Intervista col vampiro

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Solitamente, durante il fine settimana, gli studenti che si sono trasferiti al dormitorio organizzano delle uscite con i propri amici o anche con i propri genitori per distaccarsi momentaneamente dalla vita scolastica... io no. O almeno non oggi. Normalmente spendo il sabato ad andare in giro con i miei genitori giusto per stare insieme, ma oggi mia madre ha avuto un impegno e mio padre non può fare molto da solo data la sua situazione. Dato che ero libero, ho passato la mattinata a cercare diversi manga horror in un negozio non tanto distante dall'accademia giusto per ampliare la mia collezione. Non ho pianificato cosa fare dopo pranzo... forse faccio un giretto in accademia per studiare, partecipando di fatto da una roulette russa in quanto rischio di incontrare una mina vagante che conosco oppure no, ma almeno in questa maniera posso mettermi in posizione di fare altri progressi a livello relazionale. Nonostante siamo ad ottobre, il cielo è soleggiato e c'è un leggero venticello piacevole, non fa eccessivamente freddo e con l'abito scolastico si sta piuttosto bene. Nel tragitto per raggiungere il negozio ho incontrato ovviamente diverse persone intente a visitare vari negozi e ristoranti, ovviamente evitando di finire troppo vicino a loro per non rischiare di finire bersagliato da qualcuno particolarmente interessato alla Yuuei e ai suoi studenti. Il volto serio e freddo ha fatto un po' la sua parte a tenere gli sconosciuti lontani da me, di cui alcuni si sono mostrati un po' straniti e interdetti dall'avvicinarsi. Qui penso di star facendo un errore, ma non posso farci molto, ho bisogno di più tempo per riuscire ad interagire con gente nuova, soprattutto perché data la carriera che voglio intraprendere è una parte fondamentale dell'essere eroe... anche se ho qualche dubbio, ma questa è una questione complessa e ora ho bisogno di rilassarmi, quindi rimanderò questi pensieri ad un'altra volta.
...
Scuoto un po' la testa e ritorno nel mondo reale per guardo in avanti, riconoscendo il pezzo della strada che mi fa capire una cosa: sono vicino all'accademia. Dovrebbero ancora esserci circa cinque minuti o poco più di camminata e questo pensiero mi rilassa, in quanto è poco probabile incontrare qualcuno pronto ad approcciarmi per chiedermi chissà cosa sull'accademia.

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Inizialmente la gente non ha prestato particolare attenzione nei miei confronti quindi sono riuscito a superare gli ostacoli senza problemi e ho pensato di poter riuscire a cavarmela senza incontrare nessuno... e invece no: nonostante le basse probabilità di un'evento del genere, è arrivata una persona da me prima che potessi raggiungere l'accademia perché ovviamente il destino ha deciso così. Dalla sorpresa mi sono bloccato imprecando mentalmente e quando sento la presentazione del ragazzo di fronte a me, ho alzato la testa per vedere esattamente chi mi sta parlando, ritrovandomi un ragazzo più grande di me vestito principalmente di nero in contrasto con i suoi capelli bianchi, con occhiaie belle visibili.
Ma che...
Sta a circa un metro e mezzo di distanza che mi fissa in volto, ritrovandosi un mio sguardo serio ma al tempo stesso confuso, mentre cerco di analizzare chi ho davanti, non notando alcuna intenzione maligna in lui al momento. È stato strano sentirlo presentarsi così all'improvviso, forse per cercare di instaurare un momentaneo rapporto che funge da base per un dialogo.
...Hitoshi Hayabusa.
Dopo qualche istante di esitazione ho deciso di presentarmi a mia volta con tono serio perché non è il massimo dell'educazione non presentarsi a propria volta, ma già dopo qualche secondo il ragazzo rompe il protocollo interpersonale partendo con il tu. Il mio volto fa una leggera smorfia di fastidio mentre spiega il motivo per cui mi sta parlando, ossia per fare un progetto universitario e a quanto pare ha bisogno del mio aiuto. La cosa sembra avere senso e mi ha messo un po' curiosità su che tipo di università sta frequentando. Sono stato in silenzio per tutto il tempo, sbuffando dopo che mi ha chiesto di dedicargli del tempo perché sta correndo molto.
Gradirei un rapporto formale in quanto non ci conosciamo, Kaito-san.
Siamo in giappone ma a quanto pare molti non lo sanno. Perché così tante persone partono con il tu? Capisco gli stranieri che magari non conoscono le regole comportamentali, ma a quanto pare è diventato un optional come metodo di approccio con gli sconosciuti. Sono stato estremamente serio nel rimproverargli questa mancanza perché semplicemente siamo totali sconosciuti, non basta presentarsi per poter interagire in modo così intimo con qualcuno. Dopo qualche secondo mi tranquillizzo un po' perché ormai dopo mesi e mesi di contatto con gente sconosciuta ho imparato a non infartare ad ogni tu, ma il senso di fastidio rimane comunque. Cerco di ragionare a mente fredda su ciò che mi ha detto e ho deciso di mettere le mani avanti per avere una potenziale scusa per scappare.
Comunque, se vuole farmi domande sull'accademia o il mondo eroistico in generale, potrebbe non trovare ciò che sta cercando da me: sono uno studente di primo anno.
I ragazzi di secondo o terzo anno sono i migliori per un'intervista banalmente perché hanno vissuto il tutto e sanno per esperienza cosa dire, soprattutto parlando di questioni non prettamente tecniche. Dopo aver messo le mani avanti sono stato in silenzio ad attendere una sua risposta, sperando di avergli fatto cambiare idea e convincerlo così a lasciarmi andare. Se invece per pura iella fosse stato ancora determinato a intervistarmi, avrei fatto un profondo sospiro facendo al contempo un cenno con la testa verso un bar non tanto lontano da noi.
...su che tipo di progetto sta lavorando?
Se è una cosa veloce, oppure se riusciamo a finire prima del previsto, vedrò di stringere i denti per aiutarlo...
Dipende dalle domande che vuole fare.
Ovvio.
In caso di emergenza posso inventarmi una scusa e correre in accademia, ma prima vediamo come si svolge l'intervista.

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Kaito la prende incredibilmente bene la richiesta dell'usare il tono formale, senza mostrare alcun cedimento, anzi, sorride in modo molto amichevole mentre si corregge scusandosi e dandomi del lei. Dalla sua reazione ho capito che per lui non è un problema mantenere questo tono e ciò non può che tranquillizzarmi molto. Non posso però dire lo stesso per quanto riguarda la sua risposta al mio mettere le mani avanti, non demordendo affatto dicendomi che non sta cercando informazioni che ho citato e che non servono informazioni particolari per rispondere alle sue domande. Ho alzato un sopracciglio domandandomi su cosa mi vuole intervistare concretamente, ma ritorno normale quando prende a camminare verso il locale che ho indicato e io lo seguo normalmente, mentre mi spiega il tipo di progetto e del corso che sta frequentando.
Quindi forse l'intervista riguarda un argomento generale, semplicemente dal punto di vista di uno studente della Yuuei... potrebbe essere interessante.
L'interesse aumenta ulteriormente quando Kaito parte a spiegare meglio il tutto, un saggio che mette a confronto differenti categorie di persone, come avevo intuito praticamente, ma il suo entusiasmo genuino è riuscito a coinvolgermi... dall'interno ovviamente, dall'esterno mostro solo un'espressione neutra mentre ascolto, ma posso forse azzardarmi a dire di poter stare tranquillo. Nonostante io sia pieno di dubbi ogni volta, in questo caso non riesco tanto a percepire intenti maligni in lui e mi rilasso un pochino. Forse si lascia trasportare un po' troppo dalle sue emozioni per i miei standard, ma almeno non sta scordando di darmi del lei, cosa che mi fa certamente piacere.
Sembra interessante.
Questo è l'unico commento che mi viene da fare, in quanto comunque dobbiamo ancora arrivare a fare concretamente l'intervista. Dopo poco raggiungiamo finalmente il bar e Kaito suggerisce di prendere qualcosa per discuterne meglio, cosa di cui concordo pienamente facendo un cenno con la testa. Una volta entrati abbiamo preso posto e il bar non è molto affollata, probabilmente data l'ora, ma comunque ci sta qualcuno che sta mangiando una brioche o altro, un'atmosfera abbastanza leggera da non farmi stare a disagio, nonostante sia circondato da sconosciuti. Il ragazzo ha ordinato una cola mentre io ho deciso di prendere il caffè anche se già stamattina l'ho bevuto, in quanto se ne ho la possibilità lo prendo più che volentieri e solitamente lo prendo con un pochino di zucchero... ossia diverse bustine. Nel mentre che bevo il caffè che è praticamente diventato più zucchero che caffè, vedo il ragazzo prepararsi con il taccuino per raccogliere il frutto dell'intervista... e in quel momento incomincio un po' a innervosirmi, ad essere un po' in ansia.
Speriamo duri poco.
Dopo qualche istante, poggio il caffè sul piattino e mi faccio un po' più serio, mettendomi composto posizionando una mano sull'altra sul tavolo e fisso il taccuino, facendo subito dopo un lieve cenno con la mano verso il taccuino e volgo lo sguardo verso il ragazzo.
Prego Kaito-san, possiamo cominciare.
Prima finiamo e prima posso tranquillizzarmi.

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Dopo che ho detto di esser pronto, Kaito ha iniziato con fare serio una premessa che mi ha fatto molto piacere: a quanto pare ho la possibilità di non rispondere e ciò mi tranquillizza abbastanza.
Tuttavia non devo abusare di questa scappatoia, finirei col danneggiarlo.
Sono stato attento per tutto il tempo e non ho mostrato particolare interesse in ciò che ha detto dopo, dato che sono rimasto col volto serio e impassibile mentre offriva la possibilità di instaurare un dialogo. Normalmente sono abbastanza contento quando mi viene offerta l'opportunità di fare amicizia, ma in questo caso si parla di una persona totalmente sconosciuta e non sono totalmente convinto di voler approfittarmi di tale possibilità. Mi limito dunque a fare un semplice cenno con la testa osservandolo fare una linea sul taccuino mentre spiega come procederem, una cosa relativamente tranquilla, più o meno, dato che l'agitazione e il nervosismo stanno incominciando a farsi sentire ma con un grande sforzo riesco a rimanere calmo e neutro. Mi chiede inizialmente l'età e occupazione, chiarendo però che, ovviamente, conosce già la mia occupazione e incomincia già a segnarlo. Appena ha finito di scrivere la mia occupazione, rispondo con calma olimpica alla domanda sull'età.
Ho 16 anni.
Non trovo utile aggiungere il fatto che il compleanno è stato abbastanza "recente", circa un mese e mezzo fa, quindi mi sono zittito subito dopo per dargli tempo di scrivere l'età e fargli fare la prossima domanda. La domanda stavolta riguarda l'occupazione dei miei genitori e alzo per un istante gli occhi verso l'alto come a pensare: ero un po' indeciso se devo aggiungere il fatto che entrambi loro sono stati degli eroi di professione oppure sorvolare e parlare solo del lavoro attuale.
Solo ed esclusivamente l'occupazione attuale? Mmmh...
Rifletto per qualche istante e dopo poco decido di dirlo, non è informazione pericolosa o privata, è semplicemente un lavoro che hanno entrambi lasciato circa 15 anni fa, quindi non cambia molto a dirlo. Volgo quindi lo sguardo nuovamente su Kaito e rispondo.
Entrambi ex eroi, attualmente mio padre è un cuoco e mia madre è un'insegnante.
Mi zittisco di nuovo lasciandogli tempo per segnarsi il tutto e mi sento leggermente meno nervoso, ma comunque la sensazione è ancora presente. Non sto facendo nulla, dato che ho praticamente le mani sul tavolo totalmente immobili e muovo leggermente le gambe... ok sto incominciando a innervosirmi di nuovo, devo trovare una distrazione. Non conosco il ragazzo davanti a me e non so praticamente nulla a parte il nome e l'occupazione, ma posso fargli qualche domanda.
Finora quante persone ha intervistato?
Non è molto, ma stare in totale silenzio e semplicemente rispondere a domande a caso non m'ispira granché, quindi provo a parlare giusto per tranquillizzarmi un minimo, per spezzare un po' il silenzio.

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Il ragazzo ha constatato che praticamente il fatto che nella mia famiglia sono presenti più eroi è una sorta di professione di famiglia e, in effetti, ha ragione. Questa cosa mi ha fatto sorridere... nella mente ovviamente, dall'esterno mi sono limitato a fare un cenno con la testa.
Già.
Dopo aver segnato l'occupazione dei miei genitori, gli ho chiesto quante altre persone ha intervistato e mi risponde che ne ha intervistate meno di una decina, e che la maggior parte delle persone intervistate le conosce. Alzo un sopracciglio perché le persone intervistate mi sembrano poche, ma torno normale pensando che probabilmente è stato occupato: dopotutto sta comunque svolgendo l'anno universitario e lo studio va avanti, mentre fai i vari progetti continui a studiare le varie materie e il processo rallenta. Poi ha mostrato di non ricordarsi esattamente alcune informazioni sullo studente quirkless e rimango neutro, mentre la vocina torna a rompere.
Capisco.
Non mi sembra tanto professionale, poche persone e manco memorizzate.
Semplicemente ha bisogno di rileggere gli appunti, non è che deve per forza memorizzare perfettamente alla prima volta.
Cerco di scacciare la vocina e tornare a concentrarmi sul ragazzo che dice di voler passare alle prossime domande: adesso arriva la parte seria, finora ho semplicemente esposto la mia persona e il contesto in cui vivo, ora tocca estrapolare i miei pensieri su chissà cosa. Faccio un cenno di assenso con la testa e lo vedo prendere saldamente la penna, mostrando comunque di essere un ragazzo che, quando c'è da lavorare, non perde troppo tempo e questa è una cosa positiva. Parte domandandomi se seguo le notizie riguardanti il mondo eroistico e anche se seguo qualche eroe nello specifico.
Progetto di sociologia sulla visione della gente sugli eroi? Mhhh...
A prima vista mi sembra banale come cosa, in quanto gli eroi vengono analizzati ossessivamente in modo positivo, ma forse è perché siamo semplicemente alla prima domanda. Probabilmente il ragazzo finirà con il pormi dei dubbi riguardo gli eroi... staremo a vedere. Nel frattempo rispondo subito alla prima parte della domanda.
Ovviamente sì.
Essendo uno studente della Yuuei, la risposta è certa, ma questo conferma che sono solo una delle diverse categorie che è riuscito a intervistare e di conseguenza esclude gli eventuali approfondimenti in questo mondo. Per la seconda parte invece poso gli occhi sulle mie mani poggiate sul tavolo, mentre rifletto. Ci sono tanti eroi da tenere in considerazione e dire qualche nome non è facile. Sono praticamente in silenzio per qualche secondo a processare tutti i nomi degli eroi ad una velocità tale da far praticamente uscire il fumo dalla testa. Il processo è durato circa una decina di secondi, ma alla fine alzo lo sguardo verso Kaito e rispondo con tono neutro ponendo diversi nomi.
Seguo con particolare interesse le imprese di Eraserhead e Nighteye, quando vengono richiamati fuori dall'accademia, e seguo anche The Judge.
Tutti gli eroi sono interessantissimi, ma se devo stilare una sorta di mini classifica mi viene da dire che sono questi tre in particolare ad aver catturato maggiormente il mio interesse: i primi due sono miei insegnanti, cosa che mi rende molto contento, mentre il terzo, Shoya Ishida, ha attirato la mia attenzione perché banalmente si è diplomato alla Yuuei ed è un ragazzo che durante gli anni scolastici ha vissuto avventure piuttosto... particolari. Ciò che hanno in comune è l'essere degli eroi professionisti estremamente seri in servizio e che non mostrano particolare pietà nei confronti dei vigilanti, soprattutto l'ultimo dato che ha creato un'agenzia proprio per catturare villain e vigilanti.
Ok sto divagando...
Torno nel mondo reale e pongo gli occhi sulla sua penna che sta sicuramente prendendo gli appunti e rimango a fissarlo finché non scrive l'ultima lettera. A quel punto, torno a guardare il ragazzo pronto a rispondere alle prossime domande.

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Kaito ha affermato di trovare i nomi che ho citato piuttosto interessanti, probabilmente perché grazie a loro può capire come sono di carattere o mentalità e, effettivamente, un po' è vero. Faccio un cenno con la testa in risposta al suo ringraziamento e lo osservo tirare una riga sul taccuino, capendo subito che stiamo per arrivare alle domande più importanti. Alzo un sopracciglio quando mi dà del tu spiegando che ora vuole fare domande sulla società, mostrando una specie di impazienza ad arrivare a chiedere la mia opinione sull'attuale regolamentazione per l'uso del quirk. Le domande sugli eroi e in seguito le domande sull'utilizzo dei quirk mi hanno già fatto capire a grandi linee dove sta per andare a parare.
Vuole per caso chiedere se per me è giusto che siano solo gli eroi ad utilizzare i quirk?
Mi mostro pensieroso e incuriosito dal sapere se ciò che ho pensato corrisponde alla realtà, anche se nel mio volto è presente un po' di fastidio per il continuo tu. Sicuramente dopo glielo farò notare nuovamente, ma al momento cerco di passarci su per concentrarmi sulla prima domanda: il divieto dell'utilizzo della propria unicità nella vita di tutti i giorni. Lì non attendo e rispondo subito in modo visibilmente serio e sincero.
Sì.
Questa è una risposta apparentemente soddisfacente, ma non la ritengo affatto completa. Questo è un'argomento serio e voglio essere totalmente chiaro su questa questione così importante, soprattutto perché da essa si fonda il mondo dove farò carriera.
Ovviamente so per certo che non tutti rispettino questa regola, ce ne sono di casi di utilizzo non autorizzato, ma la trovo comunque una limitazione molto utile.
Per l'appunto ad essere limitante lo è eccome, cosa che posso comprendere molto bene data la natura del mio quirk. Se l'avessi usato in tutti questi anni, a quest'ora probabilmente sarebbe ad un livello decisamente superiore di quello attuale e su questo non ci piove... ma l'avrei usato correttamente senza cedere negli abusi? La limitazione serve proprio a scoraggiare e a prevenire l'utilizzo scorretto o comunque ossessivo della propria unicità in quanto potenzialmente rischioso per la società, a maggior ragione parlando di grandi numeri. Attendo poi che finisca di metabolizzare ciò che ho detto così da poter pormi poi la domanda successiva, sempre riguardo la regolamentazione dell'utilizzo dei quirk. Questa domanda è decisamente più complicata non solo perché il ragazzo continua imperterrito a usare il tu, ma anche perché non è una domanda a cui si risponde su due piedi con un sì o con un no. Tenendo i gomiti sul tavolo, unisco entrambe le mani e le utilizzo per posare il mento sopra i pollici, con il resto delle dita che coprono la bocca. L'elaborazione della risposta sta richiedendo un gran dispendio di energia, perché questa domanda racchiude tante variabili da tenere in considerazione. Questa domanda mi ha messo in seria difficoltà e ho provato comunque a dare una risposta sincera, anche se non la ritengo esattamente il massimo.
...sinceramente non saprei: gli eroi allenano il proprio quirk per sfruttarlo per effetuare missioni di salvataggio o anche combattere i villain, hanno una direzione comune. I civili no, dovrebbero avere un corso specialistico per lavorare in un determinato ambito, ma il regolamento per loro potrebbe essere ancora più stringente. Ci sono tante variabili da tenere in considerazione e penso che per questa cosa ci voglia più tempo.
Nel mentre che prende gli appunti gli chiedo se può evitare del darmi del tu, tenendo comunque un tono calmo e al massimo un po' freddino. Dopo la richiesta mi zittisco nuovamente e torno semplicemente a riflettere sulla mia risposta. Non mi sono fermato a riflettere tanto sulla questione delle unicità in altri ambiti e... sì, è abbastanza importante e dovrei pensarci di più in quanto ho dei dubbi, anche se ciò non posso dire per quanto riguarda un'altra questione legata agli eroi e alle restrizioni sull'utilizzo dei quirk. Visto che abbiamo appena trattato questi argomenti, comincio già a pensare cosa vuole chiedermi dopo e incomincio a diventare ancora più serio del solito, perché questo è un tema importante e non ci voglio andare leggero.
Date le domande che mi ha posto, devo dedurre che le prossime riguardino il vigilantismo, giusto?

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Kaito mostra di aver accettato nuovamente la mia richiesta di usare il tono formale, cosa che alleggerisce la situazione anche se in parte, visto che ho il dubbio su dove vuole andare a parare nelle prossime domande. Poco prima di finire di appuntare la mia risposta, gli chiedo se le prossime domande riguardano il vigilantismo e il ragazzo mi ha rivolto un sorriso sorpreso, facendomi un complimento sul mio intuito. Lì alleggerisco lo sguardo e torno un po' più neutro rispetto a poco fa e lo ascolto in silenzio mentre procede con una sorta di premessa che riguarda la categorizzazione delle persone in quattro fazioni nell'ambito dell'utilizzo dei quirk, cosa a cui annuisco normalmente mostrandomi interessato ad ascoltare, mentre dentro di me mi rendo conto che sto battendo il record di dialogo... anche se non è tecnicamente una conversazione normale, ma facciamo finta di nulla. Spiega che abbiamo finito di parlare dei civili, ossia la categoria che tiene a bada il proprio potere, e che ora vuole passare alle altre categorie che hanno come punto in comune il loro utilizzare costantemente il proprio quirk.
Ecco che arriva la parte seria.
Lì mi mostro più serio, come a concentrarmi per non farmi sfuggire neanche mezza lettera. Parte con una domanda che, nonostante non sia il massimo della formulazione, riesco a comprendere senza troppi problemi, ma il ragazzo decide di riformularla e di esporla in un modo migliore togliendo ogni dubbio e, anzi, aggiungendo pure qualche pezzo in più. L'esempio è ben comprensibile, anche se la questione del limite mi ha un po' stranito, cosa che mi ha fatto alzare un sopracciglio. Poggio le mani sul tavolo e prendo un sospiro, come a pensare alla giusta formulazione della risposta.
Esiste già il limite di violenza applicabile, ma...
Non ho trovato la formulazione corretta e cerco quindi di prender un po' di tempo.
...scusi un secondo.
Decido di alzarmi con calma e per dirigermi al bancone del bar per chiedere un bicchiere d'acqua. Ho tante cose da dire, ma non sono abituato a parlare tanto, probabilmente non manca molto prima che supero il limite di parole giornaliere, quindi attendo che arriva l'ordine e poi torno al posto bevendo prima qualche sorso. Una volta che mi sono dissetato, torno a fissare Kaito negli occhi e torno nuovamente a parlare, con tono più serio e deciso.
Non ho visto descritto nero su bianco questi limiti, ma in linea teorica il limite di forza applicabile dovrebbe essere proporzionato alle potenzialità del villain stesso più un certo margine, come penso sia corretto.
Prendo il bicchiede ma prima di bere aggiungo un'altra cosa.
Per me la questione delle potenzialità è molto importante: se la persona da lei citata ha, per esempio, un quirk che gli consente di creare scariche elettriche dalle mani, è sì pericoloso in un negozio o in un parco, ma diventa ancor più pericoloso in una piscina pubblica. Per questo potrebbe capitare di usare tanta forza apparentemente non necessaria per un soggetto con quel tipo di quirk in sé.
Ovviamente gli eroi sono in parte come i poliziotti: hanno delle regole precise da seguire, ma sono comunque più limitati dei poliziotti stessi in quando altrimenti rischiano di provocare più male che bene. Bevo un po' d'acqua e dentro di me sento uno strano mix: in quel momento il nervosismo per aver parlato tanto stava incominciando a salire, ma questa pausa ha troncato questa crescita sul nascere e la situazione è ancora sotto controllo.
Devi andare via. Così stiamo tranquilli.
No... non ancora, posso resistere un altro po'.
Poggio il bicchiere e prendo un sospiro, perché mi rendo conto di aver parlato troppo e di non aver concluso la risposta, una rottura di scatole non indifferente.
Le soluzioni più drastiche vengono dettate dal giudice, non dagli eroi. Quest'ultimi semplicemente catturano il villain, seguendo i limiti già citati.
Gli eroi non decidono la pena del villain, una divisione di potere estremamente importante e, al tempo stesso, una delle differenze fondamentali tra eroi e vigilanti. Subito dopo la risposta, Kaito prende e incalza con la prossima questione, chiedendo se la stessa violenza va applicata anche ai vigilanti, oppure se per loro c'è uno sconto per il loro fine. Lì mi faccio ancora più serio e poggio i gomiti sul tavolo e il mento sulle mani unite, mentre fisso con sguardo glaciale il ragazzo e rispondo con tono altrettanto glaciale.
Stesso trattamento dei villain.
In quel singolo istante cala il silenzio, mentre ci osserviamo attentamente. I vigilanti non hanno mai suscitato in me la simpatia, probabilmente per il mio essere molto ligio alle regole e al dovere, oltre al senso di responsabilità. Penso però che la risposta è stata un po' troppo breve e, forse, non basta per un'argomento così serio...
I vigilanti, a differenza degli eroi, non vengono supervisionati da nessuno. Se gli eroi sbagliano vengono condannati dai giornali e dal pubblico, e in casi più gravi subiscono conseguenze penali più o meno pesanti, com'è giusto che sia. Ciò non vale per i vigilanti in quanto, agendo nell'anonimato, non possono essere fermati facilmente, non hanno limiti di violenza o metodi in generale e, purtroppo, capita molte volte che svolgono la funzione di giudice e boia in modo indipendente. Per una questione di ordine e sicurezza non solo per il pubblico, ma anche per i vigilanti stessi, gli eroi devono affrontarli in modo serio e deciso.
Mi zittisco nuovamente e faccio un profondo sospiro, come mi fossi liberato di un peso. L'argomento è piuttosto delicato e ci tengo particolarmente ad essere il più chiaro possibile. Mi sento soddisfatto, ma al tempo stanco e scarico di energie, non sono per niente abituato a parlare così tanto. Volgo uno sguardo un po' stanco verso l'esterno, attraverso la finestra del bar, e mi disseto piuttosto lentamente mentre attendo che il ragazzo finisce di scrivere la mia risposta.
Basta così.
Sì, decisamente.
Bere l'acqua non basta per tranquillizzarmi e sento il nervosismo salire inesorabilmente. Torno quindi a fissare il ragazzo che sta finendo di prendere gli appunti e cerco di tornare neutro, prendendo parola con tono calmo.
...manca molto per la fine? Dovrei... tornare in accademia.

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Non ho mai parlato così tanto con uno sconosciuto e, se inizialmente ero propenso a dargli una mano, ora voglio solo andarmene.
Un ultimo sforzo e ci siamo...
Se dopo vuole fare altre domande, digli di no.
Non è il più carino dei pensieri, ma non ci posso fare molto, posso solo osservare il ragazzo prendere attentamente gli appunti. Kaito constata che ho delle forti posizioni riguardo i villain e i vigilanti, al che non posso fare altro che rispondere con un lieve cenno con la testa.
Già...
Il tono è stanco, senza forze, cosa che non è passata inosservata da Kaito in quanto mi ha tranquillizzato dicendo che le domande sono finite. Questa cosa gli ha fatto guadagnare molti punti per me e tiro quindi un lieve sospiro. La cosa particolare è che ha preso gli ultimi appunti con un po' di... agitazione? Non saprei come definire, ma ha scritto gli ultimi appunti in modo lievemente differente da prima. Sembra come che queste informazioni siano per lui importanti e si è quindi lasciato un po' prendere dall'entusiasmo come prima. Dentro di me sono contento per aver dato uno spunto che possa aiutarlo per il suo compito e sto incominciando a rilassarmi, mentre rifletto sul fatto che ho parlato molto ma non conosco Kaito: è rimasto estremamente imparziale e non ho avuto modo di decifrare i suoi pensieri. So solo che è interessato alla regolamentazione dei quirk e i vigilanti, ma ovviamente non conosco le sue posizioni in merito, potrebbe quindi essere interessante parlarci e chiedergli cosa ne pensa.
No.
Potrebbe essere interessante parlarci un altro giorno.
Meglio.
Avrei voluto ribattere alla vocina, ma sono stato prima risvegliato dai ringraziamenti da parte del ragazzo, ai quali ricambio con un lieve inchino con la testa. Subito dopo mi congeda dicendo che deve rimanere lì un altro po' a sistemare gli appunti... e che ci pensa lui al conto.
No... per la mia parte... ci penso io.
Non mi piace molto approfittare della gentilezza altrui, soprattutto se non conosco la persona in questione, quindi mi alzo e semplicemente vado a pagare per il mio caffé lievemente zuccherato. Una volta fatto ciò, semplicemente mi dirigo verso l'uscita, guardando Kaito prima di varcare la soglia.
Buona giornata e... buon lavoro.
Mi dirigo quindi in accademia a passo svelto per evitare di venir bloccato da altre persone interessate a parlarmi, per oggi ho dato decisamente troppo.

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Dopo pranzo, sono tornato nella mia camera del dormitorio a studiare, non avevo le forze per avventurarmi in accademia rischiando di incontrare qualcuno, avevo bisogno di un po' di tranquillità. Gli esercizi erano facili, ma ci stavo comunque mettendo un po' più tempo del solito perché stavo ancora riflettendo sull'intervista di stamattina. In generale non ho avuto tanti modi per approcciare l'argomento dei vigilanti e la mia risposta è stata data dalla logica: ho cercato di tirare fuori il mio pensiero in base ai valori in cui credo, manifestando una dura posizione contro gli eroi illegali. Sicuramente continuerò a riflettere e a studiare tale argomento, in quanto il mio percorso è pieno di regole rigide da seguire e basta poco per passare da eroi a vigilanti, soprattutto date le potenzialità che può avere il mio quirk... man mano che maturo devo continuare a tenere un pensiero sul vigilantismo coerente con il mio modus operandi: sono infatti un po' dubbioso con gli eroi che manifestano una sorta di simpatia nei confronti dei vigilanti, perché sono fazioni con filosofie proprie su come agire.
...potrei chiedere al professore Minamoto riguardo il legame tra alcuni eroi simpatizzanti e i vigilanti. Sarà sicuramente interessante...