⢓⠸⡰⠦⣥⡾⢝/Hana yori Dango

Quella sera, uscendo dal locale a Ginza in cui era stato chiamato a suonare per quella serata, era piú stanco del solito. Il caldo estivo umidissimo di Tokyo iniziava a farsi decisamente sentire, e il mestiere del pianista non era esattamente il genere di figura per cui si poteva vestire leggeri: richiedeva una certa... eleganza, per cosí dire. Trovava personalmente un pó ironico che, per qualcuno che doveva in teoria essere valutato solo tramite il suono e le proprie abilitá musicali, si fosse comunque formato nel tempo la classica immagine stereotipata del pianista vestito di tutto punto.
In teoria non sarebbe dovuto interessare a nessuno se si presentava a suonare vestito in giacca e cravatta o in una banale camicia e pantaloncini, ma in pratica la questione era ben diversa, anche perché il luogo in cui era stato chiamato non era il primo izakaya che si trovava dietro l'angolo.
Finita la serata e accordatosi con i gestori per tornare la settimana prossima allo stesso orario, prese il bastone e si avvió fuori dal locale.
Aveva percorso solamente pochi passi che udí due figure approcciarglisi; non ebbe bisogno di chiedere chi fossero ad alta voce, le due coppie di bassi indistinguibili gli fecero capire subito di chi si trattava.
... Ah.
Non sapeva che Destro e Sinistro fossero lí quella sera; erano rimasti nel pubblico, ad attendere finisse?
Se li immaginó per un attimo seduti ad un tavolino rotondo in un angolo, a sorseggiare cocktail con aria impassibile.
In ogni caso, se erano lí, doveva voler dire solo una cosa: c'era qualcosa di cui doveva occupparsi.
« ... benissimo. Fate strada, allora.» disse solo.
Forse una delle ceramiche a cui Blank era interessato era tornata in vendita, o forse era il caso di andare a pagare una visita ad uno degli altri partecipanti alle aste che si era aggiudicato un pezzo per "convincerlo" cortesemente a rivenderlo.
In ogni caso, lo avrebbero aggiornato lungo il tragitto, perció si avvió scortato dalla due figure lungo un vicolo, in direzione presumibilmente della macchina parcheggiata da qualche parte.

"You don't have to play well, you just have to play better than your opponent "

Non aveva mosso che pochi passi seguendo la sua scorta silenziosa che udi' qualcuno approcciarlo da dove era venuto, prendendo parola subito dopo per complimentarsi sulla sua esibizione. Oh, un cliente del locale? Normalmente gli avrebbe fatto piacere, ma in quel momento andava un po' di fretta, ed era sempre un po' nervoso nell'essere approcciato da sconosciuti quando era in presenza di Destro e Sinistro. Al non sapere chi aveva davanti si univa l'incertezza del non sapere come avrebbero reagito, anche se generalmente, nel dubbio, tendevano a non fare nulla. In questo, la loro "semplicità" era un vantaggio.
« Fermi.» sussurrò ai due cloni per fermarli, prima di voltarsi completamente verso lo sconosciuto. Chinò rapidamente il capo in un accenno di inchino.
« Mi fa piacere le sia piaciuta. È la prima volta che viene?» chiese. Suonava spesso lì, ma forse era semplicemente un cliente abituale che si era deciso dopo tante volte ad approcciarlo.
Dopotutto, non è che avesse modo di sapere chi era presente o meno altrimenti.
Le successive parole dell'altro fecero suonare un primo campanello di allarme nella sua testa. Se fino ad ora era stato cauto ma cortese, la posa di chi si è fermato solo un momento per scambiare due parole prima di riprendere la sua strada, ora lo sconosciuto aveva tutta la sua attenzione.
... Un semplice passante si sarebbe rivolto direttamente ai due interessati, presentandosi come era solito fare tra persone civili, se non si aveva motivo di pensare che i due cloni avessero qualcosa di strano.
Cercò di pensare rapidamente ad una giustificazione.
« Mi spiace, non parlano giapponese, e saremmo un po' di fretta.» rispose sbrigativo, facendo un cenno a Destro e Sinistro di rimettersi in marcia e facendo per seguirli. Se era un semplice cliente cordiale che voleva attaccare bottone, sperava avrebbe capito che era il caso di togliersi dai piedi. Se non lo era... Mentre si muoveva tese le orecchie a qualsiasi movimento proveniente dall'altro, la mano destra che strinse il bastone con più forza, pronto a usarlo per difendersi.

"You don't have to play well, you just have to play better than your opponent "

Mentre dava ancora le spalle allo sconosciuto non riuscì a non trattenere un sospiro vagamente irritato nel sentirlo muoversi di nuovo alle sue spalle, continuando intanto a chiacchierare come se nulla fosse. Apprezava il suo entusiasmo, davvero, in letteralmente qualsiasi altro momento gli avrebbe fatto piacere fermarsi a chiacchierare, ma non in quello.
Era... Fastidioso come atteggiamento, e non riusciva a spiegarselo. Perché tutta quell'attenzione nei confronti dei cloni?
A meno che non fosse dell'Eden... Ma davvero si sarebbe avvicinato a quel modo in quel caso?
Si fermò voltandosi di scatto, il bastone che produsse uno scatto secco sul terreno quando lo posò davanti a lui, voltando il capo in direzione dello sconosciuto e prendendo un bel respiro.
« Non parlano giapponese.» ribatté, prima di rivolgersi ai due cloni a voce più bassa, in un cinese piuttosto elementare.
« Allontanatevi per ora.» ordinò, portando Destro e Sinistro a continuare ad allontanarsi. Aveva iniziato a studiare il cinese da poco, dopo l'incontro con Blank. Ora che sapeva che il "template" dei cloni era un vecchio collega di affari del magnate cinese, imparare quella lingua in modo da poter dare ordini ai cloni gli era parso solo naturale.
« Affascinante. Come mai tutto questo interesse?» chiese, inclinando appena il capo di lato, gli occhi ancora chiusi ma il viso rivolto verso l'interlocutore misterioso, un leggero sorriso sulle labbra. Aveva una bella voce, ma era sicuro di non averlo mai incontrato prima... Se ne sarebbe ricordato, in quel caso.
Mosse un passo in avanti verso l'altro, facendo strusciare il bastone in avanti, quasi aspettandosi di andare a sbattere contro le scarpe dell'altro.
Tutto quell'interesse per i cloni era fin troppo sospetto, perciò tenerlo alla larga da loro era nel suo interesso.
« Non per stasera, mi dispiace... Ma posso invitarla al mio prossimo concerto, se le interessa.» rispose, suave. In quel momento attivo' piano il quirk, iniziando a emanare una serie di aghi dalle braccia. Facendoli scorrere lungo il bastone e poi il più vicino possibile lungo il pavimento nel tentativo di renderli poco visibili(un suo grande handicap, il non sapere quanto fossero visibili agli altri), li spinse in avanti a cercare di sfiorare lo sconosciuto, in allerta.

"You don't have to play well, you just have to play better than your opponent "

Lo sconosciuto si avvicinó continuando a parlare, e sembrava essere passato dal professare un enorme interesse scientifico nei confronti dei gemelli al... complimentarlo. O perlomeno, credeva fosse un complimento.
Nessuno lo aveva mai esattamente chiamato "daddy" prima d'ora, e aveva una vaga nozione di cosa volesse dire grazie a sua figlia, di solito riferito ad un attore di bell'aspetto che aveva raggiunto una certa etá. E... beh, la cosa gli avrebbe anche fatto piacere normalmente, era sempre bello sapere di risultare piacevole alle persone, ma non in quella situazione. E decisamente non da quel tizio.
« Ne sono... lusingato, davvero, ma non ho davvero tempo al moment-» la voce si smorzó leggermente fino a spegnersi, improvvisamente distratto da molteplici cose. La prima era che aveva percepito le prime sensazioni provenire dall'altro con il quirk, un flash rapido di capelli lunghi (molto lunghi, tra i piú lunghi che si era trovato probabilmente a percepire insieme a quelli di Fumio), odore di fiori e... uno strano prurito sulla testa. Non aveva idea di come interpretare quella rapida sensazione, non avendo idea che all'altro stessero letteralmente crescendo dei fiori tra i capelli.
E la voce dell'altro era... cambiata. Si era fatta piú languida, dolce, intossicante.
La voce era per ovvi motivi la prima cosa che notava di una persona, ed era in larga parte anche una delle cose che stabilivano se trovava o meno attraente qualcuno a primo impatto, a discapito del genere della persona. Si era innamorato di Seki dal momento che aveva sentito la sua voce.
E la voce dell'altro era... molto attraente. Lo aveva pensato giá dall'inizio, ma ora gli sembrava assolutamente irresistibile.
Venire con lui? Sí, perché no?
« Sí... sí, ho degli affari da sbrigare...» si ritrovó a dire distrattamente, voltandosi poi nella direzione in cui aveva fatto allontanare Destro e Sinistro, con la vaga, vaghissima intenzione di iniziare a muoversi, per poi rallentare. Perché poi doveva andare con loro?
« ... ma posso rimandarli e possiamo andare a bere qualcosa.» chiese con un leggero sorriso, senza rendersi conto di cosa stava dicendo mentre alzava la mano che non reggeva il bastone per sfiorare la spalla dell'altro, sia per usarlo come guida che per... semplicemente toccarlo, avvicinarsi a lui.
I capelli erano morbidissimi, e il profumo d'arancia era ancora piú intenso.
« Come si chiama?»

"You don't have to play well, you just have to play better than your opponent "

Circondato dall'odore quasi opprimente di fiori d'arancio, Norio continuò a tenere la mano sulla spalla dell'altro, eventualmente iniziando a muoversi.
« Sì, il whisky non mi dispiace effettivamente, c'è un buon locale che ne serve un'ottima qualità non troppo lontano da qui...» rispose un po' vagamente, ancora stordito.
Il nome dell'altro non gli disse molto, se non che trovò curioso che contenesse il nome di una pianta. Qualcosa in lui gli disse che quello era un particolare a cui prestare attenzione, anche se in quel momento, preso com'era dal voler stare solo il più vicino possibile a quell'individuo dalla voce così flautata, non seppe dirsi il perché.
« ... Temo di non sapere come siano fatti questi caratteri, ma è un bel nome.» rispose dopo un attimo in tono di scuse.
Un altro lampo di impressione arrivò dagli hari che nel frattempo si erano pigramente sparsi tutto attorno a loro: forse sarebbe stato meglio richiamarli, se dovevano andare a bere qualcosa dopotutto non poteva farsi vedere ad utilizzare il quirk in un locale...
Il flash di sensazioni lo portò a scuotere leggermente la testa, disorientato.
Continuò a camminare, conducendo l'altro lungo il vicolo, lontano dalle strade.
« Toda...» iniziò a rispondere.
C'era... Come qualcosa di incastrato tra i capelli... Mosse la mano poggiata sulla spalla dell'altro come ad aggiustare la presa, sfiorandone di nuovo la massa di lunghi capelli... E lì si bloccò, di colpo disorientato.
C'erano dei petali sotto le sue dita, proprio sotto la fede che portava all'anulare.
La fede che ancora portava dopo quasi tre anni che Namiko non c'era più... Come gli era venuto in mente di invitare quel tipo a bere qualcosa?
Non lo avrebbe mai fatto. Non gli era mai passato nemmeno per l'anticamera del cervello di fare una cosa simile con persone che conosceva bene, figuriamoci con uno sconosciuto, per quanto bella suonasse la sua voce...
Il disgusto per aver solo potuto pensare con così tanta facilità di lasciarsi Namiko alle spalle lo riempì completamente.
L'uomo si bloccò di colpo, la mano ancora sulla spalla di "Kaede".
Acero.
Ma certo.
Ecco perché aveva attirato vagamente la sua attenzione come nome.
Gli hari che stavano ancora fluttuando lentamente attorno ai due in un piccolo anello di aghi appena luminosi si fermarono di colpo.
Immobili sospesi a mezz'aria, si girarono improvvisamente tutti a puntare verso l'interno del cerchio, iniziando a vibrare leggermente. Norio strinse la presa sulla spalla dell'altro, artigliandogli una ciocca di capelli mentre tremava di rabbia.
« Come hai osato...» esalò, sforzandosi di tenere calma la voce.
« Cosa mi hai fatto, lurido verme?» ringhiò. Dal palmo della mano ancora premuta contro la spalla dell'altro uscì un grosso dardo appuntito e, a differenza degli altri che ancora vibravano minacciosi attorno a loro, perfettamente solido. Lo scagliò con violenza in avanti, aspettando di sentire solo la carne dell'altro che veniva trapassata da parte a parte. Avrebbe sopportato con gioia il dolore riflesso che avrebbe percepito. Contemporaneamente si sarebbe attivato il poison ring che indossava, iniettando la piccole dose di veleno contenuta nell'accessorio direttamente sotto pelle.
Si scostò con violenza dall'altro, arretrando fino ad arrivare con le spalle al muro, alzando il bastone e impugnandolo con entrambe le mani, la punta rivolta verso l'esterno.

"You don't have to play well, you just have to play better than your opponent "

Con le spalle al muro e ancora tremante di rabbia per ció che gli era appena successo, Norio digrignó i denti alle parole dell'altro.
« No.» sputó deciso, scuotendo la testa.
« Non lo avrei mai fatto, non avrei mai... lei mi ha manipolato.» ringhió, cercando di riprendere il controllo della situazione... e soprattutto di sé stesso. Il fatto che qualcuno avesse potuto... controllarlo a quel modo, confondere i suoi sensi, quando erano la cosa per lui piú importante, e fargli dubitare a quel modo di in cosa credeva... lo aveva scosso parecchio.
Perché in quei pochi minuti prima, aveva davvero voluto nient'altro che stare vicino a quell'uomo, toccarlo, conoscerlo meglio, stare con lui... nient'altro sembrava aver avuto importanza, e quella capacitá lo spaventava. Soprattutto se proveniva da uno dei "fiori" del giardino dell'Eden.
Una fitta di dolore alla spalla sinistra gli confermó che il dardo era andato a segno, e "Kaede" sembrava essersi zittito di colpo. Non riuscí a non trattenere una piccola smorfia soddisfatta sapendo di essere riuscito a coglierlo di sorpresa. Strinse piú forte il bastone, aggrottando le sopracciglia alle parole dell'altro e preparandosi a reagire a qualsiasi cosa avesse intenzione di fare; non sapeva ancora bene in cosa consisteva il quirk dell'altro, se non per la strana abilitá legata al profumo mostrata poco prima.
Un attimo dopo tuttavia si immobilizzó, preso alla sprovvista da una delle sensazioni piú stranianti che aveva mai provato, trasmesse dal suo quirk e captate dall'altro.
Era come se... qualcosa gli stesse letteralmente strisciando sotto la pelle, qualcosa di duro,rigido ma inconfondibilmente vivo da come si muoveva, insieme ad un peso crescente sulla schiena. Sussultó leggermente e dovette trattenere l'istinto di toccarsi la schiena per accertarsi che non ci fosse nulla(anche perché premuta contro il muro), concentrandosi sul tenere le mani ben ferme sul bastone. Percepire "Jacinthe" era stato piú disorientante che altro, ma questo oltre ad essere doloroso era...
« Ma é disgustoso» si lasció sfuggire con una smorfia, scuotendo la testa come a cercare di scacciare la sensazione.
<del>Probabilmente l'unico che definirá mai Shion disgustoso, scusa Sapph
Cosa diavolo aveva in corpo quel tipo?
Perché quelli di Eden dovevano avere corpi cosí stramaledettamente strani da percepire?
Venne distratto da quelle considerazioni da un dolore improvviso... questa volta suo. Era stato cosí concentrato su quello schifo strisciante sotto pelle da non aver fatto caso al rumore di qualcosa che si avvicinava. Pezzi di qualcosa lo colpirono al petto mozzandoglí brevemente il fiato: si chinó leggermente in avanti, ma rialzó di scatto la testa nel sentire un rumore ben diverso e questa volta piú riconoscibile: un fruscio di foglie e legno che si muoveva.
Piante? Era quello il suo quirk? Spiegava anche i fiori che aveva sentito tra i capelli poco prima, in quel caso.
D'istinto, senza poter aspettare i prossimi impulsi ricevuti dagli hari, fece un gesto con il capo per radunare un gruppo dei tanti innumerevoli dardi scintillanti davanti a sé, a formare un enorme scudo lucente che paró il colpo che altrimenti lo avrebbe investito in pieno con un rintocco cupo. Un attimo per riprendere il fiato, e scattó di lato a destra oltre lo scudo, che si dissose nuovamente in minuscoli frammenti che ripresero a sciamargli attorno. Doveva innanzitutto spostarsi ed evitare di venire intrappolato tra un muro e.... quel coso legnoso.
Ed evitare altri lanci di spine.
Mentre correva, staccó una mano dal bastone e la infiló rapidamente in tasca, sfilandone una smoke bomb e lasciandola cadere ai suoi piedi. Aveva iniziato a prendere l'abitudine di tenerne sempre una in tasca, ormai, insieme al poison ring. La capsula esplose appena toccó terra e inizió a diffondere l'acro odore del fumo tutt'attorno. Poteva cercare di allontanarsi approfittando di quel momento.

"You don't have to play well, you just have to play better than your opponent "

Scosse deciso la testa alle parole, come se solo quel gesto potesse opporsi a ció che l'altro stava insinuando.
« Non é vero, é solo uno sporco trucco...» ribatté a mezza voce, stringendo i denti. Che fossero entrambi uomini? Quel pensiero non lo aveva mai nemmeno sfiorato, sin da giovane non aveva mai fatto particolari distinzioni a riguardo; ció che lo colpiva solitamente per prima cosa era quanto una persona avesse una bella voce, piú che il fatto che fosse maschile o femminile.
E ció che gli dava piú fastidio in assoluto era che, perfino ora, in quel momento, continuava a trovare la voce dell'altro estremamente piacevole. Morbida e suadente, in netto contrasto con le sue parole, pungenti e velenose.
E quel contrasto lo faceva infuriare. Era furioso contro quel tizio, per avergli insinuato il dubbio, ma soprattutto contro sé stesso, per non aver reagito in modo diverso.
« Non ho tradito mia moglie.» ringhió ancora, e per la prima volta provó una autentica punta di odio verso qualcuno.
Cercava sempre di mantenersi il piú distaccato possibile con tutto ció che riguardava i suoi compiti per Deep Void. Non fare troppe domande, per non avere troppi pesi sulla coscienza.
Svolgi bene il tuo lavoro, in modo da renderti utile.
La rivalitá di Deep Void con Eden's Thorn era puramente un qualcosa di cui tener conto durante il lavoro, nulla di personale, come un passaggio particolarmente difficile da eseguire durante un brano.
Se poteva strappare qualche informazione in piú come aveva provato a fare con Allard, lo faceva, ma non andava di certo a cercarli appositamente.
Perlomeno, nulla di personale fino ad ora: quel "Kaede" lo aveva appena reso personale.
Non sapeva bene cosa aveva detto, ma Kaede, finalmente, chiuse la bocca e non aggiunse nient'altro. Era di colpo caduto un sospettoso silenzio; dopo aver lanciato la smoke bomb Norio si fermó, il bastone in mano a metá strada tra il tastare il terreno davanti a sé. Niente passi, niente frusci, nessuno scricchiolare di legno che lo avevano annunciato solo qualche secondo fa. Cosa stava facendo?
Cosa aveva detto di tanto particolare...?
Cercó di rammentare il breve scambio appena avvenuto. Si aspettava di sentirlo sputare altro veleno, godendo nel rigirare il dito nella piaga, non quel silenzio improvviso.
L'unica altra cosa che si era lasciata sfuggire era... ah.
... un tipo un pó sensibile, o sbaglio?
Avrebbe dovuto allontanarsi il piú rapidamente possibile. Approfittare di quella situazione e scivolare via, chiamare Destro e Sinistro e battere in ritirata. Ma non voleva.
Voleva vendicarsi per quello che gli aveva fatto passare quel tizio.
Norio si fermó, giró sui tacchi con uno svolazzo della giacca e mosse nuovamente qualche passo verso Kaede, il ticchettare del bastone l'unico suono che lo accompagnava. L'odore acre della smoke bomb era ancora abbastanza intenso.
Gli hari sciamarono brevemente attorno a lui, piccoli puntini di luce appena visibili nel fumo, prima di lanciarsi in avanti fino ad incontrare il loro bersaglio, sfiorando Shion, guizzandogli davanti agli occhi e toccando ogni centimetro dell'altro che riuscivano a raggiungere come uno sciame di insetti affamati. Aveva bisogno di altri impulsi, altre sensazioni captate da lui, per quanto la sensazione di quelle radici sotto pelle gli facesse orrore.
« Disgustoso, sí.» ripeté, ora era il suo turno di sibilare veleno verso l'altro. Gli impulsi arrivarono piú rapidamente, con sempre meno spazio tra uno e l'altro.
Due battiti del cuore... uno... mezzo... fino a diventare un flusso ininterrotto.
In quel momento, non avesse avuto il bastone stretto tra le mani e i brividi di disgusto ad ancorarlo alle sue percezioni, era Kaede. Senza rendersene conto aveva aperto gli occhi, e le pupille spente, appannate ed inutili avevano iniziato a brillare di rosso, due puntini infuocati in mezzo al fumo e al buio.
« Riesco a sentire tutto di te. Ogni piú piccolo dettaglio del tuo corpo. I fiori, con gli steli che affondano tra le radici dei capelli, la pelle del cranio, che prude costantemente. Il sangue che sta uscendo dalla ferita, caldo, denso e... grumoso. Il legno che si insinua sotto pelle, strisciando come un verme tra i muscoli, le vene e attorno alle ossa-» quelle parole vennero quasi spezzate da un conato represso a stento, ma si sforzó di continuare, mascherando il disgusto con un sogghigno.
Poteva percepire il corpo di qualcun altro come fosse il proprio, ma non poteva percepire anche l'abitudine dell'altra persona al proprio corpo. Quel Kaede era abituato da tutta la vita ad avere fiori e legno crescergli addosso, al punto da ritenerlo perfettamente normale, lui no.
Una mano stretta attorno al bastone, praticamente aggrappata con tanta forza da fargli sbiancare le nocche. Il dolore al petto, che avrebbe sicuramente lasciato un livido domani mattina. Come lo avrebbe spiegato a Seki?
Doveva concentrarsi sul dolore. Il dolore perlomeno era il suo, era familiare.
« Il peso della corteccia sulla schiena, lo scricchiolare del legno ad ogni movimento... forse puoi incantare altri con quello spettacolino. Sono sicuro siano fiori molto belli, quelli che hai tra i capelli.» aggiunse.
Sicuramente era molto bello, ma per lui quel bello non aveva nessun significato.
Alzó la mano che non reggeva il bastone e la puntó davanti a sé. Attraverso gli occhi dell'altro, si fermó quando vide il suo braccio teso puntare dritto verso di lui-verso Kaede.
« Per me sono solo una grottesca mostruositá.» sibiló, un altro grosso dardo appuntito che partiva dal palmo della mano.
Come anche gli altri "fiori" del giardino di cui faceva parte quel Kaede... o perlomeno un'altra di loro che aveva avuto il piacere di incrociare.

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Non sapeva bene che reazione si aspettasse dall'altro alle sue parole, ma sicuramente non il commento su sua moglie che ricevette.
Fu cosí inaspettato e fuori luogo che l'uomo si bloccó appena, stupefatto, prima di lasciarsi sfuggire una breve e secca risata incredula.
Non... non riusciva nemmeno ad arrabbiarcisi.
(... no comment sul fatto se l'altro aveva effettivamente ragione o meno)
« Resta comunque disgustoso l'uso che ne fai. Quante persone manipoli con quel profumo?» sibiló. Lui non era certamente un santo, ma l'idea che potesse approfittarsi cosí facilmente di chiunque incrociasse per strada, e che da ció a cui aveva alluso prima sul non essere il primo uomo che tentava a tradire la moglie indicava che lo aveva sicuramente giá fatto in precedenza era... nauseante.
Fortunatamente, il suo quirk si limitava solo alle sensazioni puramente fisiche, perció non poteva sapere se le sue parole avevano effettivamente ferito o meno l'avversario. Certo, il cuore accellerato poteva essere un sintomo di paura, o emozione... ma anche solo l'aver appena salito un pó troppe rampe di scale ed essere un pó fuori forma.
In qualsiasi altra situazione, avrebbe capito benissimo il discorso dell'altro. Ovvio che per lui fosse normale, come per lui era normale non vedere.
Ma in quel momento, furioso e sopraffatto dalla quantitá di segnali che stava ricevendo dall'altro, non riusciva a vederla in quel modo. Non voleva di certo dar ragione a quel tizio.
Mentre camminava percepí di nuovo il frusciare e scricchiolare del legno, mentre gli hari gli trasmettevano istante per istante la sensazione dei fiori che si ritiravano, richiudevano i petali, del legno che si ritraeva di nuovo sotto pelle fino a sparire... dove andava, poi? Tornava ad essere un seme? Aveva semi piantati nel corpo, sotto pelle, pronti a spuntare fuori?
Poi fu il turno dei fiori, che rispuntarono subito dopo in un miscuglio di profumi diversi, tanto intensi e contrastanti da fargli girare la testa, stordendolo. O forse era il fatto del sentire gli odori da due punti di vista diversi a farglieli sembrare piú intensi di quelli che erano...?
Era... era tutto troppo da gestire, e l'altro sembrava star facendo di tutto per sovraccaricarlo di informazioni.
Nel percepire a sua volta il dardo andare a segno si piegó a sua volta leggermente in avanti con un gemito, appoggiandosi al bastone con entrambe le mani, artigliandolo e scegliendo coscientemente di non portarsi una mano al petto ad imitare l'altro, il respiro pesante.
Non era solo il respiro, tuttavia. Si sentiva le membra pesanti, le palpebre... e quel dettaglio lo colse un attimo di sorpresa, portandolo a realizzare di star tenendo gli occhi aperti. Non lo faceva mai, era cosí abituato a tenerli chiusi da dover fare uno sforzo cosciente per aprirli, non che avesse il minimo motivo per farlo. Perché allora...?
La voce dell'altro era vicinissima, erano forse a nemmeno un metro di distanza. Lo sentiva prendere fiato, e non ci sarebbe stato nessun bisogno del quirk per dirglielo.
Come si sentiva? Non gli avrebbe dato la soddisfazione di stare al suo piccolo, perverso giochino.
« ... "sento" che quel veleno che ti ho iniettato dovrebbe essere in circolo da un pó. Non dovresti preoccuparti un pó di quello?» sogghignó, tra un respiro e l'altro, combattendo la sensazione improvvisa di stanchezza generale.
Per quanto ne sapeva l'altro, poteva essere mortale. E non ne era sicuramente immune, dalla nausea e le vertigini dell'altro. Fumio, che invece ne era immune, non aveva mostrato nessuna reazione, perció dovevano essere i sintomi del veleno.
« E hai dimenticato un piccolo particolare sul mio quirk...» aggiunse dopo un attimo.
Un cenno di indice e medio di una mano sul bastone e gli hari si allontanarono di scatto da Kaede, girandogli attorno in un ampio cerchio per cercare stavolta di stargli il piú lontano possibile, confondendosi negli ultimi straschici di fumo della smoke bomb.
Interrotto improvvisamente il flusso di informazioni, sentí subito la mente schiarirsi, anche se la spossatezza rimase.
Allora doveva essere opera dell'altro. Un altro effetto di quei stramaledetti fiori.
Poteva semplicemente non usarlo, il quirk. Erano vicini abbastanza da non averne bisogno.
Dalla posizione leggermente piegata in avanti si raddrizzó e, con il bastone impugnato ancora saldamente in entrambe le mani, lo alzó e vibró un violento colpo orizzontale verso l'altro, mirando a dove dovevano approssimatamente trovarsi le gambe, da destra verso sinistra.
Subito dopo prese un profondo respiro, alzando appena la voce per risuonare lungo il vicolo.
«Guòlái(Venite qui)!»
Il suo cinese era ancora piú che rudimentale, ma era solo per suonare un pó piú "autentico"... sperando che l'altro non parlasse cinese.
Aveva detto loro di allontanarsi perché non voleva rischiare la distruzione dei cloni. Aveva percepito cosa succedeva ad uno di loro quando veniva distrutto. E poi, oltre a dispiacergli nonostante Blank fosse il primo a sostenere che era meglio mantenere le distanze, sarebbe stata una scocciatura doverne addestrare altri due ad interagire con lui.
Ma l'altro fiorellino di Eden non lo sapeva. Chi gli diceva che non aveva appena chiamato letteralmente un esercito di rinforzi?

"You don't have to play well, you just have to play better than your opponent "