SQ - Non far preoccupare la mamma.

Single Quest | Masao Suzuki

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    And if I show you my dark side
    will you still hold me tonight?

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    Pre-event, ambientata dopo la role con Hayato al Kagejikan.

    Soundtrack.
    Masao Suzuki | Vigilantes | Livello 4 | Scheda

    Sveglia. Sei e mezzo del mattino. Ancora cinque minuti.
    Seconda sveglia. Un grugnito. Un uomo che si trascina fuori dal letto, atterrando su un paio di ciabatte.
    Bagno. Cucina. Macchinetta del caffé in funzione, finestra aperta.
    Sigaretta. Cellulare. Notifiche sullo schermo: messaggi da parte di Shinjiro. Messaggi motivazionali. Nobili sentimenti. "Non devi sentirti in colpa ad essere te stesso."
    Uno sbuffo. Una risposta acida dettata a voce prima di spegnere la sigaretta in un posacenere.

    Odore di caffé. Sguardo all'orologio. Sei e mezza.
    Tardi. Macchinetta spenta, caffé bollente abbandonato sul tavolo della cucina. Breve corsa con entrata in scivolata nella camera da letto.
    Armadio. Pantaloni: check. Calzini: check. Camicia pulite: non pervenuta.
    Bagno. Cesto della roba sporca. Una pila di vestiti da annusare, cercando la camicia messa meno peggio. Cravatta. Giacca. L'orribile sensazione di essersi dimenticato qualcosa.
    Sguardo al cellulare. Le sette. Valigetta. Scarpe. Nuova corsa in cucina. Caffé bevuto troppo presto e troppo in fretta, bruciandosi la gola.
    Tardi.
    Un senso di urgenza, contro la viscerale consapevolezza di non voler uscire di casa.
    Un momento passato indugiando sulla porta d'ingresso, lo sguardo nuovamente rivolto al cellulare. Nuovi messaggi.
    Il respiro che si blocca per un istante.

    se è davvero tua madre e ti vuole bene, non sarebbe più importante per lei vederti felice, qualsiasi sia il percorso che scegli?
    19/10, 7.04 ✔
    Corsa in stazione. Una marea umana. Il vagone del treno.
    Persone. Rumore. Contatto fisico. La voce registrata che annuncia le fermate. Una partita a Heroes Against Evil giocata guardando a stento lo schermo, braccia strizzate contro la schiena di un altro salaryman.
    A mia madre non è mai interessata la mia felicità.
    La sua priorità è sempre stata quella di tenermi al sicuro.
    Di non farmi fare la fine di mio padre.
    Perché non avrebbe potuto sopportarlo.
    Stazione. Strada. Un caffé recuperato in corsa dal bar all'angolo.
    Entrata dell'ufficio. Ascensore. Saluti affrettati. Meeting. Buongiorno, supervisore Yamamoto! Inchino. Briefing della giornata. Suzuki, congratulazioni per le vendite di ieri, ma il tuo report era pieno di errori di ortografia. Puoi fare più attenzione per favore? Sei uno sveglio quando ti ci metti. Sì, signore, ci metterò più impegno.
    Non so bene quando e come questa volontà di non farmi fare cose pericolose
    si sia traumutata nell'obbligo di avere un lavoro rispettabile
    (per essere economicamente stabile)
    una fidanzata da sposare
    (per avere qualcuno che mi tenga in riga)
    di essere una persona NORMALE
    (per non farmi bullizzare come alle medie)
    È lei ad essere troppo ossessiva
    o sono io a non aver mai saputo dimostrare a nessuno
    di sapermela cavare da solo?
    Scrivania accanto alla finestra. Il posto assegnato agli sfigati, quelli che non lavorano bene con il resto del gruppo. Quelli che finiscono sempre messi da parte.
    Finestra. Grigi grattacieli. Ma il cielo oggi è azzurro. Sullo schermo del computer, un foglio ancora vuoto.
    C'è troppo rumore.
    C'è troppo rumore.
    Che poi a ben pensarci
    mamma non si è nemmeno arrabbiata troppo quando mi sono mollato con Yui.
    È perché sotto sotto rispetta le mie scelte di vita?
    O perché dà per scontato che alla fine torneremo insieme?
    (Che ci farà tornare insieme)
    Documenti. Pausa caffé. Mail a cui rispondere. Telefonate. Altra mail. Sigaretta. Meeting. Messaggini mandati tenendo il telefono sotto la scrivania. Un sorriso fugace leggendo una battutina di Desmond.
    Documenti. Review col supervisore. Caffé.
    A me in realtà l'idea di dedicare la mia vita alla felicità di qualcuno non dispiace poi così tanto.
    So non avere idee in grado di cambiare il mondo. Datemi un ideale in cui credere, qualcuno da prendere a pugni, un capo da seguire.
    Voglio solo sentirmi utile.
    Suzuki-san, vieni a pranzo con noi?
    Cosa scusa?
    Il pranzo.
    Scusa, non ti stavo ascoltando. Ero perso nei miei pensieri.
    Vieni a mangiare o no?
    No, sono indietro col lavoro. Però vi seguo fuori per una sigaretta.
    Però sto pensando che forse vorrei dedicare la mia vita a qualcuno che perlomento riconosca i miei sacrifici,
    non qualcuno che mi urla dietro continuamente
    perché non riesco ad essere come vuole lei.
    È rimasto così poco di me.
    Ho passato una vita a farmi a pezzi,
    a nascondere quel poco che resta
    e per cosa?
    Cinque del pomeriggio. Esci con noi part-timer a bere, Suzuki-san? No, ho ancora del lavoro da finire. Vi raggiungo se faccio in tempo.
    Silenzio. Finalmente il silenzio. Meno persone in ufficio. Buio. La libertà di potersi finalmente infilare un paio di cuffiette nelle orecchie, mentre nessuno guarda.
    Rap straniero, parole incomprensibili che non distraggono. Caffé.
    Dita scrocchiate prima di rimettersi al lavoro.
    Anche se in qualche modo riuscissi miracolosamente a fare tutto quello che vuole mamma
    a diventare un salaryman di successo con una moglie, figli, una carriera
    non riuscirei a renderla felice.
    Lei si limiterebbe a scrollare le spalle,
    sollevata che io mi sia finalmente degnato di fare
    il minimo indispensabile.

    Vuoi davvero passare tutta la vita a continuare a fare qualcosa che odi fingendo che vada tutto bene?

    O vuoi fare qualcosa per te stesso?

    Otto di sera. Luci basse. Il ronzio di una macchinetta del caffé.
    Una confessione sussurrata in una sala caffé deserta:

    "Io mi voglio licenziare."

    Un desiderio sacrilego. Sbagliato. Ingrato. Eppure, eppure.
    Calcoli mentali. Affitto. Stipendio. Il vuoto di un conto in banca perennemente in rosso.
    Spese da tagliare, per iniziare a mettere da parte qualcosa. Meno caffè? Meno sigarette?

    "...Io mi posso licenziare."

    Non subito. Però sì.
    Una possibilità. Mille incognite. Un vago piano.
    Nessun vero ostacolo. Solo l'obliterante prospettiva di ricevere critiche. Urla in faccia. Accuse.
    Mani che tremano, rovesciando un bicchiere di caffé.
    Respiri. Profondi respiri. Una risata nervosa che risuona vuota nel buio della stanza vuota.

    "Basta solo non dirlo alla mamma, così non si preoccupa."

    Un mesto sorriso. Un bicchiere di plastica che finisce nel cestino.
    Un salaryman che si alza, tornando alla sua scrivania.


    Edited by Whatnot - 21/12/2020, 10:25
     
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    ... Ma quindi si licenzia o no? :stare:

    Masao: 25 exp

    Chiudo :sparks:
     
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1 replies since 20/12/2020, 02:31   92 views
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