Il Conto dell'Oste: Refrain

"L'uomo saggio teme solo tre cose: il mare in tempesta, una notte senza luna, e la rabbia di un uomo gentile."

Gabriel era molte cose, ma saggio assolutamente no. Sul filo della lama tra terrore e divertimento era dove trovava i piaceri più segreti dell'universo. Di cos'era capace un individuo prudente come Shinjiro se privato dei suoi limiti? Il solo pensiero gli percorreva il corpo in un brivido indescrivibile.

O forse era stata soltanto la brezza. Il soffio di vento che li sfiorò, quietando il fuoco giusto un istante, e passando sulla pelle lesa di Gabriel come carta vetrata.

Aragaki scattò da vera belva e Gabriel reagì senza esitare. I due si mossero in concerto. Era chiaro cosa dovesse fare, o meglio, ciò che non potesse permettere.

Tenersi distante dal cuoco passò dall'essere una tattica vincente ad una necessità di sopravvivenza. L'avversario sapeva essere letale anche da lontano, era imperativo che quella distanza di tre metri non venisse chiusa anche solo di un passo... E forse uno spazio talmente misero era già troppo vicino.

Shinjiro avanzò e Gabriel balzò all'indietro. Detonò due volte consecutive dalle piante dei piedi, volando in ritirata a pochi centimetri dal terreno. Era conscio che nelle sue condizioni non l'aspettava un atterraggio grazioso. In tutta probabilità sarebbe caduto in rotolata sull'erba, tornando in ginocchio e pertanto vulnerabile ad un colpo di grazia. Lo chef poteva avvicinarsi più rapidamente di quanto Gabriel potesse scappare, specialmente sventolando la Kusarigama.

Doveva mozzargli le gambe.

A mezz'aria allungò ambe le braccia in sua direzione. Il braccio destro teso nella forma di una pistola, la mano sinistra stretta al polso gemello.

Shinjiro era stato testimone ad esplosioni "libere", ma sempre limitate al breve raggio. Sperava un attacco sul lungo campo lo cogliesse alla sprovvista.

Bang.

Un vero e proprio Bang, piuttosto che i noti Boom. Uno scoppio più incisivo dei boati soliti. Il rinculo avrebbe spinto l'utilizzatore ancor più violentemente all'indietro. L'aria si sarebbe smossa abbastanza da scompigliargli i capelli e premere dolorosamente sulle bruciature al petto.

E mentre Gabriel toccava terra, un piccolo proiettile esplosivo – forse abbastanza piccolo e incolore da perdersi nella poca visibilità notturna – si dirigeva alle ginocchia dell'avversario.

Boom.

L'azzurro sarebbe caduto rovinosamente quanto previsto, a circa cinque metri dalla posizione di partenza. Gli rimaneva soltanto la preghiera che l'ultima larga deflagrazione avesse coinvolto le gambe del bersaglio, arrestandolo o rallentandolo abbastanza per concedergli qualche carta da giocarsi.

Dopo il brusco atterraggio in rotolata gli servì più di un attimo per vincere sul dolore e alzarsi almeno sui gomiti. Istanti vulnerabili che l'avversario sfruttò senza rimorso.

Gabriel ruotò il capo per verificare l'esito dell'esplosione, ma l'unica cosa che ebbe il tempo di vedere fu quel tosaerba. La falce viaggiava a rasoterra come un bolide mettendo in pari ogni filo d'erba che incontrasse e mietendo ogni fiore. Il bersaglio ebbe solo il tempo di sporgere un avambraccio più dell'altro, incassando lì il morso crudele della lama, piuttosto che alle costole.

Un po' ridicolo considerarla una "parata" quando il ferro lo penetrò quasi all'osso, scavandogli all'interno col fuoco. Un filo di vapore si alzava dallo squarcio, il sangue stava bollendo.

Ritrasse l'avambraccio dal ferro rovente, non prima di lasciare impressa nel metallo una carica di Tainted Love. Avesse conosciuto il filo della Kusarigama prima di essere cotto in tutti i modi forse ora avrebbe urlato, avrebbe perso la calma e il raziocinio che gli permettevano di pensare alla prossima mossa... Ma quello era un dolore familiare, comprensibile, quasi benvenuto dopo una serie di torture così fuori dal normale.

Lasciò un'altra carica nell'erba in cui giaceva, dopodiché schizzò via spinto nuovamente dalle proprie esplosioni. Si allontanò strisciando a rasoterra, sporcandosi di terriccio e vegetazione ma sporcando a sua volta il percorso di rosso. Quel sangue era stato provocato dall'impatto iniziale, dopodiché il ferro rovente aveva cauterizzato la ferita. Di essa restava un taglio scuro e bruciacchiato che graffiava in obliquo il nome di Morrigan inciso sulla pelle.

Fece del suo meglio per rialzarsi da terra con un braccio solo. L'altro era ritratto al suo fianco ma immobile, indipendentemente da quanto Gabriel volesse ancora utilizzarlo. Certi danni fisici non erano sorvolabili dalla mera forza di volontà.

Per sua fortuna Shinjiro non scattò immediatamente all'assalto. Si prese un attimo per estrarre quel cavo, e prepararsi al prossimo scambio... Quello che avrebbe sancito l'ultima fase del duello.

Tra Gabriel e la Kusarigama c'erano due metri, tra l'arma e il suo proprietario altri cinque. In totale i due uomini erano separati da sette metri.

Al fianco della falce era impressa una carica esplosiva, tuttavia l'energia nella lama stessa era di natura propulsiva, per scagliarla via se Shinjiro avesse voluto reimpossessarsene. Conoscendolo, però, era probabile avrebbe circumnavigato l'intera zona, appunto per evitare brutte sorprese.

L'azzurro sperava quella divergenza di tragitto gli avrebbe concesso qualche momento in più per formulare un contrattacco.

Infilò l'unica mano superstite in una tasca ed estrasse la bustina sigillata di XSQ. L'aprì con i denti, si fece cadere in bocca le pillole, e ne ingoiò una. Andò poi nell'altra tasca, pescando una carta... Molliccia, bagnata, e incolore. La caduta in acqua non era stata gentile con i suoi proiettili.

Di bene in meglio.

Anche l'appetito insaziabile di una fiamma ha limiti. Quel piccolo incendio aveva inghiottito la maggior parte dell'erba presente sull'isolotto, una volta consumata anche la legna reduce dal lancio dell'albero sarebbe svanito, riportando il silenzio, e il buio, nel parco. L'ombra proiettata da Shinjiro in direzione di Gabriel si accorciava sempre più, nonostante lui fosse in avvicinamento.

Quel singolo movimento impartì un doppio shock.

Il primo, quando fu chiaro non avesse alcuna intenzione di deviare il proprio approccio. Aveva fatto la sua puntata, e scommesso contro la trappola che invece giaceva tra i due sfidanti.

Il secondo, fu sentire avvicinarsi anche il ronzio.

Gabriel avrebbe percepito quel calore inesistente penetrargli le ossa ogni singola notte che una zanzara si fosse intrufolata in camera sua, o all'attivarsi di un tostapane. Gli era stata impressa la forma più primitiva e animalesca di un ricordo, inciso sul suo corpo e memorizzato da esso.

...Stranamente, però, a dolergli non era la minaccia di finire in forno un'altra volta. Si sentiva ferito seppur ancora il grigio non gli avesse posato sopra un dito. Quel ronzio confermò che la battaglia avesse raggiunto il suo climax, erano al punto di non-ritorno... Come poteva non rattristirsi? Si stava divertendo così tanto in compagnia di Shinjiro, avrebbe voluto quella notte non finisse mai.

Fissava il cuoco e la sua corda con molta attenzione attendendo il momento perfetto per respingerlo, ma era difficile trattenere l'immagine dallo sfocarsi, e ogni respiro ispirava aria sempre più pesante. Tali condizioni – unite all'imminente minaccia del ronzio – palesavano che giocarsela a lungo termine non fosse più tra le sue carte.

La prossima mossa avrebbe chiuso la partita... In favore di uno, o dell'altro. Il sibilo portato da Aragaki era in rotta di collisione con una sinfonia di esplosioni. Impossibile prevedere chi sarebbe rimasto in piedi a fine concerto.

Il direttore d'orchestra attese che ogni strumento fosse al suo posto. Suonò la prima nota nel momento del balzo di Shinjiro, allo scatto della sua fune.

One – La Kusarigama, ancora calda. L'energia cinetica impressaci sarebbe uscita dal nascondiglio, guidando la lama in un volo obliquo che tagliò lo spazio tra i due uomini. E non solo lo spazio, ma anche il cavo. Tamponare la corda ne avrebbe ammazzato l'accelerazione e deviato la traiettoria, probabilmente addirittura tagliandola dal resto del corpo.

Two – La bocca di Gabriel. Con il boato di un drago avrebbe respinto da se l'estremità del wire, probabilmente già rammollita dall'impatto con la falce.

Three – L'erba sotto le gambe di Aragaki. Sarebbe atterrato, sarebbe esploso. Forse aveva sottovalutato le forze rimaste all'azzurro e perciò attraversò la zona "contaminata" senza timore d'esplodere... O forse anche lui sapeva che a quel punto non ci fosse spazio per la cautela.

L'unica mano rimastagli si strinse e lanciò la carta molliccia verso il bersaglio. Appallottolandola in un pugno e comprimendola il più possibile sperava riuscisse a coprire quei miseri due metri che li separavano.

Four – Shinjiro stesso. La pallina umida volò covando una carica di Long Distance, e al primo contatto con qualsiasi parte del vestiario o equipaggiamento che avvolgevano il cuoco si sarebbe trasferita addosso a lui, per poi ruggire scagliando l'avversario in volo. Contro la sua volontà sarebbe stato sparato quattro metri indietro, innalzato un metro dal suolo.

Pianificava d'attaccare nell'attimo di confusione dopo l'atterraggio di Aragaki, ma non aveva il lusso delle frazioni di secondo necessarie ad estrarre e appallottolare una nuova carta.

Five – La pillola di XSQ custodita nella guancia. Con la lingua impresse la stessa bomba-razzo che aveva mosso la Kusarigama e il suo proprietario, così da sparare quella caramellina direttamente dalla propria bocca. Sarebbe volata verso lo chef, puntando però a superarlo, oltrepassargli le spalle ed aver accesso alla schiena.

Six – Long Distance non era l'unico ordigno all'interno dell pillola, ad affiancarlo vi era una dose di Secret Confession, con cui già una volta aveva investito le scapole dell'avversario, e sperava di fare il bis. Che fosse il colpo di grazia.

Seven – Questa non fu un'esplosione, ma un tonfo. Il corpo di Gabriel impattò il terreno senza il minimo tentativo d'attutire la caduta. Non provò nemmeno a rialzarsi. Tutto ciò che poteva fare l'aveva fatto. Tutto ciò che poteva dare l'aveva dato.

Quegli scoppi in diretta successione si nutrirono del suo spirito combattivo per nascere, prosciugando Gabriel fino all'ultima goccia. Con la faccia nell'erba tuttavia pensò che suonassero meno come una melodia e più dei fuochi d'artificio. Non sembrava, ma era davvero in vena di celebrare.

Sperava solo di non perdere coscienza prima di scoprire chi avesse vinto.