Out of the Woods

Role libera, personaggi coinvolti: Aya Nakamura e Shoya Ishida

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    Neppure il caldo sembrò riuscire a fermare Aya dal fare il suo lavoro, determinata com'era con i dossier tra le mani. Alcuni erano stati completati, altri erano rimasti per certi versi irrisolti, come se fosse difficile anche solo provare a risalire alla superficie per quanto tutto taceva e portava ad inutili vicoli ciechi. Se li ripassava con calma, cercava di ricollegare i punti dei casi che avevano portato alla verità, di comprendere perché fosse impossibile procedere per alcuni casi. Era la vita, se lo diceva, avendoci provato, avendo dato tutta sé stessa se possibile. Era inevitabile, era crudele, era difficile. Non esisteva Unicità capace di tirare fuori la verità da un cappello né tantomeno diventare straordinariamente brillante come si poteva vedere nei prodotti della settima arte. Poteva capitare di ritrovarsi con un pugno di mosche in mano. Ed era una lezione che era bene apprendere quanto prima, così le avevano detto a Möbius i primi tempi che stava lì.
    Il lavoro era lavoro, non poteva essere ignorato, anche se aveva imparato a proprie spese che andasse anche equilibrato. Continuò con altri casi, che coinvolgevano anche l'uso di Unicità per quanto la polizia nipponica nutriva fiducia nell'agenzia privata; aveva contribuito all'arresto di due ladri che da qualche tempo avevano dato parecchio grattacapo ad alcuni negozi di gioielleria, alla scoperta di informazioni concernenti un piccolo culto religioso decisamente non Crux che aveva palesato movimenti ambigui, al ritrovare una sospettata a detta della polizia colpevole di aver usato l'Unicità per distruggere gli sportelli automatici di alcune banche. Un caso che si apriva, un caso che si concludeva, talvolta in compagnia dei podcast che tanto le piacevano. In un altro giorno le capitò tra le mani un dossier ancora fresco riguardante la scomparsa di una celebrità, denunciata dalla famiglia, che si era rivolta per l'appunto a Möbius. Un nuovo caso, una nuova indagine. Lesse ciò che poté del caso, tra le informazioni fornite dalla famiglia e quello che aveva trovato su internet. Era un attore, aveva fatto diverse apparizioni in alcuni film, di cui uno le sembrava vagamente familiare per il titolo. Forse gliene aveva parlato Hiromi, qualche tempo fa. Ne aveva discusso con alcuni colleghi, perché le sembrava giusto provare a sentire altri pareri, altri pensieri, altri punti di vista, soprattutto da parte di chi svolgeva quel lavoro da più tempo rispetto a lei. Allora si era data da fare qua e là a Tokyo, aveva chiesto anche alla famiglia il permesso di visitare l'abitazione dell'attore per capire cosa potesse mancare oppure spiccare. I giorni si susseguivano, con il caldo tipicamente estivo a fare da sfondo, mentre altre informazioni venivano aggiunte al dossier, rilevanti o meno che fossero. Era importante, a detta sua, ricostruire il quadro con tutto quello che si aveva. Nonostante ciò, riusciva a vedere solo il bicchiere mezzo vuoto. C'era qualcosa che non quadrava. Sentiva di aver ancora bisogno di altre informazioni, di altri pezzi del puzzle. Non s'era messa a pedinare di nascosto ciascun famigliare rimasto in vita, no, no, chi lo farebbe? La bacheca di sughero, appesa nella piccola stanza che Möbius aveva messo a disposizione e Aya condivideva con un collega, a quel punto fuori per lavorare al suo caso, veniva costantemente modificata. C'erano delle foto risalenti alle ultime apparizioni ufficiali in pubblico, altre catturate dalle telecamere che lo ritraevano camminare per le strade poco prima che si perdessero le sue tracce, c'erano diversi fogli tenuti fermi da puntine con testa in plastica. Vi aveva appeso un altro paio di nuovi fogli comprendenti gli ultimi movimenti delle carte di credito, ottenuti grazie all'aiuto dei tecnici informatici che lavoravano per l'agenzia. Di tanto in tanto faceva delle telefonate alla polizia, che teneva informata per poter facilitare sia lo scambio di informazioni che il ritrovamento dell'attore, mentre era in compagnia del ramen take-away (al manzo piccante!). « Dove puoi essere finito? » mormorò tra sé e sé, dopo essersi concessa un sorso di acqua fresca. Era quasi sera inoltrata e sapeva che sarebbe dovuta rincasare a breve, eppure non poteva fare a meno di fissare la bacheca di sughero. C'erano delle città come possibili indizi, aveva provato a chiamare le loro stazioni di polizia per venire a sapere di eventuali strani avvistamenti, ma ancora tutto taceva. Voleva solo poterlo trovare, sperare che fosse da qualche parte. C'era... una regola scritta e allo stesso tempo non scritta tra gli investigatori: più passava il tempo dalla scomparsa, più si poteva solo temere di un possibile epilogo infausto. Mentre rimetteva a posto i vari indizi, di modo da poter lavorare meglio la mattina seguente, magari si sarebbe svegliata con un nuovo punto di vista per rivalutare il tutto, partirono due chiamate. Una da parte di Hiromi, una da parte della stazione di polizia di Ichikai. Dovette rifiutare la prima rispondendo alla cugina direttamente con un messaggio, in questo modo poté far partire la seconda chiamata. La stessa cittadina era in lista tra gli indizi, per via di quel poco che lei aveva potuto scoprire sulle presunte o vere relazioni dell'attore, ma era abbastanza difficile ottenere qualcosa per appurare la verità, essendo poco più che una voce rumorosa che era stata silenziata fin troppo presto. Un rumor non veritiero, così lo avevano bollato gli agenti che rappresentavano l'attore. Non c'era stato verso dunque che potesse essersi lasciato dietro delle briciole. Avvicinò il telefono all'orecchio sinistro e ascoltò attentamente, comprendendo pian piano che forse potesse esserci un piccolo spiraglio di luce. Ma poteva anche rivelarsi come un buco nell'acqua, dunque non si sarebbe lasciata illudere, sarebbe venuta solo per sentire il responsabile della stazione di polizia e capire poi il da farsi. « Verrò domattina. » aveva risposto, prima di far concludere la chiamata con un saluto tutto sommato formale e coinciso.
    Era già un nuovo giorno con il solito clima estivo e il treno era appena arrivato a Ichikai, sita nella prefettura di Tochigi, dopo un viaggio durato circa due ore e mezza e che Aya aveva speso ascoltando sempre i podcast sul genere docu-crime. Non si era persa certamente l'incredibile visione che il viaggio le aveva dato sul parco di Shibazakura, con quell'enorme distesa di fiori coloratissimi appena in lontananza. Attraverso il cellulare e un'app, si era procurata un passaggio per raggiungere la stazione di polizia della cittadina, dove un agente la stava aspettando, dopo averla riconosciuta grazie all'ID card di Möbius. L'aveva scortata fin dentro per portarla dal responsabile della stazione, nel suo ufficio, che in tutta risposta – dopo uno scambio di inchino formale di uso comune tra i giapponesi – le aveva fatto cenno dovesse aspettare ancora un po'.
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    Aya Nakamura
     
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    SHOYA ISHIDA
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    « O muori da Eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo »
    Il rumore del tacco delle scarpe eleganti da uomo rimbombava nel locale vuoto all’ultimo piano di un hotel di Shibuya. Shoya camminava lentamente misurando ogni passo e immaginandosi come avrebbe arredato quella stanza: alcune scrivanie, dei pannelli fono assorbenti per separare alcune aree da altre e delle cabine silenziose in cui poter intrattenere delle telefonate senza disturbare i colleghi; sì quest’ultima feature sarebbe stata essenziale, nell’attuale ufficio di Lifeline si sentiva un gran vociare dovuto alle telefonate negli open space e soprattutto non c’era modo di avere un po’ di privacy quando si aveva una conversazione con un informatore privato o un collaboratore non troppo “pulito”.
    L’eroe si avvicinò ad una delle grandi vetrate che affacciavano sul famoso Shibuya crossing e prese un profondo respiro ad ampi polmoni, i suoi occhi erano luminosi, la sua mente sgombra e uno stupido sorriso stampato in volto; dopotutto aveva da pochissimo firmato per l’affitto di queste due sale meeting di hotel, a breve avrebbe concluso l’acquisto dell’arredamento e poi avrebbe ufficializzato l’apertura della sua agenzia di Pro-Hero. Dopo anni di agognata gavetta e sottomissione alle regole di altri aveva raggiunto l’indipendenza finanziaria e la maturità per poter gestire un suo team di eroi, una sua azienda finalizzata a sopperire a quelle gravi mancanze che aveva notato mentre lavorava per gli altri: ora la sua concorrenza.
    Una nuova generazione di eroi arriverà a Tokyo e ci sarà bisogno di qualcuno che sappia parlare la loro lingua, gli attuali vertici della società eroistica fanno parte di un periodo passato con diversi valori, diversi modi di pensare e non sono riusciti in nessun modo a adeguarsi ai trend del futuro, anche i Villain opereranno in un modo nuovo, mai visto prima e per questo bisognerà rimettersi in gioco cominciando a pensare da zero a nuove strategie per debellare il male dalla città.
    Shoya era decisamente sicuro di sé stesso, felice come non lo era mai stato e fiducioso del suo futuro, doveva solo avere pazienza e continuare sulla strada che si era prefissato.
    Lo smartphone che teneva in tasca iniziò a squillare, l’eroe afferrò il device e osservò lo schermo, era Kibaou il suo contatto all’interno della polizia di Tokyo: come professionista infatti Shoya riceveva spesso degli incarichi privati direttamente commissionati dalla polizia senza passare da Lifeline o da altre agenzie, questo avveniva soprattutto quando erano richiesti lavori veloci senza intoppi burocratici e soprattutto quando si voleva essere sicuri di ingaggiare la persona giusta, fortunatamente per lui si guadagnava molto bene con incarichi privati e se adesso si trovava all’ultimo piano di quell’hotel era anche grazie a questi lavori, per cui non esitò poi troppo a rispondere.
    Ishida-san, Buongiorno sono Kiabou, la contatto perché abbiamo bisogno di risolvere un caso molto importante e che richiede la massima discrezione, può parlare al telefono in questo momento?
    Shoya rispose in maniera affermativa con un mugugno pacato e disinvolto, ogni volta che lo chiamavano era sempre per qualcosa di super importante, ma poi si rivelava essere estremamente banale, per cui anche questa mattina non aveva grandi aspettative.
    Bene, parliamo di un crimine di uso illegale di Quirk da parte di un... Mutant probabilmente, per cui può immaginare la gravità e il pericolo qualora questa situazione non venga risolta alla svelta. Ogni qual volta si parla di un Mutant abbiamo i giornalisti con il fiato sul collo e questa sembra essere una situazione che potrebbe sfuggire di mano. Tra due giorni ha un appuntamento con il commissario di Polizia della città di Ichikai nella prefettura di Tochigi. Vedrà una prima parte di pagamento quando chiuderemo la telefonata e il resto a fine lavoro, d’accordo?
    Aveva davvero tempo di gestire anche questa problematica per la polizia? No non troppo, la nuova agenzia necessitava di attenzioni, ma anche di soldi per cui non avrebbe potuto in alcun modo rifiutare.
    Va bene, risolverò la situazione e vi presenterò anche il rimborso delle spese. Arrivederci Kiabou-san.
    chiuse la telefonata e ripose il telefono nella tasca dei pantaloni, la giornata l’avrebbe passata lì a definire gli ultimi dettagli. L’indomani si sarebbe preparato per la missione.

    Uscito dalla stazione dei treni c’era già un auto della polizia che lo stava aspettando, non vi fu alcun bisogno di controllare l’identità di Shoya era ormai un volto ben riconosciuto tra gli eroi e i civili di Tokyo e dintorni. Per l’occasione il giovane aveva deciso di indossare il suo classico completo scuro: giacca e pantaloni neri abbinati, cravatta snella anch’essa nera e camicia bianca perfettamente pulita. Faceva caldo, ma avrebbe resistito almeno fino all’arrivo in stazione di polizia, poi si sarebbe tolto la giacca e allentato un po' il nodo della cravatta. Si sentiva carico di energie, aveva un buon presentimento, la giornata avrebbe potuto riservargli delle ottime sorprese.
    Ichikai si presentava come una classica cittadina immersa nel verde, case residenziali basse al massimo due piani, pali della corrente e semafori un po' ovunque, colline alberate sullo sfondo, insomma un po' il solito scenario di quando si esce fuori da Tokyo.
    Sul sedile posteriore dell’auto vi era appoggiata una cartellina rossa con una scritta in nero in kanji che riportava il nome di “Inosuke Kocho” un famoso attore di Tokyo; benché Shoya non fosse appassionato di gossip era impossibile non riconoscere il nome di una celebrità tanto acclamata e tanto chiacchierata, faceva ormai parte della cultura generale.
    Il commissario Sadamoto mi ha riferito di farle avere quella cartella rossa, prego la porti con sé.
    Disse l’agente di polizia una volta arrivati al parcheggio del corpo di guardia della città di Ichikai. Il Pro-Hero rimase in silenzio e annuì con il capo accennando un saluto rispettoso verso l’agente, poi afferrò la cartella rossa e si lasciò guidare all’interno della struttura grigia che ospitava tutti i poliziotti della città, non erano poi molti. Infine, fu lasciato davanti ad una porta chiusa, Shoya bussò e lasciò che gli fosse dato il permesso per entrare, aspettò pochi istanti. In tutto quel frangente non si era permesso di aprire la cartelletta, né si era posto troppe domande, preferiva prima avere il quadro della situazione e poi iniziare ad usare preziose energie per ragionamenti vari.
    Varcata la soglia vide subito il suo interlocutore, ovvero il commissario Sadamoto, un uomo di mezza età leggermente sovrappeso con tanto di baffi e barba brizzolati parecchio incolta, alto più della media giapponese, spalle larghe indossava la divisa e le mostrine dei gradi, in testa aveva il cappello identificativo di commissario. Non era il solo nella stanza, infatti, vi era anche una ragazza con i capelli castani a caschetto ed una frangia ben curata, molto alta per essere una ragazza giapponese, ma ciò che sicuramente la caratterizzava era il colore degli occhi: rosso acceso, Shoya ruotò la testa e rimase letteralmente qualche secondo ipnotizzato dalla bellezza di quegli occhi e da quel viso così curato. Innegabile che il Pro-Hero fosse un amante di tutte le bolle donne, non si lasciava mai sfuggire l’occasione di sfoggiare il suo fascino; accennò quindi un sorriso di complicità e fece anche a lei un leggero inchino di saluto.
    Signor Ishida è arrivato anche lei, bene, possiamo accomodarci. Io sono il commissario Sadamoto lascio che voi due vi presentiate se già non vi conoscete, nel frattempo recupero qui dal cassetto alcuni documenti.
    Vi erano due sedie di fronte alla scrivania, Shoya prese quella di destra e avrebbe lasciato alla ragazza quella di sinistra, da buon galantuomo avrebbe atteso prima che si sedesse lei poi si sarebbe seduto lui togliendosi la giacca e appoggiandola sullo schienale. L’eroe eseguiva ogni gesto con la sua solita eleganza e tranquillità non era per nulla agitato o preoccupato, anzi sembrava molto a suo agio, era abituato ad entrare ed uscire da uffici di poliziotti quasi costantemente. Accavallò la gamba destra su quella sinistra e ruotando il volto di tre quarti tornò a fissare i magnifici occhi della ragazza.
    Shoya Ishida, eroe professionista, oggi lavoro in proprio a mio nome e non per conto dell’agenzia che solitamente rappresento: Lifeline. Piacere di fare la sua conoscenza.
    Il tono di voce era caldo e profondo. La presenza di quella ragazza lo aveva completamente distratto da ogni altro pensiero, anzi la prima domanda che si sarebbe dovuto porre era proprio cosa ci faceva qui una ragazza? Era abituato a lavorare da solo e lei non aveva l’aria di essere una poliziotta, ma soprattutto il faldone con il nome di Inosuke Kocho, cosa voleva dire? Presto avrebbe avuto la risposta alle sue domande, prima sarebbe rimasto ad ascoltare la presentazione della giovane.

    Adesso che abbiamo formalizzato i convenevoli vi lascio queste foto. Non c’è bisogno che vi dica chi è il protagonista di questi scatti, il signor Kocho è stato avvistato per l’ultima volta tre giorni fa in una famosa abitazione antica di Ichikai, si raggiunge con un po' di camminata valicando la collina che si può vedere da questa finestra, la strada è praticabile anche da piccoli autoveicoli.
    Disse il commissario allungando le foto sulla scrivania e indicando fuori dal suo ufficio. Parlava in maniera chiara e schietta.
    Abbiamo già fatto un sopralluogo e ci sembra di aver riconosciuto tracce di uso illegale di Quirk, abbiamo anche fatto delle domande alle persone della città e girano strane voci su di un… Mutant…
    Continuò a bassa voce, quasi avesse paura della parola “Mutant”.
    Per questo siete qui, abbiamo bisogno che entrambi lavoriate su questo caso e che riusciate a trovare il signor Kocho, ma anche il… Mutant… in modo da poter chiudere in fretta questa storia prima che Ichikai diventi un covo di giornalisti e curiosi. Ci affidiamo a voi e alla vostra esperienza.
    Prese fiato e si alzò dalla sua sedia.
    Vi lascio da soli in questo ufficio per pianificare il da farsi, se avete bisogno che uno dei miei vi accompagni alla villa non esitate a chiedere. Io sarò qui fuori a finire delle altre faccende.
    Concluse la sua frase e uscì dalla stanza lasciando che l’ufficio piombasse in un silenzio quasi imbarazzante. Shoya non era molto abituato a svolgere compiti di investigazione, lui era più un uomo d’azione e di negoziazione, sapeva muoversi bene con il lessico e con il public speaking, meno con le tracce e gli oggetti. Afferrò la sua cartella rossa e iniziò a sfogliare l’interno.
    All’interno di questa cartella ho dei dati relativi l’uso illecito di Quirk, per questo hanno richiesto il mio intervento, lei invece immagino avrà delle informazioni riguardo il signor Kocho… a proposito possiamo darci del tu?
    Iniziò a parlare prima tenendo gli occhi su i fogli e poi incrociando quelli di lei per ascoltare la risposta.


    - Status:
    //
    - Equip:
    Full Dive (Quirk - Media)
    Ion Pylon
    Maschera Antigas (3 su 3)
    - Abilità:
    Semiconductor
    - Specializzazioni:
    SpecializzazioneNarrativa:
    DETECTIVE [A]
    SpecializzazioneLaboratorio:
    QUIRK [A]
    - Tecniche Usate:
    //
    Scheda | Forza: 32 | Quirk: 500 | Agilità: 493 | Energia: 1050

    CODE © Saxo

     
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    Per qualche breve minuto c'era rimasta abbastanza perplessa a quel cenno da parte dell'uomo, era successo qualcos'altro di cui forse non era venuta a conoscenza perché stava su un treno o per un'altra ragione? Aveva annuito e atteso dopo essersi ricomposta un poco, concedendosi un piccolo momento per controllare il cellulare, nell'eventualità che le fossero arrivati dei messaggi nuovi da parte di Möbius o Hiromi. Niente di niente. Lo ripose al suo posto e portò le mani a tastare i bordi delle tasche esterne dei pantaloni. Faceva caldo e, con la consapevolezza che forse si sarebbe dovuta muovere in quel paesino, aveva puntato su un outfit tutto sommato semplice e comodo, oltre che fresco, tra i pantaloni leggeri e la camicetta nera con le maniche corte, arrivando fin poco sotto i gomiti.
    Oh, era un Pro-Hero la ragione per cui il commissario Sadamoto non voleva dilungarsi nella conversazione? Voltò il capo nella direzione di Shoya, incrociando brevemente il suo sguardo e limitandosi a fare un inchino di saluto per sorvolare oltre il sorriso di complicità. Di fama, avrebbe detto se avesse voluto alle parole dell'uomo, decidendo invece di tenerselo per sé. Non sembrava rilevante ai fini di quell'occasione, oltre che sembrarle un'ovvietà tanto scontata. I Pro-Hero erano famosi, chi più, chi meno, ed erano sempre sulla bocca dei comunissimi abitanti. Vuoi che sia per professione pubblica, talvolta si ritrovava a collaborare con loro, le era capitato di lavorare con Darius Wild che rispondeva a Endeavor ed era stato un bel po' di tempo fa. Vuoi che sia per professione segreta, e cioè il vigilantismo, informarsi sulla società non era una cosa da trascurare e bisognava conoscere l'ambiente per diverse ragioni, come evitare di essere beccati o, ancora meglio, di combattere contro di loro. Il senso dell'essere vigilanti – secondo Aya – stava tutto nel poter operare indisturbati e in pieno anonimato per fare quello che si può. Per il bene, come cercava di fare lei.
    All'invito del giovane eroe scosse appena il capo, con far pacato, portando le mani a sfiorare appena lo schienale della sedia. A onor del vero, avrebbe preferito restare in piedi, volendo cercare un po' di tregua dopo il viaggio sul treno. « Altrettanto, Nakamura Aya. Sono un'investigatrice privata. » e si ritrovò a tirare fuori l'ID card che la legava a Möbius per mostrarlo all'altro, ritrovandosi poi a rigirarselo tra le mani e infine riporlo al sicuro. Portò la completa attenzione sul commissario Sadamoto, senza accennare a voler sedersi, ben composta in piedi come se fosse un militare che deve ascoltare il suo generale. Non era decisamente rigida nel portamento, era solo a suo agio, benché la cosa potesse sembrare assurda. Ma forse anche per Shoya era parte della normalità, che lo vedeva come Pro-Hero, come lei si vedeva come investigatrice privata che aveva lavorato a svariati casi e sapeva come comportarsi o cosa aspettarsi. « Mi viene solo da chiedermi cosa ci faccia in questa situazione, ma suppongo che lo scoprirò a breve e l'importante è che sia ancora vivo. » commentò lei, accompagnato in seguito da un leggero sospiro di sollievo, si riferiva chiaramente alla celebrità scomparsa per cui aveva accettato l'incarico e si era prodigata come possibile per ritrovarla. Prese visione delle foto che Sadamoto aveva fatto disporre sulla scrivania, soffermandosi un poco di più su un paio, alla ricerca di altro. Alzò la testa alle parole del Pro-Hero, voltando il capo nella sua direzione. « Capisco, c'è bisogno di cautela. » fece lei, non poteva capire perché Shoya si fosse comportato in quel modo, al solo pronunciare Mutant, ma forse intuire sì. E quell'intuizione sarebbe rimasta tale, sicché non era suo interesse ficcanasare e capiva come la situazione dei Mutant nella società attuale fosse un pelino complessa da trattare, complice anche quanto avvenuto con il Movimento Anti-Mutant. Lei non aveva mai avuto problemi con i Mutant né nutriva qualcosa di negativo nei loro confronti, non servivano ragioni a suo dire per avercela con loro o considerarli diversi. Erano nati su quel pianeta come lei, come Shoya, come il commissario Sadamoto e tanti altri. Tuttavia, comprendeva il punto di vista dell'uomo, ecco perché aveva detto ci fosse bisogno di cautela. Era preferibile che non ne facessero un caso oltremodo virale i giornalisti e i curiosi, come era facile far succedere oggigiorno. Forse lei e Shoya erano ancora in tempo per risolvere la situazione, trovando Inosuke e cercando di venire a capo sul Mutant, prima che il tutto risultasse irrimediabile.
    « La ringrazio comunque per il contributo, Sadamoto-sama. » dichiarò quando vide l'uomo alzarsi per congedare lei e Shoya, di modo da lasciarli a confrontarsi da soli. Quando fu così, si soffermò sulla cartella in mano al Pro-Hero, frattanto che annuiva alle sue parole. « È il mio caso, sì, posso dirle ciò che serve sapere di Kocho. – quando cominciò a sentire lo sguardo altrui su di sé, fece per ricambiare, non in un tentativo di tenere a testa quanto di rendere semplicemente chiara e fruttuosa la loro collaborazione. – Se lo preferisci così, non vedo perché no. » fece senza porsi troppi problemi, non ne aveva in fin dei conti a rivolgersi col tu, mentre distoglieva l'attenzione per spostarla dove Sadamoto aveva indicato poco prima. Poi narrò dell'attore con una voce quasi professionale senza dimenticarsi di concedere a sé stessa e Shoya qualche breve pausa di tanto in tanto: ciò che era successo, come lei avesse indagato dopo la denuncia della scomparsa da parte della famiglia, parlandone del più che del meno, concludendo poi su come fosse arrivata a tenere in considerazione Ichikai e altre cittadine. Parlò dei rumor che vedevano Inosuke impegnato in una presunta relazione con un Mutant tempo addietro, gli stessi rumor che quelli che lo rappresentavano avevano definito come non veritieri. Aggiunse anche che non c'era stato modo di indagare ulteriormente poiché non c'erano state molte briciole da seguire, tuttavia il dubbio era rimasto poiché non era insolito che qualcuno facesse perdere le proprie tracce per iniziare una nuova vita con un'altra persona. L'aveva visto succedere alcune volte da quando aveva iniziato il lavoro a Möbius, ma di questo non ne parlò limitandosi solo a dire che lo avesse tenuto ugualmente in considerazione per non escludere niente. « ... gli ultimi avvistamenti a Tokyo erano insoliti, a dire della famiglia. È tutto. »
    Bisognava decidere sul da farsi adesso, tra cui soprattutto come spostarsi, se con un'auto messa a disposizione dalla stazione di polizia o un po' di camminata. Se non volevano peggiorare la situazione, forse l'ideale era di avvicinarsi a quell'abitazione senza qualcosa che potesse far sentire minacciati o probabilmente peggio. Come fare quindi? Forse c'era una via di mezzo per lei, ma lavorava anche con un Pro-Hero e voleva capire come si sarebbe comportato quest'ultimo. Senza perdere tempo, chiariamoci. « Come intendiamo procedere? » domandò lei, rivolgendo un'occhiata a Shoya come per far capire che era comunque un Pro-Hero, con tutte le responsabilità che comportava una simile professione e soprattutto in un'occasione del genere. Lei era solo un'investigatrice privata di giorno, una vigilante di sera, e questo non era fondamentale che l'altro lo sapesse.
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    Aya Nakamura


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    Non mi linciate, per favore. Me ne sono ricordato solo dopo, da ora in poi non mancherà... il livello ovviamente. :neko:
     
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    SHOYA ISHIDA
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    Lavorare di squadra non era proprio il cavallo di battaglia di Shoya, era abituato a muoversi da solo e a prendersi la responsabilità di ogni sua scelta, adesso avrebbe dovuto condividere i suoi pensieri con un’investigatrice privata, la quale non accolse l’invito a sedersi, ma rimase in piedi per tutto il tempo in cui il commissario Sadamoto parlò; non c’è nulla di male a voler restare in piedi, rende solo più complicata la conversazione per il dislivello visivo.
    Il Pro-Hero stava iniziando a cambiare idea sulla responsabilità che gli era stata affidata, fino a due giorni fa pensava che sarebbe stato un compito facile, anzi una classica seccatura della polizia che voleva scaricare del lavoro, a seguito della spiegazione del commissario e delle parole di Aya su Kocho Inosuke tutto sembrava molto più grave e urgente. Una persona estremamente famosa era scomparsa in un contesto di relazione illecita con un Mutant; le ipotesi principali erano comunque due: o questa relazione era consenziente oppure non lo era, e questo sarebbe stato determinante per l’esito della missione.
    Shoya cambiò atteggiamento, il suo volto si incupì leggermente e il suo sguardo divenne più tagliente e serio, meno rilassato, il suo corpo si irrigidì e si curvò in avanti a sfogliare il fascicolo che gli era stato consegnato poco prima, mentre di tanto in tanto alzava lo sguardo per incrociare gli occhi rossi di Aya, la quale stava spiegando punto per punto le informazioni che aveva già raccolto sul signor Inosuke. Al momento l’eroe era la persona con meno informazioni di tutti, e questo un po' gli dava fastidio, aveva sempre odiato essere l’ultimo della classe, quello a cui le notizie arrivavano sempre dopo, ma avrebbe cercato di non scaldarsi subito, non poteva lasciarsi andare ai suoi istinti di rabbia e irascibilità così dopo solo pochi minuti e all’inizio di questa collaborazione. Prese dei respiri un po' più profondi del normale e iniziò a parlare usando un tono di voce decisamente più serio di quello che aveva usato poco prima, quasi sembrava un’altra persona.
    All’interno di questo fascicolo ci sono delle testimonianze raccolte dagli interrogatori svolti dalla polizia di Ichikai, se vuoi puoi darci un’occhiata.
    Disse chiudendo il faldone rosso e allungandolo verso Aya, la quale avrebbe potuto accettarlo oppure no.
    Si leggono frasi discordanti che sono state evidenziate in giallo, c’è chi dice di aver visto una bestia aggirarsi tra i boschi, chi invece dice che si tratta solo di una vecchia leggenda del paese, chi altro ha visto proprio degli alberi spezzati con evidenti segni di zanne. Insomma la situazione non è per niente chiara e purtroppo non conosco nemmeno così bene questa Ichikai, non ho idea di che genere di leggende o tradizioni si tramandino tra di loro. Potremmo essere sulla strada sbagliata.
    Continuò con il suo ragionamento, quasi stesse pensando ad alta voce.
    Shoya decise di alzarsi, stare seduto mentre l’investigatrice restava in piedi lo rendeva stranamente nervoso, così mosse la sedia all’indietro e con un profondo respiro si alzò sulle sue gambe iniziando a camminare verso la finestra da dove si intravedeva la collina che era stata indicata dal commissario Sadamoto.
    Se la famiglia Kocho ha addirittura ingaggiato un’investigatrice privata per risolvere questo giallo vuol dire che la situazione è parecchio grave, addirittura Möbius. Ho sentito parlare di voi, ma non ho mai avuto il piacere di lavorare assieme.
    Disse voltandosi verso Aya e dando le spalle alla finestra. Effettivamente ingaggiare un investigatore dell’agenzia più famosa di Tokyo aveva un costo non indifferente, e il fatto che l’agenzia stessa abbia accettato un compito così “banale” aveva un non so ché di sospetto. Shoya si trovò a fissare la giovane ragazza cercando di capire quanto si potesse fidare di lei, e quale fosse il suo vero fine rispetto a questa missione. Voleva davvero ritrovare il signor Inosuke o c’era altro sotto? L’avrebbe tenuta d’occhio.
    la mia idea è che stando qui dentro non penso risolveremo nulla, dobbiamo raggiungere la villa e in maniera discreta, per cui andrei camminando se sei d’accordo e te la senti.
    Non conosceva la forma fisica di Aya anche se ad occhio sembrava essere decisamente in forma.
    Al momento non vorrei essere solo io a prendere le decisioni, l’investigatrice professionista sei tu, io preferisco l’azione alle scartoffie diciamo.
    E strinse il pugno destro con forza accennando un sorriso provocatorio verso la ragazza, non che volesse farle del male, ma intendeva tenere un basso profilo. I Pro-Hero in generale non vengono considerati come persone particolarmente intelligenti, anzi spesso vengono visti come un ammasso di muscoli abili a menar le mani e niente di più. Beh Shoya rientra parzialmente in questa categoria, dà il massimo quando c’è da usare le mani, ma anche con il cervello non se la cava poi così male, per il momento era meglio volare basso.
    Se Aya avesse acconsentito ad uscire i due sarebbero andati fuori dalla stazione di polizia e avrebbero raccolto informazioni precise da un poliziotto che li stava aspettando.
    Avete deciso di andare a piedi o in auto? Qualora voleste muovervi a piedi, la camminata dura circa mezz’ora quaranta minuti, dipende dal vostro passo, dovete girare dietro la caserma e prendere quel sentiero largo che poi piano piano diventa stretto e sterrato, non potete sbagliare. Dopo poco intravedrete il tetto di un edificio antico e maestoso, la villa più antica di Ichikai.
    Avrebbe detto ai due prima di congedarsi.


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    Nel mio post precedente mi sono accorto di aver fatto un errore di colorazione del testo, infatti ho colorato di rosso il periodo: "Abbiamo già fatto un sopralluogo e ci sembra di aver riconosciuto tracce di uso illegale di Quirk, abbiamo anche fatto delle domande alle persone della città e girano strane voci su di un… Mutant…" ma in verità doveva essere di colore viola perchè detto dal commissario Sadamoto. cambia poco, ma ci tenevo a specificarlo.
     
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    Si soffermò per qualche breve minuto su Shoya mentre prestava attenzione alle sue parole, notando come iniziasse a farsi più serio con quel modo di porsi. Aveva deciso di prendere le redini o non aveva preso sul serio l'intera questione fino a poco fa o era tutta una messinscena? Erano mere ipotesi, Aya non avrebbe potuto scoprirlo su due piedi. Non conosceva così bene l'altro né tantomeno poteva ricorrere a una presunta Unicità basata sulla telepatia. Quanto farebbe comodo per un'investigatrice privata, eh?
    « È una cosa decisamente gradita. » aggiunse lei, apprezzando semplicemente l'operato efficiente dei poliziotti, frattanto che allungava una mano per raccogliere il faldone offertole da Shoya. Iniziò a darvi qualche occhiata tra una pagina e l'altra, si informò sulle cosiddette "anomalie". Qualcosa cominciava a punzecchiare il suo sesto senso da investigatrice, voleva decisamente andare più a fondo per due semplici ragioni: in primis ritrovare la celebrità scomparsa, in secundis chiarire una volta per tutte la questione del Mutant. Concordava ancora una volta con il commissario Sadamoto, era meglio che il tutto restasse circoscritto in quel paesino. Non osò immaginare i titoloni che i grandi giornali avrebbero affibbiato a quella vicenda se ne fossero venuti a conoscenza, come ne avrebbero ingigantito e trasformato in un caso mediatico. Non era proprio ideale in una società a suo dire fragile. « La villa è un punto fin troppo cruciale secondo queste informazioni, mi aspetto di trovare qualcosa fuori. O qualcuno. Premesso che ci sia un fondo di verità per quanto riguarda gli alberi spezzati e gli evidenti segni di zanne. » constatò semplicemente la "realtà dei fatti", i poliziotti avevano fatto un sopralluogo e messo per iscritto tutto quello che c'era stato da scoprire. C'era tuttavia qualcosa che non quadrava secondo lei, come se davanti avesse l'intero puzzle e mancasse un pezzo mancante proprio al centro, il più cruciale.
    Lanciò un'occhiata a Shoya, le labbra appena serrate, nel vederlo alzarsi in piedi e darle le spalle per raggiungere la finestra. In quei pochi minuti mantenne il silenzio mentre chiudeva il faldone e si preparava a poggiarlo sulla scrivania di Sadamoto, supponendo che l'altro non ne avrebbe più avuto bisogno dal momento che dovevano partire per raggiungere la villa. Le parole successive la sorpresero di certo, non perché fosse una novità o non sapesse niente di Möbius, tutt'altro. Dopo così tanto tempo c'aveva fatto semplicemente l'abitudine per quanto riguardava la reputazione dell'agenzia di investigazioni ed era diventata una normalità per lei, perché lavorava come investigatrice privata nel tentativo di perseguire un obiettivo a suo dire legittimo e doveroso, che delle volte poteva dimenticarsi della sua importanza agli occhi altrui. L'aveva visto succedere un paio di volte, se non di più, dopotutto. Si ricompose in volto scuotendo un poco il capo, frattanto che si schiariva la voce. « È solo un lavoro come tanti a Tokyo. » aggiunse lei, con una voce decisa, non volendo peccare di superiorità o, ancora peggio, di finta modestia. Era solo schietta e lo pensava davvero, le era sempre importato poco della "scintillante" fama poiché effimera e sfuggente fintanto che poteva apportare qualcosa di concreto e migliorare, se possibile, le situazioni. Se in passato si diceva sempre che la fama l'avrebbe lasciata volentieri ai Pro-Hero più interessati a quella che per la vera professione in sé, come pochi sapevano esercitare, stavolta non lo espresse mantenendo l'argomento ancora sullo stesso filo. « Non avrei saputo dire di meglio. » rincarò per certi versi la dose, se c'era venuta fin lì, se aveva investito il suo tempo per venire a capo di quel mistero, era proprio perché se la sentiva di compiere al 100% il suo dovere.
    Si ritrovò a riservare a Shoya un'occhiata dannatamente seria, forse l'unica che gli avrebbe rivolto in quell'occasione, nel sentirlo parlare dei loro ruoli e come lui preferisse l'azione alle scartoffie. Non poteva dirsi sorpresa, detto onestamente e con tutto il bene che si poteva volere al giovane Pro-Hero. « Di questo passo, converrai che sia meglio prendere la macchina e fermarci a metà del percorso, dopodiché procederemo a piedi. Con i migliori auspici, nessuno della villa ci noterà e sfrutteremo meglio i tempi. Con i peggiori auspici, verremo azzannati dalla famigerata bestia del paesino. » fece lei, andando oltre il sorriso provocatorio del castano e accingendosi a raggiungere l'uscita dell'ufficio di Sadamoto.
    « Faremo tutte e due le cose, se non è un problema per voi. Ci potreste accompagnare fino a metà del percorso e poi parcheggiare in disparte per provare a tenerla al sicuro? » riferì alla fine al poliziotto, nell'eventualità che i suoi propositi andassero bene al giovane Pro-Hero. Altrimenti quel momento era l'occasione ghiotta per intervenire e dire la propria. « E un'ultima cosa: se non ci facciamo sentire da più di ventiquattro ore, sapete certamente cosa fare. » concluse, non avendo altro da dire andò a dare una controllatina al cellulare, prima di impostarlo in modalità silenziosa. Farsi beccare in un'occasione del genere mentre si cerca di fare il possibile per non peggiorare la situazione, era decisamente una pessima mossa ed era meglio evitare di farla. E quella cosa sul sapere cosa fare se loro due non si fossero fatti sentire dopo un po'? Erano semplicemente una precauzione, un affrontare la realtà dei fatti, un mostrarsi preparati a ogni eventualità. Ed era meglio velocizzare eventualmente il processo in caso di una loro scomparsa, il poliziotto sarebbe tornato in stazione di polizia e avrebbe riferito subito al commissario Sadamoto. Se tutto procedeva per il verso giusto, sarebbe salita sull'auto, avrebbe riservato un po' di silenzio - non per lei - imbarazzante per riflettere semplicemente tra sé e sé mentre gli alberi scorrevano veloci ai suoi occhi. Al fermarsi delle ruote, sarebbe scesa da lì e avrebbe continuato il tragitto a piedi. Altrimenti si sarebbe adattata alle intenzioni di Shoya, per lei non sarebbe stato un problema.
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    CITAZIONE
    Ho avvisato il diretto interessato ma cercherò di riprendere il ritmo giusto~ :neko:
     
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    « O muori da Eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo »

    Il giovane Pro-Hero stava lentamente imparando a conoscere la sua nuova collega di lavoro, la quale non sembrava perdersi in molte chiacchiere, anzi preferiva parlare poco e con un tono parecchio austero, in netto contrasto con l’atteggiamento dell’eroe che invece intervallava un po' di serietà con della sana ironia. Rimase ad osservarla mentre usciva dall’ufficio del commissario, lei aveva preferito non dire molto riguardo il suo impiego in Möbius etichettandolo come “un lavoro come tanti”, entrambi sapevano che c’era dell’altro, ma per il momento Shoya non avrebbe rincarato la dose, c’era ancora tempo per approfondire la conoscenza. In seguito all’ultima frase del ragazzo, sul fatto che fino ad ora sembrasse essere lui l’investigatore professionista, Aya decise di non rispondere alla nuova provocazione ma di giocare la sua mossa come un’abile scacchista: propose di utilizzare l’auto della polizia per superare un primo pezzo di strada e poi di continuare a piedi lasciando lì un agente ad aspettarli per qualsiasi evenienza, anche per un’eventuale catastrofe.
    Se in quel momento la ragazza avesse incrociato il viso di Shoya lo avrebbe visto sorridere compiaciuto, con il petto gonfio e le braccia ben incrociate davanti a sé; sì, quell’idea gli piaceva parecchio e il fatto che finalmente la giovane stesse prendendo le redini della situazione lo stuzzicava, non era abituato a lavorare con colleghi dalla personalità forte, anzi solitamente il suo carisma arrivava sovrastare quello di qualunque altra persona nei paraggi.
    Ottima idea quella dell’auto, sono perfettamente d’accordo, si vede che hai già qualcosa in mente, d’altronde il tuo non è proprio un lavoro come tanti
    Canzonò il Pro-Hero cercando di punzecchiare la sua collega di investigazione; l’obiettivo in quel momento era anche quello di rompere il ghiaccio tra loro due, sia per motivi di networking, sia per una finalità concreta relativa alla missione, prima si sarebbero trovati a loro agio nel comunicare e nel muoversi, prima avrebbero avuto la possibilità di risolvere il caso e Aya non sembrava aver intenzione di sciogliersi al momento, anzi sembrava molto assorta nei suoi pensieri, quasi a preferire il silenzio che le chiacchiere, per cui sarebbe toccato a lui l’arduo compito.
    Il poliziotto dopo aver spiegato le opzioni ascoltò la risposta dei professionisti e senza indugiare ulteriormente fece un veloce inchino e si diresse verso la volante di servizio con la quale avrebbe accompagnato i due all’interno del bosco. L’agente non sembrava essere molto convinto, soprattutto dopo l’ultima frase della ragazza, forse si era un po' spaventato all’idea di dover aspettare lì e in caso intervenire qualora fossero passate più di ventiquattro ore. Shoya si sentì in dovere di tranquillizzarlo e di allentare un po' la tensione.
    l’investigatrice Nakamura non intendeva farla preoccupare, non c’è bisogno che vi allarmiate, la situazione è perfettamente sotto controllo, potete lasciarci a metà strada e tornare al vostro lavoro, ci faremo sentire noi tramite telefono.
    Disse l’eroe con un tono di voce rassicurante poco prima di salire sull’auto della polizia, aveva allungato il passo e affiancato l’agente per parlargli in maniera diretta, ma abbastanza ad alta voce che potesse sentirlo anche Aya. Non era sua intenzione prevaricare la collega, ma non riteneva opportuno creare delle preoccupazioni ulteriori ad un semplice agente di servizio.
    Shoya decise di sedersi nel posto passeggero anteriore affiancando quindi l’autista, la giovane investigatrice si sarebbe seduta dietro; in auto calò il silenzio interrotto soltanto dagli strani rumori emessi dall’auto e dallo stridio del motore visto il percorso leggermente in salita. Lo scenario mutò rapidamente: la strada non più perfettamente asfaltata diventava sterrata e seppure tenuta abbastanza bene la presenza di pietre e rami faceva sobbalzare le sospensioni della vettura, per cui l’andamento andava con particolare rilento e cautela, le case vennero sostituite dal fogliame e dagli alberi inizialmente bassi e poi sempre più alti, ma nonostante questo la luce riusciva a filtrare abbastanza bene tra le fronde per cui non ci sarebbe stato alcun bisogno di torce o altri mezzi di illuminazione.
    L’eroe si mise a pensare e cercò di fare un attimo il punto della situazione, c’era qualcosa che non lo convinceva di questa storia: il rapimento di un vip e la presenza di un mutant, cosa poteva collegare questa storia?
    Non trovò risposta, aveva bisogno di ragionare ad alta voce, ma avrebbe preferito farlo con Aya senza altre orecchie indiscrete, per quanto potesse fidarsi della polizia, sapeva bene come funzionavano certe dinamiche.
    Finito il percorso in auto, il poliziotto attese le ultime direttive e poi riprese la guida tornando alla stazione centrale lasciando i due professionisti al loro lavoro, adesso avrebbero dovuto proseguire a piedi, ma prima di incamminarsi Shoya prese subito la parola puntando gli occhi verso quelli della giovane investigatrice.
    Adesso che siamo lontani da orecchie indiscrete direi di iniziare a scoprire le nostre carte e quello che abbiamo pensato o trovato riguardo questo caso, è innegabile che se vogliamo risolvere la questione velocemente dobbiamo essere il più sinceri possibile almeno tra di noi.
    Prese fiato e attese un qualche tipo di feedback da parte di Aya, non era sicuro che anche lei la pensasse allo stesso modo, per cui avrebbe iniziato lui a rompere un po' il ghiaccio.
    Personalmente non credo molto all’idea della Bestia selvaggia che si aggira nel bosco e aggredisce gli sconosciuti, probabilmente si tratta di una leggenda locale che si è mischiata a qualche fatto recentemente accaduto. Inoltre mi pare di aver capito che questa sontuosa villa di Ichikai sia in qualche modo collegata alla famiglia di Inosuke Kocho, magari non ne sono i diretti proprietari, però potrebbero averne già usufruito in passato, che informazioni hai sulla proprietà della villa?
    Si schiarì la gola e si mosse leggermente in avanti e poi indietro, fece qualche passo per evitare di stare troppo fermo, detestava stare immobile come un palo della luce e poi ragionava meglio quando stava in movimento.
    Il cuore del caso ruota intorno al signor Kocho, mi hai detto prima che qualche tempo fa era uscito un rumor relativo una relazione clandestina con un mutant… questa storia è andata poi avanti o è stata velocemente insabbiata? Cosa sappiamo delle relazioni precedenti o dell’orientamento sessuale del nostro VIP?... a tutti gli effetti posso ben comprendere la voglia di nascondersi dopo uno scandalo come questo, purtroppo la situazione riguardo i mutant è solo peggiorata ed un famoso attore probabilmente non può permettersi di palesare alcuna relazione sconveniente
    Queste domande furono rivolte al vento, ma era ovvio intendesse parlare con Aya, lei era stata ingaggiata direttamente dalla famiglia Inosuke, inevitabilmente era a conoscenza di qualcosa in più e aveva supposizioni più approfondite a riguardo. Era il momento di dialogare e comportarsi da colleghi.

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    « Lo è, se confrontato con la tua professione. » disse semplicemente lei, senza metterci troppa enfasi. Andava bene rompere il ghiaccio, per lei, ma non capiva l'insistenza dell'altro. Möbius era famosa, certo, ma restava comunque un'agenzia di investigazione privata. Che ci fosse altro sotto, che raggruppasse i vigilanti sotto il comando di Druid, non lo riteneva necessario sbandierarlo a un Pro-Hero. Se la situazione verteva invece sul punzecchiarla, Shoya avrebbe trovato pane per i suoi denti poiché ci sarebbe voluto più di quel tentativo per riuscire nell'intento. Aveva incrociato il suo volto, certo, ma ancora una volta sorvolò oltre con un semplice cenno d'assenso, stando al "gioco" senza mai sembrare una maleducata.
    Far preoccupare l'agente non rientrava di certo tra le sue intenzioni, tutt'altro. Era solo realista, era preparata a ogni eventualità, come lo imponeva un lavoro come il suo d'altronde. Per lei, era preferibile mille volte agire con la massima cautela e la certezza di poter contare sul supporto in caso di circostanze critiche, anziché trovarsi colta alla sprovvista e dover andare alla cieca senza alcuna certezza di uscirne viva. Bisognava giocare d'anticipo, detto in brevi parole, e tutto questo era frutto delle esperienze che aveva fatto proprio nel corso del tempo, volente o nolente. Deformazione professionale, si poteva definirlo così. « Le chiedo scusa se in qualche modo l'ho spaventata. » aggiunse lei, spostando l'attenzione da Shoya, che intanto si era seduto davanti, al poliziotto attraverso lo specchietto. L'espressione sul volto si smorzò appena per mostrare la chiarezza dei suoi intenti. Quando l'auto si fermò, non diede segno di voler arretrare et similia, scendendo anzi da quest'ultima per iniziare già il cammino. Almeno finché non venne fermata dal Pro-Hero, verso cui si voltò e si sgranchì intanto le mani.
    « Io sono stata sincera. » commentò, creando in seguito un piccolo momento di pausa come per portare Shoya ad interrogarsi, facendogli chiedere indirettamente se fosse stato sincero con lei. Lo era stata, aveva scoperto fin da subito le carte ma capì successivamente dove volesse andare a parare l'altro. « Nemmeno io sono propensa a credere a queste dicerie. » e alla domanda sulla celebrità scomparsa, fece per accorciare la distanza tra di loro, mettendosi poi a guardarlo con fare sempre professionale. « Sulla proprietà della villa non ho trovato molto, almeno non direttamente collegato al sig. Kocho. Ho tenuto in considerazione questo paesino, così come gli altri, perché v'è comunque un briciolo di veridicità dietro agli spostamenti. Se si è recato qui, ci deve essere stata una ragione dietro. » si prese una piccola pausa, dando modo all'altro di assimilare nuovamente le informazioni.
    « I paesini dimenticati anche dai Kami, a mio dire, sono il pane quotidiano per chi vuole scappare per un po' e viversi qualcosa di proibito lontano da tutto e tutti. Il che può anche includere eventuali relazioni clandestine di cui non vorresti che i media venissero a scoprirlo. – e annuì nuovamente, confermando quanto avesse già detto prima dalla stazione di polizia. Tutta quella vicenda, la presunta relazione con un Mutant, era stata insabbiata in men che non si dica. Gli agenti che rappresentavano Inosuke, inoltre, erano stati prontamente efficienti, se non lapidari, negando il tutto ai media. Senza perdere il tempo. Però sotto sotto non credeva che Inosuke potesse essere scappato per non reggere il peso di un simile scandalo, poiché il tutto era stato negato tempo addietro e lui ne era uscito "pulito"... per modo di dire. Doveva esserci altro dietro la ragione della scomparsa.– Per le relazioni precedenti, quelle ufficiali e che confermava trascinandosele alle premiere, niente di insolito, tranne il fatto che nessuna di loro comprendesse un Mutant. Puoi ben capire che il sospetto rimanga ma è bene tenerlo a mente che tra le mie mani ho solo la prova concreta degli spostamenti abbastanza insoliti. » disse lei, come per concludere lì che potevano fare mille supposizioni, perdendo altro tempo, ma fino a prova contraria tutto poteva stravolgersi. Ragionava in questo modo, voleva tenersi pronta a ogni eventualità.
    « Come Kocho, anche tu sei una celebrità... » scoccò un'occhiata sicura a Shoya, quasi a lungo, prima di dargli le spalle e incamminarsi verso un albero non troppo distante, come a tastarne la ruvidità e probabilmente appurarsi sotto sotto che non ci fosse alcuna evidente traccia di artigli. « ... cosa faresti se dovessi calarti nei suoi panni? » domandò a bruciapelo, facendo intanto cenno all'altro di seguirla nel cammino sicché voleva darsi da fare per raggiungere la villa. Il sentiero era ben tracciato, grazie alle indicazioni del commissario, e non restava che procedere spediti per scoprire dal vivo la verità. Imprevisti, permettendo.

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    Era ormai evidente che Aya Nakamura fosse una ragazza che sapeva il fatto suo: infatti non cedette a nessuna delle provocazioni dell’eroe e nemmeno al suo fascino, cosa a cui lui invece non era per niente abituato, durante le missioni gli capitava di collaborare con agenti di polizia o investigatori e quando si trattava di avere a che fare con il genere femminile riusciva sempre ad ammaliare con i suoi modi di fare, la sua sicurezza e il suo sguardo tagliente. Oggi invece la giovane di Mobius rifletteva come uno specchio ogni frase, rispondeva a modo e sempre mantenendo la professionalità, davvero molto astuta, era da ammetterlo. Shoya quindi si trovò ad abbassare un po' la cresta, aveva davanti un’esperta nel suo settore, e comprese che era finito il momento di giocare e invece iniziato quello per fare sul serio, così il suo volto cambiò radicalmente e i suoi occhi divennero più freddi, concentrati, con le sopracciglia e la fronte un po' corrucciata, sembrava già una persona diversa rispetto a prima.
    L’auto della polizia era ormai lontana e i due si trovarono a fare il punto della situazione su tutto ciò che veramente conoscevano di questa storia, era comprensibile se Aya avesse preferito tenere qualcosa di nascosto durante la conversazione con il commissario, ognuno aveva i propri segreti e i propri modi di fare, ma adesso dovevano essere sinceri l'uno con l’altro per raggiungere l’obiettivo. Shoya ascoltò la ragazza, la quale confermò di aver già detto tutto quello che sapeva a rguardo, la scelta di Ichikai era dovuta al fatto che fosse una cittadina remota e già c’erano delle storie connesse al signor Kocho, ma nulla sulla proprietà della villa che da lì a poco sarebbero andati ad ispezionare e questo era un fatto che fece storcere un po' il naso al Pro-Hero, il quale portò la mano destra al mento e iniziò a massaggiare la pelle con pollice e indice immergendosi nei suoi pensieri. Rimase in piedi statuario e con lo sguardo fisso davanti a sé mentre con il cervello iniziava ad attivare tutto il sistema di congetture ed ipotesi che solitamente adoperava in casi come questi: la strada della relazione amorosa clandestina sembrava la più palese, ma forse anche quella che li avrebbe fatti fallire, bisognava stare attenti a non cadere nelle banalità e guardare bene ai dettagli al di là della facciata.
    Aya continuò parlando delle relazioni precedenti del signor Kocho, nulla di insolito e soprattutto nessun mutant, di questi tempi nessuno si sarebbe mai presentato ad un evento pubblico in queste condizioni, per cui ancora una volta l’idea di scappare nella campagna o di nascondersi agli occhi di tutti sembrava la pista corretta; tuttavia qualche parente sarebbe stato avvisato di questo, perché diramare un allarme di persona dispersa?
    Quindi i familiari segnalarono che Inosuke Kocho è disperso perché nemmeno loro sarebbero stati avvisati di questa relazione, possibile che si arrivi a tanto pur di non dichiarare di frequentare un mutant?
    Prima ragionò nella sua mente poi a voce alta, non era una vera e propria domanda, ma un confronto con Aya per vedere se anche lei la pensasse allo stesso modo, oppure cosa aveva già valutato a riguardo. La voce di Shoya era diventata più seria con un tono professionale e preciso in ogni singola parola, era concentrato lo si poteva vedere da come stava ben dritto e dallo sguardo quasi perso nel vuoto.
    All’improvviso l’investigatrice di Mobius incoccò una freccia metaforica e la scagliò dritta al petto dell’eroe dicendogli che anche lui era ormai una celebrità, cosa avrebbe fatto in una situazione simile? La domanda era davvero pertinente e intelligente, ma Shoya si sentì avvampare, percepì gli occhi di lei puntati e decise di non ricambiare lo sguardo per resisterle e nascondere quanto possibile la sua reazione. In quel momento Aya aveva gettato benzina sul fuoco, aveva toccato l’orgoglio e l’egocentrismo del giovane Pro-Hero, il quale non vedeva l’ora di sentirsi elogiato o innalzato a celebrtià; chi lo conosceva bene sapeva che fargli dei complimenti o constatare la sua fama era un modo per far sì che iniziasse a gongolare e a crogiolarsi nella felicità.
    Sì… ehm anche io sono abbastanza… conosciuto ehm famoso a Tokyo… beh cosa avrei fatto? ehm…
    ancora una volta il suo atteggiamento era cambiato, se prima riusciva a scandire perfettamente le parole adesso quasi balbettava, il suo viso era diventato di un colore rossiccio e gli occhi quasi umidi dalla gioia. gli bastava poco per essere felice no? dei semplici complimenti che potessero aumentare le sue già note manie di grandezza.
    Aya non stette molto con le mani in mano e dopo aver posto la sua domanda a bruciapelo prese le redini della situazione e iniziò ad avviarsi verso la villa, Shoya ancora imbambolato quasi inciampò al primo passo e dovette accelerare per stare al fianco della collega.
    Beh sì se avessi una relazione con una donna mutant probabilmente dovrei stare molto attento perchè potrebbe intaccare la mia immagine e la mia attività professionale… non so se arriverei a sparire completamente dai radar… ma al cuor non si comanda, o così dicon, no?
    nel frattempo Shoya aveva recuperato un pò di facoltà mentali e per cercare di continuare la conversazione e distogliere l’attenzione su di sè chiese ad Aya cosa ne sapesse lei dell’amore.

    Dopo poco i due sarebbero giunti presso un gigante spiazzo libero, il bosco terminava esattamente dove iniziava un prato perfettamente curato, un terreno collinare alla cui sommità a pochi metri vi era stata costruita una sontuosa villa tutta su un piano in legno e in pieno stile giapponese. colonne colorate, tetto decorato, ampie verande e un piccolo ruscello con carpe koi tutto attorno. sembrava un posto perfetto per una fuga romantica, ma anche per un weekend rilassante fuori dalla città di Tokyo. un occhio attento avrebbe già notato dei segni di artigli su alcuni alberi limitrofi allo spiazzo d’erba, che fossero stati fatti veramente dalla “bestia” oppure che siano stati fatti apposta da qualcuno per attirare l’attenzione su questo posto? il tutto sembrava troppo perfetto e pulito per essere vero, qualcuno doveva aver di recente tagliato l’erba e sistemato le aiuole, un maggiordomo magari o un giardiniere? la villa non poteva essere disabitata. il signor Kocho sarebbe stato lì dentro? adesso i due avrebbero dovuto capire come eseguire le prossime mosse.
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    Più passava il tempo con Shoya, più poteva farsi una vera e propria idea delle "nuove promesse" che la società degli eroi stava formando o aveva già formato. Era un'occasione che forse molti avrebbero ritenuto imperdibile, forse altri no. Dunque non poté dirsi tanto meravigliata nel vederlo mutare all'improvviso, in una persona diversa da quella che era prima, fatta di tentativi per punzecchiare l'investigatrice, solleticarla. Le sembrava convincente anche, come se l'altro si fosse preparato a quello da anni, eppure c'era qualcos'altro sotto che non faceva portare a termine il compito. Per questo poteva sembrare un comportamento forse costruito. Fin ora poteva solo pensare a due termini con cui affibbiargli, ma ciò non importava molto per via della situazione in cui si trovavano entrambi. Discussero nuovamente sul sig. Kocho, con lei che si ritrovò ad annuire un paio di volte. « Ho fatto delle domande ai famigliari, giusto una semplice routine, e non c'è stato qualcosa che facesse capire il loro coinvolgimento nella scomparsa di Inosuke. » fece notare nuovamente, scrollando un poco le spalle. « Non ne trarrebbero alcun beneficio nel far qualcosa di losco, poiché dipendono da lui a giudicare dagli assegni. » aggiunse lei, andando a confermare indirettamente l'interesse della famiglia nel ritrovare Inosuke Kocho, sempre comportandosi a suo modo. Dopotutto, non era una persona da sguazzare nella condivisione di qualche tea scottante. E dove stavano andando l'investigatrice e il giovane Pro-Hero non era certamente un salotto televisivo.
    Se prima aveva notato come il castano si ponesse con fare più serio e professionale, come per non restare indietro, adesso le sembrò che vacillasse di fronte a quella domanda che doveva aver fatto più male di qualche calcio infuocato negli stinchi da parte di un Villain forse Eris ai suoi subordinati. Dovette fermarsi per dare una certa tregua a Shoya, prendendo ad inquadrarlo da capo a piedi come se avesse appena scoperto una sua debolezza. Un po' imbarazzante, a suo dire, ma era pur vero che fosse giovane e dovesse maturare ancora. Non poteva non immaginarlo in uno scenario con un Villain che lo riempiva di adulazioni e ne usciva vincitore. « Ho toccato un nervo scoperto? » fece per domandare, senza aspettarsi chissà cosa, forse l'altro avrebbe preferito sorvolare oltre tacendo per preservare la propria dignità, per non parlare della propria immagine. Ma comunque stette ad ascoltare la posizione dell'altro nel caso si fosse trovato nei panni di Inosuke Kocho. Parole non propriamente condivisibili e quantomeno sembrò trovare conferma... in parte: c'era ancora tra le nuove promesse quell'impellente bisogno di piacere agli altri da dimenticare forse la propria essenza. La società degli eroi faceva ancora questo effetto, suscitava una possibilità effimera di posizionarsi su un palcoscenico altrettanto effimero, con le luci puntate ad enfatizzare un apprezzamento popolare effimero. Shoya sembrava esserne vittima e lei preferì non giudicarlo. Aveva smesso di farlo da anni, dopotutto. Non aveva più senso stare ancora a dar corda a ciò quando poteva starsene nel suo piccolo mondo. « Scusami se sto divagando. » commentò a una certa, quando riprese il cammino ed entrambi arrivarono così alla sontuosa villa. Tre possibilità le vennero in mente, ad essere sinceri, e ne avrebbe parlato al giovane Pro-Hero. Prima, naturalmente, fece per studiare un poco lo scenario che si era presentato. Dettagli su dettagli la riportarono a far i conti con la realtà. « Tre possibilità: fingiamo di essere una coppia turistica che si è smarrita e ha bisogno di informazioni e una chiamata salvavita per tornare a casa. Ci presentiamo dritti al portone come due poliziotti che devono indagare su alcune voci della Bestia. Altrimenti saremo completamente noi stessi e giocheremo a carte scoperte. » fece per proporre, alzando l'indice, il medio e l'anulare nel mentre che parlava delle possibilità che le erano venute in mente.
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    « O muori da Eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo »

    Avevano raggiunto un luogo quasi surreale, sembrava impossibile potessero esistere certe abitazioni a pochi chilometri da una grandissima città come Tokyo, eppure bisognava ricordarsi che il mondo è popolato anche da persone estremamente ricche e abbienti come il caso di Inosuke Kocho, il quale si sarebbe potuto permettere ben più che una sola notte in una villa così.
    Shoya rimase immobile sul limitare del bosco, giusto pochi passi sul terreno più soffice e curato rispetto a quello angusto che aveva appena percorso, alzò gli occhi e mosse piano la testa in tutte le direzioni per valutare se vi era già la possibilità di raccogliere informazioni senza forzare l’entrata in casa: potè notare dei segni sugli alberi come di artigli, solchi profondi e simmetrici ad altezza uomo, andando così a confermare le informazioni della polizia e le testimonianze delle persone, forse un fondo di verità in questa storia della bestia c’era, oppure era solo un depistaggio creato apposta per concentrare l’attenzione sulla villa e distogliere lo sguardo da altro? Il volto del giovane Pro-Hero divenne più cupo e serio mentre nella sua testa iniziava a formarsi un’idea un po' diversa rispetto a quella che si era fatta pochi minuti prima; che tutto questo non fosse opera del Signor Kocho? Magari si era messo d’accordo anche con la polizia, aveva fatto in modo di lasciare questi segni così che tutti avrebbero concentrato i loro sguardi sulla villa e non avrebbero provato a cercarlo altrove. Poteva essere una pista, ma ancora non si spiegava come mai l’attore non avesse dato notizie almeno ai familiari, sapeva benissimo che sarebbe scoppiato un caso mediatico e che si sarebbero attivate tutte le squadre di ricerca della città pur di trovarlo.
    L’eroe rimase in silenzio, per il momento non sentiva di voler condividere questa idea con la collega, voleva evitare di fare poi la figura dello stupido e dell’incompetente, così lasciò che fosse lei ad enunciare delle ipotesi per ispezionare la villa: la ragazza mosse le dita contando fino a tre, aveva pensato a tre strategie le quali però non convinsero molto Shoya, che con sguardo interdetto e storcendo il naso rispose a colpo sicuro.
    Io potrei essere riconosciuto, se diciamo una palese bugia rischiamo di perdere subito la fiducia di chiunque stia governando la villa… ti proporrei di presentarci entrambi come eroi professionisti.
    Era convinto che presentarsi come un eroe avrebbe rassicurato un qualsiasi interlocutore, la sola parola “eroe” trasmetteva sicurezza e tranquillità, molto meglio che polizia o investigatore.
    Per alleggerire la situazione potremmo dire che sei la mia assistente, sei d’accordo?
    Non c’era presunzione nel tono del giovane, era davvero convinto che questa potesse essere la strada giusta, non voleva seguire questa strategia solo per presentarsi come un superiore e declassare Aya ad apprendista, si poteva chiaramente leggere le sue intenzioni dal tono in cui parlava e dallo sguardo molto più serio e professionale rispetto a quello di prima quando erano ancora in commissariato.
    Se Aya si fosse opposta, beh avrebbero trovato un’altra strategia, ma confidente della sua scelta fece cenno con la mano e iniziò a muovere i suoi passi lungo quella collinetta fino al portone in legno d’ingresso della villa.
    Il rumore del campanello fu perfettamente udibile anche dall’esterno, vi era un silenzio quasi macabro, dei passi si avvicinarono dal corridoio d’ingresso e la porta venne aperta leggermente, era tenuta da una catenella color oro, quello che doveva essere un uomo vestito elegante chiese di presentarsi con un tono vibrante, flebile, quasi spaventato.
    Chi… sssiete…?
    Questo fu il momento di splendere per Shoya, il quale non esitò, gonfiò il petto ben dritto sulla schiena e parlò in maniera diretta e sicura trasmettendo tutta la sua esperienza nel campo.
    Shoya Ishida e la mia assistente, sono un eroe professionista forse sai anche chi sono, mi duole disturbare ma dobbiamo risolvere un questione di vitale importanza: la bestia.
    Che sia stato il tono di voce usato o l’enfasi sulle ultime parole, fatto sta che la porta si chiuse, la catenella venne sganciata e poi l’uscio fu aperto affinché i due lo varcassero lasciando le scarpe rigorosamente fuori.
    L’uomo che aprì la porta indossava un completo nero con tanto di cravatta e capello lucidato all’indietro, doveva essere un maggiordomo o un governante.
    Fffinalmente… hanno mandato un pppprofessionista… molto piacere di conoscervi, prego entrate pure… mi chiamo Shingo, governo questa villa, cccome posso aiutarvi?
    Parlava ancora con un po' di paura ed esitazione, alcune parole erano storpiate, come se facesse difficoltà a fare un discorso di senso compiuto. Adesso però dovevano agire in maniera ancora più cauta rispetto a prima, entrambi avrebbero potuto porre le domande, per poi avere liberta di muoversi all’interno della struttura.
    È un piacere conoscerla signor Shingo, La villa è abitata in questo momento? Dispiace se diamo un’occhiata in giro?
    Disse Shoya allungando la mano per presentarsi e facendo poi cenno con la testa ad Aya di procedere, lei avrebbe potuto porre altre domande o eventualmente iniziare a muoversi, mentre Shoya avrebbe intrattenuto per qualche altro secondo il governante.

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    Shoya Ishida era il Pro-Hero mentre lei solo un'investigatrice privata in quella situazione.
    Si preferì optare per l'ultima possibilità che aveva illustrato, sebbene non si sentisse granché convinta su quell'idea. Stava indagando principalmente sulla scomparsa di Inosuke, l'ultima cosa che potesse desiderare era appunto vedersi scappare quest'ultimo in un modo o nell'altro, proprio quando la sua famiglia si era rivolta a Möbius e lei aveva accettato l'incarico. Dovette rivedere le priorità, francamente non credeva di avere l'impressione giusta con cui passare come assistente di un Pro-Hero, ma avrebbe fatto il suo meglio. Tanto funzionava così nella società degli eroi, no? Erano i Pro-Hero a brillare e sventare tutte le minacce mentre gli assistenti restavano solo un passo indietro, pronti a riordinare il casino.
    Era di fianco al castano quando il portone si aprì quel poco che bastava e rivelava quello che doveva essere un uomo abbastanza insolito per i suoi atteggiamenti. Lasciò che ci pensasse il Pro-Hero a rompere il ghiaccio - senza commentare sulle parole usate e limitandosi ad annuire come per provare a far capire che fossero sulla stessa frequenza - mentre lei distoglieva un po' altrove l'attenzione, volendo capire se vi fossero delle strane tracce come quelle che aveva visto sugli alberi. Tutto sembrava ancora immacolato, l'uscio perlomeno. Non poté che prender piede nella sua testa un'ipotesi che avrebbe formulato ancora e ancora, in attesa di altri dettagli, prima di dirla a voce. Quando il portone si aprì del tutto adesso, l'attenzione vagò un po' anche su ciò che si trovava dietro l'uomo che affermò di essere il governante del magione. Gli rivolse anche un piccolo sorriso come per ringraziarlo di tanta ospitalità. « Shingo-san, vogliate scusarci anzitutto per il disturbo. » e quando ricevette il cenno, procedette ad entrare dopo essersi tolta le scarpe pratiche. « E rispondere alla domanda di Shoya-sama, sarebbe un grosso aiuto. » fece per dare manforte all'intervento del Pro-Hero mentre si orientava appena nella zona dell'ingresso, volendo vedere un po'. Per essere un magione, l'ingresso era abbastanza ricercato: c'era un piccolo mobile alla destra dove si poteva riporre le scarpe e che aveva l'aria di essere costoso, una panca poco più in là dove accomodarsi probabilmente per togliere o mettere le scarpe. Alla sinistra, invece, un attaccapanni un po' scarno e non ci si poteva meravigliare essendo estate. C'erano però due borse a tracolla, una delle quali sembrava afflosciata come se non avesse niente al suo interno. « Ohhh... certo, scusatemi. Fate pure... » a quel punto l'investigatrice lanciò un'occhiata tranquilla a Shoya, come per fargli capire che potesse dare un'occhiata in giro. D'altro canto, l'aveva proposto lui.
    « Vi ringraziamo per l'ospitalità, sarebbe possibile aver qualcosa da bere con tutto questo caldo? Ve ne sarei tanto grata. » stava entrando sempre più nei panni dell'assistente e voleva cogliere quell'occasione anche per capire il perché si comportasse così il governante. Stava nascondendo qualcosa o era seriamente preoccupato della famigerata Bestia? Non restava che scoprirlo.
    Nel caso Shoya li avesse lasciati da soli, poiché lei avrebbe seguito il governante fino in cucina, sembrò presentarsi un'occasione d'oro per capirne di più sul motivo per cui la sua celebrità scomparsa avesse fatto qualche apparizione lì. « È molto bella questa casa, ve ne siete sempre occupati voi, Shingo-san? » domandò con una certa curiosità ben celata dall'espressione abbastanza provata sul volto, come se avesse percorso per un bel po' nella foresta. Effettivamente era stato così, seppur a metà. La cucina era abbastanza spaziosa e dalla forma rettangolare, con una grande portafinestra che doveva dare sul cortile e quella volta era appena socchiusa. I mobili da cucina bastavano a far capire quanti Yen fossero stati spesi, il frigorifero decisamente spazioso non era da meno. « Ehm... gradite dell'acqua fresca o qualcos'altro...? » domandò il governante ad Aya, al che annuì optando per un bicchiere di acqua fresca. Doveva creare il momento giusto per instaurare un rapporto con Shingo, senza destare alcun sospetto, affinché si facesse luce sulle questioni che interessavano l'investigatrice e il Pro-Hero.
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    Dopo essersi tolti le scarpe come da perfetta tradizione i due protagonisti varcarono la soglia della villa, non era poi stato così difficile, come riportato nel dossier della polizia: l’abitazione era particolarmente vasta e sontuosa, ma nulla sembrava essere fuori posto, tuttavia senza un ufficiale mandato i poliziotti non poterono trattenersi a lungo e non trovarono niente in relazione al signor Kocho.
    Shoya aveva appena guadagnato un’occasione d’oro, infatti entrarono come eroi, non come forze dell’ordine, avrebbero potuto intrattenersi fino a che non fosse stato necessario o fossero stati cacciati dal governante, adesso diventava importante riuscire a parlare con l’uomo ben vestito e cavarne fuori quante più informazioni possibili. Aya si calò subito nel ruolo dell’assistente, cambiò il tono di voce e il lessico, riuscì a chiedere se fosse possibile avere dell’acqua e quindi conquistò degli ulteriori passi all’interno della villa muovendosi verso la cucina. Il Pro-Hero rimase qualche secondo attonito, non si aspettava un cambio così repentino di modi di fare, diventava sempre più evidente la professionalità dell’investigatrice e questo non fece altro che alimentare la sua curiosità e la voglia di conoscere un po' più approfonditamente la signorina Nakamura, chissà forse avrebbero potuto lavorare insieme anche su altri progetti.
    Come sempre però il giovane eroe si perse nei suoi pensieri e così rimase fermo sull’uscio un po' più a lungo osservando le schiene dei due dirigersi in cucina per dissetarsi, ruotò subito lo sguardo attorno e cercò di individuare elementi che l’avrebbero potuto aiutare nella sua indagine. Tutto molto minimalista, pochi mobili e solo elementi funzionali come un attaccapanni, una panchetta e un mobile per scarpe. A sinistra si apriva uno spazio che era proprio dove si stava dirigendo Aya, dritto davanti oltre l’uscio c’era un'altra porta scorrevole molto elegante che lasciava intravedere un porticato esterno e un giardino zen, a destra un'altra porta che probabilmente avrebbe indicato la sala da pranzo. Insomma, la villa aveva una pianta quadrata e si strutturava attorno ad un giardino zen porticato che fungeva da centro, ogni stanza affacciava verso il giardino ed era possibile percorrere l’intera villa sia tramite il porticato esterno sia tramite le varie stanze che comunicavano tutte una con l’altra.
    Nulla niente di sospetto al momento, forse sarebbe stato meglio raggiungere il governante prima di destare troppi sospetti così Shoya si mosse a passo lento verso la cucina giusto in tempo per ascoltare lo scambio di parole tra i due. Aya aveva confermato di volere solo un bicchiere d’acqua, mentre Shingo stava parlando del suo lavoro alla villa.
    Oooh… ggrazie. Sì è molto bella questa villa… lavoro qui da tanti anni ormai e la gestisco tutta io. Sia l’interno che l’esterno.
    L’eroe professionista osservò come lentamente il governante si stesse sciogliendo nel suo modo di parlare, l’investigatrice era riuscita a farlo sentire a suo agio anche solo chiedendogli un bicchiere d’acqua e i due sembravano conversare come se si fossero trovati a bere un cocktail ad un bar.
    Sembra tanto grande ma poi una volta che ne conosci ogni angolo capisci che puoi farcela… a tenerla in ordine intendo eheh
    Fece una risatina un po' strozzata e un po' forzata, come se si stesse dilungando in discorsi forse non troppo opportuni.
    Shoya nel frattempo osservò la cucina che rispecchiava il livello di ricchezza dell’intera abitazione, gli saltò subito all’occhio la presenza di molti piatti e posate, come anche la grandezza del frigorifero, un po' insolito per una villa che sembrava disabitata da chissà quanto tempo, che il governante stesse nascondendo qualcosa?
    Mi scusi Shingo-san, ma i padroni della villa vengono spesso qui in villeggiatura oppure viene affittata solo a turisti facoltosi?
    L’eroe professionista era interessato a capire perché questo luogo era così importante per le indagini, come mai compariva spesso su tutti i dossier della polizia e soprattutto che legame aveva con il Signor Kocho, possibile che affittasse questa abitazione per le sue scappatelle con l’amante di turno? Questa volta però era diverso, se la relazione con il mutant fosse risultata reale allora forse avrebbe dovuto nascondersi in un luogo meno appariscente.
    Ah potrebbe mostrarci di quali sistemi di sicurezza è dotata l’abitazione? Vorremmo assicurarci che la bestia non abbia modo di ferire lei o i suoi invitati… almeno fino a che non l’avremo scovata e si fidi che la troveremo.
    Adesso Shoya era passato a sfoggiare una delle sue abilità migliori quella della persuasione e della sicurezza in sé stesso, era capace di porsi in una conversazione dimostrando di sapere esattamente quello che stava facendo anche quando non ne aveva la minima idea. Tutto ciò però generava una piacevole sensazione di comfort e sicurezza nell’interlocutore che tendenzialmente sfoggiava in un’apertura comunicativa.
    Non scambiò alcuno sguardo con Aya, per il momento non aveva altre informazioni o indicazioni da poterle suggerire, entrambi avrebbero lavato da soli, ma assieme allo stesso tempo per guadagnarsi la fiducia del signor Shingo.

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    Si era deciso così e non restava che sfruttare la carta "Pro Hero" per convincere e ottenere qualcosa, come stava cercando di fare Aya quella volta. Aveva preso posto su una sedia dopo aver chiesto il permesso e attendeva che il governante le servisse dell'acqua fresca. Quando fu così, fece per dissetarsi un poco e ascoltò Shingo annuendo alle sue parole. Era un qualcosa di lontano da ciò che conoscesse, non credeva di essere fatta per un lavoro del genere, probabilmente si sarebbe annoiata subito. Tuttavia ciò le aveva riportato a galla il ricordo di quando lavorava in una caffetteria abbastanza conosciuta e lì c'era stato molto da fare, tra mille ordinazioni da accogliere o riportare. Qualche volta le era capitato persino di vedere un Pro-Hero fermarsi lì e ordinare qualcosa da bere o mangiare. Col senno di poi, aveva capito non facesse per lei un lavoro del genere, indubbiamente limitante per qualcuno con certe capacità che non potevano restare dimenticate a lungo come Aya. Ora che faceva l'investigatrice, dopo tanto tempo, poté definirsi di essere a suo agio lavorativamente parlando nonostante la giovane età, un fattore di cui aveva avuto modo di osservare come potesse destare qualche perplessità nei volti altrui, soprattutto i clienti che si rivolgevano a Möbius. Fortunatamente, per lei e la stessa agenzia, i fatti avevano più importanza delle parole in quell'ambiente e non ci aveva più badato tanto. « Deve piacerle tanto questo lavoro, si vede la dedizione. » fece per congratularsi con il governante, sia perché poteva provare ad immaginare quanto potesse essere impegnativo e non poteva che lodarlo, sia perché voleva naturalmente favorire una maggior conversazione, in cui si potevano snocciolare più o meno dei dettagli. « Ti sei perso? Come sempre... » si voltò verso Shoya rivolgendogli un'occhiata che voleva essere... ironica, o forse di supporto, e sospirò un poco con l'attenzione di nuovo sul governante. Forse era un tentativo di far conversazione, forse era un tentativo di mandare avanti quell'operazione per conquistare la fiducia di Shingo. « Siete uguali voi due, sapete? Dei lavoratori instancabili. » e concesse un piccolo sorriso di incoraggiamento. Stava riprendendo a bere l'acqua fresca, giusto per finire e consegnare il bicchiere a Shingo, quando il castano pose quella domanda rivolta a quest'ultimo.
    « Ahem..? » Shingo sembrò essere sul punto di fermarsi al sentire quelle parole, riservando a Shoya un'occhiata tipica di chi sembra essere tornato alla realtà, muovendosi un poco forse per raggiungere il frigorifero. Non raccolse niente da lì però, sembrò effettivamente ridestarsi e si voltò vedendo meglio i due "Pro-Hero". « Sì... giusto, scusate. Fa un po' caldo, eh? – Spesso... no, giusto ogni tanto, quando si vuole staccare dalla routine frenetica di Tokyo. » disse in un primo momento, non potendo che restare ancorato a quello sguardo del castano. Shoya doveva sapere il fatto suo, nonostante la "giovane età", e Aya sembrò notarlo a poco a poco, anche se continuava a ricordare ciò che era avvenuto nella foresta. Forse Shoya era semplicemente un essere umano che doveva capire come inserirsi nella società degli eroi considerata la sua "giovane età", in quella che era effettivamente un ambiente molto competitivo e questo aspetto era spesso incentivato e spinto al massimo dalla popolazione. « Sarebbe più che comprensibile, ogni tanto mi viene da dirmi di voler staccare un po' stando nella foresta. Forse fare un po' di escursionismo non sarebbe male. » aggiunse l'investigatrice, nel tentativo di alleggerire la conversazione, sebbene fosse da capire ancora se si riferisse effettivamente a sé stessa o alla "Pro-Hero" che faceva da sidekick a Shoya. « Heh, sì... ecco. Qualche volta viene affittata, sì, è una grande casa e si sta comodi per stare... lontani da tutti e tutto. » per qualche momento Shingo parve aver difficoltà a trovare le parole giuste ma la presenza del castano lo incentivò a finire il discorso, al che Aya fece per porgere il bicchiere ora vuoto in sua direzione, così che potesse andare a riporlo. « Dovreste pensarci un po', Shoya-sama. Sembra un'occasione imperdibile e questo posto è davvero stupendo per staccare. » disse lei, in quello che voleva essere un tentativo di dare l'impressione di un rapporto ben consolidato tra un Pro-Hero e il suo sidekick. Il governante sembrò lasciarsi andare in una piccola risata liberatoria a quelle parole, prima di riportare l'attenzione sul castano a quell'altra domanda.
    « Non stento a credere... sì, siete due Pro-Hero dopotutto. Giovanotti ma capaci! - disse Shingo e fece segno di seguirlo nel corridoio dove avevano attraversato poc'anzi, accompagnandoli al successivo corridoio poco dopo l'ingresso, a sinistra, che portava al lato sud-ovest della magione. C'era una porta chiusa e il governante infilò una delle tante chiavi che si portava appresso, aprendola e rivelando una stanzetta. - Non ne so molto di tecnologia ma ecco... mi hanno dato delle istruzioni, qui sul raccoglitore, e ci sono piccoli televisori dove posso vedere ciò che succede fuori grazie a delle telecamere. Forse... potete ritrovare la bestia così? » rivelò lui, un po' speranzoso. Aya s'era alzata senza troppi problemi e aveva rimesso a posto la sedia solo per poter seguire il governatore fino a quella stanzetta. Ora lei e Shoya potevano saperne di più, prima avevano capito che la casa venisse affittata a chi voleva staccare e stare lontano da tutti e tutto e c'erano delle telecamere fuori che registravano tutto quello che succedeva fuori. Forse c'erano delle speranze ma divenne necessaria, per Aya, fare quella domanda: « Cielo, forse siamo arrivati al momento sbagliato, Shoya-sama. Qualcuno ha già pernottato, Shingo-san? Non vorremmo disturbare ulteriormente... »
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    Statuario immobile nella sua posizione Shoya recitava la sua parte, quella dell’eroe professionista inflessibile e professionale, gli riusciva molto bene: infatti i suoi quesiti precisi e puntuali misero a dura prova la stabilità psicologica del governante che si trovò ad arrancare delle risposte sempre più vaghe e sempre più confuse. Inizialmente l’atteggiamento di quest’ultimo poteva sembrare scaturito dalla paura di essere attaccato dalla Bestia, piano piano invece diventava sempre più palese che stesse nascondendo qualcosa o qualcuno.
    Shingo si avvicinò al frigo, ma non prese nulla, accennò di avere caldo e poi continuò a parlare con voce tremante, si vedeva che si stava sforzando di rispondere alle domande di un’autorità, in questo caso di Shoya in veste di Pro-Hero, ma non aveva molti argomenti da tirar fuori se non l’ovvietà e la generalità, non era stato fornito alcun dettaglio preciso che potesse aiutare nelle indagini e questo stava iniziando a far innervosire il giovane eroe.
    Al contrario Aya era entrata perfettamente nel personaggio, parlava e si muoveva con disinvoltura accennando anche ad una battuta riferita al suo compagno di missione sottolineando che gli sarebbe servita una vacanza per rilassarsi e staccare dal suo lavoro. Shoya ci mise qualche secondo a rispondere, era troppo concentrato sul governante e sulle sue parole, ma con uno sforzo non indifferente abbozzò un mezzo sorriso e accennò ad una risata per sdrammatizzare e proseguire nell’opera ironica dell’investigatrice.
    Nakamura-chan se poi andassi in vacanza io chi gestirebbe i problemi a Tokyo? Ci penseresti tu? Ah…ah…
    Non era per nulla bravo con le battute e infatti questa gli uscì parecchio male per non dire della risata forzata a mezza bocca subito dopo. Shoya era un bravo provocatore, sapeva sedurre e ammaliare con le sue parole e con la sua voce, ma no, non sapeva cosa volesse dire far ridere.
    Fortunatamente quella situazione quasi imbarazzante durò poco perché Shingo fece cenno ad entrambi di seguirlo così si mossero dalla cucina verso il corridoio d’ingresso per poi andare verso sud-ovest dove vi era una stanzina con una parta chiusa. Il tragitto iniziò in silenzio, forse ancora gelato dalla battuta dell’eroe, poi il governante parlò di tecnologia e telecamere arrivando quindi ad aprire la porta che poco prima era chiusa rivelando uno stanzino angusto e polveroso con diversi schermi in funzione che illuminavano di luce blu tutto l’ambiente. Chissà da quanto tempo non entrava nessuno lì dentro.
    A quel punto Aya fece un’altra domanda al governante continuando a mantenere un tono di leggerezza e quasi ingenuità, davvero molto astuta.
    Pernotta…to? NO NO NO Assolutamente, nessuno… come si potrebbe ora, TROPPO TROPPO pericoloso dormire qui ora… infatti anche voi, fate veloci che qui è notte presto… non potete restare… TROPPO pericoloso.
    Le reazioni di Shingo diventavano sempre più esagerate, era stato colpito su un argomento delicato e aveva appena sottolineato che se ne sarebbero dovuti andare presto, non sarebbero stati ospitati per la notte. La situazione stava prendendo una piega grottesca e Shoya continuava piano piano ad innervosirsi, il suo carattere poco paziente e poco incline a questo genere di trattative stava per emergere.
    Di questo Shingo-san non si deve preoccupare, adesso ci faccia fare il nostro lavoro e la prego di calmarsi.
    Il tono dell’eroe era già diverso da quello di prima, molto più profondo e severo, quasi da rimprovero, stava imponendo la sua posizione di superiorità in quell’ambiente ristabilendo l’ordine gerarchico della conversazione, lui era il professionista e il governante era solo un governante, doveva dimostrare rispetto e non intralciare le operazioni di investigazione in alcun modo. Lo sguardo di Shoya fu penetrante e non lasciò trasparire alcun dubbio.
    Oh cielo… sì… andrò un attimo a sedermi adesso… sì fa caldo, devo sedermi…
    Shingo-san si allontanò, per il momento non avrebbero avuto bisogno di lui. Shoya a quel punto ammorbì leggermente i muscoli facciali e si scambiò un’occhiata con la compagna di missione per capire cosa stesse pensando lei in merito a quest’ultima uscita del giovane, iniziava a tenere molto in considerazione le parole di Aya in quanto ne riconosceva la professionalità in campo.
    Da dove iniziamo? Tu provi a cercare delle registrazioni? Io invece faccio un giro con le telecamere?
    Disse Shoya a bassa voce con tono tranquillo attendendo la risposta affermativa per poi entrare in quella stanza dannatamente polverosa. Il fatto che non venisse utilizzata da parecchio tempo avrebbe potuto giocare a loro favore, il sistema forse non era stato manomesso.
    L’eroe professionista non si sedette, ma si piegò sulla tastiera con gli occhi puntati sugli schermi, iniziò a premere i pulsanti con le frecce per vedere se la visuale si muovesse, ma quello che avvenne fu solo lo switch delle telecamere. Si guardò rapidamente attorno e vide che sul muro era appesa una specie di planimetria della villa, così iniziò a switchare una telecamera con l’altra cercando di confrontare la planimetria con quello che vedeva a schermo. Troppo telecamere, l’operazione stava richiedendo molto tempo e non sapeva nemmeno bene lui cosa stesse cercando. Ad un tratto esclamò
    Ah!
    Poi si accorso di aver parlato a voce troppa alta e si zittì subito.
    Vieni a vedere. Qui, nell’ala Nord-Est, c’è una zona non coperta dalle telecamere, ho girato i video un po' di volte e sono sicuro che tutto è coperto da registrazioni tranne qui. E il mio sesto senso dice che è lì che dobbiamo andare a vedere.
    Attese qualche secondo per conoscere il parere di Aya.
    Coinvogliamo il governante? Forse è meglio che ci parli tu, a me fa solo innervosire e rischierei di mandare all’aria la copertura.
    Ammettere i propri limiti non era certo una cosa facile, ma Shoya aveva imparato ad essere maturo in queste cose e a dimostrare di aver bisogno di una mano piuttosto che compiere stupidaggini.


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    - Specializzazioni:
    SpecializzazioneNarrativa:
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    SpecializzazioneLaboratorio:
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    - Tecniche Usate:
    //
    Scheda | Forza: 32 | Quirk: 500 | Agilità: 493 | Energia: 1050

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    Che carattere, quello di Shoya. Così giovane, così dannatamente inflessibile. Per ironia della sorte, le sembrò di rivedersi. Le sembrava di vedere un'Aya dannatamente determinata da voler fare tutto, anche distaccarsi, focalizzandosi solo sul "dovere". Non esisteva altro, se non il dovere. Ma era anche vero che fossero due storie diverse, uno aveva continuato le aspirazioni sino a diventare ufficialmente Pro-Hero, una aveva smesso di crederci e s'era allontanata sempre di più da quel mondo finché non aveva compreso cosa si potesse realizzare facendo da sé. Se il tempo sapeva essere un ottimo maestro, sembrò trovare conferma vedendo il castano porsi in quel modo con Shingo. Un riflesso ma anche un sentiero opposto. Scosse il capo come a voler focalizzarsi nuovamente sul motivo per cui fossero lì.
    Inosuke Kocho e la "famigerata" Bestia.
    « Certo, mi scusi. Prima staniamo la Bestia, prima lasciamo che questa villa venga pernottata in tutta sicurezza. » proferì in tutta risposta lei, tenendo le iridi cremisi fisse sul governante in un primo momento e poi su Shoya in quello successivo, come a ricercare un'ovvietà che poteva apparire già palese ad entrambi. L'atteggiamento di Shingo sembrava dirla lunga, se nessuno avesse pernottato, avrebbe potuto liquidare la questione dicendo che non ci fossero più clienti per colpa della Bestia. Le parole e il modo di porsi erano importanti per una ragione. Erano quegli elementi a smuovere principalmente il mondo: non a caso i civili pendevano dalle parole e dal modo di porsi dei Pro-Hero, comportando una certa popolarità equivalente all'aprezzamento pubblico. Più parlavi bene, più ti ponevi con fare carismatico, più consensi attiravi. Funzionava così la società attuale degli eroi, Aya lo sapeva e non ci si sentiva per niente affine.
    Annuì alle parole di Shoya con fermezza, come se volesse dare l'impressione di nutrire una certa considerazione nei suoi confronti e non potesse esserci qualche motivo per dubitare di lui, dopodiché vedendo il governante congedarsi, si guardò intorno in quella stanza. Era chiaramente alla ricerca di qualcosa che potesse interessarle, almeno finché non si voltò nuovamente verso il castano. « Sì, è l'ideale. Proverò a confrontare alcuni giorni che mi interessano. » fece lei, riferendosi chiaramente al periodo in cui doveva essere scomparsa la celebrità. Entrò nella stanza e nemmeno lei si sedette, preferendo restare in piedi. C'erano tanti televisori e a quello ci stava pensando Shoya, ragion per cui si focalizzò sui due monitor che trovava alle spalle dell'altro, prendendo a pigiare qualche tasto finché gli schermi non si accesero e venne chiesta la password. Guardò nei dintorni, forse c'era un post-it da qualche parte, forse attaccato a una parete oppure sul raccoglitore. E fu così: sfogliando il raccoglitore trovò la password e si mise a digitarla per poter entrare. Non sembrava troppo complesso, erano computer normali. Aprì alcune cartelle che sembravano contenere le registrazioni degli due mesi. Male non poteva fare essere cauta. Partì dal giorno più recente e impostò la velocità del filmato affinché potesse vedere meglio e non dovesse stare lì a guardare per ore e ore. Cercò di restare attenta, le iridi cremisi fisse come non mai sugli schermi dei monitor. Cercava di capire se si presentassero effettivamente delle persone che pernottavano e sembrò essere così. Alcune persone che entravano con le valigie e uscivano, dall'aspetto chiaramente facoltoso e di chi si poteva permettere probabilmente un pernottamento in una magione del genere. Controllò e fece scorrere i filmati, ancora e ancora, finché non le sembrò di intravedere l'arrivo di una persona. Mise momentaneamente in pausa il filmato e provò a soffermarsi sul filmato per aver modo di capire i lineamenti. Un nulla di fatto. Riprese a cercare tra un filmato e l'altro, iniziando a farsi un'idea di quanto potessero durare i pernottamenti: dai cinque giorni a due settimane. Riteneva ci fosse abbastanza tempo per stare lontani da tutto e tutti, allora perché sparire così? Qualcosa non quadrava. Qualcosa sembrò catturare la sua attenzione e lì mise nuovamente in pausa, cercando di definire meglio i lineamenti. Ancora un nulla di fatto. Almeno finché non venne richiamata da Shoya e prestandogli attenzione, fu come se le si fosse illuminata la mente. Era possibile? Sì, poteva essere possibile. « Un punto cieco? Posso solo che concordare, nelle registrazioni non ho trovato qualcosa che portasse al sig. Kocho ma un punto cieco potrebbe spiegare le ragioni. » poteva ancora fare il suo meglio per portare a termine l'indagine. Si mise più composta e cercò di scrollarsi di dosso l'eventuale polvere con un fazzoletto tirato fuori da un pacchetto, l'unico che avesse portato con sé. Alla proposta sul coinvolgere il governante, scosse tempestivamente il capo: non lo trovava ideale. Quell'atteggiamento poteva peggiorare, poteva sfociare in altro. Era meglio di no, era meglio che andassero prima a controllare. E così sarebbe stato: avrebbe fatto cenno al castano di avviarsi fuori l'edificio e controllare il presunto punto cieco, l'unica zona non coperta dalle telecamere. « Vedi qualcos'altro? » avrebbe chiesto lì per lì, l'unica cosa che potesse interessarle era effettivamente la presenza di una piccola porta nell'ala nord-est della magione, il che poteva implicare un'entrata diversa e non coperta dalle telecamere. Forse...
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    PI 〣 MÖBIUS
    VIGILANTES 〣 LV. 5
    Aya Nakamura
     
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