Out of the Woods

Role libera, personaggi coinvolti: Aya Nakamura e Shoya Ishida

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    Ricordo che faceva male. Guardarla stare male.

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    « O muori da Eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo »

    Entrambi svolsero il loro compito in religioso silenzio: l’eroe osservò le telecamere, l’investigatrice le registrazioni video nelle memorie. Se qualcuno avesse potuto osservarli al lavoro non avrebbe mai immaginato che si fossero incontrati solo quella mattina, infatti si mossero entrambi con una certa intesa, come se fossero già abituati a lavorare insieme e in queste situazioni. Aya non fu particolarmente fortunata, ma Shoya sì, trovò un punto cieco, un angolo di villa che non poteva essere ripreso dalle telecamere, e questo era molto strano visto il livello di sicurezza di cui era stata attrezzata la struttura ricettiva.
    Decisero di non coinvolgere il governante, non era appropriato ed era evidente che l’uomo si trovasse in difficoltà, avrebbe potuto reagire male e chissà in che altro modo.
    D’accordo, speriamo solo non faccia nulla di strano nel frattempo.
    Disse a bassa voce alludendo al fatto che non potendo tenere d’occhio il signor Shingo, egli avrebbe potuto escogitare qualche trappola o qualche strategia per liberarsi in fretta dei due ospiti e vanificare così i loro sforzi di investigazione, insomma da adesso in poi avrebbero avuto poco tempo per agire, un pò come se fosse partito un conto alla rovescia.
    I due lasciarono la stanza dei monitor erano rimasti dentro abbastanza tempo da essere sporchi di polvere sui vestiti, la ragazza si diede una sistemata con il fazzoletto, Shoya invece no, un pò come se fosse il segno di una battaglia non si pulì gli abiti e si diresse a passo leggero verso l’ala Nord-Est della villa capitanando quindi la fila. dovettero attraversare un paio di stanze tutte molto curate e finemente arredate in pieno stile classico giapponese, più passava del tempo all’interno dell’edificio e più sembrava essere tutto finto. Una casa è fatta per essere vissuta, per quanto ci si possa stare attenti è impossibile non lasciare dei segni di usura sui mobili, sulle pareti o sul pavimento; invece qui no, tutto sembrava perfetto e in ottime condizioni, il signor Shingo doveva lavorarci ore ed ore per mantenere un tale grado di pulizia.
    Non si scambiarono una parola, probabilmente sia Shoya che Aya erano immersi nei loro pensieri e stavano formulando ipotesi per risolvere il caso che gli era stato assegnato, i vari puntini iniziavano a congiungersi e a formare un disegno quasi riconoscibile.
    Shoya notò fin da subito che la presenza delle telecamere era ben celata negli angoli superiori delle varie stanze, erano state installate delle micro camere ad altissima tecnologia e sicuramente anche molto costose, un ospite poco attento potrebbe addirittura non averle mai notate ed essere stato ripreso a sua insaputa, loro stessi in questo momento venivano ripresi e chissà chi altro era connesso al sistema in questo momento per verificare le registrazioni, dovevano necessariamente accelerare le indagini. L’eroe ruotò la testa e incrociò lo sguardo dell’investigatrice facendole segno di guardare in alto per far sì che anche lei vedesse la posizione delle telecamere, con gli occhi le fece capire che entrambi erano sotto osservazione.
    La stanza dell’ala Nord-Est non coperta da telecamere era esattamente identica alle altre, pochi mobili in legno perfettamente tenuti e senza un filo di polvere, tele bianche con kanji neri appese alle pareti puramente decorativi, porte scorrevoli che davano verso altre stanze e anche verso il cortile interno.
    Qui non ci sono telecamere, ma non sappiamo se siano stati installati microfoni, abbiamo poco tempo.
    disse ancora una volta a basso voce avvicinandosi ad Aya per sollecitarla e farle rendere conto della situazione, la vedeva distratta e poco reattiva da quando erano entrati nella villa, forse non le piaceva il ruolo di finta assistente che le era stato imposto poco prima, o forse era semplicemente un suo modo di agire molto calmo e pacato, in netto contrasto con i modi di fare dell’eroe, il quale invece si agitava e innervosiva molto più facilmente e non faceva nulla per nasconderlo.
    Non vedo nulla di strano così a primo impatto, ma può esserci qualcosa di nascosto, magari dietro ai mobili o nel pavimento.
    disse per rispondere alla domanda che gli era stata posta, nel frattempo Shoya si stava già muovendo all’interno della stanza percorrendo il perimetro della stessa e tastando con le mani le pareti lasciando evidenti segni di polvere che ancora si portava appresso da prima, il governante non sarebbe stato contento di questa cosa. Nulla, le pareti sembravano non nascondere nulla, persino le tele con i kanji erano solo ornamentali, non celavano alcun pulsante o alcun passaggio segreto, se non che ad un certo punto l’eroe castano fece un passo e percepì una sensazione sotta la pianta del piede diversa dalla solita a cui era ormai stato abituato. alzò lo sguardo verso Aya e ne richiamò l’attenzione facendole segno con la mano di avvicinarsi piano e poi con l’indice puntò verso il basso per dirle che c’era qualcosa sotto ai suoi piedi.
    Senza ulteriore indugio Shoya si accovacciò e inizio a tastare con le mani il pavimento percependone la superficie, sembrava tutto normale se non che il legno scricchiolava in maniera leggermente diversa e le assi sembravano non perfettamente fissate. Dopo pochi secondi trovò un appiglio e facendo leva riuscì a sollevare un pezzo di legno di cui era composto il pavimento, sotto vi era una botola, quella stanza non videosorvegliata nascondeva probabilmente un locale bunker o un nascondiglio creato apposta per sfuggire ad un attacco o per nascondersi, le antiche ville giapponesi erano tutte costruite secondo gli stessi principi.
    Shoya fece segno con la mano ad Aya di tenere gli occhi aperti e di guardarsi in giro mentre lui avrebbe aperto il varco per la stanza nascosta, se avesse notato qualcosa di strano lei avrebbe dovuto avvisarlo, non c’era molto tempo e dovevano sbrigarsi.
    Aperto il passaggio si poteva scorgere una scala in legno tenuta molto bene ma con evidenti segni di usura, anzi guardando bene sembrava proprio esserci dei segni di artigli, quasi simili a quelli che erano stati avvistati sui tronchi degli alberi.
    Vado prima io, coprimi le spalle.
    Parlando a bassa voce in modo da non farsi sentire Shoya avrebbe iniziato a percorrere questa scala di legno a pioli non troppo profonda per poi raggiungere la stanza nascosta, un ambiente ampio e riscaldato con tutto l’essenziale per poter vivere giorni se non mesi in completa tranquillità, c’era un letto molto grande, una mini cucina, il tavolo e altre due porte una che portava al bagno e una invece che si allungava in un corridoio buio, probabilmente una via d’uscita.
    Siamo arrivati, tardi, raccogliamo quello che può esserci utile e corriamo dietro al fuggitivo.
    Shoya dava per scontato di aver trovato il luogo dove si nascondeva il Signor Kocho e che probabilmente lui stesso fosse scappato a seguito di una segnalazione del governante o magari dopo aver visto le telecamere, chissà. Non c’era tempo per esprimere le sue opinioni o fare congetture, Aya era intelligente abbastanza da esserci arrivata pure lei probabilmente. Avrebbero dovuto fare in fretta.

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    Non era stata fortunata, certo, c'era da riconoscerlo, ma l'aver scoperto il vicolo cieco implicava altri nuovi sviluppi dell'indagine. Quindi niente era perduto, non ancora. Annuì a Shoya e lo seguì fino lì, senza dimenticarsi del governante. Aveva certamente considerato quello scenario, era possibile, ma sorgeva una domanda: era meglio ponderare sul da farsi e perdere così tempo o agire finché si poteva? La seconda opzione, a detta sua, era la migliore non perché volesse avere ragione et similia, tutt'altro. Era la migliore perché appunto bisognava agire tempestivamente, andare subito al nocciolo della questione, sbrogliare le trame di modo da capire dove potesse stare la verità. E forse sembrava trovarsi lì.
    « Non sono tanto convinta. » spezzò il silenzio in cui si era crogiolata, esprimendo semplicemente il suo stato attuale. Non era per niente convinta. Vedeva qua e là, cercava di capire, di fare delle deduzioni. Doveva aver avuto parecchio da pensare dopo aver visto le vecchie registrazioni, forse il fatto che ci fosse un punto cieco poteva bastare a smontare il tutto e rivedere meglio le priorità. « Sembra un paradosso, questa struttura è mirata a ricevere i clienti e fornire dei posti letti per un soggiorno fuori da Tokyo, breve o lungo che sia. Perché ci sono le telecamere nelle altre zone e qui no? Tra l'altro, oggigiorno, le telecamere stanno ovunque anche per tutelare la propria reputazione in caso succedesse qualcosa. Persino negli hotel niente sfugge. » andò ad elencare lei, contando con le dita, mentre scrutava l'ambiente circostante che le si parava. Avanzò verso alcuni mobili, si mise a guardarli per bene alla ricerca di strumenti microscopici per filmare le scene o registrare i suoni. Niente di niente, provò perfino ad affidarsi alla sua abilità di percepire le vibrazioni rimanendo concentrata, il respiro e il battito del cuore ben controllati. S'era focalizzata anche sulla frequenza di vibrazioni che Shoya emanava e fu inevitabile il doversi ridestare quando quest'ultimo le fece cenno di avvicinarsi piano e guardare in basso. Non che avesse manifestato effettivamente l'uso dell'unicità, per sua fortuna, anzi era solo sembrata più attenta mentre valutava meglio cosa vedesse. Si mosse in direzione del giovane Pro-Hero e cercò di capire cosa avesse scoperto, appurando alla fine che ci fosse qualcos'altro in fondo alla scoperta fatta. Una botola, per giunta. « Ciò potrebbe rappresentare una violazione in termini di sicurezza della struttura ricettiva. Pensa se dovesse succedere qualcosa, ad esempio un terremoto, e non avessero modo di sapere dell'esistenza di una botola. Non vedrebbero niente dalle telecamere, essendoci qui un punto cieco. » constatò lei, a bassa voce, entrando forse troppo nei propri panni da investigatrice. Non c'era da preoccuparsi però, quella zona appunto era sprovvista di telecamere e forse anche di microfoni. Si scostò leggermente perché Shoya sollevasse senza problemi la botola, annuendo infine alla sua richiesta. Sarebbe rimasta lì a coprirgli le spalle, tenendo d'occhio le eventuali entrate da cui poteva sbucare il governante Shingo e inseguendo infine il castano per addentrarsi in quello che si scoprì essere un bunker. Ciò confermava solo quanto detto da lei, quella stanza segreta poteva essere impiegata in caso di terremoti e nascondere la botola non era proprio la migliore idea che ci fosse. Senza dubbio ne avrebbe fatto rapporto alla polizia.
    « Sì. » il tempo era effettivamente poco, ragion per cui cercò di controllare meglio il bunker, tenendo a mente gli interessi, i piaceri e le abitudini che la famiglia della celebrità scomparsa le aveva descritto più o meno. Trovò delle cose che corrispondevano a quanto sapeva, alcune delle quali poi sembravano abbastanza fresche e andavano a confermare il sospetto di Shoya. « Ho trovato delle cose qui che corrispondono a ciò che ho scoperto del sig. Kocho grazie alla sua famiglia. Dev'essere stato qui e quegli artigli non sono per niente positivi. » convenne a quel punto, dirigendo l'occhiata verso la porta che portava al corridoio buio. « Quando vuoi. » gli avrebbe coperto le spalle, era lui il giovane Pro-Hero, no?
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    Il lieve ritardo è stato comunicato preventivamente in privato :**:
     
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    Lasciò il lavoro di controllare le tracce all’investigatrice professionista, Shoya si sarebbe limitato a passeggiare avanti e indietro continuando a ragionare a voce alta su quello che stava succedendo, sentiva la testa esplodergli e lo stomaco in subbuglio.
    Sono d’accordo, questa botola è contro ogni regola, come è possibile che non sia mai stata segnalata? Ma soprattutto quella porta, dove conduce?
    Disse allungando un dito proprio verso quel corridoio buio e all’apparenza molto profondo. Aya ci mise davvero poco a confermare che erano sulla strada giusto, tutto corrispondeva, non dovevano perdere altro tempo. L’eroe annuì con la testa, afferrò la torcia che portava con sé quando era in missione e l’accese dirigendosi lungo quel corridoio angusto facendo ancora una volta da aprifila. Il passaggio si estendeva sotto terra e infatti vi era una forte umidità che iniziò a far sudare la pelle, dopo un po' di passi ed essersi lasciati alle spalle la luce della stanza i due raggiunsero un’altra scala a pioli in legno, ma questa volta era più sporca e usurata dal tempo, evidentemente portava all’esterno.
    Senza dire una parola Shoya iniziò ad arrampicarsi verso l’alto fino a toccare un’altra botola in legno umido, sì, stavano sicuramente uscendo all’esterno, misurò il peso di quell’affare e poi lo sollevò piano piano per sbirciare fuori, sembravano essere arrivati in un luogo imprecisato in mezzo al bosco e lì poco più avanti due sagome ben distinte erano sedute su di una panchina.
    Bingo
    Disse a bassa voce verso la partener, adesso non restava che pensare a come approcciare gli obiettivi senza spaventarli. La cosa migliore sarebbe stata quella di uscire e parlare subito in maniera amichevole, non voleva di certo che la situazione degenerasse. Completò il sollevamento della botola con cautela e si arrampicò fuori dal buco facendo attenzione a non fare alcun rumore, nel frattempo che anche Aya completasse l’operazione si guardò attorno. Il bosco era molto fitto e gli alberi così alti da coprire quasi completamente il cielo, ma la lue filtrava tranquillamente in modo delicato e soffice dando a quello spazio un’aria di pace e serenità, il terreno era curatissimo riprendendo lo stesso stile della villa, non c’era molto se non una panchina e qualche altra piccola struttura in legno forse depositare del materiale. Sembrava un posto ideale per prendere una boccata d’aria dopo magari essere stati nascosti nel bunker sotto terra per tante ore.
    Le due sagome sulla panchina sembrarono non accorgersi subito, un uomo finemente vestito dalla pelle candida e curata, l’altro un mutant ricoperto di pelo su ogni parte del corpo, anch’esso curato, pulito e spazzolato. Rappresentavano sicuramente persone di un certo ceto.
    Ehi… eh… cosa?!? Voi chi siete?!?
    Il mutant fu il primo ad accorgersi dei due ospiti inattesi, inizialmente tranquillo si mise subito in piedi e la sua voce divenne aggressiva come anche il suo volto e il suo atteggiamento mostrando degli artigli particolarmente affilati sulle mani o meglio zampe.
    State tranquilli, non siamo qui per farvi del male, ma solo per parlarvi. La vostra famiglia è preoccupata e tutto il mondo vi sta cercando.
    Disse tempestivamente Shoya alzando le mani in alto in segno di pace e sfoggiando il suo miglior carisma possibile. Le sue parole non erano dirette al mutant, ma all’uomo dietro di lui, il signor Kocho, l’obiettivo di quella missione. Come sempre il cinismo dell’eroe stava prevalendo sul buon senso, sarebbe stato disposto ad usare la forza pur di concludere in modo positivo la missione. Forse Aya sarebbe stata un po' più diplomatica avendo più esperienza nel campo.
    Che ne dite se ci calmiamo e torniamo tutti quanti a casa nostra entro cena?
    Dritto al punto.


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    Cosa poteva pensare? Tutto e niente.
    Si trattava di una corsa contro il tempo, adesso, e non riusciva a capacitarsene all'idea che il sig. Kocho potesse essere fuggito nuovamente. Non poteva aver sbagliato, aveva trovato delle cose, nonché abitudini, affini a quanto lo avevano descritto la famiglia della celebrità scomparsa. Cosa lo spingeva effettivamente a fuggire, a quel punto? Non poteva essere solo amore, si fosse trattato di quello avrebbe affrontato i media a testa alta e mostrato chiunque lo facesse stare felice, Mutant o meno. Era paura? Codardia? Incomprensione? La società attuale era così soffocante?
    Talvolta era riduttivo cercare di affibbiare dei termini a una persona, a una situazione. Talvolta le ragioni erano semplicemente tali. Semplici o complesse. Lei aveva solo un incarico, tutto sommato, e cioè ritrovare il sig. Kocho. Le era mancato per un pelo e, provando a restare al passo con Shoya, stava cercando di raggiungerlo. Con la torcia altrui cercò di addentrarsi in quel tunnel dove l'umidità si fece ben sentire, cercando di ignorarla per il momento. Era determinata, forse più che mai in quel momento, nel ritrovare Inosuke e porre fine a quell'indagine che le aveva preso abbastanza tempo. Senza alcun dubbio sarebbe stata una delle poche di cui avrebbe ricordato, sia per tutte le implicazioni, sia per come si era impegnata per ricercare la verità. Si fermò dove il castano sembrò aver individuato qualcosa, che si rivelò essere una scala a pioli. Un'altra, e con tutta probabilità portava all'esterno. Controllò ancora il tunnel che avevano attraversato negli ultimi minuti, forse per accertarsi che il governante non spuntasse di punto in bianco, mentre l'altro sollevava la botola e scopriva che quella portasse al bosco, in mezzo al nulla. Più o meno, perché quel "Bingo" la spronò a raggiungere Shoya e individuare dove egli stava osservando. Due sagome. Due persone. Sì, per lei non importava tanto se uno fosse Mutant o meno, sempre persone restavano. « Non facciamo niente di avventato. » si premurò di sussurrare al castano, poco prima che venissero notati dal presunto partner di Inosuke Kocho. Era imperativo per lei provare a mantenere la calma, sebbene avesse un Pro-Hero al suo fianco voleva risolvere quella situazione nella maniera più semplice possibile. Questo soprattutto per tenere fede a quanto concordava con il commissario, attirare l'attenzione dei giornalisti su quella cittadina era l'ultima cosa da fare. « È per il vostro bene. » aggiunse lei dopo le ultime parole di Shoya, facendosi decisa nella voce e comprensiva nel volto. Era per il loro bene, su questo non c'era nessuna bugia, ragion per cui non dovette fingere o altro. « Sig. Kocho, dico bene? La sua famiglia ha contattato l'agenzia di investigazione per cui lavoro, perciò mi rincuora sapere che sia ancora qui. » disse senza staccare l'attenzione da Inosuke, non era come se stesse vedendo una celebrità per la prima volta. Non badava tanto a quello, ad essere sinceri. Stava cercando di approcciarsi diversamente. Tornò a guardare anche il suo partner. « Sono parecchio preoccupati per questa situazione, come potete immaginare. Posso contare su di voi perché torniate con noi? Possiamo risolverla per il meglio, forse lui lo conoscete come Pro-Hero ma vi posso assicurare che è qui per collaborare. » e in quel momento lanciò un'occhiata a Shoya. « Vero? » e quando tutto sembrò far pensare al meglio, soprattutto perché far allertare uno dei due o tutti e due era l'ultimo dei pensieri per il momento, accennò a tirare fuori il cellulare, sbloccandolo e porgendolo in direzione di Inosuke con calma. « Possiamo chiamare qualcuno per farci scortare fino alla stazione di polizia. Non avete commesso niente di grave, no? Sono certa che possiate dimostrarlo senza alcun problema. » sancì alla fine, anche se non spettava effettivamente a lei deciderlo avrebbe fatto il possibile per scongiurare problemi evitabili nel resoconto che avrebbe fatto al commissario. Quando il sig. Kocho sembrò decidersi sul chiamare la polizia, Aya esalò un piccolo sospiro, in segno di gratitudine, e si voltò verso il castano affiancandolo anche. « L'hai visto con i tuoi occhi: sarai sempre una celebrità, che tu lo voglia o meno. E c'è una certa responsabilità in ciò, forse sono l'ultima persona a poterti dire qualcosa ma nonostante tutto, tutti gli errori, tutte le scelte, non è mai detta l'ultima parola. Si può sempre riprovare, per il meglio. » sussurrò in direzione di Shoya, forse consapevole che anche il partner di Inosuke lo avrebbe udito ma non ci badò tanto. Non aveva niente da nascondere. Era un consiglio da un ex aspirante Pro-Hero a un Pro-Hero, forse carico di un'impronta che non era facile potesse trasmettere da vigilante a causa della diversa concezione. Non voleva nemmeno giocare sul fattore dell'età perché anche lei era giovane dopotutto e di errori e scelte, avrebbe potuto farne ancora. Quando Inosuke le rese il cellulare, capì che avesse chiamato la polizia e in una questione di minuti, infatti, mandarono il poliziotto che aveva atteso l'investigatrice e il Pro-Hero a metà del percorso verso il magione.
    Non restava che fare il resoconto della situazione con il commissario e poi, in conclusione, parlare con il castano se lo avesse trovato ancora lì, prima di accompagnare il sig. Kocho e il suo partner fino a Tokyo.
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    Avvertito in privato! È stato un periodaccio :sadbunny:
     
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    Farsi da parte fu la cosa giusta da fare, benchè fosse abituato a stare sempre in prima linea Shoya fece un simbolico passo indietro e lasciò che Aya prendesse le redini della situazione intavolando un discorso pacifico e rassicurante verso il signor Kocho e il/la partner, sinceramente sarebbe stato difficile capirne il genere visto che era un mutant in stadio avanzato. Il Pro-Hero non abbassò mai la guardia nonostante tenesse le mani ben alzate in segno di pace e i suoi occhi rimasero fissi davanti a sè a controllare ogni movimento e ogni reazione delle due figure, parlò solo quando fu interpellato dall’investigatrice, la quale richiese un rinforzo verbale circa le loro intenzioni.
    Sì, sono qui in veste di collaboratore alle indagini, nulla di più...
    Avrebbe voluto aggiungere dell’altro, fosse stato lui da solo avrebbe usato la forza fin da subito probabilmente, non amava perdere tempo in chiacchiere soprattutto con personaggi ricchi e viziati come Inosuke, ma dovette ammettere a sè stesso che la strategia di Aya fu quella vincente, lasciò che fosse lui stesso a comunicare con la polizia la sua posizione e la sua volontà di rientrare dalla famiglia, il famoso attore non aggiunse altro, con il volto stanco e la schiena curva in avanti afferrò la zampa del partner e si diresse mestamente su i suoi passi verso il tunnel per poi uscire fuori dalla villa seguendo il percorso inverso che i due investigatori avevano scoperto di recente.
    Rimasero in silenzio per tutto il tragitto fino all’arrivo nell’ingresso principale della villa, il governante visibilmente sudato e agitato li stava attendendo con l’agente di polizia.
    Oh… mi spiace molto... non sono stato capace... oh che situazione... no... è colpa mia...
    Il governante iniziò a farfugliare mille scuse continuando a muovere la schiena in avanti facendo dei profondi inchini mentre le gocce di sudore dalla fronte finivano sul pavimento in legno, una scena davvero pietosa e ridicola.
    Stia in silenzio e un pò di contegno la prego.
    Disse l’agente di polizia in direzione del disperato governante, per poi rivolgersi direttamente al famoso attore e il suo partner.
    Kocho-sama vi ringrazio per aver deciso di collaborare, le chiedo se ha con sè il necessario per poter venire in commissariato a deporre, poi verrete scorati a Tokyo...
    Il mutant, l’attore e l’agente formarono un piccolo gruppetto di conversazione lasciando fuori dal cerchio i due investigatori che avrebbero avuto così modo di salutarsi e tirare un pò le fila di quella bizzarra giornata. Shoya fu il primo a parlare e decise di rispondere alle ultime parole che gli furono riferite da Aya quando ancora erano fuori.
    Sono sincero non ho ben capito il tuo ultimo discorso sul fatto di essere una celebrità e che non è mai detta l’ultima parola... ma sarei curioso di approfondire la conversazione se ti va, ho apprezzato molto il tuo modo di ragionare e il tuo modo di lavorare, penso siamo una bella squadra...
    Parlò in maniera sincera senza utilizzare un tono particolarmente aggressivo o mascolino, aveva apprezzato davvero il lavoro dell’investigatrice, ma non aveva compreso il significato di alcune sue parole, con più tempo e in un contesto diverso forse sarebbe potuta emergere una proficua conversazione. Proprio per questo motivo Shoya afferrò dal suo taschino un biglietto da visita bianco con delle scritte nere e viola che raffiguravano il logo della sua agenzia O.P.F. e l’indirizzo a Shibuya dove risiedeva l’ufficio, allungò il cartoncino ad Aya e guardandola negli occhi completò il suo discorso.
    ...questo è l’indirizzo del mio ufficio, c’è anche il numero di telefono, se sei in zona fammi chiamami e ti offrò un thè molto volentieri, sono sicuro potrebbe emergere qualcosa di interessante.
    Detto questo avrebbe atteso la risposta della ragazza, poi le loro strada si sarebbero divise, lui sarebbe andato a fare rapporto al commissario di polizia in merito alla “Bestia” che altri non era se non il partner del signor Kocho, lei invece avrebbe riaccompagnato l’attore dalla sua famiglia. Del mutant purtroppo non si sarebbe potuto fare molto, la situazione politica sarebbe stata difficile da cambiare in così poco tempo.


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    Uscì dall'ufficio del commissario, indice di come avesse finito di riportare il suo resoconto e con tutta probabilità ottenuto il permesso di accompagnare Inosuke fino a Tokyo. Forse avrebbe dovuto anche consolarlo... forse si era fatta venire in mente un'idea. Quando ritrovò il "non più" collega, prese a raggiungerlo facendo cenno alla celebrità di attenderla per poco.
    Sorrise in una maniera più genuina alla perplessità di Shoya, non per schernirlo, tutt'altro. Fu come se avesse dovuto mettere da parte tutta la serietà del mondo per approcciarsi diversamente con il giovane Pro-Hero, le era venuto spontaneo agire così poiché pensava di essere stata sufficientemente cristallina e intendeva ricollegarsi al discorso fatto nel bosco, prima di raggiungere il magione. Ma... perché tirarsi indietro! Non intendeva certamente esporsi fin da subito, bisognava ancora guadagnarsi un po' della sua fiducia. Il che poteva essere difficile a seconda dei punti di vista.
    « Davvero? » domandò a bruciapelo, senza palesare nessuna superiorità et similia. « Scusami, forse non è stato il momento ideale per dirtelo. Siamo pure di fretta, immagino. » e prese a controllare sul proprio cellulare, volendo assicurarsi che i biglietti fossero risultati validi e allo stesso tempo che l'orario di partenza fosse come se lo ricordava. Sospirò in segno di assenso, era così. « Mi sembra familiare. » riferì dopo aver messo al suo posto il cellulare per raccogliere il biglietto, scrutando prima il logo e poi il nome dell'ufficio e di conseguenza l'indirizzo. Aveva come presente l'indirizzo e il luogo dove si trovava l'agenzia del giovane Pro-Hero, ragion per cui anche la stessa agenzia sapeva di vagamente visto. Doveva essere naturale, per lei, no? Da vigilante, non poteva che seguire di più la situazione della società, non solo dei villain ma anche dei vigilanti e degli eroi. « Forse un giorno ne approfitterò. » confermò, rimanendo volutamente sul vago. Bisognava capire se si riferisse al tè o alla loro collaborazione. Non era ancora del tutto certa di come dovesse inquadrare Shoya ma lui era pur sempre un Pro-Hero mentre lei un'investigatrice. Fintanto che teneva lontana la sua identità da vigilante, forse sarebbero riusciti a collaborare per cambiare le cose se possibile.
    « Alla prossima allora, Shoya-sama. » nascose il biglietto in una tasca e si accinse a congedare il castano con un inchino tipicamente formale, per non dire giapponese, per poi attendere qualche breve istante mantenendo un po' della buona educazione impartitale e dileguarsi definitivamente, di nuovo al fianco di Inosuke. Gli chiese se gradisse qualcosa da bere o mettere qualcosa sotto i denti, dopodiché lo accompagnò fino alla stazione. Non si degnò a voltarsi per riservare un'occhiata a Shoya per due semplici ragioni, era piuttosto determinata a riportare la celebrità dalla sua famiglia e il solo sapere che una scomparsa non fosse finita nel peggiore dei modi come poteva capitare l'aveva spronata a guardare al futuro. Alle possibilità per migliorare ulteriormente Tokyo con i piccoli gesti, come quelli che portava avanti con il lavoro e non. Il caso si era concluso e non vedeva l'ora di appuntare, sistemare le prove e tenere tutto in una delle tante scatole di Möbius.
    Top of the world, but your world isn't real
    Your world's an ideal
    24 Y/O
    PI 〣 MÖBIUS
    VIGILANTES 〣 LV. 5
    Aya Nakamura


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    Gracias! :neko:
     
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    Hello,
    So che avete preso accordi per la gestione della tramina quindi do per scontato che sia tutto ok :zizi:
    In linea di massima mi sembra tutto accettabile.
    Avete fatto rispettivamente 10 post (Shoya) e 11 post (Aya), quindi prendete rispettivamente 20 e 25 exp bonus.

    Aya: +50exp +25exp
    Shoya: +50exp +20exp; +75exp (bonus livello)

    Chiudo!
     
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21 replies since 28/7/2022, 17:19   552 views
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