Changes - (Black Sabbath)

Role libera tra Günter Wolff e Akemi Kurokawa

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    Akemi Kurokawa
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    Ancora non conosceva troppo bene il biondo, ma per quel poco che aveva visto, era abbastanza sicura che sarebbe stato in grado di osservare oltre la nebbia menzognera che Akemi aveva creato.
    Sì era un'attrice, quindi mentire non le veniva esageratamente difficile, però il tedesco era incredibilmente percettivo. E questo poteva essere sia un bene, che un male, dipendeva tutto da come usava questa sua "abilità". Non è difficile mettersi nei guai quando si capisce più di quel che bisogna capire. Ma non era quello il caso con la castana.
    Le sarebbe dispiaciuto se Günter avesse scoperto quella sua bugia? Ovvio, non avrebbe mentito altrimenti. Avrebbe fatto qualcosa a riguardo? Assolutamente no.
    Sicuramente non avrebbe fatto un applauso al compagno di tavolo, però non sarebbe andata a lamentarsi o persino litigare per una cosa così piccola. L'importante era che non scoprisse il vero motivo della sua fuga.
    Questi dubbi però, vennero presto dispersi. Non sapeva se il biondo avesse capito o meno, ma fatto sta che non aveva detto nulla.
    Magari era stato ancora una volta educato, evitando di puntare il dito contro l'attrice e comprendendo che forse aveva un motivo per mentire. Oppure, quella capacità percettiva che Akemi aveva notato non era poi così incredibile. Non che importasse, qualunque fosse il caso, era decisamente meglio così, non sarebbe certo andata a chiedere conferme.
    "Ah sì? Ecco perché ci ho messo così tanto tempo a riprenderci la mano!" - una mezza battuta, ci aveva effettivamente messo qualche tempo per tornare in forma, ma fortunatamente la maggior parte delle cose che aveva imparato da piccola le erano rimaste. La vera parte difficile era stata trovare il tempo per esercitarsi con costanza, ma in qualche modo era riuscita a combinare - "Il mio insegnante mi ha fatto imparare qualche canzone, ma non direi che so suonare. Così su due piedi… Ach Gott und Herr di Buxtehude e Sicilienne di Fauré, sono le uniche che ho imparato abbastanza bene."
    Non aveva un talento poi così grande per il violoncello, ma quando si intestardiva per fare una cosa riusciva quasi sempre ad uscire con qualcosa di almeno decente, ed era così anche con la musica. Si era imposta di imparare almeno una canzone al mese, anche non perfettamente. E per il momento stava andando abbastanza bene.
    "Oh, per un attimo mi ero dimenticata di star parlando con un tedesco. Scusami, avrò sicuramente macellato la pronuncia della prima composizione." - non che si fosse mai impegnata per imparare la pronuncia corretta, non l'aveva nemmeno scelta lei come canzone, gli era stata data e si era messa giù per imparare a suonarla. Normalmente avrebbe scelto qualcosa di più, come dire, moderno.
    Però, il suo bravissimo insegnante era abbastanza testardo nel voler insegnare solo musica classica, con poche e rarissime eccezioni. Le andava bene così però, le sue abilità ripagavano quelle sue idee conservatrici. Aveva paura a cercare qualcuno di diverso, magari non avrebbe trovato un sostituto adatto.
    In ogni caso, non sapeva come recepire quella foga ispirata che aveva assorbito completamente Günter. Sembrava un cane affamato davanti ad un piatto di carne, e la qualità degli scarabocchi che coprivano la carta non era poi così tanto diversa dagli scarti che un cane lascia quando mangia.
    La cosa che più la confondeva, era il sorriso beffardo che il ragazzo aveva quando leggeva quel testo. Era come se stesso leggendo il piano perfetto per conquistare il mondo, o forse - nel suo caso - era meglio dire il mondo della musica. Fortunatamente però, il biondo sembrava pronto a condividere il suo confusionario capolavoro con Akemi.
    E per fortuna, non sarebbe stata felice di essere ignorata dopo aver visto tale ispirazione, soprattutto non dopo averla indicata specificatamente. Purtroppo però, per quanto potesse comprendere il tedesco, non riusciva a condividere.
    Il lavoro di un'attrice e quello di un musicista erano troppo diversi purtroppo, nonostante entrambi dipendessero pesantemente da ispirazione e creatività. La castana infatti, non poteva esattamente scegliere di sfruttare la sua ispirazione, doveva aver la fortuna di averla sul set. Il biondo invece, poteva tirar giù - che fosse su foglio, in via orale o sulle note del telefono - una canzone in ogni momento della sua giornata. Ma quella era la grande differenza tra chi produce contenuti e chi li trasmette.
    Se si prendono un pittore, un musicista ed un'attrice, il secondo è esattamente nel mezzo di quei due ruoli. Deve saper creare contenuti decenti, a meno che non abbia un team dietro, e deve saperli trasmettere al pubblico in modo altrettanto decente. Poi, che la quantità di lavoro per quest'ultima parte potesse cambiare pesantemente da persona a persona non era un segreto.
    Quello che seguiva la sua affermazione, lasciò Akemi a bocca aperta per qualche istante. Tralasciando il fatto che non fosse il testo di una canzone, cosa che già l'aveva stupita parecchio, ma era anche la sua "lettera di dimissioni" se così si vuole chiamare. Era un gesto che, così su due piedi, la castana non si aspettava.
    Sì, il tedesco aveva avuto le sue divergenze con la sua casa discografica, ma un conto era abbandonare in un periodo morto, un altro farlo a metà di un album in produzione. Poteva immaginare che, chiunque questo Signor Tokugawa fosse, non sarebbe certo stato felice di ricevere quella notizia.
    Sì, forse il biondo non era il più famoso degli artisti, e magari non era nemmeno un investimento così tanto grande per l'azienda, ma sarebbe comunque stata una separazione amara, d'altronde perdere un investimento non è mai piacevole per un capo d'azienda.
    In tutto questo però, nonostante i pensieri di riguardo nei confronti della sua casa discografica, Akemi doveva ammettere di essere felice per Günter. Aveva fatto una scelta, e - per quanto fosse alimentata dal momento - era sicura che fosse qualcosa su cui aveva già ponderato parecchio. Una lettera come quella non è qualcosa che esplode da un giorno all'altro. è un'idea presente, magari anche in piccola misura, ma costantemente fastidiosa.
    Un po' come un morso di zanzara, una volta che ti rendi conto di averne uno, non puoi fare a meno di grattarti, non importa per quanto a lungo provi ad ignorarlo.
    E poi, come aveva anche detto il biondo, era qualcosa che era destinato a succedere, se non in modo così rapido ed immediato, alla fine del "contratto" tra qualche mese. E forse, per il tedesco sarebbe stato meglio avere qualche tempo per sé stesso, così da poter rivalutare la musica che trovava tanto cambiata per via della Etruscan Record.
    Magari si sarebbe evoluto in meglio, come un bruco che diventa una farfalla. Oppure sarebbe tornato al suo stadio originale, rendendosi conto di dove aveva sbagliato.
    Chissà se erano state le parole della castana ad alimentare questa scelta tanto particolare. Non pensava di aver detto nulla di troppo strano, ma ogni persona recepisce le cose in modo diverso. Magari il musicista aveva preso i consigli che Akemi aveva dato per il suo "amico", e ci aveva ponderato su, rendendosi conto di qualcosa che alla ragazza sfuggiva.
    Un'altra cosa a cui stava maliziosamente pensando, era che ora poteva provare a scoprire il nome d'autore di Günter. O perlomeno poteva ridurre drasticamente il possibile range. Non aveva idea di cosa fosse la Etruscan Record, ma non potevano avere milioni di artisti diversi, quindi le sarebbe bastato fare una cernita di quelli che facevano metal e suonavano chitarra e basso.
    Non era una cosa così carina da fare, ma non poteva negare di essere relativamente curiosa. Probabilmente non l'avrebbe fatto, per non sentirsi in colpa in un improbabile secondo incontro con il tedesco, ma quel tarlo le sarebbe sicuramente rimasto in testa.
    La sorpresa e l'incredulità della situazione, avevano fatto dimenticare alla castana vari pensieri più pesanti, e meno appropriati per quel tavolo.
    Da un lato c'era la sorpresa, dall'altro la curiosità. Non c'era spazio per il dubbio o la paura. Non sapeva se il ragazzo l'avesse fatto di proposito, o se fosse solo tanto orgoglioso della scelta fatta. D'altronde non lo conosceva ancora così bene da poter puntare il dito sulla sua personalità, ma sperava di poterlo conoscere meglio, magari anche in occasioni diverse.
    Era una persona simpatica, accogliente e sapeva portare avanti una discussione, facendosi comunque - parzialmente - i fatti suoi.
    "Sai già con che melodia accompagnarlo quando lo canterai al tuo direttore?" - non era un comico, certo, ma il biondo sapeva essere divertente. La ragazza infatti, fece una breve ma vivace risata al suo commento sul "testo", ribattendo anche con una coerente battuta.
    Si sentiva felice, probabilmente grazie all'euforia e solarità che il tedesco riusciva a trasmettere. Sembrava genuinamente contento di aver scritto quello che aveva scritto, e questa cosa la rendeva contenta per osmosi.
    Chissà com'era la casa discografica di Leroy Castiel però, lo conosceva solo come musicista, ma sperava che fosse almeno più bravo della precedente - anche se non si era ancora licenziato - azienda di Günter.
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    Una prima battutina dopo l’evento che aveva segnato quell’incontro era trapelata dalle labbra di Akemi, questo rasserenava il tedesco, sembrava che entrambi stessero mettendo il loro contributo per rendere più leggero quel “piccolo” scivolone avvenuto nei loro discorsi, uno strano atteggiamento quasi ottimista dopo un avventimento del genere, ma sicuramente un modo di fare che poteva portare solo buoni risultati.
    La stessa era poi seguita da due nomi non proprio familiari a Günter nonostante uno dei due fosse tedesco, non che si stesse sforzando troppo per ricordarsi le canzoni in sé, in quel momento era più occupato a capire se fossero effettivamente brani scelti dalla donna davanti a lui o se gli fossero stati consigliati dal suo insegnante, non aveva abbastanza elementi per determinare una delle due ipotesi in particolare.
    “Hmm putroppo non ho ben presente questi brani, dopo a casa li ascolterò e magari mi verranno in mente, oppure aspetterò e sarai tu a farmeli sentire, sarei curioso di vedere una violoncellista suonare dal vivo” - aveva detto sorridendo, effettivamente curioso di come la donna scolpisse le note con il suo strumento: la posizione delle mani, la tensione mentre si tiene lo strumento, l’espressione facciale… uno strumento è quasi come un altro paio di corde vocali, quando viene usato per fare musica la maggior parte dei movimenti del proprio corpo è dettata dal subconscio e semplicemente vedere qualcuno che strofina il crine del proprio archetto contro delle corde, indipendentemente da quanto talentuoso sia, può essere un modo efficace per scoprire tante caratteristiche del soggetto prima sconosciute.
    Rispondendo alla frase della castana sulla sua pronuncia, dopo una piccola risatina enunciava - “Era un tentativo molto solido, devi solo mettere qualche decina di vocali in meno alla fine delle parole!” - ironicamente evidenziando la tipica pronuncia giapponese delle parole straniere terminanti per consonante, oramai ci aveva fatto l’orecchio, all’inizio gli sembrava uno stranissimo difetto di dizione ma inevitabilmente dopo due anni si era abituato a sentirlo, anzi, alcune parole iniziavano addirittura a suonare meglio. Sotto sotto Günter non aveva detto questa frase completamente a caso, voleva anche vedere se Akemi avrebbe abboccato alla piccola provocazione non molto implicita che poteva trasmettere la frase, avrebbe risposto evidenziando a sua volta una pronuncia scorretta da parte del tedesco? Avrebbe semplicemente accettato la battutina? Quello che sperava il tedesco era semplicemente che non si offendesse.
    Lo aveva dunque fatto, aveva letto ad alta voce quella lettera, l’espressione balba della donna di fronte a lui ne era testimone e questo significava, almeno per il biondo, che non sarebbe più potuto tornare in dietro, come se effettivamente con il coraggio che aveva appena trovato fosse davvero un opzione. La reazione di Akemi a quello che aveva appena letto era mista, era sicuramente contento di averla stupita come immaginava, sembrava che gli si stesse formulando qualche domanda in testa e il suo viso era rimasto leggermente indagatorio per tutta la durata della mail, la montagna russa era ripartita e questa volta in un modo decisamente molto più soave di quello di prima, in quel momento era in una lenta ma costante salita, infatti sembrava che questo forte “colpo di scena” avesse in qualche modo sovrascritto, almeno per un po’, i pensieri di Akemi, non le poteva certo leggere nel pensiero, ma era evidente che in quel momento era più concentrata su cos’avesse sentito che altro.
    La risatina e il commento che aveva fatto erano quello che mancava al tedesco per sentirsi tranquillo del tutto, sembrava davvero tornata a uno stato abbastanza sereno, missione compiuta quindi! Mentre metà del cervello di Günter era occupato a elaborare il suo atto di coraggio, che ancora non credeva di aver compiuto, l’altra metà era concentrata proprio sulla risata della donna e il suo volto decorato dalla stessa, non c’era toppo da aggiungere se non che lo trovasse davvero adorabile, dopo che poco tempo prima si era messo a pensare a cosa ci potesse effettivamente essere nella testa di quella donna riusciva anche ad apprezzarlo di più, affascinato a metà dalla sua estetica e dalle emozioni che trasmetteva soprattutto visto il trucco rovinato sui suoi occhi, ancora presente e che ricordava al tedesco sempre dello stesso malessere che aveva involontariamente causato alla povera Akemi.
    Altre piccole domande balenavano nella testa del biondo, tra tutte sicuramente una spiccava non indifferentemente rispetto alle altre: cos’aveva spinto la donna a rimanere a quel tavolo? Già, da quando era tornata trovando l’éclair sopra il tavolo a dopo la lettura della famigerata lettera non sembrava trovare un vero e proprio motivo logico per questo, certo, ovvio, sarebbe dovuta ritornarci in ogni caso per riprendersi la borsa, ma dopo invece di andarsene era rimasta li ricominciando addirittura a scherzare con Günter. Lo stesso immaginava che fosse per non fargli un dispiacere andandosene via così all’improvviso, ma in qualche modo credeva che non fosse quella la risposta, non solo per ottimismo, ma proprio per quello che gli trasmetteva il modo di fare della donna.
    “Ohhh, sarà come una dolce dolce serenata da cantare ai piedi del suo balcone~” - Un altro piccolo sorrisetto malizioso rinforzava quest’ultima piccola battutina da parte del tedesco che venne presto assalito da un piccolo dubbio:
    “Non ti sto trattenendo vero? Se rischi di fare tardi da qualche parte avvisami, così paghiamo il conto e puoi andare se devi.” - una frase che purtroppo interrompeva leggermente il clima che si era creato, ma era meglio assicurarsi di non causare altri disagi alla donna di fronte a lui piuttosto che farsi egoisticamente i fatti propri.
    E se se ne fosse effettivamente dovuta andare? Sicuramente non avrebbe lasciato che si dileguasse così facilmente, in effetti poteva trovare alcuni parallelismi tra lei e il pasticcino che la stessa gli aveva offerto prima e tra questi ne spiccava uno: sia l’éclair con il suo gusto delicato sia lei riempiendogli involotariamente la testa di domande lo avevano lasciato con la sensazione di non averne avuto assolutamente abbastanza, voleva sapere di più su quella donna, voleva conoscerla meglio e in qualche modo farsi un idea di quella che poteva essere la causa dello sbalzo di poco prima, ma soprattutto, checché se ne possa dire, era stato un incontro più che piacevole con una persona molto interessante.
    Probabilmente la percezione di Günter rispetto a Akemi era così tanto positiva anche perché la stessa aveva, anche se quasi involontariamente, spinto il biondo a scrivere quello che aveva scritto, quel magnifico testo, dio, sperava che altri artisti come lui avrebbero avuto il coraggio di fare quello che aveva fatto.
    Insomma, i suoi pensieri generali potevano essere riassunti molto brevemente in - “… O le chiedi il numero o le chiedi il nickname di Babel… ” - frase che rimbalzava a destra e a sinistra nel suo cervello, non che fosse in qualche modo imbarazzato di chiederglielo o troppo timido per farlo, pensava solo a come formulare quello che poi avrebbe detto, sperando in realtà che non fosse ancora il momento di rimandare le loro discussioni a un altro giorno.
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    Akemi Kurokawa
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    Non era poi così strano che il tedesco non conoscesse gli autori citati dalla ragazza, le loro due "carriere" musicali erano certamente diverse alla fine.
    Mettendo da parte il fatto che Akemi non si sentisse una musicista, ma solo una persona che sapeva - più o meno - suonare uno strumento, e per l'appunto non qualcuno che sapesse anche creare un prodotto partendo dallo strumento stesso. E poi non sapeva nemmeno come il biondo avesse imparato a suonare. Conservatorio? Studio autonomo? Per quanto ne sapeva, poteva essere anche un'arte che aveva ereditato dai suoi genitori.
    E proprio quella differenza, può cambiare immensamente i brani che si conoscono ed il modo in cui si suona. D'altronde, se uno impara da solo a suonare uno strumento, andrà sicuramente a scegliere canzoni piacevoli per le proprie orecchie, piuttosto che brani classici e sconosciuti.
    Un po' gli spiaceva però, gli sembrava di aver lanciato un'esca a vuoto, d'altronde non poteva certo far discorsoni su due composizioni che Günter nemmeno conosceva.
    Il tedesco però, era stato in grado di salvare la situazione in extremis, proponendo vagamente di voler sentire come la donna li suonasse. Una proposta che in parte apprezzava, ma che la metteva particolarmente in imbarazzo. Non credeva di essere poi così brava, mediocre forse sì, ma arrivava fin lì. Il biondo invece, per quanto non fosse certo un musicista di fama mondiale, era comunque una persona che suonava per lavoro.
    Sarebbe stato imbarazzante sbagliare parte del brano - o fare altri errori stupidi - davanti a lui, nonostante si fosse dimostrato una persona gentile e pacata per tutta la durata di quell'incontro. Probabilmente non avrebbe comunque commentato nulla, ma che cosa avrebbe pensato? Era quello a farla imbarazzare vagamente.
    In ogni caso però, per non confermare né uccidere quella possibile esperienza, la ragazza rispose con un sorriso ed il cenno del capo, sperando che il biondo non fosse effettivamente così interessato a vederla suonare, non prima che si sentisse più sicura di sé perlomeno.
    "Oh, allora la prossima volta farò più attenzione" - ad Akemi spiaceva non essere in grado di parlare centinaia di lingue diverse, le sembrava un'abilità incredibile per aggiungere profondità alla sua persona, e possibilmente anche a personaggi che avrebbe potuto interpretare in futuro.
    Purtroppo però, così non era. Sapeva il Giapponese ed aveva una vaga conoscenza dell'inglese, abbastanza per poter comunicare con membri stranieri nei vari cast di film e/o drama, ma non così tanto da essere sicura di fare pochi errori. Era convinta di farne abbastanza, ma gli altri apprezzavano abbastanza il suo impegno da non farglielo pesare.
    Il commento del tedesco infatti, poteva essere preso anche come insulto. Non uno particolarmente grave sì, ma comunque un insulto. Quello però, non era il modo in cui l'attrice pensava, a meno che le cose non fossero esplicitamente offensive, preferiva sempre guardare il lato positivo dei commenti altrui. Sì, magari alcune volte si rendeva chiaramente conto di sotto-toni offensivi, ma cercava di non darci peso, andando effettivamente a rovinare i piani altrui.
    La scelta del tedesco, in ogni caso, era un qualcosa che richiedeva ben più di semplice coraggio. Uno poteva avere fegato anche saltando in una piscina da un tetto, quello che il biondo aveva fatto era fondamentalmente diverso. Era un orgogliosa scommessa su sé stesso, sulle proprie capacità e sul proprio futuro.
    Ovvio, magari aveva qualcuno in grado di sostenerlo in caso di bisogno, ma ciò non voleva dire che non fosse comunque una scelta molto audace ed avventata.
    Aveva praticamente buttato il suo salva-gente, con la speranza - o forse era meglio dire convinzione - che una nave di salvataggio l'avrebbe ripescato da un momento all'altro. Il problema principale però, era che nessuno poteva prevedere come quella scelta si sarebbe evoluta, solo il fato, sempre che tale entità esistesse.
    Nella peggiore delle ipotesi, Günter sarebbe dovuto tornare in Germania con la coda tra le gambe, o comunque trovare un lavoro alternativo lì in Giappone, cosa egualmente triste dal punto di vista musicale. Poteva sicuramente essere un punto di evoluzione, proprio come lo era la stagnazione musicale a causa della Etruscan Records, ma era certamente più pericoloso di quest'ultima.
    In ogni caso però, che fosse una scelta giusta o sbagliata, l'importante rimaneva il pensiero del ragazzo. Se era davvero convinto che quella fosse la migliore delle opzioni, allora non c'era nessun motivo per dargli contro, non che Akemi ne avesse in ogni caso, d'altronde erano comunque due pseudo-sconosciuti.
    L'unica cosa che poteva sperare, era che il biondo avesse almeno qualche risparmio da parte, od un parente in grado di supportarlo temporaneamente. Non c'era cosa peggiore che essere da soli nel momento del bisogno, che fosse per scelta o per casualità. Se non forse l'essere totalmente poveri, senza nemmeno un soldo con sé, quella era probabilmente la peggiore delle opzioni possibili.
    O perlomeno così pensava la castana, non aveva mai avuto la sfortuna di provare nessuna delle due cose, e pensava così solo per sentito dire, o per pura immaginazione personale.
    L'esperienza che Akemi aveva avuto in quel caldo pomeriggio estivo, era decisamente qualcosa di piacevole, e che raramente aveva provato. Non sempre è così facile andare d'accordo con uno sconosciuto, ma forse il sangue tedesco del biondo aveva aiutato in questa cosa. La sua domanda però, aveva fatto rendere conto dell'ora alla castana, che aveva effettivamente una sessione lavorativa in serata.
    Fortunatamente non era così tardi, ma l'attrice preferiva lasciarsi sempre un margine di tempo abbastanza ampio, così da poter risolvere possibili imprevisti.
    E poi non doveva solo andare a lavorare, ma aveva anche qualche piccolo impegno secondario, che sarebbe stato meglio risolvere prima di fiondarsi sul set.
    In ogni caso però, era davvero felice di aver fatto la conoscenza del tedesco. Non solo gli sembrava una brava persona, ma era anche incredibilmente interessante, non si incontra tutti i giorni un musicista professionista alla fine.
    "Oh, effettivamente tra qualche oretta deve girare delle scene, ho perso completamente la cognizione del tempo!" - dopo aver parlato, la ragazza finì rapidamente l'éclair al té verde che il biondo le aveva offerto, dandogli piccoli ma rapidi morsi. Era un gusto che trovava davvero spaziale, nonostante condividesse in parte l'idea dello straniero, era troppo piccolo per poterselo godere completamente - "Hai Babel per caso? Così possiamo risentirci anche in futuro"
    Non le spiaceva la possibilità di uscire nuovamente con il musicista, anzi, la intrigava parecchio come opzione. Magari avrebbero potuto parlare di altro, erano tanti gli argomenti che non avevano avuto l'opportunità di toccare in quel breve incontro alla fine.
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    Un sorriso leggermente enigmatico decorava il volto della donna, non era difficile pensare che fosse un sorriso imbarazzato dopo aver espresso un’idea del genere, sapeva, ovviamente per esperienza personale, che non è mai facile suonare davanti a qualcuno che sia uno sconosciuto o il più caro dei tuoi amici, l’ansia da prestazione è il peggior nemico di ogni artista, c’è chi non ne sente gli effetti e di conseguenza crede di non averne ma è impossibile non provarne mai, al massimo si può commettere il grave errore di ignorarla ma durante una performance di un qualsivoglia tipo bisogna sempre entrare nell’ottica che l’errore è sempre dietro l’angolo.
    Quello che però aveva paralizzato il diaframma del tedesco era la risposta della donna alla sua provocazione sull’accento giapponese che aveva detto di come sarebbe stata più attenta la prossima volta che avrebbe pronunciato quei nomi: l’apparato respiratorio del biondo gli permetteva solo di provare a espirare poco a poco l’aria che gli teneva il fiato sospeso, lo stesso aveva di fatti la netta sensazione che fosse successo esattamente quello che non voleva, Akemi poteva aver preso quella battuta come un offesa.
    Poteva dare la colpa a lei? Assolutamente no, non poteva avere la faccia tosta di incolpare la sua interlocutrice dopo aver detto una frase così equivocabile, a dire la verità pensandoci bene non era nemmeno da lui dire una frase simile, ripensando a cos’aveva detto gli faceva quasi strano.
    Prima che il suo volto diventasse troppo rubicondo aveva risposto con un tono calmo - “Tranquilla, scherzavo! Magari un giorno posso insegnarti qualcosa io” - concludendo accarezzandosi il mento con il pollice emulando un espressione indagativa. Cos’era stato a fargli azzardare una frase simile? Probabilmente era quello che aveva scritto in quel foglio che lo faceva sentire autorizzato a dirla, un enorme errore di valutazione dato dal fatto che in quegli istanti si sentiva il re del mondo.
    Di fatti si, quello che stava per commettere era senz’altro un enorme atto di fiducia in se stessi, il tedesco ne aveva da vendere, che fosse addirittura troppa? Günter era sempre stato ben consapevole delle sue abilità e dei suoi limiti che era sempre restio a superare e in quel periodo l’unico limite che era pienamente sicuro di aver sforato era quello della sopportazione rispetto alla situazione che stava vivendo… gli mancava solo una canzone? Pace, non si era costruito la fama che si era costruito solo per venire “schiavizzato”, aveva speso anche fin troppo tempo con la Etruscan Record e se e le cose fossero andate male non gli sarebbe dispiaciuto accettare qualche lavoretto sencondario per supportare la sua carriera. Internamente stava facendo una specie di giuramento con se stesso: da quando sarebbe stato ufficialmente licenziato dalla sua etichetta in poi non avrebbe mai accettato alcuna restrizione o modifica sui suoi pezzi, si stava già cominciando a immaginare i primi scenari assolutamente improbabili e assurdi in cui forse avrebbe potuto fare uno strappo a questa regola, come ad esempio il desiderio di morte di qualcuno o altre situazioni che hanno una probabilità su un milione di manifestarsi.
    Non aveva ancora inviato la mail ed era comunque riuscito a mettersi in imbarazzo con la scarica di emozioni che gli aveva fornito, che figura, per l’appunto la sua confidenza gli aveva fatto ignorare quel velo di ansia da prestazione che due sconosciuti hanno sempre nella spesso sottovalutata arte del discorso, gli errori nella loro “performance” erano stati entrambi causati dal tedesco dettati dalla stessa e accidentale non curanza nelle sue parole per quanto entrambi i casi fossero pienamente giustificabili.
    L’unica cosa certa è che quell’incontro era senz’altro piaciuto a entrambi per quanto probabilmente nessuno dei due era certo che fosse piaciuto all’altro, le parole della castana infatti avevano confermato il dubbio che aveva enunciato il biondo,
    “Uhh, capisco… allora se dobbiamo andarcene io ne approfitterò per mandare la mail” - era, purtroppo, giunto per entrambi il tempo di lasciare il tavolo e andare avanti con la loro giornata, questo non faceva altro che riconfermare le intenzioni di Günter rispetto a trovare una qualche forma di contatto con la donna, non voleva dare la sensazione di essere troppo appiccicoso e ci aveva messo un po’ a scegliere le parole giuste per comporre la domanda mentre guardava Akemi sgranocchiare la sua pastina con soddisfazione ma, proprio quando stava per aprir bocca, la donna aveva chiesto proprio la stessa cosa che stava per domandare lui.
    “Oh…! Beh, si ce l’ho, a dire la verità mi hai anticipato, avevo intenzione di chiederti la stessa cosa” - strappando un pezzetto di carta e scrivendo sopra il suo nickname di Babel proseguiva poi dicendo - “Comunque il nickname è ‘DerAffe_GW’, tu invece?” - per poi allungargli il bigliettino facendolo strisciare sul tavolo come aveva fatto con i fazzoletti.
    Quel fatto lo rendeva decisamente felice e non era il semplice brio di una donna così carina che ti chiede un contatto, cosa che aveva provato di rado anche in tempi scolastici, ma anche l’avere una conferma che anche a lei era piaciuto quel piccolo momentino che si erano inaspettatamente trovati a trascorrere assieme, per questo aveva specificato che anche lui stava per domandarle il contatto Babel, voleva in qualche modo dare la stessa certezza anche a lei nel caso non ce l’avesse.
    Ci sono varie domande o proposte che due sconosciuti si possono fare anche solo per cortesia, magari per tenere un atteggiamento il più educato possibile qualcuno sarebbe capace di rispettare questi criteri anche controvoglia, ma una domanda del genere non è qualcosa che qualcuno fa per galateo, la donna aveva chiaramente espresso la disponibilità a mantenersi in contatto in futuro e poco ma sicuro il tedesco non avebbe rifiutato.
    Indipendentemente dalla risposta che avrebbe dato Akemi alla controdomanda di Günter sul suo nickname si sarebbero dovuti alzare e dopo aver pagato il conto inevitabilmente sei sarebbero dovuti separare, il tedesco, dopo l’affermazione della donna circa i suoi impegni, aveva già cominciato in modo molto calmo a mettere i fogli in una busta trasparente da quadernone ad anelli: aveva un sorrisetto stampato in faccia e nei momenti in cui nessuno lo interpellava stava con la testa leggermente inclinata sulla destra, questo suo atteggiamento era dato dal volgere degli eventi e dalla sua fervida immaginazione in cui vagava qualche plausibile luogo in cui si sarebbero potuti incontrare in futuro.
    Quando sarebbe arrivato il momento del congedo Günter avrebbe salutato la donna appena incontrata dicendo - “È stato un vero piacere conoscerti Akemi, spero di rivederti presto, Auf Wiedersehen!” - accompagnando la frase con un cenno con la mano.
    Che giornata! Ora doveva solo tornare a casa, scrivere ciò che doveva scrivere e andare a letto contento no?
    Purtroppo no, ogni giornata ha i suoi punti alti e i suoi punti bassi e Günter stava proprio per affrontare quello più basso: Aveva già parlato con il suo maestro Mokuami delle sue intenzioni rispetto a lasciare la Etruscan Record e per quanto i due fossero in ottimi rapporti non erano sempre d’accordo su tutto, secondo il maestro infatti era normale non voler continuare con quella casa discografica, ma non avrebbe mai accettato l’iniziativa del biondo di andarsene prima della fine dell’album rinunciando ai soldi che ne derivavano, era quindi pronto a litigare veacemente e mancava poco che si stesse preparando mentalmente a fare anche le valige per andarsene da quella casa. Come già detto, erano davvero in buonissimi rapporti, ma rinunciare a un lavoro per puro e semplice spirito artistico è una cosa che può far arrabbiare un coinquilino piuttosto velocemente indipendentemente da quanto gentile sia o da quanti soldi potresti aver risparmiato nel tempo, ma facendo i precedenti calcoli con lo smartphone era giunto alla conclusione che anche venendo eventualmente cacciato di casa avrebbe avuto abbastanza risparmi da sopravvivere per un po’ affittando una stanza o un piccolo monolocale.
    Günter Wolff: in un pomeriggio questo giovane adulto era passato dall’avere delle normalissime giornate, un lavoro stabile e un posto caldo in cui dormire a non avere nessun lavoro e non essere nemmeno sicuro di avere una casa… eppure, contro ogni logica, si sentiva molto, molto, molto meglio di prima, senza contare la sua nuova conoscenza, Akemi, la misteriosa attrice-violinista, non vedeva l’ora di incontrarla con qualche buona notizia da condividere. Quel giugno era forse il mese con i cambiamenti più grandi mai avvenuti nella sua vita, si può dire che, anche dopo avergli lasciato una bella cicatrice sulla coscia, Shibuya stava diventando rapidamente la sua nuova città preferita.
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    Akemi Kurokawa
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    Alcune volte, dopo situazioni di considerevole imbarazzo, è facile creare fraintendimenti partendo da brevi e scomode interazioni.
    Quello che era successo ad Akemi e Günter era esattamente questo. La prima aveva - pochi minuti prima - generato grande imbarazzo, ed ora, una sua semplice risposta era stata presa negativamente dall'interlocutore, nonostante l'attrice non avesse alcuna intenzione particolare. Era la conseguenza diretta del suo comportamento, e poteva fare ben poco se non provare a chiarirsi con l'imbarazzato tedesco.
    Il ragazzo dai capelli biondi infatti, dopo aver sentito la risposta della ragazza, si era fermato per qualche istante, assumendo un leggero color cremisi sul volto. Un vero e proprio equivoco, che - per evitare ulteriore imbarazzo da entrambe le parti - Akemi doveva impegnarsi a risolvere. Sì, c'era la possibilità non indifferente che Günter prendesse il suo tentativo di spiegarsi come una continua lamentela, ma sperava vivamente che il tedesco fosse in grado di vedere oltre a quelle che aveva già pensato.
    "Ma no, ero seria! Mi piace migliorarmi, soprattutto quando si parla di lingue, quindi potrei anche tener conto della tua offerta in futuro" - non era sicura se quella sua proposta fosse giocosa o meno, ma l'aveva comunque usata come trampolino per una battuta, sorridendo leggermente dopo averla detta. A dirla tutta, gli sarebbe piaciuto seguire delle lezioni di lingue, che fossero di tedesco, italiano, francese o qualsiasi altra lingua straniera.
    Purtroppo però, la sua routine impegnata non gli aveva mai dato l'opportunità di iniziare, lasciando sempre quell'interesse per il futuro. Gli sarebbe piaciuto avere una motivazione pratica per imparare, o qualcuno che potesse aiutarla in quel percorso, così da poter facilitare lo studio all'interno della sua vita trafficata. La sua principale paura infatti, era quella di aver troppo poco tempo per studiare qualsivoglia lingua, ma con un metodo di studio efficiente, e qualcuno che effettivamente fosse a conoscenza della lingua, la quantità di tempo necessario sarebbe probabilmente diminuita.
    Chissà, forse il biondo le avrebbe dato una mano. Non avevano ancora così tanta confidenza, ma prima o poi l'avrebbero probabilmente raggiunta, sempre che quello non rimanesse il loro ultimo incontro. Era improbabile, ma la fuga di Akemi poteva incidere grevemente sull'interesse che il tedesco poteva avere nell'uscire con lei.
    D'altronde aveva causato profondo imbarazzo in entrambi. Non era un'ipotesi così tanto impossibile, per quanto l'attrice sperasse che non fosse quello il caso.
    Un po' le spiaceva andarsene così, ma voleva scommettere tutto nell'interesse di Günter. E poi, proprio come il tedesco, aveva anche lei degli impegni, era solo normale separarsi dopo quel fortuito ma inaspettato incontro.
    Una cosa che la faceva ben sperare poi, era l'interesse del biondo nello scambiare i dati di Babel. Evidentemente aveva fatto una figura migliore di quella che pensava, d'altronde, chiedere cose come quella andava oltre la semplice cortesia. Era lo step successivo all'essere una semplice conoscenza, ma non ancora così avanzato da essere un effettiva amicizia, un po' come lo stadio di bozzolo tra quelle due realtà.
    Il pezzetto di carta che il biondo aveva strisciato sul tavolo per raggiungerla, leggeva 'DerAffe_GW', proprio come il tedesco aveva detto oralmente. Non sapeva cosa significasse la prima parte, anche se ipotizzava fosse tedesco, ma poteva facilmente intendere per cosa 'GW' stesse.
    "Io sono molto semplicemente Kurokawa_Akemi, non ho molta fantasia" - le sarebbe piaciuto mettere qualche nome d'arte, ma non ne aveva mai avuto uno, quindi si era accontentata di nome e cognome, che non solo la rendevano facilmente riconoscibile, ma erano anche facili da ricordare.
    In ogni caso, più tardi avrebbe mandato un messaggio o due al ragazzo, giusto per assicurarsi di aver segnato il nome corretto su Babel. Lo avrebbe fatto in quel momento, ma si stavano preparando per andare via, e non voleva disturbare ancora il tedesco.
    "Ma figurati, piacere mio! E grazie per l'éclair! Alla prossima comunque" - con un breve inchino, la ragazza salutò il biondo, che invece aveva preferito un meno formale cenno con la mano, cosa abbastanza comune negli stranieri. Secondo Akemi però, non erano ancora a quel livello di confidenza, perciò aveva preferito attenersi al classico ed elegante mezzo inchino, così comune negli ambienti giapponesi.
    Si era divertita parecchio, non solo lo straniero era stato gentile ed educato, ma aveva anche potuto mangiare - e ovviamente bere - in uno dei suoi locali preferiti della zona, cosa che appena vista la quantità di clienti seduti non si sarebbe aspettata.
    Ed ora che era finalmente uscita, sarebbe probabilmente tornata a casa, così da potersi preparare con calma per andare sul set. Non doveva fare una grande scena, tutt'altro, ma voleva comunque essere il più elegante ed ordinata possibile. La sua immagine dipendeva da quello alla fine.
    Just make it real to me and the rest is history
    Another day comes and goes in vain


    Scusami ancora per il ritardo, stanno già iniziando a riempirci di verifiche ed interrogazioni e ho perso di vista la data
     
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    Hello, hello.

    Non ho nulla di particolare da segnalare a parte la già segnalata confusione sui pronomi di Akemi :stare:
    Occhio a edit e ritardi ma nulla di grave da nessuna delle due parti. Eravate a un ultimo giro dal bonus, peccato.

    Günter: +50exp
    Akemi: +50exp

    Chiudo :sparks:
     
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20 replies since 22/7/2021, 17:23   480 views
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