppo affrontò una ventina di minuti di corsa sul posto, esercizi aerobici e vari esercizi di stretching. Dopo un ultimo esercizio di stretching mirato a stirare i muscoli e le articolazioni delle spalle l’istruttore prese di nuovo parola per impartire una nuova istruzione “Va bene, ragazze, abbiamo quasi finito. Adesso facciamo un po’ di stretching a due – dividetevi in coppie e cominciate con un esercizio di stiramento della schiena!”


    Fu a questo punto che Sakiko, sotto il falso nome di Sachie, si guardò in giro in cerca di una partner per lo stretching. La idol fortunatamente vantava già prima di iniziare il corso un ottima condizione fisica, dovuta alla sua quotidiana routine di allenamento e alla sua sana alimentazione, per cui per lei quella breve ma intensa sessione di esercizi risultava piuttosto facile da affrontare.
    Lo sguardo smeraldino della ragazza si posò su una delle due nuove arrivate. La ragazza aveva una relativamente vistosa chioma di capelli rosa legati in una coda di cavallo e indossava una maglia bianca che professava ironicamente il suo amore per il dormire. Visto che avrebbe dovuto comunque aiutare la ragazza con le basi la idol non esitò nell’approcciare la ragazza con fare amichevole toccandole leggermente la spalla per attirare la sua attenzione. “Hey, ciao – io sono Sachie. Ti va di fare lo stretching insieme?” – esordì quindi la idol in incognito sfoggiando un espressione di genuina affabilità. Se la ragazza avesse accettato il suo invito le due avrebbero potuto cominciare ad eseguire gli esercizi dettati dall’istruttore cominciando dall’esercizio di piegamento della schiena. Sakiko avrebbe esortato la ragazza ad iniziare per prima per darle eventuali dritte sul corretto svolgimento dell’esercizio in caso si trovasse in difficoltà.



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    Morrigan O'Brien

    Morrigan si era timidamente introdotta in quella specie di semicerchio che formavano le sue nuove compagne attorno all'uomo che sembrava essere l'istruttore. Le sue iridi guardavano curiosamente lo spazio attorno a lei, dalla parete specchiata che rifletteva la sua figura snella, agli armadietti chiusi contenenti chissà quali armi. Forse viaggiava un po' troppo con la fantasia ma lì dentro dovevano per forza esserci delle katane, quanto sarebbe stato figo saperne maneggiare una? Per un attimo si beò nei propri pensieri, dove si rivedeva con una lunga ed affilata spada ad affettare la gente.
    Una ragazza dai capelli castani arrivò ed attirò l'attenzione dell'istruttore, che cominciò con una sa presentazione. Morrigan non si fermò più che alcuni secondi ad esaminare tale Sachie, concentrata piuttosto sul monologo del sensei. L'uomo aveva l'esatta sembianza da maestro di arti marziali, se la giovane avesse dovuto catalogarlo probabilmente lo avrebbe messo tra gli istruttori cattivi dei film di karate, non sembrava affatto severo, era più un'impressione data dal pizzetto e la pelata. La giovane dai capelli rosa non aveva la minima idea di come si praticasse il Silat ed era un po' più interessata alla parte dell'autodifesa, avrebbero però giudicato solo una volta finita la lezione. Prakoso sembrava un bravo sensei, cattivo, ma bravo.
    A Sachie e Maruki vennero affidate le due nuove arrivate, sarebbe stato incaricato loro di insegnare le basi in quanto erano le più esperte del corso; l'irlandese non ebbe nemmeno il tempo di pensare che dovette iniziare a correre sul posto. Un po' compativa quelle povere due ragazze, sopratutto quella che a lei sarebbe toccata, a cui ora toccava fare da insegnante, erano lì per imparare qualcosa di nuovo e invece avrebbero perso la lezione a cercare di insegnare il Silat a lei, che non era nemmeno certa se sarebbe tornata una seconda volta o meno.
    Dopo un paio di esercizi aerobici di stretching -Morrigan tirò un sospiro di sollievo allo scoprire che era ancora viva e poteva resistere almeno il riscaldamento-, l'istruttore diede l'ordine di trovare una compagna con cui finire degli ultimi esercizi a coppia.
    Gli occhi cremisi di Morrigan allora andarono in cerca di questa misteriosa seconda ragazza nuova, sapendo che lei sarebbe stata nella sua stessa situazione e almeno potevano fare un po' pena assieme piuttosto che da sole. Ma non la trovò, non aveva idea di chi questa fosse e forse qualcuno l'aveva già presa sotto la sua ala, si sarebbe accontentata di chiunque rimanesse da sola alla fine, non le restava che attendere.
    Una ragazza toccò la sua spalla, facendola voltare, e sorpresa: era la famosa Sachie, ormai Morrigan ricordava meglio il suo nome che non quello del sensi. ‹ Certo. › rispose prontamente l'universitaria, chinando poi leggermente il capo in segno di rispetto. ‹ Morrigan, piacere di conoscerti. › ricambiò poi anche quel sorriso gentile. Per non essere scortese aveva posato lo sguardo sul suo corpo soltanto alcuni secondi, osservando la sua figura snella ma allenata e il bel viso incorniciato da capelli scuri e due grandi occhi verdi come l'erba appena tagliata. Non era solo bella, era anche atletica, probabilmente una di quelle ragazze che avrebbe visto bene come cheerleader in America. Quella donna era tutto ciò che in quel momento Morrigan desiderava essere: bella, dal corpo tonico, agile e brava nelle arti marziali. Come faceva a diventare come lei?
    ‹ Scusami se sarò un po' impacciata, non mi alleno da anni. › partì prevenuta, andando a sedersi sui tappetini blu elettrico per svolgere il primo esercizio; doveva stirare la schiena e toccare le scarpe con le proprie mani, fortunatamente la ragazza dalla crine rosa era abbastanza elastica e riusciva ad arrivare ai piedi con la punta delle dita. Esortò Sachie a correggerla nel caso sbagliasse qualcosa e a spingere la sua schiena senza preoccuparsi di farle male, aveva sopportato torture peggiori dopotutto.
    ‹ Pratichi da molto tempo le arti marziali? › domandò, per fare un po di conversazione mentre ora toccava a lei aiutare la sua compagna nello stiramento.

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    Trovandosi a distanza più ravvicinata Sakiko l’opportunità di esaminare estemporaneamente un po’ meglio la nuova arrivata che si era appena girata. Oltre alla distintiva e splendida chioma rosata, la ragazza sfoggiava anche degli intensi occhi scarlatti che spiccavano visibilmente in contrasto con il chiarore della carnagione del viso piuttosto pallido – escludendo ovviamente il temporaneo rossore causato dallo sforzo fisico. La ragazza aveva una corporatura piuttosto snella e slanciata accentuata dalla sua altezza. Per Sakiko non era molto comune trovare una ragazza più alta di lei.
    La idol in incognito non poté fare a meno di accennare un piccolo sorriso quando la nuova arrivata le rivolse un piccolo inchino con un cenno della testa e agitando la mano davanti a se “Non c’è bisogno di essere formale, io non sono il sensei.” La ragazza dai capelli rosa seguì cosi a presentarsi con il nome di Morrigan e Sakiko sfoggiando uno dei suoi sorrisi più accattivanti rispose con entusiasmo “Ah, piacere di conoscerti, Morrigan! Io sono Sachie!” – la idol riuscì a presentarsi ovviamente con il nome falso senza troppe difficoltà, alla fine per lei era una pratica piuttosto ricorrente nella sua linea di lavoro e sarebbe stato quindi più che imbarazzante fare una gaffe del genere.

    Morrigan si sentì in dovere di dover mettere in chiaro di non essere particolarmente in forma implicitamente chiedendo alla idol di essere clemente con lei e non sottoporla a più stress fisico di quanto fosse in grado di gestire. La idol ridacchiò “Non temere non ti bistratterò troppo. Questa è la tua prima lezione quindi non temere ci andrò piano con te.” – disse un cenno di incoraggiamento con il gesto del pollice in su accompagnato da un classico sorriso sbarazzino.
    Poi però la idol si soffermò con un pelo d’incertezza “Però sai, non si direbbe. Ad occhio mi sembri piuttosto in forma, sai?”– commentò infine la ragazza complimentando con innocente disinvoltura.

    Mettendo da parte le chiacchiere le due si apprestarono a svolgere l’esercizio assegnato, iniziando con Morrigan. La ragazza sembrò convalidare in parte l’impressione di Sakiko sulla sua prestazione fisica dimostrando spontaneamente una discreta flessibilità. La nuova arrivata esortò comunque la sua partner Sachie a correggerla se necessario e a spingerla un po’.
    Sakiko non mancò di adempiere correttamente al suo ruolo. La idol si posizionò con le ginocchia sul tappetino puntandole giusto dietro la base della schiena di Morrigan per fare da blocco e posizionò una mano sul lato dell’addome della ragazza per controllarne il respiro e fece pressione con l’altra mano verso il centro delle spalle per aiutarla a flettersi giusto un po’ di più, facendo parzialmente peso anche con il proprio corpo poggiandolo leggermente contro la schiena della ragazza. In questa posizione Sakiko si trovò con la testa abbastanza vicina a quella di Morrigan e cosi le suggerì a bassa voce “Vai benissimo, adesso rilassati e respira.”


    Una volta completato che Morrigan avesse completato l’esercizio sarebbe stato il turno di Sakiko. La idol assunse la posizione e si piegò senza molto sforzo in avanti quasi raggiungendo il livello del pavimento. La costante pratica di danza e la sua diligente routine di esercizio le avevano permesso di sviluppare una buona flessibilità che durante i mesi di allenamento con il sensei Prakoso era riuscita a perfezionare ulteriormente. La ragazza era abbastanza a suo agio da poter fare tranquillamente conversazione con Morrigan quando questa le porse una domanda. Senza indugiare la idol bionda rispose “Oh, no… giusto qualche mese. Mi alleno da tutta una vita ma non ho mai seguito un corso di arti marziali prima d’ora. Tu invece? È la prima volta per te?”
    Una volta che anche lei aveva concluso l’esercizio Sakiko si sollevò nuovamente e attaccò nuovamente bottone “Sai però… spero non sia indelicato, ma… il tuo nome Morrigan mi sembra straniero. E mi pare di notare un po’ di accento quando parli. Per caso non sei di queste parti?” – domandò la bionda mossa principalmente dalla curiosità per poi affrettarsi ad aggiungere con un pelo d’imbarazzo “Oh, ovviamente solo se è lecito chiederlo. Non voglio essere impicciona…” – spiegò in maniera vagamente preoccupata.
    A quel punto il sensei chiese loro di eseguire un altro esercizio “Ok, ragazze, adesso stiriamo un po’ quelle gambine. Giù di schiena, una gamba a terra e l’altra stesa in aria da tirare il più possibile verso il petto.” – fornì cosi l’istruttore una spiegazione sommaria per l’esercizio di stiramento della gamba.
    Ancora una volta sarebbe toccato prima a Morrigan svolgere l’esercizio.
    L’istruttore aggiunse “Non preoccupatevi, questo è l’ultimo – poi passiamo un po’ alla parte divertente della pratica.”


    SPOILER (click to view)
    Scusa di nuovo per il ritardo . w ."





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    Morrigan O'Brien

    Con Sachie ebbe la sensazione d'averla già vista da qualche parte prima, ma non avrebbe saputo dire dove. Si sforzò di ricordare, forse era un compagna dell'università, o l'aveva incontrata in qualche bar? Il suo nome non le diceva nulla, ma aveva nel viso qualcosa di famigliare, la chiave stava in quei grandi occhi smeraldo, li aveva già visti.
    Sorrise alla sua presentazione, la ragazza dai capelli castani sembra molto estroversa ed energica, un po' il suo contrario. Morrigan sapeva essere estroversa ma non era la versione preferita di se stessa, difficilmente sarebbe andata lei ad approcciare qualcuno per primo e prendere tutta quella confidenza così in fretta a meno che non reputasse l'altra persona particolarmente interessante, com'era capitato con Daisuke ormai mesi addietro. Non le piaceva troppo dover guidare la conversazione, preferiva fossero gli altri a parlare e lei ad ascoltare e quella Sachie sembrava avere molto da dire.
    ‹ Hmh, grazie... ›, la ragazza dai capelli rosa sorrise ed alzò le spalle, era innegabile avesse i tipici tratti da modella: alta e slanciata, non per altro lo era stata per un paio di anni, ma era anche incredibilmente fragile e assieme alla sua pelle pallida le donavano più un'aspetto malato che non atletico. Di quel suo fisico lei aveva comunque poco merito, Morrigan mangiava di tutto e spesso male, non seguiva nessun tipo di dieta e le insalate le preferiva in mezzo a un hamburger, la sua era solo fortuna genetica e avrebbe dovuto ringraziare i suoi genitori per questo. ‹ Mi piacerebbe essere più come te. › le confessò senza il minimo imbarazzo, volendo ricambiare quel suo complimento ed essendo totalmente sincera.
    Sachie aveva un grande vantaggio e forse nemmeno ne era cosciente, nel suo viso c'era qualcosa che ispirava immediata simpatia, forse era il candore della sua giovinezza o quelle sue iridi da cerbiatta. Morrigan invece, avrebbe dovuto chiedere per sapere che prima impressione aveva sulla gente, ma di simpatia dubitava si trattasse. Intimidazione forse? Lei si sarebbe sentita in soggezione ad essere fissata dai suoi occhi rossi, fin troppo intensi. Chissà se qualcun era mai stato scoraggiato di parlare col solo guardarla.
    Sentiva i muscoli delle gambe tirare e sulla sua schiena percepiva il peso delle ginocchia di Saki, le proprie dita toccavano facilmente le scarpe mente lei aveva la sensazione di starsi per spezzare in due. Non si era invece accorta di aver trattenuto il fiato finché non le era stato ordinato di respirare, come nemmeno si era accorta di quanto la castana fosse vicino al suo viso in quel momento. La studentssa aveva ormai imparato che i Giapponesi erano molto rispettosi e chiedevano il permesso anche solo per sfiorarsi la mano, Sachie invece non si era fatta troppi problemi e non sembrava particolarmente a disagio, lei ipotizzò si trattasse del fatto che era un esercizio e che quindi fosse lecito invadesse il suo spazio. Nemmeno l'irlandese aveva di che lamentarsi, come poco prima aveva pensato, Sachie ispirava immediata simpatia e quasi fiducia, certo non aveva l'aria da ragazza maliziosa.
    La flessibilità di lei era impressionante, quasi non ebbe bisogno dell'aiuto di Morrigan, che spinse appena la sua schiena con le mani sulle sue spalle, e riuscì anche a parlarle come se fosse semplicemente seduta e non con il petto che quasi toccava il pavimento. Lei si allenava da tutta la vita, e Morrigan s'avvilì: se per avere quel fisico bisognava allenarsi così tanto allora lei era già partita in ritardo. ‹ Prima volta. Non sono proprio un'amante degli sport. ›
    Una volta che ebbe terminato l'esercizio, le due si alzarono, la ragazza dai capelli rosa scoprì di stare ancora abbastanza bene, non le mancava il fiato né si sentiva troppo stanca, resisteva più di quello che aveva immaginato. Mentre lei constatava mentalmente questo fatto, Sachie non smise un secondo di parlare, chiedendole invece della sua nazionalità al notare il nome straniero e l'accento non proprio giapponese. Era suoi segni distintivi molto evidenti, ma le fecero capire che lei le stava prestando davvero attenzione e non era una persona egocentrica e troppo fissata su se stessa. Di solito le persone che parlavano tanto spesso non erano capaci d'ascoltare gli altri, questo non era il caso di Sachie. ‹ Non preoccuparti di essere indiscreta con me, chiedimi tutto quello che vuoi. › la incoraggiò l'universitaria al vederla sinceramente preoccupata d'aver domandato troppo. Lei poteva chiedere, poi Morrigan avrebbe deciso se dire il vero o meno. ‹ Non sono giapponese, nè asiatica. Vengo dall'Europa. › le spiegò. ‹ Nemmeno il tuo nome suona giapponese... ma lo parli molto bene. › aggiunse, in una domanda un po' più implicita.
    Il professore spiegò loro l'ultimo esercizio di stiramento prima di iniziare la lezione vera e propria. Morrigan si stese sui tappetini e sollevò la sua gamba destra, aspettando che Sachie gliela prendesse. Non specificò d'andarci piano ma l'avrebbe fermata abbastanza in fretta, odiava quell'esercizio.

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    Sakiko Yumeno

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    Narrato - Parlato



    Sakiko fu leggermente sorpresa quando la sua nuova compagna d’allenamento le rilanciò il complimento al mittente. Era abituata a ricevere complimenti nelle vesti di Yumeno Sakiko, idol popolare che posa per copertine di riviste e spot televisivi. Ma una parte di se era convinta che buona parte di quei complimenti fossero dovuti più al suo status di celebrità che per il suo effettivo bell’aspetto. In fondo non era difficile dare l’impressione di essere una gran bellezza quando hai a disposizione una schiera di truccatori e acconciatori che rendono i tuoi capelli una setosa cascata di oro lucente e la tua pelle liscia e perfetta come quella di una bambola.
    Ma in quel momento non era Sakiko, ma Sachie. La idol in incognito aveva preso i dovuti accorgimenti per non spiccare troppo utilizzando giusto qualche linea modesta di trucco per ottenere un normale effetto “acqua e sapone”. In più era consapevole che dopo il riscaldamento iniziale era già piuttosto sudaticcia quindi decisamente al momento si trovava quanto più lontana possibile dal tipico aspetto glamour della sua immagine pubblica di idol.

    Per tutti questi motivi il complimento le fece più piacere del previsto, ma non si scompose e ridacchiando replicò scherzosamente “Beh, grazie. Almeno adesso sappiamo di essere entrambe di bell’aspetto.” – seguì a ridacchiare di nuovo per poi aggiungere – “Ma non preoccuparti con il tuo fisico ti basteranno giusto un paio di mesi di allenamento per ottenere un fisico da amazzone!” - dando per scontato che ottenere il fisico statuario delle leggendarie donne guerriere fosse l’obbiettivo ideale di ogni donna che va in palestra.

    Le due seguirono a chiacchierare mentre si dedicavano a turno agli esercizi dettati dall’istruttore. Sakiko ne approfittò istintivamente per cercare di rompere un po’ il ghiaccio e cercare conoscere meglio la compagna che si era presentata con il nome di Morrigan, perfino anche mentre piegata in avanti nell’eseguire l’esercizio di stiramento per la schiena. Quando la interrogò sulla sua esperienza sportiva la ragazza dai capelli color rosa confetto confessò piuttosto schiettamente che si trattava della prima volta e che non era un amante degli sport.

    Sakiko si risollevò in posizione seduta e girando parzialmente la testa verso Morrigan ridacchiò e rispose “Oh, ti capisco. Non farti ingannare dalle apparenze. Anche io combatto quotidianamente con la tentazione di rimanere stravaccata sul divano a mangiare gelato.”– spiegò facendo un fugace occhiolino con un fare di complicità.


    Poco dopo le due erano di nuovo in piedi e Sakiko tenne viva la conversazione ponendo una domanda un po’ più personale alla compagna. Forse un po’ troppo personale per qualcuno che ha appena incontrato e la idol bionda si affrettò a scusarsi per l’indiscrezione. Ma fortunatamente la cosa non sembrò dare fastidio a Morrigan che accettò la domanda di buon grado, persino incoraggiando Sakiko a fare altre domande. La idol sorrise sollevata e con fare scherzoso rispose “Attenta, potresti pentirti a lasciarmi fare troppo.”
    Morrigan spiegò, ancora una volta senza troppi giri di parole, di essere di origini Europee. Sakiko reagì con sincero interesse battendo i palmi delle mani l’uno contro l’altro per enfatizzare il suo entusiasmo “Oh, sei venuta dall’Europa? Cool! Da che parte? Sai mia madre era di origini inglesi…” – e la ragazza s’interruppe realizzando di essere uscita fuori dal “personaggio” e aver menzionato un elemento reale e molto personale della sua vita senza accorgersene. Non era sicura di come fosse finita a fare una simile gaffe, in genere l’argomento di sua madre era qualcosa di cui non parlava mai. Forse erano stati i modi affabili e accomodanti di Morrigan o forse era dovuto al fatto che nelle vesti di Sachie si era rilassata troppo e abbassato la guardia. Ad ogni modo non c’era come recuperare l’errore e quindi cercò di circoscriverlo spostando nervosamente l’argomento su qualcos’altro “Ah- ma… il mio nome però è assolutamente giapponese, sai…? Significa ‘benedizione di buon auspicio’. Io vivo a Tokyo da quando ero molto piccola.” – cercando di ostentare tranquillità e disinvoltura, per ottenere quindi l’effetto totalmente opposto.

    Cercando di dimenticare la gaffe e sperando che Morrigan non ci avesse fatto troppo caso, Sakiko si affrettò ad aiutare la ragazza nell’eseguire l’esercizio richiesto. Si sarebbe inginocchiata vicino alle gambe di Morrigan e con cura avrebbe afferrato la gamba sollevata dalla parte esterna della coscia e la caviglia spingendo gradualmente in avanti fino a quando la compagna non le avrebbe segnalato di fermarsi. Avrebbe poi ripetuto la stessa manovra per aiutarla anche con l’altra gamba. Questa volta però rimase in relativo silenzio, impegnata a rimuginare sul suo scivolone di lingua.
    Ritrovò però di nuovo la parola quando fu il suo turno di eseguire l’esercizio – quando Morrigan si apprestò ad aiutarla seguendo il suo esempio, la ragazza con sicurezza la incoraggiò “Spingi pure di più, posso aprire le gambe un bel po’! AH-“ – ancora una volta la ragazza realizzò troppo tardi che quello che aveva detto poteva essere frainteso e si affrettò a correggere agitando brevemente la mani di fronte a se “N-non intendevo in un senso ambiguo!” – per poi realizzare che magari la compagna non aveva colto il possibile senso ambiguo delle sue parole ma l’avrebbe fatto adesso che lei l’aveva fatto notare. In entrambi i casi la ragazza questa volta arrossì visibilmente per l’imbarazzo che si era auto-inflitta e cerco rifugio schermandosi il viso con le mani “Per favore, fai finta di non aver sentito niente…” – biascicò miseramente senza però interrompere l’esercizio riuscendo a far arrivare la gamba al petto.


    Alla conclusione dell’esercizio Sakiko venne sottratta a quel nuovo episodio di imbarazzo, che si sarebbe aggiunto al suo ampio repertorio, dal sensei Prakoso che richiamò di nuovo l’attenzione dei presenti “Va bene, ragazze, ottimo lavoro! Mettetevi in posizione una accanto all’altra e pratichiamo un po’ di colpi a vuoto. Sachie e Maruki, voi prendete le due nuove arrivate da parte e spiegate loro le basi. Su, su, muoversi!”


    Sakiko si concesse giusto un ultimo secondo per sospirare, consapevole di aver ormai bruciato le sue chance di dare a Morrigan l’impressione di essere una “cool” senpai e non un disastro impacciato che in realtà era. Poi si apprestò a seguire l’istruzione datale dal sensei e, con un cenno della mano, esortò la compagna a seguirla dirigendosi verso un angolo della sala mentre le altre ragazze si sistemavano in due file una accanto all’altra rivolte verso il sensei e lo specchio che aveva alle spalle. Subito il sensei iniziò a ed eseguire ritmicamente dei pugni in avanti sferzando l’aria davanti a se e accompagnando il gesto enfatizzando con brevi e intense vocalizzazioni mentre le studentesse lo imitavano a tempo.





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    Morrigan O'Brien

    Non lo avrebbe lasciato poi molto a vedere, ma Morrigan era molto insicura sul proprio aspetto. Non importava quante volte le avrebbero ripetuto quanto lei fosse carina, la ragazza dai capelli rosa ingigantiva ogni piccolo difetto che le impedivano di vedersi come avrebbe voluto. Non le importava poi molto d'avere un bell'aspetto a meno che la situazione non lo richiedesse, risultando avere così in una bellezza trascurata, e preferiva piuttosto osservare l'incanto di altri; avrebbe potuto passare ore a guardare la ragazza dai preziosi occhi smeraldo, per cogliere tutto di quella pelle perfetta e quelle labbra rosee, in c'era c'era tutto il candore della giovinezza.
    Sachie pensava che lei fosse lì per lavorare sul proprio corpo e farlo diventare simile a quello dei racconti sulle amazzoni, e in parte era vero, le sarebbe piaciuto perdere l'aspetto fragile che la caratterizzava, ma il suo obbiettivo principale era apprendere le basi d'un arte marziale per potersi difendere. Forse le due cose erano collegate.
    Per la castana tutti quegli esercizi dovevano essere familiari, li svolgeva come su nulla fossero, con un'elasticità impressionante. Provò anche a consolarla e dirle che anche lei combatteva costantemente con l'idea di rimanere a casa a mangiare gelato sul divano, solo al contrario dell'irlandese ella aveva la volontà di non cedere, andare in palestra ed avere quel bellissimo corpo scolpito. La determinazione era ciò che più a lei mancava in quei casi. Le sorrise di rimando, chiedendosi se sarebbe tornata una seconda volta, o se quella sarebbe stata la prima e ultima volta che l'avrebbe vista.
    Era contenta che la ragazza fosse di quelle che parlavano molto e riempivano gli altrimenti imbarazzanti silenzi che si sarebbero creati, Morrigan non aveva quasi nemmeno bisogno di aprir bocca tanto l'altra parlava. Finalmente in piedi, Sachie continuò a porle domande, dopo che lei ebbe dato il consenso, solo che stavolta si fermò all'improvviso mentre parlava di se stessa. La sua espressione la tradiva, per qualche motivo il fatto di aver parlato di sua madre l'aveva messa a disagio. Problemi in casa? O magari era troppo parlare di cose così private con una sconosciuta. Quella era la perfetta occasione per iniziare lei a domandare e distogliere il discorso da se stessa. ‹ Origini inglesi davvero? Cool. Di dove? › domandò innocente l'irlandese.
    La castana provò a dissimulare il disagio, provò a cambiare discorso ma evidentemente non era una brava attrice e si lasciò prendere dalle sue emozioni. Le piaceva. Adorava le persone che non erano in grado di dissimulare ciò che provavano, le rendeva vere e ne traspariva un'innocenza bambinesca. ‹ Perfino il tuo nome ha un bellissimo significato. › la complimentò. ‹ Il mio è quasi inquietante. Significa "Regina degli spettri". ›, in realtà Morrigan amava il significato del suo nome che in modo sottile sembrava legato alla sua unicità e quindi le calzava a pennello. ‹ È legato alla dea celtica della distruzione. Non credo mi appartenga molto... vero? › le labbra incurvate in un dolce sorriso che nascondeva bene un'espressione sorniona. La ragazza dai capelli rosa non si mostrava mai come portatrice di caos, le piaceva apparire come una donzella buona e premurosa di cui potessero affidarsi, ma sotto quella maschera si nascondeva Eris, la dea della discordia. Morrigan era come un piccolo folletto dispettoso, a cui però piaceva non essere incolpata dei propri dispetti; voleva vivere in un film in cui lei fosse spettatrice e registra.
    L'irlandese fissava il soffitto mentre veniva torturata in quell'esercizio, sperando d'essere distratta dalla voce della sua nuova amica. Ella invece era concentrata sui suoi pensieri, l'aiutava ma ora era invisibile ai suoi occhi. Che cosa l'aveva fatta zittire così all'improvviso? Che fosse per quello che aveva detto sulla propria madre?
    Liberatasi dall'esercizio fu lei ora a doverla aiutare, imitò ciò che lei aveva fatto poco prima e collocò le sue mani una sulla caviglia e l'altra sulla coscia. Dopo tutto quel silenzio la ragazza si ingarbugliò da sola in involontari doppi sensi e Morrigan non avrebbe dato tutto quel peso, forse nemmeno se ne sarebbe accorta, se lei non lo avesse ricalcato in quel modo. La cosa peggiore che si poteva fare dopo una frase ambigua era sottolineare quanto lo fosse.
    Il viso della ragazza si colorò improvvisamente di rosso e lei si apprestò a nasconderlo dietro alle mani, mostrando sincero imbarazzo. Non mentiva sul fatto che potesse aprire le gambe, dato che entrambe arrivavano con estrema facilità al suo petto.
    Morrigan si lasciò sfuggire una leggera risata a tutta quella scena, Sachie sembrava possedere il carattere d'una fanciulla intrappolata nel corpo di una donna. ‹ Oh? E che cosa avrei dovuto sentire? › e l'irlandese misericordiosa provò a metterla di nuovo a suo agio, facendo finta di niente per dimostrarle di non avere alcun grammo di malizia nel suo esile corpo.
    Quando l'esercizio terminò, il sensei finalmente iniziò la parte più interessante della lezione. Lei e l'altra ragazza nuova non andarono a mettersi in fila davanti al maestro come le altre, Sachie la fece da parte e la portò in un angolo, mentre le altre imitavano Prakoso, colpendo l'aria e ripetendo ciò che lui diceva. Anche lei si sarebbe dovuta mettere a gridare in quel modo?
    Lo sguardo di Morrigan andò sulle proprie braccia, e poi sul quelle delle allieve al vedere i colpi sicuri che davano al vuoto, apparivano potenti. Sarebbe riuscita ad eseguirli allo stesso modo?

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    Narrato - Parlato



    Una breve smorfia di panico e rassegnazione balenò momentaneamente quando prevedibilmente Morrigan colse l’input sulla menzione delle origini anglosassoni della madre per approfondire l’argomento. Ormai non poteva di certo evadere la questione dopo aver accidentalmente straparlato, ma in fondo non era neanche la fine del mondo. Cosi in maniera un po’ titubante ma sincera “Er- direttamente da Londra. È lì che ha conosciuto mio padre e dove sono nata… ma non ricordo granché del periodo di quando stavo lì perché ero troppo piccola.” – spiegò rimanendo un po’ evasiva e senza divulgare troppi dettagli che avrebbero potuto tradire la sua vera identità.

    Il breve momento di disagio si dissipò quando Morrigan spiegò alla idol sotto copertura il significato. Ma al contrario dell’impressione negativa con cui l’irlandese l’aveva presentato Sakiko fu visibilmente impressionata – gli occhi le si illuminarono di innocente entusiasmo e la ragazza sussultò prima di vocalizzare i suoi pensieri “Ma è fantastico! Super-cool! È come il nome di un personaggio di un libro o di una serie tv.” – spiegò con fervore per poi continuare – “Sembra il nome adatto per una potente strega… o magari di una piratessa. No, anzi la capitana di un vascello pirata!” – e ormai troppo immersa nel suo sproloquio di fantasia la ragazza decise di enfatizzare il suo ultimo suggerimento portandosi una mano sull’occhio a mò di benda e posizionando le dita dell’altra mano a forma di uncino – “Capitana Morrigan, yaarRRr!” – esclamò infine sfoggiando un ghigno piratesco che si spezzò poi in una piccola risata divertita da questa breve fuga di fantasia personale. A dispetto delle aspettative questa volta la idol non mostrò alcun imbarazzo o disagio per questa scenetta che aveva appena improvvisato. Perdersi momentaneamente nella propria fantasia dando vita a personaggi immaginari si trattava di qualcosa di totalmente naturale per lei ed era in parte la base delle sue capacità di recitazione.
    Ben diversamente, la piuttosto pudica idol si causò abbondante imbarazzo quando seguì a proferire accidentalmente quella che si poteva considerare un involontaria allusione sessuale. Sakiko era ben lontana da essere il tipo da fare intenzionalmente quel tipo di allusioni, specialmente perché in generale era un argomento che lei considerava mezzo taboo e, malgrado avesse avuto un paio di esperienze, non avere nessuno con cui parlare di quel genere di cose l’aveva portata a sviluppare una prospettiva piuttosto immatura e spaurita di fronte a tutto ciò che riguardava quell’argomento.


    Misericordiosamente però parve che Morrigan non volle infierire sull’ingenua Sakiko e cercò di aiutarla ad uscire dall’impaccio facendo come se non fosse successo niente. Seppur ancora arrossato dall’imbarazzo il volto della “bruna” si illuminò di sollievo e riconoscenza – immediatamente Sakiko sentenziò che Morrigan doveva essere davvero una brava ragazza. Qualcun altro ne avrebbe approfittato per infierire e deriderla… specialmente se quel qualcuno fosse stato il suo amico Joshua.
    La cosa fece pensare a Sakiko quanto avrebbe voluto un amica stretta del suo stesso sesso. Joshua era un buon amico… ma c’erano certe cose che non poteva condividere con lui e che lui non avrebbe capito. Le serviva il supporto di una prospettiva femminile.

    Il problema era che dopo… lo scandalo che l’aveva coinvolta da giovane, Sakiko aveva avuto difficoltà a stringere rapporti con altri esponenti del gentil sesso. In parte era dovuto alle pressioni di suo padre, che in qualità di manager l’aveva ragguagliata da non avvicinarsi troppo alle sue colleghe dello show-business per evitare di propagare pettegolezzi o peggio di ripetere lo stesso errore che aveva causato in primo luogo lo scandalo. Ma era anche vero che in parte era dovuto a lei stessa, e alla paura che aveva somatizzato a seguito del trauma che le aveva causato quello scandalo.
    Ad ogni modo la idol fu ben felice di lasciarsi alle spalle quello scambio imbarazzante e di concentrarsi a guidare adeguatamente Morrigan attraverso questa sua prima lezione. La fase di riscaldamento e stretching era conclusa e su istruzione del sensei Sakiko si spostò con la novella compagna in un angolo in disparte della sala per impartirle un tutorial personale sulle basi.


    Cercando di ostentare sicurezza e confidenza Sakiko si volse verso Morrigan per spiegarle il da farsi “Bene, adesso ti insegnerò la forma corretta per pugni, calci e guardia. E appena avrai preso abbastanza familiarità ti farò fare pratica con un piccolo sparring con me.” – la idol avrebbe atteso un cenno di conferma o eventuali domande da parte della compagna e poi avrebbe proseguito per fare quanto detto.
    Mentre alle loro spalle la schiera di studentesse sferzavano l’aria quasi in perfetta sincronizzazione al ritmo dettato dal sensei Prakoso, Sakiko si posizionò a fronteggiare una parete per mostrare a Morrigan la corretta esecuzione di pugni e calci. “La prima cosa importante è la posizione base. Assumi una posizione semi-frontale: la gamba del tuo lato dominante dietro l’altra in avanti, il torso leggermente girato, le braccia alzate a coprire la zona fra torso e testa.” – spiegò mentre assumeva la posizione molto simile a quella standard di molte discipline come boxe e Muay Thai, esortando Morrigan ad imitarla.

    Sakiko proseguì a mostrare alla compagna la forma corretta per sferrare un pugno dandole una dimostrazione pratica sferzando l’aria con la mano destra chiusa a pugno, per poi spiegare “Stendi bene il braccio, accompagnando il movimento con la spalla, ma non troppo. E ricorda sempre di tenere in alto la guardia con l’alto braccio per proteggerti da eventuali colpi.” – questa volta Sakiko si sarebbe soffermata ad osservare con attenzione i movimenti di Morrigan per assicurarsi che la compagna si muovesse nel modo corretto. Le avrebbe fatto ripetere il movimento una decina di volte per farglielo memorizzare e poi avrebbe proseguito a mostrarle il resto delle basi.




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    Morrigan O'Brien

    Il disagio traspariva facilmente dai suoi occhi verdi e dal tono incerto delle parole che pronunciava. Morrigan sapeva che in quel momento le stava dicendo la verità, più o meno, dato che quando si è in panico è più difficile mentire e Sachie già di per sé non aveva l'apparenza di una bugiarda. Riuscì comunque a sfuggire ad ulteriori domande, dicendo di non avere ricordi della su infanzia a Londra, e per ora la ragazza dai capelli rosa non avrebbe insistito. Avrebbe solo velatamente infierito un po': ‹ Quindi hai anche imparato a parlare inglese, o hai dimenticato anche quello? › chiese, con tono scherzoso e privo di provocazione, almeno in apparenza.
    Le già grandi iridi della castana s'ingigantirono e sembrarono assorbire la luce attorno a loro, brillando, al sentire il nome dell'irlandese. L'attrice s'immerse in una fantasia, dove Morrigan era la capitana d'una nave pirata, dove lei era Morrigan. In una spontanea e buffa comicità imitò i tratti caratteristici dei pirati: benda sull'occhio e uncino al posto della mano. Morrigan, quella vera, accompagnò la sua risata.
    Di certo Sachie la superava in immaginazione, dalla sola spiegazione del suo nome era riuscita a tirare fuori tutto un personaggio in pieno stile Pirati dei Caraibi, in quel momento sembrava proprio una giovane fanciulla che giocava con le sue bambole e narrava avvincenti storie.
    ‹ Uhmm la benda sull'occhio mi darebbe un'aria più spaventosa in effetti. Ma possiamo evitare uncini o gambe di legno? Già mi è difficile camminare sulle mie di gambe. ›, lei non sarebbe proprio brava come pirata, ancor meno come capitana, tale ruolo non le se addiceva nemmeno nella vita reale. Non era comoda a dare ordini ad altri, di solito era lei a farsi trascinare piuttosto che prendere l'iniziativa. Non era nemmeno di quelle persone che stanno sempre con lo stesso gruppo di amici, Morrigan era una ragazza scostante in tutto, anche nelle amicizie: un giorno c'era e tutti gli altri no. Dipendeva sempre da quanto l'altra persona riuscisse a catturare la sua attenzione.
    Grazie alla ragazza dai capelli castani, se all'inizio si era sentita titubante e a disagio, ora si trovava più a suo agio dentro quella palestra, le faceva venire voglia di tornare e sopportare gli stancanti esercizi solo per poter parlare con lei. Quella a sentirsi in imbarazzo invece era proprio la castana, dopo quella frase dal senso ambiguo, aveva tentato in ogni modo di correggersi peggiorando soltanto la situazione, fu Morrigan quella a decidere di non approfittarsene, proprio per vedere lo sguardo di sottintesa gratitudine formarsi nel suo viso a confermare l'impressione che l'irlandese voleva avesse di lei.
    La fase più facile dell'allenamento si era appena conclusa, le due si erano spostate in un angolo e Sachie diventò la sua sensei. Annuì alle sue parole, sinceramente curiosa di combattere contro di lei, per poter osservare le sue movenze, e allo stesso tempo rassegnata al vedersi cadere ripetutamente sui tappetini blu una volta iniziato lo sparring. Sperava Sachie fosse delicata come sembrava e non le facesse troppo male.
    E mentre Sachie spiegava il modo corretto di posizionarsi —riconoscendo come fosse parecchio simile a quella della boxe—, Morrigan la imitò, cercando di collocarsi il più correttamente possibile: gamba dominante dietro, busto un po' girato, e le braccia a coprire torso e testa. La posizione era corretta, ma lei sembrava mancare di fermezza, le braccia davanti la testa non l'avrebbero protetta se perfino il vento sembrava in grado di spazzarle via.
    Morrigan studiò molto attentamente la castana mentre ella sferrava un pugno al vuoto, e la imitò una, due, tre volte. All'inizio i suoi colpi erano parecchio incerti e scarseggiavano di forza, parevano più un gesto meccanico, ma già al decimo, all'aver preso più confidenza, c'era stato un leggero miglioramento. L'irlandese le chiese se poteva farne altri, in modo da arrivare a trenta con maggior sicurezza.
    Per i calci andò un po' meglio, Morrigan aveva un po' più forza nelle gambe che non nelle braccia e nonostante fosse oggettivamente più complicato che tirare pugni, ebbe anche un buon equilibrio a discapito di quel che poco prima aveva detto sul non saper stare sulle sue gambe. Morrigan infatti era pigra, si stancava facilmente, ma almeno non era scoordinata. Una volta finito, la ragazza dai capelli pesca infatti era già un po' affannata.
    ‹ ...adesso dovrei... colpire te in questo modo? ›

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    Ho avvisato in privato ma mi scuso anche qui per il ritardo :<3:
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    Morrigan non sembrò dar particolare peso all’evasiva reticenza di Sakiko, con un certo sollievo di quest’ultima. A prima impressione la ragazza dai capelli del colore dei fiori di ciliegio era sembra piuttosto timida e riservata, eppure la idol bionda non percepiva alcun senso di disagio o difficoltà nella loro interazione. A differenza di Sakiko che “surfava” sull’onda della conversazione mantenendosi in testa all’onda convertendo quasi tutto quello che le passava per la testa in parole, Morrigan sembrava tenere il passo con il minimo sforzo intervenendo solo il minimo necessario per mantenere e direzionare il momentum.

    L’irlandese non cercò d’indagare oltre sulle origini britanniche di Sakiko, ma si concesse il diletto di volgere una piccola stoccata nei confronti della “senpai” interrogandola invece sulla sua padronanza della lingua. Sakiko però reagì con relativo savoir-faire rispondendo con prontezza “Oh, si! Voglio dire – YES! I can speak english! My mom taught it to me when i was little!” – con una pronuncia discretamente corretta e un vago accento londinese mischiato con una punta di fonetica giapponese.
    Sakiko era sempre piuttosto ben incline a mostrare la sua dote bilingue e anche dopo la tragica morte della madre aveva avuto ben cura di praticare la lingua ad ogni occasione per non perdere familiarità nel parlarla. Approfittava per questo di ogni visita annuale da i suoi nonni materni per rinfrescare il suo vocabolario, e ultimamente l’amicizia con l’americano Joshua le aveva dato occasione di praticarla più frequentemente. Seppur in quel caso aveva anche involontariamente ampliato il suo vocabolario delle parolacce.

    A seguire con un sprizzo di entusiasmo e fantasia Sakiko aveva dato mostra della sua fervente fantasia fanciullesca esibendosi per privilegio esclusivo di Morrigan in un improvvisata caricatura piratesca. Con ampio apprezzamento della idol, l’irlandese sembrò piuttosto divertita da quella scenetta – non era raro per Sakiko farsi trascinare dal suo entusiasmo e dalla sua fantasia mettendosi in mostra, ma molta gente non riceveva molto positivamente queste improvvisazioni finendo per guardarla come una squinternata o nel caso di suo padre rimproverandola per quella manifestazione d’infantilità. Le fece piacere che Morrigan non fosse fra quelle persone.

    L’irlandese prese anche leggermente parte al gioco protestando scherzosamente l’uso di uncini e gambe di legno. Sakiko ridacchiò divertita “Aw, va bene, allora niente uncino, ma dovrai avere decisamente una sciabola. E un pappagallo! Di quelli colorati che parlano e mangiano cracker!” – trillò infervorata – al vedere la sua espressione entusiasta si poteva avere l’impressione che la ragazza potesse davvero vedere quell’immagine concretamente nella sua testa al punto che si poteva quasi credere di poterne cogliere un riflesso nei suoi verdi come gli sconfinati prati della sua immaginazione.

    Lasciandosi poi alle spalle pirati immaginari e silenzi imbarazzanti causati da allusioni involontarie le due proseguirono a seguire il loro allenamento di coppia. Sakiko aveva dato un opportuna dimostrazione dei movimenti base all’irlandese cosi che quest’ultima potesse replicarli al suo meglio. E in sincerità non era troppo male per una novellina – il posizionamento delle gambe era corretto seppur un po’ statico, ma le braccia mancavano dell’opportuna fermezza. La idol si avvicinò alla ragazza dopo che questa aveva sferrato l’ultimo pugno e la invitò a mantenere la posizione “Ok, ferma un attimo così.” – e con ferma gentilezza le raddrizzò leggermente il braccio tirato a pugno e le spostò l’altro più in alto per coprire più correttamente la posizione di guardia – “La guardia è importante. Devi sempre aver cura più cura di proteggerti che di attaccare. Oh, e cerca anche un po’ di molleggiare, saltellando un po’ da una gamba all’altra…” – spiegò molleggiando lei stessa sul posto per illustrare meglio il movimento descritto – “…un buon movimento di gambe è essenziale. Con il giusto tempismo può decidere l’esito di una lotta più dei pugni e dei calci.”
    Dopo di ciò questa scena si ripeté più o meno anche con i calci anche se in quel caso l’irlandese se l’era cavata meglio ad eccezione del posizionamento delle braccia che anche stavolta non aveva alzato abbastanza a coprire adeguatamente la zona di guardia e Sakiko l’ha riprese con tono d’incoraggiamento “Molto bene, ma mi raccomando, braccia alte, tieni su la guardia!”


    Una volta completata quella tutorial base Morrigan chiese se adesso sarebbero passate finalmente allo sparring. Sakiko ridacchiò e con fare scherzoso commentò “Ah, non vedi l’ora di menare le mani, eh? Va bene, adesso faremo un po’ di sparring di base. Aspettami qui un attimo...” – detto questo la idol si allontanò temporaneamente verso l’altro lato della palestra dove frugò brevemente in una borsa e poi ritornò portando con se a braccia piene dei rivestimenti protettivi. C’erano due paglia di di guanti da boxe aperti e due paglia di parastinchi alternati in colori rosa e giallo.

    Sakiko porse le protezioni di colore rosa a Morrigan “Ecco tieni, questi sono le mie protezioni di ricambio…” – per poi aggiungere con improvviso picco d’imbarazzo – “…m-ma non li ho mai usati, quindi non preoccuparti per eventuale… sudore, ecco.” – balbettò la idol con il volto leggermente arrossato in qualche modo imbarazzata dall’idea che la compagna d’allenamento potesse pensare che lei fosse una che sudava. Senza inciampare su questo breve momento di imbarazzo per le proprie funzioni corporee la idol proseguì a spiegare "Adesso inizieremo lo sparring – ma non preoccuparti non faremo niente di troppo intenso. Cominceremo con uno sparring di difesa e attacco: ovvero ci intervalleremo a turno nell’attaccare l’avversaria durante un primo round e poi invertiremo i ruoli al secondo round. In questo modo potrai familiarizzare sia con le manovre che di difesa che con quelle di attacco. Ogni round durerà due minuti.” – disse indicando un orologio appeso alla parete che avrebbero usato come riferimento.


    Dopo essersi soffermata per indossare le protezioni Sakiko si apprestò a mettersi in posizione e fece cenno a Morrigan di fare altrettanto cosi da posizionarsi poi l’una di fronte all’altra. Prima di cominciare diede alla compagna gli ultimi accorgimenti “Comincerai tu con la fase offensiva, mi raccomando cerca di alternare calci e pugni, e anche se io sarò sulla difensiva non trascurare la tua guardia. Ovviamente non devi puntare a colpirmi con forza, mira semplicemente a colpirmi nelle zone da punteggio: torace e testa.” – disse indicando con le mani guantate le parti menzionate.

    “Parti pure quando sei pronta.” – disse quindi infine mettendosi in posizione difensiva aspettando che Morrigan partisse all’attacco…




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    Sakiko era rapidamente tornata alla sua spensieratezza, lasciando da parte i pensieri spiacevole del suo passato, qualunque essi fossero. La sua pronuncia denotava origini d'Inghilterra, e mischiate con la fonetica giapponese rendevano il suo accento molto particolare, buffo, esattamente come il suo quando al giapponese mischiava la sua pronuncia Irlandese. In realtà era stata fortunata che l'irlandese suonasse leggermente più duro rispetto all'inglese normale, le rendeva un po' più facile parlare poi quella lingua orientale. ‹ Oh, you have a great pronunciation. ›, Morrigan aveva vissuto relativamente poco nel sua paese d'origine, perciò il suo accento era un po' un miscuglio tra l'americano e la sua lingua.
    Si morse il labbro, avrebbe voluto approfittare di quella seconda volta che nominava sua madre per avere qualche informazione in più, ma temeva l'avrebbe messa troppo a disagio. Rimase in silenzio per qualche istante, ed alla fine chiese: ‹ Tua madre vive a Londra, oppure qui in Giappone con te? ›, alla fine poco importava imbarazzarla, doveva farle da insegnante quindi non se ne poteva scappare da nessuna parte.
    La ragazza dai capelli ciliegio veniva contagiata da quell'allegria fanciullesca, quasi senza nemmeno volerlo, trascinata dall'energia solare della ragazza castana. Era impossibile non sorridere al vedere la ragazza giostrarsi in scenari immaginari con quella sua luce riflessa negli occhi smeraldo, era un po' il suo contrario, Sachie la ragazza energica e positiva, che vedeva solo il buono negli altri, e Morrigan, quella pessimista e pigra, cui fiducia difficilmente si guadagnava. ‹ Oh, in realtà ho già un pappagallo. In realtà ne ho ben due, credo di aver qualche foto sul cellulare, magari più tardi te li faccio vedere. ›, i sue pappagallini, Breen e Breena, erano due Inseparabili, dalle piume d'un azzurro acceso e il capo bianco, se li era portati direttamente dall'America, assieme al suo cagnolino.
    Ovviamente la sua guardia fu tutt'altro che perfetta, ascoltò attentamente tutti i consigli di Sachie, rendendosi conto di tendere ad abbassare le braccia e non mantenerle alte, sia nei momenti in cui stava ferma che quando poi colpiva l'aria con un pugno. Guardia alta, pugno più deciso e ora doveva anche molleggiare, invece di rimanersene rigida sul posto. Aveva visto qualche incontro di boxe, e ricordava i lottatori compiere quel movimento, non stavano mai completamente fermi. La ragazza quindi provò a ricordarsi tutti i consigli ed applicarli, un timido movimento di gambe, un pungo... e il braccio che inevitabilmente scivolava verso il basso, invece che stare su. Venne ripresa per questo, e nei successivi colpi cercò di migliorarlo. Si stupì di come sembrasse professionale ora che le faceva da insegnante.
    Sì, Morrigan era curiosa di applicare ciò che aveva appena imparato e vedere come funzionava un vero scontro, anche se amichevole. D'altra parte però la preoccupava quanto male lei si sarebbe fatta in tutto ciò, sperava di poter tornare a casa sulle sue gambe almeno.
    La ragazza si allontanò un attimo e Morrigan approfittò di quei secondi per recuperare dalla sua borsa una bottiglietta d'acqua, ed osservar nel mentre le alunne più esperte di lei, dal sensei.
    Quando vide la ragazza tornare, questa volta furono i suoi occhi rossi a brillare: guanti da boxe. L'irlandese li afferrò rapidamente, iniziando poi a collocare i parastinchi rosa, che combinavano perfettamente con il colore dei suoi capelli. ‹ Non ti preoccupare. ›, liquidò subito la faccenda del sudore, ancora una volta l'impacciata fanciulla si era messa a disagio da sola, perché a lei non era mai venuto in mente quell'idea, troppo concentrata ed eccitata all'idea di indossare i guantoni e tirare qualche pugno.
    Le diede delle brevi indicazioni: round di due minuti, una attaccava l'altra si difendeva e poi viceversa, sarebbe partita lei con l'offensiva, e la rassicurò sul fatto che non doveva colpirla con forza, e forse dopo non lo avrebbe fatto nemmeno lei. Morrigan annuì, collocandosi un po' a fatica i guanti da boxe, soprattutto il secondo, e poi raggiunse la ragazza.
    La guardia della ragazza sembrava perfetta e lei provò ad imitarla, ripetendo costantemente nella sua testa di dover tenere le braccia in alto, ferme, in modo da proteggersi al meglio, iniziò anche a molleggiare.
    Si sarebbe presa alcuni secondi prima di attaccare, ma poi avrebbe lasciato agire il suo istinto. Avrebbe prima provato a colpire Sachie proprio in mezzo alla sua guardia, allo stomaco, ovviamente se fosse riuscita a passare si sarebbe fermata un po' prima di colpirla, toccandola solo. Dopo ciò, avrebbe invece utilizzato le sue gambe, provando con un calcio basso, mirando proprio alla parte posteriore, quella non protetta dal parastinchi.

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    Il complimento che Morrigan rivolse a Sakiko per la sua pronuncia inglese fece facilmente emergere una gongolante espressione di compiacimento. I complimenti sul suo aspetto fisico le facevano sempre piacere ma ricevere un complimento su qualcosa in cui aveva messo effettivo impegno era sicuramente più soddisfacente per lei.
    L’espressione gongolante però si congelò poco dopo quando la compagna la colpì a sorpresa con una domanda a bruciapelo su sua madre. La idol mantenne per qualche secondo un espressione congelata dal temporaneo smarrimento che si andò gradualmente sciogliendo in una di panico.

    Rivelare la verità su sua madre era una scelta insidiosa che poteva portarla a tradire la sua farsa superficiale. Ovviamente avrebbe potuto semplicemente non rispondere ma non sarebbe stato anche quella una risposta a suo modo?
    Avrebbe anche potuto mentirle in modo da chiudere in maniera poco sospetta quell’argomento. Ma non ne era in grado… Mentire sua madre era qualcosa che non era in grado di fare – nella sua testa la cosa appariva come un affronto alla memoria del genitore defunto.
    La ragazza distolse lo sguardo con aria di mesta colpevolezza e disagio “Mia madre… non c’è più da qualche anno.” – rispose infine con un tono che lasciava intendere che non si trattava di un argomento che voleva approfondire.

    Forse i vivaci scenari di fantasia a cui Sakiko cercava di dar vita erano in parte dei meccanismi difensivi proprio per distogliere la mente da argomenti che spiacevoli che cercava di evitare, come la morte della madre. Incapace di affrontare la scomoda verità la ragazza si rifugiava nel confort sua immaginazione. Sakiko era una di quelle persone che vivono di fantasia e muoiono gradualmente di realtà.
    Ed in questo caso la idol si era aperta la sua fuga immaginandosi un avventura piratesca per Morrigan che inaspettatamente si prestò tutto sommato piuttosto volentieri a quell’intermezzo di gioco improvvisato. Quando poi Sakiko suggerì l’aggiunta di un pappagallo per ottenere un appropriato effetto piratesco l’irlandese rivelò di averne già perfino due, notizia a cui la idol reagì con euforia “Cosa? Davvero? Ma è fantastico! Aw – voglio assolutamente vederli. Uh – e in cambio posso farti vedere una foto del mio coniglio Paku. È un pelosetto super-morbido e carino!” – spiegò con un tono da cui traspirava l’evidente adorazione che la ragazza provava per il suo piccolo animale domestico.

    Sakiko era sempre lieta di trovare qualcuno con cui condividere la sua passione per gli animali, e specificatamente per quelli carini e coccolosi. In più subconsciamente percepiva che quella era una buona occasione per poter legare con una persona fuori dalla cerchia dello show-business – una persona normale e ordinaria. Decisamente il tipo di persona che avrebbe voluto nella sua vita ormai deviata fuori dalla norma.

    Ma una volta concluso riscaldamento e preliminari vari, chiacchiere e convenevoli vennero messi momentaneamente da parte e Morrigan ebbe finalmente occasione di sperimentare un po’ le basi che aveva appena appreso. La irlandese aveva due minuti d’offensiva a sua disposizione per testare i fondamenti di calci e pugni contro Sakiko che le faceva d’avversaria in difensiva.
    Morrigan si prese qualche secondo prima di lanciarsi all’attacco. Sakiko notò con approvazione che la compagna stava tenendo a mente le note che le aveva rivolto durante la spiegazione preliminare riguardo la guardia e il molleggiamento di gambe.
    Finalmente la ragazza dai capelli color fenicottero sferrò il suo attacco – aprendo la sua offensiva con un jab diretto all’addome – con l’intenzione di mirare ad una zona poco coperta dalla guardia dell’avversaria. Sakiko non ebbe difficoltà a intercettare questo primo attacco, abbassando la guardia repentinamente la braccia a scudare la zona presa di mira.
    Dopo aver sferrato il pugno però Morrigan seguì con un buon tempismo con un calcio basso mirato alla zona posteriore dello stinco di Sakiko. Questa volta la idol incassò il colpo, riuscendo giusto a ruotare la gamba in modo che il calcio, non particolarmente poderoso, impattasse contro l’apposita protezione.
    La idol non sembrò per nulla disturbata dall’aver subito quel colpo tecnico e anzi con sportività seguì ad incoraggiarla “Oh, niente male. Hai un buon istinto – su, hai ancora un minuto fammi vedere se sai fare di meglio!”




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    Morrigan era conscia della domanda scomoda che aveva appena posto a lei, c'era una sorta di tristezza melancolica ogni volta che parlava della madre, doveva essere successo qualcosa di spiacevole al loro rapporto. Il viso di lei sembrò congelarsi nel tempo e solo i suoi occhi trasmettevano un filo di panico, che pian piano prese possesso di tutto il resto del suo viso: lo leggeva chiaramente, stava riflettendo su quel che avrebbe detto, se avrebbe mentito, se avrebbe fatto finta di niente oppure detto la verità. Al posto suo difficilmente sarebbe stata troppo aperta con una sconosciuta, certamente non avrebbe confessato qualcosa di così intimo come la morte della propria madre, come ella invece fece.
    Aveva un'aria mortificata e Morrigan poté quasi provare una sorta di pena e colpevolezza all'essere l'artefice di aver trasformato il suo solare viso in quell'espressione cupa di disagio. ‹ Oh, mi dispiace. ›, non c'era molto altro che potesse aggiungere, ne voleva insistere troppo sull'argomento a cui evidentemente Sachie non voleva più toccare. Se da un lato si sentiva in pena, dall'altro provava una strana soddisfazione al sapere che poteva rovinare così facilmente il suo mood, l'idea di poterla manipolare perchè provasse ciò che lei voleva era interessante, soprattutto se Sachie con quella sua innocenza non si fosse accorta di nulla.
    Entrambe fecero finta di nulla, come se la conversazione di poco prima non fosse avvenuta, e proseguirono piuttosto a parlare di pappagalli e conigli. Sachie aveva proprio l'aspetto di una che possedeva un coniglio, o qualche animale altrettanto morbido e tenero. ‹ Ma certo. ›, Morrigan non aveva sorelle più piccole, ma probabilmente la sensazione era molto simile a quella che stava provando al parlare con la castana. Le faceva piacere avere lei come "insegnante particolare", era subito riuscita a farla sentire a suo agio e dimenticare delle paranoie ad iniziare quel nuovo corso.
    Dopo il riscaldamento e i primi esercizi, Morrigan ebbe la possibilità di mettere in pratica con la giapponese ciò che aveva appena imparato. Era partita con un pugno piuttosto diretto, che la mora aveva parato con abilità; poi aveva seguito un calcio, mirando alla parte posteriore della sua gamba, Sachie ebbe solo il tempo di girare lievemente la gamba perchè la colpisse nella parte protetta. La sua nuova amica aveva dei buonissimi riflessi, la faceva venire curiosità nel sapere come lei se la sarebbe cavata una volta che le sarebbe toccato difendersi, difficilmente sarebbe stata così brava.
    Sachie la incoraggiò a fare del suo meglio nel minuto che le rimaneva, Morrigan annuì senza perdersi troppo in chiacchiere, già che stava iniziando a stancarsi di tutto quel saltellare.
    Stavolta Morrigan avrebbe mirato al suo viso con il primo pugno, in modo diretto, usando prima il braccio destro e poi quello sinistro, si sarebbe fermata ovviamente prima di colpirla in modo diretta nel caso uno dei due fosse andato in porto. Poi un'altro calcio, stavolta puntando verso l'alto, precisamente al suo braccio destro, e infine un gancio con il suo braccio sinistro, ancora rivolto verso il viso della castana. Morrigan si stava divertendo ad imitare gli incontri di boxe che qualche volta aveva visto in televisione.

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    sorry la role un po' sottotono mi rifarò al prossimo turno,,
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    Bam. La scomoda rivelazione era fuori e Sakiko poté visibilmente avvertire l’atmosfera della conversazione raffreddarsi per un momento e si sentì subito a disagio. Morrigan disse di dispiacersi ma paradossalmente fu Sakiko a sentirsi terribilmente in colpa come se in qualche modo si sentisse responsabile che la conversazione fosse finita a toccare quello spiacevole argomento. Non era esattamente quello di cui qualcuno voleva parlare quando si stava allenando in palestra.

    Ugh. Sicuramente adesso l’irlandese stava pensando di aver detto qualcosa di sconveniente senza volerlo. Bel modo di smorzare il morale tirando fuori la tua mamma morta, adesso sicuramente ci penserà due volte prima di parlare con te - si rimproverò mentalmente la idol.
    E seguì quindi a cercare di correre ai ripari e cercando di mostrarsi serena e disinvolta, senza riuscirci, rispose “N-no, figurati, non c’è bisogno che tu ti dispiaccia… è colpa mia per aver sollevato un argomento cosi deprimente.” – spiegò sorridendo nervosamente in maniera plastica visibilmente in contrasto con i genuini sorrisi spontanei che aveva mostrato fino a quel momento.
    Le due non si soffermarono più del dovuto su quel momento di disagio e mettendo da parte chiacchiere, riscaldamenti e convenevoli erano finalmente passate al pezzo forte di quella lezione: una lotta di sparring uno a uno.


    Ovviamente non si trattava di uno scontro vero e proprio – si trattava solo di un modo pratico per Morrigan di ingranare le basi della disciplina che Sakiko le aveva appena impartito. Quindi non c’era alcun intento antagonistico da parte di Sakiko che però non intendeva neanche prendere troppo poco sul serio quello spar.
    Avevano stabilito che lo scontro si sarebbe suddiviso in due fasi - una offensiva e una difensiva – della durata di due minuti ciascuna. Morrigan era nel bel mezzo della sua fase offensiva e nonostante la sua totale inesperienza stava dando mostra di un concreto potenziale tecnico. Nonostante i suoi movimenti non eccellessero particolarmente di forza o velocità la ragazza aveva un palesemente un istinto tattico nel diversificare il suo approccio offensivo per cogliere a sprovvista la idol bionda arroccata in una posizione di guardia difensiva.

    Dopo aver concluso il suo primo assalto la ragazza dai capelli rosa si lanciò di nuovo alla carica questa volta esordendo con una combinazione “uno-due” di jabs diretti al volto – vista la frontalità dell’attacco Sachko non ebbe troppo difficoltà a difendersi deflettendo il primo pugno con il palmo del suo guantone sinistro e poi schivando il secondo pugno slittando sulla sinistra per schivare il secondo pugno che va a sferzare l’aria a pochi centimetri dalla sua guancia destra.
    L’irlandese però non conclude lì la sua offensiva e passa subito a concatenare un calcio mirato all’altezza del braccio destro della sua avversaria – Sakiko essendosi posizionata fortunatamente più sulla sinistra guadagna quel secondo extra necessario per reagire in tempo e portare il braccio, già correttamente posizionato in posizione di guardia, a parare il colpo con il guantone. Il collo del piede di Morrigan cosi impatta con un soddisfacente suono pieno contro l’imbottitura del guanto senza andare a segno.



    Ma Sakiko viene presa di sorpresa dall’ultima mossa offensiva della sua avversaria che ritirando la gamba carica subito un gancio sinistro dal lato opposto mirando a fare breccia nella guardia della bionda – la giovane idol alza istintivamente il braccio corrispondente in posizione di guardia per proteggersi ma riesce solo a deflettere debolmente il colpo deviandone appena la traiettoria che finisce comunque per andare a segno.
    “Wah – sei riuscita a colpirmi, brava!” – si complimentò sinceramente con genuina sorpresa per poi alzare lo sguardo verso l'orologio e aggiungere “Giusto in tempo per il time-out!” – disse con tono entusiasta perseverando nel dimostrare un atteggiamento completamente positivo e non competitivo nei confronti del potenziale mostrato dalla nuova compagna di allenamento.
    Sakiko era ben lungi dall’essere un esperta nella pratica marziale, ma da quel poco di esperienza perfino lei poteva riconoscere che Morrigan aveva mostrato un potenziale promettente – aveva dimostrato di aver già assimilato le basi e di essere in grado non solo di metterle in atto ma anche di utilizzarle in maniera fluida ed efficiente in combinazioni elementari.


    Se avesse continuato ad allenarsi con costanza per supportare quell’intuito con delle adeguate prestazioni fisiche e un livello di stamina più elevato avrebbe potuto ottenere ottimi risultati anche in sparring più competitivi.
    Sakiko recuperò fiato velocemente – il ruolo difensivo non le aveva richiesto un dispendio molto elevato di energie quindi era tutto sommato ancora piuttosto fresca. Morrigan invece sembrava un po’ più a corto di fiato e la idol quindi suggerì “Ok, un minuto di pausa per riposarci e poi passiamo al secondo round, ok? Hai per caso bisogno di un po’ d’acqua?” – le chiese con tono leggermente apprensivo.




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