Ricalcolo destinazione

ROLE | Yoshito Amaterasu & Miyasato Oshima

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    Kaworu Oshima Narrazione
    « Dialogo »( Interiore )
    < Miyasato >
    — ❈ —
    Nascosto dietro la visiera del casco, sul volto di Kaworu apparve un sorriso molto compiaciuto. Aveva ben presente cosa sentisse in quel momento il passeggero. Confusione forse, ma era decisamente esaltato dall'esperienza.

    Trovava un certo senso d'orgoglio nell'averlo invitato per la prima volta dentro quel mondo in maniera seria... Anche se non la primissima: Il nonno l'aveva anticipato. E farci caso lo faceva sentire antico.

    Gli era mancato discutere di moto con qualcuno interessato all'argomento, e addirittura poterlo condividere con un'altra persona in maniera pratica, poche cose lo portavano a sentirsi così acceso.

    Ma lo turbava quanto "naturale" fosse stato indossare il ruolo del mentore.

    Lui sarebbe stato giovane per sempre. Quella era da sempre la sua filosofia, anche quando gli amici uno ad uno trovarono lavori stabili e misero radici nella città, lui preferì defilarsi, prendere le distanze da tutta quella noia attempata.

    Tuttavia era molto più facile vivere il proprio spirito adolescente quando non c'era un vero adolescente in sella con lui, la cui inesperienza e innocenza metteva in contrasto quanto Kaworu – a suo malgrado – fosse rimosso da tali primi assaggi di vita.

    ( Tsk. Che palle. )

    < Hm? Cosa? >

    Miyasato non era gran fan delle moto, quel che per l'albino era pura adrenalina al moro dava soltanto panico, diceva che un giorno avrebbe preso anche lui la patente, ma per una normale auto dove sentirsi protetto.

    Quindi durante i viaggi preferiva "rintanarsi" più in profondità nella loro mente, risparmiandosi il vero impatto delle sensazioni fisiche sul corpo e comunicando come una voce lontana e senza presenza.

    Eppure anche a tale distanza, notava il disagio di Kaworu.

    ( ...Niente. )
    Per sua fortuna aveva tra le cosce l'antidoto ad ogni pensiero scomodo. Non c'era memoria o riflessione che potesse sopravvivere alla velocità. E quando Amaterasu gli diede finalmente un traguardo, era un'ottima opportunità per indugiare un po'.

    « Certo... Ma stavolta reggiti davvero a me. ​»

    Gliel'aveva consigliato prima di partire, ma il biondo preferì reggersi ai manici laterali, come il bravo ragazzo dedito agli standard che era. Stavolta gli afferrò il polso e portò la mano destra del compagno al proprio ombelico, lasciando che lui chiudesse il cerchio e si strinse sullo stomaco.

    « Fatti saldo se non vuoi volare via. ​»

    E prima che potesse esprimere qualsiasi preoccupazione, il rosso divenne verde e partirono all'inseguimento dell'automobile davanti a loro. Yoshito stava per apprendere una seconda importante lezione sulla motociclistica.

    La Nissan grigia che prima era di fronte si ritrovò al loro fianco, e poi alle spalle. Fino a quel momento avevano viaggiato seguendo il flusso del traffico... Da adesso in poi avrebbero seguito il proprio ritmo.

    Ad un novellino il normale limite per una strada urbana poteva sembrare una velocità folle. Incontrollabile, se non da mani esperte. Il compagno avrebbe ora assaggiato una velocità ancor superiore a ciò che già pareva per lui assurda. Quel vuoto alla bocca dello stomaco si sarebbe espanso in un buco nero.

    Non importa quanto veloce pensi di essere, si può sempre andare più forti.

    Cominciarono a sfrecciare per strada, oltre il limite di velocità e per molti anche del buonsenso. Kaworu non mollò l'acceleratore nemmeno per intraprendere la curva a destra, lasciando che l'intera botta gravitazionale li investisse senza pietà.

    Se il mondo fosse stato più che un collage di istanti sfocati che in un battito di ciglia svanivano dietro di loro, avrebbero certamente incontrato sguardi preoccupati o adirati dai passanti e dagli altri guidatori. Forse si stavano beccando anche qualche insulto, ma il ruggito del motore e lo schiantarsi su di loro del vento annegavano qualsiasi suono che potesse disturbare la misticità di quel momento.

    < K–KAWORU!! SEI IMPAZZITO?!?! >
    Purtroppo non funzionava per le voci interne.

    ( Tranquiiiillo, ho tutto sotto controllo! )
    Non aveva spinto ancor più in là le lancette del cruscotto appunto perché ci teneva all'incolumità del suo ospite... Detto ciò, se alla prossima mossa Yoshito fosse ancora stato capace di tenere giù tutta la colazione, doveva rendergli onore.

    Seguendo il fiume si trovarono davanti un tratto di strada abbastanza libero da permettersi giusto un pizzico d'incoscienza. Il biondo avrebbe percepito un cambio nelle forze che agivano sul suo corpo, prima sottile, e poi sempre più marcato... Si spiegò tutto quando invece che avere asfalto davanti, avevano nuvole.

    La ruota frontale puntava il cielo, la moto proseguiva in impennata. Sperava che Amaterasu avesse preso sul serio la raccomandazione di reggersi a lui, perché ora poteva dipenderne la sua stessa vita... E non era forse quello che rendeva viaggiare su quei bolidi così elettrizzante?

    Tornarono su due ruote solo per ripetere lo stesso giochetto ma dal lato inverso. La moto frenò d'improvviso, stridendo come una sirena mentre i pneumatici strofinavano la strada. Al contempo si sollevò nuovamente da terra, stavolta facendo perno frontalmente, girando su se stessa di 180° prima di cadere... E finalmente erano fermi.

    « Siamo arrivati. ​»

    Disse, chiaramente giocando all'innocente e facendo finta nulla fosse successo. Li aveva portati sani e salvi alla loro destinazione, a qualche passo dal ponte.

    « Pensi di potertici ancora abitua– ​»

    Dal punto di vista del passeggero, Kaworu si era autoinflitto un ceffone severissimo sul casco, abbastanza violento da quasi farlo cadere sul marciapiede al loro fianco.

    < Certo che sai essere proprio idiota!! >
    ...Da una parte era quasi buffo vedere Miya così propriamente adirato, però a giudicare dallo sguardo omicida che covava negli occhi – adesso che era visibile davanti alla moto – sospettava non fosse una buona idea farsi scappare la risata.

    < Non sono gli anni settanta!! Hai idea di quante telecamere ci siano per strada?! Pensi davvero di uscirne senza una multa?!?! Spero ti revochino la patente! Lo sapevo che– >
    E mentre la ramanzina del coinquilino continuava imperterrita tra le proprie orecchie, Kaworu pensò che un po' di quella grinta paternale potesse tornargli utile anche da Eroe, piuttosto che tirarsela fuori soltanto con lui.

    Sbuffò e tenne sguardo basso sorbendosi il bacchettamento. Intanto scese il cavalletto per parcheggiare lì la moto, e smontò lui stesso. Rimosse il casco liberando i capelli scompigliati, e porse un sorriso soddisfatto al compagno di viaggio.

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    Era stata... un'Esperienza.
    È così che avrebbe definito le vicende di quel giorno in futuro, quando e se qualcuno ne avesse mai richiesto il racconto.
    La sua proposta fu ben accetta dall'altro e senza che dovesse dar spiegazione, cosa che lo rese ben più che felice e fece guadagnare a Miya un punto trust extra col biondo samurai. Quel che però lo lasciò un po' confuso e disorientato, fu la richiesta di Oshima di reggersi a lui con salda presa, senza contar che l'affermazione seguente suona quasi più come minaccia che un consiglio.
    Ehm... Così?
    Esclamò con esitazione, incerto di star facendo la cosa giusta. Aveva evitato prima d'aggrapparsi all'altro un po' perché non era sicuro di quale fosse la corretta procedura ed un po' perché non era molto fan dell'invasione degli spazi personali altrui... Ma forse in fondo era semplicemente imbarazzato.
    Le sue braccia si chiusero sotto il petto di Miyasato in un tentennante abbraccio; chiese con fare se fosse il modo corretto, ma non ci fu tempo per ricever alcun feedback o conferma dall'altro, poiché al cangiare del semaforo la moto era già partita a razzo.
    Se l'esperienza di prima si poteva definire forte, questa era la stessa differenza che c'è un cicchetto di vodka ed uno d'assenzio. Quel giorno Yoshito comprese per la prima volta l'espressione "avere il cuore in gola"; velocità ed accelerazione lo tiravano indietro e ad ogni curva la forza g la sentiva fino alle ossa. Gli sembrava di star vivendo una spaventosa montagna russa, non che ne avesse mai provata una in realtà, ma era così che se la immaginava. Era un'esperienza che l'avrebbe atterrito, lasciato impressionato... O forse no?
    Wohoo~!
    Esclamò a pieni polmoni. Era ben differente l'emozione che in quel momento divampava come un incendio dal centro del suo petto; certo aveva paura, ma era una paura che si ha per qualcosa che è nuovo e sconosciuto e non ciò che lo dominava.
    Non era sua volontà farlo, ma quel grido liberatorio gli venne naturale quanto involontario, nemmeno lui avrebbe saputo descrivere cosa gli stesse accadendo in quel momento.
    Mi sento come Yamagata Masakage nella battaglia di Nagashino!
    Nel suo immaginario, i due non erano in groppa ad una moto ma ad un destriero e, quella che dall'esterno appariva come una bravata ad alta velocità tra per le strade di Tokyo, agli occhi del ragazzo appariva come una cavalcata tra i nemici nel campo di battaglia.
    Infine, giunsero a destinazione.
    Per gli Dei! Ahah-ha!
    Esclamò a gran voce e col sorriso il volto, affrettandosi a togliersi il casco e a scendere dalla moto.
    Seguirono poi degli *Huff*, dei *Puff* e dei *Gasp*, il ragazzo aveva il fiatone come se avesse fatto attività anaerobica.
    Pfiuu~... Non so ancora dirti se mi ci potrei abituare...
    Disse in risposta mentre cercava di ritrovare fiato e contegno.
    Ma di una cosa son certo...
    Non mi è dispiaciuto affatto!

    Yoshito era troppo euforico dal giro in moto appena ultimato per potersi accorgere dell'auto-schiaffo e degli altri atteggiamenti anomali dell'altro, benché minimo poteva sapere del suo monologo interiore. Il giovane Amaterasu era impegnato a riacquisire la posa ed i modi che era solito ostentare e, quando sentì d'aver rifatto suo un portamento degno, il suo primo pensiero fu quello d'affrettarsi a ringraziare il compagno per aver acconsentito a quel repentino cambio di destinazione.
    Ti ringrazio per aver assecondato la mia richiesta Oshima-kun. Siet... Sei bravo ragazzo.
    Condivise poi un sorriso solare e largo.
    Torno subito...!
    Al termine di quelle parole, Yoshito fece un accenno d'inchino col capo e si congedò dall'altro. Si mosse verso la struttura fatiscente che si ergeva dall'altra parte della strada: un locale vecchio e in disuso ed ormai privo d'insegna, che sottostava un edificio altrettanto decadente.
    Beh, non sarà il tempio... Ma ce lo faremo piacere.
    Borbottò tra sé e sé ma con voce abbastanza forte, non rendendosi conto che l'altro lo potesse udire. Un occhio esperto e più oculato come quello di Kaworu, avrebbe potuto riconoscere quel posto ed identificarlo come una vecchia officina di moto. Gli indizi c'erano tutti: dai classici attrezzi del mestiere, a copertoni e pneumatici sparsi ed abbandonati nello spazio davanti al locale, ormai conquistato dalla flora urbana; e se ci fossero stati dubbi, ci avrebbero pensato i resti di telai e scocche di vecchi modelli moto a dissiparli.
    Luoghi come quelli erano rari da trovare nella Tokyo moderna ed infatti, come tutto il resto, anche quel reperto storico avrebbe lasciato spazio al "moderno"; testimone il cartello d'imminente demolizione appeso ad una ringhiera lì vicino e datato per il mese successivo.
    Yoshito non si avventurò all'interno e vi si fermò difronte, proprio davanti a quello spiazzale ormai più simile ad un cimitero che a qualunque fosse il suo scopo originale. Dopotutto il ragazzo non conosceva veramente quel luogo, sapeva solo ch'era un luogo che frequentava il nonno e in cui lo portò qualche volta anni or sono; era questo che avrebbe risposto se Oshima avesse chiesto.
    Il giovane poggiò le ginocchia a terra, congiunse le mani davanti a sé e col capo chino e la schiena dritta, assunse una posizione di preghiera come se fossero dinanzi ad un tempio; chiuse gli occhi e sorrise mentre lo faceva, mentre nella sua mente dedicava un saluto alla persona che lui legava a quel luogo.
    Poi, si sarebbe alzato, fatto un ultimo inchino e spolverato l'abito, e dopo aver esclamato un sonoro ed energico "Sono pronto. Possiamo andare!, si sarebbe rimesto il casco e si sarebbe preparato per ripartire se l'altro non avesse altro in mente o niente da dire.
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    Pongo le mie immense scuse per il ritardo qui come le ho poste anche a Leo :cry: :gun:

    Kaworu Oshima Narrazione
    « Dialogo »( Interiore )
    < Miyasato >
    — ❈ —
    « Qualcuno sembra essersi divertito. ​»

    Reciprocò il sorriso entusiasta di Amaterasu, i cui capelli scomposti e lo sguardo sgranato nulla avevano a che fare con la figura stoica incontrata davanti al concessionario.

    L'aveva raccolto dalla strada che era uno studente sobrio e ben disciplinato... Kaworu si sentiva fiero di averne rivelato il lato più sciolto appena sotto tale scorza. Yoshito stesso non si sarebbe aspettato d'urlare scimmiotico sfrecciando per le strade di Tokyo, rapito dalla pura e semplice adrenalina.

    Stava lì il potere di una moto: Anche la più scrausa sapeva risvegliare la natura animalesca di un uomo. Persino di un bravo ragazzo come il biondo.

    « Oi! Non sono un taxi, vengo anch'io! ​»

    Infatti lo seguì a ruota attraversando la strada, curioso dell'edificio decrepito che il compagno voleva sostituire per un tempio. Kaworu gli aveva donato il frutto proibito della velocità, come compenso si sentiva in diritto di ficcanasare un po'.

    ...Ma realizzando cosa fosse – o fosse stato – quel posto, il suo stomaco si contorse in un gelido nodo.

    Una reliquia di tempi perduti gli si prostrava davanti morente e dimenticata. Legata al presente appena con un filo, ricordata solo attraverso il nonno di Amaterasu, supponeva. Quel pezzo di storia era accantonato dal presente, e presto sarebbe stato polverizzato per lasciar spazio al futuro.

    L'albino in vita non fece mai visita lì... Ma quei luoghi, quei tempi, erano casa sua. Al cospetto della forza inarrestabile del tempo su ciò che ancora non era pronto ad ammettere fosse antico... Gli arrivò il messaggio.

    La sua generazione era polvere. E lui era un ospite malvoluto.

    Rimase imbambolato a studiare l'enorme bara a finestre, mentre l'altro scendeva in preghiera. Forse anche Kaworu stava porgendo i suoi omaggi a modo suo, seppur più che onorare la lapide di un vecchio caro, si sentiva come fosse tutto fresco di sepoltura.

    Nemmeno la voce squillante del compagno riuscì a rievocarlo dal suo lutto, inizialmente.

    « ...Sì. È meglio riportare questa motocilecca dove appartiene. ​»

    Nascose un'espressione addolorata all'interno del casco. Non importava. Si sarebbe presto consolato a bordo di una moto, dove con abbastanza carburante ogni preoccupazione scivolava via.

    Quell'attività era la sua musa e la sua medicina. Eppure, da quando aveva incontrato Miyasato, non riusciva ad abbandonare per strada quanto avrebbe voluto. Il Kaworu a cui fu concessa la possibilità d'invecchiare fece una fine miserabile...

    Temeva che nella sua cura si nascondesse una traccia di veleno. E nessun pensiero era mai stato più terrificante di quello.

    — ❈ —
    Tornarono alla base, accolti da Tatsumi che fu rapido a sorridergli tanto quanto fu a chiudere il cancello alle loro spalle, manco fossero bestie selvagge da contenere a tutti i costi. Forse la partenza brusca di prima lo convinse in mezzo secondo che avesse fatto un grave errore.

    « Bentornati, ragazzi! Come vi siete trovati? Niente male, vero? ​»

    Da bravo predatore li assalì prima ancora che fossero del tutto smontati. Porsero moto e caschi in mano ad una nuova collega unitasi lì dopo la loro partenza, che li ringraziò rapidamente prima d'andare a riporre tutto al proprio posto.

    « Eh? Ah, giusto. ​»

    Kaworu era tornato in se dopo il viaggio di ritorno. Ergo, strafottente e poco rispettoso.

    « Onestamente a me ha fatto schifo a prima vista. Tu invece, Amaterasu? ​»

    Col fatto che fosse distratto ad occhieggiare la donna lì con loro, e avesse in generale perso interesse per tutto quel posto finito il giro, nemmeno prese nota dell'occhiacca maledicente ricevuta da Tatsumi, nonostante l'impiegato mantenesse un ostentato sorriso.

    Riponeva le sue ultime speranze di vendita nell'altro ragazzo dall'aria ben più raccomandabile.

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    YOSHITO AMATERASU
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    Raccolto nella sua posizione di preghiera, col capo chino, occhi chiuso e sorriso stampato, Yoshito rubò per sé i momenti successivi per donare il giusto rispetto verso quel luogo e l'uomo ad esso legato.
    Era una situazione alquanto bizzarra, se non anormale, trasportare un perfetto sconosciuto in un luogo a lui così sacro e farlo assistere ad uno spettacolo così inaspettato. Probabilmente Oshima si sentiva a disagio o per lo meno spaesato per via di quell'evento inaspettato, poiché non vi fu parola su tutto ciò da parte del ragazzo; ma chi conosce il giovane samurai dalla chioma di fiamma, era più che ben abituato a simil scenari.
    Rendiamo questo giorno... un giorno stellare.
    Esclamò a tono basso il ragazzo senza mai tradire la posa. La frase, uscita dal nulla e senza preavviso, apparentemente sembrava indirizzata a Miya, che però difficilmente ne avrebbe compreso il significato, se non per il fatto ch'era un vecchio proverbio giapponese assai antiquato.
    Ben altra, tuttavia, era la verità .
    Era una frase ricorrente che il nonno tendeva spesso usare e che lui stesso recitava ogni qualvolta lo volesse recitare.
    Sayonara... Ojiisan~
    Terminato il suo ossequio verso quel luogo ormai dimenticato e destinato alla rovina, ignaro che forse quella sarebbe stato l'ultima volta che avrebbe potuto fare qualcosa del genere, Yoshito si rialzò come nulla fosse e al suo di uno squillante "Sono pronto. Possiamo andare!", si diresse verso la moto. Nessun'altra parola venne spesa a riguardo poiché nulla era stato chiesto dall'altro ragazzo; il suo dopotutto era un movimento di cordoglio privato che Miyasato aveva rispettato senza dar fiato a commenti possibilmente scomodo e che avrebbero potuto farlo apparire con un ficcanaso.

    Il viaggio di ritorno fu una sorta di replica di quello d'andata: procedette senza intoppi e per il biondo fu altrettanto intenso e ricco d'emozioni; tuttavia a questo giro si trattenne dall'esternarle col medesimo fragore.
    Rientrarono nel garage della concessionaria e parcheggiarono la moto, sotto il casco Yoshito era così eccitato da non notare la frettolosità con cui chiusero i cancelli alle loro spalle e né poté dunque maliziare a riguardo. Ad attenderli all'arrivo, come un meccanico sportivo durante un pit stop, c'era Tatsumi che, tra ansia e nervosismo, celava il proprio stato d'animo dietro un sorriso forzato. Desideroso d'ascoltare la loro esperienza ed opinione sulla motocicletta -e magari mettere a segno anche una vendita- rimase lì tutto orecchi, in attesa della risposta definitiva.
    Oh boy, la sua faccia riuscì a malapena a trattenere un'espressione distorta quando sentì quella di Oshima.
    Le speranze dell'uomo caddero dunque su Yoshito che, sorridente ed allegro -come al suo solito-, sembrava decisamente meno aspro a riguardo e probabilmente così avrebbe fatto; avrebbe voluto esternargli tutta l'eccitazione che aveva provato in quell'occasione, dalla frenesia al batticuore, ma... Ci furon ben due motivi che lo trattennero dal farlo.
    Il primo eran proprio le parole di Miyasato.
    Mi chiedo perché Oshima abbia un parere così amaro. Si chiese il ragazzo.
    Esitò per qualche istante mentre lo sguardo deviava in direzione del compagno di viaggio.
    Forse c'è un motivo dietro le sue dure parole... Cercherò di prenderne esempio e non ne contraddirò il parere.
    L'altro motivo è che già una volta quel giorno aveva tradito il proprio contegno e non avrebbe permesso una seconda volta a sé stesso; per questo decise di reggere il gioco di Kaworu anche se la sua fu una risposta decisamente più moderata rispetto a quella dell'altro.
    Vi ringrazio per averci concesso di vivere suddetta esperienza Tatsumi-san, personalmente posso giudicarmi soddisfatto.
    Partì con una risposta apparentemente positiva che fece illuminare il volto del venditore per un attimo.
    Tuttavia mi sento di confessare che ho trovato l'esperienza non del tutto all'altezza delle aspettative. Cionondimeno ciò non esclude un acquisto futuro, ma prima valuteremo opzioni differenti e, se i tempi saranno maturi, ci rincontreremo nuovamente per definire un accordo per la vostra merce.
    Era un no velato condito di speranze; era al pari del classico "le faremo sapere" dopo un colloquio di lavoro apparentemente andato bene.
    Come un vero uno d'affari di un certo livello, Yoshito fece un inchino mantenendo il suo sorriso e non si fece trattenere oltre dagl'ulteriori disperati tentativi di vendita che Tatsumi cercò di articolare.

    Eran finalmente fuori dalla concessionaria e Yoshito si sentì libero di parlare.
    È stata un'esperienza assai particolare... "Piacevole", oserei dire. Ahaha!
    Disse con tono allegro il ragazzo verso Miyasato, ridacchiando spensierato.
    Senti Oshima-kun, scusa se la domanda ti sembra inopportuna... Ma come mai la tua risposta di poco prima, era così negativa?
    Lo sguardo di Amaterasu era genuinamente confuso e curioso a riguardo.
    È che tutta questa storia sulle moto è davvero una cosa nuova per me e vorrei veramente capirne di più a riguardo.
    Chiese con lo stesso brio con cui chiedere spiegazioni un bambino.
    Gli diede spazio e tempo per rispondergli se ne avesse avuto voglia; poi, avrebbe quasi timidamente tirato fuori quell'apparecchio tecnologico di forma rettangolare -era così che ancora lo chiama- da dentro la sua tasca e si spinse ad osare un'ultima domanda.
    Forse ti sembrerà inappropriato ma sono un po' nuovo anche per quando riguarda questo...
    Disse agitando lo smartphone aveva in mano.
    Ti dispiace se ci scambiamo i contatti su B-Babel? Era così che si chiamava?
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    < Miyasato >
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    Non li avevano buttati fuori a calci, però quasi. Tatsumi ce la mise tutta a reggere il sorriso da salesman affabile, ma una volta realizzato che i due non fossero aperti a controproposte o altri consigli, vi era poc'altro da spartire eccetto "ok ragazzi, torniamo dentro".

    La coppia si era piuttosto diretta fuori, davanti all'edificio tutto vetri e angoli. Kaworu prese un attimo per stiracchiarsi sotto il sole, pensando non gli sarebbe dispiaciuta una sigarettina dopo la cavalcata.

    Purtroppo Miya avrebbe potuto seriamente inalarsi un po' del gas anti-quirk delle Farfalle se mai avesse beccato il coinquilino a fumare. E se ne sarebbe liberato per sempre.

    < Va tutto bene? Sei stranamente silenzioso da quando siamo tornati dal negozio. >

    ( Vaaaai tranquillo, sto uno splendore. Anche una moto scarsa è sempre una moto, come potrei non essere di buon umore! )

    Mentì l'albino. Era conscio che uscire dal suo personaggio esuberante si notasse facilmente, specialmente paragonato al compagno bello carico dopo la sua prima esperienza su due ruote.

    « Eh?? Sono io che dovrei chiedere spiegazioni a te! ​»

    Rispose alla sua domanda rigirandogli la frittata. Al biondo quasi era partito un infarto orgasmico dopo appena un assaggio a cavallo di una motocicletta, poi ebbe la faccia tosta di sorridere e far finta d'essere deluso.

    « Non dirmi che volevi solo imitare la mia opinione... ​»

    Kaworu aveva salde ragioni per odiare la vettura, era troppo esperto di guida per godersela. Yoshito era l'opposto, ne sapeva così poco da farsi piacere qualsiasi cosa, era normale.

    Gli sarebbero girate le palle però se lo studente si fosse piegato ai pareri e alle esperienze altrui senza fidarsi dei propri istinti, anche se sbagliati. Le risposte andavano raggiunte vivendo, piuttosto che fidandosi ciecamente.

    « Vuoi sapere perché la penso come la penso? Perfetto. ​»

    Si avvicinò di due passi, a momenti si toccavano naso-naso intanto che Kaworu premeva un indice accusatorio al petto di Amaterasu.

    « Racimolerò una moto seria, una signora moto, dopodiché t'inviterò a provarla per sentire la differenza. E dovrò anche insegnarti qualcosina di guida, così che col tempo potrai andarci da solo. Non posso mica farti da Uber per sempre! ​»

    Tornò indietro di mezzo passo, facendo salire il dito per un colpetto inaspettato al naso dello sbarbato allievo.

    Ai tempi di Kaworu era così che lui e tutti nel suo gruppetto avevano imparato: sotto l'ala di un ragazzo più grande che se ne intendeva. E non si erano mai lasciati limitare da qualunque fosse lo stile di guida "proprio" insegnato alle scuole-guida.

    Yoshito sembrava un tipo vecchio stampo, quell'approccio sarebbe stato ideale... Anche se prima di andare davvero in strada qualcuno gli avrebbe tirato le orecchie costringendolo a farsi una vera patente, come Miyasato aveva fatto col coinquilino.

    « Babel? Ah, sì, giusto... Il mio nome lì è... Uhmmm.. Aaahhh... ​»

    ( ...@miya )
    « @miya! Ma non sono un gran texter, se devi contattarmi è meglio farmi uno squillo, o lasciarmi una registrazione vocale. ​»

    Per un periodo ci aveva provato, aveva seriamente fatto del suo meglio, ma nelle aberrazioni tecnomagiche che quei tempi chiamavano "telefoni" non si sarebbe mai orientato abbastanza da messaggiare.

    Anzi, ogni qualvolta era il suo turno nel corpo e provava a farci qualcosa, la mattina dopo Miya si lamentava sempre di un nuovo disastro che Kaworu nemmeno poteva comprendere d'aver causato.

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    Non v'è un motivo complesso dietro il mio modo di fare.
    Replicò di rinvio a Miyasato.
    Mia ha madre mi ha insegnato a diffidar sempre di chi insiste non volerti vendere un qualcosa, è per questo motivo che ho risposto in quel modo a Tatsumi-san. Nulla più. Anche s'entusiasta per l'esperienza non volevo deludere le sue aspettative e gli ho dunque fornito un "No" nel modo più neutrale e cordiale che in quel momento son riuscito a pensare.
    L'espressione sorridente e serena non vacillò mai durante quella lunga sequela di parole; se è vero che lo sguardo è lo specchio dell'anima, in quel momento l'animo di Yoshito appariva limpido e cristallino come i suoi occhi seri e carichi d'ardore.
    Lo sguardo sincero del giovane s'infiammo poi nuovamente quando il suo orecchio udì le parole di Oshima; la promessa d'insegnargli i suoi metodi di guida e di trasmettergli la sua visione sul mondo delle moto, entusiasmarono Amaterasu tanto quanto il loro precedente viaggio su due ruote.
    Davvero fareste tanto per me Oshima-san!?
    Esclamò con l'entusiasmo di un bambino il giorno del suo compleanno.
    Allora dovrò sbrigarmi a procurarmi una licenza di guida anch'io al più presto! Ahaha!
    Dentro il petto si sentiva ardere così tanto, che se non avesse già avuto i capelli color fiamma probabilmente gli sarebbero diventati in quel momento.
    Proseguirono poi con lo scambio di contatti.
    chi-occio-la... emme... i... ipsilon... a...
    Digitò i caratteri singolarmente con la stessa scioltezza che avrebbe un anziano con l'artrite.
    Ok salvato! Il mio invece è...
    Si soffermò a cercare sullo schermo il proprio contatto con lo sguardo.
    Ah, eccolo! @kaenbushi!
    Rimise in tasca il telefono, tutto impettito e sorridente; era ancora eccitato per ciò che aveva Oshima qualche attimo prima.
    Tranquillo, Oshima-san. Non penso ti recherò disturbo quanto credi. Come avrei ben notato non sono ben pratico con queste diavolerie elettroniche. Ahahah!
    Derise le sue capacità anteguerra con la tecnologia moderna, anche se in realtà ultimamente era parecchio migliorato a riguardo.
    Orbene Oshima-san. Direi ch'è giunto il momento dei saluti.
    Facendo un paio di passi indietro allontanandosi da lui, Yoshito esibì un largo sorriso ed eseguì un inchino verso il compagno di scuola.
    Ti ringrazio per aver dedicato il tuo tempo prezioso per istruire questo profano.
    Tornò diritto e il sorriso ancor permaneva sotto il suo sguardo vispo.
    Spero di poterti rincontrare presto... Magari per farti mantener fede alla tua promessa. Ahahah!
    Mentre il biondo parlava, il cellulare gli prese a squillare; lo tirò a metà fuori dalla tasca e, quando lesse il contatto, il tono gli si fece frettoloso ed eseguì anche un paio di rapidi inchini per scusarsi a riguardo.
    Scusami Oshima, ma devo proprio scappare...!
    Gli diede dunque le spalle ed iniziò a correre lungo il viale allontanandosi da lui, ma non prima di avergli donato un ultimo saluto agitando la mano verso l'alto ed esclamando uno stentoreo:
    Alla prossima Oshina-san!
    ... Si padre sto arrivando. Ho avuto un contrattemp...
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    Kaworu Oshima Narrazione
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    < Miyasato >
    — ❈ —
    Sorrideva, accettava le parole riconoscenti e impressionate di Yoshito con una spiccata aria gongolante... Nulla poteva essere più lontano dalla verità, appena sotto quella performance superba.

    Il negozio dimenticato e preda della polvere era stato il suo fantasma del passato, ora il ragazzo suo compagno aveva preso le veci del fantasma presente. Tutto quel che sarebbe bastato a Kaworu per sentirsi meglio era trovarsi sullo stesso piano del biondo. Scambiarsi contatti e promettergli un nuovo incontro alla pari.

    Purtroppo non fu così. Era evidente che agli occhi di Amaterasu, lui fosse ormai su qualche tipo di piedistallo, abbastanza da riferircisi tramite onorifici di rispetto, non lo stesso "rispetto" su cui si basava la vecchia combriccola di Kaworu, ma quello riservato ad un senpai.

    Essere superiore a qualcuno in quella maniera era l'ultima cosa che avrebbe mai voluto. Trattenne il desiderio d'afferrare il ragazzo per la collottola e scuoterlo, urlandogli che non fosse il maestro che cercava, che tra loro due non vedeva differenze.

    In quel momento si sentì come il negozio in malora: apprezzato, riverito, e vecchio.

    « Ci si becca! ​»

    Lo salutò con una sventolata di braccio.

    < Sigh... Tante emozioni oggi, e comunque non siamo più vicini a trovare una moto che ti piaccia. >
    Miya riemerse al fianco del coinquilino, riportando lo status quo a prima dell'inaspettato incontro. Kaworu ascolta solo per metà. Mani nelle tasche spostò lo sguardo qua e là per strada, fingendosi interessato a qualsiasi cosa non fosse nella sua testa.

    ( ...No, ora che ci penso, un posto dove trovare una buona motocicletta lo conosco. )
    Non aveva mai abbandonato il retro della sua testa, ma avrebbe sperato di lasciarlo lì piuttosto che doverlo accettare nella sua nuova vita facendoci visita.

    Tuttavia, se voleva liberarsi al più presto dei dubbi che lo infastidivano così pungentemente... Qualche risposta poteva trovarla da lui.

    « Se ne dicono di cose in giro, ti prendono in giro, ti prenderò in giro, fammi fare un altro giro. »Scapestrato ✧ Deceduto ✧ Noraneko ▸▸▸ SCHEDACRONOLOGIA » © CODE

     
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    Stan, il livello nel codice :knife:
    Also sono in modalità correzione estiva quindi faccio amnistia per tutti i ritardi segnalati o meno.
    Also 2, avete fatto 22 post quindi prendete il bonus.

    Yoshito: +50exp +25exp;
    Kaworu: +50exp +25exp.

    Chiudo!
     
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