I'm a fool for adventure, you know?

Con i primi giorni di ottobre, era ormai ufficialmente iniziato l'autunno. Normalmente questo avrebbe portato con sè una ventata di novità e aspettative; il Taikuu no hi, la giornata nazionale dello sport con festival e competizioni che si tenevano in ogni scuola, i piatti stagionali che entravano a rotazione nei menù soppiantando quelli estivi ormai fuori stagione... quell'ottobre però a Tokyo sembrava non esserci nulla di tutto questo. La fine dell'estate era arrivata e passata, ma la minaccia di Hanzo Takashi continuava a pesare sui cittadini della capitale come una ghigliottina. Proprio il fatto che non era ancora successo nulla aveva portato alcuni a tranquillizzarsi un po', a considerare il tutto uno scherzo, ma per molti altri tra cui lo stesso Shinjiro ciò non aveva fatto altro che trasformare ogni giorno in una logorante attesa che accadesse qualcosa, i nervi a fior di pelle. Avrebbero davvero colpito? Quando? Dove?
Durante l'estate, in un certo senso, era quasi riuscito a razionalizzare la cosa... oppure, banalmente, "la fine dell'estate" sembrava ancora lontana e una parte di sè si era convinta che tutto sarebbe andato bene.
C'era quel modo di dire inglese che aveva sentito da Desmond, che si traduceva con qualcosa sulla linea di "vivere tempo preso in prestito". Era esattamente così che si sentiva quei giorni.
Era difficile... organizzarsi, pianificare cose che andassero oltre il paio di giorni immediatamente successivi al presente o fare piani per il futuro con quell'alone di incertezza che gli gravava sulle spalle. Qualcuno avrebbe potuto dirgli che in teoria tutti vivevano sempre così, che non puoi mai sapere se un giorno qualsiasi uscendo di casa una macchina sbandata sul marciapiede ti investa, o altro... ma la mente umana era tanto strana quanto pronta a razionalizzare ogni cosa per proteggersi, e il pensiero di una macchina a caso che lo investiva mentre attraversava la strada non aveva minimamente lo stesso effetto di una minaccia come quella dell'annuncio su Babel. Erano due cose completamente diverse.
Nel frattempo, per sicurezza, si era procurato una maschera antigas. Ridendo e scherzando la discussione al compleanno di Desmond aveva portato entrambi a riflettere e decidere che la cosa migliore da fare era procurarsene una a testa il prima possibile. Si era rivelata una scelta saggia, visto che più o meno tutta Tokyo (o chi era rimasto) aveva avuto la stessa idea, ed erano rapidamente diventate praticamente introvabili. Sperava di non doverla mai usare, ma... sapere di averla gli dava un minimo di conforto, fosse anche solo psicologico.
Asakusa di sera era di solito rilassante; normalmente le strade piene di turisti vicino al Senso-ji si svuotavano, lasciando spazio ad una atmosfera particolare, un silenzio piacevole.
Ora, quando quello stesso silenzio gravava sulla città quasi tutto il giorno, era... un po' inquietante. Quella sera però non era lì per passeggiare.
Cioè... sì. In un certo senso era uscito anche per quello, ma con indosso la suit, la kusarigama avvolta nella tasca interna sinistra e la normale maschera in quella destra pronta a coprire il volto, come faceva ormai di suo solito.
Aveva lasciato il locale ad Hayato per quella sera con la giustificazione degli scarsi incassi: ormai non era raro che almeno un giorno a settimana avessero così pochi clienti da poter tranquillamente lasciare a lui tutto il lavoro. Anche la gente che era rimasta aveva paura ad uscire.
Non aveva dovuto aspettare molto per trovare il suo "obiettivo"; era come cercare un ago in un pagliaio, ma voleva più informazioni su quel gas di Aogiri in grado di annullare temporaneamente un quirk. Che lo avessero sviluppato per conto proprio o insieme ad Hanzo o qualcun altro ancora, era la cosa più simile ad una possibile pista da seguire che aveva. Gli dava qualcosa da fare e teneva la mente impegnata.. o anche solo l'illusione di star facendo qualcosa, anche se magari si rivelava inutile.
Prima però doveva avvicinarsi a qualcuno di Aogiri, e i punti di contatto più semplici da approcciare erano i loro spacciatori.
Dopo il disastro con Masao e la ragazza straniera a Shinagawa aveva optato per un approccio più... furtivo. Individuare un luogo di incontro dove si incontravano o effettuavano degli scambi. Appostarsi nelle vicinanze. Assicurarsi fossero loro, approcciarli, stordirli il più rapidamente possibile con una vampata di calore, che era il modo sia più efficace che meno violento che aveva a disposizione(quando riusciva ad usarlo, perlomeno) e poi, prima che potessero riprendersi o contrattaccare e fuggire, fare domande sul gas. La possibilità di beccare proprio qualche pesce piccolo che ne sapesse qualcosa era bassissima? Ovvio, ma doveva pur iniziare da qualcuno.
E no, non gli era sfuggita l'ironia di star facendo esattamente la stessa cosa che Cypher aveva fatto quasi un anno prima quando aveva indotto quei due di Aogiri a rifugiarsi nel suo locale. Giusto con meno coltelli ficcati nelle gambe.
Anche per evitare succedesse la stessa identica cosa, la kusarigama tornava utile per evitare riuscissero ad allontanarsi troppo, salvo quirk strani.
La prima parte del piano sembrava essere filata liscia; erano in due, in un vicolo, aveva indossato maschera e cappuccio per nascondere il viso e si era avvicinato abbastanza rapidamente da stordire entrambi mentre si allontanavano dopo aver recuperato quello che sembrava essere un sacchetto pieno di banconote.
Mentre i due tipi ansimavano appoggiati al muro di mattoni, il sacchetto pieno di banconote sparpagliatesi per strada si piazzò in modo da sbarrare loro la strada e srotolò la catena della kusarigama.
« So che a qualcuno di "voi" è stato fornito almeno una volta un "fumogeno" che annulla il quirk di chi lo inala per qualche ora. Ne sapete qualcosa? » chiese lentamente a bassa voce, tenendoli d'occhio in cerca di segni che si stessero preparando a contrattaccare o fuggire. Nel frattempo, impugnò il kama, il falcetto che costituiva metà dell'arma nella mano sinistra, mentre la destra afferrava un mezzo metro della catena con il peso all'altra estremità e lo faceva dondolare lentamente avanti e indietro, lungo il fianco. Non aveva intenzione di usarla se possibile, soprattutto non la parte tagliente dell'arma ... ma ovviamente non potevano saperlo, e sperava li convincesse a dirgli semplicemente cosa cercava.

I due tipi a terra sembravano ancora troppo storditi per dire alcunché; Shinjiro non distolse lo sguardo da entrambi, tenendoli d'occhio e restando in attesa. Poco dopo tuttavia, udì qualcosa che lo portò immediatamente ad irrigidirsi in allarme, i muscoli tesi pronti a scattare. Dei passi, qualcuno si stava avvicinando. Si azzardo' a staccare lo sguardo dai due per un attimo per osservare la figura in avvicinamento... e li si fermò sgranando gli occhi dietro la maschera, sorpreso.
Hamuko? Che ci faceva lì? Perché si era trovata proprio lì, proprio ora, proprio lei, con tutte le persone possibili a Tokyo che avrebbero potuto trovarsi lì in quel momento. La voce della ragazza suonava ferma e decisa, un comando volto a impedire un possibile peggiorare della situazione. Anche se... la prima parte sul gettare l'arma poteva anche capirla, ma chiedere di identificarsi?
Nessuno lo avrebbe fatto, ancora di più non lui. Soprattutto non lui. Non sapeva nemmeno se solo rispondendole poteva camuffare abbastanza la voce da non farsi riconoscere... la maschera aiutava un po', ma non era un vero e proprio modulatore vocale.
E restava il fatto che quei due avrebbero potuto riprendersi da un momento all'altro... che avrebbero fatto? Ovviamente non avrebbero potuto rispondere alle sue domande ora che era sopraggiunto qualcun altro, e ancor più ovviamente non poteva restare lì, con Hamuko a due passi pronta a intervenire... doveva battere in ritirata.
La cosa lo frustrava immensamente. Non poteva passare di lì dieci minuti prima? O dieci minuti più tardi? O non decidere di investigare...?
Era un pensiero ipocrita, ovviamente. La ragazza stava solo facendo esattamente ciò per cui si era tanto preparata. Onestamente era già tanto che non lo avesse semplicemente attaccato a testa bassa.
Però... lo sguardo gli cadde sul mucchio di banconote a terra ai suoi piedi.
Se proprio doveva scappare senza un nulla di fatto, poteva almeno mettere a quei due un minuscolo bastone tra le ruote distruggendo il "bottino" della serata e creare un diversivo. Alzò le braccia come in segno di resa, mostrando che non aveva intenzione di usare l'arma, continuando comunque a tenerla ben stretta senza nessuna intenzione di mollarla.
Contemporaneamente, posò un piede sulla busta con il mucchio di banconote sparsosi per terra, attivando nuovamente il suo quirk e riscaldando unicamente parte della gamba fino al ginocchio per una manciata di secondi, il tempo necessario alla carta sotto i suoi piedi di iniziare prima a emettere un sottile rivolo di fumo, e un attimo dopo accartocciarsi bruciando, spargendosi rapidamente alla carta circostante.
Immediatamente dopo, si voltò e iniziò a correre verso il lato opposto del vicolo per allontanarsi.

Nel vederlo alzare le mani, Hamuko proseguì con un secondo ordine, intimandogli di abbassare il cappuccio. Probabilmente stava seguendo la "procedura standard" che le era stata insegnata, ma credeva davvero avrebbe funzionato?
L'ordine di abbassarsi il cappuccio e quello di fermarsi sarebbero stati ignorati; Shinjiro girò sui tacchi e fuggì, lanciandosi un ultima occhiata alle spalle prima di svoltare l'angolo; la ragazza si era fermata ad esaminare i due tipi ancora accasciati a terra... ok, doveva averli cotti più di quanto pensava, sperava non avesse fatto loro troppo male, perchè con Desmond e in altre situazioni lo stordimento non era certo durato così a lungo... probabilmente la sua nuova temperatura corporea aveva influenzato anche la temperatura massima che poteva sprigionare in quell'istante. Per un attimo, paradossalmente, considerò se fermarsi; se quei due avessero attaccato Hamuko? Era una studentessa della Yuuei, ma sarebbe stata comunque in svantaggio numerico... nel vederla tirare fuori il telefono si riscosse e ricominciò ad allontanarsi. Se stava chiamando la polizia, doveva andarsene il più in fretta possibile. Aveva dovuto rinunciare a quell'opportunità di raccogliere qualche informazione, ma chissà, magari se avessero arrestato quei due ironicamente si sarebbe ritrovato ad aiutare le autorità in modo indiretto, se li avessero interrogati. Alle sue spalle, il rumore dei passi in corsa gli annunciò che Hamuko sarebbe arrivata a momenti per intercettarlo, sembrava intenzionata a inseguirlo dopo aver chiamato la polizia. Continuò a correre; un vicolo, poi un altro, una svolta a destra... un vicolo cieco. Si fermò di colpo, il respiro leggermente pesante, la kusarigama ancora ben stretta tra le mani mentre faceva dietrofront. Lanciò un'occhiata al muro di mattoni ora alle sue spalle; troppo alto per scalarlo con un salto, anche a voler cercare di usare la catena come rampino improvvisato, anche se ci fosse stato un qualche appiglio. Avrebbe dovuto farsi strada oltre lei, che ormai lo aveva imbottigliato in quel vicolo... ma era estramente riluttante. Non voleva farle del male, se si fosse arrivati ad uno scontro.
Poteva... indurla ad allontanarsi ed evitare una lotta, in qualche modo?
Doveva innanzitutto uscire da quella stradina senza uscita.
Afferrò la catena della kusarigama stretta nella mano destra e alzando il braccio iniziò a far roteare il peso sopra la sua testa in piccoli cerchi sempre più rapidi, facendo acquistare slancio alla catena. Avrebbe mosso un paio di passi in avanti per chiudere la distanza tra i due e fatto scattare contemporaneamente in avanti il braccio, scagliando il peso a tutta forza verso il petto di Hamuko... all'apparenza. La mano destra si sarebbe subito richiusa sulla catena che aveva appena lasciato e ritirato il peso con uno scatto secco dopo avergli fatto percorrere un paio di metri, il movimento accompagnato da un secco tintinnio metallico mentre ritirava la catena e ricominciava a farla roteare, questa volta ad una ampiezza di circa un metro, tutt'attorno a sè all'altezza del petto.
Un colpo di avvertimento, che aveva appositamente mancato il bersaglio, per studiare la sua reazione e indurla ad esitare.
« ... sicura di dover inseguire me e non i due tipi che hai abbandonato in quel vicolo?» si azzardò a chiedere dopo un attimo, sperando di disorientarla. Aveva cercato di parlare in tono più profondo del solito, contando sul fatto che la maschera che indossava avrebbe distolto ulteriormente la voce.

Ora che poteva osservarla meglio, si rese conto che le mani alzate di Hamuko anche se in una posizione diversa dal gesto di resa e non aggressività che aveva assunto lui prima non erano vuote. In una sembrava stringere un pezzo di... stoffa? La fissò un attimo perplesso, l'espressione celata dalla maschera. Cosa voleva farci, legarlo? Appliccare una qualche tecnica di sottomissione strana non letale appresa alla Yuuei? O forse le serviva per utilizzare il suo quirk? Dopotutto non aveva ancora la minima idea di quale fosse, come lei del suo d'altronde. Aveva sempre evitato accuratamente l'argomento, e onestamente non pensava che si sarebbe ritrovato a scoprirlo in una situazione del genere.
Hamuko trasali' allo scatto improvviso della catena, seppur fosse andato a vuoto apposta, ma non accenno' a ritirarsi. Doveva tenerlo imbottigliato in quel vicolo cieco, d'altronde, ma sembrava piuttosto nervosa.
La ragazza tuttavia gli rispose, e dalle sue parole non sembrava aver riconosciuto la sua voce; bene, la combinazione di maschera e sforzarsi di cambiare leggermente la voce sembrava aver funzionato.
« Perché mi hai inseguito? Giochi a fare l'eroe?» chiese a bassa voce.
In teoria se voleva dare l'impressione di non averla mai vista prima, non poteva farle capire che sapeva che studiava alla Yuuei, e chiedere perché (ironicamente, visto che lui faceva esattamente la stessa cosa) un civile qualsiasi sarebbe dovuto intervenire era la prima cosa che gli era venuta in mente.
Riaggiusto' la presa sulla catena per ritirarla un altro po', facendole compiere dei piccoli cerchi verticali lungo il fianco destro mentre piegava leggermente le ginocchia; poteva starsi preparando a lanciare di nuovo il peso, o semplicemente a ritirare l'arma riducendone il raggio per una presa più comoda.
« Vittime? Non ho torto loro un capello. » commentò in risposta con un leggero sbuffo, prima di ridacchiare leggermente.
« Oh, spero che la polizia si prenderà molto bene cura di loro. Perché non dici agli agenti di chiedere loro che ci facevano lì, per iniziare? O da dove venivano quei soldi?» chiese.
Con quelle domande retoriche sperava di distrarla ma anche farla riflettere; se lei pensava li avesse attaccati per i soldi, perché bruciarli? Se pensava fosse un pazzo violento qualsiasi, perché lasciarli illesi se storditi com'erano avrebbe avuto tutto il tempo di ferirne almeno uno prima di fuggire?
Ovviamente perché non era quello il suo intento.
Subito dopo aver finito di parlare scattò in avanti di circa un metro; contemporaneamente il braccio destro si slancio' nuovamente in avanti e la catena con il peso seguì il movimento. Questa volta tuttavia l'obiettivo non era colpire direttamente con il peso ma sfruttare lo slancio della catena per farla avvolgere attorno ad una delle gambe della ragazza, la sinistra.
Se ci fosse riuscito avrebbe strattonato con forza a sé la catena con la mano destra, la sinistra ancora impegnata a stringere saldamente il falcetto, in modo da farla cadere a terra o comunque cercare di sbilanciarla e creare un'occasione per fuggire.

Si limitò a sbuffare alle parole della ragazza; ovviamente sapeva che erano vere, ma non voleva certo dire che nel suo ruolo di perfetto sconosciuto ci avrebbe creduto tanto facilmente. Chiunque poteva dire di avere una licenza, dopotutto.
« Ma certo, ce l'ho anche io! Perchè non me la fai vedere, e magari ci crederò già un po' di più.» commentò in risposta, sarcastico. Ovviamente, frugarsi in tasca per sfoderarla avrebbe implicato il perdere qualche secondo di tempo, che avrebbe eventualmente cercato di usare per sgusciarle di fianco e fuggire - operazione resa effettivamente un po' difficile dalla sua stazza a meno che non volesse rifilarle direttamente una spallata, ma le sue opzioni era già limitate-.
E... ok, ok, forse non avrebbe dovuto bruciare quei soldi. Ma visto che probabilmente erano appena passati di mano da un criminale ad altri, dubitava fossero esattamente soldi puliti frutto di un lavoro onesto, e come diversivo avevano funzionato. Ed erano praticamente spiccioli in confronto ai fondi che doveva possedere Aogiri, ma gli piaceva pensare di aver appena dato letteralmente e metaforicamente fuoco alla successiva busta paga di Hisoka. Ah.
« Va bene, la prossima volta li prendo e li lancerò ad un barbone di passaggio, è uno scopo abbastanza nobile, no?» ribattè.
E contro le successive parole della ragazza non aveva effettivamente nulla da ridire. Non poteva biasimarla, era effettivamente sospetto... soprattutto con quella maschera addosso che non lo aiutava ad avere effettivamente un'aria rassicurante e onesta.
La catena impatto' contro la gamba della ragazza e lo slancio accumulato la fece avvolgere attorno all'arto; al successivo strattone del cuoco Hamuko barcollo' in avanti ma allo stesso si mosse, e Shinjiro non riuscì a capire bene cosa aveva fatto. La ragazza aveva avvicinato il pezzo di maglietta al suo braccio destro e la stoffa sembrò venire... assimilata? Assorbita? Al suo interno. Il braccio della ragazza inizio rapidamente a mutare, e Shinjiro vide dopo un attimo che sembrava proprio star assumendo la consistenza del materiale che aveva toccato. Era quello il suo quirk, quindi?
Vedere il braccio di Hamuko trasformarsi in una frusta di stoffa fittamente intrecciata (tra l'altro rosa) lo distrasse abbastanza da non riuscire a spostarsi in tempo all'attacco della ragazza che sembrava voler rispecchiare il suo. La frusta lo colpì avvolgendosi attorno alla sua gamba sinistra, poco sotto il ginocchio, e si tese rapidamente con uno strattone. Per non venire sbilanciato a sua volta, Shinjiro piegò le ginocchia e riavvolse un paio di volte la catena nella mano destra attorno al braccio con delle rapide rotazioni del polso, facendola distendere al massimo con un tintinnio metallico per continuare a tirare la gamba di Hamuko. Era molto più alto e pesante della ragazza, strattonargli la gamba con abbastanza forza da sbilanciarlo non era così facile come poteva sembrare.
Una volta che le rispettive "corde" si sarebbero tese al massimo, si sarebbero praticamente ritrovati imbrigliati in un doppio gioco di tiro alla fune.
Si trovavano in posizioni esattamente speculari, entrambi con la gamba sinistra legata, chi con una catena chi attraverso una... frusta di stoffa rosa, anche se Hamuko era caduta in avanti frenando l'impatto con il terreno con la mano sinistra.
La ragazza però, nel cercare di emulare il suo attacco, aveva commesso un errore di valutazione: la Kusarigama, come diceva il nome stesso, era formata da due parti. Oltre alla catena di metallo stretta nella mano destra, nella sinistra ancora completamente libera di muoversi il cuoco stringeva ancora il Kama, il falcetto ricurvo. Falcetto che chiunque altro non si sarebbe fatto remore ad usare per recidere letteralmente la frusta di stoffa che lo legava in quel momento e liberarsi.
Shinjirò però esitò; non sapeva bene come funzionava il quirk della ragazza: era ovviamente un qualche quirk di tipo Transformation, ma come funzionava esattamente? Aveva trasformato il suo braccio nel materiale assorbito e lo aveva allungato? O aveva usato il pezzetto di stoffa come una sorta di "materia prima" per crearne dell'altra, legata al suo corpo? Se tagliava la frusta si sarebbe riflettuto sul suo corpo?
Se tranciava quella frusta le avrebbe letteralmente tranciato una mano o le dita una volta interrotta la trasformazione, o era una sorta di arto temporaneo e indolore? Se era il primo caso... non poteva correre quel rischio, non voleva farle veramente del male.
Con una smorfia di frustrazione nascosta dalla maschera, il cuoco si abbassò a sua volta posando il ginocchio destro a terra e avvicinò il falcetto ricurvo fino ad agganciarlo al di sotto della frusta di stoffa.
« Ritira questa frusta, o te la falcio.» sibilò, appliccando quel poco di pressione verso l'alto che bastava ad iniziare a tagliare i primi filamenti di stoffa - sperando risultasse nel caso in un taglio molto superficiale-. Già il fatto che avesse speso tempo ad avvertirla invece di farlo e basta era un indice del fatto che fosse riluttante a farlo, ma che altra scelta aveva?

Hamuko iniziò a sciorinare paroloni di cui onestamente conosceva forse la metà. Da dietro la maschera Shinjiro rispose con una smorfia, scrollando le spalle, il movimento accompagnato da un leggero tintinnio della catena.
« Non sapevo occorresse essere anche avvocati, per fare l'eroe.» borbottò in risposta a voce più bassa, colto in fragrante e ammettendo implicitamente di aver mentito prima- non che si aspettava davvero le credesse, era stato più un tentativo di distrarla. Seriamente però, davvero doveva sapere tutta quella roba? Era quello il famigerato esame di Eroismo di cui aveva tanto sentito parlare da tutti i suoi vari conoscenti che frequentavano il corso per eroi?
Notò che Hamuko stava continuando a strattonare la catena cercando di rialzarsi, e normalmente avrebbe teso nuovamente la catena con uno strattone per tenderla al massimo ed impedirglielo, non fosse stato per quella frusta che l'aveva costretto a cambiare rapidamente strategia.
La sua minaccia di falciare la stoffa, comunque, sembrava aver funzionato; Hamuko iniziò rapidamente a ritrarre la frusta di stoffa rosa che era al momento il suo braccio e il cuoco si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo nascosto dal viso coperto... seguito subito dopo da una botta secca sotto il mento che gli fece scattare il viso verso l'alto.
Aveva a sua volta commesso un errore di valutazione, probabilmente dimenticando che in quanto parte del suo corpo e della sua unicità Hamuko poteva manipolare quella frusta improvvisata in modo molto più preciso come un vero e proprio arto e non solo lanciandola controllandone lo slancio e ritirandola come lui faceva con la sua Kusarigama. Il movimento fatto dalla frusta della ragazza schizzando verso l'alto e poi ritraendosi sarebbe stato per lui impossibile da replicare e proprio per quello arrivò completamente inaspettato. La frusta lo prese sotto il mento e Shinjiro barcollò all'indietro di qualche passo, dolorante.
« Maledizione...» più che al dolore in sè l'imprecazione era legata alla preoccupazione che la botta gli facesse volare via la maschera. Riabbassò lo sguardo - ancora un po' stordito e con un puntini bianchi davanti agli occhi, sotto il mento era un punto un po' delicato- e si rialzò in piedi a sua volta alzando la mano destra, che reggeva la catena, a cercare di tastarsi la maschera. Non sembrava essersi spostata per sua fortuna, così come il cappuccio. Perse comunque qualche secondo prezioso ad assicurarsene la stabilità, poi passò al contrattacco; quella situazione non andava bene, un'altra botta fortuita del genere e avrebbe potuto tranquillamente rivelare la sua identità alla ragazza. Afferrò la catena ancora legata alla gamba della ragazza con entrambe le mani, e strattonò violentemente un'ultima volta, questa volta puntando i piedi per terra e mettendoci tutta la sua forza fisica. Più che sbilanciarla, voleva semplicemente far scorrere il pesetto che le si era avvolto attorno alla gamba al contrario per liberare finalmente l'arto della ragazza dalla stretta della catena di ferro. Contemporaneamente, aveva deciso di prendere in prestito la strategia che Masao aveva adottato contro di lui; far tendere per un istante al massimo la catena, poi rilasciare la tensione correndo direttamente verso la ragazza, la Kusarigama con le due estremità ben strette in mano - la sinistra sempre sul falcetto, la destra con parte della catena avvolta attorno al braccio e reggendo la porzione restante a circa un metro dal peso-.
Avrebbe puntato al suo fianco destro, alzando la mano che stringeva la falce alta sopra la testa e poi calandola con l'apparente intenzione di colpire di nuovo la frusta di stoffa; sarebbe stata tuttavia un'altra finta, volta a metterla in guardia e tenere d'occhio la lama ricurva e affilata. Il vero attacco sarebbe stato un calcio basso portato con la gamba destra verso la gamba sinistra della ragazza, colpendola, se fosse andato a segno, poco sotto il ginocchio a causa della loro differenza di altezza di svariate decine di centimentri. Aveva puntato alla stessa gamba già colpita dalla catena sperando di destabilizzarla e farla inciampare definitivamente, momento in cui avrebbe provato a superarla di volata con un salto per uscire finalmente dal vicolo e riprendere la sua fuga... sperando di non venire nuovamente bloccato da quella frusta rosa o chissà quale altra diavoleria. Stava cercando in ogni modo di evitare di dover usare il quirk su di lei, non volendo esporsi troppo. Meno informazioni poteva carpire da lui, meglio era.

Si sentì decisamente in colpa nel sentire Hamuko farsi sfuggire un gemito di dolore nel subire il suo calcio; aveva mirato appositamente in quel punto per destabilizzarla maggiormente, ma probabilmente le avrebbe lasciato un bel livido, soprattutto visto che non sembrava indossare nessun tipo di protezione. In ogni caso, in quel momento doveva soffocare i sensi di colpa e pensare solo ad allontanarsi.Uscì con uno scatto dal vicolo e ricominciò a correre lungo la strada, cercando di riprendere velocità. Preferiva non restare troppo lungo la strada principale, avrebbe cercato di infilarsi in qualche altro vicolo appena possibile, possibilmente cercando di evitare un altro vicolo cieco. Aveva fatto solo pochi passi tuttavia che ebbe il tempo di registrare un dettaglio anomalo: non sentiva dei passi alle sue spalle. Aveva smesso di inseguirlo e rinunciato all'inseguimento?
La risposta arrivò dopo pochi attimi, quando con un botto simile ad uno sparo venne colpito violentemente da qualcosa alla schiena, dritto tra le scapole, facendolo barcollare leggermente in avanti. La suit, fortunatamente, assorbì abbastanza l'impatto da ridurre i danni, ma in ogni caso un livido bluastro domani mattina se lo sarebbe ritrovato. Si azzardò a lanciare una rapida occhiata alle sue spalle solo per cercare di capire cosa era successo, ma vide solo Hamuko con il braccio puntato verso di lui come se avesse sparato qualcosa... braccio che era effettivamente tornato normale. Quindi... era un qualche modo per interrompere la trasformazione?
« Tsk. » si lasciò sfuggire mentre voltava nuovamente lo sguardo in avanti e continuava a correre, qualche secondo prezioso perso in quell'azione. Qualche posto in cui rifugiarsi... qualche posto dove poteva provare a seminarla senza doverla di nuovo colpire... l'ispirazione gli arrivò mentre stava per superare un cartello.
"Area parcheggi, entrata est"
Era una delle tante zone parcheggi a più piani che si trovavano in giro, dove potevano parcheggiare affittando un posto tutti quelli che non avevano un posto auto. Entrata est... faceva supporre che ce ne fosse anche un'altra... e se entrava lì dentro, soprattutto...
Scartò rapidamente di lato e si gettò verso l'ingresso dell'edificio. I suoi passi risuonavano nell'ambiente relativamente più aperto, creando uno strano eco che rendeva un po'difficile capire da dove provenisse un suono. Si infilò tra le prime due file di macchine che si trovò davanti e si abbassò, in modo da celare la sua figura. Contemporaneamente arrotolò il più rapidamente possibile la Kusarigama fino a poterla reinfilare nella tasca foderata di cotone, in modo che il tintinnio continuo della catena ad ogni passo non lo tradisse rivelando la sua posizione, e lì iniziò a muoversi lentamente lungo la fila di macchine, cercando di fare meno rumore possibile e tendendo le orecchie. L'aveva seguito? O aveva finalmente rinunciato ed era tornata indietro?

Rannicchiato dietro la macchina, restò in attesa di sentire i passi di Hamuko, che non tardarono ad arrivare. Sporgendosi per un attimo da dietro il cofano della macchina, riuscì a cogliere una visione fugace della sua figura prima di nascondersi di nuovo. La sua stazza in quell'ambito non aiutava, doveva starsene rannicchiato quasi ginocchia a terra per essere sicuro di essere completamente nascosto dietro alla vettura e non visibile attraverso i vetri. Hamuko stava camminando lungo il centro della stanza, e Shinjiro iniziò a muoversi lentamente da una macchina all'altra, cercando di camminare in sincrono con i passi dell'altra in modo da camuffarne il più possibile il suono. Quando l'altra prese parola si lasciò sfuggire una smorfia dietro la maschera, la schiena premuta contro il cofano di una vecchia Mitsubishi rossa. Collaborare per cosa? Le sue successive parole però gli diedero un attimo di pausa. Poteva dirle semplicemente cosa stava succedendo quando era stato interrotto, no? Lei avrebbe probabilmente riferito la cosa alle autorità, magari loro sarebbero riuscite a ricavarne fuori qualcosa. Poteva dirglielo senza rivelare necessariamente chi era, dopotutto. Prese un profondo respiro; parlando avrebbe probabilmente rivelato la sua posizione in ogni caso, quindi iniziò a muoversi.
Uscì da dietro il cofano della Mitsubishi e tornò indietro sui suoi passi, verso la stesso ingresso da cui era entrato. Forse non si aspettava che cercasse di uscire dalla stessa entrata invece che dal lato opposto, e avrebbe guadagnato qualche secondo di tempo... o forse stava presidiando proprio quell'ingresso. La gamba sinistra gli faceva leggermente male per la frustrata ricevuta, e la schiena bruciava leggermente per la botta di poco prima... però contava di riuscire ad aggirarla se necessario, possibilmente evitando un altro scontro. A differenza del vicolo, il parcheggio era ampio, aveva molto spazio di manovra per correre.
« Per l'alias... diciamo pure "Joule".»
Si rannicchiò contro il fianco di un'altra macchina, pronto a scattare via se avesse visto la figura- o anche solo l'ombra- di Hamuko comparire nello spazio tra una macchina e l'altra, poi riprese a parlare.
« So per certo che Aogiri è in possesso di alcune... granate fumogene, che sono in grado di annullare temporaneamente il Quirk di una persona. Ti ricorda qualcosa?» chiese, con una punta di sarcasmo nella voce che rieccheggiò nel parcheggio deserto oltre a loro due. Sperava fosse ovvio il perchè stesse indagando su quei due tizi.
« Sono stati utilizzati almeno una volta, conosco chi ne è caduto vittima.» aggiunse dopo un attimo. Era più corretto dire che la conosceva Desmond in realtà, ma dettagli; si fidava ciecamente di lui.
« Quei due erano scagnozzi di Aogiri, impegnati nel solito giro di spaccio di droga. Stavo per chiedere loro se ne sapevano qualcosa a riguardo, o su dei loro superiori, ma sono stato... interrotto.» tossicchiò, ancora quella punta di quasi divertimento nella voce. Come avrebbe reagito a quelle informazioni?