To tip the odds and rig the game

Role || Melissa e Robin

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    Melissa McArthur
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    Due mesi davvero infernali e noiosi, ecco cos'era stato il periodo che Melissa ha dovuto sopportare come tante altre persone in giro per Tokyo. Un vero e proprio macello e disastro, un attacco di proporzioni enormi che alla fine non aveva fatto nient'altro che portare morte sulle strade della metropoli - tipico. Gli eroi ed altri ufficiali ora piangono e dicono che faranno del loro meglio per rimediare, usando la solita tattica del curare invece di prevenire, nel mentre i terroristi se ne sono usciti con un pugno di mosche. Tanti bei ideali che erano proprio quello, ideali che non potranno mai essere realizzati, anche se un po' li capiva dal punto di vista dei quirk nocivi. Ora, il suo non era necessariamente un nega-quirk, anzi non lo era proprio, però per una bella fetta della sua vita ha dovuto imparare ad adattarsi per non creare botti ovunque cammina. Era un dono utile nelle lotte, assolutamente, però esistevano giorni nei cui avrebbe fatto di meno dei piccoli botti che succedevano ogni tanto quando si accumulava slime sulla sua pelle. Li capiva, però così come avevano detto moltissimi altri individui, c'erano modi e modi per farlo.
    Però eh, alla fine a lei non era cambiato molto... circa. Vero, il gas era fastidioso e bloccava molte zone ed inalarlo portava con sé una valanga di problemi, però era utile per fare i suoi soliti compiti anche se le richieste erano molto meno frequenti. Pagavano di più, visto il pericolo, però almeno non doveva dire addio a quell'attività che l'ha portava avanti per ventisette anni di vita. Anzi, come non detto, ventotto.
    Il che ci porta al presente, una serata nuvolosa nei pressi di Minato-City, una delle molte zone che erano state colpite dal gas e che per miracolo si era salvata. Per lei quella notte doveva essere una dove completava il modellino di robot che aveva iniziato un paio di settimane fa, però aveva un compito importante da svolgere. Un compito molto, molto importante che le fu dato non da un cliente anonimo, bensì da Sagawa-san, la sua figura paterna. Quel tizio se ne stava a fare i cavoli suoi e di tanto in tanto la invitava a mangiare presso un izakaya di quattro soldi che lei, a dirla tutta, preferiva a qualsiasi ristorante di lusso di Tokyo. Una persona che lei conosceva bene eppure nascondeva così tanti scheletri nell'armadio da poterne riempire un intero negozio Ikea. Infatti la nostra ragazza dai capelli blu doveva fare da tramite per la famiglia Fujiwara, un gruppo di Yakuza che aveva un compito alquanto insolito per gli standard dell'australiana. Non sapeva come mai Sagawa glie l'aveva detto, né lo voleva sapere e probabilmente non avrebbe mai ottenuto la risposta da quella vecchia volpe, però oltre al rispetto di un gruppo di criminali di tutto rispetto le ricompense erano altre, dunque decise di accettare.
    Non sapeva molto e non era così sciocca dal aspettarsi di sapere tutto di quella transazione, giusto il minimo indispensabile che una famiglia era pronta a dire ad un'estranea per svolgere un compito del genere senza intoppi. Non era a Minato-City a mani vuote, nella mano destra aveva ben stretto una valigetta di metallo con dentro un tipo di contratto per un'immobile da dover dare ad un rappresentante del Eden's Thorn. L'idea era di un tipo di palestra o luogo del genere, un posto dove la gente avrebbe avuto un po' di libertà nell'utilizzo dei propri quirk, cosa che a Melissa piaceva molto. Far pratica con il suo quirk per esempio era sempre una grande lagna ed un fastidio tremendo, dunque avere un posto simile era l'ideale ma fare da tramite per siglare l'accordo? Ne avrebbe fatto a meno. Però oramai aveva detto di si, dunque non poteva fare molto se non sperare che chiunque l'Eden aveva mandato non fosse una spina nel fianco (ha).
    Non sapendo molto su quel gruppo non aveva modo di prevedere come agivano, se non che erano giusto non così matti come gli Aogiri il che in sé era un sollievo. Per quel motivo era lì in anticipo, per poter così vedere se c'era un via-vai di gente sospetto ma per fortuna non aveva visto nulla del genere, solo la calma più totale nei pressi dell'edificio in questione. Non lo aveva controllato molto, giusto un paio di occhiate e pareva l'ideale per ciò che avevano in mente di effettuare. « Meno male che non mi ha mandato a nessuno dei loro incontri, » commentò a bassa voce, non proprio estasiata ma comunque motivata e concentrata. Alla fine dei conti se era Sagawa a chiederglielo doveva essere qualcosa di importante, i compiti che aveva fatto per conto suo erano pochi - li poteva contare su una mano.
    Ovviamente la cosa non voleva dire che era lì vestita per bene, anzi, aveva optato per il solito look che le dava il miglior mix di comodità e chance di volare inosservata. Jeans lunghi e comodi, una giacca di un verde sbiadito con un cappuccio bello grande e sotto di questa una felpa nera, con dei stivali impermeabili per concludere la sua oramai classica immagine. Forse avrebbe dovuto andare lì vestita più elegantemente, però lei non era nient'altro che un postino per due organizzazioni criminali, da lei non si aspettavano nient'altro che stesse zitta e che consegnasse la valigia nel modo più pulito ed incospicuo possibile.
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    Non mi sono mai piaciute le cose semplici.
    Prendiamo questa narrazione, ad esempio.
    Le basilari regole della scrittura impongono che, nel descrivere le azioni di un alieno, uno si tenga ben lontano dalla prima persona. Il rischio è sempre quello di umanizzare una creatura inumana - o ancora peggio, di farla sembrare stupida o poco temibile.

    Ma dove gli altri vedono un ostacolo, io vedo un'interessante sfida. A voi, dunque: libero accesso ai miei pensieri. Divertitevi, insultatevi, psicoanalizzatemi. E poi vediamo se osate ancora darmi dell'essere umano, dopo essere stati un po' in mia compagnia.

    Vi anticipo che non sono una persona simpatica, ma la mia è una vita interessante. Ah, e perdonate la momentanea confusione. Mi ci è voluto un po' per trovare la mia voce nel parlato, e supongo accadrà lo stesso col linguaggio scritto. Sono una studiosa, dopotutto, non un'artista.
    Oggi, però, sono qui in veste di rappresentante.

    Non mi sono mai piaciute le cose semplici.
    Avrei potuto mantenere un basso profilo. Riprendere il fiato. Rimettere in piedi con gran calma la mia vita qui a Tokyo, aspettando che Eden's Thorn si risollevi lentamente dalla sua situazione insieme al resto della città. Invece appena arrivata qui ho buttato le mie cose da mia sorella Catherine, sono andata da Billie e ho sbattuto i piedi chiedendogli di darmi qualcosa da fare. Così ho passato le ultime settimane visionando proprietà immobiliari, cercando un posto appropriato per ospitare la nuova sede di Eden.
    Con tutto il rispetto per il negozio di fiori di Shion.

    L'offerta del giorno è uno stabile di proprietà della Yakuza. Non le mie persone preferite con cui fare affari, vista la loro attitudine riguardo i Quirk, ma ho già detto di essere veramente stufa di stare in un negozio di fiori?
    Ecco.

    Perlomeno so che non ci sono mai sorprese, quando si tratta di fare attività con loro: sono criminali vecchio stampo, tutti puntualità, ordine, rispetto, e impeccabili completi a tre pezzi. Per questo ho fatto del mio meglio per non sfigurare, tirando fuori il mio miglior completo firmato e abbinandoci una cravatta in seta blu. Moccasini da uomo, valigetta in pelle, capelli impomatati: se vuoi farti prendere sul serio da questi tizi, vestiti come loro.
    Nel vedere quella tipa in jeans e felpa di fronte allo stabile, dunque, l'ovvia conclusione da trarre è che sia una ragazzina messa lì a fare da palo. Mi avvicino a passo deciso, mantenendo l'aria tranquilla e i sensi all'erta.

    "Buonasera."

    Mano al petto e lieve inchino, come piace ai giapponesi - anche se la ragazza non pare avere tratti asiatici.

    "Credo di star cercando il suo capo," spiego raddrizzando la schiena, un filo di esitazione nella voce. "Può annunciargli che è arrivato Jacinthe?"

    Non so perché, ma ho una brutta sensazione. Avevo specificato che sarei venuta qui da sola, e buona creanza vorrebbe che non ci si portino scagnozzi dietro se l'altra parte non porta scagnozzi dietro. Nemmeno per fare il palo, no.
    Una trappola?

    Possibile che io sia riuscita a sbagliare indirizzo?

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    Non si era nemmeno accorta che mentre aspettava un (o una, ma il giapponese con queste cose era strano) tale Jacinthe, le erano partiti i suoi soliti tic nervosi. Giocherellare con le proprie dita, battere il piede a ritmo di una canzone che non esisteva, piccole cose che indicavano che quello per lei non era un lavoro come tutti gli altri. Alla fine non aveva nemmeno la certezza che quella non fosse una trappola e che Sagawa l'avesse mandata lì perché, boh, lo avevano obbligato o altro. Non l'avrebbe potuto biasimare se le cose stavano così, alla fine se entravi a far parte di quel business dovevi accettare che per proteggere chi ti sta a cuore spesso ci rimetti. Magari però era solamente assai paranoica e pessimista perché preferiva fare altro, tipo quel bellissimo modellino ma essendo una persona adulta e responsabile doveva dare priorità al lavoro.
    Ad ogni modo, per fortuna non dovette aspettare a lungo perché da lì a poco riuscì a sentire dei passi leggeri. Voleva dire che parevano essere femminili, ma magari semplicemente non era il classico energumeno che un boss usava come scagnozzo, sta di fatto però che qualcuno si avvicinava e Melissa rizzò la testa ed aguzzò la vista, alla ricerca della figura che le apparve di fronte pochi secondi dopo. Man mano che la figura si avvicinò poté notare due cose, ovvero che non sembrava essere giapponese e che era una donna, qualcosa che normalmente le avrebbe sollevato l'umore ma ricordandosi che si trattava di una dell'Eden non poteva ancora trarre alcun respiro di sollievo. Ricambiò il saluto con un cenno secco del capo, senza darle nessun inchino perché, a dirla tutta, non sapeva se era la cosa giusta da fare se l'altra non aveva delle fattezze nipponiche. Forse un errore da parte sua, ma era un particolare che sperava l'altra non se lo sarebbe legato al dito.
    « Faccio solo da tramite, » rispose, incerta se quella era una brutta notizia per la rossa o qualcosa di indifferente. Ad ogni modo, spostò la valigetta da una mano all'altra, mettendola in bella vista. « Avendo, poi, un quirk non lavoro per loro, » il fatto che era una donna poi non l'avrebbe aiutata ad entrare nella yakuza, ma quello è un'altro discorso, « dunque, salvo sorprese, dovremmo concludere 'sta cosa fra noi due. ». Per lei la cosa era indifferente, ma forse la cosa non era reciproca e data la scelta di vestiario di quella là forse si aspettava che lei si vestisse con un un po' più di serietà. Anche se le cose stavano così, oramai la frittata era fatta e come detto molte volte in precedenze, se c'era qualcosa che Melissa detestava fare era vestirsi elegantemente; i vestiti pesanti erano più comodi e nascondevano meglio la sua, per lei, figura imbarazzante.
    Si guardò intorno e si soffermò all'entrata dell'edificio che era ad una decina di metri da loro, forse meno. Non sapeva se l'altra aveva già perlustrato l'area da sola o con altri membri della famiglia, Melissa non si aspettava che sarebbe bastato solamente consegnarle il documento. « Chi ti hanno detto di incontrare? » non voleva rivelarsi subito come Indigo, non che fosse qualcosa che non le voleva dire ma preferiva giocarsi le carte vicino al petto in un'occasione come quella. Il suo tono non era necessariamente minaccioso, tendeva più al serio e professionale, sperando di dissuadere eventuali spiriti bollenti o quant'altro. Menare le mani a lei non costava niente, ma data la gravità dell'incarico era qualcosa che voleva categoricamente evitare di fare.
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    Ogni persona ha un ruolo nella vita.
    Un posto nella società dettato dalle proprie circostanze, attitudini personali, affetti e responsabilità. E se c'è un destino nell'universo, il destino di ogni uomo comune non può essere che quello di diventare la migliore versione possibile di se stesso, un ingranaggio armonico di quella macchina perfetta che è la società giapponese.
    Cioè in realtà no, sono stronzate.

    Questo tipo di ragionamenti lasciamoli a Masao altri personaggi. La mia filosofia è sempre stata che se vuoi qualcosa nella vita, te la vieni a prendere con le unghie e con i denti, e fanculo a chi ti dice cosa puoi o non puoi fare. Ma essendo io, mio malgrado, un membro della società umana, devo tenere conto di simili prospettive quando interagisco con gli altri.
    Tipo la tizia in felpa e jeans che mi sta davanti.

    In tutta onestà, i modi rozzi di questa tipa sono quasi rinfrescanti dopo anni di rigore accademico. Preferisco la direttezza di questa scimmia, all'astio a stento contenuto di uno Yakuza che ti fissa male perché sei (in ordine casuale di importanza): 1) una creatura dalle sembianze femminili, 2) dotata di Quirk e 3) in giacca e cravatta. Ma se il me persona è quasi sollevato di dover trattare con una persona così terra terra, il me che ricopre il ruolo di rappresentante di Eden sente il dovere di sbattere un po' i piedi.

    "È così che la Yakuza mostra rispetto ai Figli di Eden?" domando, incrociando le braccia. Non devo nemmeno sforzarmi particolarmente di suonare sdegnata, mi basta solo essere francese.

    "Mandandoci non un rappresentante ufficiale, ma un galoppino che nemmeno saluta?"

    Al di là delle rispettive ideologie, parliamo di due gruppi criminali di un certo calibro venuti qui per trattare da pari a pari. So che ultimamente siamo scesi in basso (coff fioreria coff), ma non lasciamoci trattare così, dai.
    Non siamo fiori che è saggio calpestare. Eden's Thorn conserva le sue spine.

    "La colpa non è certo sua, ma riferisca ai suoi capi che Eden prenderà nota," sottolineo, piegando appena il capo. In realtà non ho nemmeno deciso se riferirò la cosa a Billie, lo dico solo per metterle un po' di stizza.
    Sospiro melodrammatico di circostanza.

    "Signorina Indigo, presumo. Mi mostri il locale."

    Agito la mano libera per invitarla a farmi strada.

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    Melissa McArthur
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    Negli anni aveva avuto il lusso e soprattutto la fortuna di fare molte varietà di incarichi con una altrettanta svariata lista di clienti, con cui a volte ci finiva faccia a faccia. Non tutti erano il top ed onestamente non si aspettava di avere di fronte a sé dei gentiluomini o quanto meno individui come, per esempio, il dottore Agline, però un minimo di rispetto era apprezzabile. Zitti, niente giri di parola e dritti al punto, siccome ne lei né il cliente erano lì per fare amicizia o creare nemici, però a quanto pare il buonsenso non era una cosa così diffusa. Il che ci porta al presente, con la nostra ragazza che si stava, in silenzio, subendo i commenti tutt'altro che simpatici della rossa. Non era offesa, ovviamente, ma diciamo che lei delle opinioni dell'altra se ne faceva ben poco siccome era lì non per farsi alleati gli Eden ma solamente per farsi pagare. « Non lo so, chiediglielo, » rispose con noncuranza, prima la finiva di lamentarsi e prima potevano andare a casa siccome era evidente che non si stavano simpatiche. Non che questa sia una novità con Melissa quando lavora, ma andiamo avanti. « Con tutto il casino che sta succedendo, non li biasimo per non andare allo scoperto, » e poi loro una base ancora l'avevano, ma questo Melissa non lo poteva sapere. Ad ogni modo, sperò che quelle risposte sarebbero bastate per zittire l'altra e mandare avanti gli affari, perché onestamente non aveva alcuna voglia di stare lì e litigare come una dodicenne per un gruppo di cui lei non faceva nemmeno parte.
    Annuì quasi controvoglia, non volendo ripetere che loro non erano i suoi capi ma che stava solamente lavorando per loro per quel singolo compito. Non aveva nulla contro a lavorare di più con loro, ma preferiva mantenere quel rapporto distaccato anche perché conoscendoli quello avrebbe giovato ad entrambi. « In persona. E' da questa parte, » disse solo dopo aver alzato la mano come a volerle dire che era tutto apposto, soddisfatta che potevano finalmente passare al succo del discorso.
    L'entrata principale dell'edificio non dava troppo nell'occhio ma non era nemmeno sospetta, era molto normale ed a dirla tutta l'interno continuava ad avere questo trend di edificio piuttosto quotidiano. C'erano diverse stanza deserte ed abbastanza ampie, con una in particolare che pareva avere un ring da boxe o wrestling, ed un paio di strumenti da palestra sparsi e con un velo di polvere sopra. Un'ex palestra? Chissà. « Eccolo. I documenti sono qui, » diede un paio di colpetti alla valigia ed aspettò che Jacinthe rispondesse. Sarà l'aura o il vago tono francese, ma Melissa aveva un brutto presentimento.
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    Mi dicono spesso che sono una stronza e beh, è tutto vero.
    Però anche questa tipa non scherza mica.

    Simpatica quanto una scarpa nei denti. In una situazione meno formale e disperata, non esiterei a tirarle un cazzotto in faccia solo per aver osato usare quel tono noncurante nel rivolgersi a me.
    Calma zen, Allard. Pensa al negozio di fiori.

    "Con tutto il casino che sta succedendo, non li biasimo per non andare allo scoperto."

    "Ma come? Pensavo fossero tutti fuori a brindare in nome della gente che ha perso il proprio Quirk."

    Il mio tono è canzonatorio, accompagnato da un sorriso feroce, ma in realtà sono preoccupata. Se persino i capoccia della Yakuza si stanno ritraendo come tartarughe nei loro gusci, significa che la situazione qui a Tokyo è brutta.
    Brutta in una maniera che ancora non riesco a comprendere.

    Seguo la scimmia blu all'interno dell'edificio, i sensi all'erta. Trappole? Nessuna: solo polvere e malinconia. All'offerta di leggere i documenti, replico con un cenno di diniego.

    "Prima voglio esaminare il locale."

    Mi avvio in esplorazione, le mani in tasca, dando per scontato che Indigo mi starà al passo. Mica compro senza esaminare la merce, io - anche perché tecnicamente, la parola finale spetta a Billie.

    Ho un debole per gli spazi liminali. E l'ingresso di questo edificio, con quella corda per saltare buttata lì in un angolo, sembra essere come in attesa di qualcosa.
    Il posto è bello, devo dire. Spazioso. Però non so, c'è qualcosa non mi convince. Anche immaginando una mano invisibile che spazzi la polvere, ridipinga i muri e piazzi qualche tavolo qua e là...
    Non riesco a vedermi Eden tra queste mura.

    "Cosa sa dirmi su questo locale? O sulla zona, almeno."

    Oh, è un ring quello che intravedo oltre quell'uscio? Ecco perché la divisione degli spazi mi sembrava tutta sbagliata: questo posto dev'essere stato una palestra, non un locale. Entro nella stanza, poggiando una mano su un palo storto che segna il confine dell'arena.

    "So che a Roppongi Hills è ancora tutto un gran casino. Che aria tira da queste parti?"

    Mi volto verso la tipa, attendendo risposta.
    Lei non è che un galoppino, ha detto. Eppure, proprio per questo potrebbe avere informazioni utili sulle attività a livello della strada.

    "Se Eden prendesse in gestione questo posto, che vicini avremmo? La Yakuza? O vogliono disfarsi di questo posto perché il loro territorio sta venendo minacciato da teppistelli tipo Aogiri?"

    La verità è che mi sono persa un disastro che non riesco nemmeno a immaginare, e ora che la polvere si sta diradando, quella che vedo è una città che non riconosco più.
    Non ho più idea di chi controlli cosa, da queste parti. Gli equilibri di potere sembrano essersi completamente capovolti, rispetto ai miei tempi.

    Ma perché ammettere le proprie mancanze quando puoi semplicemente accusare gli altri di incompetenza?

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    Era vero che molti, se non la maggior parte, della Yakuza erano felici di avere meno gente con quirk in giro ma descriverli in quel modo li metteva troppo in cattiva luce. Molti membri di vecchio stampo erano individui che facevano quel lavoro per aiutare la gente laddove la polizia o le forze dell'ordine non arrivavano, forse erano in minoranza ma erano loro che rendeva quell'organizzazione un po' più accettabile che i pazzi scatenati tipo Aogiri. The devil you know is better than the devil you don't, direbbe lei nella sua lingua madre, meglio il diavolo che conosci rispetto ad uno che ti è nuovo e poco conosciuto. Vorrebbe dirle che nella Yakuza ci sono più gente che fa quel che fa per aiutare rispetto alle altre organizzazione, incluso l'Eden, però non era un discorso che voleva fare ad alta voce, tanto meno di fronte a lei. Senza contare che, poi, discorsi del genere non solo erano idealisti ma anche sciocchi ed ignoranti, visti i crimini che quel gruppo sapeva fare. « Il gas uccide tutti, anche loro, » non direttamente, se si era informata bene, ma l'idea era quella, insomma, e se la faceva bastare.
    Melissa annuì con la testa quando l'altra disse di voler prima di tutto dare un'occhiata in giro per l'edificio, una scelta che non la stupì più di tanto, anzi. Non sapeva bene cosa aspettarsi da uno dell'Eden ma era bello sapere che non erano dei idioti, visto che quel locale poteva benissimo avere dei ordigni o quant'altro. Come aveva detto lei, dopo tutto, alcuni avrebbero brindato alla morte di uno con un quirk, no? Forse no, un po' troppo brutale come idea, magari sarebbe un'azione più da Aogiri. Mentre la rossa si guardava intorno, Melissa rimase ferma a dare dei colpetti al pavimento con la gamba seguendo un ritmo non ben definito, sperando che non avrebbe fatto molte storie. Per sua grande fortuna, Jacinthe decide di fare storie. « Personalmente, ti posso dire che non è niente di che, nessun bunker segreto. Al massimo, forse, è stato usato da dei teppistelli, ma niente di grosso - non dovreste ottenere visite spiacevoli, » oppure come luogo d'incontro per dei scambi, però data l'assenza di grossi gruppi nei paraggi era improbabile che quel palazzo ospitasse un granché di sorprese.
    L'australiana decide di seguire lentamente l'altra, per mantenere la distanza fra loro due il necessario per non dover alzare troppo la voce. Era una serata tranquilla, in sottofondo si poteva sentire il traffico della metropoli ma non era una motivazione per abbassare la cautela. « Niente Aogiri o altri vicini stronzi, penso che non ci siano neanche agenzie o robe di quel tipo. C'è anche una clinica che non ti fa molte domande, dunque vedi te, insomma, » non era un'area con tanti cani grossi, se si volevano posizionare lì avrebbero avuto il lusso di avere un vicinato piuttosto calmo. Un paio di formiche fastidiose qua e là, ma niente che uno stivale come l'Eden non possa schiacciare. « Altro? La famiglia non mi ha detto molto, ma faccio... lavori a Tokyo da tempo, insomma. Non compio miracoli ma un paio di cose le dovrei sapere, » non saranno informazione che le hanno detto i Fujiwara però aveva fatto una grande quantità di lavori in giro per Tokyo. Non era un pezzo grosso ma il suo lavoro lo poteva fare ed anche bene, i suoi clienti avevano quasi sempre parlato bene di Orochi o Indigo.
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    Il fatto che io sia più intelligente del 99% di voi scimmie non significa che io non sappia apprezzare l'intelligenza altrui, quando è dovuto. E quella degli Yakuza, devo ammetterlo, è stata una bella trovata.

    Perché sforzarsi di mentire sullo stato di questo edificio, quando puoi semplicemente mandare una tipa che non ne sa un cazzo? A me poco importa di bunker segreti: io vorrei sapere se gli impianti sono a norma, se la struttura è solida, se i muri ci crolleranno addosso al primo terremoto. Ma questa tipa non può darmi altro che un contratto da firmare a vuoto, sulla fiducia, perché come me non sa nulla di quel che c'è tra queste mura.
    In compenso, sembra essere ben informata su quel che c'è fuori.

    Allungo le braccia e rilasso la schiena, poggiandomi su quel che rimane delle corde del ring. Niente vicini stronzi, dice. Niente agenzie. E alla clinica sicuramente ci farò un salto, giusto per vedere se ci lavora un macellaio o qualcuno con un po' di classe. Magari chiederò un consulto sul mio problema della pallottola di Schrödinger, giusto per farmi una risata.
    Che poi c'era già una clinica da queste parti, ai miei tempi? Non lo so. Non ricordo.
    E la cosa inizia a darmi fastidio.

    "Ho un'offerta per te, Indigo."

    Caccio una mano in tasca e tiro fuori il portafogli, agitandolo in aria con la nonchalance di chi non ha paura di farselo rubare in quanto perfettamente in grado di spaccare la faccia a chiunque ci provi.

    "Dato che non lavori direttamente per la Yakuza, vorrei assumerti io per un'ora." Ricerco il suo sguardo, giusto per rendere chiaro che sì, sto dicendo sul serio. "Lavori per Tokyo da tempo, dici - e scommetto che non lo fai solo per la mafia. Conosci le strade. Hai una visione d'insieme sulla città. Sei un punto di vista neutrale."

    Attendo un attimo, giusto per darle spazio di contraddirmi nel caso io stia prendendo una cantonata - ma ne dubito.
    Perché se fosse un galoppino che lavora unicamente per la Yakuza, ci starebbe mettendo più impegno in questo lavoro. Cercherebbe di impressionarmi, nella vana speranza che io parli bene di lei coi suoi capi.
    La Yakuza dev'essere solo un nome sulla sua lunga lista di clienti occasionali.

    "Manco da Tokyo da un po'," spiego, inclinando il capo. "Voglio sapere che aria tira. Quale è la tua tariffa oraria?"

    Apro il portafoglio, alzando un sopracciglio in sua direzione. Allora?
    Lo so che sei un'imprenditrice, scimmia blu. Avanti, spara il tuo prezzo.

    Robin Allard • Villain • Eden's Thorn • Livello 2


    Segnalato il ritardo sia in privato che nel topic delle assenze :sadbunny: sorry again
     
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    « This old lonesome road shall bring me what I'm owed »
    Finita l'esposizione si aspettava tante cose, fra cui esser mandata a quel paese o anche gettare al fuoco quell'accordo, ma un'offerta era decisamente molto in basso nella sua lista se non addirittura completamente assente. Era andata lì pensando che quello sarebbe stato un incontro veloce, di poche parole e che le cose importante le avrebbero fatte i ragazzoni della Famiglia però a quanto pare si era sbagliata di grosso; la serata stava prendendo una piega interessante, che a lei però non faceva impazzire. Ovviamente l'avrebbe ascoltata, ed infatti quando udì il proprio nomignolo la guardò con attenzione e fece con la testa come a dirle 'dii pure'. Il portafogli poi era la ciliegina sulla torta, sembrava che l'altra o parlava sul serio e era qualcosa di importante oppure era capitata in qualcosa di grosso e marcio. Per fortuna era la prima delle due.
    Non aprì bocca, si limitò ad incrociare istintivamente le braccia sotto il seno ed ascoltarla con un'espressione, come sempre, neutra, forse un po' scazzata ed incuriosita perché a sapere che quella là le avrebbe offerto del lavoro sarebbe arrivata lì preparata. Ad ogni modo, sembrava che l'offerta della rossa non era troppo dissimile da quello del dottore di tempo fà, dove lei, più o meno, doveva fare da guida turistica a due ricconi che non si volevano sporcare troppo le mani per conoscere i loro nuovi luoghi di caccia. Niente di nuovo, ma c'era qualcosa che le dava fastidio, non perché la trovasse fastidiosa, si riteneva una donna professionale, bensì per via dei legami della sua possibile cliente. « E ci tengo a rimanere tale, » commentò quando l'altra le diede un po' di tempo, ciò che aveva detto era vero il che era già un passo in avanti, voleva dire che forse c'era qualcosa da guadagnare. « Comunque, si, mi ritengo informata - ma ricordati che lavoro in singolo, » ci teneva a fare a portare ogni lavoro al proprio termine senza colpi mancini o fregature, per questo metteva sempre in chiaro i propri limiti. Ci teneva al proprio lavoro ma ci teneva ancora di più a ritornare a casa con le ginocchia intere, o ancora meglio senza svegliarsi in un bidone dell'immondizia.
    Continuò, dunque, ad ascoltarla, e ben presto le sue idee furono confermare quando l'altra disse che era arrivata nella metropoli solamente di recente e che voleva sapere com'era la situazione. Niente di particolare, insomma, anche se quando l'altra chiese la sua tariffa oraria le venne quasi da ridere, non per prenderla in giro ma quanto più perché creava nella sua mente un'immagine più seria e... importante. Come aveva detto numerose volte, alla fine lei faceva solamente il postino per dei clienti che trafficavano cose illegali, più o meno. « Dipende, non ho una tariffa fissa né un listino prezzi. Mio... » come poteva descrivere Sagawa-san? Suo padre? Massì, bastava ed avanza date le circostanze. « ... padre mi ha sempre detto che in questo campo, l'avarizia è un buon modo di finire sei metri sottoterra, » era era vero, per questo motivo adattava quanto veniva pagata ed insisteva molto di avere un qualche metodo di comunicazione fra lei ed il proprio cliente. « Comunque, è fattibile. Non ti dovrebbe neanche costare molto, però dubito che quello sarebbe stato un problema, » commentò, sempre seria ma leggermente divertita, forse facendo un buco nell'acqua ma rischiò comunque giusto per tastare le reazioni della rossa. « Mettiamo però in chiaro una cosa, » e qui l'espressione di Melissa da divertita divenne seria, anche glaciale, nel mentre i suoi piedi fecero un paio di passi in direzione di Jacinthe. Non aveva toni minacciosi, o almeno non aveva intenzione di sembrare così, però c'era qualcosa di profondamente serio in lei, come se ciò che stava per dire fosse tremendamente serio. Lo era, ovviamente, ma forse l'importanza e l'ovvietà della cosa non era condivisa, da qui, dunque, la voglia di mettere le cose nero su bianco. « Questo è fra di noi, due donne. Non fra i Fujiwara ed Eden's, non fra te ed i Fujiwara e nemmeno fra me e l'Eden, solamente Jacinthe ed Indigo. Sono disposta ad accettare la tua proposta ma non voglio nessun legame o collegamento alla vostra organizzazione - con tutto il rispetto, ovviamente. Come hai detto prima, ci tengo a rimanere neutrale, » ora era lei a cercare lo sguardo dell'altra, braccia sempre incrociate all'altezza del petto, « penso che questo possa tornare comodo anche a te. ». Le importava relativamente poco se questo la faceva sembrare stronza o una con cui è difficile trattare, quella era una semplice parentesi e non doveva essere ininfluente sul vero scopo di quell'incontro. Doveva, si, per questo aveva preso delle precauzioni per non sembrare troppo scortese, però non essendo il massimo nelle relazioni fra persone non poteva fare alcuna promessa.
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    Il problema fondamentale degli esseri umani è che il loro desiderio di connessione pare essere inversamente proporzionale alla loro effettiva capacità di comunicare.
    così tanti strumenti a disposizione, così tante possibilità di essere fraintesi. Quando parliamo di comunicazione tra esseri di diverse specie, poi, le cose non possono che complicarsi.

    So di non essere brava a interfacciarmi con gli esseri umani. Per questo ho messo subito la mano al portafogli: per bilanciare la mia mancanza di carisma e spirito di amicizia con un'offerta ben più venale.
    Non serve veramente capirsi per effettuare uno scambio: l'importante è trovare un punto d'incontro. Pensavo che quello tra me e Indigo sarebbero stato i soldi, ma la scimmia blu ha optato per qualcosa di diverso.
    La solidarietà femminile.

    Una scelta così assurda da far strabuzzare gli occhi persino a un sasso come me.

    Spero che nella penombra Indigo non abbia notato la smorfia che ho fatto quando ha sottolineato che questo affare è "tra noi, due donne". È stato un tic istintivo, labbro che scivola in un "ew" e subito risollevato per ricomporre l'impassibilità della mia maschera.
    Non sono brava con le parole. Forse perché ce ne sono così tante che mi danno fastidio.

    "Anche io ci tengo a rimanere neutrale," mi affretto a precisare, rimettendomi il portafogli in tasca. "Infatti volevo chiederti di Eden, per iniziare."
    Posizione supportata dal pronome che utilizzo per definire quell'io, jibun: una prima persona singolare dal tono neutro, formale, e che evidenzia un certo distacco dal resto del mondo. Ma queste sono sfumature che forse la straniera non è in grado di cogliere.

    "Come appena detto, sono tornata da poco in città. Ho bisogno di comprendere l'attuale stato della mia organizzazione, e dubito che i miei colleghi siano capaci di fornirmi un resoconto obbiettivo," spiego, incrociando le braccia per imitare la posa di Indigo e sostenendo il suo sguardo.

    "Sii sincera. Non mi occupo di Eden da anni, quindi non prenderò sul personale eventuali opinioni negative sul suo operato." Socchiudo gli occhi. "È che non posso risolvere problemi che non riesco a vedere."
    Avanti, dammi un voto sulla gestione di Billie da uno a dieci. Dimmi quanto devo affilare gli artigli.

    "Inutile dire che anche informazioni su Deep Void sono apprezzate."

    Parole pronunciate con voce più glaciale, forse per contrastare il bruciore che quel nome mi provoca nel petto.

    Robin Allard • Villain • Eden's Thorn • Livello 2


    Segnalato il ritardo sia in privato che nel topic delle assenze :sadbunny: sorry again, periodaccio.
     
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    Notò l'espressione fugace dell'altra quando disse la parte su loro due, non ci mise molta importanza ma possibile che non avesse capito ciò che lei voleva dire? Magari sarebbe stato più chiaro dire individui, umani o altro, ma non importava, forse era lei che ci metteva troppa importanza e se lei non aveva commentato voleva dire che poteva benissimo sorvolare. La discussione continuò e da li a poco sentì tutto ciò che lei sperava di sentire, tipo il rimanere neutrale e così via - bene. Era una bella notizia sapere che la tizia di fronte a sé poteva ragionare, forse quella proposta off-topic sarebbe andata a buon fine, anche se quando la specificò il suo stomaco iniziò a fare dei nodi. Info sull'Eden? Non era una richiesta così pazza, anzi era ragionevole e la poteva capire, ma rimanevano pur sempre un'organizzazione grande e con uno certo status che andava presa sul serio. Non erano Aogiri, ma Melissa non voleva fare la ficcanaso ed attirare attenzioni poco amichevoli, soprattutto quando ci teneva a vivere una vita senza rogne - circa. Non che non le poteva dire niente, certe cose le sapeva ma sperava vivamente che la rossa aveva settato delle aspettative realistiche. « Beh... ripeto, non ho contatti con loro e vorrei evitare di ottenere le attenzioni dei pezzi grossi, » piegò la testa di lato, corrugando la fronte mentre stava pensando su cosa dirle, conscia che le sue informazioni in merito sarebbero state scarse. « Immagino che l'attacco abbia lasciato un po' tutti scossi, con certe aree ancora bloccate è irrealistico pensare che siano rimasti illesi. Questa, però, è solo speculazione mia, » lo stesso poteva valere anche per i Deep Void, ma era anche vero che forse si erano preparati e per miracolo hanno evitato il gas e le farfalle. Improbabile, ma chissà. « Tutto qui, take it or leave it, » ovviamente non si aspettava di essere pagata per quello, le pareva così ovvio che non le sembrava necessario doverlo specificare.
    « Se non hai altro da chiedere, vediamo di finire 'sto accordo, » con quel utilizzo particolare del neutrale non sapeva benissimo come approcciarsi, onestamente. Usava il femminile ma con molta cautela, non era abituata ad approcciarsi con le persone e tanto meno con coloro che usano parole del genere. Era molto tranquilla, informale e con un linguaggio colorito pronto ad essere usato al minimo segnale, però ci teneva di mantenere un vago senso di rispetto se si trattava di saldare accordi e quant'altro. « Ah, una cosa, » magari era meglio buttarla lì, non si sa mai, « con le informazioni ci posso fare poco, come detto prima, ma se si tratta di... lavori da corriere, finché si rimane sul neutrale, sono disponibile. ». Un po' forse fuori carattere, ma Jacinthe si era rivelata essere vagamente interessata ai propri servizi, dunque perché non rischiare giusto un po' e possibilmente ottenere un nuovo contatto? Vero, come aveva detto lei stessa si trattava di rimanere neutrali, solo fra loro due, però sia mai che non poteba imparare qualcosa tramite osmosi.
    Oh, anche lei doveva espandere il proprio business.
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    Sono delusa dal mio sentirmi delusa.
    Stupido aspettarsi qualcosa dagli esseri umani, lo so. Eppure, per un istante m'ero quasi illusa che Indigo potesse essere una persona interessante, visto il modo in cui si era posta. "È una cosa tra noi," aveva detto, con la sicurezza di chi ha informazioni scottanti da rivelare.
    E invece questa scimmia mi ha solo venduto aria. Vaghità. Pettegolezzi a stento classificabili come tali.
    Deludente.

    Ho bisogno di alleati, pedine, dati. Di disporre pezzi su una scacchiera che al momento non riesco nemmeno a vedere. E se voglio ottenere tutto ciò senza andare a indebitarmi con gli altri figli di Eden, vedo solo una soluzione possibile.
    Mi toccherà andare a parlare col fioraio.

    "Un'ultima cosa da chiedere l'avrei," mormoro, voltando il capo verso la finestra. Guardando le luci della Tokyo notturna, a stento visibili dietro quel vetro annebbiato dalla polvere.

    "Facevamo spettacoli una volta, noi di Eden. C'è qualcun altro che fa cose simili in città? Intendo sia attrazioni sceniche coi quirk, che combattimenti o tornei illegali. Dove vanno a sfogarsi le teste calde della città, al giorno d'oggi? Non ai magazzini abbandonati vicino all'aeroporto, spero. " Torno a voltarmi verso Indigo, roteando gli occhi con aria esasperata. "Sarebbe così stereotipato. "

    E poi immagino il quartiere non sia nemmeno tanto sicuro, visto la vicinanza con la zona contaminata.

    "Sai se la Yakuza gestisce qualche posto interessante di quel tipo?"

    Mentre attendo risposta, mi scollo dal ring e mi avvio verso l'uscita, le mani in tasca, pronta a recuperare la valigetta che mi sono scordata di descrivere da tre post avevo lasciato vicino alla porta.

    Le cose cambiano.
    Criminali potenti finiscono accampati in negozi di fiori. Zone un tempo sicure diventano covi di farfalle e nebbia. Ma quando gli equilibri di una città vengono rimescolati in maniera così violenta, si creano sempre dei vuoti.
    E dove gli altri vedono una mancanza, io vedo un'occasione.

    Robin Allard • Villain • Eden's Thorn • Livello 2


    Again, avevo avvisato sia in assenza che in privato - ma sì, staffer, mi rendo conto che non c'è mezzo post scritto per tempo in questo topic, mea culpa.
     
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    Melissa McArthur
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    Quella lì era difficile da leggere, sembrava così estranea a tutto e giocava con le carte così vicino al petto che anche uno con l'occhio vispo ed allenato avrebbe avuto difficoltà a scorgere dei solidi indizi. Ciò voleva dire, ovviamente, che quel compito per lei era tanto più difficile essendo una che non è mai stata brava in quel campo. Era come un missile: diritta, senza fronzoli e possibilmente esplosiva. Ma come un buon missile era anche affidabile, dunque quell'alone particolare che captava da lei non l'infastidiva più di tanto, anche perché sapeva che la rossa era innocua e pronta a collaborare. Circa, forse, per lo meno per il momento.
    La sua mancanza di informazioni ghiotte (che lei non poteva sapere, siccome riteneva le domande dell'altra un po' esagerate) la rese propensa a soddisfare l'altra ondata di curiosità dell'altra, forse sentendosi un po' indebitata. Le aveva detto che poteva aiutarla, però alla fine non fu così dunque giusto per evitare di fare la figura dell'incompetendo decise di trovare la voglia di rispondere. Tanto a quella domanda una risposta ce l'aveva, la rossa voleva sapere un luogo dove si potevano usare i quirk per cosa sceniche, lotte o quant'altro; sperava solo che la risposta era quello che l'altra voleva sentire. « Non so se lo gestisce una delle famiglie o clan di Tokyo, però un posto del genere lo conosco, » non perché ci era stata, ma dopo anni a fare quel lavoro uno diventava bravo a conoscere certi posti. « Non è a Tokyo, anzi è ben fuori ed onestamente spero che ti piacciano le escursioni in natura. Si chiama The Chasm, e non so niente di specifico, ma so che fanno cose di quel tipo, come tornei o altro. Ci sono due cavie, però, ovvero che serve un'invito e dicono che devi scommettere qualcosa. Non so come essere invitata, se vuoi farlo sono affari tuoi ma sappi che il capo lì è uno che si fa chiamare "Collezionista". Bah, ti dovrei far pagare per quest'informazione, scoprire roba su quel luogo è un'impresa ma almeno così non faccio sfigurare gli Fujiwara, » e così poteva anche dimostrare che si, ne sapeva qualcosa di Tokyo fintanto che non si trattava degli affari delle fazioni più grandi.
    « Tieni, comunque, così la facciamo finita, » disse a Jacinthe vedendola avviarsi verso la valigetta, offrendo a sua volta la sua che conteneva il contratto e scartoffie varie legate a quell'affare. Ora che, si spera, aveva finito con le domande dell'altra si spera che potevano finalmente arrivare al dunque, facendole avere quella roba ed andarsene a casa il prima possibile. Più tempo passava con lei e più si sentiva a disagio, andando a confermare per l'ennesima volta come mai non gli andavano a genio i presuntuosi in giacca e cravatta.
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    Sono tristemente consapevole di non contare un granché nella grande trama dell'universo.
    Per creature superiori agli esseri umani, io non sono che una briciola. Qui a Tokyo, sono solo una delle tante strambe figlie di Madame De Steal. A poco serve sapere di essere una creatura superiore, quando nessuno riconosce le tue doti.
    Ma quel poco potere che ho intendo utilizzarlo tutto per influenzare gli affari di Eden.

    So che la nostra priorità è la ricerca di una nuova sede, ma... Eden una volta non era solo il semplice proprietario di un locale notturno. Organizzavamo spettacoli, combattimenti illegali, trucchi di magia. Mostravamo al pubblico che il mondo è molto più grande, strano e meraviglioso della loro limitata prospettiva umana.
    Nessuno sapeva fare quello che sapevamo fare noi, e come lo facevamo noi. Questo nuovo posto, The Chasm, merita sicuramente una visita, ma... Essendo così fuori Tokyo, dubito rischieremmo di inimicarci questo "Collezionista" se volessimo aprire un'attività simile.

    Basta sopravvivere come erbasse nascoste sotto una siepe: Eden deve tornare a sbocciare. E perché non ripartire da quel che abbiamo sempre saputo fare? Magari supportati da alleati che come noi hanno sofferto in questi ultimi tempi, come la Yakuza?
    Idee da piantare nell'orecchio di Billie. Meri suggerimenti.
    Io non sono che un galoppino.

    "Io il portafogli l'ho tirato fuori, sei tu a non avermi dato la tua tariffa," rispondo alla blu con un mezzo ghigno.
    Una lezione di vita che conta come pagamento, a mio parere.

    "Ma mi sei stata utile. Nel caso mi servisse un corriere discreto, mi farò sentire."

    Provvediamo, dunque, allo scambio di valigette. Niente soldi, niente promesse: solo pile di documenti che i nostri rispettivi capi provvederanno a visionare prima di firmare un eventuale accordo.

    "Buonanotte."

    Un cenno del capo, un mezzo inchino prima di uscire dall'edificio.
    E perdonate se come primo spettacolo è stato quasi noioso, ma queste sono solo le prove di scena prima della serata d'apertura.

    Robin Allard • Villain • Eden's Thorn • Livello 2
     
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    Buongiorno amici,
    Beh, non ho nulla di particolare da segnalare, quindi andiamo subito al sodo.

    Melissa: +50exp
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