Una Falena è per Sempre

Role Kimama Evans & Midori Hasegawa

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    Kimama Evans
    «Le falene non vanno mai in vacanza»



    Tokyo aveva centinaia di luoghi interessanti che valeva la pena visitare, alcuni antichi come la storia stessa del giappone ed altri così recenti dal non poter nemmeno reggere un cerino umido alla magnitudine degli eventi passati. Eppure il mondo va avanti, l'umanità va avanti, ed il nuovo di oggi sarà l'antico di dopodomani. Ma oggi Kimama si trova in volo verso l'ultima meta di quella giornata. La spiaggia era stata più che soddisfacente, nuotare sotto le acque azzurre del mare giapponese, condividere storie con Midori sul Canada e su tutte le sue meraviglie era qualcosa che non aveva mai fatto con nessuno sino a quel momento. Il sole alla sua sinistra va scendendo, tingendo i suoi capelli e la peluria fitta delle braccia di un manto dorato, le sue antenne attente vibrano e cambiano posizione per seguire la corrente aerea che le sta riportando verso Tokyo.
    "Ed allora Elkalicious ha sdradicato le porte del furgone blindato e se le è fatte incatenare agli avambracci grazie al quirk di Iron Maiden, e ha caricato contro quel brutto cattivone di Overkill mentre questo gli lanciava addosso dei getti di plasma rovente e-... SLAM! Gli ha dato una sportellata talmente forte che lo ha fatto volare per due interi isolati prima che si spiaccicasse contro un cartellone pubblicitario." Inevitabilmente era ritornata a parlare del suo idolo, delle sue battaglie dopo la clamorosa sentenza, in particolare la sua prima battaglia con il mantello dell'Eroe sulle spalle. "Sai, Iron Maiden fu l'unica Hero negli USA a voler far coppia con lui all'inizio, tutti gli altri preferivano evitarlo... pensavano che fosse ancora cattivo. Ma la sconfitta di Overkill fu solo la prima di molte vittorie, e col tempo la gente ha cominciato a capire che quello che aveva detto in tribunale non fu solo una scusa per evitare la pena capitale!"

    Poter parlare così liberamente del suo discutibile idolo però era quello che quel giorno la rendeva più felice di ogni altra cosa, un qualcosa di cui non aveva mai parlato con nessuno all'infuori della sua stessa famiglia per legittimo timore di essere giudicata in modo diverso a quello a cui era abituata in qualità di Mutant. Con Midori si sentiva progressivamente sempre più libera di poter dire ciò che pensava senza dover riconsiderare i suoi stessi pensieri, senza dover riconsiderare il modo in cui sarebbe stata guardata. O forse era il vento, l'altitudine, la libertà che provava nel sentirsi ancora una volta sospesa tra le nuvole con quell'importante responsabilità tra le sue braccia. E poter guardare i grandi grattacieli di Tokyo dall'alto era sempre un'esperienza singolare, qualcosa che faceva spesso ma che avrebbe ripetuto per altre mille volte, il poter guardare tutto e tutti dall'alto e vedere centinaia di migliaia di persone impegnate come laboriose formichine che si preparano al prossimo inverno. E poi oltre le strade e le luci lo vede, quell'enorme macchia rosa circondata dal moderno e dall'antico, il grande parco tinto dai colori degli alberi di ciliegio.
    "Ecco il parco!" Esclama sonoramente Kimama, cambiando la sua rotta per allinearsi con uno dei vasti prati che già sembrava contare un nutrito numero di persone. Rimane in volo per qualche secondo di più, come se cercasse qualcosa di specifico che l'espressione contenta del viso sembra confermare. "Tieniti forte!"

    Le ali si chiudono all'improvviso, ed il corpo di Kimama va giù come un macigno, facendosi pericolosamente vicino ad una delle strade principali che portavano al parco. A poco più di dieci metri dall'impatto rispiega le ali in tutta la loro grandezza, procedendo in traiettoria retta lungo la strada ed oltre la recinzione esterna del parco,il fischio dell'aria attorno alle due che va pian piano riducendosi con la velocità di volo, stroncato di netto quando una chiusura e riapertura rapida delle ali portano Kimama in posizione retta, il vento che a pieno attrito arresta il volo e fa discendere Kimama di quel metro che la separava dal terreno. Soddisfatta dell'atterraggio la mutant procede a disporre a terra il borsone e l'ombrello, assicurandosi che Midori fosse conscia dell'atterraggio prima di rilasciarla.
    "Dovremmo avere un paio d'ore per andare a vedere le bancarelle." Asserisce, annuendo un paio di volte, aprendo le borse e ricontrollandone i contenuti un paio di volte per esser certa di non aver dimenticato nulla. "Oh, ma se conosci dei posti particolari potremmo andare li, in fondo vivi qui da molto più tempo di me!"

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    La mattinata a mare era stata tranquilla, dovevo ammettere. Avevo buone aspettative, ma non avrei mai pensato che alla fine sarei stata in grado di rilassarmi. Certo, tutto questo parlare di Elkalicious iniziava a stordirmi un pochino, ma Kimama sembrava così genuinamente contenta di poterlo fare che non avevo il cuore di interromperla. Poi mi stava letteralmente portando in braccio da un punto all'altro, quanto ingrata sarei dovuta essere per non permetterle di condividere qualcosa che per lei aveva un valore così grande?

    « Non faccio fatica a immaginarti a ritagliare articoli di giornale per appenderli tutti in camera. »

    E non c'era niente di male.
    Anzi, mi veniva quasi da sorridere nell'immaginarla a cercare di maneggiare delle forbicine con quelle manone artigliate. No, dai, basta Midori. Sei una persona migliore di così. (Le avrei regalato delle forbici grandi grandi, prima o poi.) Il fatto che avessimo idee diverse, comunque, non le impediva di esprimere la sua discutibile opinione in questa maniera. Forse sbagliavo a non dare voce al mio dissenso, ma... andava bene così. C'erano degli elementi condivisibili nella sua ammirazione per Elkalicious, ma la storia dell'underdog non è mai stata una delle mie preferite.

    Ad ogni modo, parliamo di me.
    Avevo chiesto gentilmente a Kimama prima di uscire dalla zona degli stabilimenti balneari di aiutarmi a indossare lo yukata. Niente di softcore, ovviamente. Ero uscita dal camerino preposto con il vestito mezzo indossato, chiedendole gentilmente di aiutarmi, dandole le indicazioni necessarie con l'aiuto di un video su youtube. Sì, al giorno d'oggi si trova tutto su youtube, in barba alla potente cultura giapponese.

    Indossavo quindi un kimono violetto con decorazioni floreali sparse qui e lì e avevo i capelli leggermente in disordine - forse non rispettando propriamente la tradizione - complice anche la giornata al mare e la difficoltà nel farli asciugare efficacemente dopo averli lavati. Però mi piaceva tutto sommato l'effetto finale che era venuto fuori.

    Dopo l'atterraggio - meno brusco dell'andata, a mio parere - mi ci volle qualche secondo per riprendere la giusta sensibilità alle gambe e assicurarmi di non cadere. Quando fui certa di avere una certa stabilità, tornai a dare attenzione a Kimama.

    « Dunque, più in là ci dovrebbero essere dei bagni pubblici per cambiarti, se vuoi. E ci sono anche dei depositi per lasciare le nostre borse, per evitare di portarcele in giro per tutta la fiera. Inoltre... uhm, per il dopo-serata ci sono i fuochi d'artificio, se ti va. Conosco una spiaggetta qui vicino molto carina. »

    Dissi alla fine, già pregustandomi l'idea di tutte quelle luci colorate in cielo. Sì, sì, non vedevo l'ora! Poi avremmo potuto fare tutte quelle tipiche attività del Tanabata, come raccogliere i pesciolini... mangiare .. mangiare di nuovo... ehm.
    Coff.

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    Kimama Evans
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    Dei Kimono aveva letto, dalla loro vecchia storia alla loro funzione odierna sino al significato che al gente davva ai diversi colori e motivi presenti sugli stessi. Le sarebbe davvero piaciuto averne uno tutto per se, ma con la sua recente idea di iscriversi alla UA e i più recenti eventi avveva completamente dimenticato che non poteva semplicemente andar ein un negozio e comprarne uno come nulla fosse. C'era da prendere misure, da progettare attorno al paio aggiuntivo di braccia e le maestose alli che prendevano buona parte della schiena. Quando la realizzazzione la raggiunse ormai era troppoi tardi, la festività alle porte, gli ordini per Kimono già presi ed il tempo insufficiente per averne uno. Per questo forse era felice di poter aiutare Midori ad indossare il suo, senza dover nemmeno seguire le guide presenti sui video, aveva già visto tutto quello che c'era da sapere, incluso quanto potessero essere delicati quegli indumenti. I suoi movimenti sono lenti, calcolati, quasi mossi da paranoia mentre fa scivolare il kimono esattamente dove doveva andare, nessun movimento di troppo, nessun temerario moto di velocità per fare prima. Era quasi il ripetersi della crema solare, solo invece di rischiare di ferire una sua amica ora rischiava di ferire il suo portafogli.
    "Finito! E non ho un kimono,magari l'anno prossimo!" Esclama con visibile giubilio mentre la tensione che aveva in corpo viene lavata via come fango sotto la pioggia. "Oh, non preoccuparti per le borse, posso portarle io! Preferisco non lasciare le mie cose da sole!"

    Parlava con un tono appena più vocale di quello che era solita usare, ignorante della cosa, così come ignorava la sua scarsa capacità nel nascondere quanto fosse eccitata all'idea di poter assistere da vicino a quel festival. Odori, sapori e rumori che si mescolavano in un tripudio di vita diverso ed unico da quelli che c'erano in Canada durante giorni come la festività nazionale o il giorno del ringraziamento. In realtà erano molto più vicine a quelle del Popolo, con tutte quelle persone in quegli abiti tradizionali sembrava quasi di essere tornati un po' indietro nel tempo e i suoi di abiti tradizionali non sembravano più così fuori luogo come lo erano di solito. E non erano solo i vestiti, no, era lei a non sentirsi più fuori luogo come si sentiva di solito. Ma cosa fare? Da dover cominciare? Un conto era leggere articoli sulla festività, un altro era trovarsi li di persona con così tante scelte dal non sapere dove andare in primo luogo. Poi al realizzazzione che non doveva sapere dove andare, poteva semplicemente chiedere a chi aveva visto questo scenario anno dopo anno da quando era nata.
    "Mi faresti da guida?" Chiede allora a Midori, congiungendo le mani due a due come si vergognasse di aver chiesto una cosa così banale alla sua compagna. "Sono sicura che conosci le bancarelle più interessanti e i cibi migliori da mangiare!"

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    Oh - non aveva uno yukata - aveva senso, in fondo.
    Non doveva essere facile trovarne uno per lei. Arricciai leggermente le labbra, nonostante la falena avesse un ottimo giapponese, aveva fatto qualcosa di grave a mio avviso. Ma la distanza culturale rendeva questo tipo di errore comprensibile, non c'era niente di male!

    « Yukata, non Kimono. Non confonderti, mi raccomando. »

    Dissi con un tono gentile, attenta a non smorzare l'entusiasmo che quella ragazza stava dimostrando. Era la prima volta che andava ad una fiera del genere? Allora mi sarei presa il compito di farle da cicerone e mostrarle tutte le bancarelle più interessanti e divertenti! Certo, ci avrei provato almeno - in genere avevo una sfortuna notevole in tutti i giochini che ci sono, pertanto... bisognava confortarsi subito.

    « Oh, ma certo! Ti insegnerò il mitico giro tattico di Midori! Dunque, iniziamo dal cibo, perché io ho fame e ci serve energia per lanciarci in tutti i giochi. »

    Presi sottobraccio Kimama - o almeno feci del mio meglio, la differenza di altezza non rendeva la cosa troppo semplice. Lasciandomi guidare letteralmente dall'odore, feci strada in direzione di una bancarella che vendeva taiyaki e takoyaki, con gli occhi già illuminati. Indicai le palline di polpo e i dolcetti a forma di pesciolino alla ragazza falena, sorridendole contenta.

    « Quelli sono dolcetti, quegli altri invece sono polpettine di granchio in salsa. Tutto buonissimo. Io prendo due takoyaki e tre taiyaki. Perché ho nuotato un sacco e mi merito qualcosa per me. Tu cosa prendi? »

    Avrei insistito per pagare io, non ascoltando ragioni. Dopo aver portato via il bottino, avrei provato a far muovere la mia compagna in direzione di una zona meno popolata, ma comunque carica di piccole maschere artigianali vendute appositamente in questo periodo, che ovviamente avevano un poco meno successo rispetto alle bancarelle di cibo o quelle con i giochi.

    Avrei quindi aspettato di vedere come la mia amica avrebbe assaggiato il cibo che le avevo gentilmente offerto, curiosa di sapere se le sarebbe piaciuto o meno.
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    Kimama Evans
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    Le antenne di Kimama collassano a terra come tronchi spaccati alla radice da un boscaiolo grosso come un furgoncino quando Midori la corregge, i suoi grandi occhi come specchi neri privi di luce che guardano all'orizzonte senza guardare nulla di specifico se non il vuoto della sua vergogna. Le parole gentili di Midori cadono su un muro di silenzio, nella mente di Kimama ogni continuazione di quella serata andava verso un finale terribile: nella migliore delle ipotesi Midori e avrebbe trovato una scusa per doversene andare e avrebbe speso il resto della serata in silenzio, nella peggiore avrebbero speso una bellissima serata e poi Midori avrebbe fatto ogni cosa in suo potere per evitarla. I Giapponesi tenevano molto alla tradizione, chissà cosa sarebbe successo poi se Midori avesse raccontato dell'accaduto a scuola, forse sarebbe dovuta rimanere in Canada ed iscriversi ad uno degli istituti per eroi vicino alla sua città. Ed ora era li, con le voci ed i suoni allegri di quelle bancarelle che rimbombavano fuori dalla cappa di ansia che la falena aveva eretto attorno a se come un bozzolo di seta. Un pugno di secondi che sembrarono eternità con quel freddo brivido che le stringe la spina dorsale come un rametto, ma è rapido a passare quando Kimama sente qualcosa stringerle il braccio. Le antenne scattano sull'attenti e guarda in basso, vedendo Midori che la guidava come fosse una madre con la sua bambina curiosa. Non faceva più tanto freddo.
    "In effettti avrei fame anche io!"" E ne aveva tutti i motivi, dopo tutte le nuotate ed il viaggio di andata e ritorno verso la spiaggia aveva bruciato calorie in abbondanza anche per i giorni a venire. "Dovresti mangiare tanto pesce, se il tuo quirk usa la luce forse il fosforo ti aiuterà a svilupparlo!"

    Era strano, andare in giro per la città con qualcuno che non facesse parte della sua famiglia, eppure non sembrava dispiacerle poi molto. L'unica cosa a cui sembrava fare attenzione però era Midori stessa, non più le bancarelle o le persone che le passavano vicina, buttava gli occhi su di lei per timore di fare un movimento eccessivo e farle del male. Non malediceva la sua stazza, ne la sua forza, eppure a volte sarebbe stato bello non doversi preoccupare di andare a sbattere contro qualcuno. Una parte di lei si chiedeva come facesse Midori a starle così vicina senza essere intimorita, senza avere lei stessa paura di farsi del male se per un qualsiasi disgraziato motivo Kimama fosse capitolata a terra scivolando su di una lattina o un tombino mal chiuso. O forse era il contrario, forse starle vicina la faceva sentire al sicuro. Gli occhi di Kimama si fanno grandi come fari a quel pensiero, qualcuno che voleva starle vicina perché certo della propria incolumità in sua presenza. Kimama non si accorge di sorridere nel pensare quelle cose, ma il suo passo a tratti incerto si fa improvvisamente rilassato e spedito, non abbassa più lo sguardo per guardare Midori se non quando finalmente si fermano davanti ad una delle bancarelle. Decide di comprare lei il primo piccolo pasto e Kimama non fa nulla per impedirglielo, nella sua cultura un dono era qualcosa di prezioso ed opporvisi era spesso considerato come un atto spiacevole. Per lunghi attimi fissa le cibarie, ma i suoi occhi vanno istintivi su quei simpatici biscotti a forma di pesce.
    "Come sono carini! Ne fanno anche in altre forme? Oh-...! Vorrei dieci taiyaki!"" Kimama prende uno dei pesciolini tra le dita, quasi dispiacendosi del fatto di doverlo mangiare, ma lungi da lei era il concetto di sprecar cibo. Lo addenta, ignorando il fatto che fossero ripieni. "Hmm! Sono molto do-...!!!"

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    Bastò quel morso a condannare Kimama, a sentire il ripieno di quei biscotti che all'inizio non era sicura di comprendere appieno. Era cremoso, ma non era crema pasticciera, troppo densa e con un retrogusto che solo dopo qualche secondo di lento masticare identifica come legumi. Legumi dolci, zuccherati probabilmente, non aveva mai pensato all'idea di fare qualcosa di dolce con dei fagioli e con un gesto istintivo butta in bocca tutto ciò che rimaneva del pesce biscottato e lo mastica con velocità sempre crescente. Non passa nemmeno un secondo prima che il secondo di essi raggiunga la sua bocca con un gesto meccanico, perfetto, come una mantide che porta cibo alle proprie fauci, il bianco dei suoi occhi che prima era solo un puntino al centro ora così largo dal superare il nero lucido degli stessi. Occhi che scattano attorno con fare sospettoso, che guardano ogni movimento che non fosse quello di Midori, come si aspettasse che da un momento all'altro qualcuno avrebbe cercato di derubarla di tale prelibatezza. E nella quiete non quieta di quelle stradine movimentate, Kimama scopre un nuovo piatto del quale non potrà più fare a meno.

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    Uh? Qualcosa era andata per il verso sbagliato? Avevo.. macché, sono bellissima e una persona assolutamente gradevole. Non c'è niente che non va. E poi ero troppo impegnata a tenere il braccio di Kimama per rendermi conto che magari potevo averla ferita.

    « P-Pesce e fosforo? »

    Non ci avevo pensato. Poteva avere senso. Però suonava tanto come quando ti consigliano di bere tanto latte per incrementare le...
    aaaah, che cosa sto pensando!

    Adesso dovevo concentrarmi sul camminare allegra al fianco della falena. Dovevo ammettere che starle vicino mi dava un certo senso di sicurezza, era come avere il proprio personale spartitraffico. Forse era una piccola mercificazione delle qualità della mia amica, ma ero contenta di starle vicino! Nel vedere la sua reazione all'assaggiare quei Taiyaki, poi, mi venne quasi spontaneo ridere divertita. Una risata cristallina e felice.

    « Sei felice! Sono contenta che ti piacciano! »

    Addentai anche io il mio meritato pasto, gongolando felice nel sentire ancora quel sapore unico, tipico delle palline di polpo. Guardai l'ultima pallina rimasta sullo stecchino, indecisa se offrirla o meno a Kimama. No, meglio di no. Non volevo sembrare troppo sfacciata, in fondo dovevo essere io quella poco espansiva - no? Ad ogni modo, mi sistemai meglio la manica del vestito, che poteva rivelarsi un pochino scomodo per navigare la fiera e mangiare. Per fortuna ero vagamente abituata.

    « Sono ripieni di una particolare marmellata di fagioli. Dovrei farti provare anche i mochi, se non ne hai mai mangiati. So che all'estero sono famosi con il gelato dentro, ma quelli tradizionali sono più buoni secondo me. Ho anche imparato a prepararli! Magari un giorno ti insegno. »

    L'idea di Kimama che provava a maneggiare qualcosa di piccolo e delicato come una pallina farinosa e appiccicosa dolce mi faceva ridere, ma ero convinta che con un pochino di pratica sarebbe stata bravissima. Forse era una mia impressione, ma mi sembrava un pochino impacciata in questo genere di cose - e come biasimarla del resto! Avrei fatto del mio meglio per farla uscire dalla sua crisalide dal suo guscio.

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    Kimama Evans
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    Silente e attenta la falena consuma il lauto banchetto di pesci biscottati con ripieno di legumi dolci, il bianco nei suoi occhi così largo dal far quasi svanire il nero presente in essi. Lo sguardo scatta meccanicamente a destra, a sinistra, le ali che si stringono appena con fare protettivo mentre un'altra sagoma ittica scrocchia sotto i denti di Kimama che come una laboriosa formica procede ininterrotta il suo pasto, la peluria sul suo corpo irta come mille aghi che vibrano e reagiscono ad ogni spostamento al di fuori del suo campo visivo. Era una vista singolare, come quei documentari dove la leonessa o la lupa mangiano la propria preda ben attentive del rischio che qualcuno al di fuori del loro branco non tenti di prenderle, pronte a scattare come un meccanismo a molla al primo segnale di pericolo. E questo singolare stato d'allerta non cambia finché l'ultima di quelle leccornie non viene consumata. E poi come il vento che scaccia la nebbia tutto si rilassa su Kimama, la peluria torna morbida, le antenne si abbassano e il bianco dei suoi occhi ritorna a quei piccoli punti bianchi situati al centro di essi, lo sguardo che di nuovo torna su Midori dopo non esservisi mai posato per tutto quel tempo.
    "Hm?" Kimama la fissa per diversi istanti, come se stesse solo ora registrando tutto quello che le era stato detto. "Non ho mai mangiato un mochi, almeno credo!"

    Quando si trattava di cucina Kimama non aveva forse hobby preferito al di sopra della cucitura e dell'artigianato appreso dal Popolo, la goffagine del corpo con il contrappeso della grazia e della talentuosità delle mani. Non c'era nulla che Kimama amasse fare più del creare, non importava fosse una pietanza o una ciotola o persino un arco da caccia. Era qualcosa che considerava prezioso come poche, poter prendere qualcosa di semplice e modellarlo sino a renderlo qualcosa di utile e bello. E nel fissare Midori pensa che potrebbe farle una bella borsa di cuoio come la sua, doveva solo trovare un cervo o una cerbiatta nei boschi attorno all'accademia e cacciarlo per prenderne la pelle, doveva solo capire che tipo di leggi regolassero la caccia in Giappone rispetto all'ormai lontano Canada. E con la carne avrebbe fatto un ottimo stufato, di quelli con i funghi e le erbe che aveva imparato a fare dalla nonna materna. Si sofferma su quante cose poteva condividere con Midori, quanti misteri della sua terra natia poteva insegnarle. E perchè non cominciare con la cucina?
    "Potrei insegnarti a cacciare! Potremmo seguire un cerbiatto, fare dello stufato con la sua carne e poi potrei farti una borsa come la mia con la sua pelle!" Esclama Kimama in un moto di gioia, congiungendo le mani a due a due come una bambina felice. "Uh, però..."

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    "... sai che tipo di leggi ci sono in merito?"



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    Edited by Lucious - 16/12/2020, 20:51
     
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    Osservare Kimama che mangiava era uno spettacolo singolare. Il fatto che fosse così genuinamente contenta mi scaldava il cuore, a tratti. In altri, mi incuriosivo da come un bambino magari avrebbe potuto processare una scena del genere. Doveva essere inquietante, quasi estraniante.

    « Beh, un motivo in più per imparare. »

    Risposi alla sua nota sul mangiare i mochi. Mai mangiato? Era strano, erano abbastanza comuni. Ma poco male, avrei avuto modo di istruirla all'arte del mangiare. Non ero certa che avrebbe trovato semplice ogni piatto, visto che la barriera fisica era notevole. In fondo aveva delle mani molto più grandi delle mie, era comprensibile che magari avesse difficoltà a chiudere i mochi o simili.

    La sua frase successiva mi diede da pensare.
    Un moto di perplessità si fece spazio nella mia testa, in maniera prepotente e sentita. Come ... come le era venuto in mente? Magari per lei era una cosa perfettamente normale e naturale, ma per me era una pratica terrificante. Ovvio, non ero una di quelle ambientaliste convinte, ma andare in prima persona a cacciare gli animali era qualcosa che mi metteva a disagio. Ero la piena incarnazione del sogno consumista, in cui si vuole vedere il prodotto finito ma non interessarsi al processo che porta lì. Un livello di ipocrisia accettabile, a livello sociale.

    « Non credo sarei capace di cacciare. Più che altro... non è un'attività nella quale mi sentirei a mio agio, credo. Mi spiace essere così ipocrita da spingerti a fare nuove esperienze e poi rifiutare le tue proposte. Ma temo che ci toccherà trovare qualcosa di più semplice da fare insieme. »

    Mi spostai di qualche passo, per indicare a Kimama la bancarella con i pesci rossi.
    C'erano tanti secchi pieni d'acqua e un omino che distribuiva palette che avremmo dovuto usare per raccogliere i pesciolini. Rimasi pazientemente ad aspettare, dopo averla indicata alla mia compagna di serata. Chissà, magari si sarebbe rivelata un'abile "cacciatrice" proprio per quello?

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