Cantare male cercando di non pensare al domani.

Role | Midori & Masao

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    Masao Suzuki
    Era uno di quei giorni in cui vai col pilota automatico.
    Uno di quei giorni in cui ti svegli fai colazione sigaretta ti lavi i denti ti vesti sali sulla metro caffè lavori altro caffè, pranzo, caffè sigaretta lavoro e poi sono le sette e tu ti trovi fuori dal tuo ufficio, sconquassato e stravolto, senza ricordare nulla di come hai effettivamente passato la giornata. Come se una navicella aliena ti avesse rapito, analizzato e poi risputato in strada.
    Anche se farsi punzecchiare i reni da un gruppo di omini grigi sarebbe stato probabilmente meno doloroso di quella tortura quotidiana.

    Avrebbe dovuto recuperare un bento e andarsene a riposare, ma l'idea di tornare a casa, dormire e ricominciare tutto da capo la mattina dopo gli faceva venire la nausea. Aveva un disperato bisogno di occupare quelle sue poche ore libere con qualcosa, anche se ogni attività avrebbe intaccato la sua inesistente riserva di energia e contribuito a un risveglio ancora più traumatico.
    Quando si sentiva così, Masao Suzuki di solito andava al karaoke.

    Un altro pezzo di strada da fare a cervello spento, scansando studentelli e turisti (sempre meno, dopo l'annuncio di quel gruppo terroristico), il percorso ormai impresso nella sua memoria muscolare. Svolta a destra, attraversa, sempre dritto, sinistra, semaforo, ancora a sinistra- telefonata.

    "Ciao mamma."

    "Sì, tutto bene. C'è meno gente del solito per strada, ma a parte quello tutto normale."

    "No, ti ho già detto che non posso tornare a vivere con te. Ci metterei davvero troppo ad andare e tornare dal lavoro."

    "No, non posso lavorare da casa."

    "Lo so che i soldi non sono un problema, ma non posso licenziarmi. Ti ricordi quanto eri felice quando ho finalmente trovato questo lavoro? Mi trovo bene, ho delle responsabilità, la capa si fida di me. E poi facendoci spaventare facciamo solo il gioco di quei terroristi."

    Respiro irritato.

    "Non sto facendo l'eroe, mamma. Se succede qualcosa torno subito a casa, lo giuro. Però finché la situazione è tranquilla non vedo perché allarmarsi."

    "Sì, ti chiamo io domani."

    "Sì, ci vengo a pranzo con gli zii domenica."

    "Anche io ti voglio bene. Ciao."

    Rallentò il passo fino a fermarsi in mezzo al marciapiede, beccandosi pure qualche spallata da passanti scocciati.
    Chiuse gli occhi.
    Fece un lungo respiro.
    Alzò lentamente la destra per andare a sostenere la mano con cui ancora si teneva il cellulare premuto contro l'orecchio. Il cellulare gli stava letteralmente vibrando tra le dita, minacciando di schizzare via come un razzo missile da un momento all'altro.
    E sarebbe stato il quinto telefono che rompeva così.

    Respiri profondi. Prese il controllo dell'energia cinetica accidentalmente infusa nel telefono e la rilasciò in maniera lenta e controllata, lasciando che l'oggetto gli shakerasse le braccia fino ad esaurire la carica.
    Piano piano. Chissà se un giorno avrebbe imparato a riassorbire l'energia che emetteva? Sarebbe tornato dannatamente comodo in situazioni simili.

    Okay, il telefono aveva smesso di agitarsi. Se lo cacciò in tasca, si riaggiustò un attimo la giacca, e dopo l'ennesimo, lunghissimo respiro, entrò nel karaoke e si diresse verso il bancone col passo rassegnato di un condannato a morte.

    "Vorrei una stanza."

    Espressione che diceva "se non mi trovi un posto entro cinque minuti ti svengo qui davanti".

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    Midori Hasegawa
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    Ero contenta della mia nuova vita.
    Stare dietro alle lezioni della Yuuei era sicuramente più impegnativo di quello che avevo imparato ad apprezzare nei miei precedenti istituti. La cultura continuava ad avere una certa importanza, ma ci si concentrava specialmente sul futuro nel mondo dell'eroistica.

    Non ero particolarmente stressata, nemmeno. Almeno, non per le lezioni. Era tutto il contorno, la difficoltà nel trovare la mia strada... e la sensazione che non bastasse mai. Ma che ve lo racconto a fare, sono problemi di una ragazza troppo fortunata. Niente che interessi a nessuno, ecco. Ad ogni modo, avevo deciso di fare un giro per Tokyo per non pensare a tutta quella storia dell'annuncio buttato in rete. Era terrificante.

    « --dovrei trovare qualcuno con cui andarci, però. »

    Commentai fra me a me, in piedi davanti all'insegna del Karaoke dove ero solita andare. Non era nè troppo sciccoso nè il genere di posto dove potrebbero offrirti una cena, spacciandola per galanteria anni 20. Sistemai gli occhiali a specchio gialli che avevo tenuto per tutto il pomeriggio nella tasca della mia giacca di tela nera, sincerandomi però di tenere il cappellino rosa. Non mi piaceva l'effetto che le luci di quel posto avevano sui miei capelli. Infatti, da un azzurro molto tenue che avevano preso, semplicemente facendo il mio ingresso nel locale avevano già preso a scurirsi, diventando un violetto molto intenso. Chissà che tenevano in quelle lampadine? Ugh.

    Le cuffiette che avevo alle orecchie continuavano a far andare la musichetta sincopata che stavo ascoltando, e me le tolsi solo dopo essere arrivata al bancone. Distrattamente, dopo aver tirato fuori il cellulare per fermare la musica, mi resi conto di non essere sola. Ma le mie labbra avevano già detto...

    « Una sala per una person-- uh. »

    Guardai verso l'ometto che mi aveva preceduto, facendo un sorriso imbarazzato. Era un tipo biondo, avrà avuto... boh, sicuramente era vecchio dentro. Almeno a giudicare dall'espressione afflitta. Chissà come ci si doveva sentire, ad essere così stanchi.

    « M-mi scusi, c'era prima lei. Prego, prego, finisca pure. »

    Avrei atteso con calma il mio turno. Peccato che l'omina (sì, son tutti omini e omine stasera) dietro il bancone fosse di un altro avviso. Infatti nel suo sguardo potevo già leggere le mille scuse che ci avrebbe propinato, implorando il perdono.

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    Masao Suzuki
    "Mi scuso immensamente, ma ho solo una stanza disponibile al momento."

    Parole pronunciate dalla receptionist tra una raffica d'inchini e l'altra, tutta scuse e rammarichi e promesse di fargli uno sconto la prossima volta.

    Ecco.
    Ti pareva.
    Perché la giornata non era andata abbastanza male, fin'ora.

    Si voltò verso la tipa che aveva richiesto una stanza nel suo stesso momento, sentendosi un po' morire dentro.
    Una ragazzina tutta gentile e carina dai capelli azzurrissimi. Galanteria imponeva che lui cedesse la stanza alla piccola, però...

    "...Se le va possiamo dividerci la stanza, signorina."

    Alzò immediatamente le mani in un gesto che era a metà un segno di resa, e a metà un "spe un attimo non è come sembra posso spiegare". Perché sì, si rendeva conto di quanto suonasse ambigua la sua proposta. Di solito quando vai a un karaoke da solo è perché sei triste, o perché sogni di esercitarti per diventare un'idol. Di certo non lo fai per urlare di fronte ad un totale sconosciuto - specialmente se tu sei una scolaretta, e lo sconosciuto è un salaryman in giacca e cravatta che puzza di sudore e sigarette e sembra avere il doppio dei tuoi anni.
    Un preambolo degno di una doujin hentai.

    Neanche a lui faceva impazzire l'idea di esibirsi davanti a quella ragazzina, onestamente. Però aveva veramente bisogno di urlare quella sera - a livello proprio psicologico.
    E l'ultima volta che si era trovato a cantare ubriaco nel suo micro-appartamento, i suoi vicini avevano chiamato la polizia.

    "Sono stanco, non ho poteri, e la signorina qui può confermare che sono un cliente abituale che non ha mai dato problemi. Sono un po' stonato, ma innocuo."

    Aaaah, odiava quel tipo di situazioni. Quei momenti in cui sai di essere percepito come una possibile minaccia in quanto uomo, anche se nell'animo sei un orsetto di peluche. Momenti in cui vorresti poter dire "è okay, con me sei al sicuro, non sono assolutamente interessato ad approfittare di te", ma sai che simili parole farebbero solo sentire l'altra parte ancora più a disagio.
    (Difficile spiegare chiaramente che non ti interessano le ragazze quando non riesci ad ammettere a te stesso che non ti interessano le E ZITTA TU, COSCIENZA).

    Però ecco, ogni volta che cambiava lavoro finiva per essere quello che veniva adottato dalle donne dell'ufficio tipo mascotte e finiva con loro a bere il té mentre sparlavano degli altri maschi, quindi una qualche aura da "sono un maschio estremamente beta" doveva avercela.

    "...Altrimenti le cedo il posto, nessun problema."

    Sperava la sua aura magica funzionasse anche quella sera, perché l'alternativa era darsi all'alcolismo.

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    Midori Hasegawa
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    Che voleva dire solo una stanza
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    Avevo voglia di cantare e nemmeno poca. Infatti quando la receptionist le pronunciò, immediatamente le mie guance si gonfiarono come un piccolo pesce palla. Delusione che durò solo un istante, però, perchè roteai gli occhi per dire che non faceva niente. In fondo non era colpa di nessuno e avrei potuto trovarmi altro da fare.

    In fondo nessun uomo per bene avrebe detto...
    ... ecco, l'aveva detto. Guardai verso di lui con un'espressione immediatamente preoccupata - era bastata la serata al locale grunge con quel tipo strano per decidere che non sarei più dovuta uscire da sola. E io no, invece ci riprovavo! In che società orribile viviamo, in cui sono costretta a fare questo tipo di ragionamenti.

    « C-che cos... »

    Mossi immediatamente un passo indietro, portando la mano sinistra davanti al corpo. Poi guardai verso la commessa, che effettivamente aveva garantito per l'uomo biondo. Sbattèi un paio di volte le palpebre, tornando in una normale posa eretta. Forse avevo esagerato, sembrava davvero il genere di persona che non avrebbe fatto male a una mosca. E nel caso in cui le cose fossero andate male, avrei potuto abbagliarlo con un flash e fuggire.

    Ad ogni modo...

    « Scusi per la reazione. Mi chiamo Midori Hasegawa, spero di non disturbarla con la mia compagnia. Passiamo questa serata insieme, non credo potrà farci male. »

    Feci un leggero inchino, prima di tirarmi nuovamente su e aggrapparmi alla mia borsa. Dopo aver rapidamente svolto le formalità per prendere possesso della stanza avrei fatto strada verso il salottino. Possibile che queste situazioni capitassero di continuo a me..? Dovevo iniziare ad uscire con più amiche. Avrebbe dovuto ridurre i rischi.
    Che schifo la società.

    Il salottino era accogliente, tutto sommato.
    Aveva un grosso schermo piatto incassato nel muro, tre divanetti sui lati liberi della stanza di un simpatico color panna e un tavolino al centro dove poter poggiare eventuali bibite. In un cestino, quattro microfoni wireless pronti per essere utilizzati. Mi sarei placidamente seduta sul tavolino a nord, per poi prendere l'elenco delle canzoni in mano.

    « Uuuuh.. vogliamo fare a turno o cerchiamo un duetto? »

    Alzai lo sguardo verso l'uomo a quel punto, sorridendo gentile.Era una situazione altamente imbarazzante, ma volevo fare del mio meglio perchè ci divertissimo entrambi. Ed ero ancora un poco dispiaciuta per l'espressione che avevo fatto prima.

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    Masao Suzuki
    Non si stupì nel vedere quella ragazzina indietreggiare nell'udire la sua proposta.
    Si stupì di più nel sentirla accettare.
    Perché insomma, se lui avesse potuto scegliere, Masao mica ci sarebbe uscito con se stesso.

    "Sono Suzuki Masao," annunciò, rispondendo alle presentazioni della ragazza con un inchino anche troppo profondo e formale, considerando che la tipa (Hasegawa, giusto?) avrà avuto sì e no sedici anni.

    "La ringrazio per la fiducia concessami. Mi impegnerò al massimo per rendere questa sciagurata serata un'occasione piacevole."

    Sbrigò le formalità, sentendosi quasi in colpa nel far pagare la metà della quota alla ragazzina - salvo poi ricordarsi del cratere che era il suo conto in banca.
    Probabile che la piccola fosse più ricca di lui.

    Qualche scartoffia e un corridoio dopo, eccoli entrambi nel salottino del karaoke, accompagnati da qualche microfono e una quantità di disagio che rischiava di schiacciarli come un macigno.
    Cosa come quando cantare?

    "Mi rendo conto che la situazione è strana, quindi mi dica lei cosa la farebbe sentire più a suo agio."

    Come spezzare il ghiaccio? Forse sarebbe stato meglio se fosse stato lui a cantare per primo, così da non mettere in soggezione la ragazza.
    Probabilmente era per quello che lei aveva proposto un duetto. Per quanto imbarazzante, sarebbe comunque stato meno creepy del farsi fissare da un salaryman sudaticcio mentre cantava.

    "Bisogna anche vedere se riusciamo a trovare canzoni che conosciamo entrambi..."

    Seduto all'altro lato del tavolino, si sporse appena in avanti per provare a sbirciare la lista delle canzoni. Pur andando lì spesso, non conosceva a memoria il listino. Di solito sceglieva tra una manciata di tracce preferite in base a uno dei suoi due mood abituali:

    • Voglio sentirmi FIGO

    • Voglio solo URLARE e non ho nemmeno la sbatta di fare finta di star cantando

    "Le mie conoscenze si limitano principalmente al death metal, al rap e alle sigle dei cartoni animati.
    Mi dica lei cosa ascoltano i giovani d'oggi. Ma prima...
    "

    Dopo un profondo respiro, raddrizzò la schiena per guardare la ragazza negli occhi.
    Espressione seria.
    Serissima.
    Glaciale.

    "Ho veramente bisogno di togliermi giacca e cravatta, ma ci tenevo ad annunciarlo ad alta voce perché avevo paura che iniziando a spogliarmi lei si impanicasse - giustamente - e iniziasse a picchiarmi." Pausa scenica. "E considerato quanto sono stanco, probabilmente vincerebbe lei." Concluse, impassibile.

    Sperando di riuscire perlomeno a farla sorridere.

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    Midori Hasegawa
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    OOooh. Avevo appena sentito qualcosa di interessante.
    Cosa mi farebbe sentire a mio agio? Aveva appena tirato fuori una piccola perla.

    Era raro in questo posto sentire che qualcuno apprezzasse il metal. Non ero una fan delle sigle dei cartoni animati con qualche dovuta eccezione. In fondo qui si impegnavano per chiamare dei gruppi seri, che potevo apprezzare all'infuori del contesto anime. Vuoi i Kana-Boon, vuoi i BUMP of CHICKEN.

    « Oooh? Death metal? E com'è il suo scream? E il suo growl, Suzuki-san? »

    Il mio tono era probabilmente un pochino accondiscendente, ma provate a mettervi nei miei panni. Non riuscivo a immaginarmi quel tipo in giacca e cravatta saltare da un palco con un microfono in mano, vestito di borch--- aaaah, fermi tutti. Stavo andando troppo in là con la testa e non mi faceva per niente bene.

    Infatti ci volle un attimo prima di scivolare in una direzione preoccupante. Cosavolevafareconlagiacc-- ah, vabbeh. Certo, visto le premesse era una pessima direzione nella quale andare, ma era comprensibile. Insomma, probabilmente aveva passato tutta la giornata in ufficio. L'unica reazione possibile era alzare il dito indice, fare un'espressione imbronciata.

    « Abbagliarla e bruciarle la faccia. Per poi consegnarla alle autorità, come una brava studentessa della Yuuei. »

    Insomma, se dovevamo andare per scenari ipotetici, bisognava fare le cose per bene. Lasciai scivolare il tutto con un sorriso alla fine, facendogli capire che non sarebbe successo niente, per il momento. A quel punto tornai a guardare la lista delle canzoni, prima di passarla a lui.

    « Faccia pure; sono di bocca buona. Cerchiamo di non andare sul metal scontato però. Niente Dragonforce. Un sacco di punti per le Babymetal. Oppure quello che le piace, come dicevo, ascolto di tutto. »

    Aggiunsi un altro sorriso alla fine, per cercare come possibile di rendere quella situazione meno strana. Non era sicuramente facile, ma tutto sommato sembrava davvero una persona stanca che aveva bisogno di distrarsi. E chi ero io per mettermi tra un poco di meritato riposo e uno stanco lavoratore? Chissà invece come sarebbero state le mie giornate, dopo i turni alla futura agenzia.

    Che sia un'agenzia d'eroi o di idol, c'è ancora da capirlo.

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    Masao Suzuki
    Ma quindi era un'eroina in training!
    E il suo doveva essere un Quirk fichissimo, a giudicare dal modo in cui aveva appena minacciato di farlo a pezzi!
    Peccato avesse finto di essere Quirkless: gli sarebbe piaciuto un sacco chiederle come funzionavano le cose alla Yuuei.

    "Ah, voi giovani d'oggi!" Parole mormorate con aria fintamente melodrammatica mentre si allentava la cravatta. "Non c'è più rispetto per gli anziani."

    Visto? Voleva solo togliersi giacca e cravatta, arrotolarsi le maniche e sbottonarsi il colletto della camicia. Nulla di sconcio, davvero. Cioè, non che fosse esattamente un bel vedere - rimaneva comunque un salaryman sudaticcio - ma poteva considerarsi al limite della decenza, se non del buon gusto.

    "Perdoni le ascelle pezzate, ma ho passato dieci ore a vendere condizionatori d'aria." spiegò, con l'espressione schifata di chi avrebbe preferito farsi sparare dieci volte in bocca piuttosto che tornare in ufficio un'altra volta.

    Espressione che si trasformò in un ghigno volpino appena si alzò in piedi, avvicinandosi al touchpad fissato accanto al televisore. Perché sì, aveva passato la giornata a lavorare, e stando alle sue memorie confuse doveva aver bevuto almeno tredici caffè.
    E dato che il suo Quirk consisteva nel tramutare la caffeina in energia cinetica, beh...

    "Stavo per proporle io le Babymetal."
    Aveva un sacco di energia da sfogare.

    Digitò un paio di numeri sul touch screen con la sicurezza di chi sa il catalogo a memoria. Era felice che fossero riusciti a trovare subito un punto d'intesa, perché l'unica altra proposta che era venuta in mente a lui era la sigla di Hamtaro.
    Una melodia che unisce gli animi.
    (Tottoko hashiru yo Hamtaro!)

    Acchiappò due microfoni e ne lanciò uno alla ragazza, mentre sullo schermo compariva il titolo della canzone che aveva scelto:

    BABYMETAL - PA PA YA!!

    Un pezzo con una forte voce femminile, più una maschile che si occupava del growl e di uno stacchetto rap a metà. Perfetta per un duetto.

    "PA PA PA PA PAPAYA!"

    La voce di Masao, come preannunciato, non era poi un granché. Il suo tentativo di growl era a stento qualificabile come tale - ma rimediava alla grossa mancanza di tecnica con la convinzione totale che stava mettendo nella coreografia.
    Perché sì, signore e signori: Masao Suzuki sapeva ballare.

    Non con eleganza, ecco.
    Ma con sicurezza.

    La sicurezza di un omino agitato per cui la danza non è una skill, ma un'attività naturale quanto l'andare di corpo, necessaria per evitare di accumulare troppa energia e iniziare a vibrare sul posto.
    Aveva passato le medie nel club di hip-hop, e l'università a giocare a Dance Dance Revolution in sala giochi tra una tirata di studio e l'altra. E adesso, rinchiuso in quello spazietto limitato con una ragazzina sconosciuta, stava headbangando e dimenando gli arti in maniera stranamente coordinata - e con un'energia che un salaryman che ha lavorato per dieci ore filate non dovrebbe assolutamente avere.

    "PA PA PA PA PAPAYA!"

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    Era una visione a dir poco idilliaca.
    Al di là di trovare qualcun altro nel mondo che apprezzasse appieno le babymetal - che non mi aspettavo affatto, visto i pessimi gusti musicali dei miei conoscenti - era meraviglioso vederlo così convinto. Così fuori dal personaggio che mi ero immaginata. I rischi di un improvviso flash erano ridotti. Da entrambe le parti.

    Poi PA PA YA era una delle mie canzoni preferite.
    Infatti, se al semplice sentire le note iniziali un piccolo sorriso mi era comparso in volto, dopo brevi istanti ero in piedi con il microfono in mano. Non mi sarei lanciata a far growl o scream vari, visto che ci tenevo a non rovinarmi la gola così a freddo. Ma anche la parte rock-melodica della canzone era particolarmente apprezzabile.

    « Un uomo di cultura, vedo! »

    Se inizialmente muovevo il piede timidamente a ritmo, intermezzando i maldestri tentativi del mio collega, nel giro di qualche strofa ero già lì in pieno assetto da ballo, imitando le movenze delle idol boss alla perfezione - o quasi. Non c'era molto spazio e i balletti delle babymetal erano particolarmente frenetici.

    « Bring it on, bring it! Bring it on, bring it!
    Bring, bring, bring, bring it! »


    Le mie braccia si muovevano ad imitare i movimenti prepotenti delle ragazze a schermo, ma non potevo fare lo stesso con le gambe, complice la mancanza di spazio. Però le mie gambe si muovevano lo stesso, più lentamente ma sempre seguendo quel ritmo sincopato tipico delle Babymetal.

    Poi c'era il pezzo con F.Hero. Cioè, come avevano fatto a convincerlo? Probabilmente pagandolo una montagna di soldi.

    Non avrei lasciato tutto al mio compagno di avventure, ovviamente. Se avevo preso i vocals delle ragazze, mi sarei imposta per fare la parte rap in coro, senza se e senza ma. Se per la parte melodica ero stata abbastanza brava - anche se era il mio genere preferito, non era quello in cui ero particolarmente eccellente - la parte rap era solo voglia di divertirsi. Mi mancava il senso del ritmo e la capacità di modulare bene la voce.

    L'effetto finale fu abbastanza disastroso.
    Ma tutto sommato - avevo cantato bene la prima parte. Era abbastanza per me.

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    Dopo quattro minuti ininterrotti di balletto, Masao Suzuki iniziava a sentirsi un po' sbattuto.
    È che appena aveva sentito la ragazza aprir bocca, si era reso conto di trovarsi davanti a qualcuno con un certo talento - e sapendo di non essere minimamente al suo livello, aveva cercato di bilanciare mettendoci il doppio dell'energia nella coreografia. Tanto già partiva sudaticcio, la situazione non è che potesse peggiorare più di tanto. Il risultato era stato piuttosto caotico, con uno stacchetto rap particolarmente disastroso e scoordinato.
    Però ci avevano messo entrambi tantissimo impegno.

    "Pausa," biascicò al termine della canzone, andando a collassare contro un muro per regalarsi un paio di profondi respiri. L'energia non gli mancava, ma il fiato sì.

    "Ha molto talento, signorina. Le faccio i miei più sinceri complimenti."

    E si capiva che era un complimento genuino e non semplice cortesia, perché c'era un pizzico di invidia nella sua voce. Ah, questi giovani Pro-Hero in training pieni di energia, sogni e talento, con una lunga vita piena colma di possibilità e cose belle davanti a loro!
    Avrebbe ucciso per essere al suo posto.

    "Ordino qualcosa da bere mentre sceglie la prossima. Mi affido al suo buon gusto," annunciò, avvicinandosi al telefono sul muro usato per fare le ordinazioni. "Vuole qualcosa? Offro io."

    Gli pareva il minimo, dopo aver trascinato la poverina in quella situazione.

    "E prima che lei lo chieda no, non le farò approfittare della mia maggiore età per ordinare alcolici a mio nome. Sono un adulto quasi responsabile io," dichiarò, agitando un indice. Non sapeva quanti anni avesse la ragazzina, ma se era alla Yuuei doveva ancora essere troppo giovane per potersi dare all'alcolismo, giusto?

    Ovviamente mica si ricordava che la maggiore età era stata recentemente abbassata ai diciott'anni. Ah, questi giovani d'oggi che non devono nemmeno darsi al crimine per acquisire bevande ad alto tasso di etanolo! Tutte le fortune a loro.
    Tutte le fortune.

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    Arrossii appena praticamente subito di fronte a quel complimento. Grattai appena una guancia, spostando lo sguardo altrove. Avevo cercato di mantenere un atteggiamento più tirato del solito, ma non ero palesemente in grado di farlo. Del resto, ero una ragazza spontanea, nel caso in cui qualcuno se lo fosse dimenticato.

    « ---uhhhh. Grazie.
    Lei è molto convinto, quando canta. »


    Lasciai cadere nel vuoto quell'affermazione, cercando di non sembrare troppo presuntuosa nel dire che era tutto vero. Infatti, venni immediatamente distratta dalla questione successiva, quella del cibo. Ecco, quello era un ottimo modo per ottenere la mia completa attenzione, oltre che il mio entusiasmo.

    Alla sua proposta, quindi, alzai lo sguardo pensierosa. Non sapevo bene cosa avevo intenzione di bere. Sicuramente una cosa buona. E non troppo costosa, non volevo sembrare una ragazzina snob che approfitta della gentilezza altrui. Sono una futura eroina, insomma!

    « ... mi vergogno un pochino, ma hanno del Ramune? »

    Normalmente lo prendono i bambini, ma dovevo ammettere che mi era venuta una voglia spropositata di qualcosa di zuccherato ed effervescente. Non una coca, una soda. Che sono, americana? No, volevo una cosa più tipica e soprattutto più dolce. Feci un sorriso allegro, per poi ringraziare con un rispettoso cenno del capo il mio benefattore. Che gentile, che era!

    « Non bevo alcolici, comunque. E non credo inizierò presto.Chissà, magari quando la mia carriera come Hero non decollerà e mi butterò nello show business. Hehe. »

    Era una possibilità reale, in effetti.
    Solo, ero preoccupata che non avrei fatto in tempo a rendermi conto che non ero tagliata per fare l'eroina e avrei dovuto impegnarmi anima e corpo per recuperare il tempo perso, se davvero volevo diventare una cantante. Si, forse penso troppo al futuro, a cosa sarò dopo, senza concentrarmi nel presente. Ma cosa avrei potuto fare? Quando tutto il mondo intorno a me correva così velocemente?

    Mi strinsi un pochino nelle spalle, attendendo paziente che lui ordinasse. Chissà cosa avrebbe preso?
    Sicuramente non aveva intenzione di ubriacarsi di fronte a una adorabile fanciulla, vero?!

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    Masao Suzuki
    "Ramune? Sì, dovrebbero averlo. Non si preoccupi, fingerò di ordinarlo per me salvando così la sua reputazione."

    Esitò un attimo, mano sulla cornetta, indeciso su cosa ordinare realmente per se stesso. La sua scelta istintiva sarebbe stata il caffé in lattina, ma... Era lì per liberarsi dell'energia cinetica in eccesso, non per accumularne ancora di più. Optò invece per una bottiglia di Mitsuya Cider, che nonostante il nome è una sprite amarognola, non un alcolico. Non aveva intenzione di ubriacarsi di fronte a una adorabile fanciulla, davvero - anche perché la ragazza sembrava già avere idee molto distorte sul come e il perché ubriacarsi.

    Si voltò a guardarla, inarcando un sopracciglio in risposta a quelle parole cupe quanto inaspettate.
    Moar esitazioni. Come reagire? Lui era solo un salaryman a caso, e dubitava che la ragazzina avesse voglia di sentirsi dare consigli di vita da uno sconosciuto.
    Al tempo stesso, però, quelle parole gli erano sembrate così tristi e sincere.

    Fece l'ordinazione, specificando che il Ramune era per lui e il Cider per la ragazza, per poi tornare a sedersi su una poltroncina a debita distanza da lei.

    "Signorina, io non la conosco e non ho idea delle sue circostanze... Ma le posso dire, per esperienza, che lanciarsi in una carriera partendo dal presupporto che non decollerà è un'arma a doppio taglio." Si sistemò sulla poltroncina a gambe incrociate. "Quando uno agisce dando per scontato che fallirà... È libero dell'ansia di sbagliare, ma anche della possibilità di metterci il massimo dell'impegno. Anche se continua a lavorare per adempire ai suoi doveri, a livello inconscio... Mancherà sempre qualcosa.
    Il rischio è quello di sabotarsi da soli.
    "

    Tristezza a palate, nella sua voce. Era evidente che l'argomento lo toccasse abbastanza sul personale.
    In fondo nessuno avrebbe potuto fissare quel salaryman sudaticcio e dichiararlo una persona di successo.

    "Lei mi sembra una ragazza molto sveglia, capace e dagli innumerevoli talenti. Piuttosto che vivere così, rassegnandosi ad un'inevitabile delusione... Pensi non a quello che è o non è in grado di fare, ma agli obiettivi che nel cuore non vuole fallire."

    Aaah meno male che avevano appena suonato alla porta per consegnare i drink, non ce l'avrebbe fatta a continuare quel discorso. O lei l'avrebbe fritto col suo Quirk, più probabilmente.

    "E poi davvero, non le consiglio l'alcolismo come stile di vita, ci perde solo soldi per guadagnarci in emicranie," disse con voce più leggera, tirandosi in piedi per andare ad aprire la porta e recuperare i loro drink.

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    Feci un piccolo sorriso contento, nel comprendere che avrei avuto il mio ramune, nonostante fosse una bevanda tipicamente per bambini. Più un dolcetto che si compra in merceria che una vera bevanda rinfrescante. Alcuni adulti - cosa che io ci tengo a dire non sono - lo trovavano stucchevole e troppo dolce. Roba da far cariare i denti sul posto.

    Rimasi ad ascoltarlo con un'espressione assorta.
    Forse avevo disegnato la mia situazione come troppo catastrofica, troppo estrema rispetto a quello che effettivamente era.

    « ... Parla come se le fosse successo, Suzuki-san. E sono molto dispiaciuta che abbia dovuto ascoltare una ragazzina piagnucolare. »

    Non c'era nervosismo o fastidio nella mia voce. Non ero sarcastica, ero genuinamente dispiaciuta di essermi lamentata delle mie problematiche inutili di fronte a una persona più grande, che probabilmente ha a che fare con cose più serie e fastidiose tutti i giorni. Inspirai appena, prima di alzarmi e stiracchiarmi appena, pronta a cantare di nuovo.

    « Io non ho intenzione di fallire. Ho intenzione di diventare una cantante famosa, un'eroina e tutto ciò su cui poggerò il mio sguardo. Ma allo stesso tempo, non rendersi conto che la possibilità del fallimento esiste, è imprudente, ai miei occhi. »

    Non era il fatto di "non riuscire" a fare qualcosa, che mi spaventava.
    Parliamoci chiaro, sono il genere di persona che mette impegno in tutto ciò che fa ed è abbastanza intelligente da riuscire, ottenere grandi risultati. Il mio terrore è che non sia abbastanza..

    Guardai verso il ramune che era appena stato portato, afferrandolo con movimenti pacati e tranquilli. Abbozzai un leggero sorriso, cercando di smorzare l'atmosfera improvvisamente tesa che era scesa in quella cameretta del Karaoke. Non ne vale la pena? Certo che ne vale la pena. Vale la pena di impegnarsi ancora di più e arrivare sino in fondo. Non è la determinazione che mi manca, l'impegno, la forza di volontà. Il problema è altrove.

    Aprii il ramune seguendo le istruzioni, lasciando che la pallina cadesse nel suo alloggiamento per permettermi di bere la bibita super-gassata. Dopo averne preso un buon sorso e aver rischiato un attacco glicemico, tornai a rivolgermi a Masao.

    « Probabilmente vogliamo continuare a cantare, non crede? Meglio del ricordare le difficoltà che ci attendono o che abbiamo già affrontato. »

    Era colpa mia, in fondo avevo spostato la conversazione su argomenti un po'... meh.
    Ma avrei fatto del mio meglio, ecco!

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    Masao Suzuki
    Era stato
    totalmente
    asfaltato.

    E a ben ragione.
    Insomma, Masao, cosa pensavi di fare? Dare consigli esistenziali a una ragazzina che sembra avere la testa molto più a posto di te? Che esperienze di vita hai da condividere, oltre a una caterva di fallimenti?

    "Oh, no, mi scusi lei! Non intendevo farle la paternale, è che... Il suo commento mi era suonato un po' triste."

    Oh, avevano appena bussato alla porta per portare i drink che avevano ordinato. Si scusò un attimo e andò a recuperare le bevande, per poi avvicinarsi e porgere il ramune alla ragazzina.

    "Mi perdoni per averla sottovalutata. Mi sembra una persona determinata, talentuosa e dalle idee chiare, quindi non dubito che riuscirà a realizzare tutti i suoi obiettivi."

    Aprì la sua lattina e bevette un sorso.
    Pro-Hero e idol di successo: in molti si sarebbero accontentati di uno o dell'altro sogno, tremando all'idea di bilanciare due carriere così impegnative. Eppure, guardando quell'adolescente dai capelli azzurri, non aveva dubbi che ci sarebbe riuscita. No, Masao, smettila: non ti fa bene essere invidioso di una ragazzina.

    È che non è giusto, Coscienza.
    Io l'esame d'ingresso alla Yuuei l'avevo passato. Poi mia madre non mi ha lasciato iscrivermi, ma IO QUELL'ESAME L'AVEVO PASSATO.

    Mi meritavo una chance anche io.


    "Ha un canale Youtube o un profilo Babel dove posta le sue canzoni, per caso?" Domandò con un'espressione gentile da non-sono-uno-stalker-giuro. "Se sì mi piacerebbe avere il link, si è appena guadagnata un fan!"

    Non era giusto.
    Però visto che la sua situazione era quella che era, poteva almeno cercare di supportare con un sorriso chi era stato più fortunato di lui.
    Il mondo a bisogno di Eroi.
    Che si chiamino Suzuki Masao o Hasegawa Midori, poco importa. L'importante è il simbolo, non la persona dietro la maschera.

    "Probabilmente vogliamo continuare a cantare, non crede? Meglio del ricordare le difficoltà che ci attendono o che abbiamo già affrontato."

    Cenno di assenso alle parole di Hasegawa-chan. Avevano la stanza ancora per venti minuti, e non intendeva passarli lamentandosi! Il karaoke costa, la depressione si può sfogare a casa e gratis.

    "Continuiamo."

    Un ultimo sorso di Mitsuya Cider prima di balzare in piedi. Acchiappò il microfono e si piazzò di fianco alla ragazzina, sorridendo convinto.
    Aveva ancora parecchia energia da sfogare.

    "Allora, ha scelto la prossima canzone?"

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    Hello.
    Nulla di particolare da dire, eccetto forse che volendo poteva continuare un altro po' (?).
    Comunque tutto fondamentalmente corretto direi~

    Masao: +50exp
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    Chiudo :sparks:
     
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13 replies since 13/1/2021, 15:22   247 views
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