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Adam Caesar Bovet
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.Doveva ammetterlo: aveva seriamente temuto di ritrovarsi di nuovo gli scagnozzi del Deep Void dentro casa.
Era assolutamente una paura razionale, no? D’altronde si era messa in mezzo nella loro missione punitiva contro Rin, li aveva affrontati e battuti, a quanto sembrava, quindi si era domandata costantemente se sarebbe stata vittima anche lei di quello stesso trattamento. Nei giorni a seguire era stata piuttosto guardinga, aveva provato a vedere se qualcuno la stesse osservando oppure seguendo, ma… beh, le sue ansie sembravano essere immotivate.
Era tutto perfettamente normale. Kalya usciva, faceva la spesa, lavorava… come al solito, insomma. Da un lato pensava quasi che quella giornata avrebbe cambiato radicalmente la sua esperienza lì a Tokyo, ma per ora non era stato affatto così. E decise quindi di non cacciarsi troppo nei guai, per ora, ma di continuare a lavorare come al suo solito, concentrandosi solo e unicamente su quello. Tanto non aveva molti amici con cui svagarsi - purtroppo. Ma in fondo non voleva avere troppe distrazioni: la sua azienda era importante e per nulla al mondo l’avrebbe messa da parte. Forse la sua neo-carriera da vigilante le avrebbe tolto un po’ di tempo, ma per ora si era decisa a limitarsi ad intervenire solo quando ve ne fosse stata la necessità, come quella volta con Rin e Hana.
In quei giorni aveva ricevuto una chiamata da uno studio medico, che aveva richiesto un controllo dei macchinari presenti e un check generale per vedere se fossero in buone condizioni e quindi utilizzabili. Era un intervento molto delicato, visto che erano strumenti necessari per salvare vite, quindi Kalya si era fatta carico di quel lavoro, recandosi lei stessa nello studio dove aveva appuntamento. Per fortuna non si trovava in una zona contaminata e poteva camminare tranquillamente per le strade abbastanza trafficate di quel quartiere.
Quell’anno sembrava che la primavera stesse arrivando con qualche giorno di anticipo: gli alberi di ciliegio stavano già mostrando i primi boccioli, favoriti anche dalle temperature miti di quei giorni, che avevano permesso a Kalya di indossare una semplice camicia a righine e una giacca color cammello, lasciata aperta. Insomma, un outfit comodo ma anche casual, proprio come piaceva a lei. Aveva anche una pesante borsa dietro, con tutti gli strumenti per poter lavorare.
Giunta allo studio medico del Dr. Bovet, avvertì la segretaria del suo arrivo e lei, gentilmente, le indicò la porta del dottore, che la stava attendendo - e Kalya, vista la sua rigidezza, era arrivata con una perfetta puntualità. Dunque, sfoggiando la sua facciata più seria e professionale possibile, bussò alla porta del medico e attese il suo permesso per poter entrare.
Nel momento in cui le sarebbe stato concesso, Kalya avrebbe varcato la porta dello studio con una certa decisione, osservando l’uomo davanti a sé con i suoi inconfondibili occhi dorati. Era così abituata ad avere a che fare con persone giapponesi che quasi si sorprese di non trovarsi davanti a uno di questi, in quel momento, nonostante il nome dell’uomo fosse tutt’altro che originario del posto. Solita com’era ad utilizzare la tipica formalità nipponica, in ogni caso, fece un piccolo inchino con la testa. “Piacere di conoscerla, sono Kalyani, della ditta Raji Inc. Sono qui per il controllo dei macchinari,” disse semplicemente, professionale e concisa come solo lei sapeva essere.livello 2 ◊ energia: 100 ◊ forza: 17 ◊ quirk: 30 ◊ agilità: 28 ◊ peso: 4
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Adam Caesar Bovet
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.Kalya rimase ad osservare l’uomo davanti a sé, non riuscendo a celare una certa curiosità nel suo sguardo. Aveva un portamento composto, un vestiario elegante e il suo atteggiamento denotava un’educazione molto diversa da quella nipponica, con cui lei aveva il più delle volte avuto a che fare. Era inusuale dialogare con persone del genere in Giappone, o almeno, lei poteva affermare ciò in base alla sua esperienza personale.
Si trattenne dal sollevare leggermente il sopracciglio, quando lui esclamò quel sublime! guardandosi l’orologio. Doveva essere una persona molto puntuale e, beh, era una qualità che Kalya apprezzava moltissimo. Odiava i ritardatari, soprattutto sul luogo di lavoro, e quando doveva occuparsi di queste commissioni cercava sempre di spaccare il minuto. D’altronde, la puntualità faceva parte di un servizio efficiente e dava maggior lustro all’azienda di famiglia.
Non solo, ma il Dottor Bovet sembrava anche una persona estremamente cortese e gentile, come poteva intuire dal suo sorriso. Parlava un giapponese perfetto, a differenza di lei, che ancora aveva una leggera cadenza all’accento hindi - cosa che le faceva provare una certa invidia nei suoi confronti. E dire che lei aveva studiato così tanto il giapponese…
E per concludere, il dottore aveva anche sistemato tutta la documentazione dei vari macchinari in maniera estremamente precisa. Allora non era solo lei ad essere una perfezionista! Lavorare con questo genere di persone la metteva proprio di buonumore. Infatti si concesse addirittura di ricambiare quel sorriso cordiale, mentre il dottore indossava il suo camice, assumendo un aspetto decisamente molto più professionale.
“La ringrazio per aver messo a disposizione la documentazione. Per ora darò una prima occhiata ai macchinari e poi, se necessario, consulterò il materiale,” gli disse, togliendosi la giacca e poggiandola sull’appendiabiti, restando solo con indosso la sua camicia a righe. Nonostante le apparenze, era molto comoda e vi avrebbe lavorato tranquillamente.
“Mi dica pure di quali macchinari devo occuparmi nello specifico,” fece, riprendendo in mano la borsa con tutti gli attrezzi, che aveva momentaneamente poggiato a terra. Sperava di fare un lavoro pulito e veloce, così da poter tornare presto all’azienda e occuparsi di altre mansioni prima di tornare a casa. Senza contare che, vista la situazione di quei mesi, sicuramente anche il Dottor Bovet era piuttosto impegnato con visite mediche.
E a proposito, Kalya in quel momento decise di discorrere un po’ con lui riguardo quel periodo, forse messa a suo agio dalla presenza dell’uomo e dalla sua precisione. “Volevo chiederle, come procede in questo periodo con i pazienti?” Fece, voltandosi a guardarlo. “Sa, noi della Raji Inc. ci siamo occupati abbastanza spesso in questi mesi di dare supporto ai macchinari ospedalieri… Immagino sia stato un periodo difficile anche per voi.” Insomma, non voleva certo distrarsi dal suo lavoro, ma era curiosa di sapere com’era la situazione in quello studio medico. D’altro canto, lei doveva occuparsi della manutenzione di quei macchinari e doveva essere precisissima, sapendo che avrebbero aiutato molti pazienti vittime di quel periodo difficile.livello 2 ◊ energia: 100 ◊ forza: 17 ◊ quirk: 30 ◊ agilità: 28 ◊ peso: 4
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Adam Caesar Bovet
Edited by Ayakashi - 25/3/2021, 14:33. -
.Insomma, sia Kalya che Adam si sentivano perfettamente a loro agio e di buon umore, alla consapevolezza di essere entrambi delle persone precise e puntuali. In generale, lì in Giappone era raro incontrare persone che non fossero così, ma a lei era capitato e partiva sempre piuttosto prevenuta. Il Dottor Bovet, invece, era davvero il tipo di cliente ideale per lei - il che era piuttosto ironico, considerando che non aveva la più pallida idea di trovarsi di fronte a un villain e che lo stesse praticamente aiutando. Ma sorvoliamo questo dettaglio.
Si segnò mentalmente tutti i macchinari di cui doveva occuparsi, dando priorità massima ovviamente a quelli più importanti. Quando lui suggerì un controllo anche al defibrillatore e non concluse la frase, lasciandola a metà per creare maggior effetto drammatico, Kalya si sentì un po’ di pressione addosso. Ma giusto un po’, eh.
“Non si preoccupi, mi occuperò di dare un’occhiata anche a quello,” gli assicurò. In generale non poteva apportare grosse modifiche a quel genere di macchinari, dal momento che non si occupava strettamente di biomedicina, ma era comunque in grado di farvi una manutenzione di base e individuare i problemi principali e più invalidanti.
Iniziò dunque avvicinandosi all’ecografo. Si inginocchiò a terra, vicino al pannello rimovibile per poter lavorarvi all’interno, e si accertò innanzitutto che il macchinario fosse staccato dalla corrente. Poi, prendendo la valigetta con gli strumenti da lavoro, prese un cacciavite e iniziò a rimuovere i bulloni che lo tenevano chiuso. In quel momento, il Dottor Bovet rispose alla sua domanda.
Sembrava davvero dispiaciuto e toccato da tutta quella situazione, tanto che Kalya voltò appena la testa verso di lui. Lo ascoltò in un religioso silenzio e una sensazione di angoscia la fece incupire all’improvviso, come se il ricordo di quei mesi fosse tornato prepotentemente nella sua testa. Anche se era stata lontano da Tokyo, aveva sentito davvero tanto il peso di quella situazione sulle sue spalle… e sentirne parlare dal Dottor Bovet le faceva ancor più rendere conto di quanto fosse stato stressante vivere nella metropoli giapponese durante quel periodo.
Sospirò leggermente, con un’espressione vagamente mesta, mentre continuava a svitare i bulloni dell’ecografo. “Posso comprendere,” rispose, anche se non lo stava guardando negli occhi. “Perdere un quirk è qualcosa di orribile… considerando che li abbiamo con noi da tutta la vita, praticamente.” C’erano persone quirkless, questo era vero, ma erano abituate ad essere così ormai. “Significa privarci qualcosa che è parte di noi da sempre. È... agghiacciante,” aggiunse poi, pensierosa e un po’ corrucciata.
“Ma non mi esprimo molto a riguardo, penso… beh, penso che lei lo sappia meglio di me.” D’altronde lui era un dottore, lavorava con persone che avevano ricevuto ferite, avevano perso qualcosa e via dicendo. Lui poteva capirlo meglio di lei, forse, se possedeva un po’ di empatia.
Una volta aperto l’ecografo, Kalya ne osservò l’interno con una torcia, notando che era piuttosto impolverato. Doveva prima prodigarsi a pulirlo, poiché la polvere poteva creare parecchi problemi al funzionamento dei macchinari. Dal momento che stava iniziando a lavorare sul serio, Kalya si mise comoda: prese le maniche della sua camicia e le arrotolò, in modo da esporre i suoi avambracci e muoversi più agevolmente, prima di legarsi i capelli in una coda alta - lunghi e lisci com’erano, non era raro che le finissero davanti al viso e la infastidissero.
“Comunque devo confessarglielo, ma non ho vissuto qui durante il periodo vero e proprio di quarantena,” ammise, prendendo un panno apposito per la pulizia dei macchinari. “Ho preferito non rischiare di perdere il mio quirk, o peggio, e di allontanarmi un po’ dalla città. Diciamo che, beh, so come è stato solo dalle testimonianze altrui.” Anche se ammetterlo la faceva quasi sentire in colpa. D’altronde, la sua fuga da Tokyo l’aveva letteralmente perseguitata per mesi e tutt’ora le faceva sentire un peso all’altezza dello stomaco. Sperava che quell’uomo non la giudicasse proprio come aveva fatto sua madre.
"Spero almeno che lo stato abbia ricompensato i vostri sforzi a dovere."
Kalya sollevò un sopracciglio, mentre continuava a lavorare, ma essendo girata di spalle probabilmente quell’uomo non l’avrebbe vista sfoggiare quell’espressione. “Beh… sì, direi di sì,” rispose semplicemente. Certo, per lei e la sua azienda contavano i soldi, ma in quel periodo… aveva altre priorità, insomma.livello 2 ◊ energia: 100 ◊ forza: 17 ◊ quirk: 30 ◊ agilità: 28 ◊ peso: 4
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Adam Caesar Bovet
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.Kalya apprezzava molto che l’uomo per cui stava lavorando la stesse lasciando parlare senza interromperla, ascoltandola con un atteggiamento apparentemente interessato. Lei solitamente, sul posto di lavoro, preferiva restare in silenzio e concentrarsi sulle sue mansioni, ma in quel momento i due avevano toccato un argomento piuttosto delicato e lei sembrava avere quasi bisogno di sfogarsi con qualcuno.
Sia chiaro, lei non era assolutamente intenzionata a parlare di cose private con un perfetto sconosciuto come il Dottor Bovet, ma una conversazione su quell’argomento con una persona adulta non le dispiaceva affatto. Senza contare che, tra le altre cose, era pure un medico ed era interessante sapere anche il suo punto di vista su tutta quella faccenda.
Ovviamente, come è giusto ribadire, lei era completamente all’oscuro della vera natura di Adam… come lui non aveva la più pallida idea che lei odiasse le persone come lui, nonostante l’apparente compatibilità dei loro caratteri. Erano dei bravi attori, questo c’era da riconoscerlo.
Kalya voltò leggermente la testa, osservando Adam darle dimostrazione di quale fosse la sua unicità. Effettivamente, quelle stigmati sulla sua fronte erano così particolari… lei, d’altro canto, era abituata ad avere a che fare con mutazioni genetiche e non vi aveva dato molto peso - insomma, aveva un braccio che sembrava fatto di ferro, senza contare che quelle mutazioni dopo la comparsa dei quirk erano all’ordine del giorno. Non aveva idea, però, che quei segni fossero proprio legati al quirk del dottore.
Avrebbe voluto indagarvi, ma la sua mente si concentrò di più su quello che l’uomo le aveva detto. Dunque non la considerava codarda, ma sembrava capirla… non sapeva se sentirsi sollevata al pensiero oppure no. D’altronde lei aveva cambiato idea riguardo il suo comportamento… Sospirò, tornando a concentrarsi sulla polvere che ricopriva i cavi dell’ecografo. “Beh, molte persone la pensano come me e lei. Non sa quanto ho dovuto attendere prima di tornare qui a Tokyo, la fila per i rientri era lunghissima, e pensare che io avevo anche la priorità rispetto ad altre persone,” gli disse, mentre spostava la torcia per illuminare un altro punto del macchinario. “Questo perché molti sono scappati non appena è uscita la notizia, hanno deciso di lasciare tutto nelle mani degli eroi, come era giusto che fosse…”
Un istante di silenzio. “Alcuni, invece, pensano che queste persone siano state codarde per non aver provato a difendere la città in cui vivono.” Parlava ovviamente di sua madre, infatti la sua espressione si era leggermente incupita, ma dando le spalle all’uomo probabilmente non lo avrebbe notato. Era un argomento che la pungeva sul vivo, la faceva sentire addirittura vulnerabile: l’influenza che sua madre aveva su di lei era così forte da essere quasi soffocante, da averla addirittura smossa più nel profondo di quanto lei avesse potuto immaginare.
Scosse leggermente la testa, non doveva lasciarsi distrarre da quel discorso. Tornò a concentrarsi sul suo lavoro, con un’espressione ancora più corrucciata di prima.
Il discorso sui soldi, in compenso, non la tangeva poi più di tanto. Lei aveva sempre vissuto una vita agiata e, in generale, non era una persona che si poteva definire avara… In quel periodo si sentiva più toccata dal sovraffolamento degli ospedali che dall’idea di non ricevere soldi. Alla fine la sua azienda ancora non andava in bancarotta… Ma immaginava che il Dottor Bovet volesse semplicemente fare conversazione. “Ho notato che qui in Giappone sono più precisi per queste cose, almeno,” replicò, stringendosi appena le spalle.
Oh, le era rimasto il dubbio riguardo l’unicità del dottore. “Comunque il suo quirk sembra interessante… lei ci lavora, ha detto?” Chiese, guardandolo con la coda dell’occhio. Doveva avere poteri curativi… Avere quel genere di abilità era davvero utile. Lei, con il suo quirk, non poteva fare molto su quel fronte.livello 2 ◊ energia: 100 ◊ forza: 17 ◊ quirk: 30 ◊ agilità: 28 ◊ peso: 4
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Adam Caesar Bovet
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.Non si trovava in pieno disaccordo con il dottor Bovet, a dirla tutta. In verità, qualche mese prima la pensava esattamente come lui riguardo il suo intervenire all’interno di questioni che fossero più grandi di lei. Ora, però, sentiva che un pensiero del genere fosse alquanto egoista: in un mondo dove tutti possono fare il loro piccolo, perché non dare il proprio contributo? Perché non tentare di fare qualcosa per migliorare quella città, e non voltarsi sempre dall’altra parte, fingendo che la questione non ci riguardi?
Kalya non sapeva esattamente cosa avesse azionato tale meccanismo di pensiero nella sua mente. Non sapeva di preciso se la sua volontà di dare una mano fosse nata da un modo per riscattare se stessa o per guadagnare di nuovo il rispetto di sua madre… Restava comunque la consapevolezza che aveva preso la sua decisione e non voleva assolutamente tornare sui suoi passi. Non dopo quello che era successo davanti alla sua porta di casa, con Rin e Hana.
Ma non disse tutto ciò ad Adam. Questi pensieri rimasero chiusi nella sua testa, mentre continuava a lavorare, in silenzio, e ad ascoltare quello sbuffo provenire dalle labbra del dottore, che la lasciò alquanto sorpresa. Più parlavano, più lei si rendeva conto che, nonostante avessero alcune caratteristiche che li accumunavano, avevano pensieri che pian piano si stavano dimostrando piuttosto diversi.
“Oh, molti civili non hanno quirk adatti per combattere, questo è vero,” disse, annuendo. “Ma altri posseggono delle unicità così particolari e potenzialmente pericolose che agli occhi di alcuni sembra assurdo che non abbiano dato una mano durante questo disastro.” Lei ovviamente non considerava il suo quirk così forte, o almeno, non da suscitare paura in un super villain.
Ma decise di mostrarsi distaccata, per non rischiare che il dottor Bovet sospettasse di un suo possibile coinvolgimento nel mondo degli “eroi” vs. villain. “Francamente, io sono dell’idea che ognuno debba fare come vuole… se non se la sente di combattere, non se ne deve fargliene una colpa. Certo, magari se tutta Tokyo si fosse riunita per sconfiggere quel nemico comune oggi non avremmo avuto zone ancora contaminate… ma quante perdite ci sarebbero state? Migliaia in più, probabilmente.” Nonostante stesse fingendo di trovarsi d’accordo con il dottore, pensava davvero quelle cose. Ognuno poteva agire come voleva, il suo sentirsi in colpa era dovuto solo e unicamente a se stessa, al senso di responsabilità di cui si caricava di continuo.
Sospirò profondamente. “E… mi scusi le chiacchiere, con un periodo difficile come questo viene anche naturale confrontarsi a vicenda.” Perlomeno, nonostante quel momento di discorsi profondi, Kalya aveva continuato a lavorare diligentemente. Per fortuna non era una persona che si lasciava distrarre facilmente.
Rimase in silenzio ad ascoltare Adam, mentre finiva di pulire gli ultimi angoli del macchinario. L’interno, ora, sembrava praticamente risplendere. “Avere un quirk che migliora esponenzialmente il proprio lavoro può essere utile,” fece un piccolo sbuffetto divertito. “E mi dica, se non risulto inopportuna… Ha iniziato questa carriera per vocazione personale? Oppure è stato in parte influenzato dal suo quirk?” Lei, al posto del dottor Bovet, non aveva idea di come si sarebbe comportata se avesse avuto un’unicità in grado di curare le persone… avrebbe potuto intraprendere la carriera medica, ma la sua passione era sempre stata quella per l’ingegneria e alla fine, probabilmente, avrebbe scelto comunque quella strada.
"Se posso, lei invece usa il suo quirk per agevolare il suo lavoro?"
Mentre Kalya controllava, attraverso un computer collegato all’ecografo, che non vi fossero degli errori nella funzionalità del macchinario, ascoltò la domanda di Adam con un mezzo sorrisetto. Si aspettava un quesito del genere, d’altronde. “Beh, non sempre… ogni tanto,” ammise. “Alcuni credono che io sia in grado di rendere la mia pelle come il metallo per via della mia mutazione genetica…” Portò un attimo lo sguardo al suo braccio sinistro. “Ma in realtà non è affatto così.”
A quel punto, nella sua mano si materializzò quella che sembrava essere una chiave inglese… ovviamente, quello era solo un costrutto di luce a forma di chiave inglese, dalla struttura estremamente squadrata e geometrica. “Diciamo che lo uso quando mi scordo alcuni attrezzi… ma, per fortuna, non è questo il caso.” La "chiave di luce" svanì nel nulla e Kalya, invece, ne sollevò una vera dalla valigetta degli attrezzi, prima di inserire la mano nel macchinario e stringere qualche bullone che si era allentato.livello 2 ◊ energia: 100 ◊ forza: 17 ◊ quirk: 30 ◊ agilità: 28 ◊ peso: 4
SPOILER (clicca per visualizzare)Ho già notificato in pvt ad Aya, ma lo scrivo anche qui: nello scorso post ho completamente dimenticato di rispondere all'ultima domanda posta da Adam, quella riguardo il poter guardare Kalya mentre lavora, perché ho scritto l'azione in un momento in cui non stavo proprio benissimo.
Non ho editato il post ma mi sono accordata in pvt per dare per scontato che la risposta fosse sì. Mi scuso ancora per questo piccolo errore sob. -
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Adam Caesar Bovet
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.Era la prima volta che Kalya aveva a che fare con una personalità come quella di Adam. Aveva un comportamento preciso e attento, che lei apprezzava moltissimo, ma al tempo stesso i suoi modi di fare quasi pomposi la facevano sentire vagamente a disagio. Alla fine lei non era una persona molto propensa al dialogo, per quanto il suo essersi messa a discorrere con il dottore potesse dare l’impressione del contrario, e non era neanche una cima ad avere a che fare con determinati tipi di persone. Forse non era stata una buona idea parlare di un argomento così delicato con una persona che a malapena conosceva, però alla fine voleva provare a sentire il suo punto di vista. Certo, trattenersi dall'esporre cosa lei pensasse davvero si era rivelato più difficoltoso di quanto lei avesse prospettato.
Dunque ascoltò Adam in silenzio, continuando a dargli le spalle per poter lavorare, e trattenne una breve smorfia quando lui parlò di fallacia della brutta china. “Infatti… senza contare che giudicare le scelte altrui è scortese,” e si lasciò sfuggire una mezza risatina, per stemperare l’atmosfera.
Dal momento che era ormai decisa a intraprendere la carriera di vigilante, doveva stare anche attenta a non rivelare troppo di sé e delle sue opinioni, doveva impegnarsi per continuare ad apparire agli occhi altrui come una semplice civile.
E, pensandoci, forse non doveva neanche esporre così tanto il proprio quirk. Però Adam le aveva fatto una domanda, anche lui si era esposto in quel modo, quindi… alla fine non c’era niente di male, no? Comunque, spostando appena la testa di lato, notò un barlume negli occhi del dottore, una vispa attenzione per quella che era la sua unicità, come confermato anche da quella sua esclamazione. Kalya sollevò un sopracciglio con un’espressione vagamente divertita e quasi soddisfatta nel vedere quel suo appagamento scientifico. Nessuno aveva mai reagito così di fronte al suo quirk.
“Beh, trovo che sia molto più sorprendente il suo. Il mio, alla fine, lo uso ben poco,” e aveva inoltre un fatale punto debole, che lei non gli avrebbe di certo rivelato. Non aveva idea se il dottor Bovet fosse un semplice civile o fosse immischiato in affari loschi, ma se c’era una cosa che Kalya aveva imparato era che esporre le proprie debolezze non era di certo una mossa intelligente.
Finì di stringere qualche bullone e ascoltò la domanda di Adam, facendo uno sbuffetto divertito. “Tutto a posto, devo dire che questi macchinari sono ben mantenuti.” E infatti con l’ecografo aveva già finito. Lo chiuse di nuovo, stringendo le viti e riponendo gli attrezzi nella valigia, prima di alzarsi in piedi e voltarsi verso l’uomo. “Adesso darò un’occhiata all’elettrocardiografo. Mi ha detto che si trova in un’altra stanza, giusto…?” Chiese, riprendendo la valigetta in mano e guardandolo con aspettativa, nell’attesa che lui la guidasse nel posto designato.
Nel mentre, controllò l’ora all’orologio che si trovava al suo polso. Non era passato molto dal suo arrivo lì, era stata piuttosto veloce e di questo si sentiva piuttosto soddisfatta. Le piaceva lavorare in maniera precisa e puntuale. “Ha appuntamenti dopo di questo? Farò in modo di non occuparle tutta la giornata,” gli garantì, professionale. Certo, ciò dipendeva dalle condizioni in cui riversavano gli altri macchinari, ma se erano messi piuttosto bene come l’ecografo allora non ci avrebbe impiegato troppo ad ultimare il suo lavoro.livello 2 ◊ energia: 100 ◊ forza: 17 ◊ quirk: 30 ◊ agilità: 28 ◊ peso: 4
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.Aquel dottore piaceva proprio vantarsi, eh? Alla fine anche una come Kalya, così solita farsi gli affari suoi, era riuscita ad accorgersene. Questo, inevitabilmente, non aveva fatto altro che accrescere i sentimenti contrastanti che nutriva in quel momento nei suoi confronti. Non sapeva spiegarsi se quell’uomo emanava un’aura quasi lugubre, o se fosse semplicemente abbastanza fastidioso. Non era tanto lui ad esserlo, però, quanto il suo essere un po’ snob e altezzoso.
Anche lei aveva la tendenza a porre il suo giudizio al di sopra di quello degli altri, ma non lo faceva tanto per vanità personale, quanto per tendenza a voler avere ragione su un determinato argomento. Probabilmente se fosse stata certa dell’allineamento di quell’uomo, se fosse stato vigilante come lei, avrebbe confutato le sue opinioni con una certa veemenza, ma… l’istinto di sopravvivenza aveva avuto decisamente la meglio sulla sua testardaggine.
“Sono certa che lei, con il suo lavoro, sappia sfruttare appieno la potenzialità del suo quirk,” disse semplicemente, con un tono di voce pressocché neutro. Non voleva di certo fare la ruffiana, anche lei era stata oggettiva: un dottore con un’unicità di tipo curativo era di certo molto più utile di qualsiasi altra persona con quella stessa caratteristica.
Per fortuna, oggi non c’erano altri appuntamenti e Kalya poteva lavorare con estrema tranquillità. “Oh, bene,” disse, seguendolo nell’altra stanza. “Cercherò comunque di essere celere… e di lavorare con precisione. Non posso permettermi errori, sa…” Aggiunse, stringendosi le spalle con un’espressione piuttosto eloquente.
Fortunatamente, Kalya era una maestra nel lavoro veloce e preciso, quindi Adam non avrebbe dovuto preoccuparsi di ritardi da parte sua.
Una volta giunti nella stanza apposita, la donna la osservò in silenzio, studiando brevemente quel nuovo ambiente. Poi, senza perdere ulteriore tempo, si avvicinò al telo che copriva il macchinario e lo rimosse, prima di avviare lo stesso procedimento di prima: prese gli attrezzi e iniziò ad aprirlo, svitando le viti poco alla volta.
“Beh, devo dire che in generale, a parte la sporcizia, l’interno dovrebbe stare essere a posto come l’ecografo… Insomma, si vede che tratta bene questi macchinari.” Dipendeva tutto anche dalla manutenzione generica del posto, dall’utilizzo frequente o meno dei dispositivi e via dicendo. Di certo il dottore aveva fatto bene a chiamarla, almeno per essere sicuro che non vi fossero incidenti lì in studio.
Mentre si prodigava a pulire l'interno dell’elettrocardiografo, Adam le pose una domanda che non la sorprese così tanto. “Sì, offriamo anche quel servizio.” Rispose, concisa. “Sul sito della nostra azienda c’è una sezione apposita dedicata alla consulenza… Le interessa? Ha bisogno di qualcosa nello specifico?” Chiese, voltandosi leggermente verso di lui, prima di tornare a lavorare con un’espressione concentrata e vagamente corrucciata.livello 2 ◊ energia: 100 ◊ forza: 17 ◊ quirk: 30 ◊ agilità: 28 ◊ peso: 4
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