Tagliarsi le dita su una corda spezzata

Role -- Midori Hasegawa (Why Bother) x Miyasato Oshima (Stan)

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    Miyasato Oshima No, non so suonare la chitarra. Diffidate da chiunque ve l'abbia raccontato, perché hanno mentito. Quel che faccio è banalmente captare qualche melodia interessante e far del mio meglio per replicarla, credo per saper "suonare" qualcosa bisognerebbe disporre della creatività e del talento per creare la propria musica.

    Grazie ad Amachi ho imparato ad impugnare lo strumento e conosciuto le note più base, poi i videotutorial mi hanno guidato a identificare certe sequenze dal loro suono e riprodurle sulle mie corde. Peccato che la teoria sia molto più intuitiva della pratica.

    Giuro che le mani umane non sono fatte per movimenti di questo tipo! Ho sempre paura di spezzarmi qualche nervo delle dita contorcendole in forme così scomode, e pensare che da sciocco spettatore ho sempre pensato fosse uno degli strumenti più semplici.

    E invece mi ci vuole un ammontare di tempo imbarazzante a posare i polpastrelli nei punti giusti, senza parlare di tutti i problemi che ho a saltare da una nota all'altra continuando la melodia. C'è sempre qualche vuoto troppo lungo tra un colpo di plettro e l'altro.

    ...Però una volta faticavo a creare forme molto base in Adelinium, né mi sarei mai immaginato di correre quattordici chilometri in una sola giornata. Nel fare qualcosa di nuovo si comincia sempre facendo schifo, eppure con abbastanza pratica anche una persona senza talento come me può (forse) alzarsi al livello della mediocrità.

    Il problema però è l'imbarazzo.

    Nulla mi fa sentire a disagio come generare un suono che raggiungerà un orecchio altrui. Mi sento... Così... Esposto. Non so descriverlo ma so che mi da la nausea. Solitamente aspetto i coinquilini vachino gli alloggi studenteschi prima di tirar fuori l'impianto, anche se già la presenza di Kaworu mi mette un po' in soggezione, ma ormai siamo abituati ad aver sacrificato certe privacy l'uno con l'altro.

    Potermi dare alla chitarra elettrica solo qualche ora nel fine settimana, tuttavia, mi lascia sempre poco soddisfatto. L'albino mi costringeva a correre ogni mattina, e per quanto l'abbia maledetto devo ammettere mi abbia giovato. Avessi lasciato libera un'intera settimana tra le sessioni il mio corpo non si sarebbe mai adattato.

    Quindi... Ho cominciato a farlo di nascosto.

    Esco la mattina presto, prima delle lezioni, prima ancora Kaworu si svegli, e salgo la scalinata verso il tetto di uno tra i più alti edifici scolastici dell'accademia. Da lassù si vede quasi l'intera scuola attraverso la rete in metallo, e particolarmente a quell'ora si scorgono i primi accenni di sole all'orizzonte, che a breve avrebbero svegliato un istituto ancora dormiente.

    Solitamente mi siedo a gambe incrociate per terra, con la schiena alla recinzione, e strimpello un po' sulla chitarra unplugged. Alla fine voglio solo prendere confidenza nei movimenti e diventare un po' più fluido, non importa generare il giusto suono.

    Il bersaglio di oggi sarà la stessa melodia che ho in cuffia da quando sono uscito dal letto fino ad ora che sto salendo le scale: "Hillbilly Man". L'ho orecchiata la prima volta qualche giorno fa e immediatamente è finita in lista tra le tracce che vorrei riprodurre. Sembra abbastanza semplice e contiene diversi loop, teoricamente l'ideale per farci pratica su.

    Ho aperto questa stessa porta sul tetto ormai una dozzina di volte attorno a questo orario... Ma oggi il panorama è spezzato da una sagoma intrusa.

    « A–Ah! S–Scusa! ​»

    Nemmeno registro chi cosa come, mi basta constatare la presenza di un altro essere umano per andare in tilm e sentirmi un bambino beccato a rubare l'ultimo biscotto.

    « N–Non pensavo ci fosse qualcun altro, haha... Qua sopra, intendo! ​»

    Nel nervosismo i miei istinti cercano di nascondere la custodia dietro di me. Come se quel gesto potesse mai mascherare la sua forma inconfondibile.

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    Midori Hasegawa
    La sensazione che mi dava il tetto della scuola era unica nel suo genere. Era come se potessi vedere un grande campo di fiori, quando i fiori erano ancora boccioli. Troppo poetico e banale? Beh, però era vero. Guardar di sotto, con in mano una tazza di caffè macchiato con latte scremato, tiepido, mi faceva sentire bene. Quel passeggero pensiero che forse non avevo tutto il mondo sulle spalle, che non c'era quel peso schiacciante a rallentarmi e farmi andare più in là tutto il tempo, tutti i giorni.

    « Tch tch tch. »

    C'era tempo per pensare al da farsi, come organizzare lo studio di oggi - salvo il fatto che qualcun altro sembrava aver avuto la mia stessa idea. Mi voltai a guardare chi era stato a interrompere il mio flusso di idilliaci pensieri su come etichettare adeguatamente tutti gli appunti, che tipo di penne usare e quando richiamare Castiel con uno sguardo a dir poco glaciale. Ero anche di malumore.

    A dirla tutta il mio latte non mi sembrava molto scremato.
    Ma non avrei odiato il prossimo per questo.

    Osservai la figura davanti a me. Aveva una chitarra.
    Non poteva scappare. Incrociai le braccia davanti al petto, divaricai appena le gambe e lo osservai con uno sguardo di sfida. Infine, decisi di voltarmi dall'altra parte e tornare a guardare di sotto mentre lui poteva benissimo accomodarsi anche lui sul tetto.

    « Non ti mangio mica, tranquillo. »

    Poi roteai gi occhi, ripensando a cosa avevo detto.
    Avevo mentito, forse.

    « Dipende da cosa suoni. Quindi sei a rischio. »

    Avrei potuto incenerire per cover ingloriose o pessimi gusti musicali. Ciò nonostante, ero di bocca buona, quindi potevo affermare che quel ragazzo non fosse davvero così in pericolo. Tirai un nuovo sorso dal mio caffelatte, constatando che avevo ragione. Il latte era palesemente intero - la ragazza del bar mi odiava.
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    Miyasato Oshima ...È Midori. Oddio, dirla così fa sembrare che la conosca! No, è semplicemente del mio stesso anno e corso, le nostre classi sono solite attendere certe lezioni ed attività in congiunzione.

    E adesso conosce il mio oscuro segreto.

    « Non volevo interromperti! È sempre stato vuoto tutte le altre volte che– ​»

    Ecco, bravo, scavati ulteriormente la fossa. Adesso le ho pure detto che non sia qua a caso ma sia proprio un'abitudine. Spero solo d'essere abbastanza anonimo come presenza nella classe che non varrà la pena dirlo a nessuno. Dopotutto in quale discussione potrei mai saltar fuori io?

    Conosco Hasegawa un po' come tutti gli altri, di vista in classe, e di nome grazie all'appello. Eccezione i pochi che davvero ho incrociato e infatti non pensano così bene di me. Andavo d'accordo con Amachi, ma chissà dov'è finita.

    « ...Q–Quali sono le canzoni che ti fanno venire fame? Magari le evito, haha... ha... ​»

    Che disagio.

    In altre circostanze mi sarei inchinato, avrei chiuso la porta, e non mi sarei fatto vivo a scuola per il resto della giornata. L'avrei raccontato a Kaworu e lui mi avrebbe fatto la lavata di capo su come mi serva l'interazione sociale per non impiccarmi.

    Cerca sempre di spronarmi a far conoscenza anche solo con i miei vicini di banco, ma sono sempre restio... Vivo nel terrore di ripetere l'accaduto con Masami o con Rei, diventare un peso.

    « Io sono Miya! Della sezione B... N–Non so se già lo sapevi. Cioè! Non te ne farei una colpa se–... Vabbeh... Buongiorno? ​»

    Eppure ho oltrepassato la soglia.

    Setto zaino e custodia al fianco della rete, forse posizionandomi un po' troppo lontano da lei pur di non rischiare il caso opposto. Fa strano inchinarsi a qualcuno che sembra radioattivo da quanto sono attento a non invadere il suo spazio personale.

    Già lo sguardo che ho incassato all'inizio non era dei più amichevoli, non mi ha "accolto", nonostante sia stata educata. Voglio provare a star qui per un po' ma esser pronto a defilarmi al primo segno d'astio.

    Conoscendomi, potrebbe non tardare a presentarsi.

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    Midori Hasegawa
    Osservai quel tremolante insieme di parole con uno sguardo tranquillo e pacato, nonostante tradissi una vena di voglia di giudicare. Si, ogni tanto anche io ho dei momenti da persona un pochino cattivella. (In realtà no, ma ... sono dettagli, stavo recitando una parte)

    « Certo che mi hai interrotto. E dovrò mettere il muso, per questo. »

    Dopo qualche istante di espressione sostenuta, scoppiai a ridere subito dopo, nascondendo il volto con la mano. No, non ero proprio in grado a fare la cattiva - e neanche a mettere su il broncio. Forse per qualche istante, ma non sarebbe durato a lungo.

    « Dai, scherzo! Noi ragazze non mordiamo mica, sai? Oddio, c'è una mia amica che lo fa. Ma non è in giro, quindi puoi stare tranquillo. »

    Cosa avrò mai voluto dire?
    Ad ogni modo, gli diedi le spalle e tornai ad osservare il cortile con uno sguardo tranquillo, lontano dalle preoccupazioni che dovevo gestire di solito - i ritardi con le prove, lo studio, la divisa da hero troppo generosa.

    « Mi piace il rock classico, il punk e qualcosa di pop. Ma con il lavoro che faccio, apprezzo un pochino tutto. »

    Aggiunsi, per non lasciare che la sua domanda iniziale cadesse completamente nel vuoto. Tirai un nuovo sorso alla mia bevanda, per poi iniziare a giocherellare con una ciocca di capelli del mio codino sinistro, che nel frattempo stava lentamente scivolando verso un grigio fumo appena appena accennato. Il colore originale era ancora visibile, comunque, ma con qualche curiosa meche che usciva qui e lì. Che bella la rifrazione.

    « Mi ricordo di te, ma ti conosco solo di nome. Non ho grandi ricordi di tue prove pratiche o altro. Ma mi fa piacere che ti ricordi di me, invece. »

    Whoops.
    L'ho fatto di nuovo.
    Ho spostato l'attenzione su di me.
    Cattiva, Midori, cattiva.

    Mi voltai, a quel punto, per offrirgli un gentile sorriso.
    Massì, se l'era meritato. Potevo tornare a essere me stessa, dai.

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    Miyasato Oshima Per un secondo le mani smettono di tremolare, l'agitazione si scioglie, persino il mio respiro non è più irregolare... Ma è soltanto perché è stato tutto sostituito da un paralizzante gelo che mi tocca il midollo osseo, dopo le parole severe della ragazza.

    Dura a malapena un momento ma è abbastanza per rendermi un blocco di marmo davanti alla castigazione di Midori. Poi ride, e di riflesso rido anch'io, seppur si noti una palese aura di "ahah – decisamente non ero a un passo dall'attacco cardiaco – ahah, bella battuta".

    « Heh... La tua amica andrebbe d'accordo con mia sorella, allora! Lei mi ricorda continuamente che le ragazze non sempre sono delicate e dolci come possono sembrare. ​»

    Oddio. Suona sessista detta in questo modo?? Spero non la interpreti male, giuro che non volevo generalizzare su come dovrebbero comportarsi le femmine! Per un attimo penso di chiarificare ma me ne sto zitto, conoscendomi finirei solo per tirar fuori qualcosa ancor peggiore.

    Preferisco seguire il nuovo discorso portato avanti da lei, come al solito finisco per cercare rifugio nella musica. Hmm, non mi sarei aspettato quei gusti da una come lei. Sono generi che mi ha citato anche Amachi ma con la lemure non ho battuto ciglio, mentre farebbe strano vedere i capelli multicolore di Hasegawa partire in un headbang.

    ...Pure questo è sessista?

    « Oh! Anche a me piacciono! ​»

    Dico, conscio di star barando visto che avrei detto la stessa cosa di qualsiasi genere. Se trovi le canzoni e gli artisti giusti riesci a cogliere il bello in tutte le categorie, chi più e chi meno.

    « Ascolti solo classici Americani o includi qualcosa dal Giappone? ​»

    Lei come me ha detto di poter apprezzare un po' di tutto... Per lavoro? A malapena riesco a gestire la mia vita com'è adesso, quando sento di gente che oltre allo studio e gli hobby ha persino un impiego non so dove trovino quelle ore extra nella giornata.

    « Uhm, se posso chiedere, che lavoro fai? ​»

    Sono contento di poterlo domandare e non averlo sentito di sfuggita da qualche altra parte. Perché se mi presentassi dal niente sapendo anagrafica, classe, e persino lavoro, farei troppo la figura del ficcanaso. Due su tre già è meno allarmante.

    E comunque... Non so bene cosa... Fare. Il piano di far pratica è andato in fumo, se sono ancora qui è in disperato tentativo di socializzare, e forse è un pretesto un po' troppo scomodo. Non ho nemmeno qualcosa tra le dita con cui maneggiare, né so dove guardare, sarebbe strano fissarla mentre lei invece ho la sguardo al panorama...

    Suppongo guarderò anch'io verso i giardinetti.

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    Midori Hasegawa
    Arricciai il naso, leggermente infastidita da entrambe le frasi che aveva pronunciato.

    Cioè, incredibile.
    Prima mi definiva un'hipster.
    E poi diceva di non conoscermi.

    Praticamente avrebbe potuto insultarmi peggio solo dicendo che ero carina.
    Tch.

    « Sono quasi offesa.»

    E per certi versi era vero. Ma gli avevo già sorriso una volta, non avevo intenzione di farlo troppo di più - altrimenti si sarebbe potuto montare la testa. E non era qualcosa che volevo, nonostante fossi buona e gentile con tutti. Cercai di immaginarmi come doveva essere la sorella di quel ragazzo - magari era simpatica. In fondo se lui era così timido, lei probabilmente doveva essere scoppiettante ed esplosiva per contrasto.

    « In primo luogo perché pensi che io possa limitarmi ad ascoltare solo classici Americani. Ascolto anche roba nostrana, tipo i Kana-Boon, varie band Rock e Pop, JUSTadIce e così via. »

    Feci un passetto indietro a quel punto, voltandomi sui tacchi per guardare verso di lui. Le mie mani erano scivolate rapidamente dietro la schiena, come per essere nascoste alla vista. Feci un passetto in avanti verso di lui, guardandolo dal basso verso l'alto, fessurizzando gli occhi. Dopo un istante sarei tornata alla mia posizione iniziale, senza motivo apparente.

    « Sono una idol in training. E beh, sono alla Yuuei e ho come obiettivo diventare un'eroina, tra una cosa e l'altra. Acqua in bocca però, eh. Che se ti dico qualche informazione, rischio una denuncia volante. Ma sono troppo carina per farmi denunciare. »

    Mi sentivo frizzantina, per qualche ragione. Era più semplice del previsto avere a che fare con una persona in soggezione - semplicemente non mi era mai successo prima? Tossicchiai appena, aspettando che reagisse alla mia informazione.
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    Sorry del leggero ritardo :**: Ho avvisato WB.

    Miyasato Oshima Midori è perfettamente descritta col termine "destabilizzante". Un momento sembra irritata, poi mi sorride, dopodiché arriccia il naso e infine torna ad essere tranquilla. Per certi versi mi ricorda Noriko, e – indifferentemente dalle opinioni di Kaworu in merito – non è una cosa positiva.

    Mi viene facile (anche troppo) pensarmi la fonte del problema quando le cose non vanno lisce interagendo con qualcuno... Però lei sembra quasi starsi divertendo davanti ad una preda facile come me. Assomiglia al mio "coinquilino" quando mi stuzzica con battute inappropriate, sapendo reagirò in maniera buffa.

    « Anch'io li ascolto! ​»

    Rispondo come non avessi sentito il commento sull'averla quasi offesa. Se ho imparato qualcosa dagli ultimi mesi è non dar certe soddisfazioni a chi vuole strapparmele. Invece preferisco mostrare un sorriso ed esternare un certo entusiasmo sentendo citati nomi che da anni sono nelle mie playlist.

    « Fa piacere trovare qualcun altro con almeno un orecchio in Giappone. Parlando di musica con certe persone sembrano quasi vergognarsi degli artisti locali. ​»

    È un'irritante tendenza da parte di chi "se ne intende" di musica. Non è raro si svalutino le produzioni Giapponesi mettendole a paragone con quelle Americane e Inglesi.

    « Certo, diversi generi sono stati inventati o perfezionati altrove, ma la nostra nazione ha sviluppato molte correnti sonore uniche a noi. Si perde un sacco di varietà cercando soltanto oltremare. ​»

    Devo mordermi la lingua prima di continuare ulteriormente, la musica è uno dei pochi argomenti su cui potrei dilungarmi per ore e ore annoiando a morte chiunque a meno che non mi dia uno stop. Una lezione che ho imparato duramente nei primi anni di scuola media.

    ...Anche volendo però non ne sarei stato in grado, vista la successiva mossa della ragazza. Si avvicina, e mi scruta. Sembra mi stia investigando con lo sguardo, non so cosa cerchi, ma non gestisco bene essere al centro di attenzioni così dirette.

    Trattengo il respiro e ho l'impressione di star battendo il cuore manualmente. Cerco di captare che giudizio si nasconda dietro gli occhi di lei... Ma non leggo nulla prima che torni al suo posto.

    Con quel che ha rivelato, magari stava solo valutando se fossi affidabile. O se fossi abbastanza mollusco da tenere la bocca chiusa a riguardo.

    « U–una idol?? ​»

    Se la compagna di corso avesse voluto giocherellare un altro po' con me sarebbe stato facile interpretare quell'uscita come incredulità che "una come lei" potesse esserlo. Sì, incredulo lo sono, ma per altre ragioni.

    « Wow. Dal poco che so è un percorso con dei ritmi estenuanti, no? Seguire un training simile assieme agli studi e alle lezioni pratiche della UA... Invidio un sacco la tua autodisciplina! Me ne basterebbe la metà per essere sistemato a vita, haha... ​»

    Spesso e volentieri per essere un'idol dovevi gestire troppe discipline per una persona sola. Tante ragazze sono cantanti, modelle, strumentiste, attrici, e molto altro! E se già non bastasse, Midori voleva mischiare ciò con una carriera da Eroina.

    Dove avrebbe trovato le ore per dormire?

    « Quindi vorresti essere, tipo... Una Idol-Hero? M'immagino qualcosa in stile Magical Girl. Oppure terresti i due mondi separati? ​»

    Mi torna in mente quel Pro-Hero di cui ho letto una volta, che dopo anni di Eroismo intraprese una carriera da attore teatrale quando non era in servizio. E ci tenne a distanziare il più possibile le due mansioni, in segno di "rispetto per la sobrietà del ruolo di Hero".

    Molti altri tuttavia implementano senza problemi un percorso nel mondo dello spettacolo all'interno dell'immagine Eroistica che proiettano. Diventa il loro brand, Mirai non sarebbe stata la prima o ultima idol tra gli Eroi... Ma l'avrebbe voluto?

    « Tranquilla, il tuo segreto è al sicuro con me. ​»

    Le prometto, con tanto d'alzata del mignolo. A chi mai dovrei dirlo in ogni caso?

    « Però sei davvero impressionante! Io nemmeno ho ancora idea di cosa farò con la Licenza, sempre se riesco ad ottenerla... E invece ci sono studenti che già hanno imboccato una strada ben definita. ​»

    Non ho grandi talenti, mi mancano salde ideologie su cui basare una carriera da Hero, se sono ancora qui è perché so che con le mie abilità potrei aiutare qualcuno... E se mancassi, ci sarebbero un paio di braccia in meno a loro difesa.

    Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, o qualcosa del genere. Però se le mie responsabilità saranno proporzionali ai miei poteri, non credo farò mai veramente la differenza.
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    Midori Hasegawa
    Oh bene, bene, il ragazzo aveva buongusto.
    E aveva la testa a posto al non dare per scontato che la musica nostrana fosse inferiore a quella d'oltreoceano. Anche perché ne facevo parte, quindi doveva ben guardarsi da dire una cosa del genere, avrei potuto mettere su un broncio da far spavento al peggiore dei Villain.

    « Credo sia un fenomeno psicologico molto diffuso - la nostra industria a che so lavora principalmente sull'oltreoceano. Ma ovviamente c'è un'enorme fetta di gente che ne capisce qualcosa, per fortuna. »

    Quello che diceva era vero, era come se si dovesse cercare la risposta ai propri problemi lontano da dove si era nati. Ma in base a cosa poi? Una preferenza è comprensibile, sono anche io palesemente molto influenzata dalle wave americane. Ma non riesco a non headbangare fortissimo quando cantano determinati gruppi nostrani.

    « Oh, ecco, questa è la reazione giusta. Non vado in palestra e in studio praticamente ogni giorno per non avere almeno un gaaaassp. »

    Ridacchiai, era palese che stessi scherzando e non lo facessi per quello. Il tono che avevo usato lo rendeva lampante. Ma era divertente vedere come aveva reagito. Rendeva la situazione un pochino più normale e ordinaria e mi piaceva. Portai le mani dietro la schiena, staccandomi dal cornicione per prestargli più ordinariamente attenzione. Le sue domande e considerazioni erano vere, ritenevo di avere una quantità notevole di autodisciplina.

    Ma del resto, non avevo molta scelta a riguardo.
    Con la fortuna che avevo avuto alla lotteria genetica non potevo permettermi di non diventare un'eroina, mamma e papà ci sarebbero rimasti male. E diventare un'idol? Avevo bisogno di portare felicità in giro in tutti i modi possibili.

    « Voglio essere la versione migliore di me stessa, ecco. Essere una idol mi permette di rendere felice il prossimo e essere una hero mi permette di aiutare quante più persone possibili. Un pochino smielato, forse, ma sento il bisogno fisico di farlo. »

    La sua frase successiva mi fece pensare.
    Portai una mano al mento, sollevando lo sguardo. Quel che diceva era vero, c'era tanta gente con una strada definita - ma io non la vivevo propriamente bene ad essere onesti. Avevo questo peso gigantesco in gola che a volte non mi faceva respirare bene. Tante volte mi alzavo dal letto con il desiderio di stendermici sopra e non alzarmi più. Ma... non era sempre così, altrimenti non sarei mai arrivata al domani.

    « Beh... il fatto che tu non abbia una strada definita, non vuol dire che puoi diventare qualsiasi cosa tu voglia? »

    Chiesi, prima di voltarmi verso di lui e offrirgli un signolo, smagliante e splendente sorriso.
    Non andava bene essere tristi intorno a me. Proprio no.

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    Perdonami il ritardo :cow:

    Miyasato Oshima Sapendo che Midori vuole far parte dello showbusiness si spiegano i suoi modi di fare un po'... Stuzzicanti. Certamente non noiosi, però, il che è un successo per chi aspira ad intrattenere, a carpire le attenzioni di chi le sta attorno.

    Ciò nonostante sembra una brava persona! E non lo dico (solo) perché mi sbilanci in favore di chi è in grado di seguirmi quando parlo di musica. Ha davvero uno spirito eroico.

    In due anni di Accademia ho guardato i miei compagni e coetanei dal mio piccolo angolo solitario, realizzando di non reggere il paragone, e forse cercando in loro qualcosa che potesse aiutarmi a trovare la mia strada.

    Quel che è strano, tuttavia... È che tanti raccontano le stesse storie e dicono le stesse frasi, senza darne dimostrazione in ciò che sembra motivarli veramente. Sarà la cattiva influenza di Kaworu, ma più ci avviciniamo al Diploma e meno le loro intenzioni sembrano altruistiche.

    Però chi sono io per giudicare? Uno come me non ha il diritto di condannare anche il più egoista ed egocentrico degli Eroi. Perché almeno loro qualcosa in cui credono l'hanno.

    « Eh... Difficile scegliere cosa diventare se non sai ancora chi sei, haha. ​»

    Rispondo all'ultimo incoraggiamento della ragazza, smorzando con una risata finale quella che – leggendo tra le righe – poteva essere una frase preoccupante.

    Se anche Midori non è onesta come appare perlomeno sarà una grande attrice, perché il suo sorriso è molto convincente. Qualcuno come Takahashi o Kurai non avrebbe perso tempo ad accogliere le mie lamentele, il fatto che il suo primo istinto sia stato ragionare un attimo e generare una perla di saggezza riflette a dovere il suo desiderio d'aiutare il prossimo.

    Eppure non riesco a reggere a lungo il contatto visivo, e fuggo con lo sguardo lontano dalla sua espressione radiosa. Mi appoggio con il braccio alla rete che delimita il tetto, e ne stringo il metallo gelido tra le dita.

    « Credi che... Cioè, quale pensi sia... Il motivo per cui vuoi dedicarti agli altri? È semplicemente nella tua natura? ​»

    Nelle sue parole, se strizzo gli occhi, quasi riesco a intravedere quella che in un mondo più giusto sarebbe la versione migliore di me. Quel che vorrei dire e fare, ma non posso.

    Dall'esterno io e Mirai potremmo sembrar simili nelle ambizioni, mi viene spesso detto che pensi troppo agli altri, anche più che il mio stesso benessere... Ma so che a separarci sono le nostre ragioni.

    E se per essere un buon Eroe devi esser nato con il giusto spirito, che possibilità abbiamo "noi" di competere?
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    Edited by Stan - 26/3/2022, 13:00
     
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    Midori Hasegawa
    Scossi la testa.
    Quel ragazzo voleva essere pessimista a riguardo di ciò che gli avevo detto e potevo fare del mio meglio per combattere questo tipo di atteggiamento, ma... era una battaglia che doveva combattere da solo. Potevo dargli qualche suggerimento, certo, ma sarebbe stato inutile insistere.

    « Beh, ne riparleremo fra qualche mese, dai. Il tempo è il miglior consulente, in fondo. »

    Chi aveva detto questa cosa?
    Spesso il tempo non faceva altro che darmi più fastidio che altro. Ma non gli avrei permesso di distruggermi, diamine. Avrei fatto di tutto per cercare di passare questa complicata collina che era... l'adolescenza. Ma ero soddisfatta di come le cose stavano andando, dopotutto. Avrei dovuto fare di meglio, sforzarmi di più. Ad ogni modo, tornai a prestare attenzione a Miyasato, portando l'indice alla guancia, pensierosa.

    Perché facevo quello che facevo?
    Beh, la sensazione che mi davano i sorrisi delle persone era qualcosa di meraviglioso. Sentivo i brividi lungo la schiena, la pelle d'oca ogni volta.

    « ... possibile. Mi piace come mi fa sentire, in maniera un pochino egoistica forse. Ma è anche la cosa giusta da fare. Non ti piace, quando qualcuno ti ringrazia? Quando senti che hai fatto qualcosa per loro, per migliorare la loro giornata? »

    Gli chiesi genuinamente curiosa.
    Le mie motivazioni mi erano chiare, ma allo stesso tempo erano sfuggenti come il fumo.
    Bell'eroe, che sono, insomma. Ma come dicevo prima, avevo ancora tempo per pensare. Dovevo solo continuare a fare del mio meglio.
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    Oops, I did it again.

    Miyasato Oshima Basta guardare la chioma brillante e la camicia bianca della ragazza per afferrare immediatamente quel che la separa da me, io che l'affianco avvolto da un'estetica molto meno luminosa.

    Però siamo due opposti che si sono incrociati sullo stesso tetto, alla stessa accademia, forse per motivi non-così-dissimili. Quel che ci differenzia sono punti di vista sulla stessa realtà.

    « Sì, so di cosa parli... E forse è proprio questo a preoccuparmi. ​»

    Dico prima di un sospiro bagnato da un pizzico di rassegnazione. Sentirsi utile ad aiutare gli altri non mi è estraneo, riconosco la gioia d'essere ringraziati, la soddisfazione di aver migliorato un minimo la giornata di qualcun altro.

    « Se fare l'altruista è qualcosa che mi appaga, come posso sapere se lo sto facendo davvero per loro, e non per me stesso? ​»

    Persino Midori aveva ammesso fosse un fattore a cui aveva pensato, seppure il suo ottimismo, la sua energia positiva, le permettesse di superare certi dubbi e concentrarsi sul proprio dovere.

    Magari è il mio pessimismo a farmi sempre pensare al peggio... O magari mi permette di pensare a quel che gli altri non notano.

    « Pensa a quanti Eroi hanno chiaramente buone intenzioni, ma col tempo sono diventati celebrità in tutto e per tutto. Una volta che sei immerso nella fama, circondato da pubblicisti e manager e contratti di sponsorship... Quanto spazio può rimanerti in testa per gli altri? ​»

    Man mano che raggiungo il termine della frase, realizzo che la compagna potrebbe sentirsi presa in causa, anche se non è mia intenzione accusarla!

    Gli Hero a cui mi riferisco sembrano considerare la carriera eroistica come secondaria a tutto il resto... La linea tra essere un eroe-celebrità e un celebrità-eroe sembra sempre più sottile.

    « È per questo che salgo quissù da solo. ​»

    Mi chino sulle ginocchia, toccando quasi in una carezza la custodia ai miei piedi, fino a quel momento ignorata come volessi nasconderla.

    « Suonare mi piace... Ma ho paura che farlo per qualcun altro cambierebbe le mie priorità. ​»

    Se l'altruismo può essere corrotto dal proprio tornaconto, anche i piccoli spazi ritagliati per se stessi possono essere violati da un pubblico. Col tempo quel che è nato per un piacere personale diventa una performance schiava dei desideri altrui.

    Ma suppongo anche su questo io e Midori divergiamo, considerando che lei aspira agli stadi piedi e le folle adoranti.
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    Midori Hasegawa
    La domanda che Miyasato si stava ponendo - e che spesso mi ponevo anche io - era quella che aveva attanagliato decine e decine di filosofi prima di noi. Ma non sono il genere di ragazza talmente informata a riguardo da poter fare una simile considerazione, pertanto mi limitai a fare spallucce, cercando di far scivolare quel problema in un posto diverso dal mio cervello. Ne avevo già tanti lì, invece avevo ancora un pochino di spazio nello stomaco.

    « Non penso che ti permetterò di rovinare quello che mi rende felice, oggi, Miya-san. »

    Risposi con un tono tranquillo, quasi pacato. Non c'era cattiveria o minaccia, nel tono della mia voce, nonostante le parole potessero essere lette come tali. Ero intenta a giocare con un ciuffetto che avevo davanti agli occhi mentre parlavo. Sapevo cosa avevo detto e nonostante il tono leggermente giocoso, ero seria.

    « Il motivo per cui lo faccio è relativo. C'è gente che ha bisogno di noi. C'è gente che non può difendersi da sola, nè fisicamente nè emotivamente. Io voglio esserci, per loro. »

    Non sapevo neanche quale fosse il suo quirk.
    E nemmeno sapevo se avrebbe davvero intrapreso la strada da eroe. E non che non mi importasse, ma davvero, non era rilevante al fine del discorso che stavamo facendo. Il motivo che mi portava a diventare un eroe, a soffrire di mal di pancia e rimorsi per il resto della mia vita? Nah, non era importante.

    « Ci sono tanti tipo di eroi, ma alla fine tutti quanti cercano di rendere questo mondo migliore per qualcuno. Se c'è chi lo fa per la fama, non me la sento di dirgli che è sbagliato. »

    Passai le dita sul parapetto, prima di staccarmi e tornare a guardare verso la porta. La mia voce ora, che si era leggermente accesa di una scintilla che non sentivo splendere dentro di me da tanto tempo. Persino i miei capelli avevano inavvertitamente iniziato a risplendere un pochino di più, con qualche riflesso argentato che s'era infilato senza preavviso tra i ciuffi più ribelli.

    « Sinceramente? Trovo irresponsabile lasciare che simili dubbi frenino qualcuno dallo spiegare le ali. Chi è stato così fortunato da nascere con un quirk adatto ad aiutare gli altri ha una responsabilità. Negarlo per qualsivoglia tipo di esigenza personale è qualcosa che la persona che voglio diventare non farebbe. »

    Ouch.
    Non era una frase carina da dire a nessuno, secondo me.
    Se l'avessero detto a me, mi sarei arrabbiata. Mi voltai di tre quarti verso Miyasato, curiosa di sapere come avrebbe reagito. Non avevo insinuato niente di particolare, visto che stavo parlando principalmente per me. Ma se voleva specchiarsi in quello che avevo detto, non l'avrei certo fermato.

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    Miyasato Oshima Sei uno stupido bastardo.

    Dovrei aver imparato la lezione sul chiudere la boccaccia piuttosto che dare aria ad idiozie senza fine. Il problema è che ho speso gli ultimi mesi attorno a persone troppo gentili per darmi del cretino, dirmi in termini schietti che preferirebbero non avermi mai conosciuto. Sono diventato arrogante. Quasi mi stavo dimenticando di essere una creatura tossica.

    Che persona inutile.

    Nessuno, NESSUNO, ha bisogno di sorbirsi le mie patetiche idee da sgorbio rincoglionito. Nemmeno riesco a tenere a me stesso lo schifo che ho dentro, prima o poi finisce sempre a contaminare gli altri, per la mia brutta mania di "aprirmi" ed esporli alle mie scorie.

    Forse sto cercando di portare il mondo intero nella mia stessa desolazione miserabile, così da poter giustificare l'idiozia con cui mi appesantisco. Come altro posso spiegare aver tirato fuori certi argomenti proprio ad una persona come Midori?

    Deficiente.

    Le parole della ragazza mi trafiggono come una lancia ghiacciata. Una conversazione nervosa, goffa, ma in cui comunque stavo tentando del mio meglio, in una sola frase viene rivelata per il teatro crudele che è. Io, il buco nero di vigliaccheria, contro la povera vittima che non aveva bisogno di una forza simile vicino.

    La mia sola presenza peggiora il mondo che mi circonda.

    Al colpire della sua lama mi congelo sul posto, ogni altra emozione si cristallizza lasciando il palcoscenico libero ad ansia, rimpianto, e panico. Le sue parole si trasformano in armi e pertanto nella mia testa non si creano risposte, ma ferite. E sono tutte meritate.

    Ha ragione. Avrei potuto rovinare ciò che la rende felice. Per capriccio, perché sono troppo meschino per condividere tale felicità, qualcosa che a chiunque veniva naturale: Godere del proprio altruismo.

    Tutti eccetto l'egoista per eccellenza: Miyasato.

    Se fossi riuscito nel mio deragliato intento? Le avessi rovinato non solo l'umore, ma la visione del suo sogno? A questo punto mancherebbe una persona buona e solare, rimpiazzata da una sagoma vuota troppo simile a me.

    Che schifo.

    Kaworu dice dovrei avvicinarmi alle persone, aprirmi agli altri. E ottenere cosa? I risultati sono evidenti. Le reazioni sono le stesse. Il lusso di condividere il proprio stato d'animo era diritto soltanto di chi non covava un mostro, ghiotto abbastanza da inglobare chiunque passasse tra le sue fauci.

    Quel "noi" a cui si riferisce Hasegawa non comprende me. Non c'è bisogno di me, ma di lei, e tutti sarebbero più contenti con cento lei per ogni me. È in grado di soccorrere qualcuno senza crearsi complessi inutili, può dire apertamente ciò che ha in testa senz'appesantire coloro che dovrebbe aiutare, o a cui vorrebbe piacere.

    Come se non bastasse, nella mia stupidità mi permetto anche di far la morale a chi sta aiutando più di quanto farò mai io. Scommetto che è solo gelosia. Almeno loro qualcosa lo stanno facendo, qualcuno lo stanno salvando, intanto che io mi lamento e disturbo.

    Solo perché a me una spina dorsale manca significa che dovrebbe mancare anche agli altri?

    Midori ha ragione.

    La mia responsabilità sarebbe tenere i miei dubbi a me stesso e non tarpare le ali di persone dal valore infinitamente superiore al mio. Dovrei stare zitto, trovarmi un buco lontano dal mondo, e–...

    « ... ​»

    ...

    Non so esattamente quanto tempo sia passato dall'ultima cosa che ho detto ad alta voce. Mi limito a fissarla, con occhi vacui, ed un'espressione cadaverica in conformazione e pallore.

    ...

    So che probabilmente è solo il mio malessere interiore a parlare. Che starò male per qualche giorno, ma eventualmente ci ripenserò con enorme imbarazzo, e rimetterò le cose in prospettiva. Ormai ci sono abituato.

    Dovrei sentirmi fortunato da avere abbastanza persone attorno che possano dirmi di essere stupido, di stare esagerando. Che nelle parole di Midori ci sia un briciolo di verità ma io le sto portando fuori proporzione.

    ...

    ...Però il razionalizzare i miei sentimenti non li rende meno reali, in questo momento.

    « Scusa. ​»

    Le dico in un tono assolutamente vuoto e sconfitto. Quello di chi già praticamente era morto.

    Piego le ginocchia abbastanza da afferrare la custodia della chitarra, l'oggetto del desiderio che mi ha portato fin qua su, in pasto ai miei demoni.

    E corro via.

    Forse non proprio uno sprint, però come minimo una marcia sostenuta, che tradisce quanto mi senta un animale scacciato dal proprietario, o in fuga da un predatore. Ma il volto spento non tradisce né terrore né tristezza.

    Apro la porta, e balzo a doppio gradino fino al piano di sotto.

    Poi avrei continuato per la lunghezza del corridoio, giù per un altro set di scale, e così via fino al piano terra e l'uscita. E avrei continuato, magari a quel punto un po' dell'emozione sarebbe uscita e avrei continuato a piagnucolare fino agli alloggi studenteschi.

    Dove mi sarei chiuso. In cella, dove merito di essere.

    E non sarei più tornato in quell'accademia.

    ...Per oggi, almeno.

    Almeno.
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    Midori Hasegawa
    BEH.
    Potevo dire con una certa sorpresa che non mi aspettavo una reazione del genere.
    Infatti sarei rimasta lì ferma per un paio di secondi buoni, indecisa se catalogare la cosa come evento del terzo tipo o semplicemente una stranezza da parte di un compagno di classe. Avevo forse esagerato? Avevo impostato male il mio discorso, al punto tale da obbligarlo a fuggire a gambe levate di fronte a quanto avevo detto? No, ero convinta del contrario.

    Ciò nonostante, avevo ancora qualche dubbio.
    Avrei potuto fare qualcosa diversamente?
    Avrei potuto mordermi la lingua?
    No, no, no.
    Avevo detto cose che, ai miei occhi, erano giuste.
    Avevo detto cose che c'era bisogno di dire.

    « Beh, dovrà uscire dalla classe per prendersi un caffè, prima o poi. Potrò chiedergli scusa io. Umpf. »

    Non era necessario che pensassi di aver sbagliato per chiedergli scusa.
    In fondo, ero triste del fatto che ci fosse rimasto male - non delle mie idee.
    Chissà se potevo magari offrirgli qualcosa per cercare di rimediare?

    Percorsa da questi pensieri mi sarei lentamente diretta verso la classe, il tempo a mia disposizione che stava lentamente volgendo al suo termine. Per me era stata una parentesi quasi piacevole, peccato che non ero sicura di poter dire lo stesso per la mia nuova conoscenza. Per fortuna, c'era tempo per migliorare il nostro rapporto. Lo pensavo sinceramente - chissà, magari si poteva diventare persone migliori insieme.
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    a pile of "goo"

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    Hello,,

    non ho niente di particolare da segnalare, mi pare tutto ok.

    Miyasato: +50exp
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    E chiudo!
     
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14 replies since 21/12/2021, 12:21   383 views
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