Scheda - Lv.2Narrato -
Pensato -
Parlato_________________________
I ristoranti italiani non peccavano mai di eleganza. Almeno, quelli scelti attentamente da lei, non le migliaia di patetiche imitazioni sparse per il Giappone aperte dal primo straniero in grado di fare due spaghetti in bianco. Consumare un pasto in un ristorante doveva essere molto di più di usare coltello e forchetta (se si aveva un minimo di educazione) per riempirsi la pancia. Doveva essere, invece, una coccola, un momento di relax dove l'intero staff del locale era a sua completa disposizione, soddisfacendo tutte le sue richieste finchè dalle sue tasche continuavano a uscire tutti quei succulenti biglietti verdognoli. Questo in particolare aveva avuto l'onore di essere considerato dalla rossa come uno dei suoi preferiti, non trattenendosi dal farlo notare per ottenere le grazie dei responsabili e di conseguenza di cuochi e camerieri. Chiaramente, una recensione da un personaggio del suo calibro era un'ottima pubblicità, perciò ogni volta che presenziava a cena o a pranzo, lo staff faceva il possibile per farla sentire il più possibile a suo agio, lei come altri importanti clienti naturalmente.
Gustava in totale tranquillità e riservatezza le tagliatelle al ragù che aveva arrivato, appena arrivate, con impeccabile puntualità, ancora deliziosamente calde. Con movimenti lenti della mano faceva girare la forchetta attorno ai rossastri serpentelli di pasta, cogliendo intanto una conversazione un po' più alta delle altre. Qualcuno all'entrata, sicuramente un barbaro che non si era neanche degnato di prenotare prima di presentarsi in un posto così esclusivo, lo sentiva schiamazzare contro il receptionist. Che tristezza. Ma, visto che nessun'altra conversazione interessante stava avendo luogo attorno a lei, si concesse il
guilty pleasure di ascoltarne una più insignificante. Rimase concentrata sul suo piatto, ma il suo orecchio provava a cogliere le frasi pronunciate da entrambe le parti. Non era semplice, a causa delle porte vetrate, tuttavia una parola riuscì a catturare maggiormente la sua attenzione.
"...Pro-Hero..."A quel punto la Nakajima non riuscì a trattenersi dal spostare il suo sguardo in direzione della porta, mentre masticava il suo boccone. Individuò un giovane ragazzo dai capelli neri, ma non presentava altri tratti particolari che l'aiutassero a riconoscerlo. Sembrava visibilmente agitato contro l'uomo vestito di tutto punto, quando i suoi occhi incontrarono per caso quelli della rossa.
"NORIKO!"La ragazza lo guardava sbigottita, con gli occhi leggermente sgranati mentre l'individuo attraversava le porte vetrate per raggiungerla al suo tavolo. La mano andò istintivamente alla tasca che conservava il cellulare, le sarebbe bastata una breve combinazioni di tasti e le sue due guardie del corpo sarebbero irrotte nel locale e sbattuto sul pavimento quella persona fin troppo agitata per i suoi gusti. L'aveva chiamata per nome, quell'orco. Peggio, l'aveva urlato davanti all'intero locale. A dir poco imbarazzante. Sentiva la superficie della lingua già farci acida, privandola in parte del sapore del boccone di tagliatelle che ancora masticava. Eppure, a guardarlo meglio, c'era qualcosa di familiare in lui.
Non poteva rimproverarsi il tempo che aveva impiegato a individuare nel ragazzo il suo compagno di classe: Miyasato Oshima. Aldilà del suo aspetto facilmente dimenticabile, lo studente della sezione B era forse sul fondo della classifica da lei stilata, insieme a qualche altro aspirante eroe apparentemente di poco conto. Silenzioso, riservato, apparentemente innocuo e con un quirk relativamente poco impressionante. Ciò che la lasciava sbalordita, però, era che dal punto di vista caratteriale la figura costruita nella sua mente non corrispondeva con quella che aveva davanti. Fin troppo rumoroso, fin troppo sfacciato nel chiederle di sostenerlo nella scenetta, facendo finta che fosse un suo invitato. Rimase in silenzio per diversi secondi, anche dopo aver finito di masticare il suo boccone, tenendo gli occhi fissi su di lui. Finalmente, il suo sguardo si rilassò e le sue labbra si curvarono nel suo solito cordiale sorriso.
Ben arrivato, Oshima-san. Pensavo non saresti più arrivato.Ora era curiosa, quindi perchè non chiacchierare un po' col giovane Miyasato per scoprire a cosa fosse dovuto quel comportamento anomalo? Allungò una mano aperta in direzione della sedia proprio davanti a lei, invitandolo a sedersi. Si sarebbe quindi girata verso il cameriere, alzando in maniera elegante una mano. Era vestita di una camicia bianca, la giacca pesante nera ordinatamente posata sullo schienale della sua sedia, le sue gambe coperte da dei lunghi ed eleganti pantaloni dal medesimo colore, i suoi piedi da lucide scarpe nere.
Vi chiedo perdono, devo aver prenotato erroneamente per una sola persona. Potreste cortesemente apparecchiare anche per il mio invitato? Grazie.Il cameriere annuì e, dopo pochi minuti, avrebbe portato un piatto, delle posate, due bicchieri (uno per l'acqua e uno per il vino) e un menù, prima di allontanarsi, lasciandoli soli. La Nakajima, con un lento movimento della mano, strisciò il menù sul tavolo, in direzione di Miyasato, invitandolo a ordinare qualcosa. Abbassò dunque lo sguardo verso il suo piatto, arrotolando un'altra forchettata di tagliatelle, alzando la forchetta verso la bocca, gli angoli della quale erano nuovamente in posizione neutra, spostandosi con una mano le ciocche di capelli che le cadevano sulle guance, per evitare di sporcarle.
Mi auguro di venire almeno considerata per qualche premio come personaggio non protagonista, Oshima-san.Disse, con tono calmo e rilassato, riferita ovviamente al teatrino creato dallo studente, prima di mettersi con educazione la forchetta in bocca.