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.SHOYA ISHIDAPro-Hero | Level 8 | 20 Anni« O muori da Eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo »Scheda | Forza: 32 | Quirk: 500 | Agilità: 493 | Energia: 1050
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Per qualche breve minuto c'era rimasta abbastanza perplessa a quel cenno da parte dell'uomo, era successo qualcos'altro di cui forse non era venuta a conoscenza perché stava su un treno o per un'altra ragione? Aveva annuito e atteso dopo essersi ricomposta un poco, concedendosi un piccolo momento per controllare il cellulare, nell'eventualità che le fossero arrivati dei messaggi nuovi da parte di Möbius o Hiromi. Niente di niente. Lo ripose al suo posto e portò le mani a tastare i bordi delle tasche esterne dei pantaloni. Faceva caldo e, con la consapevolezza che forse si sarebbe dovuta muovere in quel paesino, aveva puntato su un outfit tutto sommato semplice e comodo, oltre che fresco, tra i pantaloni leggeri e la camicetta nera con le maniche corte, arrivando fin poco sotto i gomiti.
Oh, era un Pro-Hero la ragione per cui il commissario Sadamoto non voleva dilungarsi nella conversazione? Voltò il capo nella direzione di Shoya, incrociando brevemente il suo sguardo e limitandosi a fare un inchino di saluto per sorvolare oltre il sorriso di complicità. Di fama, avrebbe detto se avesse voluto alle parole dell'uomo, decidendo invece di tenerselo per sé. Non sembrava rilevante ai fini di quell'occasione, oltre che sembrarle un'ovvietà tanto scontata. I Pro-Hero erano famosi, chi più, chi meno, ed erano sempre sulla bocca dei comunissimi abitanti. Vuoi che sia per professione pubblica, talvolta si ritrovava a collaborare con loro, le era capitato di lavorare con Darius Wild che rispondeva a Endeavor ed era stato un bel po' di tempo fa. Vuoi che sia per professione segreta, e cioè il vigilantismo, informarsi sulla società non era una cosa da trascurare e bisognava conoscere l'ambiente per diverse ragioni, come evitare di essere beccati o, ancora meglio, di combattere contro di loro. Il senso dell'essere vigilanti – secondo Aya – stava tutto nel poter operare indisturbati e in pieno anonimato per fare quello che si può. Per il bene, come cercava di fare lei.
All'invito del giovane eroe scosse appena il capo, con far pacato, portando le mani a sfiorare appena lo schienale della sedia. A onor del vero, avrebbe preferito restare in piedi, volendo cercare un po' di tregua dopo il viaggio sul treno. « Altrettanto, Nakamura Aya. Sono un'investigatrice privata. » e si ritrovò a tirare fuori l'ID card che la legava a Möbius per mostrarlo all'altro, ritrovandosi poi a rigirarselo tra le mani e infine riporlo al sicuro. Portò la completa attenzione sul commissario Sadamoto, senza accennare a voler sedersi, ben composta in piedi come se fosse un militare che deve ascoltare il suo generale. Non era decisamente rigida nel portamento, era solo a suo agio, benché la cosa potesse sembrare assurda. Ma forse anche per Shoya era parte della normalità, che lo vedeva come Pro-Hero, come lei si vedeva come investigatrice privata che aveva lavorato a svariati casi e sapeva come comportarsi o cosa aspettarsi. « Mi viene solo da chiedermi cosa ci faccia in questa situazione, ma suppongo che lo scoprirò a breve e l'importante è che sia ancora vivo. » commentò lei, accompagnato in seguito da un leggero sospiro di sollievo, si riferiva chiaramente alla celebrità scomparsa per cui aveva accettato l'incarico e si era prodigata come possibile per ritrovarla. Prese visione delle foto che Sadamoto aveva fatto disporre sulla scrivania, soffermandosi un poco di più su un paio, alla ricerca di altro. Alzò la testa alle parole del Pro-Hero, voltando il capo nella sua direzione. « Capisco, c'è bisogno di cautela. » fece lei, non poteva capire perché Shoya si fosse comportato in quel modo, al solo pronunciare Mutant, ma forse intuire sì. E quell'intuizione sarebbe rimasta tale, sicché non era suo interesse ficcanasare e capiva come la situazione dei Mutant nella società attuale fosse un pelino complessa da trattare, complice anche quanto avvenuto con il Movimento Anti-Mutant. Lei non aveva mai avuto problemi con i Mutant né nutriva qualcosa di negativo nei loro confronti, non servivano ragioni a suo dire per avercela con loro o considerarli diversi. Erano nati su quel pianeta come lei, come Shoya, come il commissario Sadamoto e tanti altri. Tuttavia, comprendeva il punto di vista dell'uomo, ecco perché aveva detto ci fosse bisogno di cautela. Era preferibile che non ne facessero un caso oltremodo virale i giornalisti e i curiosi, come era facile far succedere oggigiorno. Forse lei e Shoya erano ancora in tempo per risolvere la situazione, trovando Inosuke e cercando di venire a capo sul Mutant, prima che il tutto risultasse irrimediabile.
« La ringrazio comunque per il contributo, Sadamoto-sama. » dichiarò quando vide l'uomo alzarsi per congedare lei e Shoya, di modo da lasciarli a confrontarsi da soli. Quando fu così, si soffermò sulla cartella in mano al Pro-Hero, frattanto che annuiva alle sue parole. « È il mio caso, sì, posso dirle ciò che serve sapere di Kocho. – quando cominciò a sentire lo sguardo altrui su di sé, fece per ricambiare, non in un tentativo di tenere a testa quanto di rendere semplicemente chiara e fruttuosa la loro collaborazione. – Se lo preferisci così, non vedo perché no. » fece senza porsi troppi problemi, non ne aveva in fin dei conti a rivolgersi col tu, mentre distoglieva l'attenzione per spostarla dove Sadamoto aveva indicato poco prima. Poi narrò dell'attore con una voce quasi professionale senza dimenticarsi di concedere a sé stessa e Shoya qualche breve pausa di tanto in tanto: ciò che era successo, come lei avesse indagato dopo la denuncia della scomparsa da parte della famiglia, parlandone del più che del meno, concludendo poi su come fosse arrivata a tenere in considerazione Ichikai e altre cittadine. Parlò dei rumor che vedevano Inosuke impegnato in una presunta relazione con un Mutant tempo addietro, gli stessi rumor che quelli che lo rappresentavano avevano definito come non veritieri. Aggiunse anche che non c'era stato modo di indagare ulteriormente poiché non c'erano state molte briciole da seguire, tuttavia il dubbio era rimasto poiché non era insolito che qualcuno facesse perdere le proprie tracce per iniziare una nuova vita con un'altra persona. L'aveva visto succedere alcune volte da quando aveva iniziato il lavoro a Möbius, ma di questo non ne parlò limitandosi solo a dire che lo avesse tenuto ugualmente in considerazione per non escludere niente. « ... gli ultimi avvistamenti a Tokyo erano insoliti, a dire della famiglia. È tutto. »
Bisognava decidere sul da farsi adesso, tra cui soprattutto come spostarsi, se con un'auto messa a disposizione dalla stazione di polizia o un po' di camminata. Se non volevano peggiorare la situazione, forse l'ideale era di avvicinarsi a quell'abitazione senza qualcosa che potesse far sentire minacciati o probabilmente peggio. Come fare quindi? Forse c'era una via di mezzo per lei, ma lavorava anche con un Pro-Hero e voleva capire come si sarebbe comportato quest'ultimo. Senza perdere tempo, chiariamoci. « Come intendiamo procedere? » domandò lei, rivolgendo un'occhiata a Shoya come per far capire che era comunque un Pro-Hero, con tutte le responsabilità che comportava una simile professione e soprattutto in un'occasione del genere. Lei era solo un'investigatrice privata di giorno, una vigilante di sera, e questo non era fondamentale che l'altro lo sapesse.Top of the world, but your world isn't real
Your world's an idealAya NakamuraCITAZIONENon mi linciate, per favore. Me ne sono ricordato solo dopo, da ora in poi non mancherà... il livello ovviamente.. -
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SPOILER (clicca per visualizzare)Nel mio post precedente mi sono accorto di aver fatto un errore di colorazione del testo, infatti ho colorato di rosso il periodo: "Abbiamo già fatto un sopralluogo e ci sembra di aver riconosciuto tracce di uso illegale di Quirk, abbiamo anche fatto delle domande alle persone della città e girano strane voci su di un… Mutant…" ma in verità doveva essere di colore viola perchè detto dal commissario Sadamoto. cambia poco, ma ci tenevo a specificarlo.. -
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Si soffermò per qualche breve minuto su Shoya mentre prestava attenzione alle sue parole, notando come iniziasse a farsi più serio con quel modo di porsi. Aveva deciso di prendere le redini o non aveva preso sul serio l'intera questione fino a poco fa o era tutta una messinscena? Erano mere ipotesi, Aya non avrebbe potuto scoprirlo su due piedi. Non conosceva così bene l'altro né tantomeno poteva ricorrere a una presunta Unicità basata sulla telepatia.Quanto farebbe comodo per un'investigatrice privata, eh?
« È una cosa decisamente gradita. » aggiunse lei, apprezzando semplicemente l'operato efficiente dei poliziotti, frattanto che allungava una mano per raccogliere il faldone offertole da Shoya. Iniziò a darvi qualche occhiata tra una pagina e l'altra, si informò sulle cosiddette "anomalie". Qualcosa cominciava a punzecchiare il suo sesto senso da investigatrice, voleva decisamente andare più a fondo per due semplici ragioni: in primis ritrovare la celebrità scomparsa, in secundis chiarire una volta per tutte la questione del Mutant. Concordava ancora una volta con il commissario Sadamoto, era meglio che il tutto restasse circoscritto in quel paesino. Non osò immaginare i titoloni che i grandi giornali avrebbero affibbiato a quella vicenda se ne fossero venuti a conoscenza, come ne avrebbero ingigantito e trasformato in un caso mediatico. Non era proprio ideale in una società a suo dire fragile. « La villa è un punto fin troppo cruciale secondo queste informazioni, mi aspetto di trovare qualcosa fuori. O qualcuno. Premesso che ci sia un fondo di verità per quanto riguarda gli alberi spezzati e gli evidenti segni di zanne. » constatò semplicemente la "realtà dei fatti", i poliziotti avevano fatto un sopralluogo e messo per iscritto tutto quello che c'era stato da scoprire. C'era tuttavia qualcosa che non quadrava secondo lei, come se davanti avesse l'intero puzzle e mancasse un pezzo mancante proprio al centro, il più cruciale.
Lanciò un'occhiata a Shoya, le labbra appena serrate, nel vederlo alzarsi in piedi e darle le spalle per raggiungere la finestra. In quei pochi minuti mantenne il silenzio mentre chiudeva il faldone e si preparava a poggiarlo sulla scrivania di Sadamoto, supponendo che l'altro non ne avrebbe più avuto bisogno dal momento che dovevano partire per raggiungere la villa. Le parole successive la sorpresero di certo, non perché fosse una novità o non sapesse niente di Möbius, tutt'altro. Dopo così tanto tempo c'aveva fatto semplicemente l'abitudine per quanto riguardava la reputazione dell'agenzia di investigazioni ed era diventata una normalità per lei, perché lavorava come investigatrice privata nel tentativo di perseguire un obiettivo a suo dire legittimo e doveroso, che delle volte poteva dimenticarsi della sua importanza agli occhi altrui. L'aveva visto succedere un paio di volte, se non di più, dopotutto. Si ricompose in volto scuotendo un poco il capo, frattanto che si schiariva la voce. « È solo un lavoro come tanti a Tokyo. » aggiunse lei, con una voce decisa, non volendo peccare di superiorità o, ancora peggio, di finta modestia. Era solo schietta e lo pensava davvero, le era sempre importato poco della "scintillante" fama poiché effimera e sfuggente fintanto che poteva apportare qualcosa di concreto e migliorare, se possibile, le situazioni. Se in passato si diceva sempre che la fama l'avrebbe lasciata volentieri ai Pro-Hero più interessati a quella che per la vera professione in sé, come pochi sapevano esercitare, stavolta non lo espresse mantenendo l'argomento ancora sullo stesso filo. « Non avrei saputo dire di meglio. » rincarò per certi versi la dose, se c'era venuta fin lì, se aveva investito il suo tempo per venire a capo di quel mistero, era proprio perché se la sentiva di compiere al 100% il suo dovere.
Si ritrovò a riservare a Shoya un'occhiata dannatamente seria, forse l'unica che gli avrebbe rivolto in quell'occasione, nel sentirlo parlare dei loro ruoli e come lui preferisse l'azione alle scartoffie. Non poteva dirsi sorpresa, detto onestamente e con tutto il bene che si poteva volere al giovane Pro-Hero. « Di questo passo, converrai che sia meglio prendere la macchina e fermarci a metà del percorso, dopodiché procederemo a piedi. Con i migliori auspici, nessuno della villa ci noterà e sfrutteremo meglio i tempi. Con i peggiori auspici, verremo azzannati dalla famigerata bestia del paesino. » fece lei, andando oltre il sorriso provocatorio del castano e accingendosi a raggiungere l'uscita dell'ufficio di Sadamoto.
« Faremo tutte e due le cose, se non è un problema per voi. Ci potreste accompagnare fino a metà del percorso e poi parcheggiare in disparte per provare a tenerla al sicuro? » riferì alla fine al poliziotto, nell'eventualità che i suoi propositi andassero bene al giovane Pro-Hero. Altrimenti quel momento era l'occasione ghiotta per intervenire e dire la propria. « E un'ultima cosa: se non ci facciamo sentire da più di ventiquattro ore, sapete certamente cosa fare. » concluse, non avendo altro da dire andò a dare una controllatina al cellulare, prima di impostarlo in modalità silenziosa. Farsi beccare in un'occasione del genere mentre si cerca di fare il possibile per non peggiorare la situazione, era decisamente una pessima mossa ed era meglio evitare di farla. E quella cosa sul sapere cosa fare se loro due non si fossero fatti sentire dopo un po'? Erano semplicemente una precauzione, un affrontare la realtà dei fatti, un mostrarsi preparati a ogni eventualità. Ed era meglio velocizzare eventualmente il processo in caso di una loro scomparsa, il poliziotto sarebbe tornato in stazione di polizia e avrebbe riferito subito al commissario Sadamoto. Se tutto procedeva per il verso giusto, sarebbe salita sull'auto, avrebbe riservato un po' di silenzio - non per lei - imbarazzante per riflettere semplicemente tra sé e sé mentre gli alberi scorrevano veloci ai suoi occhi. Al fermarsi delle ruote, sarebbe scesa da lì e avrebbe continuato il tragitto a piedi. Altrimenti si sarebbe adattata alle intenzioni di Shoya, per lei non sarebbe stato un problema.Top of the world, but your world isn't real
Your world's an idealAya NakamuraCITAZIONEHo avvisato il diretto interessato ma cercherò di riprendere il ritmo giusto~. -
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« Lo è, se confrontato con la tua professione. » disse semplicemente lei, senza metterci troppa enfasi. Andava bene rompere il ghiaccio, per lei, ma non capiva l'insistenza dell'altro. Möbius era famosa, certo, ma restava comunque un'agenzia di investigazione privata. Che ci fosse altro sotto, che raggruppasse i vigilanti sotto il comando di Druid, non lo riteneva necessario sbandierarlo a un Pro-Hero. Se la situazione verteva invece sul punzecchiarla, Shoya avrebbe trovato pane per i suoi denti poiché ci sarebbe voluto più di quel tentativo per riuscire nell'intento. Aveva incrociato il suo volto, certo, ma ancora una volta sorvolò oltre con un semplice cenno d'assenso, stando al "gioco" senza mai sembrare una maleducata.
Far preoccupare l'agente non rientrava di certo tra le sue intenzioni, tutt'altro. Era solo realista, era preparata a ogni eventualità, come lo imponeva un lavoro come il suo d'altronde. Per lei, era preferibile mille volte agire con la massima cautela e la certezza di poter contare sul supporto in caso di circostanze critiche, anziché trovarsi colta alla sprovvista e dover andare alla cieca senza alcuna certezza di uscirne viva. Bisognava giocare d'anticipo, detto in brevi parole, e tutto questo era frutto delle esperienze che aveva fatto proprio nel corso del tempo, volente o nolente. Deformazione professionale, si poteva definirlo così. « Le chiedo scusa se in qualche modo l'ho spaventata. » aggiunse lei, spostando l'attenzione da Shoya, che intanto si era seduto davanti, al poliziotto attraverso lo specchietto. L'espressione sul volto si smorzò appena per mostrare la chiarezza dei suoi intenti. Quando l'auto si fermò, non diede segno di voler arretrare et similia, scendendo anzi da quest'ultima per iniziare già il cammino. Almeno finché non venne fermata dal Pro-Hero, verso cui si voltò e si sgranchì intanto le mani.
« Io sono stata sincera. » commentò, creando in seguito un piccolo momento di pausa come per portare Shoya ad interrogarsi, facendogli chiedere indirettamente se fosse stato sincero con lei. Lo era stata, aveva scoperto fin da subito le carte ma capì successivamente dove volesse andare a parare l'altro. « Nemmeno io sono propensa a credere a queste dicerie. » e alla domanda sulla celebrità scomparsa, fece per accorciare la distanza tra di loro, mettendosi poi a guardarlo con fare sempre professionale. « Sulla proprietà della villa non ho trovato molto, almeno non direttamente collegato al sig. Kocho. Ho tenuto in considerazione questo paesino, così come gli altri, perché v'è comunque un briciolo di veridicità dietro agli spostamenti. Se si è recato qui, ci deve essere stata una ragione dietro. » si prese una piccola pausa, dando modo all'altro di assimilare nuovamente le informazioni.
« I paesini dimenticati anche dai Kami, a mio dire, sono il pane quotidiano per chi vuole scappare per un po' e viversi qualcosa di proibito lontano da tutto e tutti. Il che può anche includere eventuali relazioni clandestine di cui non vorresti che i media venissero a scoprirlo. – e annuì nuovamente, confermando quanto avesse già detto prima dalla stazione di polizia. Tutta quella vicenda, la presunta relazione con un Mutant, era stata insabbiata in men che non si dica. Gli agenti che rappresentavano Inosuke, inoltre, erano stati prontamente efficienti, se non lapidari, negando il tutto ai media. Senza perdere il tempo. Però sotto sotto non credeva che Inosuke potesse essere scappato per non reggere il peso di un simile scandalo, poiché il tutto era stato negato tempo addietro e lui ne era uscito "pulito"... per modo di dire. Doveva esserci altro dietro la ragione della scomparsa.– Per le relazioni precedenti, quelle ufficiali e che confermava trascinandosele alle premiere, niente di insolito, tranne il fatto che nessuna di loro comprendesse un Mutant. Puoi ben capire che il sospetto rimanga ma è bene tenerlo a mente che tra le mie mani ho solo la prova concreta degli spostamenti abbastanza insoliti. » disse lei, come per concludere lì che potevano fare mille supposizioni, perdendo altro tempo, ma fino a prova contraria tutto poteva stravolgersi. Ragionava in questo modo, voleva tenersi pronta a ogni eventualità.
« Come Kocho, anche tu sei una celebrità... » scoccò un'occhiata sicura a Shoya, quasi a lungo, prima di dargli le spalle e incamminarsi verso un albero non troppo distante, come a tastarne la ruvidità e probabilmente appurarsi sotto sotto che non ci fosse alcuna evidente traccia di artigli. « ... cosa faresti se dovessi calarti nei suoi panni? » domandò a bruciapelo, facendo intanto cenno all'altro di seguirla nel cammino sicché voleva darsi da fare per raggiungere la villa. Il sentiero era ben tracciato, grazie alle indicazioni del commissario, e non restava che procedere spediti per scoprire dal vivo la verità. Imprevisti, permettendo.Top of the world, but your world isn't real
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Più passava il tempo con Shoya, più poteva farsi una vera e propria idea delle "nuove promesse" che la società degli eroi stava formando o aveva già formato. Era un'occasione che forse molti avrebbero ritenuto imperdibile, forse altri no. Dunque non poté dirsi tanto meravigliata nel vederlo mutare all'improvviso, in una persona diversa da quella che era prima, fatta di tentativi per punzecchiare l'investigatrice, solleticarla. Le sembrava convincente anche, come se l'altro si fosse preparato a quello da anni, eppure c'era qualcos'altro sotto che non faceva portare a termine il compito. Per questo poteva sembrare un comportamento forse costruito. Fin ora poteva solo pensare a due termini con cui affibbiargli, ma ciò non importava molto per via della situazione in cui si trovavano entrambi. Discussero nuovamente sul sig. Kocho, con lei che si ritrovò ad annuire un paio di volte. « Ho fatto delle domande ai famigliari, giusto una semplice routine, e non c'è stato qualcosa che facesse capire il loro coinvolgimento nella scomparsa di Inosuke. » fece notare nuovamente, scrollando un poco le spalle. « Non ne trarrebbero alcun beneficio nel far qualcosa di losco, poiché dipendono da lui a giudicare dagli assegni. » aggiunse lei, andando a confermare indirettamente l'interesse della famiglia nel ritrovare Inosuke Kocho, sempre comportandosi a suo modo. Dopotutto, non era una persona da sguazzare nella condivisione di qualche tea scottante. E dove stavano andando l'investigatrice e il giovane Pro-Hero non era certamente un salotto televisivo.
Se prima aveva notato come il castano si ponesse con fare più serio e professionale, come per non restare indietro, adesso le sembrò che vacillasse di fronte a quella domanda che doveva aver fatto più male di qualche calcio infuocato negli stinchi da parte di un Villainforse Eris ai suoi subordinati. Dovette fermarsi per dare una certa tregua a Shoya, prendendo ad inquadrarlo da capo a piedi come se avesse appena scoperto una sua debolezza. Un po' imbarazzante, a suo dire, ma era pur vero che fosse giovane e dovesse maturare ancora. Non poteva non immaginarlo in uno scenario con un Villain che lo riempiva di adulazioni e ne usciva vincitore. « Ho toccato un nervo scoperto? » fece per domandare, senza aspettarsi chissà cosa, forse l'altro avrebbe preferito sorvolare oltre tacendo per preservare la propria dignità, per non parlare della propria immagine. Ma comunque stette ad ascoltare la posizione dell'altro nel caso si fosse trovato nei panni di Inosuke Kocho. Parole non propriamente condivisibili e quantomeno sembrò trovare conferma... in parte: c'era ancora tra le nuove promesse quell'impellente bisogno di piacere agli altri da dimenticare forse la propria essenza. La società degli eroi faceva ancora questo effetto, suscitava una possibilità effimera di posizionarsi su un palcoscenico altrettanto effimero, con le luci puntate ad enfatizzare un apprezzamento popolare effimero. Shoya sembrava esserne vittima e lei preferì non giudicarlo. Aveva smesso di farlo da anni, dopotutto. Non aveva più senso stare ancora a dar corda a ciò quando poteva starsene nel suo piccolo mondo. « Scusami se sto divagando. » commentò a una certa, quando riprese il cammino ed entrambi arrivarono così alla sontuosa villa. Tre possibilità le vennero in mente, ad essere sinceri, e ne avrebbe parlato al giovane Pro-Hero. Prima, naturalmente, fece per studiare un poco lo scenario che si era presentato. Dettagli su dettagli la riportarono a far i conti con la realtà. « Tre possibilità: fingiamo di essere una coppia turistica che si è smarrita e ha bisogno di informazioni e una chiamata salvavita per tornare a casa. Ci presentiamo dritti al portone come due poliziotti che devono indagare su alcune voci della Bestia. Altrimenti saremo completamente noi stessi e giocheremo a carte scoperte. » fece per proporre, alzando l'indice, il medio e l'anulare nel mentre che parlava delle possibilità che le erano venute in mente.Top of the world, but your world isn't real
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Shoya Ishida era il Pro-Hero mentre lei solo un'investigatrice privata in quella situazione.
Si preferì optare per l'ultima possibilità che aveva illustrato, sebbene non si sentisse granché convinta su quell'idea. Stava indagando principalmente sulla scomparsa di Inosuke, l'ultima cosa che potesse desiderare era appunto vedersi scappare quest'ultimo in un modo o nell'altro, proprio quando la sua famiglia si era rivolta a Möbius e lei aveva accettato l'incarico. Dovette rivedere le priorità, francamente non credeva di avere l'impressione giusta con cui passare come assistente di un Pro-Hero, ma avrebbe fatto il suo meglio. Tanto funzionava così nella società degli eroi, no? Erano i Pro-Hero a brillare e sventare tutte le minacce mentre gli assistenti restavano solo un passo indietro, pronti a riordinare il casino.
Era di fianco al castano quando il portone si aprì quel poco che bastava e rivelava quello che doveva essere un uomo abbastanza insolito per i suoi atteggiamenti. Lasciò che ci pensasse il Pro-Hero a rompere il ghiaccio - senza commentare sulle parole usate e limitandosi ad annuire come per provare a far capire che fossero sulla stessa frequenza - mentre lei distoglieva un po' altrove l'attenzione, volendo capire se vi fossero delle strane tracce come quelle che aveva visto sugli alberi. Tutto sembrava ancora immacolato, l'uscio perlomeno. Non poté che prender piede nella sua testa un'ipotesi che avrebbe formulato ancora e ancora, in attesa di altri dettagli, prima di dirla a voce. Quando il portone si aprì del tutto adesso, l'attenzione vagò un po' anche su ciò che si trovava dietro l'uomo che affermò di essere il governante del magione. Gli rivolse anche un piccolo sorriso come per ringraziarlo di tanta ospitalità. « Shingo-san, vogliate scusarci anzitutto per il disturbo. » e quando ricevette il cenno, procedette ad entrare dopo essersi tolta le scarpe pratiche. « E rispondere alla domanda di Shoya-sama, sarebbe un grosso aiuto. » fece per dare manforte all'intervento del Pro-Hero mentre si orientava appena nella zona dell'ingresso, volendo vedere un po'. Per essere un magione, l'ingresso era abbastanza ricercato: c'era un piccolo mobile alla destra dove si poteva riporre le scarpe e che aveva l'aria di essere costoso, una panca poco più in là dove accomodarsi probabilmente per togliere o mettere le scarpe. Alla sinistra, invece, un attaccapanni un po' scarno e non ci si poteva meravigliare essendo estate. C'erano però due borse a tracolla, una delle quali sembrava afflosciata come se non avesse niente al suo interno. « Ohhh... certo, scusatemi. Fate pure... » a quel punto l'investigatrice lanciò un'occhiata tranquilla a Shoya, come per fargli capire che potesse dare un'occhiata in giro. D'altro canto, l'aveva proposto lui.
« Vi ringraziamo per l'ospitalità, sarebbe possibile aver qualcosa da bere con tutto questo caldo? Ve ne sarei tanto grata. » stava entrando sempre più nei panni dell'assistente e voleva cogliere quell'occasione anche per capire il perché si comportasse così il governante. Stava nascondendo qualcosa o era seriamente preoccupato della famigerata Bestia? Non restava che scoprirlo.
Nel caso Shoya li avesse lasciati da soli, poiché lei avrebbe seguito il governante fino in cucina, sembrò presentarsi un'occasione d'oro per capirne di più sul motivo per cui la sua celebrità scomparsa avesse fatto qualche apparizione lì. « È molto bella questa casa, ve ne siete sempre occupati voi, Shingo-san? » domandò con una certa curiosità ben celata dall'espressione abbastanza provata sul volto, come se avesse percorso per un bel po' nella foresta. Effettivamente era stato così, seppur a metà. La cucina era abbastanza spaziosa e dalla forma rettangolare, con una grande portafinestra che doveva dare sul cortile e quella volta era appena socchiusa. I mobili da cucina bastavano a far capire quanti Yen fossero stati spesi, il frigorifero decisamente spazioso non era da meno. « Ehm... gradite dell'acqua fresca o qualcos'altro...? » domandò il governante ad Aya, al che annuì optando per un bicchiere di acqua fresca. Doveva creare il momento giusto per instaurare un rapporto con Shingo, senza destare alcun sospetto, affinché si facesse luce sulle questioni che interessavano l'investigatrice e il Pro-Hero.Top of the world, but your world isn't real
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Si era deciso così e non restava che sfruttare la carta "Pro Hero" per convincere e ottenere qualcosa, come stava cercando di fare Aya quella volta. Aveva preso posto su una sedia dopo aver chiesto il permesso e attendeva che il governante le servisse dell'acqua fresca. Quando fu così, fece per dissetarsi un poco e ascoltò Shingo annuendo alle sue parole. Era un qualcosa di lontano da ciò che conoscesse, non credeva di essere fatta per un lavoro del genere, probabilmente si sarebbe annoiata subito. Tuttavia ciò le aveva riportato a galla il ricordo di quando lavorava in una caffetteria abbastanza conosciuta e lì c'era stato molto da fare, tra mille ordinazioni da accogliere o riportare. Qualche volta le era capitato persino di vedere un Pro-Hero fermarsi lì e ordinare qualcosa da bere o mangiare. Col senno di poi, aveva capito non facesse per lei un lavoro del genere, indubbiamente limitante per qualcuno con certe capacità che non potevano restare dimenticate a lungo come Aya. Ora che faceva l'investigatrice, dopo tanto tempo, poté definirsi di essere a suo agio lavorativamente parlando nonostante la giovane età, un fattore di cui aveva avuto modo di osservare come potesse destare qualche perplessità nei volti altrui, soprattutto i clienti che si rivolgevano a Möbius. Fortunatamente, per lei e la stessa agenzia, i fatti avevano più importanza delle parole in quell'ambiente e non ci aveva più badato tanto. « Deve piacerle tanto questo lavoro, si vede la dedizione. » fece per congratularsi con il governante, sia perché poteva provare ad immaginare quanto potesse essere impegnativo e non poteva che lodarlo, sia perché voleva naturalmente favorire una maggior conversazione, in cui si potevano snocciolare più o meno dei dettagli. « Ti sei perso? Come sempre... » si voltò verso Shoya rivolgendogli un'occhiata che voleva essere... ironica, o forse di supporto, e sospirò un poco con l'attenzione di nuovo sul governante. Forse era un tentativo di far conversazione, forse era un tentativo di mandare avanti quell'operazione per conquistare la fiducia di Shingo. « Siete uguali voi due, sapete? Dei lavoratori instancabili. » e concesse un piccolo sorriso di incoraggiamento. Stava riprendendo a bere l'acqua fresca, giusto per finire e consegnare il bicchiere a Shingo, quando il castano pose quella domanda rivolta a quest'ultimo.
« Ahem..? » Shingo sembrò essere sul punto di fermarsi al sentire quelle parole, riservando a Shoya un'occhiata tipica di chi sembra essere tornato alla realtà, muovendosi un poco forse per raggiungere il frigorifero. Non raccolse niente da lì però, sembrò effettivamente ridestarsi e si voltò vedendo meglio i due "Pro-Hero". « Sì... giusto, scusate. Fa un po' caldo, eh? – Spesso... no, giusto ogni tanto, quando si vuole staccare dalla routine frenetica di Tokyo. » disse in un primo momento, non potendo che restare ancorato a quello sguardo del castano. Shoya doveva sapere il fatto suo, nonostante la "giovane età", e Aya sembrò notarlo a poco a poco, anche se continuava a ricordare ciò che era avvenuto nella foresta. Forse Shoya era semplicemente un essere umano che doveva capire come inserirsi nella società degli eroi considerata la sua "giovane età", in quella che era effettivamente un ambiente molto competitivo e questo aspetto era spesso incentivato e spinto al massimo dalla popolazione. « Sarebbe più che comprensibile, ogni tanto mi viene da dirmi di voler staccare un po' stando nella foresta. Forse fare un po' di escursionismo non sarebbe male. » aggiunse l'investigatrice, nel tentativo di alleggerire la conversazione, sebbene fosse da capire ancora se si riferisse effettivamente a sé stessa o alla "Pro-Hero" che faceva da sidekick a Shoya. « Heh, sì... ecco. Qualche volta viene affittata, sì, è una grande casa e si sta comodi per stare... lontani da tutti e tutto. » per qualche momento Shingo parve aver difficoltà a trovare le parole giuste ma la presenza del castano lo incentivò a finire il discorso, al che Aya fece per porgere il bicchiere ora vuoto in sua direzione, così che potesse andare a riporlo. « Dovreste pensarci un po', Shoya-sama. Sembra un'occasione imperdibile e questo posto è davvero stupendo per staccare. » disse lei, in quello che voleva essere un tentativo di dare l'impressione di un rapporto ben consolidato tra un Pro-Hero e il suo sidekick. Il governante sembrò lasciarsi andare in una piccola risata liberatoria a quelle parole, prima di riportare l'attenzione sul castano a quell'altra domanda.
« Non stento a credere... sì, siete due Pro-Hero dopotutto. Giovanotti ma capaci! - disse Shingo e fece segno di seguirlo nel corridoio dove avevano attraversato poc'anzi, accompagnandoli al successivo corridoio poco dopo l'ingresso, a sinistra, che portava al lato sud-ovest della magione. C'era una porta chiusa e il governante infilò una delle tante chiavi che si portava appresso, aprendola e rivelando una stanzetta. - Non ne so molto di tecnologia ma ecco... mi hanno dato delle istruzioni, qui sul raccoglitore, e ci sono piccoli televisori dove posso vedere ciò che succede fuori grazie a delle telecamere. Forse... potete ritrovare la bestia così? » rivelò lui, un po' speranzoso. Aya s'era alzata senza troppi problemi e aveva rimesso a posto la sedia solo per poter seguire il governatore fino a quella stanzetta. Ora lei e Shoya potevano saperne di più, prima avevano capito che la casa venisse affittata a chi voleva staccare e stare lontano da tutti e tutto e c'erano delle telecamere fuori che registravano tutto quello che succedeva fuori. Forse c'erano delle speranze ma divenne necessaria, per Aya, fare quella domanda: « Cielo, forse siamo arrivati al momento sbagliato, Shoya-sama. Qualcuno ha già pernottato, Shingo-san? Non vorremmo disturbare ulteriormente... »Top of the world, but your world isn't real
Your world's an idealAya Nakamura. -
.SHOYA ISHIDAPro-Hero | Level 8 | 20 Anni« O muori da Eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo »Scheda | Forza: 32 | Quirk: 500 | Agilità: 493 | Energia: 1050
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Che carattere, quello di Shoya. Così giovane, così dannatamente inflessibile. Per ironia della sorte, le sembrò di rivedersi. Le sembrava di vedere un'Aya dannatamente determinata da voler fare tutto, anche distaccarsi, focalizzandosi solo sul "dovere". Non esisteva altro, se non il dovere. Ma era anche vero che fossero due storie diverse, uno aveva continuato le aspirazioni sino a diventare ufficialmente Pro-Hero, una aveva smesso di crederci e s'era allontanata sempre di più da quel mondo finché non aveva compreso cosa si potesse realizzare facendo da sé. Se il tempo sapeva essere un ottimo maestro, sembrò trovare conferma vedendo il castano porsi in quel modo con Shingo. Un riflesso ma anche un sentiero opposto. Scosse il capo come a voler focalizzarsi nuovamente sul motivo per cui fossero lì.
Inosuke Kocho e la "famigerata" Bestia.
« Certo, mi scusi. Prima staniamo la Bestia, prima lasciamo che questa villa venga pernottata in tutta sicurezza. » proferì in tutta risposta lei, tenendo le iridi cremisi fisse sul governante in un primo momento e poi su Shoya in quello successivo, come a ricercare un'ovvietà che poteva apparire già palese ad entrambi. L'atteggiamento di Shingo sembrava dirla lunga, se nessuno avesse pernottato, avrebbe potuto liquidare la questione dicendo che non ci fossero più clienti per colpa della Bestia. Le parole e il modo di porsi erano importanti per una ragione. Erano quegli elementi a smuovere principalmente il mondo: non a caso i civili pendevano dalle parole e dal modo di porsi dei Pro-Hero, comportando una certa popolarità equivalente all'aprezzamento pubblico. Più parlavi bene, più ti ponevi con fare carismatico, più consensi attiravi. Funzionava così la società attuale degli eroi, Aya lo sapeva e non ci si sentiva per niente affine.
Annuì alle parole di Shoya con fermezza, come se volesse dare l'impressione di nutrire una certa considerazione nei suoi confronti e non potesse esserci qualche motivo per dubitare di lui, dopodiché vedendo il governante congedarsi, si guardò intorno in quella stanza. Era chiaramente alla ricerca di qualcosa che potesse interessarle, almeno finché non si voltò nuovamente verso il castano. « Sì, è l'ideale. Proverò a confrontare alcuni giorni che mi interessano. » fece lei, riferendosi chiaramente al periodo in cui doveva essere scomparsa la celebrità. Entrò nella stanza e nemmeno lei si sedette, preferendo restare in piedi. C'erano tanti televisori e a quello ci stava pensando Shoya, ragion per cui si focalizzò sui due monitor che trovava alle spalle dell'altro, prendendo a pigiare qualche tasto finché gli schermi non si accesero e venne chiesta la password. Guardò nei dintorni, forse c'era un post-it da qualche parte, forse attaccato a una parete oppure sul raccoglitore. E fu così: sfogliando il raccoglitore trovò la password e si mise a digitarla per poter entrare. Non sembrava troppo complesso, erano computer normali. Aprì alcune cartelle che sembravano contenere le registrazioni degli due mesi. Male non poteva fare essere cauta. Partì dal giorno più recente e impostò la velocità del filmato affinché potesse vedere meglio e non dovesse stare lì a guardare per ore e ore. Cercò di restare attenta, le iridi cremisi fisse come non mai sugli schermi dei monitor. Cercava di capire se si presentassero effettivamente delle persone che pernottavano e sembrò essere così. Alcune persone che entravano con le valigie e uscivano, dall'aspetto chiaramente facoltoso e di chi si poteva permettere probabilmente un pernottamento in una magione del genere. Controllò e fece scorrere i filmati, ancora e ancora, finché non le sembrò di intravedere l'arrivo di una persona. Mise momentaneamente in pausa il filmato e provò a soffermarsi sul filmato per aver modo di capire i lineamenti. Un nulla di fatto. Riprese a cercare tra un filmato e l'altro, iniziando a farsi un'idea di quanto potessero durare i pernottamenti: dai cinque giorni a due settimane. Riteneva ci fosse abbastanza tempo per stare lontani da tutto e tutti, allora perché sparire così? Qualcosa non quadrava. Qualcosa sembrò catturare la sua attenzione e lì mise nuovamente in pausa, cercando di definire meglio i lineamenti. Ancora un nulla di fatto. Almeno finché non venne richiamata da Shoya e prestandogli attenzione, fu come se le si fosse illuminata la mente. Era possibile? Sì, poteva essere possibile. « Un punto cieco? Posso solo che concordare, nelle registrazioni non ho trovato qualcosa che portasse al sig. Kocho ma un punto cieco potrebbe spiegare le ragioni. » poteva ancora fare il suo meglio per portare a termine l'indagine. Si mise più composta e cercò di scrollarsi di dosso l'eventuale polvere con un fazzoletto tirato fuori da un pacchetto, l'unico che avesse portato con sé. Alla proposta sul coinvolgere il governante, scosse tempestivamente il capo: non lo trovava ideale. Quell'atteggiamento poteva peggiorare, poteva sfociare in altro. Era meglio di no, era meglio che andassero prima a controllare. E così sarebbe stato: avrebbe fatto cenno al castano di avviarsi fuori l'edificio e controllare il presunto punto cieco, l'unica zona non coperta dalle telecamere. « Vedi qualcos'altro? » avrebbe chiesto lì per lì, l'unica cosa che potesse interessarle era effettivamente la presenza di una piccola porta nell'ala nord-est della magione, il che poteva implicare un'entrata diversa e non coperta dalle telecamere. Forse...Top of the world, but your world isn't real
Your world's an idealAya Nakamura.