Shoplifters of the World Unite

Molte persone riescono a trovare sollievo nella spesa incontrollata di denaro. Spesso la retail therapy, ovvero l'idea di acquistare prodotti spesso inutili al solo scopo di tirarsi su il morale, è solo la facciata dietro la quale si nasconde la sindrome da acquisto compulsivo. Pur non essendo considerato da molti un vero e proprio disturbo, sembra essere maggiormente diffuso nella popolazione di donne di giovane età. Rei probabilmente non apparteneva alla schiera di donne affette da questo problema e di certo, al contrario, non avrebbe considerato il suo shopping come terapeutico. Grazie alla sua ingente eredità, poi, non si era mai trovata nella situazione di rimpiangere un proprio acquisto effettuato di impulso né mai nessuno glielo aveva rinfacciato. Soprattutto, Rei non provava alcun piacere o brivido nell'atto dell'acquisto in sé, molto spesso ciò che le importava era il semplice possesso. Come molti della sua specie, la giovane Okazaki era abituata ad avere tutto sin da quando era bambina e come spesso accade questo non porta ad altro esito che al volere sempre di più.
A Rei, insomma, piaceva fare shopping e pur non considerandola una parte così importante della propria vita è innegabile che si ritrovasse a farlo più spesso del cittadino medio. Le entità dei suoi acquisti erano tra le più varie: dai banali vestiti ed accessori all'ovvio materiale artistico, che si trattasse di tele, pennelli od inchiostri, fino ad una schiera pressoché illimitata di pupazzi d'ogni sorta e dimensione. Spesso erano quelli i suoi acquisti più golosi, erano qualcosa di cui, anche alla sua ormai veneranda età, non riusciva più a fare a meno. Raramente si ritrovava a comprare tecnologia e spesso in passato le era capitato di acquistare animali ed animaletti. Purtroppo la sua passione per qualsiasi tipo di essere vivente esistente sulla terra si scontrava fortemente con la sua incapacità di badare persino a sé stessa. Qualche scrittore horror particolarmente fantasioso potrebbe raccontarvi intere saghe di racconti con protagonista un Love geloso che vuole essere l'unico a ricevere l'amore di Rei e li elimina brutalmente nella notte, ma sarebbe solo una scarsa apologia delle pessime doti organizzative della ragazza.
Per Rei lo shopping non era né una terapia né un bisogno, era più qualcosa come una liberazione, una sorta di piccolo atto di ribellione tutto personale. Mentre l'attenzione della maggior parte delle persone si dirigeva ormai verso gli acquisti online lei, l'ereditiera di una delle più importanti catene di retail online del Paese, trovava così pace e relax nel girare senza meta per i negozi, cercare i prodotti, toccare i tessuti, osservare le persone. Per quanto odiasse poi interagirvi, osservare le persone e cercare di comprenderle era una parte essenziale del lavoro di un artista. In quanti eseguivano piccoli ritratti fatti sul momento alle persone in fila nei negozi o sedute in metro, insomma. Lei non si era mai spinta a tanto a causa della sua timidezza, ma lo shopping era una di quelle poche situazioni sociali in cui poteva osservare gli altri e sentirsi parte di un contesto sociale, un piccolo microcosmo, senza bisogno di sostenere l'imbarazzo dell'interagirvi.
Inutile dirlo, rivolgersi alla cassa o chiedere informazioni ad una commessa era un trauma ogni volta, ma cercava sempre di farsi forza e migliorare, specialmente in questo periodo di cambiamento in cui si sentiva un piccolo bruco che, chiuso nella sua crisalide, cercava finalmente di emergere dalla sua zona di comfort. Forse non era il momento più adatto alle metafore a tema, ma anche il popolo giapponese sembrava pian piano star riprendendosi dall'accaduto di ormai più di un anno prima. Pian piano si sarebbe potuti tornare a scherzare su tutto.
Il Setsubun era ormai prossimo e l'aria di cambiamento si sentiva in tutta la città. Anche a Rei, quell'anno, sembrava di poter davvero essere in grado di fare un passo avanti, di rinascere. Di lasciarsi alle spalle gli spiriti maligni e muovere i primi passi in un futuro più radioso. Per onorare il cambio di stagione aveva deciso, appunto, di dedicarsi allo shopping per le vie di Ginza. Era un sabato pomeriggio e fortunatamente quel giorno non aveva lezione. Più tardi si sarebbe dovuta recare al Tirocinio per effettuare una ronda notturna ma aveva deciso di dedicare quelle ore libere ad un bel giro per le vie di Tokyo, facendosi guidare dall'ispirazione che, ovviamente, era arrivata.
La giovane Okazaki stava camminando per le vie della città stringendo nella mano sinistra il bicchiere in plasticaccia di un bubble tea di una nota catena e nella destra una borsa gigantesca che avrebbe urlato "bel bottino" da tutti i pori ma che in realtà conteneva nient'altro che un enorme peluche raffigurante un tapiro. Sì, esatto: un tapiro. Dal pelo nero e bianco, per qualche bizzarro motivo le sue sembianze le avevano ricordato Love e le sue dimensioni e la sua morbidezza la avevano semplicemente obbligata all'acquisto. Una volta giunta a casa lo avrebbe appoggiato sul letto assieme agli altri cinquecentoventisette pupazzi che ogni sera doveva buttare giù per coricarsi e ogni mattina doveva riposizionare per evitare una scenata di sua madre. Come detto, aveva semplicemente un debole per quei cosi, probabilmente non avrebbe mai smesso di comprarne. E chissà come sarebbe stato avere un tapiro vero, poi. Lo avrebbe messo nella lista di animali che avrebbe voluto avere in futuro nella sua villa— ovviamente quando avrebbe avuto la possibilità di pagare qualcuno per badare correttamente a loro, riconosceva i propri limiti e non voleva certo compiere una strage.
Camminando per le vie di Ginza con la sua bella borsa gonfia Rei indossava una camicetta bianca e dei pantaloni da ginnastica in felpa di colore viola. Ai piedi portava delle semplici sneakers sportive e le sue spalle erano ovviamente coperte da un pesante ma elegante cappotto di colore grigio che, pur essendo aperto in fronte, serviva a tenerla al caldo in quei giorni non propriamente bollenti. Al petto risaltava una borsa a tracolla di colore porpora dove portava fondamentalmente il portafoglio ed un tessen. Pur avendo lasciato a casa tutto l'equipaggiamento necessario alla ronda notturna, essendo sua intenzione tornare prima a casa per cena, si era ormai abituata a portare uno di quei così sempre con sé. Le stavano insegnando ad utilizzarlo come arma di autodifesa al Dojo Saotome e anche se non poteva dirsi tra gli allievi più brillanti si era abituata a portarsene sempre uno con sé, per l'appunto, in caso di emergenza. Insomma, meglio un ventaglio che un pennello enorme o tre katane, giusto? Non sembrava esserci molta scelta nell'equipaggiamento a sua disposizione.
Dubitava che sarebbe mai stata in grado di utilizzarlo, probabilmente in caso di emergenza si sarebbe limitata a chiamare i propri superiori e ad osservare la situazione, ma doveva ammettere che l'attrezzo aveva il suo fascino e anche se forse non era proprio la temperatura giusta per utilizzarlo stare in un locale con un ventaglio sul volto dava la giusta dose di mistero e sensualità e... esatto, sì, serviva a coprirsi il volto qualora fosse necessario fuggire da qualche situazione imbarazzante. In ogni caso, era sua intenzione visitare ancora un paio di negozi lungo la via principale del quartiere prima di indirizzarsi verso casa.

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Rei era sempre stata una persona particolarmente pensierosa e non ci voleva molto per farla andare sovrappensiero: quello era il motivo per cui fondamentalmente finiva per spaventarsi ogni volta che qualcuno le rivolgeva la parola. Non stupirà probabilmente nessuno quindi sapere che il suo inseguitore avrebbe potuto persino indossare un'insegna luminosa al collo che recitava "SONO UN LADRO" che lei non se ne sarebbe minimamente accorta salvo casi di eccezionale maldestrezza. Con lo sguardo sempre dritto e che si volgeva solo occasionalmente verso qualche vetrina, occasione in cui il suo campo visivo si restringeva al solo contenuto dei negozi, proseguì la sua camminata per la via di Ginza senza neppure l'idea di poter essere pedinata. Al contrario di tutta la pressione sociale che aveva sempre subito a causa del suo lignaggio, per così dire, se non altro non aveva mai sentito quel tipo di timore, quello per eventuali azioni criminose compiute verso la sua persona. Non era quel tipo di figlio di persone ricche che sarebbe probabilmente stato rapito per chiedere un riscatto e i criminali di Tokyo non erano certo quel tipo di persone, avevano piani decisamente più ambiziosi. Forse era la sua capacità di mimesi e di apparire totalmente insignificante ma a conti fatti non si era mai sentita in pericolo nella sua vita... prima di iscriversi alla UA, ovviamente. In quel caso, avrebbe detto qualche motto per pubblicizzare il coraggio degli eroi, il pericolo era diventato il suo pane quotidiano.
C'era una costante interferenza, però, nella vita della Okazaki, che fosse prima del corso di eroismo o dopo, come una sorta di perenne brusio di fondo che ancora non sembrava mai lasciarle pace, nonostante tutti i tentativi di aprirsi al mondo, di farsi coraggio, di cambiare vita: si trattava ovviamente di sua madre. Forse uno dei motivi per cui la giovane ereditiera non si era mai sentita in pericolo era anche grazie (o a causa) dell'iperprotettività di sua madre. Era la sua unica figlia e la signora Okazaki aveva chiaramente dei conflitti irrisolti a causa dell'abbandono del padre della ragazza e cercava di interferire, pur nella speranza di un risultato positivo nel farlo, in quasi ogni ambito della vita di sua figlia. Tra i risultati della sua iperprotettività vi erano anche le costanti chiamate che tempestavano la giovane artista per capire sempre dove si trovasse. Rei sapeva benissimo che le manie di controllo di sua madre non avevano alcuna malizia dietro ma a volte risultava comunque essere davvero fastidiosa.
La borsetta che batteva contro il suo petto ad ogni passo iniziò a vibrare. Considerando che non era un qualche giocattolo per neonati era ovvio che si trattasse del telefonino che vi alloggiava e non serviva un detective, visti i presupposti, a capire chi fosse a chiamarla.
Ciondolando la ragazza si spostò verso il lato destro della via, intenzionata a fermarsi un attimo per rispondere. Aveva l'enorme borsa contenente il suo tapiro in una mano e il bicchiere di plastica nell'altra: non avendo a disposizione altre mani veniva da sé che avrebbe dovuto lasciare qualcosa per il tempo necessario a rispondere e la scelta doveva essere altrettanto ovvia. Per quanto Tokyo non fosse poi così sporca, specialmente in vie importanti come quella, non avrebbe mai poggiato a terra qualcosa che avrebbe successivamente dovuto avvicinare alle labbra.
Preso posto quindi al lato della via, in un angolo dove se ne apriva un'altra, poggiò a terra la borsa contenente il pupazzo e mosse la mano ora libera alla borsetta per prendere il telefono e rispondere mentre il suo sguardo vagava tra le vetrine del negozio che faceva angolo. Era un negozio di profumi e sebbene Rei non avesse certo bisogno di acquistarne uno in quel momento in realtà le vetrine delle profumerie erano sempre interessanti viste le forme più bizzarre in cui venivano disegnate le boccette contenenti gli intrugli profumati. Pur non essendo chissà quanto appassionata di design Rei sapeva benissimo che l'ispirazione poteva trovarsi nascosta in tutto.
Ciao mamma... - rispose alla chiamata dopo essersi concessa un respiro - Sì, sono a Ginza... - aggiunse sorseggiando un po' del bubble tea - Sì, torno a casa per cena, ma poi ho il Tirocinio... - alzò gli occhi al cielo, ancora non capendo che cosa se ne facesse sua madre di tutte quelle informazioni - Sì, con la signorina Saotome... - sbuffò osservando la particolare forma di un profumo pubblicizzato da un'eroina che non aveva mai visto in giro. Come detto, Rei andava in sovrappensiero molto velocemente ed era bizzarro come la sua diffidenza nei confronti delle persone si manifestasse, tra l'altro eccessivamente, solo in alcune cose: nulla sembrava in quel momento suggerirle di tenere la borsa che aveva poggiato a terra vicino a sé o se non altro di tenerla d'occhio. Purtroppo non era mai stata brava a fare molte cose assieme e ora ne stava facendo ben due, guardando la vetrina e dando il minimo necessario delle attenzioni a sua madre al telefono. Si era ormai intrufolata nella via secondaria per guardare le boccette di profumi ed era ad almeno un paio di metri dalla borsa lasciata all'angolo. La sua fiducia nel patto sociale sembrava essere particolarmente salda... o forse era solamente la sua ingenuità quasi infantile ad essere inesauribile.

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Se non ci fosse stato un complesso assortimento di membrane, organi, nervi e tutto il corollario a tenere fissi in posizione i suoi occhi molto probabilmente quella chiamata, così come quasi tutte quelle con sua madre, sarebbe riuscita a fargli compiere un giro completo su sé stessi da quanto li avrebbe alzati al cielo. Pur non riuscendo ad immaginarsi un uomo nella sua vita, e in tutta onestà neppure in quella di sua madre, a volte si chiedeva davvero perché non andasse a caccia di un qualche compagno su cui scaricare la propria ossessione lasciando lei in pace. A differenza di molte altre donne single la signora Okazaki non aveva mai dedicato attenzioni ad alcun uomo dopo la nascita di Rei, o se non altro era stata molto brava a nasconderlo alla figlia. Non che le interessasse davvero, ma a conti fatti non le interessava neppure discutere del menù che la avrebbe attesa a casa in quel momento. Rei non amava molto stare al telefono, anzi, e se già a malapena sopportava i messaggi figuriamoci le chiamate. Sua madre questa cosa non l'aveva mai capita e ogni volta la ammorbava oltremodo.
Forse, anche se cercava di fingersi un qualunque passante, la strategia del ladruncolo che la seguiva non era stata tra le più furbe e lo aveva semplicemente reso più visibile. Fermarsi, guardare la vetrina a fianco alla sua, fare delle foto. Forse avrebbe fatto semplicemente meglio a prendere la borsa con nonchalance e andarsene. Per sua fortuna però Rei era davvero una persona distratta, tanto che non solo non lo notò minimamente ma si accorse della sparizione della borsa solo qualche secondo dopo quando, esasperata dalle chiacchiere di sua madre e avendo ormai sviscerato la vetrina, si decise finalmente di darsi un'occhiata attorno nella speranza di riattaccare presto.
Tichiamodopociao. - la liquidò con una fretta estrema, agganciando la chiamata e scattando verso la via principale mentre rimetteva il telefono al sicuro nella borsetta. Giunta alla via, che comunque era ad un paio di passi al massimo, il suo volto iniziò a roteare a destra e a sinistra. Proprio come per il ladruncolo, quella borsa estremamente grassa sembrava esercitare una certa attrattiva sul suo sguardo e non ci mise molto a notarla in mano ad un nanetto dai capelli bianchi. Non voleva partire prevenuta, anche perché a conti fatti l'oggetto nella borsa non era chissà quanto di valore, quindi decise di credere che si trattasse semplicemente di un disguido. Accelerò il passo con l'intenzione di raggiungerlo e farglielo notare.
Alla prima possibilità, però, il ragazzo cambiò strada svoltando a destra. Un comportamento bizzarro e sospetto, ma non poteva fare un processo alle intenzioni. Accelerò ancora di più il passo per non perderlo e svoltando nella stessa via notò che il ragazzo stava correndo via. Questo molto probabilmente dimostrava la sua cattiva fede. Per un pupazzo di un tapiro? Perché tutti sembravano interessati a rubarle i pupazzi da sotto il naso?!
SEI IN ARRESTOOOOOOO!!! - iniziò a rincorrerlo, decidendo che la serafica compostezza e speranza nel genere umano per la quale aveva deciso di tenere fosse ora da relegare nel passato, per quei trenta o quaranta secondi in cui aveva avuto effetto. Era improbabile che un furtarello simile rientrasse nella sua giurisdizione, specialmente considerato che non era in servizio e soprattutto che non sembrava essere stato utilizzato alcun quirk, anzi, era tutto semplicemente frutto della sua distrazione. Rei però non era mai stata così tanto il tipo da seguire le regole e se poteva fare qualcosa per intimorire il ladruncolo lo avrebbe fatto. Per ora però non se la sentiva ancora di utilizzare la sua unicità su un civile così a cuor leggero, criminale o meno. Per ora il piano era semplicemente rincorrerlo sperando di raggiungerlo.

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Alla televisione gli inseguimenti sembravano decisamente più eccitanti. Non che la guardasse spesso, ma si trattava di scene che apparivano così spesso che era semplicemente impossibile non averne una ben precisa nella propria mente. Due automobili impazzite si inseguono per le strade di una grande città, fanno saltare lampioni che esplodono in schegge d'elettricità e immancabilmente tagliano una curva lanciando all'aria il banco di un fruttivendolo. Farlo a piedi era decisamente più deprimente e l'idea di star facendolo perché lei stessa non era in grado di tenere da conto i propri averi non faceva che peggiorare la situazione. Il ragazzo che stava inseguendo, dal canto suo, non sembrava ovviamente interessato a fermarsi. E faceva bene, ovviamente, indipendentemente dal fatto che Rei avesse o meno l'autorità per arrestarlo.
Al suono delle sue minacce il ladruncolo si era voltato: non si discostava troppo dalla sua età probabilmente, ma detto onestamente non si era soffermata sull'analizzare il suo volto. Un errore in realtà, perché qualora quello fosse stato in grado di volare o di accelerare bruscamente un suo identikit avrebbe fatto comodo... il tutto per un pupazzo di un tapiro. Da quel punto di vista però, egoismo a parte, si sentiva perfettamente consapevole della propria idea: un giorno si inizia così e si finisce a fare enormi rapine in banca, quindi quel tizio andava sgridato e stroncato sul nascere. Tornando a noi, la frenesia dell'inseguimento assieme al chiaro istinto di autoconservazione del ladro che purtroppo gli impediva di rimanere voltato troppo a lungo rischiando di scontrarsi contro un palo le avevano impedito di farsi una buona idea delle sue sembianze. Chissà che le cose non sarebbero cambiate di lì a poco.
Grrrrr. - borbottò digrignando i denti durante la rincorsa. Le sue doti atletiche non erano tra le più eccellenti, neppure ora che si allenava al Dojo. Oltre a qualche giro del tatami per punizione, come ovvio, non si allenavano certo per correre i cento metri. Neanche l'altro ragazzo sembrava un atleta olimpionico e onestamente ora iniziava a dubitare che avesse chissà quale dote straordinaria che gli permettesse di sfuggirle o l'avrebbe già usata, ma raggiungerlo era improbabile per il semplice fatto di stargli dietro e non essere in grado di correre più velocemente. Questo significava, ovviamente, che era proprio giunto il momento di passare all'artiglieria pesante e tirarlo giù.
Love! - gridò non senza un leggero affanno, manifestando il piccolo polpo nero a gravitarle sulla testa. Forse non era completamente regolamentare ricorrere ad una manovra simile, specialmente considerando che il fuggitivo non aveva certo utilizzato la propria unicità, ma avrebbe pensato a se e come riempire le scartoffie solo quando quel problema si sarebbe presentato. Fino ad allora poteva perfettamente sentirsi a posto con sé stessa alla semplice idea di non aver utilizzato forza letale.
Puntando la mano destra verso il ladruncolo indicò a Love, che nel frattempo si spostò nell'area per allungare il più possibile il proprio raggio d'azione, di sparare dei proiettili d'inchiostro diretti alle gambe del fuggitivo. Si trattava di un inchiostro speciale e particolarmente vischioso e il suo obbiettivo, almeno per il momento, non era appunto quello di cercare di ferire il ragazzo, quanto più di cercare di appiccicare uno dei suoi piedi al terreno per fermare la sua fuga. Fortunatamente non sembrava esserci molta gente nella stradina. Il bersaglio era lontano, piccolo e in movimento, ma conscia di aver se non altro migliorato la propria mira negli allenamenti con la sua unicità valeva la pena tentare. Quel pupazzo non era unico e neanche particolarmente costoso, ma giunti a quel punto si era trasformata semplicemente in una questione di principio.

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Non avrebbe mai pensato di dirlo (di pensarlo, in realtà) ma... a quanto pareva avere fiducia in sé stessi funziona! Uno dei suoi colpi riuscì a colpire lo spietato ladro, inchiodando metaforicamente il suo piede sinistro a terra e facendolo capitombolare come un bambino caduto vittima di uno sgambetto. Il suo cervello iniziò automaticamente a lodare la propria mira e la capacità strategica acquisita negli anni di studio ma la sua parte razionale cercò semplicemente di ammutolire il subconscio per un attimo. Aveva imparato a scuola quanto i criminali potessero essere spietati, quindi era molto probabile che quel proiettile non sarebbe stato la fine di quello spiacevole imprevisto, bensì il suo semplice inizio.
Vedendo che il ladro dai capelli bianchi era caduto a terra e nella speranza che vi rimanesse almeno per un po' iniziò a rallentare la sua avanzata, per poi fermarsi a circa un paio di metri da lui, alla sua destra. La mano destra si allungò di lato alla ricerca del muro dello stretto viottolo, appoggiandosi per un attimo. La sua schiena si inarcò, spostando leggermente il peso sulle ginocchia che si piegarono leggermente. Cavolo, era stata davvero una brutta corsa. Certo, allenandosi al Dojo la sua resistenza non faceva che migliorare, ma un conto era fare attività fisica e un conto era un inseguimento simile, dove aveva cercato di dare tutta sé stessa. Portando la mancina al centro del petto si ritrovò in un attimo a cercare di modulare per bene il proprio respiro, cercando di ritrovare il ritmo corretto ora che aveva il fiatone. Quel tizio la stava davvero facendo faticare, ma se era per salvare il suo nuovo, meraviglioso tapiro ne valeva decisamente la pena.
Oi oi che fatica. - borbottò tra un respiro e l'altro poggiando il peso al muro, probabilmente con un tono di voce così flebile che l'altro non l'avrebbe neppure sentita. Al contrario, lei aveva sentito molto bene le parole che lui le aveva rivolto. Minacce belle e buone che molto probabilmente chiunque altro avrebbe considerato quasi ridicole, ma molto probabilmente erano delle parole che sarebbero potute uscire anche dalla sua bocca, quindi Rei non aveva molti pregiudizi a riguardo in quel momento.
Huh? - alzò lo sguardo verso il ladruncolo quasi come si fosse completamente dimenticata di lui prima di sentire la sua voce, Love le stava gravitando attorno completamente indifferente rispetto all'accaduto. Vide il ragazzo togliersi i guanti e posarli sopra la sua busta, rivelando le sue mani bianche quasi quanto i suoi capelli e decisamente... decisamente simili a dei ghiaccioli al limone. Doveva trattarsi indubbiamente della sua unicità. Al contatto con il cemento, anche quello venne ricoperto di ghiaccio fin oltre la posizione di Rei, confermando la sua teoria. Non che ci volesse molto, in realtà, ma ignoriamo il dettaglio.
Oltre ad aver trasformato quel piccolo angolino di città in una pista da pattinaggio sul ghiaccio, comunque, non sembrava cambiato molto. I piedi della giovane Okazaki non erano stati incubati in dei blocchi di ghiaccio, sembrava ancora in grado di muoversi, insomma, decisamente una mossa molto meno impressionante della sua, che aveva persino richiesto una mira non indifferente, doveva darsene atto da sola. Voleva darsene atto.
Ehi ehi! - urlò puntandogli l'indice destro addosso - Guarda che questo è illegale! - sottolineò l'ovvia questione, per poi alzare gli occhi al cielo con fare pensieroso, cercando di riordinare le idee - Cioè, anche rubare è illegale, nel senso... - lo stesso indice che lo stava puntando con fare inquisitorio si spostò velocemente verso le proprie labbra, facendole spremere ancora di più le meningi - Tsk! - scosse la testa sbuffando infastidita.
Completato quel bizzarro monologo senza alcun senso logico decise di avvicinarsi al ladruncolo, ovviamente con tutti i crismi del caso. Le scarpe che indossava non erano certo progettate per camminare sul ghiaccio, quindi sarebbe stato un processo estremamente lento e pericoloso. Le braccia erano aperte quasi come fossero ali, pronte a muoversi come remi di una barca per mantenere l'equilibrio in quell'impresa titanica. Dopo essersi avvicinata un po' a quello sguardo torvo che era sempre puntato su di lei come il mirino di un fucile iniziò a rovistare nella borsetta che portava al petto, tirando fuori il portafoglio e poi a sua volta tirando fuori da questo la sua licenza provvisoria, allungandola verso il volto del meschino criminale con fare decisamente pomposo.
Ah ah, la vedi questa? - si pavoneggiò - Questa significa che ora che hai utilizzato la tua unicità sei sotto la mia giurisdizione! Altro che... umh... - pian piano che il suo cervello iniziava ad elaborare le informazioni, i suoi occhi mettevano a fuoco il volto schiacciato sul cemento ghiacciato del ragazzo che aveva di fronte a sé. Doveva avere all'incirca la sua età, aveva i capelli bianchi e gli occhi giallastri, i suoi lineamenti erano delicati e sembrava decisamente il tipo che sarebbe potuto essere un qualche idol o attore per cui le sue coetanee avrebbero sbavato. Ora che iniziava a pensare a quel tizio più come un ragazzo che come uno spietato criminale la situazione stava pericolosamente diventando imbarazzante per i suoi standard - Umh... Altro che... A-altro che legittima difesa! Hai attaccato u-un eroe, capito?! Scemo!!! - l'aggressività non era mai stata la sua soluzione per liberarsi dall'imbarazzo in situazioni simili, ma vedendo quel tizio inchiodato a terra e considerandolo comunque un criminale doveva essere scattato qualche strano meccanismo nella sua mente. Cercò di rimettere la licenza nel portafoglio e il portafoglio a sua volta nella borsetta il più in fretta possibile, rendendosi conto che aver colmato quella distanza poteva essere pericolosa e che a maggior ragione ora che quel tizio sapeva di non essere di fronte ad una normale cittadina era possibile che le cose sarebbero precipitate di lì a poco.

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Riprendendosi dall'imbarazzo, mentre l'altro tizio sembrava cercare di rimettersi in piedi, Rei non riuscì a non aggrottare le sopracciglia ascoltando la linea di difesa per la quale il ladro sembrava star tentando di andare. Una parte di lei avrebbe voluto rispondere istintivamente sì, ti sto discriminando. Che sia chiaro, la giovane Okazaki non aveva alcun tipo di pregiudizio nei confronti dei mutant, anzi, ma una gigantesca misantropia generalizzata sì, per cui a conti fatti non si sarebbe fatta alcun tipo di problema ad insultare chiunque non fosse stato per il semplice filtro della sua educazione. Non che avesse funzionato particolarmente in quell'occasione, considerando che lo aveva appena chiamato "scemo", ma a volte bisogna accontentarsi di ciò che la vita offre.
Più nello specifico, il fatto era che persino una sempliciotta come Rei riusciva a capire che proprio perché le unicità erano uniche per definizione, ogni caso andava considerato a sé stante. Probabilmente avrebbe fatto fatica a dimostrare che qualcuno come Kimama avesse utilizzato la forza stratosferica che le era conferita dalla sua gigantesca massa muscolare e i suoi due metri e passa di altezza, più facile invece era dimostrare l'intenzionalità di un ragazzo che aveva visto chiaramente togliersi dei guanti per congelare il cemento sotto i loro piedi. Quell'intuizione quasi da detective doveva probabilmente avere più a che fare con la sua innata malafede piuttosto che con un guizzo momentaneo di furbizia che aveva causato l'epifania.
Ma ti sei tolto i guanti, ciccio. - replicò prontamente, con la Licenza stretta tra le dita, mentre muoveva con attenzione ulteriori passi verso il malvivente - E a quel punto a chi crederanno, alla giovane eroina che ha prontamente salvato la situazione o all'affascinante ladro di tapiri, huuuuh?! - tronfia della propria deduzione, non si rese propriamente conto sul momento delle parole utilizzate... o del fatto che quella frase sembrasse legittimare in un qualche modo un abuso di potere. Chissà, forse un giorno le avrebbero ritorto quelle parole in tribunale, ma a conti fatti poteva se non altro al momento cullarsi del fatto di trovarsi indubbiamente nel giusto. Non uno dei crimini più efferati che avessero luogo nell'enorme città di Tokyo ogni giorno, ma quella era la sua prima vera e propria esperienza da eroina e per una volta non era un'azione al limite del legale.
Purtroppo per lei, una delle tante contraddizioni che attanagliavano l'animo di Rei era il contrasto tra il suo timore di essere al centro delle attenzioni e la sua vanità. Aggiungiamo al cocktail un pizzico di ingenuità e non dovrebbe essere un mistero il processo logico che portò la giovane a mettere fieramente in mostra la tessera quando le venne richiesto dal criminale. Ovviamente il suo tentativo di gongolarsi nei propri successi non ebbe esito positivo, a differenza del tentativo del ladruncolo di arraffare la sua Licenza, che si ricoprì di brina.
Ehiehiehiehi, come ti permetti?! - sbottò immediatamente. Già la sua pazienza era notoriamente bassa, figuriamoci se aveva appena subito il secondo furto nel giro di dieci minuti - Lo sai quanto ho faticato per quella?!?! - risposta onesta: poco, ma non era davvero importante farglielo sapere. A quel punto Rei aveva raggiunto il suo limite: quel tizio avrebbe potuto fare tutti i discorsi sulle discriminazioni e piagnucolare quanto voleva, ma in quel punto aveva deciso di iniziare una guerra. Tendendo velocemente la stessa mano che teneva in precedenza il tesserino verso il ragazzo, fece emettere da Love un'onda di inchiostro per investirlo e farlo cadere. Dubitava che un sempliciotto simile se ne andasse in giro con delle scarpe chiodate per non scivolare sul proprio quirk. In un chiaro momento di sadismo, aveva notato che l'ampiezza del vicolo gli avrebbe probabilmente reso molto difficile schivare quell'onda di inchiostro con cui intendeva farlo cadere di nuovo a terra... e a quel punto con tutto quel materiale ad uso della sua unicità attorno a loro avrebbe probabilmente potuto imprigionarlo per sempre.

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Era evidente che le cose stessero sfuggendo di mano ad entrambi, e in molteplici sensi. Come detto - e non era certo una novità - Rei non aveva fatto molta attenzione alla sua scelta di parole, anzi. Era quello il motivo per cui spesso si trovava a dire cose indelicate che senza dubbio pensava ma che era meglio restassero confinate nella sua mente invece di essere espresse alla luce del sole. Questa volta il misfatto sembrava essere invece l'esatto opposto. Ripercorrendo i suoi passi si rese conto di aver effettivamente utilizzato quella brutta parola, affascinante, riferendosi a quel tizio. Inconsciamente, ovviamente.
Le sue guance iniziarono a scaldarsi e il suo volto iniziò a diventare più rosso della cinghia che fissava la sua borsetta al suo petto. Non sorprenderà ovviamente sapere che Rei non è mai stata brava a contenere l'imbarazzo, specie considerando che questa non è la prima volta che qualcosa di simile succede in pubblico. Le parole del ragazzo la mandarono quindi letteralmente nel pallone, e come se non fosse abbastanza il ladruncolo decise di raddoppiare anche il carico rivolgendole a sua volta dei complimenti.
Ora, Rei poteva essere tante cose ma quando si parlava di ragazzi non era certo ingenua... anzi, forse era una questione diversa, era più che altro totalmente sospettosa nei loro confronti. Ovviamente il fatto che suo padre avesse sedotto sua madre salvo scapparsene chissà dove al primo segnale di una gravidanza non alimentava le speranze che riponeva nel genere umano maschile: oltre a considerarli dei mostri, considerato ciò che aveva fatto la sua (assente) figura paterna non poteva fare a meno di considerarli degli orribili approfittatori disposti a tutto. Considerando anche che non era solita ricevere complimenti, non poté fare a meno di associare istintivamente quei complimenti ad un tentativo di corromperla od addolcirla da parte del giovane messo di fronte ai suoi crimini. Quel pensiero consolatorio le permise di concentrarsi su qualcosa di meno imbarazzante rispetto a ciò che aveva detto lei, pur non risparmiandole comunque un attacco di imbarazzo.
M-m-ma che d-d-diavolo stai di-dicendo... - iniziò a borbottare tra sé e sé, stringendo i pugni e strizzando gli occhi - No-no-non pe-pensare che sia co-così fa-facile co-corrompermi...! - aggiunse in tono leggermente alterato. Se poteva accettare di essere stata rapinata e forse anche chiudere un occhio sull'aver rubato la sua decenza, certamente non poteva sorvolare sull'essere presa in giro. Era necessaria una punizione esemplare che insegnasse a quel ragazzino indisciplinato a stare al suo posto, e si trattava di una punizione che lei non poteva certo infliggere, perlomeno non in quello stato e non da sola. Nonostante la sua capacità di autocritica sembrasse spesso pericolosamente assente, persino lei era in grado di rendersi conto, in un momento simile, di essere completamente nel pallone, di poter fare ben poco.
M-m-mi hai pro-proprio stancato! - sbottò quindi osservando la sua onda di inchiostro nero infrangersi contro un muro di ghiaccio creato dal tizio, per poi infrangerlo a sua volta. Il giovane cadde a terra in posizione decisamente sottomessa, ma purtroppo per lui Rei aveva già preso la sua decisione. La sua mano destra si mosse ad afferrare il polpo che le galleggiava attorno e, schiantandoselo dritto sulla fronte, il povero Love esplose in uno schizzo di inchiostro multicolore. Appesantendo le ciocche ai lati del suo volto, l'inchiostro le tinse di un colore violaceo, incrostandosi e consolidandosi poi sulla sua fronte quasi a formare una piccola tiara. Era probabile che il tipico colorito arancione delle sue ciocche fosse in questo caso viola perché... era arrossita, e a conti fatti Love era un serbatoio delle sue emozioni e dei suoi pigmenti corporei.
In ogni caso era improbabile che in quella situazione il ladruncolo si sarebbe concentrato sulle sue scelte cromatiche, considerato che molto probabilmente gli sarebbe parso di trovarsi di fronte ad una persona completamente diversa. Era assolutamente una semplice questione di convinzioni, una sorta di effetto placebo, ma quando si trovava in quella forma Rei si sentiva molto più sicura di sé stessa, oltre che calma. Il rossore dalle sue guance sparì in fretta e il suo volto contratto in una smorfia imbarazzata assunse velocemente un'espressione neutra e distaccata, gelida e pungente allo stesso tempo.
Abbiamo giocato abbastanza, verme. - scandì le parole chiaramente con tono basso e pacato, tanto che persino la sua voce sembrava essere cambiata, mentre fissava il ragazzo a terra e zuppo di inchiostro coi suoi occhi ora quasi luminosi - Arrenditi alla giustizia. - aggiunse, allungando le mani in fronte a sé e, col palmo verso l'alto, muovendo teatralmente tutte e dieci le dita. Da a fianco a lei dieci piccole sfere di inchiostro si formarono dalla pozza che li circondava, galleggiando lentamente fine a raggiungere l'altezza delle sue spalle e assumendo lentamente la forma di proiettili. Oltre a darle un completo controllo del suo inchiostro senza dover ricorrere all'intermediazione di Love, era evidente che la scarica di adrenalina derivante da quella specie di trasformazione le desse anche delle per nulla indifferenti manie di onnipotenza, facendola comportare in modo strano.
Ciononostante, mentre i suoi proiettili puntavano la preda, le parole del ladruncolo la lasciarono comunque interdetta, riportandola decisamente a livello umano, tanto da portarla a battere le palpebre perplessa. Davvero in quella situazione le stava chiedendo quale fosse il suo nome? E no, in questo preciso istante a stupirla non era quel probabile e goffo tentativo di guadagnare tempo, né il fatto che la domanda fosse chiaramente fuori luogo.
C'è... c'è scritto sul tesserino. - commentò con lo stesso tono pacato e neutro delle minacce, ma non era difficile leggervi comunque dell'interdizione. Non poteva chiaramente dire di avere chissà quale esperienza, ma gli sembrava di trovarsi di fronte ad uno dei criminali più stupidi della città. Stava quasi iniziando a provare un sentimento che nessun essere superiore dovrebbe provare nei confronti dei vermi, ovvero la pietà. Ok, aver rubato un pupazzo non lo rendeva meno criminale, ma ora che riusciva finalmente a pacare i sensi e riflettere sfruttando appieno la materia grigia, iniziò a farsi spazio nella sua mente l'idea che forse non si era neppure accorto di aver rubato il suo tapiro, che forse non era neppure sua intenzione farlo e che si aspettava dell'altro.
Pur non dovendo, in quel caso avrebbe davvero provato pietà per lui. Oggettivamente in quanto eroina lo avrebbe comunque dovuto fermare, a conti fatti era un criminale, eppure messo così in difficoltà e riuscendo solo a vaneggiare e diventare cose stupide le venne da pensare, probabilmente anche influenzata dalla sua giovane età, che forse era solo un ragazzino che si era recentemente avviato per la strada sbagliata. Questo lo rendeva più innocente? Chiaramente no, ma non tutti i reati potevano valere allo stesso modo. In quel preciso istante onestamente si pentì di non essere stata più attenta alle lezioni di legge.
Tu... perché hai rubato il mio tapiro, verme? - gli domandò senza togliergli gli occhi di dosso, quasi naturalmente - Potrei capire rubare del cibo per sfamarsi, ma rubare un pupazzo? - inclinò leggermente il capo tenendo fisso lo sguardo, inquietante quasi quanto una bambola - Se vuoi soddisfare i tuoi desideri non necessari dovresti trovarti un lavoro e diventare un membro funzionale della società, non cercare di rubare agli altri. - una predica decisamente poco sentita se fatta da un'ereditiera che probabilmente non avrebbe dovuto lavorare un giorno nella sua vita grazie ai suoi nonni, ma tant'era. I proiettili erano ancora puntati verso di lui, avrebbe deciso come agire in seguito in base alla sua risposta.

Tried living in the real world Instead of a shell... I was bored before I even began

In quello stato quasi sovraumano Rei era immune alla maggior parte delle cose, tra cui il suo più grande nemico chiamato imbarazzo. Quasi fosse un monaco zen in totale ascesi, la maggior parte degli avvenimenti esterni non riuscivano a turbare il suo animo e questo la rendeva in realtà pericolosamente simile ad una bizzarra bambola animata. Proprio per questo anche il semplice sentirsi definire "affascinante", qualcosa che normalmente la avrebbe mandata nel pallone nel giro di qualche secondo, non riusciva ad avere una particolare presa sul suo animo. Che il ragazzo fosse sincero o stesse solo cercando di calcare la mano proprio su quell'imbarazzo che qualche secondo prima la aveva visibilmente colpita a quel punto, con quella Rei, non importava un granché.
Il comportamento di quel ragazzo era erratico ed incomprensibile. In tutta onestà, però, Rei non era mai riuscita a capire un ragazzo in vita sua, in generale. Non riusciva a capire se fosse particolarmente furbo o particolarmente stupito, non riusciva a trovare alcuna logica dietro nessuno dei suoi gesti. Prima voleva fingersi innocente e maltrattato per motivi discriminatori, poi le rubava la licenza, poi ammetteva i suoi comportamenti criminali e voleva essere punito. Perché era così difficile comprendere gli altri? Era da tutta la sua vita che si sentiva incompresa ma, in fondo, anche lei faticava a comprendere cosa girasse nella testa altrui. Forse, se ne rendeva conto in quel momento, non era ancora pronta per quel mestiere. Anche se non aveva mai voluto farlo, anche se si era iscritta alla Yuuei per motivi egoistici e prettamente personali, da qualche tempo a quella parte aveva iniziato a pensare che in fondo avrebbe potuto dare una chance a quel mestiere. Tutte le persone intorno a lei sembravano così altruiste, così interessate al bene dei cittadini e della città, che avevano portato persino lei a pensare di poter in qualche modo aiutare e proteggere gli altri, pur non riuscendo a sentire alcuna genuina spinta in quel senso.
Se aveva agito ora era solo perché era stata derubata. Avrebbe fatto lo stesso se fosse stato qualcun altro ad essere rapinato di fronte a lei? O si sarebbe semplicemente detta "non sono in servizio, non è mio compito intervenire"? Sì, quello stato accentuava tutti i tratti della sua personalità, compreso l'essere eccessivamente riflessiva. Nonostante la calma, nonostante la freddezza, rimaneva comunque una rimuginatrice nata. La differenza dal solito era che riusciva a ragionare a mente fredda e senza andare nel panico, ma questo non era necessariamente un qualcosa di positivo... perché non faceva altro che sottolineare che non aveva le risposte alle domande che inevitabilmente finiva per porsi.
Io credo che tu abbia dei problemi. - sentenziò come un giudice che batte il martello sul suo bancone, esprimendo l'unica realizzazione a cui era riuscita a giungere. Quello era il suo modo poco educato per dire che non era in grado di comprendere il ragazzo di fronte a sé. Dopo un leggero sospiro, abbassò entrambe le mani e i proiettili che aveva creato piovvero di nuovo nella pozzanghera come una pioggerellina nera. Con molta meno cura e circospezione del ragazzo dai capelli bianchi mosse un paio di passi verso la sua borsa da shopping e tirò fuori il grassissimo pupazzo del tapiro, osservandolo dritto nei suoi occhi di plasticaccia nera come a chiedere un consulto.
Tornando in posizione, voltò ora il pupazzo con lo sguardo a fissare il ladruncolo e allungando le braccia verso di lui glielo schiantò quasi in faccia, facendolo pericolosamente giungere a massimo un paio di centimetri dal suo volto mentre lo fissava dall'alto con uno sguardo talmente impenetrabile da risultare inquietante.
Prometti al tapiro che non ruberai mai più. - disse con voce monotona, quasi fosse un qualche tipo di bizzarro cultista intento a sottoporre il nuovo giunto al battesimo del fuoco necessario ad entrare a far parte di una setta. In quel momento non riusciva neppure lei a capire il perché delle sue azioni: forse quel ragazzo le aveva fatto semplicemente pena e una vocina nella sua testa le diceva che non tutti i criminali vanno necessariamente puniti, qualcuno di loro è costretto a fare ciò che fa per necessità. La verità, però, era che il ragazzo aveva totalmente ignorato la sua domanda a riguardo e quindi non poteva conoscere le sue vere intenzioni. Molto probabilmente, in quello stato di contemporanea calma ed eccitazione le sue emozioni e i suoi pensieri erano confusi e quel ragazzo indifeso ed impaurito le ricordava tanto un piccolo animaletto in pericolo. Come detto, Rei aveva un debole per le piccole bestiole e forse quello stato confusionario le aveva suggerito di offrirgli una seconda occasione. Per dimostrare davvero la propria contrizione e di essersi pentito, però, avrebbe dovuto giurare all'oggetto del misfatto di comportarsi bene d'ora in poi.
E... dimmi il tuo nome. - aggiunse inclinando leggermente la testa verso destra. Per chiari motivi era per assicurarsi che il ragazzo si sarebbe davvero comportato bene d'ora in poi, ma in quello stato faceva davvero fatica a seguire l'ordine logico dei propri pensieri e delle proprie decisioni. Forse era semplicemente un modo per pareggiare i conti, visto che il ragazzo aveva deciso di derubarla della sua privacy... leggendo il tesserino che lei stessa aveva deciso di schiaffargli in faccia per vantarsene.

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