Noriko e il Vagabondo

Role -- Noriko Nakajima (Milk) x Miyasato Oshima (Stan)

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    Questa role ha luogo la stessa notte del combat con Rena e dell'ultima SQ.

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    Kaworu
    Oshima
    Un corpo "in prestito" gli concedeva opportunità, ma anche doveri. Responsabilità che da fantasmino non lo toccavano. Quella notte aveva preso botte, era caduto dalle scale, e nei panni di Miya non aveva fatto altro che camminare... E ora non ci vedeva più dalla fame, quello stomaco in brontolio stava a lui sistemarlo.

    Entrò letteralmente nel primo posto dall'insegna allettante. La priorità era riempirsi la pancia e assaggiare la cucina della nuova (per lui) Tokyo, un posto valeva l'altro... Erano stati loro a renderla una questione personale.

    « Mi stai dando del poveraccio?! ​»

    Invase lo spazio del receptionist cacciando le mani sul suo piccolo podio. L'ometto in smoking e la sua stazioncina – che lo costringeva a star in piedi – facevano da guardiani alla sala principale, separando l'area d'ingresso dai tavoli.

    Quanta formalità per una cucina banale come quella italiana. Non si meritava quelle enormi porte vetrate, gli arredi in cristallo che scendevano dal soffitto, o le pareti murate con una selezione da capogiro di vini. Da quand'è che in Italia c'era tutto quel lusso? Erano uno stivale di contadini.

    Non che a Kaworu mancassero i soldi, per una volta nella sua vita! La borsa di studio dell'Accademia era oscena, e il nipote spendeva solo in caso di necessità. Aveva diciassett'anni ma sedeva su un patrimonio di Yen inutilizzati! Alla sua età Kaworu avrebbe fatto di tutto per quelle cifre in banca.

    Tirò fuori il portafoglio ed estrasse la carta di credito studentesca come un pugnale.

    « Stai cacciando un futuro Pro-Hero, ciccio. E mi ricorderò la tua faccia! ​»

    ...La "minaccia" sembrò rimbalzare sull'addetto alla reception. Questo prese un lungo respiro, probabilmente chiedendosi chi gli avesse fatto scegliere proprio quella carriera, e ribadì ciò che Kaworu già aveva ascoltato.

    « Signore, come le ho detto, il dress code ha gli stessi standard per tutti i clienti. ​»

    Un gigantesco par di palle. Cosa c'era di sbagliato nel suo vestiario? Era addirittura nuovo di zecca, fresco fresco di compravendita solo un'ora prima. THE BEAST. Lo rappresentava appieno, no?

    Sicuro ne sapeva più in fatto di stile del pinguino lì davanti. Nei decenni la moda era cambiata ma il papillon restava imbarazzantissimo.

    Che odio i posti che ti volevano imbottito come a un funerale, un abito "ai loro standard" gli sarebbe costato più che la cena stessa. Eh mi spiace, bisognava rispettare il dress code. Doveva mimetizzarsi nel loro circolo di snob dalla puzza sotto al naso, tutti convinti di essere i più speciali e contemporaneamente terrorizzati da qualsiasi cosa non si conformasse sulle loro rigide linee.

    « Il massimo che posso fare per lei è spostarle la prenotazione, e la prossima volta – nel rispetto dei requisiti – saremmo lieti di accoglierla. ​»

    Quel tono professionale imperturbato sembrava quasi un'altra provocazione. Del tipo che nella sua lunga carriera aveva gestito innumerevoli tizi come lui, non era il primo, non sarebbe stato l'ultimo, sapeva cosa dire per levarselo dai piedi.

    Estrasse un grosso libro rilegato dal cassetto interno al podio. Si apriva su pagine datate con tanto di sezionamenti d'orario, dov'erano appuntati i vari clienti della giornata.

    « Con che nome è stato segnato per oggi? ​»

    ...Kaworu rispose assottigliando gli occhi, muto. Il receptionista tradì giusto una traccia d'esasperazione prima di richiudere l'agenda.

    « Nel caso può riservarsi un tavolo tramite la nostra app– ​»

    « Non so manco dove TROVARLE queste app!! ​»

    Perché continuavano a infilargliele in gola ovunque si girasse?!

    All'ennesimo schiamazzo frustrato sentiva gli sguardi della gente addosso. Quei parassiti tutti identici e omologati, gli uomini negli stessi completi da beccamorto, le donne che tra gioielli e tacchi trovavano ogni modo d'essere scomode per farsi competizione.

    Si fottano. Ritornava le occhiatacce di sdegno con la stessa intensità, ma almeno lo faceva a testa alta, loro invece spiavano da dietro i bicchieri giusto abbastanza a lungo da non renderlo palese. Perché l'apparenza era sempre al primo posto.

    Si ammucchiavano come porci tra i divanetti in tessuto e le tende illuminate dalle luci soft. Circondati dal privilegio ma vuoti dent–... Ah, quella era una sorpresa.

    « NORIKO!! ​»

    Gridò senza vergogna attraverso le doppie porte aperte, raggiungendo la rossa sola soletta al suo tavolo. La vide a distanza e di profilo, ma la chioma e le sue forme la rendevano ben riconoscibile.

    « Visto? Sono con lei. ​»

    Disse al pinguino una volta attirata l'attenzione della compagna di classe.

    « Diglielo, Nakajima! Siamo assieme! ​»

    Anche se lei e Miya non si erano mai davvero parlati, nonostante le numerose lezioni e prove pratiche affrontate assieme. Il nipote diceva la ragazza fosse inquietante, ma Kaworu ci aveva sempre visto un certo fascino... Non si aspettava di trovarla in un tugurio simile.

    Sperava sarebbe comunque venuta in suo soccorso, perché il cenno che l'uomo bicolore aveva fatto verso sala era il classico "qualcuno porti questo buffone fuori, per piacere".

    Non voleva lasciargli la soddisfazione.
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    I ristoranti italiani non peccavano mai di eleganza. Almeno, quelli scelti attentamente da lei, non le migliaia di patetiche imitazioni sparse per il Giappone aperte dal primo straniero in grado di fare due spaghetti in bianco. Consumare un pasto in un ristorante doveva essere molto di più di usare coltello e forchetta (se si aveva un minimo di educazione) per riempirsi la pancia. Doveva essere, invece, una coccola, un momento di relax dove l'intero staff del locale era a sua completa disposizione, soddisfacendo tutte le sue richieste finchè dalle sue tasche continuavano a uscire tutti quei succulenti biglietti verdognoli. Questo in particolare aveva avuto l'onore di essere considerato dalla rossa come uno dei suoi preferiti, non trattenendosi dal farlo notare per ottenere le grazie dei responsabili e di conseguenza di cuochi e camerieri. Chiaramente, una recensione da un personaggio del suo calibro era un'ottima pubblicità, perciò ogni volta che presenziava a cena o a pranzo, lo staff faceva il possibile per farla sentire il più possibile a suo agio, lei come altri importanti clienti naturalmente.

    Gustava in totale tranquillità e riservatezza le tagliatelle al ragù che aveva arrivato, appena arrivate, con impeccabile puntualità, ancora deliziosamente calde. Con movimenti lenti della mano faceva girare la forchetta attorno ai rossastri serpentelli di pasta, cogliendo intanto una conversazione un po' più alta delle altre. Qualcuno all'entrata, sicuramente un barbaro che non si era neanche degnato di prenotare prima di presentarsi in un posto così esclusivo, lo sentiva schiamazzare contro il receptionist. Che tristezza. Ma, visto che nessun'altra conversazione interessante stava avendo luogo attorno a lei, si concesse il guilty pleasure di ascoltarne una più insignificante. Rimase concentrata sul suo piatto, ma il suo orecchio provava a cogliere le frasi pronunciate da entrambe le parti. Non era semplice, a causa delle porte vetrate, tuttavia una parola riuscì a catturare maggiormente la sua attenzione.

    "...Pro-Hero..."

    A quel punto la Nakajima non riuscì a trattenersi dal spostare il suo sguardo in direzione della porta, mentre masticava il suo boccone. Individuò un giovane ragazzo dai capelli neri, ma non presentava altri tratti particolari che l'aiutassero a riconoscerlo. Sembrava visibilmente agitato contro l'uomo vestito di tutto punto, quando i suoi occhi incontrarono per caso quelli della rossa.

    "NORIKO!"

    La ragazza lo guardava sbigottita, con gli occhi leggermente sgranati mentre l'individuo attraversava le porte vetrate per raggiungerla al suo tavolo. La mano andò istintivamente alla tasca che conservava il cellulare, le sarebbe bastata una breve combinazioni di tasti e le sue due guardie del corpo sarebbero irrotte nel locale e sbattuto sul pavimento quella persona fin troppo agitata per i suoi gusti. L'aveva chiamata per nome, quell'orco. Peggio, l'aveva urlato davanti all'intero locale. A dir poco imbarazzante. Sentiva la superficie della lingua già farci acida, privandola in parte del sapore del boccone di tagliatelle che ancora masticava. Eppure, a guardarlo meglio, c'era qualcosa di familiare in lui.

    Non poteva rimproverarsi il tempo che aveva impiegato a individuare nel ragazzo il suo compagno di classe: Miyasato Oshima. Aldilà del suo aspetto facilmente dimenticabile, lo studente della sezione B era forse sul fondo della classifica da lei stilata, insieme a qualche altro aspirante eroe apparentemente di poco conto. Silenzioso, riservato, apparentemente innocuo e con un quirk relativamente poco impressionante. Ciò che la lasciava sbalordita, però, era che dal punto di vista caratteriale la figura costruita nella sua mente non corrispondeva con quella che aveva davanti. Fin troppo rumoroso, fin troppo sfacciato nel chiederle di sostenerlo nella scenetta, facendo finta che fosse un suo invitato. Rimase in silenzio per diversi secondi, anche dopo aver finito di masticare il suo boccone, tenendo gli occhi fissi su di lui. Finalmente, il suo sguardo si rilassò e le sue labbra si curvarono nel suo solito cordiale sorriso.

    Ben arrivato, Oshima-san. Pensavo non saresti più arrivato.

    Ora era curiosa, quindi perchè non chiacchierare un po' col giovane Miyasato per scoprire a cosa fosse dovuto quel comportamento anomalo? Allungò una mano aperta in direzione della sedia proprio davanti a lei, invitandolo a sedersi. Si sarebbe quindi girata verso il cameriere, alzando in maniera elegante una mano. Era vestita di una camicia bianca, la giacca pesante nera ordinatamente posata sullo schienale della sua sedia, le sue gambe coperte da dei lunghi ed eleganti pantaloni dal medesimo colore, i suoi piedi da lucide scarpe nere.

    Vi chiedo perdono, devo aver prenotato erroneamente per una sola persona. Potreste cortesemente apparecchiare anche per il mio invitato? Grazie.

    Il cameriere annuì e, dopo pochi minuti, avrebbe portato un piatto, delle posate, due bicchieri (uno per l'acqua e uno per il vino) e un menù, prima di allontanarsi, lasciandoli soli. La Nakajima, con un lento movimento della mano, strisciò il menù sul tavolo, in direzione di Miyasato, invitandolo a ordinare qualcosa. Abbassò dunque lo sguardo verso il suo piatto, arrotolando un'altra forchettata di tagliatelle, alzando la forchetta verso la bocca, gli angoli della quale erano nuovamente in posizione neutra, spostandosi con una mano le ciocche di capelli che le cadevano sulle guance, per evitare di sporcarle.

    Mi auguro di venire almeno considerata per qualche premio come personaggio non protagonista, Oshima-san.

    Disse, con tono calmo e rilassato, riferita ovviamente al teatrino creato dallo studente, prima di mettersi con educazione la forchetta in bocca.
     
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