Sunset over sunflowers

Free Role tra Fuyuko e Yumeru - Ospedale St. Luke

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    Fuyuko Tanaka
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    Livello: 6
    Fazione: Heroes
    Forza: 045
    Quirk: 250
    Agilità: 230

    Peso Trasportabile: [0]

    Narrato - Parlato - Pensato

    Le ultime luci del pomeriggio filtravano attraverso la finestra di una stanza d’ospedale. Sul comodino un vaso di fiori portava colore in quella stanza bianca ed asettica. Solo il rumore del respiratore interrompeva i pensieri dell’aspirante Pro-Hero, adagiata stancamente su una sedia ai piedi del letto. Il viso di suo fratello si perdeva tra i numerosi tubi o fili che uscivano dal suo petto e dalla sua bocca. Un monitor segnava frequenza cardiaca, respiro e tanti altri parametri che restavano costanti da giorni, mesi ma che non accennavano a migliorare. Come addormentato Ryuko Tanaka, la promessa nascente dell’Endeavor Team, riversava immobile in quel letto dell’Ospedale St. Luke. Era stato trasportato lì d’urgenza dopo essere stato ritrovato avvelenato e con diverse ferite in una strada secondaria nei pressi della pagoda di Senso-ji, nel quartiere di Asakusa. E pensare che era così vicino a quella famiglia da cui si era allontanato e dalla vita che aveva abbandonato. Un futuro roseo aspettava il primogenito Tanaka, così talentuoso e coraggioso. Eppure c’era qualcosa che lo aveva spinto a voltare le spalle a tutto, fino a ridurlo in quello stato. In bilico tra la vita e la morte ormai da mesi.

    La sorella frequentava i reparti dell’ospedale con sempre maggior assiduità. Ora che la quarantena era passata e Tokyo si stava sollevando dalle sue stesse ceneri, poteva far visita con maggior frequenza al fratello. Quando era sola finiva per raccontargli qualcosa di sé, di come aveva deciso d’intraprendere la sua stessa carriera e di quanto le fosse mancato. Finiva per raccontargli anche le cose più stupide e si era sentita in imbarazzo quando aveva confessato di star frequentando un ragazzo. Ad ogni parola mai una reazione. E di quella stanza bianca finiva per mutare solo gli omaggi floreali che provenivano dal negozio di famiglia. Aveva iniziato con gigli bianchi, per alimentare le speranze di un suo risveglio. Poi con i gerani fino a portare un assortimento vario di rose per donare colore a quella stanza, così fastidiosamente bianca ed anonima. Aveva anche pensato di portare dei girasoli, ma con il passare dei giorni dubitava che ci fosse più luce in quell’involucro di carne ed ossa. Un timore che cresceva silenzioso dentro di sé e non osava esternare.

    Sua madre viveva quel momento con insolito sollievo, senza mai perdere la speranza di rivedere suo figlio aprire gli occhi. Da fervente credente aveva già invocato tutti i Kami ed acceso incenso presso ogni tempio di Asakusa. Suo padre era quello che aveva razionalizzato meglio la faccenda, parlando costantemente con i medici che non osavano sbilanciarsi. Si era concesso una pausa dal lavoro, anche quando la sua amata città aveva più bisogno di lui. Non aveva ben capito invece come Ikki stesse vivendo la situazione. Temeva di parlare con lui e quando lo facevano rimaneva così vada da non alimentare le sue speranze e nemmeno distruggerle. La Hall dell’ospedale era diventata sede fissa per l’intera famiglia Tanaka, tranne per il più piccolo che veniva lasciato dalle zie quando non era a scuola.

    Gli allenamenti alla Yuuei, gli impegni all’agenzia per eroi e i fugaci tentativi di studio la tenevano impegnata tutto il giorno. Poi nel tardo pomeriggio andava a far visita a suo fratello, per dare il cambio a suo padre o a sua madre. Eppure Ryuko era sempre lì, non aveva bisogno di nulla. Respirava grazie ad una macchina, si alimentava grazie ad una sacca ed urinava in un catetere. Forse il frequentare il St. Luke era più terapeutico per la famiglia Tanaka che per l’ex-eroe. Nella sofferenza però erano uniti, mai più di quel momento.

    - Oh… sei tu? - Sollevò il capo e rivolse lo sguardo verso la porta semi-aperta. Qualcuno aveva bussato. Quei occhi, quel sorriso incerto ma sincero. L’ancora di salvezza, che la sottraeva alla pazzia. Vederlo sull’uscio, in quella stanza di tormenti ed attese, era come prendere una boccata d’aria. Anzi veder entrare un raggio di sole. Non a caso il suo nome era Sunflower - Yumeru. -

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    ► Effetto: Lorem ipsum.

    ► Equipaggiamento 1: Lorem ipsum.
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    Slot extra per entrambi! :**:


    Edited by *Sybil* - 27/1/2021, 14:41
     
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    Yumeru Shinso

    Narrato - «Parlato»






    Il sorriso di Yumeru si allargò leggermente nel sentirle pronunciare il suo nome.
    «Hey, Fuyu-chan. Disturbo?» - chiese mostrando una certa legnosa incertezza piuttosto inusuale per il suo carattere. Il ragazzo era famoso per la sua sfacciata esuberanza, con chi che l’apprezzava più o meno di altri. Mostrarsi sfrontato e spavaldo era il suo cavallo di battaglia per la maggior parte delle situazioni ed era sempre il primo approccio a cui ricorreva per rompere il ghiaccio.

    Ma in quella situazione – il quel luogo – si sentiva sempre un po’ teso e a disagio, con il timore di dire o fare sempre qualcosa di inopportuno come se si trovasse dentro la cappella di una chiesa.

    Erano stati giorni difficili. E altrettanto difficili si prospettavano i giorni a venire.

    La città aveva subito uno scellerato attacco terroristico su larga scala che aveva causato un disturbante ammontare di vittime, danni e disordine.
    E in qualità di aspiranti eroi sia Yumeru che Fuyuko erano stati reclutati per combattere l’emergenza in prima fila. Era stata un esperienza da incubo che in un modo o nell’altro aveva segnato tutti quelli che vi erano stati coinvolti.
    Yumeru non era di certo escluso – i giorni della tragedia erano stati un susseguirsi insonne di correre per tutta la città per mantenere una flebile parvenza di ordine, salvare persone innocenti dal gas o semplicemente dalla loro propria stupidità e scortare vittime comatose del gas qui in quell’ospedale.

    In quello stesso ospedale dove aveva disperatamente lottato contro uno dei terroristi per proteggere i civili al suo interno – riuscendo miracolosamente a trionfare.

    Ma la sua vittoria si era rivelata una vittoria pirrica dal retrogusto amaro.
    Aveva prevenuto l’eccentrico villain terrorista Papillon dal raggiungere il suo scopo, ma nel grande schema delle cose cosa aveva ottenuto davvero?
    L’ospedale era comunque pieno di vittime condannate ad uno stato comatoso da cui forse non si sarebbero potute svegliare. Nessuno di loro poteva essere considerato ‘salvato’.

    Il solo pensarci riempiva Yumeru di un senso di impotenza e frustrazione che gli faceva digrignare i denti e stringere i pugni.

    E poi c’era Fuyuko…

    Fuyuko che aveva dovuto affrontare praticamente tutto ciò che aveva dovuto affrontare lui. E come era stata premiata per il suo sforzo e il suo sacrificio?
    Ritrovando il proprio fratello scomparso fra le vittime comatose.
    La tragedia della città aveva assunto per lei una piega personale, colpendola dritta al cuore.
    Nel cuore della sua famiglia.

    E adesso era lì che lei si trovava – a vegliare sul capezzale del fratello in coma. Cosa pensava? Cosa provava? Rabbia? Tristezza? Frustrazione?
    Yumeru non era estraneo alla tragedia familiare, ma la sua tragedia era stata netta e lineare: un momento i suoi genitori erano lì, un momento dopo non c’erano più. Per quanto questo non aveva reso in alcun modo le cose più facili, e che il lutto e il dolore della perdita tutt’ora si protraeva ad oltranza nella sua vita.

    Ma non era sicuro se la natura della sua disgrazia fosse invidiabile rispetto a quella della famiglia Tanaka. Una famiglia costretta in un limbo di speranza e disperazione .
    Intrappolati in una struggente attesa senza alcuna certezza. Gli sforzi dei medici non avevano ancora ottenuto alcun risultato concreto nel tentativo di invertire lo stato comatoso delle vittime del gas.
    Ryuko Tanaka avrebbe potuto svegliarsi da un momento all’altro o rimanere in quello stato per il resto della sua vita.
    E in quella tragica incertezza la famiglia Tanaka vegliava su di lui per essere sicuri che quando si fosse svegliato li avrebbe trovati lì – o forse nella speranza che anche in quello stato il ragazzo potesse percepire la vicinanza e l’affetto della sua famiglia.

    Yumeru infine si accomodò nella stanza e raggiunse la ragazza dai capelli turchesi chinandosi su di lei e lasciandole un semplice bacio a stampo sulla fronte come segno di affettuoso saluto.
    In realtà, Dio solo sapeva, quanto il ragazzo avrebbe desiderato un contatto fisico più prolungato con la ragazza. Nei mesi in cui la loro relazione si era sviluppata Yumeru aveva rapidamente preso gusto nello stare quanto più a possibile a stretto contatto con lei. Non era un desiderio però dettato, come chi conosceva Yumeru si sarebbe prevedibilmente aspettato, da lascivia e libido… almeno non del tutto. La maggior parte delle volte desiderava soltanto stringerla in un semplice pudico abbraccio… e nient’altro. Era come se il contatto con la ragazza lo energizzasse e allo stesso tempo rilassasse stabilizzandolo e facendolo sentire sicuro.

    Quando il mondo sembrava pieno di incertezze quel contatto era l’unica cosa che sembrava concreta e reale.


    Durante la primavera in cui erano diventati una coppia a tutti gli effetti avevano passati svariati ore semplicemente abbracciati in silenzio su una panchina, sotto l’ombra di un albero o sul tetto della scuola – lei quasi sempre piacevolmente immersa nella lettura dei libri che amava tanto, e lui immerso nel contemplare lei. A volte la contemplazione lo rilassava un po’ troppo e finiva per addormentarsi stringendo Fuyuko fra le sue braccia come una sorta di orsacchiotto.

    Lei lo trovava piuttosto divertente e quando finiva di leggere lo svegliava sempre con una carezza e un sorriso, e se lei era particolarmente di buon umore e lui era particolarmente fortunato perfino con un bacio. Vedere il sorriso della ragazza al risveglio era decisamente il miglior modo di svegliarsi.

    Ma il ricordo di quel sorriso spensierato adesso sembrava terribilmente lontano.
    Il ragazzo si soffermò ad osservare il viso di Fuyuko – il sorriso che adesso portava sul viso sembrava stanco e tirato. Tutto nella ragazza appariva in quel modo e Yumeru ne comprendeva bene il motivo. La ragazza in quel periodo non si dava mai pace, non sembrava mai prendersi una pausa – il tempo che non passava a studiare o sbrigare le sue mansioni da eroina, lo passava lì a vegliare sul fratello o ad aiutare a casa quando la madre era qui a vegliare su di lui.
    «Hai un aspetto stanco.» – commentò schiettamente a mezza voce, quasi come se ironicamente avesse timore di disturbare il fratello e svegliarlo, e carezzandole il viso con fare apprensivo.
    Non prese neanche in considerazione di chiederle qualcosa di stupido come "Come stai?" o "Va tutto bene?" - lì in quella stanza, quando la risposta era ben visibile e palese nello sguardo della ragazza, anche se lei provava a nasconderlo.
    Uno dei fondamenti basilari della loro relazione era essere sinceri uno con l’altro e il ragazzo non poteva fare a meno di condividere con lei la sua preoccupazione in maniera schietta e diretta senza giri di parole.




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    Liv. 6 | Exp 1120| Età 18 | 🧥 | |
    Status: Normale | Peso 4/6 | Energia 550 |
    Forza 160 | Quirk 220 | Agilità 145



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    SPOILER (click to view)
    Note: per una sfortunata tempistica questa role e la role The Secret for a Delicious Hero is in the Sauce sono state aperte nello stesso giorno. Per evitare di disturbare l'equilibrio spazio-temporale (l'universo non può sopportare due Yumeru) e l'ordine della cronologia, la role con Noriko, in accordo con Milk, verrà considerata precedente a questa di un paio di giorni.
     
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    Fuyuko Tanaka
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    Livello: 6
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    Narrato - Parlato - Pensato

    Non aveva avuto nemmeno il tempo, e forse la forza, di cambiarsi d’abito. Indossava ancora la divisa della Yuuei, essendosi privata solo della giacca color topo, lasciata sullo schienale di una delle sedie della stanza. Aveva riporto la cartella sul tavolo in un angolo della stanza e si era abbandonata stancamente sulla solita postazione. Era diventata una routine logorante, anzi frustrante visto che nessun miglioramento sembrava provenire dal corpo esanime di Ryu-kun. I medici erano riusciti ad estrarre tutto il tossico e stabilizzare le funzioni vitali del paziente. E proprio in un miracolo i Tanaka confidavano, recandosi ogni giorno ai piedi di quel letto e tremando alla minima variazione dei sensori e monitor, che tenevano in vita il Pro-Hero più talentuoso e promettente della famiglia.

    Schiena dritta e corpo quasi sollevato sulle punte. Quasi come se da un momento all’altro potesse accadere il miracolo. Finiva per stringersi i palmi fino a sbiancare le affusolate dita, senza rendersi conto di premere con eccessiva forza le unghie nella carne. La cascata turchese decorreva lungo lo schienale, mal trattenuta da un elastico ed agitata dagli affanni di una agitata mattinata. Interruppe per qualche secondo quella plastica posizione per portare una ciocca turchese dietro l’orecchio. L’ennesimo sospiro, l’ennesimo fallimento, l’ennesima speranza che andava in frantumi.

    - No. - Rispose pacatamente alla domanda di Shinso. - Entra pure. - Avrebbe voluto infondere maggior enfasi nelle parole. In cuor suo attendeva l’arrivo di Yu-kun ogni giorno, il solo capace di portarla via da quel limbo di candore ed acre odore di disinfettanti. Quella stanza stava assumendo l’aspetto di una prigione. Anche quando il suo corpo era altrove, la sua mente rimaneva lì, ingabbiata in quella agonizzante attesa. Posò lo sguardo sul sorriso del ragazzo e si chiese quanto i sentimenti di Shinso fossero forti per sopportare tutto questo. Perché lei non era più la stessa, non da quando Tokyo era caduta sotto il battito delle ali delle farfalle. Non da quando aveva scoperto che la vita poteva essere così crudele. Non da quando si era chiusa nel suo dolore, sperando di non caricare ulteriormente Shinso. Era un sostegno, una colonna su cui adagiarsi sempre. Eppure comprendeva che quella colonna, quel ragazzo non era insensibile a tutto ciò. Era così egoista nel credere che il suo dolore fosse troppo grande, forse più del suo. Così disperata da non riuscire a pensare ad altro. Consapevole di fargli del male, negandogli la Fuyuko per cui nutriva dei sentimenti. “Perché proprio a noi?” Si rendeva conto di avere un aspetto stanco, di essere logorata dal coma di Ryuko e di non essere la ragazza che Yu-kun meritava di avere al suo fianco.

    Quel bacio sulla fronte fu come balsamo sulle sue ferite. Un motivo per continuare a combattere, a credere in ciò che stava facendo. Stava lottando per un corpo che probabilmente non si sarebbe mai più animato. Stava vincolando una relazione a quei luoghi di sofferenza, rendendosi conto delle mancanze nei confronti dell’altro ma incapace di porvi rimedio. Stava provando a tenere insieme una famiglia unita unicamente dal dolore, da quel nome che ora si era incarnato in un viso e in un corpo statico. “Nonostante tutto…” Sorrise, rassicurata dall’affetto che Shinso continuava a manifestarle. Aveva sempre creduto che a legare le persone erano i “nonostante tutto” e loro ne erano l’esempio lampante. L’istinto le suggeriva di afferrargli le braccia e portarle intorno a sé. Desiderava un suo abbraccio. Yu-kun le aveva insegnato proprio questo ed al pari di una allieva che provava a compiere i primi passi da sola, così provò ad allungare le mani per guidare le sue braccia. - Gli ho parlato di te. - Probabilmente non era la prima volta che lo diceva, visto che spesso il ragazzo la raggiungeva in ospedale per riaccompagnala a casa allo scadere del tempo per le visite. Ma era un suo modo per dimostrare che per lei Shinso era importante.

    Annuì alle sue parole. Probabilmente non aveva un bell’aspetto e se ne vergognò un po'. Abbassò appena lo sguardo, sollevata dalle carezze del ragazzo. - Ti offro un Thè? Al distributore ci sono deliziose bevande calde. - Per quanto potessero essere “deliziose” le bevande di un distributore automatico. Ormai era diventata una cliente fissa del distributore di quel piano. Abbozzò un tenue sorriso. Restare in quella stanza era opprimente e non desiderava trasferire il suo malessere a Shinso. - Sul terrazzo della Hall c’è un meraviglioso tramonto a quest’ora. - Un appuntamento? Un modo per dare ossigeno a quel rapporto messo in stallo dall’uragano che avevano portato le farfalle.

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    Yumeru Shinso

    Narrato - «Parlato»





    Yumeru sentì il tocco delle dita affusolate di Fuyuko cercarlo per chiedere tacitamente un abbraccio. Nonostante le apparenze non era raro per la ragazza cercare quel tipo di contatto.

    Era un po’ ironico – Fuyuko era troppo timida per chiedere quel tipo attenzioni a voce, quindi piuttosto in genere preferiva prendere l’iniziativa con gesti diretti – Yumeru aveva avuto modo di notarlo già al loro primo appuntamento dove piuttosto che chiedergli di baciarla o aspettare che lui trovasse il coraggio di farlo di sua iniziativa fu lei ad anticiparlo baciandolo lei stessa.
    Era un aspetto che l’aveva fatto infatuare di lei ancora di più. Fuyuko era una ragazza all’apparenza soffice e delicata come una nuvola ma che al suo interno teneva la forza di un uragano.

    Camera di ospedale o no, il ragazzo accolse più che volentieri quel gesto e senza indugiare si chinò su di lei per concedersi quell’abbraccio di cui entrambi avevano disperatamente bisogno. Le braccia di Yumeru si incrociarono brevemente dietro la schiena della ragazza stringendola a se. Porto il proprio viso vicino a quello di lei facendo toccare le loro fronti. Si soffermò giusto un momento per guardarla negli occhi, le sorrise e poi strofinò la punta del naso affettuosamente contro quello di lei in un cosiddetto bacio all’eschimese.

    Mentre ancora stretti in quel fugace abbraccio Fuyuko gli disse di aver parlato di lui al fratello. Non era la prima volta che lo faceva e Yumeru non faticava a riconoscere l’importanza del gesto. Fuyuko parlava spesso con il fratello raccontandogli della sua giornata, dei suoi amici e ovviamente vantandosi del suo esuberante fidanzato. Parlare con il fratello probabilmente la aiutava a rimanere positiva. Fare conversazione, seppur a senso unico, con lui l’aiutava a rafforzare l’idea che fosse vivo, lì ancora presente in quel corpo. Era una pratica terapeutica che Yumeru conosceva bene – era lo stesso che lui faceva quando andava a trovare la lapide dei suoi genitori – anche se probabilmente quello era un paragone inappropriato considerando che i suoi genitori non avevano speranza di risvegliarsi.
    Il ragazzo quindi le rivolse un sorriso furbesco «Oh, spero che tu non gli abbia niente di brutto sul mio conto. Non vorrei che le sue prime parole quando si risveglierà siano ‘Giù le mani da mia sorella!’» – scherzò il ragazzo per poi ridacchiare.
    Ovviamente aveva detto “quando” non “se”. Mai “se”.

    La serpeggiante congiunzione era bandita in quel contesto. Non c’era spazio per dubbi o negatività in quella stanza. Qualsiasi atteggiamento o frase che potesse in qualche modo mettere in dubbio che il fratello da un momento all'altro si sarebbe rialzato da quel letto era uno scellerato taboo.

    Fuyuko stava passando un momento di difficoltà e aveva bisogno di tutto il sostegno morale che Yumeru era in grado di offrirle. Cosi come sentiva che nel suo ruolo da eroe era suo dovere ispirare i cittadini in quel periodo buio rappresentando ordine e sicurezza, cosi sentiva che doveva sostenere la sua ragazza con ottimismo e positività.
    Ma nonostante tutto i suoi sforzi non sembravano mai abbastanza, il dolce solare sorriso di Fuyuko rimaneva crucciato e tirato. I limpidi occhi verdi della ragazza, che prima brillavano con entusiasmo e allegria, adesso apparivano spesso stanchi e colmi di sconforto.

    Il cuore e la mente della ragazza erano già per metà a lutto.

    In risposta alla sua preoccupazione Fuyuko invitò Yumeru a prendere un tè con lei sul terrazzo dell’ospedale. In quelle circostanze sarebbe stato a conti fatti la cosa più vicina ad un appuntamento che i due si erano potuti concedere in quegli ultimi giorni. Decisamente non la premessa più romantica o allettante ma Yumeru accolse comunque con ampio entusiasmo la proposta.
    «*Gasp*signorina Tanaka! Chiedermi un appuntamento qui con tuo fratello che ci ascolta… sei davvero spudorata.” – la additò con fare scherzoso rivolgendole uno dei distintivi sorrisi furbeschi. A quel punto si drizzò nuovamente in piedi e le porse la mano per aiutarla ad alzarsi su «Andiamo – meglio affrettarsi prima che qualcun altro si rubi i posti migliori – la esortò scherzosamente.

    Yumeru era più che felice di portarla fuori da quella maledetta stanza che sembrava drenarle la forza vitale. Una parte di lui avrebbe voluto portarla via da quella stanza e fuggire quanto più lontano possibile per risparmiarle quello struggente supplizio. Ma in cuor suo sapeva che se anche l’avesse portata all’altro capo del mondo una parte di lei sarebbe rimasta sempre in quella stanza. Lo poteva percepire sempre che anche quando erano fuori una parte della mente della ragazza era sempre lì a quel capezzale a vegliare sul fratello come se una parte di lei fosse incatenata a quelle macchine come lui.
    Nel tragitto per raggiungere il tetto i due avrebbero fatto una sosta al distributore menzionato dalla ragazza per acquistare un paio delle “deliziose” bevande. Yumeru ostentando un intenzionalmente esagerato fare galante accennò un breve inchino e disse «Permettimi di offriti il primo giro. Con quale di queste prelibate bevande posso tentarti?»





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    Era proprio vero: non sapeva chiedere. Eppure Shinso non le faceva mancare alcuna attenzione. Troppo timida per poter esprimere liberamente ciò che provava, era sempre stata così e difficilmente avrebbe abbandonato la paura di essere ferita. Da quando aveva conosciuto Yu-kun, o almeno da quando il loro rapporto d’amicizia era diventato qualcosa di più, non aveva più percepito quella paura. Faticava ancora ad esternare i propri sentimenti, ma aveva imparato a donare in egual misura a quanto riceveva. Anzi era così critica contro sé stessa che spesso aveva timore di non dare abbastanza al ragazzo. Timori che poi svanivano quando si sentiva avvolta dal calore di Shinso ed ogni insicurezza veniva riempita dall’affetto che provava per lui. Probabilmente anche lei aveva qualità tali da essere apprezzata dal ragazzo, altrimenti perché vivere da alcuni mesi la loro relazione in una camera d’ospedale?

    Sorrise quando Yu-kun si lanciò in affettuosi gesti, che fecero avvampare non più per l’imbarazzo ma per il piacere la Tanaka. La tensione emotiva e la fatica mentale si sciolsero in quel sorriso, sereno e tranquillo. Era incredibile come riuscisse a trovare serenità in una situazione del genere, ed era Sunflower a portare quella speranza in stanza. Era un po' come lasciare per pochi secondi quel fardello sulle spalle di qualcun altro, il tempo per riposarsi e poi ripartire con nuova energia per affrontare quel periodo. Yumeru era diventata la panacea ai suoi mali, un rimedio non risolutivo ma capace di alleggerire i suoi pensieri per qualche ora.

    - Oh no… assolutamente! Contrariamente a quanto si pensa in giro, Yumeru Shinso è un fidanzato esemplare. - Proferì quelle parole quasi con solennità. Era incredibile quanto il ragazzo riuscisse a metterla di buon umore anche in quel momento. Avvolta dal suo calore aveva quasi l’impressione di poter affrontare tutto, nonostante le ferite sanguinanti e le fitte al cuore. - O mi devo preoccupare? - Nonostante la pessima fama di Shinso, non aveva mai avuto modo di dubitare di lui. Poche erano state le occasioni di essere gelosa, anche perché aveva sempre riscontrato sincerità e lealtà negli occhi del ragazzo. Non aveva mai dubitato di lui, anzi. Yu-kun si era scoperto con lei fin dall’inizio, spaventandola a tratti. Era davvero all’altezza di ciò che provava Shinso? Ora non aveva più dubbi. Lo avrebbe urlato ai quattro venti, forte di quello del sentimento che sentiva.

    Le risate della Tanaka riecheggiarono strane nella stanza, quasi come se stesse profanando un luogo sacro. Un templio dedicato alla memoria e alla sofferenza. Erano giorni che frequentava quella stanza d’ospedale senza proferir parola, svuotata di tutto ormai e con la speranza in bilico. Nel ridere alle battute di Shinso era come se un’improvvisa ventata d’ossigeno le fosse arrivato dritto al cuore. Il corpo esausto e gli occhi stanchi sembravano trovare nuova linfa vitale in quell’espressione, così spontanea e che mancava da mesi ormai. Afferrò la mano del ragazzo per sollevarsi dalla sedia e decise di non lasciargliela. Anzi la strinse, nell’implicita richiesta di non sentire la mano allentare sulla sua. Tirò un sospiro di sollievo, sentendosi quasi in colpa quando abbandonò momentaneamente la stanza di Ryu-kun. Non pensava di sentirsi sollevata, facendole nascere un senso di colpa che combatteva con l’amore che provava per il fratello. Non era giusto colpevolizzarsi nel sentirsi bene, anche se per pochi minuti in una situazione così difficile.

    Arrivati davanti al distributore il ragazzo si offrì di pagarle una bevanda calda. La Tanaka scosse la testa con enfasi. Non avrebbe permesso ciò. Era stata lei ad invitarlo ed era giusto così. - Assolutamente no! Offro io… - Solo in quel momento si rese conto di aver lasciato il portamonete nella cartella in stanza. La gonna della Yuuei non presentava tasche e di solito riponeva il portamonete nella cartella o nella tasca della giacca. - Come non detto. Per stavolta ti lascio offrire. - Indicò la gonna priva di tasche ed era evidente che non aveva con sé la giacca. - Va bene un Thè caldo. - La scelta al distributore era piuttosto limitata. Oltre ai diversi tipi di caffè, si poteva prenotare un cappuccino, un thè alle erbe e una cioccolata macchiata con del latte. Dovevano accontentarsi, anche perché si trovavano pur sempre in un ospedale. - Come va? - Una domanda che si rivolgevano spesso ormai, ma a cui era difficile fornire risposta. - Sei ormai l’eroe della Yuuei! Uno dei pochi ad essere riuscito a catturare un terrorista. - Proprio al St. Luke tra l’altro. - Non deve essere stato… facile. - Yumeru era stato coraggioso, ma poteva solo immaginare i terribili momenti passati in compagnia del terrorista.

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    Yumeru Shinso

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    Yumeru sorrise divertito dal commento di Fuyuko sul suo essere un “fidanzato esemplare” ma ne fu anche un po’ compiaciuto – gli piaceva ricevere quel genere di complimenti dalla ragazza – le sue parole gli davano calore e sicurezza.

    Quando poi la ragazza con un tono piuttosto serio se aveva motivo di preoccuparsi . Yumeru inarcò le sopracciglia con espressione sorpresa di fronte a quella manifestazione di dubbio. Fuyuko era incerta sulla sua fedeltà? Aveva forse fatto qualcosa per farla preoccupare?

    Il ragazzo si sentì un pizzico ferito… ma d’altronde non poteva biasimare la ragazza per quella piccola mancanza di fiducia. Yumeru aveva comunque la sua pessima reputazione alle sue spalle e sarebbe stato ingenuo aspettarsi che questo non influisse in alcun modo sul giudizio che Fuyuko aveva di lui. Non poteva negare il proprio passato – ne intendeva farlo perché in fondo era parte di lui e le esperienze che aveva fatto avevano in fondo contribuito a renderlo la persona che era. Non aveva mai considerato di aver fatto qualcosa di sbagliato: gli piacevano le ragazze e gli piaceva divertirsi. Si era semplicemente limitato a vivere secondo questi due concetti cercando e a volte trovando compagnia affine. Si era sempre preoccupato di mantenere solo relazioni superficiali, tenendosi alla lontana da qualsiasi cosa di più profondo – evitando di ferire o essere ferito.

    …ma adesso Fuyuko era entrata nella sua vita. E in qualche modo adesso provava… leggera vergogna per i propri trascorsi lascivi.

    Non poteva cambiare ciò che era stato – tutto ciò che poteva fare era mostrarle giorno per giorno che non era più quella persona.
    «Ovvio che no…» – andò quindi per rispondere inizialmente assumendo un espressione leggermente offesa. Poi però un evento molto recente gli ritornò alla mente e nella realizzazione la sua espressione cambiò «Ah… però effettivamente ieri è successo qualcosa…» – aggiunse con fare perplesso – «…una studentessa del primo anno mi ha aspettato all’uscita per chiedermi di uscire a cena con lei.» – rivelò con disarmante schiettezza.

    Rendendosi conto che quello che aveva detto poteva metterlo nei guai però il ragazzo si affrettò ad aggiungere «Non è però come pensi… non voleva uscire con me per provarci. Voleva… ringraziarmi per il mio contributo durante l’emergenza – non so ancora perché a me nello specifico.»

    Il ragazzo si mostrò un po’ perplesso nel rammentare quell’incontro che era stato sin dall’inizio piuttosto inusuale perfino per i suoi standard.
    «Ad ogni modo ovviamente ho inizialmente rifiutato dicendole che ero estremamente impegnato con una ragazza estremamente carina…» – infiorettò sperando di rabbonire preventivamente la ragazza con dei complimenti – «…ma lei ha insistito puntualizzando con non aveva quel tipo di intenzioni e voleva solo parlare. Quindi insomma… alla fine ho accettato e le ho fatto compagnia per la cena…» – concluse con fare un po’ nervoso per poi rivolgere un occhiata titubante alla ragazza – «…s-sono nei guai?» – chiese con fare timoroso.

    Alla fine non era successo nulla di cui si dovesse sentire colpevole durante quell’incontro. Aveva voluto essere schietto perché non intendeva nascondere nulla a Fuyuko e in quel caso non c’era nulla in fondo da nascondere. Ma non poteva fare a meno di temere che la ragazza potesse prendere a male quella faccenda…



    (…) Prevedibilmente Fuyuko inizialmente cercò di opporsi al gesto di “galanteria” di Yumeru insistendo per essere lei ad offrirgli qualcosa… sfortunatamente però aveva dimenticato la sua giacca nella stanza e quindi fu costretta a concedere a lui l’onore. Il ragazzo ridacchiò di fronte a quel segno di sbadataggine della ragazza e senza indugio inserì l’importo necessario per selezionare una bevanda per entrambi. Selezionò un tè per Fuyuko, come richiesto da lei, e per se scelse una cioccolata calda macchiata.

    Mentre la macchina preparava le bevande la ragazza approccio con il solito “come va?” – era diventata ormai consuetudine per entrambi di scambiarsi quella domanda e nonostante la risoluzione di entrambi di essere schietti e sinceri l’uno con l’altra era difficile dare una risposta concreta perché loro stessi non comprendevano a pieno come stavano.

    Yumeru alzò le spalle con fare incerto e sospirò rivolgendole un sorriso un po’ tirato «Ah, suvvia Fuyuko… siamo tutti eroi alla Yueei. L’unica differenza è che io sono stato un po’… più fortunato.» – rispose con fare un po’ sconsolato il ragazzo, consapevole che molti dei suoi compagni avevano avuto esiti ben meno positivi rispetto a lui.

    «Per il resto …non posso lamentarmi.» – seguì a rispondere – «O meglio non ho mai il tempo per farlo… fra il tirocinio, il volontariato, le lezioni a scuola… Non ricordo neanche più quando è stata l’ultima volta che ho passato del tempo libero a ciondolare senza far nulla.» – scherzò il ragazzo. Il ragazzo seguiva una routine piuttosto intensa e impegnativa… ma in fondo era qualcosa che si voleva infliggere intenzionalmente perché finché era occupato o stanco non aveva modo a di prestare attenzione alle angosce che covava dentro la sua testa.

    Ciò nonostante il ragazzo sentì di voler puntualizzare con un sorriso «…ma penso che se c’è una cosa che mi manca è passare del tempo con te.» – per poi repentinamente cercare di sviare da quel suo stesso commento porgendole il suo tè – «…attenta il tè è probabilmente tanto caldo quanto delizioso.» - disse scherzando.





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    Chiedo di nuovo perdono per il mostruoso ritardo. Gomen Sybil . w ."
     
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    Non si era mai lasciata influenzare dal passato di Yu-kun. Se fosse stata ancorata alla sua pessima reputazione ed alle dicerie che circolavano su Shinso non avrebbe mai intrapreso una relazione stabile con lui. In verità il loro legame era nato come una piacevole amicizia ed in tempi non sospetti Tobi-kun aveva perfino intuito che ci potesse essere del tenero tra loro. Prendere consapevolezza dai sentimenti che nutriva per il ragazzo era stato un processo lento e non privo di paure. Era stata più spaventata da sé stessa, che dalla cattiva fama di Shinso. Quindi la sua non era un’accusa o una mancanza di fiducia, ma dall’espressione del ragazzo forse non l’aveva presa bene. - Non volevo… - Aveva letto delusione nelle iridi di Yu-kun. In quel momento si chiese se quel rapporto vissuto in quel modo non facesse più bene a lei che al ragazzo. Avere qualcuno su cui reggersi quando si sentiva scivolare via, era diventato vitale per lei. Sapeva di non poter contare sempre ed esclusivamente su Shinso. Si rendeva conto che anche il ragazzo aveva bisogno di lei. Avevano vissuto momenti difficili e non le sembrava giusto soppesare i due dolori. Si chiese se quel fraintendimento non fosse frutto di un silenzioso allontanamento tra loro. Una situazione che andava recuperata al più presto. Divisa tra la famiglia, l’accademia ed il lavoro finiva per trascurare Yumeru. E questo la feriva tanto, troppo.

    Sollevò le sopracciglia ed aggrottò la fronte quando venne a sapere che una ragazza del primo anno aveva chiesto a Shinso di uscire. Sentì le spalle rigide ed il collo paralizzarsi in quella posizione. Un colpo al cuore, una sensazione sgradevole che s’insinuava tra le pieghe dell’anima. Gelosia. Soprattutto quando il ragazzo provò subito a discolparsi e rassicurarla per qualcosa che in quel momento non riusciva a mettere a fuoco. Accecata dalla gelosia si ritrovò ad osservare con insistenza le iridi del ragazzo. - No… assolutamente. - Le parole uscirono dalle labbra senza rifletterci. Il pensiero era fermo a quell’immagine di Yu-kun che stringeva qualcun’altra. Le giustificazioni di Shinso non reggevano, anche perché era fin troppo strano che una ragazza del primo anno volesse cenare con uno degli Eroi della Yuuei Academy. Perché proprio lui poi? Un’ammiratrice? Difficile discernere la malizia dall’innocenza, soprattutto quando i suoi pensieri erano viziati dalla gelosia. Forse più che gelosia, paura di perderlo.

    Parlare con Yu-kun era un po' come attraversare un campo minato. Percepiva questa sensazione da qualche mese, da quando le loro realtà erano state completamente stravolte dal culto delle Farfalle. Entrambi erano stati colpiti nel profondo, nei loro affetti più cari. In quei giorni in cui il cielo si era oscurato da coltri di lepidotteri e l’aria diventata irrespirabile per il farmaco di Hanzo, aveva temuto di perdere per sempre Yumeru. Come una leonessa in gabbia inizialmente non aveva risposto alla chiamata di Quiet Perfume, certa che il ragazzo sarebbe sicuramente accorso ad adempiere il proprio dovere. Aveva vissuto attimi di terrore e sembrava che quei giorni avessero portato via qualcosa da entrambi. - Fortunato? - Scosse la testa. - Ho temuto di perderti. - Il tono era tra il rimprovero ed il rassegnato. Era difficile far ordine in quel caos d’emozioni che si agitavano nell’animo della Tanaka. Era anche solo difficile restare in piedi in quel momento. La stanchezza spesso le provocava dei violenti capogiri, forse perché non mangiava abbastanza nonostante i rimproveri della madre. - E se ti avesse ucciso? E se avessi respirato del farmaco? E se ti avessi ritrovato in quel letto? - Sentiva così tante pugnalate al petto al solo pensiero. Entrambi avevano scelto una carriera piena di rischi e l’attacco a Tokyo l’aveva colpita nei suoi affetti più cari. Non era pronta a perdere nessun’altro.

    Rifiutò di prendere il suo thè. Scosse la testa con vigore, i palmi stretti in pugni e le lacrime agli occhi. Pensava di averle esaurite, ed invece quelle provenivano direttamente dalla sua anima ferita. Ormai si sentiva prosciugata dal dolore, esausta delle sensazioni che provava ogni giorno. Nessun miglioramento, ma solo un lento deterioramento di Ryu-kun su quel letto, del suo rapporto con Yu-kun e delle aspettative per il futuro. - Offrilo alla tua amica del primo anno! - Il dolore rendeva ciechi. Il dolore rendeva vulnerabili. Il dolore offuscava la mente. Non aveva digerito la possibilità che un’altra ragazza potesse interessarsi a Shinso, soprattutto in un periodo in cui non era più la fidanzata che meritava. Si pentì quasi subito dei quelle parole, sentendosi tremendamente in colpa. Trincerarsi dietro la sua situazione famigliare e le massacranti routine che viveva in quel periodo non era più possibile. Yumeru Shinso era una persona migliore di lei sotto ogni punto di vista e si sentiva così infantile e crudele nel riversare gelosia e frustrazione in quel modo. - Mi dispiace. - Cercò di sollevare lo sguardo sul ragazzo, nonostante le lacrime le rigavano già il viso. - Tu non merito tutto questo! - Si riferiva alle sue mancanze, alla sua assenza e alle parole che le erano appena uscite dalle labbra. - Meriti di meglio. - Ammetterlo era come pugnalare il suo cuore, spingendo nella ferita una lama ancora calda. Lo pensava da tempo e la gelosia non aveva fatto altro che far emergere quel pensiero, quella verità.

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    Yumeru Shinso

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    Yumeru rimase momentaneamente immobile e pietrificato – li impalato con una stupido bicchiere di tè caldo stretto nella mano. Un espressione sconcertata e sbalordita era tracciata sul viso del ragazzo rimasto a bocca aperta con fare interdetto.

    Era sorpreso e spaesato come se una granata gli fosse appena esplosa sotto i piedi e sentisse ancora le orecchie fischiare.

    L’intenso sfogo di Fuyuko l’aveva colto decisamente impreparato e non sapeva come reagire. Era consapevole che la ragazza tenesse dentro di sé un grande malore interiore in quel momento ma non si aspettava che le sei stesse covando tali angosce… in maniera cosi intensa.
    Le parole della ragazza, cosi pregne di frustrazione ed inquietudine, colpirono duramente Yumeru risuonando dolorosamente la sua testa. Gelosia? Ansia? Insicurezza? Perché Fuyuko stava covando simili sentimenti? Era colpa sua?

    Quando poco prima la ragazza aveva freddato la questione sul fatto che lui fosse uscito insieme ad un'altra ragazza, Yumeru aveva intravisto quella sfumatura di inquietudine e disagio nello sguardo della ragazza… Gli occhi verdi della ragazza si erano brevemente riempiti di gelosia. Un sentimento che Yumeru nonostante tutto non le aveva mai visto manifestare spesso.
    Probabilmente avrebbe dovuto impegnarsi a rassicurarla di più in quel momento, ma aveva pensato che fosse inopportuno fare una simile discussione nella stanza del fratello in coma. Avevi quindi incautamente deciso di sorvolare momentaneamente l’argomento assecondando il palesemente finto benestare della ragazza.

    …ma quell’errore, quella sua mancanza, ebbe effetti più disastrosi di quanto avesse immaginato. Aveva pensato che dopo una piccola arrabbiatura e una sgridata sarebbe riuscito a convincere la ragazza che non era successo nulla di cui dovesse essere gelosa.
    Invece adesso lei era lì davanti a lui in lacrime, ad esporre il suo cuore sanguinante ferito da angosce e paure. Sentì una fitta al petto di colpevolezza nel vederla ridotta in quelle condizioni. Era colpa sua se era ridotta in quel modo?

    Ma la ragazza invece sembrava voler incolpare se stessa, chiedendogli perdono… ma non sembrava riferirsi semplicemente a quello sfogo. Qualcosa sembrava crucciare la ragazza nel profondo.

    Furono le ultime parole però a turbarlo di più. “Meriti di meglio”? Lei pensava che lui meritasse di meglio? Come poteva pensare una cosa del genere!?
    Il ragazzo aggrottò la fronte in un espressione di incomprensione e stupore «Fuyuko… cosa stai dicendo? Ti prego…» – esordì con tono apprensivo. Fuyu-chan, Fu-chan, Tanaka - questi erano in genere gli appellativi affettuosi e giocosi che usava per rivolgersi a lei, ma si rivolgeva a lei chiamandola “Fuyuko” solo quando si trattava di situazioni serie. Istintivamente sentì il bisogno di liberarsi le mani e senza indugiare buttò via il bicchiere con tutto il tè dentro in un contenitore per i rifiuti a portata di mano.

    Il suo primo impulso era quello di stringere la ragazza a se in un abbraccio per rassicurarla e confortarla, ma a vederla in quel modo temette che lei avrebbe respinto un approccio cosi diretto e l’idea di essere respinto da Fuyuko lo terrorizzava.

    Allungò invece con una mano titubante verso il viso della ragazza, carezzandole con apprensiva delicatezza una guancia, quasi come se temesse che toccandola con forza eccessiva avrebbe potuto mandarla in pezzi come una bambola di ceramica. Le terse via con il pollice le lacrime che rigavano la guancia e le cinse il mento sollevandoglielo per impedire di rifuggire il suo sguardo – «…non voglio di “meglio”…» – dichiarò a bassa voce ma con tono fermo e deciso. Infuse una leggera sfumatura di disprezzo nel pronunciare la parola “meglio” – lo indignava che la ragazza potesse sminuire in quel modo il valore che lei aveva per lui. «Io voglio solo te…» – aggiunse puntualizzando qualcosa che riteneva dovesse essere ovvio. In passato aveva passato il tempo per correre dietro ad un migliaio di ragazze, ma un migliaio di ragazze non sarebbero state minimamente sufficienti per sostituire una sola Fuyuko.

    Il ragazzo poi incalzò «…e nessuno merita tutto questo. Tu, la tua famiglia, tuo fratello… nessuno meriterebbe di passare quello che state passando. E io…» – il ragazzo si soffermò per un istante sentendo le emozioni affollarsi nella sua gola.«Io… detesto questa situazione… detesto vederti cosi affranta e svilita… ogni giorno seduta in quella maledetta stanza…» – disse infine abbassando lo sguardo, gli occhi lucidi colmi di disagio – quasi come se si vergognasse nel rivelare quella sua frustrazione.

    Poi però risollevò lo sguardo con fare risoluto, fissando la ragazza dritto negli occhi «…ma so che ora più che mai tu hai bisogno di me… come io ho bisogno di te. Anche in questo momento di difficoltà… tu rimani la cosa migliore nella mia vita Fuyuko.»






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    La gelosia, l’insicurezza ed il dolore avevano preso possesso dei suoi pensieri e delle sue azioni. Non riusciva più a ragionare a mente fredda, viziata dall’aria di sofferenza ed attesa che respirava da settimane ormai. Più volte aveva pensato di lasciare la mano di Shinso, non per mancanza di sentimenti. Non era giusto che lui si facesse carico di tutto quello che stava vivendo la Tanaka. Quando aveva deciso di frequentarlo ed accettarlo nella sua quotidianità si era ripromessa di renderlo felice, di essere degna del suo altruismo e gran cuore. L’improvvisa entrata in scena di una seconda ragazza e la distanza evidente tra di loro, non aveva fatto altro che far emergere quel malessere che provava da tempo. Paradossalmente credeva che amarlo, almeno in quel momento, significasse allontanarlo da quella realtà fatta di dolore e frustrazione. Perché vederlo soffrire per lei era insostenibile. E solo e solamente lei, era motivo di sofferenza per Yumeru.

    Si sentì così in colpa, la persona più insensibile ed egoista dal mondo, quando vomitò contro tutto il suo malessere. Si era barricata dietro la gelosia per una sconosciuta, per una cena che probabilmente non aveva secondi fini. Sapeva però di doverlo salvare da lei, da quel rapporto che si stava affievolendo con le speranze di rivedere Ryu-kun in piedi ed a casa. Era un po' come essere prigioniera di un circolo vizioso, da cui non riusciva più ad uscire. Provava rabbia contro sé stessa. I suoi occhi avevano esaurito le lacrime e si rifiutavano di vedere la luce.

    Paralizzata dal dolore si rifiutava perfino di ascoltare le parole di Shinso. Pensava di soffrire di meno? Assolutamente no. Anche perché era difficile per lei anche solo incrociare lo sguardo ricco di sgomento e stupore del ragazzo. Probabilmente non si aspettava una simile reazione dalla dolce e timida Fuyuko, ma ciò che più la feriva era il suo sguardo. Le sue parole non fecero altro che alimentare il tormento. Non si aspettava nulla di diverso dall’Eroe della Yuuei Academy. Perché molti in accademia si definivano tali, ma non aveva mai incontrato un ragazzo dal cuore così grande e pronto a sacrificarsi per gli altri. Shinso aveva deciso di sacrificarsi per lei. E la Tanaka voleva impedirglielo. - Non renderlo più difficile di quanto già lo sia. - Replicò debolmente. Era difficile rimproverarlo, anche in una situazione del genere. Non c’era sicurezza nelle sue parole e nemmeno fermezza. Titubante osservava lo strapiombo. Senza Yu-kun quel salto nel vuoto sarebbe stato ancora più spaventoso. Non sapeva cosa le riservasse il futuro e percorrerlo da sola la terrorizzava. - È per il tuo bene. - La peggior frase che potesse utilizzare in quel momento. Perché provando ad allontanarlo non avrebbe giovato né all’uno e né all’altro. Socchiuse le palpebre quando avvertì la mano del ragazzo accarezzarle la guancia. Altre lacrime che si aggiungevano a quelle già versate. Pensava di preservare Shinso da quella situazione, proteggerlo dalla sofferenza che l’aveva rabbuiata. Eppure in quel momento ne era la causa. - In verità non so cosa sia giusto per noi. - Fece un passo indietro. Era così confusa da non riuscire a mantenere una posizione. La razionalità le suggeriva di lasciare la mano a Yu-kun, il cuore invece di stringerla sempre più forte. Poteva essere tanto egoista da condividere quella sofferenza?

    “…tu rimani la cosa migliore nella mia vita” Le parole di Yumeru la colpirono come un bolide nella bocca dello stomaco. Fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso, per permetterle di rinsavire da quell’oblio in cui era caduta. Le labbra si schiusero in un’espressione sorpresa, le iridi fisse sul viso del ragazzo ed il respiro trattenuto per qualche secondo. Improvvisamente una piacevole melodia che proveniva dal petto. Aveva dimenticato come Shinso riuscisse a trovare la giusta chiave di lettura in ogni situazione. - Non voglio che tu soffra per causa mia. - La verità, la cruda e dura verità.

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    Yumeru Shinso

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    Yumeru era completamente spiazzato, confuso e soprattutto spaventato. Erano le parole di Fuyuko a spaventarlo – erano parole che sembravano portare un preoccupante fattore di finalità – come la lama affilata di un’ascia che si abbatte impietosamente sulla base di un albero per cercare di abbatterlo.

    …stava davvero suggerendo di rompere con lui? Voleva davvero dicendo che voleva chiudere con lui? Perché? Dove aveva sbagliato…?
    Aveva fatto del suo meglio… si era impegnato come mai prima d’ora per farla felice, per far funzionare quella relazione nonostante le sue lacune. Non era stato abbastanza? Tutto quello che aveva voluto era che lei rimanesse felice al suo fianco… era troppo da chiedere?

    Gli occhi impauriti di Yumeru cercano risposte negli occhi di lei – si rifiutava di credere che Fuyuko volesse davvero lasciarlo. Lui sapeva che lei era felice con lui – lo leggeva nei suoi sorrisi, nei suoi gesti, nelle sue parole quando erano insieme. Si rifiutava di credere che tutto ciò non contasse qualcosa.

    E poteva percepire l’incertezza dentro di lei – Fuyuko era combattuta. C’era qualcosa che l’affliggeva e la stava spingendo a quel gesto drastico.
    Ma alle parole della ragazza i sentimenti di paura e confusione si tramutarono in rabbia. “Non rendere le cose più difficili…? È per il tuo… bene?” – ripete con voce amara e risentita – “Come puoi dirmi una cosa simile? Ti aspetti che… io semplicemente accetti che tu voglia allontanarmi da te senza oppormi e che debba considerare che sia… per il mio bene?” – con crescente irritazione.

    Yumeru era consapevole che si stava facendo prendere dalla foga dell’emozioni ma non aveva alcun controllo sulla cosa tanto più di qualcuno che viene trascinato da un fiume in piena. Sentì il suo cuore gonfiarsi di angoscia e frustrazione quasi come se stesse per esplodere.


    Il ragazzo si portò un mano vicino al viso puntando enfaticamente il pollice contro la cicatrice che gli spaccava il sopracciglio sinistro ‘È per il tuo bene.’ Fu quello che mi disse mio nonno quando a dieci anni mi fece questa durante un allenamento. E adesso tu pensi di fare lo stesso decidendo cosa sia meglio per me al mio posto? Io non intendo lasciartelo fare…” – disse scuotendo con fare frustrato la testa – “…se vuoi troncare per me perché non vuoi più stare con me fallo pure. Ma non venire a dirmi che lo fai per il mio bene… perché questa piccola cicatrice non è che un nulla insignificante a confronto del dolore che proverei nel perderti.” – sentenziò in maniera dura e schietta il ragazzo con gli occhi lucidi e il volto contorto in una maschera ferita.



    …e poi lei arretrò di un passo per allontanarsi da lui e Yumeru sentì il proprio cuore sprofondare come se la stesse vedendo camminare all’indietro su un cornicione. Ma la sua mano… la sua mano era ancora lì nella sua. Yumeru istintivamente la strinse più forte in un ultimo tentativo di preservare quel prezioso contatto. Fuyuko stava ancora tentennando, affranta e confusa – come se si trovasse si trovasse su bilico insidioso. Yumeru poteva sentire che la ragazza stava rischiando di scivolare via da lui in un momento di debolezza…

    …ma non intendeva permettere che accadesse. Se c’era una cosa per cui avrebbe lottato nella sua vita era sicuramente Fuyuko.
    Il ragazzo con disperata risoluzione avanzò di un passo verso la ragazza chiudendo di nuovo la distanza “Io so cosa è giusto. Io so che questo è giusto…” – disse sollevando leggermente la mano dove stringeva quella di lei – “…io so che poterti vedere sorridere anche per un solo istante è giusto. So che il modo in cui mi sento quando sono con te è giusto… perché se fosse sbagliato allora l’intero mondo è sbagliato. Se rimanere insieme è un errore allora è il migliore errore della mia vita.” – proclamò con fare concitato e la voce graffiata dalle emozioni che gli laceravano il cuore.
    Le parole di Yumeru sembravano stessero sortendo un effetto positivo – quantomeno Fuyuko aveva smesso di allontanarsi da lui. Ma Yumeru poteva percepire ancora paura e incertezza sul viso della ragazza.

    “Non voglio che tu soffra per causa mia.”



    Il ragazzo scosse veementemente la testa “Fuyuko… tu non capisci… tu hai un immagine troppo rosea e positiva di me. Pensi che io sia una sorta di buon samaritano forte e altruista… ma in realtà sono più egoista di quello che credi. Pensi che io sia venuto qui a trovarti cosi spesso solo perché esserti di supporto… ma la verità…” – il ragazzo rivolse uno sguardo vagamente contrito e colpevole – “…e che ero io ad aver bisogno di te, Fuyuko. Avevo bisogno di vederti e di averti vicino. E ne ho ancora bisogno…” – confessò con una sfumatura di vergogna. Come a voler enfatizzare quel bisogno Yumeru chiuse ulteriormente le distanze con lei praticamente azzerandole con appena un dito di distanza a separarli.
    “Quella notte di Ottobre io sono stato davvero fortunato…” – prese a rammentare il ragazzo a mezza voce – “…ma la fortuna non è stata l’unica cosa ad aiutarmi quella notte. …ero stanco sia fisicamente che mentalmente. Quel pazzo criminale voleva fare del male a quegli innocenti e io ero qui da solo… Avevo paura… Sentivo il peso di tutte quelle vite sulle mie spalle. Per un momento mi sono bloccato… non sapevo cosa fare. Era mio dovere proteggere quelle persone… ma io… per un momento ho desiderato non essere lì… “ – confessò mestamente il ragazzo.

    Aveva più volte professato con fermezza e spavalderia i suoi ideali di eroismo e altruismo… Aveva fantasticato numerose volte di come sarebbe accorso a spada tratta per punire i malviventi e salvare i più deboli. Ma quella notte – di fronte all’orrore e la disperazione di quel momento si era sentito vacillare e aveva realizzato di essere fondamentalmente un ragazzino spaventato. Non era un eroe impavido e senza paura che affrontava senza indugio criminali scellerati come Papillon – il suo primo pensiero in quel frangente non era stato "salvero io la situazione" o "fermerò questo criminale".

    No, il suo primo pensiero era stato“ho paura”.


    “…ma in quel momento di debolezza ho trovato qualcosa dentro di me a darmi forza e coraggio…” – riprese il ragazzo volgendo lo sguardo verso Fuyuko – “…e non era un grande ideale di pace e giustizia. Era solo un piccolo semplice ricordo… il ricordo di un abbraccio… e di un sorriso.” – il ragazzo ancora una volta allunga una mano verso il viso della ragazza per carezzarne affettuosamente la guancia – “…il tuo sorriso, Fuyuko. Ho pensato “se muoio qui non potrò più rivedere quel sorriso”. Questo è il pensiero che mi ha salvato… “





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    Fuyuko Tanaka
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    Narrato - Parlato - Pensato

    Era la paura a sussurrarle quelle parole. L’inconscia paura di veder deteriorare un rapporto che aveva tanto voluto e desiderato. Il terrore di veder morire quell’amore e ridurlo ad un semplice affetto, incatenando Shinso a lei per ragioni diverse di quelle che li avevano portati ad avvicinarsi. Era difficile spiegarlo e la Tanaka stava facendo fin troppa confusione. Rea di amare e di aver paura di far soffrire. La realtà dei fatti era che solo Yu-kun stava alimentando quel fiore, anzi quelle robuste radici. Trovava assurdo che per il bene di Shinso fosse proprio lei ad impugnare quell’ascia e provare ad abbattere tutto ciò che avevano costruito. Tutto per l’irrazionale paura di far soffrire la persona a cui teneva di più. Era già straziante per lei perdere qualcuno e la disperazione le stava facendo commettere l’ennesimo errore. L’insicurezza era sempre stata la sua peggior nemica.

    Si ritrovò investita della rabbia di Shinso. Una reazione comprensibile, ma che lacerava ancora di più la sua anima ridotta a brandelli. Era difficile sanare quel cuore che continuava a sanguinare e credere di poter arrecare solo malessere o preoccupazioni a Yu-kun, e non la felicità che meritava, era dilaniante. Non riuscì a rispondere, convinta che l’impulsività del ragazzo non potesse far altro che peggiorare la situazione. Era pronta a ricevere il vento che aveva seminato. Affrontare quella tempesta, convinta che potesse sopportare più di quanto stesse ormai sopportando. C’era un dolore più grande che potesse ancora provare? Forse si, ma tremava al solo pensiero. Si ritrovò impietrita di fronte alla rabbia di Yu-kun. “Mi dispiace.” Avrebbe voluto urlargli, ma le parole le morirono in gola. Perché significava mettere un punto, stroncare qualcosa di bello che avevano costruito fino a quel momento. Non era abbastanza coraggiosa o forte per farlo. Non abbastanza folle.

    Eppure il ragazzo sapeva esprimere i suoi sentimenti più di quanto facesse lei. L’atteggiamento della Tanaka era motivo di sofferenza per lui. Aveva ancora il coraggio di avvicinarsi, anzi il suo cuore batteva ancora per lei. Nonostante tutto. Azzerare le distanze ed accarezzarla con la stessa dolcezza di sempre, nonostante non lo meritasse. Aveva provato a ferirlo per farlo allontanare, per salvarlo da ciò che stava diventando. Ma né l’uno e né altro erano disposti a questo passo. - Io… Io… - Iniziò a singhiozzare, sorprendendosi di quante altre lacrime aveva da versare. Le mani davanti al viso, la testa china fino ad appoggiarla sul suo petto. Aveva bisogno del suo calore, ancora. “Stupida! Non è così che lo salverai. Stupida!” Le mani che si agitavano contro al viso, arrossandolo e provando a nasconderlo. Aveva bisogno di lui.

    Si accasciò sul suo petto, esausta. Si sentiva debole, ma sapeva di poter contare su Shinso. Era certa di ricevere l’affetto, l’abbraccio di cui aveva bisogno. Avrebbe poggiato le mani sul suo petto, abbandonando di conseguenza il capo turchese su di esse. - Non voglio perderti. - Tra un singhiozzo e l’altro. Le parole erano soffocate dal pianto. Le dispiaceva solo non poter offrire al ragazzo quel sorriso che aveva tanto sognato nei momenti di grave difficoltà. Però sapeva di poter tornare a sorridere un giorno, quando la tempesta si sarebbe diradata. Le sue mani salirono fino al collo, erano in cerca del suo viso. Non aveva il coraggio di ammetterlo, o quantomeno la capacità di esternarlo a parole. In quei terribili momenti aveva temuto per la vita di Yumeru. Sebbene per le strade di Tokyo combattessero Celania e Sunflower per il bene comune, nel profondo Fuyuko e Yumeru stavano lottando per loro stessi. Per l’occasione di avere un futuro.

    - Aishiteru. - Una sola parola ma che aveva sempre temuto di pronunciare. Aveva sempre espresso il suo sentimento con i piccoli gesti, le premure che ogni giorno riservava al ragazzo ed il pensiero costante che manifestava a fatica. La buona etichetta raccomandava di non pronunciare quella parola troppo spesso e non ricordava di avergliela proposta così nuda e cruda. Senza giri di parole, senza imbarazzo che spezzava le lettere. In questo erano tanto diversi. Lui così espansivo, coraggioso di aprire il suo cuore all’altra persona e desideroso di sorprenderla giorno dopo giorno. Lei così riservata, timorosa di esporsi più di tanto e pronta ad assecondare le follie del ragazzo. Era sempre stato lui a prendere l’iniziativa, ed era merito di Shinso se la loro amicizia si era tramutata in qualcosa di più. Non aveva mai avuto il coraggio di definirla, tramutandola in una relazione stabile con naturalezza e senza troppe aspettative. L’uno rispettava i tempi dell’altro. E Yu-kun l’aveva sempre aspettata, rispettandola in ogni sua essenza. Nonostante la divergenza di caratteri, che qualche volta li portava allo scontro, c’era sempre quel filo che li univa. Anche quando litigavano per sciocchezze, o Yu-kun la rimproverava per l’assenza di reazioni, o la Tanaka teneva a freno l’eccessiva esuberanza del ragazzo. Era stata la diversità all’inizio a spaventarla, eppure si rendeva conto che era quella diversità a salvarli.

    - … - “Aishiteru!” Sapeva che ripeterlo più di una volta era troppo, invece proferirlo una sola volta troppo poco. Eppure non avevano bisogno di tante parole. Perché l’amore stava nel silenzio, nella capacità di saper aspettare e sopportare le intemperie. Non esisteva amore più bello di quello che si provava, di cui si era consapevoli e che veniva tramutato in parole quando ce n’era bisogno. Aveva sentito la necessità di farlo. Interrompendo quel silenzio, sperando di donare nuova linfa a quell’albero ed evitare un’eutanasia d’amore. - Non voglio perderti. - Cercò le sue labbra.

    L’amore era attesa, silenzio e vita.

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    Yumeru Shinso

    Narrato - «Parlato»





    Yumeru era ormai in balia delle emozioni allo stesso modo in cui un naufrago disperso è in balia delle impietose onde dell’oceano.

    Non si era certo aspettato di affrontare una simile discussione con Fuyuko quel giorno. Era consapevole che la faccenda del fratello fosse un grosso peso nella mente e nel cuore della ragazza, ed era consapevole che le cose fra loro in quel periodo piuttosto difficile non fossero state esattamente rosee… ma mai nella sua mente era passata l’idea che di una possibile rottura.

    Se mai in quel periodo aveva solo realizzato ancora di più quanto la figura di Fuyuko fosse diventata importante per lui e di quanto avesse bisogno di lei.
    L’idea che Fuyuko stesse seriamente considerando l’idea di rompere con lui lo aveva preso alla sprovvista come se dal nulla una voragine si fosse aperta sotto i suoi piedi all’improvviso per inghiottirlo. E il suo primo istinto fu quello di allungare le mani in cerca di un appiglio – disperatamente cercando di non cadere.

    …è quell’appiglio per lui era ovviamente Fuyuko.

    In lei percepiva svilimento, frustrazione e incertezza. Nonostante quello che lei aveva detto era evidente che rompere non era ciò che lei voleva ma ciò sembrava convinta di dover fare.

    “Per il tuo bene”. Cosi aveva detto.
    Yumeru non aveva idea di come lei fosse giunta ad una tale drastica e contorta conclusione. Spezzare entrambi i loro cuori gli sembrava quanto di più lontano possibile dalla soluzione ideale per il bene di nessuno dei due. E la ragazza sembrava esserne in qualche modo consapevole – le sue lacrime e le sue espressioni esprimevano fin troppo bene il suo stato d’animo straziato.

    No.

    Sapeva che se l’avesse assecondata in quella folle decisione non sarebbe derivato alcun bene – solo due cuori spezzati in un limbo di rimpianto e sofferenza.

    Fuyuko si trovava in un baratro angosciante – gli infausti eventi recenti e la grama routine giornaliera che viveva in quel periodo sembravano aver logorato la sua sicurezza interiore lasciando voragini colme di dubbi e incertezze. La ragazza non aveva mai vantato particolare fiducia in se stessa, malgrado chiunque la conoscesse un minimo non poteva fare a meno di riconoscere in lei un enorme potenziale, e sembrava che quello stava passando aveva gradualmente ma inesorabilmente eroso anche quella poca confidenza che aveva in se stessa.

    Istintivamente il giovane comprese che la sua adorata Fuyuko ora più che mai aveva bisogno di essere salvata.


    …e sebbene lui avrebbe sicuramente voluto credere che fosse stato quel nobile sentimento di altruismo nei confronti della fidanzata a portarlo a reagire… in realtà dentro di se era consapevole che non era cosi.

    Ciò che aveva scatenato la reazione era stato un motivo semplice ed egoistico: non voleva perderla. Non voleva perdere la sua Fuyuko. Il suo era un atto dettato da un sentimento egocentrico e possessivo.
    Non era un sentimento da “principe azzurro” dall’aria perfetta e scintillante e il cuore limpido e altruista. Era un sentimento avido e primitivo. Un sentimento disperato e viscerale.

    La sua Fuyuko.

    Il suo cuore.

    Il suo amore.


    E mentre lui covava segretamente questo sentimento vergognoso e intenso dentro di lui sentì Fuyuko poggiare la testa contro il suo petto. Già quel semplice genuino contatto instillò istintivamente in lui una sensazione familiare di quiete e calma. Il suo cuore che palpitava sbalzato a destra e a manca sembrava istintivamente ritrovare l’equilibrio come risuonando con quello della ragazza.

    "Non voglio perderti."



    Quelle parole infiammarono nuova sicurezza e speranza nel cuore impaurito del ragazzo. Fuyuko era ancora lì con lui. Le sue braccia istintivamente cercarono di consolidare quel sentimento scivolando dietro la schiena della ragazza e stringendola a se.
    Poi inaspettatamente la ragazza proferì qualcosa di entità di magnitudine ben superiore.

    “Aishiteru.”




    Yumeru rimase momentaneamente ammutolito nel sentirle pronunciare quelle poche sillabe. Anzi ebbe l’impressione come se l’intero mondo per un momento si fosse ammutolito – come se si fosse creata per un momento una bolla di silenzio attorno a loro.

    Aishiteru…? L’aveva davvero detto? Non l’aveva immaginato?


    Fuyuko… aveva appena detto che lo amava…?


    Il ragazzo rivolse uno sguardo sgomento e vagamente allarmato scrutando il viso della ragazza con fare interrogativo quasi aspettandosi di aver solo frainteso. Ma la verità nuda e semplice era perfettamente limpida sul volto della ragazza. Quando i suoi occhi ambrati si incrociarono con quelli color smeraldo di Fuyuko non ebbe alcun dubbio che avesse proferito quelle parole in maniera genuina e sincera.
    Amore. Era qualcosa con cui Yumeru non aveva familiarità. Era qualcosa che il ragazzo nelle sue superficiali avventure adolescenziali aveva intenzionalmente evitato.
    Era qualcosa che lo spaventava.

    Era facile passare di ragazza in ragazza in rapporti scialbi e superficiali senza creare alcun un legame. Un legame con qualcuno che poteva essere lì un momento e poi sparire lasciandoti solo e ferito.

    Piuttosto che affrontare quel rischio il giovane Yumeru aveva scelto al via della codardia.
    Non puoi perdere qualcosa che non hai. Non puoi soffrire per qualcosa che non esiste in primo luogo.

    …e in verità non poteva negare di aver passato anni piuttosto piacevoli in questo modo. Ma dentro di se era consapevole di un crescente desiderio di qualcosa di più profondo e genuino. Qualcosa che durasse più di un avventura di una notte.

    E poi improvvisamente Fuyuko era lì. Senza che lui se ne rendesse neanche conto la ragazza aveva rapidamente colmato quel vuoto che aveva intenzionalmente covato dentro. Quando aveva realizzato ciò era già troppo tardi – la ragazza aveva già invaso la sua mente e conquistato il suo cuore.
    Era una sensazione spaventosa e inebriante allo stesso tempo. Come lanciarsi da un aereo e librarsi per aria precipitando verso il terreno senza sapere se il paracadute si sarebbe aperto o meno.

    Fuyuko amava Yumeru.




    E lui amava Fuyuko.


    Il ragazzo chinò il capo fino a toccare la fronte della ragazza. «Se non vuoi perdermi allora dovresti solo stringermi a te, stupida.» – le sussurrò dolcemente con un espressione commossa e gli occhi leggermente lucidi.

    Esitò un momento.
    Era il momento del salto. Sarebbe andato tutto bene? Sarebbe planato dolcemente fino a terra? Oppure sarebbe finito schiantato a terra con un cuore spezzato?
    La verità però era che aveva realizzato che non gli importava più. In quel momento voleva solo sentire l’ebbrezza e l’euforia che provava nello stare con lei. Quello che sarebbe venuto dopo non gli importava più.

    «Watashi mo anata wo aishiteiru, Fuyuko.»

    …e solo allora il ragazzo si chinò per reclamare le labbra della ragazza.

    Parzialmente consapevole che i due si trovavano nel bel mezzo di un corridoio di ospedale, il ragazzo tirò a se la ragazza sospingendola contro il muro di fianco al distributore, lasciando che questo fornisse loro un minimo privacy, istintivamente cercando rifugio per quel delicato momento di intimità lontano da occhi indiscreti.
    Non era in un posto del genere che lui avrebbe voluto professarle quelle parole – potendo avrebbe sicuramente preferito farlo in un luogo più romantico. Magari al parco sotto i ciliegi in fiore dove si erano scambiati il primo bacio.


    Ma in quel momento non gli importava – mentre le sue labbra baciavano quelle di Fuyuko nella sua mente attorno a loro c’erano solo ciliegi in fiore.




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    ...e finalmente sono riuscito a rispondere anche a te. Anche a te rinnovo le scuse fatte in privato. Ti ringrazio per la pazienza e per la comprensione e mi scuso per il disastroso ritardo. Gomen . w ."
     
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    Narrato - Parlato - Pensato

    Sollievo e sofferenza.
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    Difficile distinguere dentro di sé la linea sottile che separava quelle emozioni. Le cinque giornate di una Tokyo assediata dal Culto, i due mesi di quarantena ed il coma di suo fratello l’avevano ferita nel profondo. La sua unica colpa era avere un’eccessiva sensibilità, immedesimarsi nei panni degli altri e vivere il loro dolore. La città si era appena rialzata da un duro colpo. La sua famiglia viveva quell’estenuante attesa con sempre meno speranze. Il rapporto con Shinso sembrava marcire proprio come stava facendo Ryu-kun in quel letto d’ospedale. Una stasi, un limbo che metteva alla prova ogni parte di sé. Tutto aveva reso i suoi occhi ciechi, incapaci di scrutare la luce in fondo a quel tunnel di dolore e disperazione. Le sembrava d’intravedere un delicato fiore, con una corona di petali simili a quelli del sole. Doveva solo avere il coraggio di allungare la mano ed afferrare quello stelo.

    Coraggio che le era sempre mancato. Era fin troppo facile per lei ritenersi responsabile di ogni disgrazia. Se solo fosse stata più forte avrebbe trovato prima il fratello. Se solo fosse stata più altruista avrebbe lasciato la mano di Yu-kun. Se solo fosse stata più consapevole di sé avrebbe fatto scelte diverse, che forse non l’avrebbero portata a quel punto. Ma forse non avrebbe nemmeno incontrato l’unica persona per cui provava un sentimento. Non era giusto più tenerlo per sé, lasciare a Shinso il compito di sorreggere quel rapporto a due. Proprio così, erano in due. Ed era giusto per sé e per il ragazzo che quel rapporto non fosse più alimentato solo da una persona. L’incapacità di esternare i suoi sentimenti era diventata deleteria, soprattutto in un momento così grave.

    Si ritrovò confortata dal caldo abbraccio di Yu-kun, come faceva sempre quando era in cerca di attenzioni o per dissipare ogni dubbio. C’era qualcosa di speciale tra loro, un legame nato in sordina e senza far troppo rumore. Qualcosa di naturale e vero, terribilmente vero. Perché la verità era dolce ed amara in ogni sua parte. Non aveva mai dubitato della verità che li legava. E forse era giunto il momento che Shinso conoscesse la sua verità.

    “Sono stata una stupida.” Credere di allontanarlo per il suo bene. Una logica contorta, anzi un discorso senza logica. La paura di perderlo le aveva fatto muovere le labbra senza rifletterci troppo. Non avrebbe mai confessato quella gelosia che aveva provato. Immaginarlo a cena con un’altra ragazza le aveva fatto alzare subito bandiera bianca, facendo emergere gli iniziali dubbi che aveva su di sé. Eppure c’era ancora un “noi”, una realtà che difficilmente si sarebbe staccata dal suo quotidiano. Non aveva nessuna intenzione di staccarsi da lui, anche quando il ragazzo manifestò un barlume di paura. Era ben consapevole del peso delle sue parole. Anzi quella singola parola aveva il peso di un macigno, un’implicita promessa che li avrebbe legati per lungo tempo. - Si… sono una stupida. - Ammise mentre lo stringeva con forza a sé. Fronte contro fronte. Occhi negli occhi. Non c’era trucco o inganno. Aveva scelto di fidarsi di Shinso già da tempo. Forse aveva tergiversato fino a quel momento perché non si fidava di sé stessa. Mille paure. Mille incertezze. Le mani s’intrecciarono dietro alla schiena, dopo averle insinuate tra i suoi fianchi.

    Rimase lì per un tempo indefinito. Sembrava che tutto intorno a lei si fosse fermato. Non c’erano più medici o infermieri che percorrevano di fretta e furia i corridoi, parenti che attendevano in ansia nella sala d’attesa o persone intenzionate ad usufruire dello stesso distributore che aveva occupato da diversi minuti ormai. C’erano solo lei e lui. Come sempre.

    - Sei sempre un passo avanti. - Ammise quando Shinso nonostante le paure ed il suo tentativo di escluderlo dalla vita della Tanaka, riuscì a dichiararsi con parole ben più poetiche delle sue. Era sempre stato più bravo con le parole. Eppure mai come in quel momento le intenzioni erano simili, anzi identiche. - … - Non c’era altro da aggiungere. Bisognava solo sugellare quelle promesse con un bacio. Si sentì investita dai sentimenti che il ragazzo covava da tempo. Non era né il luogo e né il momento adatto. Non lo era stato quando le loro labbra si erano sfiorate per la prima volta, nel bel mezzo di una strada. E non lo era ora nella Hall di un ospedale. Eppure la Tanaka avrebbe ricordato quei momenti per sempre. Di certo un bacio con i fiori di ciliegio come sfondo era più romantico e da cartolina. Ma aveva sempre pensato che quel genere di cose fossero frutto della fantasia e delle aspettative che ogni ragazza si costruiva. Il principe azzurro non esisteva e forse avrebbe amato Yumeru anche con addosso un mantello lercio e lo avrebbe baciato sotto ad un ponte.

    Le sue labbra si modularono a quelle del ragazzo, lasciandosi premere contro la parete ed avvolgersi in quel calore che partiva da dentro. Le braccia risalirono fino alle spalle, per avvolgerle e non lasciarlo andare via. Aveva bisogno di lui, ora più che mai.

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    Yumeru Shinso

    Narrato - «Parlato»





    Il bacio fu intenso e liberatorio. Per Yumeru fu come se scaricasse tutta la tensione che aveva accumulato in quello scambio passionale.

    La sensazione umida e calda delle sue labbra.

    Il delicato respiro che gli solleticava la pelle.

    Sentire le labbra di Fuyuko cercare le sue, sentire le sue braccia stringerlo a se – gli trasmetteva una sensazione di sicurezza e sollievo che riverberava in tutto il suo corpo.

    …allo stesso tempo però il ragazzo fremeva per averne di più. Come un assetato disperso nel deserto che ha trovato un oasi d’acqua fresca – le labbra di Yumeru cercano voracemente quelle di Fuyuko per dissetare e quietare il suo animo inquieto. Era come se il ragazzo istintivamente cercasse di concretizzare i suoi sentimenti per la ragazza attraverso il contatto carnale.
    Le sue mani salirono ad incorniciare il viso della ragazza per poi scivolare delicatamente dietro la sua nuca, immergendo le dita nella vibrante chioma turchese della ragazza.

    Com’era comune in queste situazioni non fu chiaro quanto tempo passò prima che Yumeru si ritenne soddisfatto. Era piuttosto difficile – ogni volta che le sue labbra si separavano d quelle della ragazza subito sentiva l’impulso di ritornare da loro come se fossero magnetizzate.

    Eventualmente Yumeru quietò il suo ardore passionale – soprattutto perché non poté più ignorare il fatto che si trovassero in un luogo pubblico e angolino appartato o meno non era il caso farsi trascinare più del dovuto dalla foga passionale – per quanto la tentazione fosse più che invitante.
    E cosi separandosi leggermente da Fuyuko, abbastanza per poterla guardare negli occhi,Yumeru si sentì momentaneamente spaesato. L’agitazione, la frustrazione, la paura. Tutte quelle spiacevole sensazioni che si erano gonfiate a dismisura nel suo petto durante quell’inaspettata discussione – non tutte erano evaporate nello scambio di baci e adesso Yumeru le poteva sentire premere, imbottigliate dentro di lui. Sentì il bisogno di scaricarle in qualche modo – come un fulmine che ha bisogno di scaricarsi a terra.

    Una parte di lui avrebbe voluto piangere.

    Una parte di lui avrebbe voluto gridare.

    …ma invece il ragazzo infine sbottò a ridere. Una risata inizialmente nervosa che prese gradualmente più confidenza – come la risata di qualcuno che era appena scampato da un brutto incidente. Sollievo misto a terrore. E a ciò si era unito anche un senso di euforia – perché in fondo perché non essere euforico quando la ragazza che ami ricambia i tuoi sentimenti?

    Il corpo di Yumeru aveva difficoltà a districare quel groviglio di sentimenti e sensazioni e gli occhi del ragazzo si fanno lucidi mentre rideva in quel breve impulso di nervosa ilarità.

    Il ragazzo cercò di ricomporsi e di riprendere il controllo di se. Serrò gli occhi con forza e fece dei respiri profondi.
    Riaprendo gli occhi incrociò lo sguardo con quello di Fuyuko. I suoi occhi ambrati si riflessero nei limpidi occhi verdi della ragazza.
    Le labbra del ragazzo si piegarono in un nervoso mezzo sorriso “…mi hai quasi fatto morire di paura, sai? Ancora un po’ e avrei dovuto farmi ricoverare anche io qui.” – scherzò debolmente il ragazzo, per quanto sicuramente non era un affermazione troppo lontana dalla verità.
    Il ragazzo sospirò “Sicuramente d’ora in poi mi guarderò bene dal farti ingelosire di nuovo…” – commentò con tono sinceramente preoccupato ed apprensivo, carezzando la guancia della ragazza e sistemandole affettuosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.





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    Fatti di sangue ed ossa, costretti danzare sulle note della vita, uniti nella passione. Conosceva benissimo l’ardente carattere di Shinso. Come il fuoco, era capace d’illuminare le tenebre e rassicurare anche gli animi più timorosi. In quel bacio sentiva quanto fosse mancata al ragazzo, e quanto in realtà avesse bisogno di lui. Lei che si era sempre lasciata cullare da quel fuoco, traendone piacere e protezione. In quel momento sembrava essere investita da una vampata di fuoco, calore che le riscaldava quel cuore che per troppo tempo era stato fermo. Le incertezze elaborate dalla sua mente furono spazzate via. Tabula rasa. In quel momento non c’era spazio per altro. Sentiva solo i loro corpi così vicini, attratti come magneti. Fino a poco prima si erano respinti come due poli con la stessa carica. Ed ora faticavano a staccarsi da quell’abbraccio, tramutato in un passionale e sentito bacio.

    Ogni fibra del suo corpo percepiva il desiderio di Shinso. Avvertiva la sua mano dietro la nuca e la parete alle spalle, coperta da quel fascio di nervi e carne che le provocava un misto di piacere e sensazioni. Era difficile ricordarsi che erano nel bel mezzo di una Hall d’ospedale. Se sua madre l’avesse beccata a baciarsi in quel modo in pubblico, probabilmente l’avrebbe recuperata con le orecchie per riportarla all’ordine e alla disciplina. Un pensiero così remoto nella sua mente, assuefatta dalla passione e dalla comprensione di Yu-kun. Perché quel bacio sugellava le loro promesse e soprattutto metteva pace al recente conflitto. Era sempre stato così tra loro. Piccoli screzi, per differenze caratteriali evidenti, e poi uniti in quell’attrazione che nessuno dei due sapeva tenere a bada. Era nata come un’amicizia e poi si erano scoperti complici. La Tanaka aveva sempre avuto timore di definire il loro rapporto, forse per paura di essere delusa. Eppure ora che aveva scoperto le sue carte, si sentiva una stupida nel non essersi esposta prima. Aveva dovuto raggiungere il limite, esplodere come un fiume in piena, rischiando di soffocare le fiamme del ragazzo, e poi alimentare quel fuoco con inaspettate confessioni.

    - Potrebbero esserci i miei genitori nei paraggi. - Non ricordava dove fossero andati in quel momento, ma il rischio di ritrovarseli in Hall era sempre dietro l’angolo. Sarebbe stata una situazione davvero imbarazzante ed inappropriata, per giunta. Un modo per spegnere, mal volentieri, l’ardente spirito del ragazzo. In verità non avrebbe mai voluto staccarsi da lui, ma non potevano di certo restare appartati dietro ad un distributore di bibite per tutta la serata. Sorrise con imbarazzo, chiedendosi cosa stesse pensando Yu-kun in quel momento. Poi lo vide ridere, prima con un po' d’incertezza e poi con maggior coraggio. Era una risata liberatoria. Le labbra si schiusero per mostrare il suo spontaneo sorriso. Divenne naturale accompagnare il ragazzo in quella sinfonia. - Sono la peggior fidanzata che tu potessi scegliere! - Si biasimò senza troppa convinzione. In quel clima disteso poteva di certo ironizzare un po'. Aveva proprio bisogno di ridere. Erano troppi mesi che non lo faceva. - NON sono gelosa! - Negare fino alla morte, ovviamente. Scrollò le spalle e cercò la mano del ragazzo per intrecciarla nella sua. - Allora me lo offri un Thè? - Come se nulla fosse successo. Quel Thè era già stato rovesciato nel cestito da diversi minuti. - Anzi merito proprio una cioccolata calda. - E lei la prendeva solo quando se l’era guadagnata. Dopo un intenso allenamento o una verifica andata bene. E perché no? Anche dopo aver rivelato i propri sentimenti al ragazzo che frequentava.

    - Di cosa stavamo parlando? - Bella domanda. Tra pianti, crisi di nervi e minacce di rottura aveva proprio dimenticato quale fosse il filo del discorso che li aveva portati davanti al distributore. - Ti va di guardare il tramonto? O vuoi tornare a casa? - L’orario di visita per i parenti stava per finire.

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