Future, Fate, Destiny (Radwimps)

Arabella Zimmerman, Midori Hasegawa

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    Midori Hasegawa
    Era una serata tranquilla ai Fiori di Ciliegio, un locale tutto sommato di un certo livello a Shibuya. Era tutto arredato in maniera squisitamente classica, con i muri bianchi decorati da fiori di ciliegio, come il nome suggeriva. La proprietaria, che aveva da poco ereditato il locale, aveva deciso di ingaggiare una cantante a poco prezzo per la riapertura e attraverso una rete di conoscenze era arrivata a me. Sebbene mi fossi fatta una certa reputazione nei locali di zona, era il primo ingaggio "grosso" che mi capitava, perché la conduzione familiare di quel posto era sempre stata di un certo livello. Avevo persino sentito dire che avevano chiamato staff addizionale per la cerimonia di apertura.

    Ero emozionata, come era comprensibile.
    Mi era capitato di suonare di fronte a un pubblico di queste dimensioni, ma mai con una posta così alta. Il fato di quel locale dipendeva molto da questa serata e avere una simlie responsabilità con le spalle... mi innervosiva non poco. Come l'altra volta, avrei fatto un paio di pause tra alcuni set di canzoni e ne avrei approfittato per cercare di saggiare la sala. Il pubblico era composto principalmente da ragazzi della mia età, complice la nuova gestione "giovane" del locale.

    Per l'occasione avevo scelto un abito nero con molte decorazioni argentate e avevo spolverato la mia chitarra acustica amplificata decorata con numerose decalcomanie luminose al buio. Insomma, ero un albero di natale, giusto per cambiare. La gestione mi aveva anche messo a disposizione una piccola macchina del fumo, per dare un effetto finale tutto sommato d'effetto. Il fumo era contenuto nello spazio del palcoscenico, attraverso un sapiente uso del macchinario e io potevo suonare liberamente.

    « Salv- »

    Rumore di massa dal microfono.
    Un classico. Decisi di non perdermi d'animo, tossendo appena.

    « Sono Midori, Fiori di Ciliegio. Siete pronti a questa serata? »

    Nel mio sguardo, un entusiasmo tipico della mia età, carico di voglia di fare bene e riuscire in quella serata. Le prime canzoni erano state prese direttamente dai Radwimps, un gruppo che era esploso anni fa con la colonna sonora di una serie di film di un famoso regista. Tutto sommato, una performance degna delle mie precedenti, con la mia voce tenue che bene accompagnava la versione acustica delle canzoni che stavo cantando.

    Apprezzavo molto i testi di quelle canzoni. Raccontavano di amore, di destino. Di come a volte bisogna lasciarsi tutto alle spalle e inseguire i propri sogni. Messaggi importanti, che sono capaci di ispirare la gente. Quello che vorrei riuscire a fare in qualche maniera, insomma.

    Words like
    'tomorrow' or 'future' or 'fate'
    no matter how far
    they extend their hands
    We breathe, we dream,
    we raise our love
    in a timeless land
    that is far out of reach



    Al termine del primo set di canzoni, avevo un'oretta di pausa, che la proprietaria mi aveva detto di spendere come meglio credevo. Presi posto a uno dei tavoli liberi più vicini al palco, visto che il locale aveva iniziato a svuotarsi per il consueto ricambio di clienti intorno a mezzanotte. La cucina aveva chiuso, quindi avrebbero servito soltanto bevande e stuzzichini. Però per fortuna c'era ancora qualcosa per me! Mi guardai intorno, vedendo che anche altri membri dello staff ne stavano approfittando per mangiare. Feci un piccolo sorriso, rivolgendomi alla ragazza che mi aveva portato da mangiare.

    « Mi fai compagnia mentre mangio? Prometto di non annoiarti con troppe chiacchiere, se sei stanca. »

    Le dissi gentile, regalandole un nuovo sorriso.

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    Edited by Why Bother - 9/10/2020, 21:06
     
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    Guadagnare qualche soldo in più per una sola serata di lavoro. Era stata una proposta allettante, avrebbe guadagnato qualche soldino e avrebbe tenuta la mente occupata. Cosa chiedere di meglio? La Vigilante si era messa a rifletterci qualche secondo, il tempo di un caffè, prima di accettare quella proposta con un sorriso.
    Fiori di Ciliegio.
    Era il nome del locale dove avrebbe passato il resto della serata e non era difficile capire da dove venisse quel nome. Sulle pareti vedeva i fiori di quegli alberi, dando colore a quell'orrido e triste bianco. Le dava una strana sensazione. Soggezione? No. Paura? No. Disagio? Forse. I Ciliegi, se la sua testolina non ricordava male, era il luogo dove gli innamorati si dichiaravano amore e solitamente segnava l'inizio (almeno negli anime e nei game) ad una bella romance. Era per quello che era a disagio? O forse era perchè continuava a pensare a quella sconfitta e temeva di fare un disastro in quel locale alla sua prima apertura?
    Il suono di un microfono rieccheggiò nella sala, riscuotendola dal torpore dove si era momentaneamente bloccata.
    "Concentrati sul lavoro" Si ripetè mentalmente mentre si accingeva a servire ai tavoli. Doveva smettere di pensare a quella serata. Non era il momento nè il luogo. Concentrazione. La parola chiave del suo modo di fare, almeno secondo lei.
    « Sono Midori, Fiori di Ciliegio. Siete pronti a questa serata? »

    Alzò lo sguardo in direzione della band.
    Niente, la concentrazione non le funzionava bene quel giorno.
    Sarà anche perchè non le capitava spesso di assistere ad un concerto. Oh, ci avevano provato le sue colleghe a trascinarla in qualche locale per il karaoke o ad un qualche concerto di un idol famoso, ma le volte in cui aveva accettato si contavano sulle dita di una mano. Il suo lavoro da Vigilante aveva la precedenza. Ed una parte di lei rimpiangeva quella mancanza. Incrociò gli occhi della ragazza, quella intenta a prepararsi a cantare.
    C'era determinazione, entusiasmo, e nel vedere tali emozioni non riuscì a non trattenere un sorrisetto ed un pizzico di invidia.
    "Lavoro. Concentrati sul lavoro."
    E cosi fece mentre la cantante iniziò a cantare le sue canzoni. Lavorò mentre in sottofondo continuava la musica.


    Pausa.
    Le canzoni erano finite e anche il suo lavoro sembrava essere terminato, almeno per ora. La cucina aveva chiuso i battenti, da lì in poi niente più piatti ma solo stuzzichini e bevande. Alcuni membri dello staff si sedettero a mangiare ai tavoli liberi, consci del poco lavoro che spettava e lasciando ai pochi il restante lavoro. Indovinate un po? Lei era una di quelle che non si era seduta. Certo, poteva sedersi e fare amicizia con qualcuno dei suoi colleghi. Ma preferì servire gli ultimi piatti, in un che di meccanico e robotico.

    « Mi fai compagnia mentre mangio? Prometto di non annoiarti con troppe chiacchiere, se sei stanca. »

    Alzò lo sguardo mentre posava il cibo sul tavolo. Dovette sbattere le palpebre un paio di volte per accorgersi che stava servendo la ragazza con il microfono. Come aveva fatto a non accorgersene? Passò un paio di secondi prima che mettesse a fuoco la domanda nella sua testa. Si rimise dritta, si guardò attorno. Gli altri dello staff stavano ancora mangiando e godendosi la pausa e non sembrava esserci bisogno di una mano.
    Tornò a rivolgere lo sguardo verso la cantante con un sorriso.

    "Certo, volentieri." Prese una sedia e si accomodò al tavolo della giovane. "Tu sei Midori giusto?" Aveva sentito il nome e la sua voce per tutta la serata ma era meglio chiedere per evitare brutte figure. "Sei stata davvero brava." Si complimentò la Vigilante. "Hai una bella voce"
    Non toccò cibo. Forse perchè non aveva fame? O forse perchè non voleva sembrare maleducata nel prendere cibo? Boh.

     
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    Midori Hasegawa
    Ottimo, aveva accettato! Mi aveva anche sorriso di rimando, nonostante potessi chiaramente vedere fosse stanca per la serata intensa che avevano appena passato. Avrebbe potuto rifiutare, ma invece era stata così gentile da prestarsi alla mia bizzarra richiesta! Sistemai meglio i piatti sul tavolo, osservando cosa era stato preparato - c'erano due porzioni di riso con il curry, pesce scottato e contorni di verdura vari.

    Prestai più attenzione a quanto mi aveva chiesto, spostando lo sguardo leggermente imbarazzata. Sì, ero abituata alla gente che mi faceva dei complimenti, ma per qualche ragione questa volta sembravano più sinceri del solito. Tornai a sostenere il contatto visivo, rispondendo alla ragazza.

    « Esatto. Sono Midori Hasegawa, si scrive con dei kanji un poco strani quindi non sto ad annoiarti con questo. Tu come ti chiami? »

    Beh, era normale essere curiosi. Avrei condiviso il tavolo con quella ragazza, non potevo chiamarla ehi tu per tutto il tempo.

    « E ti ringrazio - sono stata libera di scegliere canzoni che erano particolarmente nelle mie corde. »

    Diceva che ero brava perchè non mi aveva sentito rappare. E per fortuna, non sarebbe stata un'esperienza piacevole proprio per nessuno. Presi in mano le bacchette a quel punto, iniziando ad affondarle nel curry per identificare dei pezzetti più invitanti degli altri che potessero essere consumati per primi.

    « Poi il pubblico è stato davvero gentile, si sono comportati bene. L'ultima volta che sono stata a cantare in un locale è scoppiata una sparatoria nei vicoli adiacenti. »

    Brutta storia, in effetti. Ancora mi chiedevo chi avesse portato una pistola, probabilmente un gaijin. Qui in Giappone non c'erano tante armi da fuoco, quindi era un'ovvia conclusione.

    « Oh - beh, è stata una coincidenza, ovviamente. Non porto sfiga o chissà cosa. Spero, almeno. »

    Mi lasciai andare in una piccola risata, prima di andare ad assaggiare il riso. Immediatamente i miei occhi si allargarono appena, le mie guance divennero leggermente più rosse. Che buono che era!

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    I muscoli delle gambe e della schiena si rilassarono un poco quando si sedette. Stare troppo alzati, a servire tavoli a destra e manca, poteva essere stancante anche per chi ci era abituato. Era stanca? Si, ma non lo avrebbe mai ammesso. Se qualcuno dello staff le avesse chiesto di dare una mano, quasi sicuramente si sarebbe alzata e sarebbe andata a dare una mano.
    Quando la cantante le chiese il suo nome sembrò quasi rifletterci. Era stata tentata di darle un nome falso. Più per abitudine che per altro. Dopotutto era una Vigilante ed ogni volta che le toccava dire un nome finiva per inventarsene uno, sia davanti ad un criminale che davanti ad un "collega", stavolta però era davanti ad una persona normale. La cosa la stranì.
    "Sono Arabella. Prima che tu me lo chieda, no. Non è giapponese, sono nata in Giappone e ci sono anche cresciuta ma non da genitori giapponesi." Vero a metà sulla questione genitori. Sembrava giapponese dai suoi tratti ma evitava di considerarsi tale per un qualche motivo. Meglio spostare l'argomento altrove, di nuovo sulle canzoni anzichè su se stessa.

    "Mi pare di aver già sentito alcune di quelle che hai cantato. Le hai composte tu? Potrei sbagliarmi ma forse ne ho sentito una simile in un film." Di cui però non ricordava minimamente il titolo o la trama. Osservò il volto della giovane. Non le sembrava di averla mai vista in televisione, del mondo della musica sapeva poco e niente ma il volto della ragazza e il nome non le illuminavano alcuna lampadina.

    Alzò un sopracciglio, stupefatta dalla rivelazone dell'altra sul suo concerto finito in tragedia. "Caspita" Era inusuale che ci fosse stata una sparatoria. Le armi da fuoco non era molto utilizzate in Giappone. "Spero non si sia fatto male nessuno." Era un attimo a disagio. Non perchè la violenza le facesse chissà quale effetto, era perchè non sapeva come comportarsi davanti a simili discussioni. Doveva confortare la ragazza? Doveva chiedere se era successo qualcosa a qualcuno? Doveva sorvolare? Doveva scherzarci su? Le dinamiche sociali la confondevano. Quindi l'altra fece quella piccola risata lei cercò di sorridere, mantenere quel sorriso che aveva presentato all'inizio.
    Un sorriso che divenne più dolce e sincero quando vide la reazione di Midori al cibo.

    "Buono?" Chiese vedendo gli occhi dilatati e le guance rosse. In lontanaza udì il proprio stomaco brontolare appena. Da quanto tempo non metteva qualcosa sotto i denti?

     
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    Midori Hasegawa
    Oh - va bene Arabella. Non volevo sembrare invadente chiedendoti il nome. Annuii decisa alle sue parole, comprendendo l'origine del suo nome. Strano, non avrei mai detto che la ragazza fosse europea - o americana. L'apparenza ingannava insomma.

    Annuii due volte per rispondere alla sua domanda sul riso - era buonissimo! Segno che questo locale rispettava le tradizioni, sembrava che il cambio di gestione non avrebbe compromesso la qualità del cibo. Ottimo, ottimo! Non vedevo l'ora di mangiarci di nuovo, magari con Dadi?

    « Decisamente buono, sì. Tu non mangi, Arabella-san? »

    Mi aveva dato solo il nome, quindi avrei usato quello - con il dovuto rispetto. Annuii un paio di volte alla sua domanda sulle canzoni, poi, visto che avevamo parlato tanto fra un boccone e l'altro. Mi piaceva l'atmosfera tranquilla che c'era, sembrava una ragazza molto pacata!

    « Una donna di cultura; ho suonato delle versioni strumentali di alcuni brani dei Radwimps, che hanno scritto la colonna sonora per i film di Makoto Shinkai. Sai, Tenki no Ko e Kimi no na wa. Più gli altri, ecco. »

    Mi piacevano perchè erano canzoni melodiose, dal ritmo particolare. E adoravo come la mia voce si piegava per seguire il cantante dei Radwimps, come cercava di ricalcare la sua emozione su quei temi importanti. Speravo di poter continuare a cantare di fato, di destino, di amore e perseveranza. Erano dei valori che dovevano continuare a passare tra la gente, risuonare e sovrastare ogni altra cosa.

    « Non si è fatto male nessuno, no. Ho solo avuto un pochino di paura. »

    Presi qualche altro boccone, assaporandolo un pochino stanca. La pausa ci voleva, ma di lì a poco sarei dovuta tornare su quel palco. Servivano canzoni tranquille, per accompagnare l'atmosfera di melassa del dopo-serata, per accompagnare tutti dolcemente in quell'ultimo drink prima di tornare a casa e dormire.

    Guardai verso Arabella a quel punto. Chissà che musica ascoltava? Magari potevo chiederle se aveva qualche richiesta. Ecco, a breve. Non volevo che continuasse a non mangiare. Certo, mi sentivo un poco in colpa ad aver fatto quei pensieri di prima sugli stranieri. Forse ero una brutta persona, in fondo.

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    La giovane annuìì due volte alla sua domanda, una reazione che la spinse a sorridere ancor di più. C'era qualcosa di dolce in quella ragazza, un po come un piccolo gatto, forse dovuto al fatto che fosse ancora giovane e piena di entusiasmo. Lanciò un'occhiata al cibo alla domanda dell'altra. Tutti nello staff stavano mangiando, gustandosi gli stuzzichini del locale, tutti tranne lei.
    Scosse il capo.
    "No, sono apposto così. Magari in futuro verrò qui a gustarmi la cucina. Ma per oggi passerò visto che lavoro. Stare a stomaco vuoto mi aiuterà a rimanere concentrata" Solitamente, almeno per le persone normali, era avere lo stomaco pieno ad aiutare la concentrazione ma vabbè. Le sembrava di star abusando di quella pausa per una qualche ragione.

    "Ah, Makoto Shinkai. Ho visto pochi dei suoi film ma non sono malaccio." Piccola pausa mentre si appoggiava allo schienale. "Anche se, ad essere sincera, il film dei due ragazzi che si scambiano di corpo non mi è piaciuto granchè." Non ricordava benissimo i nomi. "Comunque, rinnovo i miei complimenti. Sei stata davvero brava. Per caso sei famosa? Non conosco particolarmente il mondo della musica, quindi perdonami se lo sei e non ti ho riconosciuto." Un mezzo sorriso con una punta di imbarazzo in quell'ammissione.
    Era sincera nei complimenti. Quelle canzoni erano risuonate meravigliosamente nella sua testa, le avevano allietato la serata e permesso di svagare la mente da brutti pensieri.
    Annuì con la testa quando si parlò della sparatoria ma non commentò, limitandosi a distogliere lo sguardo ed osservare il locale. Da lì a breve la pausa sarebbe finita e sarebbero dovuti tornare al lavoro. Qualcuno avrebbe richiesto qualche drink, magari qualcuno voleva chiedere qualcosa per informazioni al locale o qualcosa del genere. Eppure non si mosse subito. Rimase seduta, gustandosi quegli ultimi momenti di pace, tornando a guardare il viso della ragazza. Gli sguardi sembrarono incrociarsi.
    Si scostò una ciocca di capelli dal viso, sistemandosela dietro l'orecchio.
    "Vuoi chiedermi qualcosa?" Interruppe così il silenzio che si era creato tra loro. La ragazza la guardava e la vigilante guardava lei. E le era sembrato di leggere una domanda negli occhi della cantante.

     
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    Midori Hasegawa
    Non stava cenando? Come era possibile?
    La sola idea di saltare un pasto mi faceva gelare il sangue nelle vene. La guardai dapprima dubbiosa, per poi decidere di lasciar stare. Ognuno si lanciava nel lavoro come meglio credeva, chi ero io per giudicare. Mi sentivo leggermente in soggezione a mangiare di fronte a lei, ma sembrava essere contenta che io stessi gradendo la cucina del posto, quindi -- buon appetito.

    Rimasi ad ascoltare le sue considerazioni sui film del regista che avevo nominato - rimanendo leggermente stupita. Ma come, non le era piaciuto Kimi no na wa? Pensavo fosse stato universalmente apprezzato un pochino da tutti. Beh, niente di grave, era pur sempre suo diritto non farsi piacere un film, ecco.

    « ---oh, no, no! »

    Portai le mani davanti al volto, muovendole rapidamente per far capire che la situazione era diversa da come se l'era immaginata. Io? Famosa? Direi che era una strada ancora lunga, per poter dire una cosa del genere su di me. Magari un giorno le cose sarebbero state diverse, ma per ora...

    « ... sono solo una ragazza che canta a prezzi ragionevoli, come una cena e un poco di pubblicità. Cerco di tenermi impegnata negli spazi tra una lezione e l'altra alla Yuuei. »

    Che imbarazzo, dover ammettere di... beh, no, non c'era niente di cui vergognarsi. Avevo una carriera come hero in programma, era normale che non avessi avuto modo o idea di mettermi in contatto con un agente, o con chicchessìa. La ragazza sembrava essere molto più perspicace di quanto non desse a vedere, oppure ero io ad essere un libro aperto. Ad ogni modo, feci un piccolo sorriso, rispondendole tra un boccone e l'altro.

    « Oh, mi chiedevo se avessi qualche richiesta. Se c'è qualche canzone che conosco che hai voglia di sentire, magari posso suonarla. »

    Dissi con convinzione, prima di prendere a giocare con un ciuffo di capelli azzurri. Complice il fatto che mi ero spostata da sotto il riflettore, avevano iniziato a scurirsi leggermente, passando da un blu molto acceso a una tonalità più scura e densa, visto che la luce alla quale erano stati esposti era cambiata radicalmente.

    Rimasi in attesa di una risposta.
    Chissà che cosa ascoltava quella ragazza? Così ad occhio, avrei detto qualche gruppo pop, magari le Girls Generation?

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    Quando la Vigilante domandò se fosse famosa ecco che la cantante sembrò scattare, quasi avesse toccato un punto delicato di una trappola. "Oh" Rimase un attimo spiazzata, forse perchè pensava davvero che la giovane fosse una professionista o forse perchè non si aspettava facesse parte della Yuuei. "Non lo avrei mai detto" Rispose semplicemente restando qualche secondo in silenzio a braccia incrociate al petto. "Quindi..." cominciò "sei una eroina?" Anche del mondo degli eroi sapeva poco. Se non ricordava male c'erano occasioni dove la Yuuei appariva in televisione, eventi particolari dove gli studenti potevano mettersi in mostra per entrare in agenzie specializzate. Pubblicità. Non troppo diverso dal fare la cantante. Perchè allora sentiva un bruciore allo stomaco?
    Restò in silenzio. Distogliendo lo sguardo dalla giovane per guardarsi attorno.
    Quando la giovane parlò gli occhi tornarono su di lei.
    Un sorriso le piegò le labbra.
    "Mi stai offrendo un concerto privato? Sono lusingata da così tante attenzioni ma non vorrei rubarti al pubblico" Era ovvio che il suo tono fosse scherzoso, c'era una nota di divertimento nel tono di voce e nel suo sguardo. Solitamente non scherzava troppo ma tentò di usare quel tono per distrarre l'attenzione da quel bruciore di stomaco venutole dopo la rivelazione della giovane. "Scherzo" Disse, facendole un'occhiolino.
    "Come ti ho detto, non mi intendo molto di musica. Quindi, lascio a te. Secondo il tuo parere di cantante quale canzone potrebbe essere di mio gradimento. Stupiscimi" Era sinceramente curiosa di sentire cosa ne sarebbe uscito da quella richiesta.

     
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    ... il fatto di dover rispondere negativamente a tutte le sue proposte mi faceva sentire leggermente a disagio. Non ero una cantante, non ero un'eroina. Che cos'ero? Beh, ancora nulla. Ero una persona con i piedi in due scarpe, che sembravano terribilmente diverse una dall'altra. L'incapacità di scegliere, spinta da una passione viva e bruciante da un lato e dagli obblighi morali che la mia famiglia mi aveva imposto dall'altro mi stava lentamente logorando. La cosa peggiore era che non ero neanche in grado di rendermene conto appieno.

    « Magari in futuro. Sto lavorando duramente per poterlo diventare, un giorno. »

    Fu la mia risposta, con lo sguardo un pochino basso.
    Non troppo, non volevo far preoccupare la mia nuova compagna di discussione. Del resto era una problematica diffusa, quella di non essere sicuri di aver trovato la propria strada. Avevo ancora tempo, nonostante il mondo corresse così velocemente tutto intorno a me, sembrava non volersi mai fermare. Mi alzai dal mio posto, alla sua risposta. Oh-Oh! Stava scherzando! Non me ne ero resa conto subito. Sdrammatizzai con una risatina a mia volta, cercando di processare la sua richiesta. Avrei dovuto stupirla? Diamine, era ciò che mi chiedevano tutti. E se me lo chiedevano tutti, avrei dovuto fare l'impossibile per renderlo reale.

    Nulla di nuovo sotto il sole.
    Ricambiai il suo sorriso con rinnovata determinazione nei miei occhi.

    « Chissà, magari tornerai a casa più incuriosita verso il mondo della musica. Saprai quando sarà la canzone per te, ecco. »

    Dopo aver finito tutti i piatti che mi erano stati portati, mi sarei alzata e ordinatamente mi sarei arrampicata sul palco, prendendo posto sulla sedia con la mia chitarra. Le luci tornarono soffuse, i miei capelli lentamente iniziarono a riprendere quel colore brillante e acceso che avevano quando mi spostavo sotto i riflettori. Rialzai lo sguardo sulla platea, ora molto più tranquilla e rilassata. Probabilmente nessuno aveva voglia di sentire canzoni più rapide e accese, ma qualcosa di tranquillo e armonico per accompagnare l'ovvia conclusione di quella placida serata.

    Mi lanciai in canzoni puramente melodiche, lasciando che fosse la chitarra a guidare la mia voce e non il contrario. Autori nostrani, cantanti femminili perlopiù. Sino a quando non mi sembrò di notare uno spiraglio in mezzo a quel doposerata, un momento in cui tutti sembravano un pochino più attenti.

    « Uuuh... la prossima canzone è per una ragazza che è stata così gentile da non farmi mangiare da sola. »

    Lasciai stare la chitarra di lato, facendola scivolare delicatamente sulla sedia, per avvicinarmi meglio al microfono. Portai la mano alla tasca, per estrarre il mio cellulare e premere un paio di tasti, al fine di far partire una canzone in bluetooth dal cellulare, collegato direttamente all'amplificatore che avevo usato sino a quel momento. Una versione adatta al karaoke, con la base musicale sotto.

    Un ritmo inconfondibile per i fan della musica anni novanta, duemila.
    Con energia, mi spostai verso il microfono, iniziando a cantare. Non stavo imitando il cantante dei The Killers, stavo rendendo mia la canzone per movimenti, per voce e tonalità.

    Coming out of my cage
    And I've been doing just fine
    Gotta gotta be down
    Because I want it all



    Mentre l'amplificatore continuava ad andare, il mio corpo si muoveva a ritmo. Il microfono era come un prolungamento naturale del mio corpo, sentivo quel brano incredibilmente mio in ogni - singola - molecola del mio corpo. Tutte le strofe di quella canzone mi facevano sentire piena, viva. Erano poche le canzoni in grado di farlo, ma Mr. Brightside era una di quelle preferite. Mi ci rispecchiavo quando ero più ragazzina, per determinati motivi - ora mi ci rispecchiavo per motivi diversi.

    Destiny is calling me
    Open up my eager eyes
    'Cause I'm Mr. Brightside



    Sentivo il petto che minacciava di esplodere. Per come quelle parole mi riempivano, per come quella canzone mi riempiva. E speravo che almeno una persona nel pubblico potesse sentire la metà di quello che stavo provando io. Al termine, quando le ultime note si diffondevano nel locale ormai semivuoto, tirai un lieve sospiro, la fronte madida di sudore.

    « Grazie a tutti, fiori di ciliegio! Un applauso per lo staff di questa sera, nella speranza che la nuova gestione possa essere fiorente come la precedente! Buonanotte a tutti! »

    Guardai infine verso Arabella, nella speranza di vederla in mezzo al gruppo di testoline indaffarate che mi balenavano davanti. Nel caso in cui l'avessi vista, le avrei semplicemente fatto un occhiolino - ben visibile a causa della mia posizione sul palco, prima di sprofondare letteralmente seduta sulle scalette di accesso. Ero sfinita, ma ne era valsa la pena.

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    La cantante rispose con lo sguardo basso, forse parlare della sua professione la metteva a disagio. "Beh" Iniziò la Vigilante un pò titubante. "Se sei brava la metà di quanto sei brava a cantare, penso diventerai un'ottima eroina" Non erano le parole che avrebbe voluto dire. Avrebbe voluto dire altro, avrebbe voluto dire cosa pensava della professione degli eroi ma le mancò il coraggio. Dopotutto Midori era stata gentile con lei, l'aveva invitata a sedere, aveva chiacchierato con lei, le aveva proposto di cantare qualche canzone di suo gusto. No, dire ciò che pensava degli eroi in faccia ad un'aspirante eroina era la cosa peggiore che potesse fare.

    Lesse determinazione negli occhi della ragazza quando le chiese di stupirla con una canzone a sua scelta. "Forse." Replicò con un sorriso.
    La cantante mangiò i piatti che le erano stati portati mentre la Vigilante le dava un paio d'occhiate, ogni tanto smettendo di osservarla per non sembrare troppo invadente e guardandosi attorno per regolarsi se tornare al lavoro o meno. Quando Midori si alzò dal tavolo lei fece lo stesso, facendole un cenno del capo ed un sorriso come a dirle "buon lavoro" o "buona fortuna" e si rimise a servire ai tavoli. O meglio a sparecchiare e servire qualche cliente desideroso di avere un ultimo assaggio della serata. Tutto era più tranquillo, più rilassato, la notte si faceva sentire insomma, e il pubblico sembrò godersi le canzoni melodiche offerte da Midori. Arabella continuò il suo lavoro senza indugiare troppo.

    "Eh?" Si bloccò sul posto quando udì la dichiarazione, immobile come se qualcuno le avesse appena rovesciato un secchio d'acqua sulla testa. Si voltò verso la ragazza con un certo imbarazzo sulla sua espressione, gli occhi che si guardavano attorno per vedere se qualcuno la stava guardando o meno. Non era così ma lei si sentì come se si fosse messa sotto i riflettori. Rimase ferma a guardare la giovane, il vassoio vuoto tenuto tra le mani e poggiato contro il busto. Rimase ad ascoltare, lì ferma, quella canzone con uno strano sentimento. Quella canzone le trasmetteva una sensazione strana, un'energia particolare a cui lei non riuscì a dare una definizione.
    La canzone terminò e la cantante ringraziò. Arabella la vide rivolgerle un occhiolino e solo in quell'attimo sembrò risvegliarsi dal suo torpore, sbattendo le palpebre come se si fosse appena svegliata. Non si era neanche resa conto di avere un sorriso stampato sulle labbra.

    Ritornò al suo lavoro, terminò un paio di cose veloci ma prima di terminare completamente il lavoro decise di avvicinarsi alla cantante. Si avvicinò alle scalette d'accesso al palco, là dove lei ora sedeva. "Wow" La prima parola che le uscì fu quella. "Mi hai davvero stupito"

     
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    Smile at Despair, in the name of Hope

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    Midori Hasegawa
    Uh, non ero sicura che Arabella avesse apprezzato davvero. Per me era stato liberatorio, adoravo chiudere con Mr. Brightside quando mi era possibile. Era una canzone che rappresentava molto per me, perché lungo la mia crescita aveva continuato ad assumere nuovi significati. Chissà, magari in futuro sarebbe stato altro ancora?

    « Oh, dici davvero? »

    Le chiesi, spostando lo sguardo verso di lei, con i capelli che iniziavano nuovamente ad assumere la sfumatura più scura, dovuta al cambio di luce dai riflettori al sottopalco. Provai ad esaminare l'espressione che Arabella aveva assunto, ma mi sembrava indecifrabile. Le offrii un lieve sorriso, cercando di farle capire che... beh, ero contenta che avesse apprezzato. Sebbene non fossi certa di avere ragione.

    Ancora leggermente provata, mi sarei tirata in piedi, guardando in direzione del palco. Sarebbe stata una bella sfacchinata portare tutto quanto indietro, ma ero certa che sarebbe stato possibile, con un poco di fatica e lacrime. Avevo una deliziosa custodia semirigida blu scuro decorata con stelline - alcune luminose al buio.

    « Non so, forse il tema non ti ispirava troppo. »

    Fu un rapido commento che lasciai andare - diceva che l'avevo stupita, e forse era vero. Ma era inevitabile almeno per me - continuare a interrogarmi sulle cose. Mi aveva fatto dei complimenti sinceri, in fondo. Sì, probabilmente stavo complicando una situazione già semplice di suo.

    « Credo che sia giunto il momento di andare, comunque. La chitarra non si porterà a casa da sola. »

    Commentai a quel punto con una piccola risatina. Ero certa che non sarebbe successo niente, mi capitava di prendere la metro anche molto tardi. Spesso i treni notturni erano molto tranquilli, anche se a volte capitava il matto occasionale. Nulla di grave, visto che la sicurezza faceva del suo meglio, in quei casi.

    « Beh, ti ringrazio per la serata, allora. Magari ci rivediamo qui, un giorno o l'altro. »

    Un altro ingaggio mi avrebbe fatto comodo per racimolare qualche soldino e magari provare a proporre qualche canzone mia. Più per diletto che altro, visto che la mia carriera doveva andare in un'altra direzione.

    open up my eager eyes
    'cause I'm Mr. Brightside

    SCHEDA | HERO | CRONOLOGIA | #LIVELLO 3

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    Annuì con un cenno del capo a quella domanda. "Si, è stato...strano." La sua espressione era a metà tra il divertito e il confuso. "Ho apprezzato molto la canzone. Mi ha trasmesso qualcosa. Ma non so dire bene cosa mi abbia trasmesso." Era difficile da spiegare cosa avesse provato nel sentire quella canzone. Si era divertita? Si ma non era euforica. Si era sentita energica ma non al punto di mettersi a ballare per il ritmo. Quindi che cosa le aveva trasmesso quella canzone? Non ne era certa. Però le era piaciuta, quello si. Il sorriso sulle labbra di Arabella sembrava confermarlo.

    "Io ho ancora qualcosina da finire qui. Ti ringrazio per la musica, mi ha allietato la serata." Si diede un'occhiata alle spalle, scrutando la sala. Alcuni clienti se ne stavano già andando, altri camerieri si stavano preparando a sparecchiare tutto. Tornò a guardare la ragazza intenta a prendersi il suo strumento e chiuderlo nella sua custodia.
    "Fa attenzione se torni da sola. Non è difficile incontrare uno sbandato di questi tempi" Una cosa a cui lei avrebbe posto rimedio con il tempo. Nel dire quella frase era diventata più seria, come una madre che fa una raccomandazione alla propria figlia.

    "Non lavoro qui, questa serata è stata solo un impiego extra. Se tornerai qui non è certo che ci rincontreremo." Le comunicò semplicemente con una piccola scrollata di spalle. Prese il vassoio e lo alzò ad altezza petto, facendo un passo per tornare in sala. "Però chissà. Tokyo non è così grande come sembra." La salutò con un sorriso e detto questo si diresse a fare il suo lavoro.

     
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    Hello :sparks:
    Non ho molto da dire, la role è stata molto semplice e non ho trovato particolari problemi.

    Midori: 50 exp
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    Chiudo.
     
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